LUIGI GUATRI VALORE E PREZZI DELLE AZIONI NELL ERA DEGLI INTANGIBILI: UNA PROSPETTIVA EUROPEA. Relazione al Convegno del

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1 LUIGI GUATRI VALORE E PREZZI DELLE AZIONI NELL ERA DEGLI INTANGIBILI: UNA PROSPETTIVA EUROPEA Relazione al Convegno del

2 1. Premessa Il Convegno di oggi sugli Intangibili riveste per me un particolare significato. Esso chiude la serie dei convegni scientifici tenuti in occasione del Centenario dell Università Bocconi: qui negli anni 20 Gino Zappa ha fondato l Economia aziendale italiana, aprendo un processo di ricerca e d innovazione che i suoi allievi (e gli allievi di questi) hanno portato avanti per oltre ottant anni. Non è evidentemente un caso se oggi sono qui presenti due allievi diretti del Maestro (Tancredi Bianchi, oltre a me) ed allievi di 2 e 3 grado: tutti uniti da comuni radici culturali, che li fanno partecipi della storica Scuola zappiana. Una Scuola che ha contribuito in modo decisivo, nel corso del secolo XX, al successo della Bocconi e al suo primato in Italia. * * * In secondo luogo, si chiude per me (tra pochi giorni) un periodo durato ben 53 anni in cui sono stato docente di questa Università. Periodo iniziato proprio con Gino Zappa, quando nel novembre del 49 (avevo 22 anni) mi chiese di tenere le lezioni di contabilità al 1 anno di Ragioneria. Periodo che non si è mai interrotto, neppure quando a partire dal 1960 (e per 9 anni) tenni la cattedra di Tecnica Industriale e Commerciale all Università di Parma. Alla Bocconi ho avuto tutti i miei allievi, ho svolto tutte le mie ricerche, ho pubblicato tutti i miei libri. * * * L incontro di oggi serve anche a fare il punto su di un importante progetto di ricerca lanciato due anni or sono, con la denominazione Il Giudizio Integrato di Valutazione: dalle formule al processo valutativo. 2

3 Di questo progetto, oltre al mio volumetto introduttivo sul GIV ( 1 ), è stato già presentato un primo lavoro su Strategie, Leve del Valore, valutazione delle aziende, scritto col collega Lucio Sicca ( 2 ); e segnalo oggi due ulteriori lavori: un primo lavoro che viene presentato in questa occasione, frutto di due anni di proficua e intensa collaborazione con Mauro Bini, dal titolo I moltiplicatori nella valutazione delle aziende ( 3 ); un altro lavoro di imminente conclusione, frutto della collaborazione tra Giorgio Donna e Angelo Renoldi, su Valore e sinergie nel governo del portafoglio strategico. Di alcuni altri lavori ancora in corso farò cenno nel seguito della relazione. La ricerca complessivamente è dedicata allo studio di rimedi alle debolezze in modo sempre più evidente palesate dalle cd formule di valutazione. Debolezze generate dalla rapida evoluzione dell ambiente, dei mercati, delle strategie e degli strumenti gestionali delle aziende; da cui derivano incertezze concettuali e di metodo, carenze informative, difficoltà di dimostrazione dei risultati e delle loro componenti. Fatti che, nell insieme, rischiano di rendere obsoleto il tradizionale paradigma valutativo. Nel progetto si tratta non di valutazioni ma di processo valutativo, per affermare che le formule di valutazione vanno inserite in un ampio quadro di informazioni e di conoscenze, in parte anche non quantitative, che si collegano e si integrano vicendevolmente. Nasce così l idea del Giudizio Integrato di Valutazione (GIV), inteso come la via da seguire per ottenere risultati più affidabili, cioè più credibili e meglio dimostrabili, rispetto alla pura e semplice applicazione delle formule. Il concetto di processo valutativo, in contrapposizione metodologica alla semplice applicazione di formule, è il motivo conduttore del Progetto. Esso 1 L. Guatri, Il Giudizio Integrato di Valutazione (Egea, 2000). 2 L. Guatri-Lucio Sicca, Stretegie, Leve del valore, valutazione delle aziende (Egea, 2000). 3 L. Guatri M. Bini I moltiplicatori nella valutazione delle aziende (Vol. I e Vol. II, Egea 2002). 3

