CORSO DI LAUREA IN PSICOLOGIA

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1 Università degli Studi di Genova Facoltà di Scienze della Formazione FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE CORSO DI LAUREA IN PSICOLOGIA LA COMPRENSIONE DELLE EMOZIONI: IL RUOLO DELLA MEMORIA DI LAVORO NEI BAMBINI A SVILUPPO TIPICO E CON DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO Relatore: prof. Sergio Morra Correlatore: prof.ssa Mirella Zanobini Candidato: Ilaria Parrella ANNO ACCADEMICO 2009/2010

2 INTRODUZIONE L abilità di comprendere le emozioni altrui è uno degli aspetti fondamentali della socializzazione umana e costituisce la base della competenza emotiva, ossia della capacità di costruire relazioni interpersonali positive, che favoriscano comportamenti socializzanti. Data la sua importanza, tale capacità è divenuta oggetto di studio da parte della ricerca psicologica e numerosi studi sono stati condotti in età evolutiva. Dalle ricerche è emersa la natura multi-componenziale di tale costrutto che ne sottolinea la complessità e l impossibilità di ridurlo a una semplice abilità percettiva. L aspetto evolutivo della comprensione delle emozioni, in particolare i modi e i tempi con cui si sviluppa durante l infanzia, è stato un argomento di forte interesse per i ricercatori e ha condotto all identificazione di marcate differenze individuali nella capacità di comprendere le emozioni. Da questo momento in poi la ricerca si è dedicata allo studio delle variabili che potessero spiegare tale variabilità e, ad oggi, sembra che la comprensione emotiva sia determinata dall interazione fra la crescita cognitiva del bambino e il contesto socio-culturale di cui fa parte. In questo lavoro sperimentale viene posta l attenzione solo sui fattori cognitivi, e in particolare sulla memoria di lavoro - in quanto poco studiata in IV

3 relazione alla competenza emotiva - e sul linguaggio dato il forte potere predittivo riscontrato in ricerche precedenti. Oltre a considerare questi aspetti nello sviluppo tipico, è stato condotto anche uno studio sulla popolazione atipica e in particolare sui Disturbi dello Spettro Autistico. L autismo è il disturbo psicologico più grave della nosografia psichiatrica infantile e ha effetti devastanti anche per la famiglia: colpisce al cuore il funzionamento psicologico di un bambino e lo rende incapace di impegnarsi in relazioni sociali reciproche, di comunicare sentimenti e pensieri e di partecipare al calore della vita familiare. Nonostante i numerosi deficit presenti, l assenza di un comportamento sociale adeguato è uno dei criteri fondamentali che lo contraddistingue da altre patologie e in tale comportamento rientra l incapacità di comprendere gli stati mentali ed emotivi altrui. I primi tre capitoli riportano le conoscenze presenti in letteratura. Il primo capitolo è dedicato alla comprensione delle emozioni: dapprima viene descritta la Teoria della Mente come cornice di riferimento in quanto si tratta di un abilità più generale che include il costrutto oggetto della ricerca; in seguito viene fornita una definizione articolata della comprensione delle emozioni a cui segue una trattazione sui fattori responsabili delle differenze individuali. Il secondo capitolo si focalizza sui disturbi dello spettro autistico e in particolare espone la storia della loro scoperta e la loro classificazione nei sistemi diagnostici. V

4 Nel terzo capitolo vengono descritte le teorie elaborate riguardo alle cause scatenanti l autismo; successivamente vengono riportati i risultati delle ricerche sperimentali condotte su bambini con disturbi dello spettro autistico riguardo all abilità di comprendere le emozioni e alla capacità della memoria di lavoro I capitoli seguenti sono dedicati alla ricerca sperimentale. Nel quarto capitolo vengono fornite le ipotesi di base degli studi condotti e le diverse fasi che sono state percorse. Il cuore della tesi è rappresentato dai capitoli cinque, sei e sette. Il quinto capitolo descrive il primo studio il quale è stato condotto su bambini a sviluppo tipico al fine verificare il ruolo svolto dalla memoria di lavoro e dal linguaggio rispetto allo sviluppo e alle differenze individuali nella comprensione delle emozioni. Il sesto capitolo riporta uno studio volto a sviluppare uno strumento ecologico per la valutazione della comprensione delle emozioni e il relativo studio pilota condotto per verificarne l affidabilità. Il settimo capitolo tratta il terzo studio il quale ha avuto come oggetto di indagine la valutazione della memoria di lavoro, del linguaggio e della comprensione delle emozioni in bambini con Disturbi dello Spettro Autistico. L'ottavo capitolo, infine, offre una discussione generale nella quale i risultati dei tre studi vengono confrontati dapprima con la letteratura e poi tra loro; vengono inoltre fornite future ipotesi di ricerca. VI

