IRPET Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana. La situazione economica della provincia di Pisa nel 2006
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1 IRPET Istituto Regionale Programmazione Economica Toscana La situazione economica della provincia di Pisa nel 2006 Firenze, Ottobre 2007
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3 INDICE SINTESI 5 PISA NEL UN ANNO IN CIFRE 23 GLOSSARIO 35 3
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5 SINTESI Dopo due anni di calo nel 2006 riprende la crescita L economia Pisana, dopo un 2005 di leggero declino, spunta un risultato assai positivo nel 2006 realizzando un tasso di crescita reale del PIL (+1,5%) assai consistente, il più elevato dopo il risultato positivo del Il dato provinciale si discosta leggermente da quello regionale che realizza un incremento di poco superiore (+1,6%), tale differenza, per altro modesta, è in parte attribuibile ai risultati dell anno precedente in cui Pisa aveva registrato una sostanziale tenuta rispetto al calo regionale (il Pil Toscano si riduce nel 2005 del -0,3% a prezzi costanti). Negli ultimi due anni, che per Pisa sono nel complesso un periodo di ripresa, il risultato provinciale è comunque superiore a quello regionale. Questo sottolinea, come le difficoltà degli ultimi anni non abbiano compromesso quel processo di riallineamento dei valori del Pil procapite che ha visto Pisa recuperare fortemente posizioni rispetto al valore medio regionale: a tale proposito si consideri che se nel 1995 il valore di PIL procapite di Pisa era di circa il 10% inferiore al valore medio regionale, nel 2006 lo scarto è quasi totalmente colmato e Pisa mostra un livello di Pil procapite (27,2 migliaia di Euro) sostanzialmente analogo alla media regionale (27,3). Grafico 1 PIL. PISA E TOSCANA Tassi di variazione su anno precedente 2,0 1,5 Pisa TOSCANA 1,0 0,5 0,0-0,5 Fonte: IRPET Il vero elemento di novità del 2006 è quindi rappresentato, dopo due anni di stagnazione per Pisa e quattro a livello regionale, dal ritorno alla crescita. Più che la dimensione della crescita, comunque ragguardevole rispetto agli anni passati, quello che maggiormente interessa sono i meccanismi che l hanno determinata. L impulso principale deriva infatti dal mercato internazionale dove, sia sul fronte delle esportazioni di beni e servizi che sul quello del turismo, si osserva una ripresa che lascia presupporre un recupero di competitività delle produzioni regionali e provinciali. Tale recupero di competitività sembra poi essersi tradotto in una maggiore fiducia nel futuro da parte delle imprese con una conseguente ripresa del processo di accumulazione; gli investimenti da queste effettuati hanno dato un ulteriore contributo alla crescita. 5
6 La ripresa del sentiero di crescita dipende anche da circostanze esterne molto favorevoli Naturalmente, per dare il giusto peso a questa valutazione, occorre anche considerare che le circostanze esterne sono state nel complesso favorevoli e in continuo miglioramento nel corso del 2006: in particolare l espansione del commercio mondiale che, ad inizio anno, era indicata di poco superiore al 6%, ha raggiunto a fine anno il 9%. Molte delle circostanze che avrebbero dovuto frenare l evoluzione dell economia mondiale non si sono, infatti, manifestate; in particolare non vi è stato il previsto rallentamento dell economia statunitense e tedesca. L economia europea in particolare ne ha tratto vantaggio, con una crescita del proprio PIL di circa il 2,7%, un tasso cioè simile a quello realizzato in media negli anni 90. Allo stesso tempo la quotazione del dollaro si è stabilizzata attorno ad 1,26 attenuando quindi quel processo che, a partire dal 2000, aveva visto una costante svalutazione della valuta statunitense rispetto all Euro (nel complesso di oltre il 36%). L intera economia italiana ha beneficiato di queste condizioni favorevoli, ritornando a crescere su ritmi interessanti: il PIL è infatti aumentato dell 1,9%, un tasso, cioè, solo di poco inferiore a quello di lungo periodo, anche se ancora largamente al di sotto di quello dell UE. L economia toscana si è comportata in modo simile, anche se il tasso di crescita da questa raggiunto è rimasto ben al di sotto della media nazionale, e soprattutto di quella delle regioni del Nord del paese (in particolare di quelle del Nord Est) ad indicare la presenza di qualche difficoltà in più. Circostanze esterne particolarmente favorevoli si erano comunque già prodotte anche in anni precedenti: ciò che sembra esser cambiato nel 2006 rispetto al passato è che stavolta anche la Toscana (ed il resto del paese) sembrano esser stati in grado di approfittare del clima di espansione a livello mondiale. E quindi plausibile pensare che, durante i quattro anni di difficoltà trascorsi, si sia in parte compiuto quel processo di ristrutturazione che eliminando molti attori marginali (si pensi alle difficoltà di molte imprese artigiane), ridimensionando i settori in maggiore difficoltà (larga parte del comparto moda) ed al tempo stesso premiando i settori in crescita (ad esempio la meccanica) o gli attori più strutturati ha permesso di ridurre gli elementi di inefficienza del sistema produttivo sancendone la ripresa delle capacità competitive. Occorre naturalmente molta cautela nell interpretare la ripresa come l espressione della recuperata competitività del sistema produttivo regionale; la crescita ha interessato un periodo ancora troppo breve per trarne valutazioni definitive. In effetti, se una parte del sistema sembra aver reagito positivamente alla recente e prolungata crisi, persistono in Toscana alcune difficoltà strutturali non ancora superate, alcune delle quali condivise col resto del paese (forte peso del debito pubblico, crescente dipendenza dall esterno, eccessiva specializzazione nella produzione di beni di consumo tradizionali piuttosto che di beni di investimento). Tali cautele appaiono ancor più necessarie se si considera che, per il futuro le previsioni di crescita sono meno espansive che per il recente passato e che ad oggi appare ancora difficile valutare quale potrà essere l influenza della crisi dei mutui subprime sull economia statunitense e di riflesso su buona parte del vecchio continente (il tasso di cambio sul dollaro è già risalito oltre 1,40). Le stesse considerazioni fatte a livello regionale valgono a maggior ragione per Pisa che all interno della Toscana è una delle province che è stata sottoposta alle maggiori pressioni selettive. Trattandosi di un territorio ampiamente specializzato nei settori manifatturieri -in particolare in settori tradizionali quali le pelli, cuoio e calzature- piuttosto che nel terziario, ed essendo una realtà molto aperta sui mercati internazionali, la provincia di Pisa è si è trovata sottoposta a maggiori pressioni competitive nella fase di rallentamento dell economia regionale 1. 1 Nell ultimo decennio ( ) il peso delle attività industriali in provincia si è ridotto assai più che a livello regionale passando dal 35,5 al 30,5% del valore aggiunto provinciale (nello stesso periodo il peso dell industria passa in Toscana dal 30,7% al 27,5%) a causa soprattutto della 6