4 dedica specifica attenzione, anche mediante una ricerca dedicata, al tema dei moltiplicatori. A questo proposito viene innanzitutto contestata l idea limitatrice che vede nei multipli solo conferme ai risultati espressi da questa o quella formula ; e quindi vede nella cd valutazione relativa una via sintetica e semplificata per la stima delle aziende. In tal caso si è portati alla scelta di quei rapporti, di quelle società e transazioni comparabili e a comporre quelle medie dei prezzi che minimizzano la distanza tra il prezzo probabile espresso dai multipli e il valore ricavabile dalle formule. Ma non è questa la funzione attribuibile al pilastro dei moltiplicatori. L obiettivo del GIV è ben diverso: il ricorso ai multipli in senso complementare alle formule ha invece il significato di una migliore copertura dello spettro d informazioni rilevanti ai fini del processo valutativo, anche considerando che valori e prezzi sono categorie logiche diverse. Bisogna ammettere che, specie nel pieno della bolla speculativa della New Economy, i multipli e il Discount Cash Flow sono stati, in molti casi, la miscela usata per scrivere alcune delle pagine più ambigue del capitalismo moderno fondato sui mercati finanziari. Il paradosso è che i multipli sono stati indicati (anche quando sono stati commessi consapevoli abusi) come criteri oggettivi di valutazione, perciò esenti da rischi di scelte soggettive e discrezionali. * * * L incontro di oggi ha inteso soprattutto essere un confronto d opinioni a livello internazionale, con particolare riferimento al tema degli Intangibili, nel loro collegamento coi valori e coi prezzi delle azioni. Sono perciò qui convenuti, oltre al Gotha degli accademici italiani che si occupano del tema del valore (Tancredi Bianchi, Angelo Provasoli, Gualtiero Brugger, Mario Massari, Mauro Bini, Giorgio Donna, Angelo Renoldi), illustri colleghi stranieri: Stephan Penman della Columbia University; Eusebi Nomen, dell Esade di Barcellona; John Holland, dell Università di Glasgow; Hervé Stolowy del HEC 4

5 di Parigi; Utkarsh Majmudar del Gecis-Analytics di Bangalore). Colleghi che hanno condotto importanti ricerche, a livello internazionale, sul tema degli Intangibili; e che ringraziamo per i loro rilevanti contributi e per la loro partecipazione, che ci onora. Essi hanno scritto, per questo convegno, pagine di alto livello scientifico. * * * Il Convegno di oggi è anche la prima presentazione pubblica del nuovo Istituto bocconiano di Amministrazione, Finanza e Controllo, fondato un anno or sono e che ho avuto l onere di dirigere nel suo primo anno di vita. La denominazione del nuovo Istituto che ho voluto fortemente con un gruppo di eccellenti colleghi, è, anche nel nome, la conferma del nostro orientamento nella ricerca: piena apertura all innovazione nella fedeltà alla nostra storia. Chi sa riconoscere le proprie radici, dispone di punti di riferimento che lo espongono in minore misura ai rischi delle mode e delle improvvisazioni pseudo-scientifiche. Rischi che si sono negli ultimi tempi manifestati anche con fatti eclatanti nel campo della finanza, esponendo chi ha inseguito le mode ed i falsi miti a clamorosi errori. E con questi sentimenti e con questo messaggio che vorrei trasmettere il testimone ideale al collega Provasoli, che dal mese prossimo mi succederà alla Direzione dell Istituto, con l augurio di portarlo sempre più in alto. * * * Prima di entrare nel vivo del tema di oggi, consentitemi ancora una notazione di linguaggio: abbiamo deciso di esprimere in italiano il termine Intangibles con Intangibili; in luogo di espressioni più complesse come Beni Intangibili o Beni Immateriali. Con ciò ricordando che la tangibilità viene dal latino tangere, dal quale la lingua inglese ha derivato i propri termini tangible e intangibles, come la lingua italiana ha derivato tangibile e intangibile. 2. L alternativa dinamica del valore dinamica degli Intangibili 5

