culturale, da cui nessuna lingua può prescindere e considerando i punti di vista e le teorie linguistiche dei maggiori linguisti croati.
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- Riccardo Ippolito
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1 PREFAZIONE Il mio interesse per il processo di standardizzazione del croato è cresciuto durante i mesi di soggiorno e di studio che ho trascorso presso l Università di Zagabria. Spesso mi sono trovata a discutere con persone del posto sull esistenza o meno di una lingua serbocroata e sulle varie differenze che ci sono tra il serbo e il croato, cercando di capire cosa spingesse quelle persone ad affermare con tanta sicurezza che il serbo e il croato sono due lingue diverse. Infatti, i miei interlocutori croati erano quasi sempre in disaccordo con me quando gli spiegavo che da un punto di vista linguistico non ci sono differenze così consistenti per poter dire che si tratti di lingue diverse. Le loro motivazioni, evidentemente erano del tutto extra-linguistiche e legate a fattori nazionalistici e politici, ossia al fatto che ogni nazione deve avere una propria lingua, per cui, visto che la Croazia è una nazione esattamente come lo sono l Italia, la Francia o la Germania, anch essa deve avere una sua specifica lingua separata e distinta da qualsiasi altra. Quasi sempre, infatti, finivo col cedere perché a volte si creavano situazioni delicate in cui una persona straniera, in quel caso io, un italiana, non poteva pretendere di intromettersi e capire realmente ciò che è radicato nella tradizione, nella cultura e nella storia di quel popolo. Per questo ho deciso di approfondire l argomento, ripercorrendo la storia della lingua croata, inserendola ovviamente in un contesto storico, politico e 4
2 culturale, da cui nessuna lingua può prescindere e considerando i punti di vista e le teorie linguistiche dei maggiori linguisti croati. Il materiale bibliografico utilizzato è quasi tutto in lingua croata perché ho avuto la fortuna e la possibilità di poter condurre le ricerche sul campo, a Zagabria, e accedere a varie biblioteche tra cui quella dell università dove frequentavo i corsi. Due paragrafi di apertura (scritti in croato) illustreranno, in breve, i punti di vista degli attuali linguisti in Croazia, in Serbia e nel mondo. Nel I capitolo presenterò un quadro generale sulle lingue slave e la loro suddivisione per poi focalizzare l attenzione sul serbo-croato, con un breve excursus storico-linguistico. Il II capitolo affronta il tema, alquanto controverso, della standardizzazione del croato e dei contrasti politici e storici fino alla fine del XIX secolo, toccando e illustrando le caratteristiche delle principali scuole linguistiche croate. Infine, il III capitolo si concentrerà sulle problematiche della standardizzazione nel XX secolo (quando l assetto storico-politico è stato modificato numerose volte), con i movimenti puristici, fino alla situazione del croato attuale, come lingua standard del nuovo stato indipendente. Si potranno, inoltre, consultare le traduzioni dei testi che rappresentano i momenti salienti del rapporto storico, politico e linguistico tra il serbo e il croato, l ultimo dei quali ha costituito un vero e proprio tentativo di separazione del croato dal serbo, in un periodo in cui l egemonia della Jugoslavia era ancora molto forte. 5