7 Il fatto che, nel medio periodo la provincia abbia riconquistato posizioni rispetto alla media regionale, può esser letto come una conseguenza del processo di ristrutturazione avvenuto nella manifattura provinciale. La crescita del comparto della meccanica e dei settori correlati, che sono andati a sostituire, almeno in parte, le produzioni moda più tradizionali potrebbe in parte spiegare la maggior capacità di reazione della provincia negli anni recenti. Nello spiegare la buona reattività della provincia è da aggiungere inoltre che per essa è stato rilevante l aumento dei flussi turistici che specie nell ultimo anno sono cresciuti al di sopra del già molto ragguardevole incremento regionale (Pisa +8,4%, Toscana +7,6%); nonostante la forte crescita l impulso che il turismo ha offerto all economia provinciale è stato comunque più contenuto rispetto alla media toscana dal momento che la provincia di Pisa presenta tutt oggi un livello di sviluppo turistico più modesto della media regionale (le presenze turistiche per residente in Toscana sono circa 11,4 mentre in provincia non si superano le 7 presenze procapite). Macro caratteristiche settoriali ed origine della domanda provinciale Come sempre accade l andamento congiunturale dell economia dipendente largamente da come le caratteristiche dell attuale congiuntura si calano sui caratteri strutturali dell area, caratteri che rendono la provincia di Pisa un caso rappresentativo della regione per alcuni aspetti (forte peso di settori tradizionali e della meccanica) e una realtà particolare per altre circostanze (minor sviluppo del turismo e del terziario, forte presenza di settori, come la produzione di energia ed i mezzi di trasporto, che hanno un peso ben più modesto nel resto della regione). Dalle diversità dell area, sia in termini settoriali che di organizzazione della produzione, consegue anche un diverso tipo di apertura verso l esterno. Dal punto di vista della specializzazione settoriale vale la pena di sottolineare come la provincia di Pisa presenti una forte connotazione industriale: in provincia tale comparto di attività ha infatti un peso (30,5% del VA totale) che è di quasi 3 punti superiore alla media regionale (27,8%). All interno della manifattura (il 19,4 del valore aggiunto provinciale contro il 19,7% di quello regionale) spiccano per peso i settori moda che rappresentano circa il 6,5% del valore aggiunto della provincia contro il 5,7% a livello regionale; nello specifico ha un peso rilevante in provincia il settore delle pelli cuoio e calzature (Pisa 5,5%; Toscana 2,2%), in larga misura rappresentato dal distretto di Santa Croce, mentre sono assai meno rilevanti i settori del tessile e dell abbigliamento (1,0% Pisa; 3,2% Toscana). Ha poi un ruolo di spicco la meccanica che a Pisa pesa molto più che a livello regionale (Pisa 6,8%; Toscana 6,1%) essenzialmente grazie al contributo dei mezzi di trasporto (da soli contano per oltre il 3,1% contro lo 0,7% a livello provinciale) che in provincia sono costituiti in larga misura dal comparto delle due ruote legato alla Piaggio (anche se vi sono presenze importanti nella componentistica auto che hanno altri sbocchi di mercato). Ancora di qualche interesse le altre industrie manifatturiere (Pisa 4,8%, Toscana 2,9%) al cui interno spiccano quelle del legno e mobilio. Tali settori che storicamente hanno rappresentato distretti importanti che avevano un peso rilevante nella manifattura locale si sono oggi ridotti a meno dell 1,8% del VA provinciale; come evidenziato da recenti ricerche 2, il settore del legno e mobilio pisano sembra essersi fortemente collegato, lungo una logica di filiera, all industria della nautica, soprattutto viareggina, traendone forti vantaggi tanto in termini di volumi prodotti che di prezzi. Al di fuori dei settori manifatturieri ha poi un ruolo di rilievo la produzione di energia elettrica legata alle centrali dell interno della Val di Cecina: il settore energia elettrica, gas e acqua pesa in provincia più del doppio che a livello regionale (5,2% contro 2,5%) riduzione del comparto moda che ha perso molto peso (le pelli e cuoio si riducono dall 8,3% al 5,2%; il tessile abbigliamento dal 2,0 allo 0,9%), solo in parte compensato dal successo dei mezzi di trasporto (dal 3,4% al 3,7%). 2 Si veda in particolare: Il settore del legno e mobilio in provincia di Pisa. Quale integrazione con la filiera della nautica da diporto, a cura di Bacci L., Irpet,
8 Di converso appaiono assai meno sviluppate le attività terziarie che pesano meno che a livello regionale. Sul versante terziario i ritardi si concentrano soprattutto sui servizi più legati al turismo (le branche del commercio e degli alberghi e ristoranti rappresenta il 15,2% del valore aggiunto pisano contro il 17,0% a livello regionale). Sul versante delle altre attività terziarie invece la provincia si pone in linea con la media regionale (Pisa 51,6%, Toscana 52,5%). Dietro a questa apparente somiglianza si nascondo tuttavia differenze di rilievo a netto vantaggio della realtà pisana. All interno degli altri servizi hanno infatti un peso meno consistente le attività meno pregiate o più legate a situazioni di rendita (come le attività immobiliari e di noleggio e in minor misura le banche e assicurazioni) mentre hanno un peso più elevato che nella media regionale le attività di maggior supporto alle imprese (l informatica, ricerca e altre attività rappresenta il 9,9% del VA della provincia di Pisa contro l 8,0% in Toscana) o necessarie a garantire elevati livello di formazione (il VA della branca relativa all istruzione pesa per il 4,5% a Pisa contro meno del 3,9% in Toscana). La presenza di un terziario qualificato rappresenta sicuramente uno degli elementi di competitività del territorio provinciale. Tabella 2 IL VALORE AGGIUNTO PER SETTORI Peso % nel 2006 PISA TOSCANA Agricoltura 2,4 2,4 Industria in senso stretto 24,5 21,5 Costruzioni 5,5 5,7 Terziario 67,6 70,3 TOTALE 100,0 100,0 Fonte: IRPET Questa struttura produttiva si riflette chiaramente sulla dimensione che hanno le componenti esterne della domanda finale (esportazioni e spesa turistica). Ricondotte a livello pro capite le esportazioni sono largamente superiori alla media regionale e lo sono soprattutto nella componente nazionale. Viceversa sul versante estero le vendite della provincia sono, in termini pro capite, sostanzialmente in linea con la media regionale. Le produzioni locali sono quindi rivolte sia al mercato interno come nel caso dell energia elettrica (che sostanzialmente non ha altro mercato se non quello nazionale) o in parte delle pelli e cuoio (buona parte della produzione di pelli di S. Croce è venduta ai produttori di alta pelletteria toscani o ai distretti calzaturieri nazionali, soprattutto nelle regioni Marche e Veneto) sia ai mercati esteri come accade nel caso dei mezzi di trasporto (nonostante che i mercati più lontani, come ad esempio l India, siano presidiati con attività produttive in loco tramite appositi IDE) e in altre parti della meccanica, ivi compresa la componentistica auto 3. Per quanto riguarda l altra componente esterna della domanda che (pur rientrando nei consumi interni delle famiglie) è espressione di consumatori esterni alla provincia, ovvero la spesa dei turisti, questa ha una incidenza a livello provinciale che è minore che a livello regionale. In Toscana, dove si registrano nel 2006 circa 11,3 presenze turistiche pro capite, l incidenza dei consumi dei turisti appare consistente rappresentando circa il 12,5-13% del totale consumi interni. Dato che le presenze procapite nella provincia di Pisa non superano le 7,0 unità si può grossolanamente stimare che l incidenza sui consumi interni si attesti poco al di sotto dell 8%. 