5 CAPITOLO PRIMO LA COMPRENSIONE DELLE EMOZIONI Le emozioni sono divenute oggetto della ricerca scientifica nella seconda metà dell Ottocento grazie al contributo di Charles Darwin il quale, in L espressione delle emozioni nell uomo e negli animali (1872), tenta di analizzare scientificamente, attraverso la teoria dell evoluzione, la stretta connessione esistente tra l emozione e le sue modificazioni fisiologiche e comportamentali che connotano l emozione come strumento funzionale all adattamento (Barone, 2007). A partire dagli anni Settanta del secolo scorso le emozioni sono divenute oggetto di studio della psicologia cognitiva: l emozione viene quindi vista come un fenomeno cognitivo e non può essere definita in assenza di adeguate elaborazioni e processi inferenziali in quanto la risposta emotiva è attivata da una valutazione sugli eventi interni o esterni; l emozione può allora essere definita uno stato mentale. Prima di affrontare il tema della comprensione delle emozioni e del suo sviluppo è opportuno fornire una breve descrizione di un ampio settore della ricerca psicologica, comunemente chiamato Teoria della Mente, volto a spiegare la comprensione intuitiva che le persone si danno del modo in cui gli 1

6 altri agiscono o pensano nelle interazioni sociali e più, in generale, nella vita quotidiana. 1.1 La cornice teorica: La teoria della mente La Teoria della Mente (Theory Of Mind - TOM), o mentalizzazione, è la capacità cognitiva di comprendere la mente propria e altrui sulla base del comportamento manifesto; permette, quindi, di interpretare stati mentali altrui quali credenze, desideri, emozioni, pensieri e sentimenti che possono anche essere in conflitto con quelli dell osservatore o con la realtà (Bull, Phillips & Conway, 2008). Tale capacità risulta fondamentale per il funzionamento sociale in quanto permette di intuire il legame esistente tra gli stati mentali e le azioni, intuizione che risulta fondamentale per comprendere il comportamento altrui (Baron-Cohen & Swettenham, 1997). Essa non è una competenza innata e, generalmente, viene acquisita dai bambini con sviluppo tipico tra 3-5 anni (Miller, 2009; Mutter, Alcorn, & Welsh, 2006) e gli adulti ne fanno uso nella vita di tutti i giorni senza averne consapevolezza. La scoperta della propria mente e di quella altrui è anticipata da una serie di comportamenti che vanno letti come veri e propri precursori della teoria della mente: l attenzione condivisa, la comunicazione intenzionale di tipo protodichiarativo e il gioco di finzione. L'attenzione condivisa consiste nel comportamento che i bambini cominciano a manifestare verso i 9 mesi circa, quando mostrano interesse per le cose osservate dall'adulto, focalizzando lo sguardo in maniera alternata verso un oggetto fissato dall'adulto e verso l'adulto 2

7 stesso. La comunicazione di tipo proto-dichiarativo si evidenzia quando il bambino indica un oggetto all'adulto alternando il proprio sguardo tra l'oggetto ed il volto dell'adulto, finché anche quest'ultimo guarda nella stessa direzione. Mediante questi processi il bambino non intende semplicemente influenzare il comportamento dell'altro per ottenere un obiettivo materiale come quando mette in atto un gesto richiestivo per indicare un oggetto che desidera avere; egli intende piuttosto influenzare lo stato interno dell'altro relativamente ad un aspetto della realtà esterna, in particolare il provare interesse per qualcosa o il condividere un'esperienza. Nel gioco di finzione, che generalmente si manifesta verso i 12 mesi, il bambino separa le azioni di routine e gli oggetti dai loro ruoli tipici e li usa in una maniera atipica cioè attribuendo loro un significato che prescinde dalle loro funzioni reali; far finta è la manifestazione dell abilità di mentalizzare e dipende dalla capacità di distinguere tra uno stato reale e uno stato che si immagina o che si simula (Frith, 2003). La teoria della mente viene generalmente distinta in TOM di primo ordine e TOM di secondo ordine. Con TOM di primo ordine si fa riferimento alla capacità di attribuire ad un altro soggetto una falsa credenza rispetto alla realtà e di rappresentarsi il contenuto della mente dell altro come diverso dal proprio ( Io penso che tu pensi X ); la TOM di secondo ordine indica invece un pensiero ricorsivo più complesso ossia l abilità di effettuare inferenze sulle credenze e sulle opinioni delle persone su quanto altri soggetti credono o ritengono ( Io penso che tu pensi che Y pensi Z ). Per valutare la comparsa di una coerente teoria della mente vengono utilizzati dei reattivi psicologici e, in particolare, i Test della Falsa Credenza che 3