6 Da molto tempo la teoria finanziaria ha richiamato l attenzione sulla necessità di una misura economica (cioè vera ) del risultato annuale delle imprese: ciò accade da quando si è diffuso il convincimento che il puro risultato contabile sia insufficiente; frutto in parte di convenzioni e soprattutto incapace di esprimere la creazione e la distruzione dei valori degli Intangibili. I contabili, per molti decenni, sono stati refrattari a comprendere, tra i loro compiti, questo problema. La teoria e la pratica della finanza sono perciò andate per la loro strada. Due sono le vie di soluzione del problema che si sono nel tempo contrapposte: la via della performance di valore, cioè la soluzione che assume come risultato annuale la variazione del valore dell impresa, accresciuta del dividendo; la via della performance economica, cioè la soluzione che si avvale dell integrazione dei risultati contabili considerando in via specifica anche la variazione positiva o negativa degli Intangibili: è il cosiddetto differenziale fantasma ; il BI. La scelta tra le due vie dipende largamente dall attendibilità e dalla ragionevole semplicità dei criteri utilizzabili per la stima, rispettivamente, dei valori delle imprese e del valore degli Intangibili. Il massimo di incertezza si registra ancora sul punto della valutabilità di specifici Intangibili. Il dilemma è stato posto qualche volta in termini espliciti, chiedendosi: Insomma: questi Intangibili sono stimabili in modo credibile, senza straordinarie difficoltà, senza il rischio di assumere mere convenzioni e senza dubbio di duplicazioni? Oppure conviene superare d un balzo tutti questi problemi e percorrere la via della dinamica del valore dell azienda? * * * Forse è bene anche ricordare che su questi argomenti (a parte le trattazioni degli accademici) sono spesso intervenute le grandi società mondiali di 6

7 consulenza aziendale. Queste ultime con contributi vivaci e nel complesso importanti, ma tra i quali è indispensabile distinguere l innovazione vera, che ha contenuti di rigore scientifico, dall innovazione... a fini commerciali, fatta cioè sostanzialmente per vendere nuovi prodotti e servizi. Le innovazioni con finalità commerciali sono state, va detto una volta per tutte con chiarezza, un fenomeno talora inquinante per il progresso scientifico in questo settore della conoscenza. Per venire subito all essenza, il problema metodologico si articola su più livelli: 1) i criteri di misurazione degli Intangibili, previa una rigorosa definizione; 2) l utilizzazione dei loro valori accumulati (stock di Intangibili, BI) e della loro dinamica annuale (variazione dello stock, BI) per finalità operative, principalmente connesse: alla misura del valore dell impresa, nel senso specialmente di offrire un contributo alla dimostrazione analitica di tale valore. (Il che può avvenire, appunto, anche passando attraverso la valutazione degli Intangibili); alla misura razionale della performance di periodo, cioè alla determinazione dei risultati economici annuali (ad integrazione di quelli contabili). 3. La grande rilevanza degli Intangibili La grande rilevanza del problema degli Intangibili (il loro peso determinante sui valori delle attività aziendali, sui reali risultati generati e sul valore dei capitali) è dimostrata; e ormai definita anche quantitativamente. In sintesi, il fenomeno degli Intangibili ha importanza su tre piani: sul piano patrimoniale, poiché il mancato accertamento della dimensione degli Intangibili ha conseguenze importanti e talvolta fondamentali sulla rappresentazione delle attività e del capitale netto; 7

8 sul piano finanziario, poiché alterando la misura del capitale netto altera anche i tipici indicatori finanziari (ad es.: il rapporto tra debiti e capitale netto; il ROE; ecc.); sul piano economico, poiché altera i veri risultati dei singoli esercizi, rappresentandoli con un utile contabile sempre meno significativo. Una parziale rappresentazione del fenomeno è nel Grafico proiettato, che esprime, con riferimento agli ultimi 50 anni, il rapporto % tra valori dei beni Valore dei beni tangibili in % del valore di tutti i beni nei bilanci delle società "non finanziarie" USA tangibili e di tutti i beni iscritti nei bilanci delle società non finanziarie americane. Il peso dei beni tangibili nei bilanci si riduce dal 78% di 50 anni or sono al 53% di oggi (fonte: Federal Reserve Board). E bene rilevare che la grande flessione dei valori di beni tangibili parte dai primi anni 80. 8

