L attrazione di Investimenti Diretti Esteri in Italia e nel Mezzogiorno: ruolo delle politiche nazionali e regionali

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1 Aspetti territoriali e regionali della politica industriale L attrazione di Investimenti Diretti Esteri in Italia e nel Mezzogiorno: ruolo delle politiche nazionali e regionali Roberto Basile, Marianna Mantuano Istituto di Studi e Analisi Economica Classificazione jel: R380; R introduzione Nel corso degli anni si è posta un attenzione sempre maggiore al sostegno pubblico allo sviluppo economico territoriale. Ciò è vero sia a livello nazionale basti pensare al corposo sistema di incentivazione esistente in Italia, sia a livello dell Europa unita dove operano i diversi fondi strutturali e di coesione. L obiettivo principale dell intervento del policy maker è di ridurre le disparità esistenti favorendo una sorta di redistribuzione delle attività produttive sul territorio; ciò sarebbe possibile sia migliorando le condizioni di base (dotazione di infrastrutture materiali ed immateriali, efficienza burocratica ed amministrativa, efficacia del sistema legale) che agevolerebbero la nascita e la resistenza in vita di un tessuto imprenditoriale locale, sia implementando un sistema di incentivazione che spingerebbe imprese esogene ad investire attivamente sul territorio. Proprio l attrazione di Investimenti Diretti Esteri (ide) rappresenta uno dei temi che più interessa il dibattito recente. L importanza riconosciuta agli ide nel favorire lo sviluppo economico locale è direttamente riconducibile alla capacità di tali investimenti di generare occupazione, di innalzare il livello di produttività in una determinata area e/o settore industriale, alla possibilità di trasferire conoscenza e competenze, non solo tecnologiche, ma anche organizzative e gestionali, nonché di aumentare la capacità esportativa del territorio 1. Generalmente, infatti, le imprese multinazionali (imn) sono più grandi 1 In letteratura si distingue, generalmente, tra effetti diretti degli ide (estensione della base occupazionale, formazione di capitale umano e attività di ricerca e sviluppo) ed effetti indiretti (tutti gli effetti di spillover derivanti sia dal processo competitivo/imitativo che si sviluppa tra imprese multinazionali ed imprese locali, sia dai rapporti verticali tra le stesse imprese backward e foreward linkages). L industria / n.s., a. XXIX, n. 4, ottobre-dicembre

2 delle imprese nazionali, hanno una produttività maggiore, operano in settori caratterizzati da elevati investimenti in r&s, hanno e creano risorse che non possono essere fornite da imprese locali, quali capitali, tecnologie, conoscenze, opportunità di lavoro, varietà di prodotti e migliore accesso al mercato. A ciò si aggiungono ulteriori note positive rappresentate, da un lato, dal maggior fermento dell imprenditorialità locale stimolata dalle possibili relazioni di subfornitura e, dall altro, dall attivarsi di meccanismi di self-reinforcing in virtù dei quali imn tendono a imitare le scelte di localizzazione già effettuate da investitori stranieri operanti nello stesso settore. Naturalmente, le esternalità positive si dispiegano a condizione che i benefici connessi all ingresso di un impresa estera in un determinato territorio siano superiori ai costi derivanti da possibili effetti di spiazzamento dell industria locale (Hanson, 2001; Rodrick, 2004). Gli ide rappresentano, dunque, un importante strumento per favorire lo sviluppo locale e sostenere la crescita economica nazionale. Ciò risulta particolarmente vero per l Italia e per il Mezzogiorno. A livello nazionale, ormai da qualche anno si avvertono i riflessi di una crisi competitiva del sistema industriale nei confronti non solo dei paesi europei più avanzati, ma anche di quelli recentemente entrati a far parte dell Unione Europea. La posizione critica del potenziale di crescita dell Italia viene ricondotta tanto alla scarsa capacità di attrarre ide, quanto alle «inefficienze dinamiche» del modello di specializzazione nazionale (Basile, Giunta 2005; svimez, 2005). L ingresso di imprese estere, diverse per cultura e competenze rispetto a quelle italiane ed operanti in settori più dinamici, ad alta tecnologia, potrebbe contribuire a modificare il modello di specializzazione produttiva nazionale ed a rilanciare la competitività complessiva del Paese. A livello locale, lo sviluppo delle regioni meridionali avviene con lentezza ed estrema dissomiglianza tra le aree. Negli ultimi anni il Mezzogiorno ha rappresentato una anomalia rispetto alle altre regioni «sottoutilizzate» d Europa (sia ue15 che ue27): l arresto del processo di convergenza, attivo, invece, negli altri paesi dell ue (svimez, 2008), è indicativo della mancata attivazione di uno sviluppo endogeno/autopropulsivo e dell opportunità di non limitarsi a sostenere la piccola imprenditoria locale, ma di stimolare insediamenti produttivi da parte di imprese esogene. È indubbio, dunque, che gli ide rappresentino un efficace strumento per lo sviluppo economico di un territorio. Quali sono le strategie ed i fattori che condizionano le scelte di localizzazione delle imprese estere? Quali sono gli elementi strutturali e gli incentivi di diversa natura su cui far leva per riuscire ad attrarre un numero maggiore di investitori esteri sul territorio nazionale e nel Mezzogiorno in particolare? In questo lavoro si cercherà di fornire alcuni elementi di risposta a queste domande. Naturalmente, data la complessità e l ampiezza del tema, la trattazione degli argomenti non ha la pretesa di essere 36