3 Indiretta conferma della maggiore apertura dei settori moda, segnatamente il settore conciario, verso il mercato interno, rispetto ai mezzi di trasporto si ottiene confrontando il valore della produzione con le esportazioni. Il peso delle esportazioni del comparto pelle rappresentano poco più del 40% della produzione provinciale; tale dato è coerente con quanto emerge da recenti ricerche sul distretto di Santa Croce in cui si sottolinea come la quota di fatturato venduta sul mercato interno (circa il 60%) si rivolga soprattutto alle regioni specializzate nella produzione di calzature (Veneto e Marche) oppure ai produttori di pelletteria regionali. Viceversa nel caso dei mezzi di trasporto le esportazioni rappresentano oltre l 80% del valore della produzione. 8
9 Grafico 3 LE COMPONENTI ESTERNE DELLA DOMANDA FINALE Valori in euro pro capite Pisa TOSCANA Esportazioni in Toscana Esportazioni in Italia Esportazioni all'estero Fonte: IRPET Come è andato l ultimo anno: una visione d insieme Il 2006 si è concluso, come dicevamo, con un incremento consistente del prodotto interno lordo pari all 1,5% dopo un 2005 in cui il risultato era stato, in controtendenza rispetto al dato regionale, di sostanziale stabilità (o di poco negativo). Si tratta di un esito, questo, che deve considerarsi positivo non solo per la dimensione dell incremento ma soprattutto per gli aggregati macroeconomici che ne spiegano la crescita. In particolare, i principali responsabili del risultato del risultato positivo sopra richiamato sono rappresentati da un lato dal saldo commerciale con l estero, dall altro dagli investimenti. Le esportazioni totali della provincia sono cresciute nel complesso del 2,4% in termini reali; nello specifico alla forte crescita delle esportazioni all estero (+4,5%) si è affiancata un aumento, seppur più limitato, sul versante nazionale (+1,5%). Tabella 4 CONTO RISORSE E IMPIEGHI Variazioni % a prezzi costanti Pisa TOSCANA Var. 04/05 Var. 05/06 Var. 04/05 Var. 05/06 Pil 0,0 1,5-0,3 1,7 Domanda totale interna -0,3 1,8 0,3 1,6 di cui: Consumi interni delle famiglie -0,4 1,7 0,4 1,7 Importazioni Totali -0,8 2,7-0,9 2,9 di cui import dall'estero 0,7 4,1-1,2 4,9 Esportazioni totali -0,4 2,4-1,8 3,1 di cui export all'estero 6,1 4,5-3,0 6,1 Unità di lavoro -0,1 0,7-0,3 0,8 Fonte: IRPET Al tempo stesso anche le importazioni sono cresciute in modo ragguardevole (+2,7%%), sia dall estero (+4,1%) sia in minor misura dal resto d Italia (+2,1%). Il risultato complessivo è che la posizione della bilancia commerciale verso l estero, è rimasta positiva ed è ulteriormente cresciuta (raggiungendo i 92 mln di Euro), mentre la minor crescita dell export verso il resto d Italia ha ridotto leggermente il saldo attivo del commercio interregionale (che si attesta così a circa 398 mln di Euro correnti). Se le esportazioni all estero sono cresciute a Pisa (+4,5%) meno che in Toscana (+6,1%) questo sembra dipendere essenzialmente dalla specializzazione settoriale delle provincia che, come vedremo in seguito trattando delle esportazioni in termini nominali (dati Coeweb), presenta una sostanziale carenza 9
10 nei settori che più sono cresciuti nella domanda internazionale, ovvero nei settori della metalmeccanica al di fuori del comparto mezzi di trasporto. Per quanto riguarda invece le componenti interne della domanda le variazioni sono assai più contenute, pur restando positive: la domanda interna è cresciuta complessivamente dell 1,8% quindi leggermente di più della media regionale (1,6%). La differenza deve essere attribuita non tanto ai consumi interni delle famiglie, che crescono in modo analogo al resto della regione (+1,7% sia a Pisa che in Toscana), quanto piuttosto alla crescita degli investimenti (e delle scorte 4 ) che risulta ampiamente superiore alla media regionale. Tale fatto sembra sottolineare come il processo di ristrutturazione della provincia sia ancora in corso e sperabilmente destinato a dare i propri frutti in un prossimo futuro. Per valutare compiutamente in quale misura le diverse componenti della domanda abbiano sospinto la crescita del sistema provinciale non è sufficiente osservarne la sola variazione ma occorre considerare anche la dimensione di ciascuna componente rispetto alla domanda complessiva che alla provincia si rivolge. Inoltre occorre ricordare che non tutta l attivazione economica che la domanda trasmette al sistema economico si traduce in produzione locale ma una parte viene dispersa all esterno via importazioni; un sistema che, a parità di export riducesse le proprie importazioni (sopperendo alle necessità della popolazione o delle imprese con prodotti realizzati internamente invece che importati), sperimenterebbe una conseguente crescita del PIL. Per offrire una valutazione del genere, ovvero per illustrare quanta parte della crescita del PIL dipenda dalle diverse componenti della domanda, abbiamo calcolato i contributi alla crescita (grafico 5) la cui somma corrisponde alla crescita complessiva del PIL provinciale. Per una valutazione del contributo alla crescita da parte del commercio esterno della provincia riportiamo l effetto netto fra la spinta espansiva delle maggiori esportazioni e viceversa l azione di freno derivante dal ricorso a maggiori importazioni per soddisfare la domanda (contributo esportazioni nette). Rispetto alla domanda esterna appare evidente che, come sopra accennato, l unica direttrice che offre un contributo positivo (+0.14% punti di crescita) è rappresentata dal saldo commerciale con l estero, mentre gli scambi a livello nazionale danno un contributo negativo complessivo (-0,3%). Se all interno degli scambi complessivi con il resto del paese si distinguono le relazioni con il resto della Toscana queste sembrano invece offrire un contributo positivo alla crescita; per quanto sia difficile offrire una interpretazione certa di tale circostanza è plausibile ipotizzare che almeno in parte la crescita dell export verso il resto della regione possa essere ricondotta, da un lato alla vendita di prodotti conciari ai produttori di pelletteria Fiorentini ed Aretini per i quali il 2006 è stato un anno particolarmente favorevole (le esportazioni di pelletteria -fonte coeweb- crescono nel 2006 di circa il 16,7% in termini nominali in Toscana), dall altro alla fornitura di legno e mobilio alle industrie della cantieristica da diporto che come noto sono anch esse in forte ascesa. Grafico 5 CONTRIBUTI ALLA CRESCITA DEL PIL PROVINCIALE Totale crescita provinciale Domanda interna all'area Esportazioni nette verso la toscana Esportazioni nette verso l'italia Esportazioni nette verso l'estero -0,5 0,0 0,5 1,0 1,5 2,0 Fonte: IRPET 4 Come a livello nazionale e regionale la variazione delle scorte del 2006 è risultata particolarmente consistente anche per la provincia di Pisa. 10