3 INTRODUZIONE Parlare una lingua standard non è prerogativa di tutti, infatti esistono tantissime lingue al mondo che non sono standardizzate ma che assolvono ugualmente alla funzione comunicativa. Bisogna, quindi, capire cosa distingue una lingua standard da una lingua nonstandard e che differenze determina ai fini di un corretta e completa interazione linguistica. Inoltre, è inevitabile esaminare la relazione tra lingue e stati nazionali, perché la maggior parte dei dizionari associa al concetto di nazione quello di comunanza di lingua. Per cui, ogni nazione dovrebbe avere solo una lingua standard, come mezzo principale di comunicazione accettato e conosciuto da tutti, che consenta una totale comprensione, senza ostacoli di alcun genere e che sia anche un ulteriore conferma di appartenenza etnica e culturale. A questo assunto potrebbero essere mosse numerose obiezioni in quanto molti casi concreti e reali testimoniano come in uno stato nazionale possano essere presenti anche più lingue standard, tutte ufficiali (es. Svizzera, Belgio) e viceversa, come una stessa lingua possa essere parlata in più nazioni, com è il caso della Serbia e della Croazia (sebbene con alcune differenze di cui si parlerà in seguito); quindi non si può dire con estrema sicurezza se tra lingua e nazione ci sia corrispondenza biunivoca. Una lingua nazionale, chiaramente, non nasce dal nulla, ma è il risultato di una serie di operazioni linguistiche che consentono il passaggio dalle varietà naturali, ossia il dialetti, ad una varietà linguistica nazionale. Tutte queste operazioni determinano il processo di standardizzazione linguistica che richiede tempi assai lunghi, 6
4 poiché qualsiasi mutamento linguistico, per affermarsi, deve essere gradualmente accettato da tutti. Einar Haugen, uno studioso norvegese, ha proposto, verso gli inzi degli anni 70, uno schema che descrive il processo di standardizzazione, diviso in quattro fasi: a) scelta di un modello normativo b) codificazione formale di tale modello c) estensione delle funzioni connesse d) accettazione del modello da parte della comunità dei parlanti. La situazione di partenza è caratterizzata dalla presenza di vari dialetti, cioè di varietà diatopiche che hanno un rapporto paritario e una più o meno definita ripartizione territoriale. Per avviare un processo di standardizzazione è necessario effettuare una scelta tra i vari dialetti, innalzandone uno a modello. La scelta è effettuata dai parlanti e il motivo della scelta non è mai linguistico; infatti, questa è influenzata molto spesso da questioni politiche, sociali o letterarie. Dopo la scelta del modello, il secondo passo è quello di scrivere un dizionario, una grammatica normativa per fissare l ortografia, il lessico, la struttura grammaticale e per poterlo diffondere attraverso l insegnamento. A questo punto inizia l ampliamento funzionale della lingua, cioè la formazione di vari registri e livelli linguistici per poter assolvere alle più disparate funzioni, all interno della società. L ultima fase richiede l accettazione totale da parte di tutti i parlanti e non solo degli specialisti. Il ruolo più importante per raggiungere tale scopo è affidato alla scuola che riesce, almeno nei Paesi più sviluppati, a interessare quasi la totalità della popolazione. 7
5 Alla fine di tale processo si ottiene quindi una nuova lingua, definita da Heinz Kloss Ausbau Sprache (varietà per elaborazione) che si oppone agli altri dialetti o Abstand Sprächen (varietà per distanza). Dalle interferenze tra la lingua standard formatasi e gli altri dialetti esistenti si producono poi le varietà regionali, inferiori allo standard, ma che basano la loro struttura sulla lingua standard e non sui dialetti. La linguistica offre delle precise descrizioni sulle lingue e sui dialetti e su ciò che li rende diversi, tuttavia vedremo come, nel caso specifico del croato e/o serbocroato, le definizioni linguistiche si sono talmente rivestite di connotazioni politiche che alla fine risulta difficile dare una risposta oggettiva e univoca alla ormai sempre più frequente domanda: il serbo e il croato sono la stessa lingua oppure no? 8