9 * * * Particolarmente rilevanti sono poi i problemi che vengono in luce se si guarda all aspetto economico, cioè ai risultati annuali. In sostanza, è come se sull arco del periodo annuale la gestione producesse due variazioni quantitative: la variazione del capitale netto contabile, che esprime per universale convenzione la misura del reddito periodico ( C); la variazione di valore degli Intangibili ( BI), cioè il differenziale fantasma. Questo secondo addendo, che sfugge in gran parte alla rilevazione contabile, assume non di rado peso apprezzabile rispetto al primo; e comunque un peso che appare nel tempo continuamente crescente. Il vero problema non è oggi più quello di convincere qualcuno di tale realtà, che è ormai troppo evidente per essere negata; ma è piuttosto il modo attraverso cui tenere conto di questo differenziale fantasma. Vi sono in proposito preconcetti e comportamenti secolari da vincere: nella storia della civiltà industriale e preindustriale i beni, per definizione, sono collegati all idea della materialità. * * * In termini più moderni, si dà di questo fenomeno un altra rappresentazione, con riguardo ai sistematici differimenti o anticipazioni di utili da un anno all altro ( Earning lending e Earning borrowing ). Se i costi degli Intangibili si sostengono con anticipo di alcuni anni rispetto ai ricavi che essi generano, la loro mancata iscrizione nei conti è all origine di due fenomeni: quando s investe più di quanto gli Intangibili deperiscano (creazione di valore intangibile), si prestano utili agli anni futuri (è come dire che si sottostimano i risultati correnti); 9

10 quando s investe meno di quanto gli Intangibili deperiscano (distruzione di valore intangibile), si prendono a prestito utili dal futuro (è come dire che si sovrastimano i risultati correnti). Solo nel caso in cui gli investimenti in Intangibili siano realizzati in una successione temporale ordinata e siano sopportati costi costanti per la loro manutenzione, si avrà una continua ricostituzione della dotazione di Intangibili; e solo in questa situazione il reddito contabile coincide con il risultato economico. Se invece gli investimenti maturano in forma non ordinata, dando luogo ad accumuli e decumuli della dotazione di Intangibili, il risultato contabile finisce con il perdere di significato. E proprio ciò che accade nella realtà. L accelerazione della dinamica competitiva ha infatti generato in capo alle imprese l esigenza continua di trasferire risorse Intangibili nel tempo, cioè da un esercizio all altro, con la conseguenza non solo di ridurre, come già detto, il contenuto informativo dell utile contabile; ma anche di rendere instabile la relazione fra l utile contabile e il vero risultato economico. 4. Il Risultato Economico Integrato e la misura degli Intangibili: a) la misura diretta Il REI è uno strumento, ancora allo stato sperimentale ( 4 ), di misura economica della performance periodica delle imprese, che integra appunto la misura puramente contabile. Infatti: REI = RN + P + BI in cui: RN = reddito normalizzato; P = variazione (nel periodo) delle plusvalenze o minisvalenze contabilmente inespresse su alcune categorie di beni e su poste contabili del passivo; 4 La prima versione è stata presentata sul n. 2/1996 de La valutazione delle Aziende. 10