11 Se quella appena descritta è la situazione che riguarda il contributo proveniente dalle relazioni con l esterno della provincia ad essa dobbiamo necessariamente aggiungere il contributo che deriva dalla domanda interna all area che è cresciuta in modo sostanziale (+1,9%) segnando un incremento superiore alla media regionale (+1,7%). Come accennato questa favorevole dinamica della domanda interna, che contribuisce alla crescita del PIL di Pisa in modo sostanziale (circa 1,5 punti %) è riconducibile oltre che ai consumi delle famiglie e della pubblica amministrazione (che nel complesso crescono comunque meno che nel resto della regione) ad una consistente crescita degli investimenti, +3,0%, (e delle scorte). Grafico 6 LE PRESENZE TURISTICHE NELLE DIVERSE APT DELLA PROVINCIA Variazioni rispetto all anno precedente Valdarno Inferiore Val d'era Area Pisana Val di Cecina PISA TOSCANA Fonte: IRPET Il fatto che i consumi interni delle famiglie crescano a Pisa in modo analogo a quanto si registra nella media regionale dipende in parte da un recupero rispetto al calo osservato nell anno precedente, in parte dal minor contributo dei consumi turistici (che rappresentano una parte dei consumi interni). Nonostante la crescita delle presenze turistiche in provincia (+8,4% rispetto all anno precedente) sia risultata superiore a quella, per altro ragguardevole, registrata in Toscana (+7,6%), la minor consistenza del fenomeno turistico provinciale (7,0 presenze pro capite contro 11,4 in Toscana) ha infatti determinato una crescita dei consumi interni inferiore rispetto alla media regionale 5. Viceversa gli investimenti, che rappresentano una delle componenti della domanda più significative nel fotografare le prospettive di crescita della provincia, sembrano essere cresciuti in provincia (+3,0%) ben più di quanto non sia occorso a livello regionale (2,0%). In conclusione non mancano nel complesso segnali senz altro positivi nella dinamica congiunturale della provincia di Pisa. Oltre alla dimensione della crescita realizzata nel 2006 dopo due anni di stagnazione, ciò che appare incoraggiante sono i meccanismi che hanno determinato tale risultato. Da una parte si registra, un incremento delle esportazioni all estero, sintomatica di una nuova maggior competitività dei prodotti locali, dall altra si registra un significativo impegno delle imprese locali in termini di investimenti che indica come il processo di ristrutturazione stia cominciando a portare i suoi frutti. La ripresa del processo di accumulazione, andando ad incidere sulle capacità produttive del sistema e probabilmente sulla adozione di nuove tecnologie, anche solo per sostituzione del parco macchine esistente, pone poi le premesse per la prosecuzione lungo la ritrovata traiettoria di sviluppo negli anni a venire. 5 Se, come precedentemente indicato, si ipotizza che i consumi dei turisti che visitano la provincia rappresentino valori attorno all 8% dei consumi interni pisani, e si assume altresì che questi crescano proporzionalmente alle presenze turistiche, cresciute nel 2006 dell 8,4%, si può stimare che la crescita di 1,7 punti dei consumi interni sia attribuibile per quasi il 40% ai maggiori consumi turistici. 11
12 Il quadro tratteggiato non è tuttavia costituito da sole luci, ma anche da ombre di incertezza. In primo luogo riguardo la prosecuzione del processo di crescita a livello internazionale: le previsioni per gli anni a venire dipingono un quadro di sviluppo meno accentuato che nell anno 2006 e, anche se il 2007 dovrebbe uscire sostanzialmente indenne dalla crisi finanziaria legata ai mutui subprime statunitensi, è possibile (anche se ad oggi nessuno dei principali istituti di previsione si è ancora sbilanciato a misurare gli effetti del fenomeno) che nel 2008 la crescita internazionale risulti ulteriormente rallentata. In secondo luogo il fatto che l economia provinciale continui a spuntare deboli risultati sul fronte delle esportazioni interregionali, che nell ultimo anno sono cresciute ben poco, suggerisce che alcuni settori locali, in particolare la concia, stiano risentendo delle difficoltà sperimentate dai produttori di calzature nel resto del paese. Per concludere si fa tuttavia notare che in una prospettiva di ritorno alla crescita, la forte specializzazione industriale della provincia e la sua forte proiezione internazionale, potrebbero tornare ad essere un elemento premiante piuttosto che un fattore di freno come nel periodo di rallentamento degli scorsi anni. L evoluzione dei settori produttori di beni: tiene la moda, bene i mezzi di trasporto L evoluzione del sistema economico pisano può essere letta attraverso la lente settoriale in modo da comprendere quali sono gli elementi che maggiormente hanno beneficiato degli stimoli positivi provenienti dalla domanda esterna (nazionale ed internazionale) e da quella interna (consumi interni dei residenti e dei turisti, spesa della PA e investimenti). Iniziamo considerando l evoluzione del valore aggiunto nei settori produttori di beni per passare successivamente ai servizi. In primo luogo l agricoltura, che in provincia ha un peso leggermente inferiore a quello Toscano (2,2% del VA totale a Pisa e 2,3% in Toscana), è cresciuta, a Pisa, poco meno che a livello regionale; il VA del settore è aumentato raggiungendo un tasso (Pisa +1,4%, Toscana +1,5%) di poco superiore a quello del totale economia (il VA complessivo di Pisa cresce dell 1,3% contro l 1,5% in Toscana). La buona performance dell agricoltura dipende in larga misura dal calo rilevante registrato nell anno precedente (-5,8%). Come si può facilmente intuire nella dinamica congiunturale di questo settore giocano aspetti difficilmente controllabili a priori e per questo una naturale oscillazione, anche marcata, dei risultati in termini di valore aggiunto deve essere considerata come un elemento fisiologico. Passando alle attività industriali si osserva invece un quadro fatto di luci ed ombre. Il VA dell industria pisana aumenta appena dell 1,0% (Toscana 1,2%), nonostante quello dei settori manifatturieri provinciali (grafico 7) cresca in modo consistente, del 3,1%, superando il buon risultato regionale (Toscana +2,3%). Il modesto risultato dell industria nel complesso, che in larga misura pregiudica la crescita complessiva del VA provinciale, è dovuto da un lato al comparto delle costruzioni che appare in difficoltà anche a livello regionale (Pisa -0,1%; Toscana +0,3%), dall altro al settore dell energia elettrica, gas e acqua. Quest ultimo, che in provincia ha una consistenza più che doppia che a livello regionale (pesa in provincia per il 5,8% del VA complessivo contro il 2,5% in Toscana), realizza infatti una perdita assai consistente, -4,9%, più o meno in linea con quanto osservato a livello nazionale e regionale (-5,2%). 12