6 JEZIKOSLOVNE DVOJBE Hrvatski jezik nastao na temelju narodnih govora ili vernakulara postoji od XIII. stoljeća (iako neki jezikoslovci, kao Tomislav Ladan 1, drže da se može govoriti o kontinuitetu hrvatskoga od X. ili XI. stoljeća), a idiom što je postao osnovom standardnoga jezika, pojavio se kao regionalni književni jezik u Dubrovniku koncem XV. stoljeća. Suvremeni standardni jezici prolaze doba ubrzane kristalizacije i stilizacije u prvoj polovici i sredini XIX. stoljeća te se pojam "srpskohrvatski jezik" pojavio i počeo afirmirati 30-ih i 40-ih godina XIX. stoljeća kao kompromisni odgovor na zbunjujuću situaciju: dva jezika, hrvatski i srpski, bili su praktički potpuno međusobno razumljivi, zadržavši pritom neprijepornu individualnost na svim razinama komunikacije. No, u vrijeme nacionalih romantizama, panslavenske i južnoslavenske ideologije, pristup je bio posve drugačiji: srpski jezik, koji su standardizirali, u glavnim crtama, Vuk Karadžić i Ðuro Daničić, te hrvatski, kojeg je grafijski, pravopisno i gramatički definitivno oblikovao niz filologa, od Gaja preko Šuleka do Maretića i Broza, u svijesti je protagonista standardizacije bio jedan jedinstven jezik kojeg su najčešće nazivali nacionalnim imenom - Hrvati "hrvatski", a Srbi -srpski". Na prijelazu XIX. u XX. stoljeće, promjena u fizionomiji hrvatskoga standardnoga jezika, sa hrvatskim vukovcima Maretićem, Brozom, Rozićem itd., približila je hrvatski srpskomu jeziku (poglavito u novoštokavskim oblicima množinskih padeža i fonološkome pravopisu) i mladi hrvatski pisci kao Tin Ujević, Miroslav Krleža, Dobriša Cesarić i Antun Branko Šimić htjeli su pokazati ovo približavanje koristeći ekavski, no, uz zadržavanje 1 Hrvatski književnik, prevoditelj i polihistor. 9
7 hrvatskih tvorbenih, naglasnih i sintaktičkih svojstava. To je bio pokušaj da se provede ideja iz tzv. Skerlićeve ankete o prijedlogu da Srbi "žrtvuju" ćirilicu, a Hrvati jekavicu. Tako bi se dobio jedan, srpskohrvatski jezik, ekavskoga refleksa jata i pisan latiničnim pismom. U četvrtom desetljeću, poglavito koncem 1930-ih, na jezikoslovnom polju dva su značajna događaja: osnutak časopisa Hrvatski jezik te izlazak prve moderne knjige o odnosu hrvatskoga i srpskoga, Razlike između hrvatskog i srpskoga jezika, 1940., autora Petra Guberine i Krune Krstića, koja je, lučeći književni jezik od dijalekta, otvorila novo poglavlje u hrvatskoj lingvistici, ponajprije uvođenjem strukturalističkih metoda i naglaskom na stilskim, leksičkim i semantičkim razinama jezika. U poslijeratnoj praksi došli su do tzv. Novosadskog dogovora koji je smjerao ujednačiti hrvatski i srpski na pravopisnoj, terminološkoj i drugim razinama. Naziv jezika je određen kao srpskohrvatski ili hrvatskosrpski-prvi je termin esencijalno označavao srpski, a drugi hrvatski jezik. Kao politička motivacija, navodilo se uvođenje ravnopravnosti u nacionalno izmiješanim sredinama dijelovima Hrvatske, Crne Gore i Srbije. Ali Hrvatska je bila protiv tog čina, što se imena i sadržaja tiče. Naime, naziv hrvatskosrpski nije u Hrvatskoj imao tradiciju. Hrvati su, godine, objavili Deklaraciju o položaju hrvatskoga jezika a taj čin je postao veliki problem za srpski ujediniteljski cilj. U Hrvatskoj je ustavnim amandmanima proglašeno pomalo dvosmisleno rješenje po kojem je službeni jezik u SR Hrvatskoj hrvatski književni jezik koji se zove hrvatski ili srpski. Što je jezik, a što dijalekt, što su različiti jezici, a što varijante jednoga jezika? Teško je odgovoriti na to pitanje i treba priznati da je prije svega političko pitanje koje zapravo i ne spada u lingvistiku. Ironija je u tom 10