11 BI = variazione (nel periodo) dello stock di Intangibili. La componente Intangibili rappresenta il nucleo centrale ed al tempo stesso l aspetto problematico del calcolo del REI. Essa è cuore del discorso, in quanto affronta apertamente un tema che, come già ripetutamente rilevato, è da considerare essenziale ed ormai non più eludibile per la costruzione di risultati economici a partire dai risultati contabili. Qui torniamo al centro del problema: la possibilità di misurare in modo attendibile (e possibilmente standardizzato e di generale accettazione) il valore degli Intangibili: s intende di quelli formati internamente; poiché quelli acquisiti la misura già la trovano nel prezzo pagato (anche quand esso sia rappresentato solo da un rapporto di cambio tra azioni o in altre forme indirette). Per gli Intangibili acquisiti vi è peraltro molto spesso il problema della scomposizione del prezzo pagato nelle sue varie componenti (tra Goodwill e altri Intangibili in primo luogo; tra i vari Intangibili in secondo luogo). Nella Scuola bocconiana il tema è stato affrontato nel tempo con vari approcci. Un primo approccio è rappresentato da forme di misurazione diretta applicate alle due principali categorie di Intangibili: quelli legati alle risorse di fiducia (sinteticamente: Intangibili di Marketing); e quelli legati alle risorse di conoscenza (sinteticamente: Intangibili Tecnologici). Adottando la prospettiva della fiducia, come accade nelle imprese in cui tali beni si collegano fondamentalmente al Marketing, la fonte del valore si lega alle relazioni con la domanda, cioè con i consumatori e con gli intermediari della distribuzione. Il valore delle relazioni, a sua volta, scaturisce da due elementi fondamentali: la stabilità, intesa come mantenimento nel tempo delle relazioni già in essere; la riproducibilità, intesa come generazione di nuove relazioni. 11

12 La formula valutativa proposta per la stima del valore delle relazioni con la domanda può pertanto essere espressa con: W r c = M r a. a n i + M r n a m j dove: W r c = valore delle relazioni con i clienti; M r a = margine atteso dalle relazioni attuali; M r n = margine atteso dalle nuove relazioni ; i, j = tassi di attualizzazione; n = numero di anni corrispondente alla longevità media prospettica delle relazioni attuali; m = numero di anni corrispondente alla durata stimata delle nuove relazioni. L approccio fiducia-relazione-valore trova la più efficace rappresentazione nelle opere di Vicari, Busacca e Bertoli (Quadro 1). * * * QUADRO n. 1 LE DETERMINANTI DEL VALORE DI RIPRODUCIBILITA DELLE RELAZIONI COEFFICIENTE DI ATTRAZIONE DI NUOVI CLIENTI DURATA DELLE NUOVE RELAZIONI W r n MARGINE GENERATO DALLE NUOVE RELAZIONI TASSO DI ATTUALIZZAZIONE Quando si adotta la prospettiva delle risorse di conoscenza, gli Intangibili si legano al valore delle Tecnologie (Quadro2). Su questo argomento ci intratterrà oggi Gualtiero Brugger, che da molti anni (se non erro dal 1989) ha dato al 12

13 tema degli Intangibili apporti originali e la cui validità ha trovato piena conferma nel tempo. Valutazione delle Tecnologie Misure di Prestazione R&S Valutazione degli Intangibili tecnologici Verifica empirica Non possiamo, in questa sede, andare al di là di un sommario cenno. Vorrei però esprimere il riconoscimento per l originalità delle ricerche che, per circa un quindicennio (cioè con un progetto che agli inizi era veramente pionieristico), si sono svolte nell Istituto di Economia delle Aziende Industriali e Commerciali (IEAC) della Bocconi, quella che per trent anni è stata la mia casa e alla quale mi legano profondi sentimenti, che il tempo non potrà mai cancellare. 5. (Segue): b) la misura indiretta attraverso i moltiplicatori Nel libro che abbiamo scritto con Mauro Bini che viene oggi presentato ( I moltiplicatori nella valutazione delle aziende ), la misura degli Intangibili è affrontata per altra via (che, per distinguerla dalla precedente, chiameremo indiretta): è la valutazione attraverso il paradigma di mercato finanziario, che esprime il livello dei moltiplicatori. Sul tema vi intratterrà il prof. Bini. Il presupposto sul quale l approccio si fonda è, sinteticamente, il seguente. Il valore delle imprese quotate espresso dai mercati si può spiegare attraverso una serie di rapporti causali tra valore di mercato del capitale (Equity Value, o Enterprise Value) e una performance aziendale che funge da variabile-chiave espressa al denominatore; che tipicamente è l utile (E) o una sua parziale o indiretta rappresentazione. Tutti i multipli, del resto, anche quelli che assumono 13