13 Grafico 7 IL VALORE AGGIUNTO DEL MANIFATTURIERO Tassi di variazione Alimentare Estr-lavoraz. minerali non metall. Moda -di cui Tessile-Abbigl. (DB17-18) Pisa TOSCANA -di cui Pelli, Cuoio e Calz. (DC19) Meccanica Altre industrie -di cui Oreficeria, mobilio, ecc. (DN36) TOTALE MANIFATTURA -2% 0% 2% 4% 6% Fonte: IRPET Viceversa sul versante manifatturiero le performance pisane appaiono nettamente positive e migliori della media regionale. Fra i settori più rilevanti, in termini di peso, troviamo la meccanica (comprensiva dei mezzi di trasporto) che rappresenta circa il 6,8% del VA provinciale e cresce in misura assai consistente (+5,1%) spuntando un risultato superiore alla media toscana (+4,9%). Questo leggero vantaggio è frutto di risultati piuttosto diversi all interno del comparto; mentre i mezzi di trasporto, che in provincia rappresentano la componente principale (da soli pesano per il 2,2% del VA provinciale contro lo 0,7% in Toscana) crescono in modo molto consistente (+10,4%) il resto della meccanica, che pesa meno che nel resto della regione, spunta risultati inferiori alla media Toscana (Pisa 2,6%; Toscana 4,7%). L altro settore manifatturiero di rilievo, la moda, rappresenta circa il 6,5% del VA provinciale e cresce leggermente più della media Toscana (Pisa 1,7%; Toscana 1,0%). Anche in questo caso il risultato differenziale dipende dal mix settoriale. Le pelli e cuoio, che in provincia pesano per il 5,5% del VA totale, spuntano una crescita consistente (Pisa 2,1%; Toscana 2,4%) mentre il tessile abbigliamento, assai meno rilevante registra una leggera perdita (-0,6%). Tiene il terziario anche per merito del turismo e dei consumi delle famiglie Infine, vista l ottima annata dal punto di vista del turismo, che si è tradotta in un incremento delle presenze in provincia addirittura superiore alla crescita molto elevata della Toscana (Pisa +8,4%, Toscana +7,6%), è ampiamente aumentata anche la spesa sostenuta dai turisti all interno del territorio pisano. Questa domanda turistica, ha fortemente impattato sui produttori di servizi locali. In particolare ha goduto di questo incremento di spesa il comparto maggiormente legato al fenomeno turistico, gli alberghi e ristoranti, che hanno aumentato il loro valore aggiunto del 3,5%. Si tratta di un risultato positivo che, prosegue il percorso di crescita dell anno precedente (+1,5%). Come dicevamo anche il terziario avverte il clima di ripresa e i consumi delle famiglie tornano a crescere trainando la branca del commercio che segna un aumento del VA dell 1,7%. Tale risultato per quanto superiore a quello del 2005 appare nettamente più contenuto di quanto si registra a livello regionale (+2,4%). La ragione sembra dipendere dal fatto che, nonostante la forte crescita del 2006, la provincia di Pisa presenta ancora un livello di turisticità inferiore alla media regionale (7 presenze pro 13
14 capite contro 11,4 in Toscana); la crescita dei consumi dei turisti ha quindi sospinto meno che altrove la crescita dei consumi interni. Per quanto riguarda gli altri servizi il risultato è meno rilevante (+1,2%) a causa del calo registrato dal comparto dell intermediazione immobiliare e dei noleggi e della sostanziale stabilità del settore pubblico (sanità e istruzione). Se si eccettuano queste componenti il resto dei servizi realizza incrementi che, si collocano in un intorno dei 2-2,5 punti percentuali. Solo i servizi alle imprese segnano fra la componente privata dei servizi una crescita inferiore (+1,4%). Nonostante la buona performance di quest anno, la bassa domanda di servizi alle imprese rappresenta comunque un sintomo di difficoltà, o comunque di scarso cambiamento, da parte del sistema manifatturiero provinciale. Se il terziario nel complesso ha spuntato tassi di variazione modesti (+1,4%), nettamente inferiori alla media dei settori manifatturieri (+3,1%), è anche vero che, stante la forte specializzazione industriale della provincia, il comparto dei servizi ha un peso minore che nel resto della regione e che quindi i modesti risultati raggiunti hanno probabilmente contribuito in modo limitato al differenziale di crescita fra Pisa e il resto della regione. I differenziali di crescita rispetto alla media regionale: fra elementi strutturali e specificità settoriali A livello regionale la crescita è stata trainata in larga misura dalla domanda esterna, estera in particolare, che concentrandosi prevalentemente su beni manufatti (l export di servizi ha ancora un peso modestissimo nella nostra regione) ha attivato principalmente i settori manifatturieri (il cui valore aggiunto è cresciuto del 2,3%). I settori del terziario, di converso, attivati solo dalla domanda intermedia delle imprese e dalla domanda di servizi delle famiglie, hanno spuntato in Toscana un risultato decisamente inferiore (+1,6%). In un contesto del genere ci saremmo attesi che la provincia di Pisa, specializzata nelle produzioni industriali (il VA dell industria rappresenta in provincia il 30,5% del totale contro il 27,6% in Toscana) si sarebbe avvantaggiata delle ripresa del commercio estero più della media regionale. Tuttavia il comparto industriale provinciale realizza una crescita del VA inferiore alla media toscana (Pisa +1,0%, Toscana +1,2%) in tal modo vanificando il vantaggio che deriva dal suo maggior peso. La componente in effettiva crescita è solo quella manifatturiera (Pisa +3,1%, Toscana +2,3%) che ha però un peso in provincia analogo a quello regionale (Pisa 19,2%, Toscana 19,3%). Allo stesso tempo anche il settore dei servizi, che nell economia della provincia ha un peso minore spunta risultati più modesti della media regionale (Pisa +1,4%, Toscana +1,6%). Nonostante il buon andamento del 2006 la performance della struttura produttiva pisana non soddisfa del tutto se collocata all interno contesto di crescita regionale: la dinamica complessiva, tanto nei servizi che nell industria, appare compromessa dai cattivi risultati di alcuni settori, che registrano difficoltà anche a livello regionale, ma che in provincia appaiono particolarmente consistenti (come l energia, o alcuni servizi pubblici). Allo stesso tempo sembrano aver influito negativamente anche altri settori che, pur avendo un peso analogo a quello medio regionale, hanno spuntato risultati meno brillanti che a livello regionale (come è il caso dei minerali non metalliferi e in minor misura dei servizi alle imprese). Al di là di generali considerazioni circa il peso e la dinamica relativa dei macro settori, il minor risultato di crescita del VA totale spuntato dalla provincia (Pisa +1,3%; Toscana +1,5%) può essere valutato compiutamente solo alla luce di una analisi ad un livello di disaggregazione settoriale più avanzato. In particolare, attraverso una semplice analisi shift and share, è possibile verificare in che misura le peggiori performance provinciali dipendano: a) dal fatto che settori che hanno spuntato le performance migliori a livello regionale siano quelli che in provincia hanno un peso trascurabile, o viceversa superiore, alla media toscana (effetto mix); b) dalle sorti di singoli settori, che possono essere andati meglio o peggio della media regionale (effetto competitività). 14