8 da jezikoslovlje ne određuje što je jezik, a što dijalekt nego ih samo opisuje. Proizvoljnost lingvističkih kriterija vidi se i po klasifikacijama broja jezika: npr., neki sveučilišni udžbenici daju broj od oko jezika u svijetu, neki pak mrtva i živih jezika i dijalekata, dok se drugi, kao atlas jezika Cambridgea donosi brojke 6.500, a u knjizi Merrita Ruhlena A guide to the languages of the world, 1976., Stanford University Press, stoji da ih ima između i U hrvatskom slučaju ilustrativni su udžbenici Dubravka Škiljana, Pogled u lingvistiku, i Ranka Matasovića, Uvod u poredbenu lingvistiku, U prvom su navedeni kao jezici hrvatskosrpski/srpskohrvatski, hindustani (urdu-hindi) i malajski (malajski i indonežanski). U drugom udžbeniku, umjesto hrvatskosrpskog/srpskohrvatskog, pojavio se «srednjojužnoslavenski» nadjezik (očito preimenovani srpskohrvatski) koji se realizira kao hrvatski, srpski i bošnjački. I ovdje je očita politička dimenzija u klasifikaciji. Među hrvatskim jezikoslovcima postoji praktički uniformno mišljenje da je taj jezik ideološko-politički konstrukt koji nikada nije opstojao u stvarnosti. Stav je hrvatskih jezikoslovaca prema fenomenu srpsko-hrvatskoga oblikovan u nizu studija što su počele djelom Petra Guberine i Krune Krstića (Razlike između hrvatskoga i srpskoga jezika, 1940.), a nastavile su se člancima, tekstovima, knjigama i monografijama Ljudevita Jonkea, Radoslava Katičića, Dalibora Brozovića, Stjepana Babića, Branka Franolića, Josipa Silića, Ive Pranjkovića, Marka Samardžije, Branke Tafre, Mire Kačića, Mirka Petija, Nataše Bašić i drugih. Među njima, mišljenje što se tiče srpskohrvataskoga (hrvatskosrpskoga, hrvatskog ili srpskog) je unisono: taj jezik nikada nije postojao (stoga-nije se ni raspao niti još opstoji u ostatcima) osim kao imaginarni politički konstrukt bez 11
9 stvarnoga sadržaja. Hrvatski i srpski se razlikuju i na razini sustava dijalekata (hrvatski je tronarječan, dok je srpski temeljen na jednom narječju, štokavskom, uz marginalno torlačko), i kao standardni jezici. Ukratko: srpski i hrvatski međusobno su razumljivi jezici koji se razlikuju i kao sustavi, i kao standardi. U odnosu na sadržaj nazivka srpskohrvatski prevladava mišljenje o dominatno etničko srpskom značaju toga imena te stav da su hrvatski i bošnjački jezici nastali raspadom srpskohrvatskoga koji je slijedio raspad Jugoslavije. Po mišljenju srpskih jezikoslovaca, srpskohrvatski još postoji, tj. raspao se politički, ali ne i lingvistički. GLEDALIŠTE SVIJETSKIH JEZIKOSLOVACA I INSTITUCIJA Nakon razdoblja rane slavistike, u kojem je bio velik kaos što je kasnije otežao odnose među južnoslavenskim narodima i jezicima, dolazi koncem XIX. stoljeća do afirmacije pojma srpsko-hrvatski, i to u djelima jednoga od najuglednijih mladogramatičara, slavista Augusta Leskiena. U XX. je stoljeću situacija glede statusa i nazivka pojedinih jezika bila dosta ujednačena, kao i politizirana. Uglavnom su prevladavali serbokroatisti. Najpoznatiji slavisti koji su se bavili srpskohrvatskim, hrvatskim ili srpskim, srpskim, hrvatskim i sl. su: Arturo Cronia, Gerhard Nelkowsky, Kenneth Naylor, Roger Auty, Thomas Magner i dr. Sumarno, moglo bi se reći da je u doba SFRJ srpskohrvatski uživao popularnost koja je bila refleks utjecaja Jugoslavije u međunarodnoj politici kao tampon-zone među blokovima. Ali, po nestanku komunizma srpskohrvatski je izgubio dosta od političke važnosti. Jedan, pretežniji dio slavista starije 12
10 generacije i dalje smatra da srpskohrvatski jos postoji. No, mišljenje je većine mlađih da više ne postoji ili da nikada i nije postojao. U svjetskim institucijama stoga vlada dosta kaotično stanje. Većina kataloga svjetskih institucija i dalje zadržava pojam srpskohrvatski, uz pojmove srpski i hrvatski (često i bošnjački). Knjižnice i instituti više zemalja (Francuska, Kanada) primijetili su da brzo gube hrvatsko čitateljstvo koje ne želi imati nikakve veze s pojmom srpskohrvatski. Tako srpskohrvatski u inozemstvu postaje sve više srpski, dok se studiji i katedre za hrvatski i, u manjoj mjeri, bošnjački otvaraju neovisno o staroj nomenklaturi. 13
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