8 verificano la capacità del bambino di attribuire una convinzione alla mente di altre persone. In tali test, il bambino deve inferire gli stati mentali del protagonista di una storia e, sulla base di questi, prevederne il comportamento; il fattore cruciale del compito consiste nel comprendere la falsa credenza, ossia il fatto che il comportamento del protagonista sia guidato da ciò che pensa e si aspetta, anche quando questo non corrisponde alla realtà, cioè quando è falso. La risoluzione corretta di un compito di falsa credenza - che implica la concettualizzazione di quest ultima come rappresentazione mentale e non come riflesso della realtà - testimonia quindi la comprensione, da parte del bambino, della natura delle credenze. 1.2 Un costrutto multi-componenziale Lo sviluppo della comprensione delle emozioni fa parte del più generale processo di acquisizione della teoria della mente (Harris, 1989); infatti, le emozioni non sono solamente delle esperienze provate dalle persone ma anche degli oggetti del pensiero (Flavell, Miller & Miller, 1996) e, per comprenderle, è necessario costruirsi delle rappresentazioni adeguate dello stato mentale altrui. Tale capacità emerge gradualmente nei primi anni di vita (Surian, 2002): inizialmente il bambino percepisce gli stati emotivi come causati i modo diretto dagli eventi esterni; intorno ai 3 anni inizia a ragionare sulle emozioni provate dagli altri considerando in modo pertinente i loro desideri; infine, a circa 4 anni, emerge la comprensione rappresentazionale delle emozioni: il bambino è in grado di capire che lo stato emotivo è determinato non direttamente dall evento 4

9 ma dalla rappresentazione mentale che una persona si forma nei confronti degli eventi o situazioni. Negli ultimi vent anni diversi ricercatori nell ambito dello sviluppo cognitivo si sono interessati allo sviluppo della comprensione delle emozioni a partire dal periodo prescolare; raccogliendo e combinando i risultati di tali ricerche, Francisco Pons e Paul Harris (2000) hanno descritto la comprensione delle emozioni come un costrutto multi-componenziale e complesso che include nove abilità più specifiche; esse sono (Pons, Harris, & de Rosnay, 2004): I. Riconoscimento: individuare e nominare le emozioni a partire dalle espressioni facciali; II. Cause Esterne: comprendere che le cause esterne possono incidere sulle emozioni proprie e altrui; III. Desideri: comprendere che le reazioni emotive delle persone possono dipendere dai loro desideri; IV. Credenze: comprendere che le credenze delle persone, vere o false che siano, determinano le loro reazioni emotive; V. Ricordo: comprendere la relazione tra memoria ed emozione e, quindi, l influenza che un ricordo può avere sulle emozioni attuali; VI. Regolazione: comprendere la possibilità di regolare le emozioni attraverso delle strategie comportamentali e psicologiche; VII. Dissimulazione: comprendere che non sempre le emozioni manifestate dalle persone sono quelle realmente provate e quindi che è possibile nascondere un emozione; 5

10 VIII. Emozioni Miste: comprendere che una persona può rispondere ad una data situazione con una pluralità di emozioni che possono anche essere tra loro contraddittorie; IX. Morale: comprendere che i sentimenti negativi possono derivare da azioni moralmente rimproverevoli e i sentimenti positivi da azioni moralmente lodevoli. Sulla base di tali componenti, gli autori (Pons & Harris, 2000) hanno elaborato il Test of Emotion Comprehension (TEC) che consente di valutare queste nove competenze emotive in bambini di età compresa tra 3 e 11 anni. Figura Esempio di un item del TEC (Componente IV - Credenze) 6

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