15 c) Effetto mix ed effetto competitività sommandosi alla variazione media registrata dalla regione nel complesso consentono di ottenere il risultato di crescita provinciale. Come risulta chiaro dal grafico seguente, le componenti mix e competitività hanno entrambe un segno negativo nel caso di Pisa. Grafico 8 CRESCITA PROVINCIALE E CRESCITA REGIONALE Il contributo del mix produttivo e della competitività provinciale 1,6% 1,2% 0,8% 0,4% 0,0% -0,4% Var.% VA complessivo toscano Effetto mix Effetto competitività Var.% VA complessivo pisano Il ritardo di Pisa rispetto al resto della regione sembra quindi doversi attribuire tanto all effetto mix, ovvero al fatto che i settori che maggiormente sono cresciuti in Toscana hanno uno spessore contenuto a livello provinciale, quanto all effetto competitività, ovvero al diverso andamento dei singoli settori provinciali rispetto agli omologhi toscani. Nello specifico dei due punti di differenza nella crescita del valore aggiunto fra provincia (+1,3%) e Toscana (+1,5%) uno è attribuibile all effetto mix (0,08 punti per l esattezza) e l altro all effetto competitività (0,12 punti). In conclusione, per quanto alcune specificità provinciali rendano difficile il confronto, appare comunque evidente che, nonostante i buoni risultati ottenuti, Pisa risente di alcune difficoltà, che se in parte sono attribuibili al tipo di specializzazione della sua industria (forte presenza del comparto energia), dall altro mostra anche problemi di competitività a livello dei singoli settori considerati (minerali non metalliferi, tessile abbigliamento ecc.) in larga misura compensati dalle forti capacità di crescita di alcuni settori più avanzati (mezzi di trasporto). Come è andato l ultimo anno: i territori interni alla provincia Visto che la manifattura Pisana spunta risultati mediamente più alti del terziario nel complesso (questo si ricorda non vale però per l industria nel complesso) possiamo attenderci una relazione positiva fra specializzazione manifatturiera (grafico 10) e crescita dei territori. Tale fatto appare in parte verificato. Tuttavia oltre alla specializzazione manifatturiera il risultato sembra dipendere, in modo piuttosto stretto, anche dalle sorti dei singoli settori di specializzazione (moda in negativo e mezzi di trasporto in positivo) e dalla presenza di altri settori industriali (energia e costruzioni). Da un punto di vista territoriale, comunque, i sistemi locali che realizzano le crescite del PIL più elevate, vale a dire la Val d Era (+2,1% contro +1,5 in provincia) e il Valdarno Inferiore (+1,5 come nel resto della provincia) sono le realtà più specializzate nella manifattura. Nonostante ii sistema di Santa Croce, sia il più specializzato nella manifattura (da essa deriva il 39,6% del VA contro il 19,4% in provincia), esso realizza risultati di crescita inferiori per la scarsa dinamicità del comparto pelli e cuoio; viceversa la Val d Era, dove la specializzazione manifatturiera è minore (22,0% del VA deriva dalla 15
16 manifattura), i risultati di crescita sono amplificati dalle buone performance del settore dei mezzi di trasporto (in particolare, come vedremo trattando delle esportazioni, dal comparto delle due ruote). Grafico 9 PESO DELL INDUSTRIA MANIFATTURIERA SUL VALORE AGGIUNTO Valdarno Inferiore Val d'era Area Pisana Val di Cecina PISA TOSCANA Fonte: IRPET Dal lato opposto i sistemi che crescono meno sono quelli con la maggiore specializzazione terziaria: l Area Pisana (dove il terziario rappresenta oltre il 77% del VA) sperimenta una crescita del PIL dell 1,4%, mentre la Val di Cecina risente della forte presenza del comparto energia (rappresenta oltre il 22,3% del VA locale) che, perdendo oltre il 5,7% del VA, frena la crescita del PIL dell area sul livello dello 0,3%. A fianco della chiave settoriale un altra possibile lettura delle dinamiche congiunturali si realizza analizzando le variazioni delle diverse componenti della domanda, ed il modo in cui esse contribuiscono alla crescita locale sia per il peso hanno nella singola area locale, sia per la variazione sperimentata. Calcolando i contributi alla crescita per i singoli sistemi locali il quadro che emerge è il seguente (Tab. 10). Tabella 10 CONTRIBUTI ALLA CRESCITA DEL PIL PROVINCIALE E DEI SISTEMI LOCALI DELLA PROVINCIA Valdarno inferiore Val d'era Area pisana Val di Cecina Provincia Domanda finale interna 0,7% 2,4% 1,6% 2,1% 1,7% di cui consumi delle famiglie 0,7% 1,1% 1,0% 0,7% 0,9% Domanda esterna 0,8% -0,3% -0,2% -1,8% -0,2% Variazione del PIL 1,5% 2,1% 1,4% 0,3% 1,5% Con la sola eccezione del Valdarno inferiore la cui crescita è spiegata sia dalle capacità di esportazione all esterno (all estero e nel resto d Italia), sia dalla maggiore domanda interna, la crescita del resto dei sistemi locali della provincia sembra dipendere esclusivamente dalla domanda interna; in nessuno di essi la domanda esterna offre difatti un contributo positivo. Interessante per la Val d Era il contributo negativo delle relazioni con l esterno; tale fatto sembra apparentemente in contrasto con quanto rilevato dalle esportazioni di fonte Istat in cui si osserva una crescita particolarmente accentuata degli altri mezzi di trasporto. Scendendo nel dettaglio dei dati di contabilità si nota tuttavia che la forte crescita delle esportazioni all estero (che in termini netti offrono un contributo alla crescita locale di oltre 4,6 punti di PIL) sono integralmente riassorbite dalla forte crescita delle importazioni dal resto d Italia; tale fatto potrebbe dipendere dagli approvvigionamenti infragruppo 16
17 realizzati dalla nota impresa leader locale 6. Questa lettura sembra essere in linea con il forte contributo alla crescita della domanda finale interna dove solo una parte minoritaria è da ricondursi all aumento dei consumi delle famiglie mentre il resto dipende dalla crescita degli investimenti e (delle scorte). Le maggiori importazioni realizzate dal resto d Italia potrebbero anche essersi trasformate, almeno per parte, in scorte di prodotti e/o in nuovi apparati produttivi nel sistema locale. Anche nell Area pisana il contributo positivo principale deriva dalla domanda interna (1,6 punti di PIL); questo è composto per circa due terzi dal contributo dei maggiori consumi delle famiglie e per il restante terzo dal contributo derivante dai maggiori investimenti. In questo caso il segno negativo delle relazioni con l esterno è la sintesi di una situazione opposta rispetto a quella osservata in Valdera: in questo caso in linea con la natura di area urbana specializzata in servizi con forte orientamento al panorama regionale, l area pisana realizza un saldo commerciale fortemente positivo nei confronti del resto d Italia e in particolare della Toscana; il contributo di tale saldo è tuttavia completamente riassorbito dal deficit commerciale dell area con l estero. Per quanto concerne infine la Val di Cecina il contributo positivo delle diverse componenti dalla domanda interna (+2,1%) è in larga misura controbilanciato dal segno negativo delle relazioni con l esterno. Anche in questo caso, come nell area pisana, si osserva un contributo positivo