14 come variabile-chiave il fatturato o il valore di libro, sono riconducibili all utile attraverso il ROE ( 5 ). Come è ben noto, l utile contabile, cioè il denominatore del classico multiplo P/E, è all origine di una forte dispersione dei multipli, anche a livello di singoli settori e per imprese omogenee, in quanto esso è una misura insoddisfacente del risultato economico permanente (REP). La differenza tra REP ed E è data da varie cause: ma la causa fondamentale della differenza deriva (quasi sempre) dalla circostanza che il reddito contabile non tiene conto della dinamica, in aumento o in diminuzione, dell Intangibile. Il livello dei multipli dipende cioè non dall utile di bilancio (cioè dalla variabile-chiave espressa al denominatore), ma dalle cd variabili residue. Tra le quali appunto un peso importante è il divario REP E = BI (dove BI è, appunto, la variazione dell Intagibile non compresa in E). Da questa premessa logica nasce la possibilità di misurare, attraverso il cosiddetto paradigma di mercato finanziario, la quantità di Intangibile che il mercato, cioè gli investitori, attribuiscono ad una specifica società; e anche, mediante il ricorso ad un campione di società comparabili, ad un intero settore. Cito solo due dati: la ricostruzione del rapporto E/REP per l anno 2001 sulla base del MIB 30 e dell Eurostock 500 mette in evidenza che l utile contabile è, rispettivamente, solo il 43,5% e il 49,8% del REP stimato dal mercato. E un tema affascinante: ma su di esso, come ho detto, vi intratterrà il prof. Bini. 5 Valgono infatti le relazioni: P/BV = ROE. P/E P/S = margine sulle vendite. P/E, ecc. (relazioni analoghe sono valide per i multipli asset side ). 14

15 6. L oblio dei contabili sugli Intangibili porta al declassamento dell informazione di bilancio: verso la democratizzazione dell informazione societaria. Al tema del valore, nei distinti ma complementari aspetti della creazione (o distruzione), della misura e della comunicazione, ho personalmente dedicato molte energie, facendone negli ultimi 15 anni il centro dei miei interessi culturali e sollecitando colleghi ed allievi a portare sull argomento la loro attenzione. Diversi fatti mi rendono oggi lieto di questa scelta. Ne cito solo uno che mi sembra particolarmente significativo. Dalla metà degli anni 90 varie analisi empiriche che hanno fatto capire al mondo europeo che si possono chiudere bilanci in utile anche distruggendo valore (e qualche volta, anche se più raramente, è vero il contrario). Sono oggi pervenuto a conclusioni che esprimo in 5 punti riassuntivi: 1. Le carenze informative sugli Intangibili generano danni privati e pubblici. Cambiamenti sostanziali nell atteggiamento dei manager e dei contabili con riguardo alla trascuratezza e all oblio di cui hanno da sempre circondato l informazione sugli Intangibili possono derivare solo dalla dimostrazione dei danni interni ed esterni che essi provocano. Danni privati interni: la misura degli Intangibili è uno strumento di guida per l impresa; si possono produrre redditi contabili anche distruggendo valore (e viceversa). Per assumere decisioni consapevoli sulla convenienza di investimenti in Intangibili occorre misurare la dinamica dei loro valori. Le remunerazioni legate agli utili devono dipendere da risultati veri, non da risultati parziali e convenzionali. Danni pubblici: le carenze informative sugli Intangibili possono trarre in inganno chi investe nell impresa, accentuare gli squilibri informativi tra i 15

16 soggetti esterni, impedire le comparazioni tra aziende (e quindi alterare la concorrenza), distorcere le scelte dei mercati finanziari. 2. La negazione degli Intangibili provoca il declassamento dell informazione contabile Non vi è alcun dubbio che la negazione sostanziale della rappresentazione contabile degli Intangibili abbassa fortemente la qualità dell informazione prodotta dei bilanci societari. Tale atteggiamento riguarda oggi sia gli Intangibili prodotti internamente; sia la maggior parte (e questo è ancor più grave) di quelli acquisiti esternamente: basti pensare, nel caso di fusione, al mantenimento della continuità dei valori contabili (al cosiddetto pooling method ). 3. Il problema della misura degli Intangibili: talvolta esiste, ma non può essere un alibi invocato in ogni situazione, anche quando non esiste Il problema della misurazione degli Intangibili internamente prodotti è di difficile soluzione; e lo rimarrà fin tanto che si saranno individuati criteri di stima razionali, almeno parzialmente standardizzati e di generale accettazione. Le ricerche in corso di molti Paesi non hanno ancora portato a risultati definitivi. Non vi sono invece ragioni sostenibili per opporsi alla contabilizzazione degli Intangibili acquisiti esternamente, sia pagando un prezzo negoziato per beni specifici, sia si tratti di un rapporto di cambio azionario negoziato tra società con interessi contrapposti (in tal caso il rapporto di cambio è un prezzo). Le opposizioni sono, dunque, solo di natura giuridico-formale: questo è l ostacolo da superare. Le teorie giuridiche tradizionali sulla fusione delle società non dovrebbero creare alibi per chi, senza ragione, si oppone alla completezza e alla trasparenza della comunicazione societaria. 16