3 esaustiva. L idea è piuttosto di definire un quadro completo all interno del quale collocare gli aspetti di policy direttamente o indirettamente connessi all attrazione degli investimenti dall estero. A tal fine, nel paragrafo che segue ( 2) si analizza la posizione dell Italia e delle regioni meridionali in materia di ide in entrata rispetto al resto d Europa, ripercorrendo le ragioni della debole performance nazionale (effetto Paese, caratteristiche dei territori, allargamento ad Est dell Unione Europea). Il paragrafo successivo ( 3) ripropone l analisi dei principali elementi su cui far leva per aumentare il numero di investimenti dall estero: i fattori esaminati, unitamente all attivazione di alcuni strumenti e meccanismi di sostegno, possono fornire un utile riferimento per il policy maker nella definizione del sistema di incentivazione e, in un ottica di più ampio respiro, di alcuni provvedimenti di politica economica che potrebbero favorire la localizzazione di nuovi impianti produttivi e di investimenti sul territorio nazionale. L ultimo paragrafo è dedicato alle conclusioni. 2. la posizione dell italia e delle sue regioni nell attrazione di ide Negli ultimi anni i flussi di ide e, più in generale, i movimenti internazionali di capitali da impiegare in attività produttive, hanno fatto registrare un trend crescente. I dati dell ultimo rapporto unctad (World Investment Report, 2007) sugli investimenti nel mondo mettono in evidenza come nel 2006 la crescita complessiva mondiale dei flussi di ide sia stata pari al 38 per cento, con una performance particolarmente positiva per l Italia nella quale gli ide in entrata sono quasi raddoppiati (+96 per cento rispetto all anno precedente). Tuttavia, nonostante la dinamica positiva del 2006, resta ampio il divario che separa l Italia dai principali paesi avanzati. Ciò è visibile non solo in riferimento ai dati sullo stock o sui flussi degli investimenti esteri in un arco temporale di medio-lungo periodo, ma anche se si considera l incidenza di tali flussi in rapporto al pil o agli investimenti fissi lordi. La modesta performance complessiva dell Italia sembra in netto contrasto con il potenziale di attrazione riconosciuto al Paese. Se si fa riferimento alle graduatorie redatte annualmente dall unctad, risulta evidente che l Italia attrae un volume di ide nettamente inferiore al suo potenziale (unctad, vari anni) 2. Sulla base di tali indici, calcolati come medie triennali, negli anni 2 L unctad classifica i paesi in quattro diverse tipologie a seconda del livello (alto o basso) degli indici di performance e di potenziale. In tal modo, i front runner sono quei paesi con un elevato potenziale di attrazione ed un elevata performance in materia di ide; gli above potential sono i paesi caratterizzati da un basso potenziale, ma che riescono ad attrarre un numero elevato di investimenti esteri; i below potential, tra cui rientra l Italia, sono i paesi che non riescono a sfruttare appieno il loro potenziale che risulta elevato a fronte di una bassa 37

