LA TEORIA DELL ATTACCAMENTO DI J. BOWLBY
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- Livia Romeo
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1 LA TEORIA DELL ATTACCAMENTO DI J. BOWLBY Bowlby espose la propria teoria dell attaccamento tra il 1958 ed il 1963; già precedentemente, comunque, aveva compiuto studi sugli effetti della deprivazione e della perdita nei bambini, e sulle conseguenze psicopatologiche future di questi avvenimenti. Come scrive lo stesso Bowlby nel 1953 Il tempo è maturo per una unificazione dei concetti psicoanalitici con quelli dell etologia e di seguire il ricco filone di ricerche che questa unificazione propone (Bowlby, 1953). Il lavoro di Bowlby si può collocare all incrocio fra due orientamenti teorici molto diversi; da una parte la psicoanalisi, cui Bowlby aveva aderito, ma che offriva una spiegazione del rapporto tra la madre ed il bambino sulla base della teoria pulsionale e del soddisfacimento libidico. Secondo Bowlby, sia la prima formulazione della teoria della libido esposta da Freud, sia la sua rielaborazione della teoria dell angoscia come segnale esposta in Inibizione, sintomo e angoscia (1925), erano punti di vista inadeguati per spiegare la natura della relazione che si instaura tra il bambino e chi se ne prende cura. Bowlby sosteneva che queste due concezioni, pur considerando le componenti fisiologiche delle relazioni di accudimento, le definivano solamente come cupboard love (un amore teso al solo soddisfacimento pulsionale) da un punto di vista
2 strettamente biologico; la fame del bambino piccolo per l amore e la presenza della madre è grande quanto la sua fame per il cibo (Bowlby, 1973). Il secondo paradigma teorico da considerare è l etologia; il più importante, vista la base di scientificità che era in grado di attribuire agli studi sull attaccamento. Da poco tempo era stato pubblicato L anello di Re Salomone di Konrad Lorenz (1949), ed alcuni anni dopo Bowlby sarebbe entrato in contatto con le idee di Robert Hinde (1982). Il fenomeno dell imprinting descritto da Lorenz (1949) nei suoi studi su alcune specie di uccelli, interessò molto Bowlby e negli stessi anni Harlow (1958) pubblicò le sue ricerche sulle scimmie Rhesus, allevate con madri - fantoccio. Supportato dai risultati delle ricerche, Bowlby postulò l esistenza di un sistema di attaccamento che non era finalizzato semplicemente alla soppravvivenza e alla ricerca del cibo, ma assumeva un ruolo determinante all interno di un modello epigenetico dello sviluppo umano. Superando il concetto di uno sviluppo lineare, che avviene per stadi predeterminati come era stato ipotizzato da Freud, Bowlby propone un modello di sviluppo in cui sono possibili diversi itinerari, la cui risultante dipende sempre da come ogni individuo interagisce con il proprio ambiente. In tutte le situazioni di pericolo, in cui devono essere affrontate difficoltà di qualsiasi tipo, l individuo ricerca la vicinanza con la propria figura di attaccamento (F. d A.) per
3 riceverne protezione ed aumentare così la sua capacità di sopravvivenza. E necessario prima di tutto precisare che il sistema dell attaccamento è soltanto uno dei sistemi motivazionali interpersonali (S. M. I.) innati ed inscritti nel patrimonio genetico di ognuno. Gli altri S.M.I. sono: - Il sistema di accudimento - Il sistema agonistico - Il sistema di collaborazione tra pari - Il sistema sessuale Per quanto riguarda le relazioni di attaccamento, esse possono essere definite da tre caratteristiche distintive: 1) La ricerca di vicinanza con la figura di attaccamento (F. d A.) 2) Il fenomeno della base sicura 3) La protesta per la separazione La ricerca della vicinanza con la propria figura di attaccamento ricorda il fenomeno dell imprinting descritto da Lorenz; comunque, in tutti i primati l attaccamento è il prodotto finale di un processo continuo, graduale ed influenzato sia geneticamente sia a livello ambientale e sociale. Come scrive Bowlby : è a causa di questa marcata tendenza al monotropismo che siamo capaci di emozioni profonde, perché avere un attaccamento profondo ad una persona (o ad un posto o ad una cosa) vuol
4 dire averli presi come oggetti su cui terminano le nostre risposte istintua li (Bowlby, 1988). Il monotropismo non è poi da intendersi in senso assoluto; i vari attaccamenti possono costituire una gerarchia, in cui trovia mo al primo posto la figura di attaccamen to principale. In genere, questa figura è la madre, ma la teoria di Bowlby, diversamente dalla psicoanalisi, non esclude che sia un altra persona a ricoprire il ruolo di colui che si prende cura del piccolo. Il concetto di base sicura, utilizzato per la prima volta da Ainsworth (1982), descrive il tipo di relazione che il bambino instaura con la propria figura di attaccamento. Lo stesso Bowlby scrive: tutti noi, dalla nascita alla morte, siamo al massimo della felicità quando la nostra vita è organizzata come una serie di escursioni, lunghe o brevi, dalla base sicura fornita dalle nostre figure di attaccamento (Bowlby, 1988). La terza caratteristica di ogni relazione di attaccamento è la protesta per la separazione. Bowlby la definì come la risposta primaria del bambino nel momento del distacco dalla figura di attaccamento. Questa caratteristica rende evidente la persistenza dei legami d attaccamento, la loro forza al di là di punizioni, traumi o perdite. Le implicazioni cliniche sono molto importanti; le diverse reazioni al distacco servirono a Ainsworth per elaborare la Strange Situation, un test che - con episodi successivi di separazione e di riunione tra la madre ed il bambino - ha permesso di classificare la qualità
5 dell attaccamento. Ogni volta che il bambino cercherà la vicinanza con la propria figura di attaccamento perché si trova in difficoltà, riceverà da questa determinate risposte. Il ruolo di tali interazioni è determinante, infatti mentre i loro ricordi andranno a costituire le aspettative del bambino su ciò che accadrà in tutte le situazioni di difficoltà future, quando di nuovo ricercherà la figura di attaccamento per riceverne protezione, nutrimento e conforto, gli aspetti più concreti ed immediati (i comportamenti messi in atto verso il bambino) andranno a formare un insieme di conoscenze dichiarative, assimilate dal bambino in due forme differenti di memoria: - la memoria semantica: in cui c è un contenuto verbale, costituito di parole e frasi ascoltate e ricordate, riguardanti sé stesso, i genitori, il rapporto con loro. - la memoria episodica: in cui sono contenuti i ricordi di eventi specifici riguardanti le proprie interazioni con i genitori. Da tutte queste conoscenze dichiarative, vengono costituiti i modelli operativi interni (M.O.I.) o internal working models (I.W.M.); queste strutture cognitive si stabilizzano durante i primi anni di vita, diventando inconsapevoli e costanti nel tempo, costituendo la base per le rappresentazioni di sé, della figura di attaccamento e della loro relazione. In questo modo, l individuo ha costruito un modello della relazione che influenzerà tutti i futuri rapporti
6 affettivi, tendendo a conformarli come riedizioni della prima relazione con la propria figura di attaccamento. Come scrive P. Crittenden: è nei termini del modello operante attuale che l individuo tende a percepire il suo mondo sociale, a ricercare alcune situazioni e persone e ad evitarne altre (Crittenden, 1989). Tratto da Il gruppo d auto-aiuto nel disturbo da attacchi da panico - Dott. Davide Minosa
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