delle esportazioni verso il resto della regione (si tratta perlopiù di esportazioni di energia elettrica) totalmente compensato dalla crescita delle importazioni di beni dal resto d Italia e dall estero, in parte necessarie a soddisfare la forte domanda turistica che si rivolge al sistema locale. Cresce l occupazione ma meno della domanda di lavoro Le dinamiche delle grandezze appena considerate portano con sé riflessi sul fronte occupazionale non sempre di facile lettura. Come è noto il fenomeno può essere affrontato da due punti di vista diversi: da quello della offerta di lavoro espressa dai residenti nell area, misurato in termini di livelli di occupazione e disoccupazione, e da quello della domanda di lavoro espressa dalle imprese presenti nell area, che si può rivolgere a soggetti residenti o non, e che si misura in termini di unità di lavoro standard (ULA). La positiva dinamica delle ULA (Pisa +0,7%, Toscana +0,8%), quindi della domanda di lavoro, è ovviamente la conseguenza del ritorno dell attività economica su di un profilo di crescita. Tale fatto deve essere salutato positivamente dato che nel biennio precedente le ULA si erano ridotte complessivamente di circa l 1,2%. La ripresa della domanda di lavoro, stimolata dalla maggiore domanda, sembra in parte dipendere dalla crescita della produttività che, nel biennio precedente, anche a seguito di una riduzione della quantità di lavoro utilizzata, è leggermente aumentata. Questa circostanza, in parte può essere attribuita al buon andamento di alcuni settori industriali, caratterizzati da livelli di valore aggiunto per addetto elevati, che, come nel caso della meccanica, hanno mantenuto il proprio peso a fronte di una riduzione dei settori, come quelli moda, dove il livello di produttività del lavoro risulta più contenuto. In parte poi l incremento di produttività del lavoro deve essere collegato al proseguimento del processo di terziarizzazione e in particolare alla crescita di peso di quelle attività terziarie più qualificate, come l informatica, ricerca ed altre attività (che aumentano il proprio peso in termini di VA di oltre 1,5 punti negli ultimi 5 anni) oppure i trasporti e comunicazioni (che crescono di un ulteriore mezzo punto) che presentano livelli di VA per addetto particolarmente elevati. Diversamente da quanto osservato in molte altre parti della toscana la domanda ed offerta di lavoro in provincia di Pisa mostrano però dinamiche che non sono del tutto concordanti fra loro. Dal lato della 6 La crescita nelle importazioni dal resto d Italia possono dipendere o dal fatto che i prodotti Piaggio incorporano parti e componenti realizzate da società del gruppo in altre parti d Italia oppure dal fatto che alcune delle esportazioni imputate alla sede di Pontedera sono in effetti beni realizzati in altri stabilimenti del gruppo. 17
18 domanda si osserva un aumento delle ULA utilizzate dalle imprese (+0,7%), dal lato dell offerta viceversa gli occupati complessivi (fonte IFDL) risultano tutto sommato stabili se non in leggera flessione (-0,5%). Vi possono essere ragioni diverse che spiegano questa apparente contraddizione. Tra queste il fatto che mentre le unità di lavoro misurano la quantità di lavoro utilizzata nell area e riportata ad unità lavorative standard (quindi teoriche e non ad un numero di lavoratori effettivi), gli occupati sono lavoratori residenti che si dichiarano tali indipendentemente dall orario di lavoro svolto. Inoltre mentre le ULA si riferiscono ad attività svolte sul territorio sia da lavoratori residenti nel sistema locale che da lavoratori provenienti da altri territori, gli occupati misurano il numero di lavoratori residenti indipendentemente dall impresa, locale o non, ove essi lavorano. Queste due differenze fondamentali possono far sì che le due grandezze (unità di lavoro e occupati) possano presentare dinamiche fra loro anche molto diverse. I diversi andamenti rilevati sembrano dipendere da due circostanze fra loro in parte collegate: da un lato la crescita occupazionale maggiore si osserva in alcuni settori industriali, quali quelli della meccanica, dove in generale il lavoro appare più strutturato (meno flessibile); dall altro la crescita occupazionale riguarda, stando alle stime dell indagine forze di lavoro dell Istat (IFDL), solo la componente maschile mentre quella femminile, presso la quale sono ancora più diffuse le posizioni a tempo parziale, sperimentano un calo. Dietro il calo del tasso di occupazione complessivo (che passa dal 64,5 del 2005 al 63,9% del 2006) si nascondo quindi rilevanti differenze: l occupazione maschile cresce in modo consistente (da 73,0 nel 2005 a 75,3 nel 2006) mentre quella femminile si riduce in modo considerevole (da 55,9 nel 2005 a 52,4 nel 2006). La crescita di unità di lavoro nell industria (in genere associata a lavori a tempo pieno con profili perlopiù maschili) ed il calo della domanda di lavoro nel terziario (dove più frequentemente l occupazione è femminile e a tempo parziale) potrebbero essersi tradotte in una sostituzione di lavoratori a tempo parziale con occupati a tempo. Questo potrebbe in parte spiegare perché a fronte di una crescita complessiva delle unità di lavoro, si osservi una certa riduzione nel numero degli occupati. Naturalmente a fronte di variazioni di questa entità si ricorda che le stime dell indagine IFDL, pur restando la fonte informativa più affidabile sul mercato del lavoro, quando si scende al minimo dettaglio territoriale per il quale l Istat garantisce la significatività (quello provinciale), l intervallo di confidenza delle stime tende ad ampliarsi e quindi il confronto fra valori puntuali non sempre risulta significativo (né tantomeno del tutto corretto). La dinamica dei tassi di disoccupazione (confermando le avvertenze sulla significatività delle stime puntuali sul mercato del lavoro provinciale) induce a ridimensionare la valutazione negativa sulla situazione occupazionale ed in particolare su quella della componente femminile. Il tasso di disoccupazione infatti si riduce in provincia in modo piuttosto consistente fra il 2005 ed il 2006 passando dal 5,2 al 3,6%. Il contributo più sensibile a tale riduzione sembra per altro derivare proprio dalla componente femminile che vede calare il tasso di disoccupazione dal 6,7% del 2005 al 4,3% nel 2006 (per i maschi i valori passano dal 4,0 nel 2005 al 3,1% nel 2006). In una valutazione di sintesi la situazione del mercato del lavoro risulta, se non positiva almeno di sostanziale stabilità (ULA +0,7%), anche se, come accennato, e in linea con l evoluzione osservata a livello settoriale, restano alcuni dubbi sulla componente femminile. La proiezione internazionale della provincia Per meglio comprendere l evoluzione congiunturale del 2006 facciamo di seguito riferimento ai dati del commercio estero di fonte Istat. Tali dati, espressi a valori correnti, non sono direttamente confrontabili con quanto fin ora visto (dove in generale le grandezze commentate sono a valori costanti): le variazioni 18