17 4. La democratizzazione dell informazione societaria La rappresentazione contabile degli Intangibili è concepita da seri studiosi (Baruch Lev, tra tutti) come un processo di democratizzazione di informazioni rilevanti che sono oggi dominio esclusivo degli analisti e degli intermediari finanziari: ai quali verrebbe così tolto il monopolio. Essa non può che accrescere la competitività dei mercati dei capitali e sviluppare le capacità degli investitori di controllare le attività dei manager: due obiettivi di sicura importanza economica e sociale. Occorre sempre più riflettere sulla circostanza che il bilancio delle società non è più soltanto uno strumento di protezione dei creditori, ma è un mezzo informativo apprezzabile per tutti coloro che hanno interessi nell impresa: tra i quali gli azionisti, la comunità finanziaria, i detentori di titoli di credito quotati, di stock option e di altri diritti, oltre ai lavoratori dipendenti e ai fornitori. 5. La misura del deperimento economico (Impairment) degli Intangibili è una scelta necessaria Infatti, la rappresentazione contabile degli Intangibili non può andare disgiunta dall impostazione in termini razionali del problema del loro ammortamento; o meglio della contabilizzazione del loro deperimento economico. Le tradizionali regole contabili, che traducono il tema dell ammortamento degli Intangibili nell obbligo dell ammortamento sistematico su di un predefinito periodo (generalmente breve), sono la rinuncia aprioristica a qualsiasi tentativo di misura del fenomeno dell Intangibile; sono il rigetto del problema. Esse trascurano due principi economici evidenti: l Intangibile inizialmente iscritto al costo, va ridotto solo se esso economicamente deperisce, cioè se perde una parte del suo valore. E, per converso, una quota convenzionale d ammortamento costante (x % all anno) può non essere 17

18 sufficiente per esprimere la vera perdita di valore, conservando nei bilanci valori inesistenti. La misura annuale del deperimento economico (l Impairment Test) è dunque l unica soluzione razionale ed efficace del problema. Sull argomento vi intratterrà il prof. Provasoli. 7. La misura degli Intangibili al di fuori della contabilità e del bilancio è solo un primo passo insufficiente. La scelta finale ineludibile. L informazione sugli Intangibili può avvenire anche al di fuori della contabilità e del bilancio? Nel tempo sono state elaborate varie proposte per un informazione cd volontaria, al di fuori della contabilità e del bilancio. Proposte basate sull idea che le imprese, senza l impegno, i problemi e rischi della contabilizzazione, si sarebbero cimentate più volentieri con il problema della misura degli Intangibili e del loro deperimento. E dall inizio degli anni 90 che l idea di una nuova architettura dell informazione societaria si sta facendo strada. In altre parole, l architettura tradizionale, consolidata e standardizzata, dell informazione societaria, quella basata sulla contabilità, tende a perdere l esclusiva e forse anche la predominanza, lasciando il posto ad altre forme di misura della performance aziendale. Forme che assumono varie denominazioni, che nascono e talvolta svaniscono rapidamente, riguardando sia aspetti finanziari sia altri aspetti: in ogni caso con incertezze e dispute sulle modalità di misurazione, in assenza (spesso) di criteri di generale accettazione, relativamente semplici e possibilmente standardizzati. Un noto esempio che si svolge entro queste linee è il Value Reporting di Wright e Keegan (1997). Secondo questa proposta, che ha avuto un buon successo di critica (ma forse non un grande successo applicativo), il 18