19 delle esportazioni di seguito illustrate sono infatti rappresentative di mutamenti in valore che possono dipendere tanto dalle quantità (variazioni reali) che dal prezzo dei beni scambiati. Rispetto a quanto finora visto questi dati risultano interessanti per due ragioni, da un lato perché offrono alcuni spunti di lettura sulla dinamica dei prezzi (rilevanti per il VA dei singoli settori), dall altro perché offrono un dettaglio settoriale molto maggiore rispetto ai dati di contabilità (anche se i flussi commerciali qui analizzati riguardano i soli rapporti con l estero senza nulla dire circa il mercato interno). Il volume esportato dalla provincia di Pisa rappresenta circa l 11,0% del totale regionale, un valore analogo al peso della provincia in termini di valore aggiunto (10,9%) o di popolazione (11,0%). Naturalmente in questo modo non si considerano le esportazioni verso il resto della regione e del paese, trascurando quindi uno dei ruoli di rilievo di sistemi come quello dell Area pisana, sul versante dei servizi, e della Val di Cecina Interna sul versante dell energia 7. Limitando l analisi alle esportazioni all estero, la tabella 11 riporta il tasso di variazione 2005/2006 a prezzi correnti e la composizione percentuale delle esportazioni provinciali e toscane. Il settore principale, nonostante la sua forte apertura anche sul versante nazionale, resta quello delle pelli, cuoio e calzature (pesa per circa il 32,7% del totale export della provincia); le produzioni pisane, rappresentate perlopiù da pelli conciate (pesano per oltre il 70% dell export del settore) e in parte minore da calzature, sperimentano una crescita consistente (+5,1%) anche se inferiore al dato regionale (+6,8%); la migliore performance del settore a livello regionale dipende in parte dalla crescita delle esportazioni di pelletteria (fiorentina ed aretina) che sono aumentate con una intensità nettamente superiore alla media del settore (+16,5%). Se come accennato in precedenza alla buona crescita nominale sui mercati internazionali non ha fatto seguito una crescita in termini di valore aggiunto altrettanto elevata (il VA del settore cresce del 2,1% a prezzi costanti e del 4,0% a prezzi correnti) questo dipende in parte dalle difficoltà dei settori utilizzatori di pelle a livello nazionale, in particolar modo i produttori di calzature, fortemente sottoposti alla concorrenza dei nuovi paesi emergenti. Il secondo settore, in termini di peso sul totale esportazioni, è rappresentato dagli altri mezzi di trasporto che rappresentano circa un quarto delle esportazioni provinciali. In questo caso i successi della Piaggio (e di quella parte della componentistica che affrancandosi dalla impresa leader si è inserita in catene globali del valore), appaiono evidenti per i ritorni che hanno sul versante delle esportazioni che aumentano di oltre il 50% nel corso del Si tratta di un risultato di grande rilevanza che supera quello già molto rilevante registrato a livello regionale (+35,7%) sul quale influiscono però anche altri sotto settori dei mezzi di trasporto, ugualmente in grande espansione, come la cantieristica. Analogamente al settore degli altri mezzi di trasporto, che come abbiamo accennato a Pisa sono in larga misura rappresentati dalle due ruote, anche il settore automotive riscuote nel 2006 un discreto successo incrementando il proprio export in misura analoga al settore del motociclo; le esportazioni di auto e componenti di auto raggiungono così in provincia oltre il 9,5% del totale esportazioni. In forte crescita poi anche alcuni settori della meccanica (come i prodotti in metallo) che probabilmente legati ai settori dei mezzi di trasporto sperimentano una forte espansione e arrivano a coprire nel 2006 circa il 3% dell export. 7 Se, facendo riferimento ai dati di contabilità, oltre alle esportazioni all estero si considerassero anche le esportazioni verso il resto d Italia, il peso della provincia sul totale regionale salirebbe leggermente fino al 12,1% del totale esportazioni. 19
20 Tabella 11 EXPORT A PREZZI CORRENTI. PROVINCIA DI PISA E TOSCANA Composizione %, Valori assoluti in mln di Euro e Variazioni % Peso % 2006 VA 2006 (mln) Var.% Pisa TOSCANA Pisa TOSCANA Pisa TOSCANA Agricoltura, caccia, pesca e silvic. 0,1 1,1 2,2 257,5 144,0 7,3 Alimentari bevande e tabacco 2,8 6,0 76,2 1,459,4 3,9 11,3 Prodotti tessili 0,9 10,0 22,9 2,440,4 11,9-3,6 Articoli di abbigliamento; pellicce 2,2 5,9 58,2 1,449,3-14,4 6,5 Pelli, cuoio e calzature 32,7 13,8 880,7 3,377,9 5,1 6,8 Legno e prodotti in legno 0,4 0,4 10,3 91,0-13,0-7,5 Carta stampa editoria 0,8 3,7 20,8 899,6-7,0 4,7 Chimica, gomma e plastica 4,8 8,2 130,3 2,013,2 8,2 7,0 Minerali non metalliferi 2,2 3,2 58,9 777,0 4,2 0,9 Metallurgia 0,7 6,3 18,6 1,549,1 48,1 66,6 Prodotti in metallo 3,0 1,8 79,9 446,1 51,8 19,0 Macchine e app.meccanici 5,8 14,2 156,1 3,475,7-1,9 24,4 Macchine per ufficio, elaboratori ecc 0,1 0,2 2,8 39,9 107,7 57,8 Macchine e app. elettrici n.c.a. 0,3 2,2 9,1 529,8-16,0 25,5 Apparecchi radio TV 6,3 1,3 168,8 311,7-44,4-39,1 Appar. medicali, di precisione, ottica 0,2 1,8 5,2 436,6-51,9 23,4 Autoveicoli e rimorchi 9,5 3,5 256,6 867,9 53,0 14,3 Altri mezzi di trasporto 24,7 6,3 663,8 1,534,3 53,2 35,7 Altre industrie manifatturiere 2,4 8,8 63,8 2,141,8 2,1 5,0 di cui mobilio 2,2 2,4 60,2 590,1 1,5 4,2 di cui oreficeria 0,0 5,8 0,1 1,425,6 11,2 5,1 Altro 0,2 2,1 5,7 503,8-10,8 19,4 TOTALE 100,0 100,0 2,689,8 24,447,4 10,6 12,0 Fra gli altri settori con un certo peso a livello provinciale si distinguono infine la Chimica gomma e plastica e le Macchine ed apparecchi che spuntano entrambi variazioni superiori al +20%. Allargando lo sguardo agli altri settori si ha comunque l impressione che la crescita si concentri prevalentemente nei settori che, direttamente o indirettamente, ruotano attorno al mondo dei mezzi di trasporto e della meccanica ad essi connessa, mentre negli altri settori stentino ad affermarsi situazioni di analogo successo. Il ruolo del turismo Oltre alle vendite direttamente effettuate dalle imprese pisane al di fuori dei confini locali esiste un secondo importante canale per attrarre reddito dall esterno all interno della provincia: il turismo. Come già accennato in precedenza, questo insieme di attività, nonostante il successo del 2006 recenti, ha ancora un peso piuttosto contenuto all interno del panorama provinciale: in termini di presenze procapite la provincia si colloca su valori (7,0 presenze per abitante) notevolmente inferiori alla media regionale (11,4%). Pisa è tuttavia una realtà con un forte grado di attrattività turistica potenziale ancora non del tutto sfruttata: il patrimonio storico, artistico e ambientale del territorio, misurato in termini di citazioni sulle principali guide turistiche, ha una consistenza decisamente più elevata di quanto i flussi attuali lascino percepire (il numero di citazioni delle guide turistiche per migliaia di turisti è molto più elevato della media regionale). Questa eccellenza ancora parzialmente valorizzata si rispecchia nei risultati degli ultimi anni quando, con l unica eccezione del 2005, la provincia di Pisa riesce a tenere, se non ad espandersi, sul fronte delle presenze turistiche. 20
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