19 reporting esterno potrebbe, per esempio, fornire informazioni utili quali: sviluppo dei prodotti, quota di mercato detenuta dalle maggiori linee di prodotti o di business, costo medio del capitale, valori dei nuovi Intangibili, indagini di mercato condotte sulla customer satisfaction ; e così via. Come si vede, si tratta di un mix di notizie, tutte peraltro rivolte ad integrare le informazioni che la contabilità non è in grado di fornire. Il problema di fondo rimane, in ogni caso, la ricerca di un ragionevole equilibrio tra l importanza della comunicazione sui valori e l affidabilità dell informazione. * * * Ma la scelta finale ineludibile sarà, nel tempo, la contabilizzazione degli Intangibili derivanti dalle operazioni straordinarie (Business Combinations); e del loro deperimento economico. Da un testo recentissimo ( 6 ) che riporta le intenzioni dello IASB (International Accounting Standard Board) rilevo, con soddisfazione, che Sulla base dell esito delle discussioni preliminari relative alla revisione dello IAS 22, pubblicate dallo IASB, è prevedibile che la discussione in merito al metodo di contabilizzazione di una business combination condurrà all eliminazione della possibilità di rilevare una business combination secondo lo uniting of interest method [cioè conservando i valori storici]. Tutte le altre business combination dovranno essere rilevate contabilmente secondo il purchase method. E, soprattutto, che secondo le intenzioni dello IASB il nuovo principio contabile dovrebbe prevedere che il goodwill non deve essere ammortizzato, ma sottoposto periodicamente, con cadenza almeno annuale, all Impairment test, per verificare l assenza di perdite di valore. Un simile trattamento contabile sarebbe previsto anche per tutte le immobilizzazioni immateriali per le quali la vita utile residua è giudicata 6 M. Casò, Le operazioni di gestione straordinaria Giuffré Editore, Milano,

20 dalla società acquirente come indefinita. Anche in tal caso, non occorrerebbe effettuare l ammortamento di tali immobilizzazioni, le quali, tuttavia, devono essere sottoposte ad impairment test, per verificare l assenza di perdite di valore. Finalmente ci avviamo ad una conclusione, che considero da tempo ineludibile. Anche se non capisco perché, ancora una volta, l Europa abbia avuto bisogno dell iniziativa americana (tradottasi nel 2001 nei FAS 141 e 142). La cultura europea era da almeno 10 anni preparata a questa decisione: perché si è atteso tanto? Qui la colpa è stata in parte, bisogna ammetterlo, della miopia del Legislatore europeo, con l aiuto della miopia dei contabili. Entro il 2005 tutte le società quotate europee (e forse anche altre categorie di società) avranno l obbligo di rilevare contabilmente i valori degli Intangibili acquisiti (anche per via di business combination ) e avranno inoltre l obbligo dell Impairment Test per tutti gli Intangibili iscritti nel bilancio e nel bilancio consolidato. Non posso però concludere senza ricordare che, almeno per una volta, l Italia sta precedendo (forse) l Unione Europea. Con l obbligatorietà sancita a partire dal 2003 (o dal 2004), in sede di riforma del diritto societario, di fornire alcune essenziali informazioni sugli Intangibili nella Nota Integrativa che accompagna sia il bilancio delle società sia il bilancio Consolidato. * * * 8. Conclusioni Signore e Signori, vi ringrazio vivamente per l attenzione che mi avete dedicato. Spero di non avervi annoiato troppo. Ma non è stato per me facile compito quello di riassumere in 3/4 d ora un lavoro di ricerca sugli Intangibili che va molto indietro nel tempo (partendo dai primi anni 80); fino a giungere al recente 20

21 tentativo di portare il problema all attenzione dei Giuristi e della Commissione Governativa per la riforma del diritto societario. Un tentativo che, fino a pochi anni or sono, sarebbe stato inutile, se non addirittura temerario. Ma i tempi, per fortuna, sono cambiati: forse gli sforzi delle nostre ricerche (in prima linea quelle che si sono svolte in questa Università) hanno dato qualche risultato. Almeno questa è la nostra speranza. 21

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