4 l Italia occupava la 29 a posizione per quanto riguarda il potenziale di attrazione, ma solo la 112 a in termini di performance, quindi di investimenti effettivamente attratti 3. A livello territoriale tutte le regioni, ad eccezione della Lombardia, manifestano evidenti difficoltà nell attrazione di ide: secondo recenti studi (Basile et al., 2008a), la performance regionale sarebbe ben il 75 per cento al di sotto della media delle regioni europee con caratteristiche simili 4. Ciò è particolarmente vero per il Mezzogiorno, in cui i disincentivi alla localizzazione connessi principalmente alla scarsa dotazione infrastrutturale, alla radicata presenza di organizzazioni criminali, alla scarsa presenza di economie di agglomerazione, alla posizione periferica rispetto al mercato europeo appaiono ancora nettamente superiori ai vantaggi competitivi che l area può offrire (ad esempio, assenza di costi di congestione, disponibilità di manodopera ed incentivi pubblici concessi a vario titolo). In un simile contesto, è utile evidenziare quali sono i fattori che influenzano le scelte localizzative degli investitori internazionali. La letteratura empirica relativa al caso italiano (tra gli altri, Mariotti, Piscitello 1994; Basile, 2004; De Propis et al., 2005; Bronzini, 2007) individua due tipologie di fattori che influenzano la capacità di attirare investimenti dall estero ed a cui poter ricondurre la posizione debole dell Italia e delle sue regioni nell attrazione di ide: a) un cosiddetto «effetto Paese», rappresentato dal ruolo delle Istituzioni, dal sistema legale e dalle politiche nazionali 5, e b) le caratteristiche territoriali, quali la dimensione del mercato effettivo e potenziale, il costo del lavoro, le economie di agglomerazione, la qualità del capitale umano, la dotazione di infrastrutture materiali ed immateriali 6. performance; infine, la categoria degli under performer racchiude i paesi con un basso livello di entrambi gli indicatori. 3 L ultimo dato disponibile per quanto riguarda l indicatore di performance è relativo al triennio In quel periodo l Italia risulta 106 a in classifica. 4 Tale percentuale era pari a 40 in un lavoro precedente degli stessi autori in cui veniva utilizzato un diverso database (Basile et al., 2006). Gli autori riconducevano il risultato sia alla possibile errata misurazione del potenziale di attrazione, sia all esistenza di un «fattore comune», come l appartenenza allo stesso Paese, che deprimerebbe gli ide in tutte le regioni. Nel lavoro si dimostrava, infatti, che una volta controllato il cosiddetto «effetto Paese», le varie regioni attraggono un numero di investimenti non differente da quello predetto dalle loro caratteristiche osservabili. 5 Accanto a simili fattori istituzionali, per gli investimenti esteri che prevedono attività di partecipazione o controllo di imprese nazionali (m&a), anche la «questione dimensionale» può rappresentare un disincentivo. Infatti, la dimensione contenuta delle imprese italiane ed i relativi assetti proprietari e modelli di controllo societario si rivelano in qualche misura ostili all ingresso nel capitale della società di investitori esteri. 6 Per una discussione più ampia dei fattori nazionali e regionali di attrazione degli ide, si rinvia a Basile (2004), Basile et al. (2006, 2008a). In particolare, Basile et al. (2008a), rileva- 38

5 Per quanto riguarda i vincoli nazionali, la scarsa efficienza del sistema burocratico ed amministrativo si riflette negativamente sulla competitività internazionale dell Italia: a parità di altre condizioni, le imprese estere sceglieranno di localizzare la propria attività in quei paesi ed in quelle regioni in cui l apparato istituzionale ha regole e procedure trasparenti, relativamente semplificate ed in cui maggiore è il grado di assistenza ed il livello di competenza percepiti. Tra i diversi interventi di politica nazionale, inoltre, un ruolo di particolare importanza per l attrazione degli ide spetta al sistema legale e di tutela dei diritti di proprietà (Basile et al., 2006). In particolare, la tutela della proprietà intellettuale (regolamentazione dei brevetti, copyright e così via) incentiva le attività di r&s e, conseguentemente, può influenzare la realizzazione di ide in settori ad alta intensità tecnologica, poco presenti nel nostro Paese 7. Oltre alle caratteristiche nazionali, alcune specifiche variabili regionali risultano importanti ai fini dell attrazione degli ide. Innanzitutto, la dimensione del mercato locale e del mercato potenziale risultano avere un forte impatto positivo sulla localizzazione degli ide (Basile et al., 2006). Ciò appare vero, tuttavia, per gli ide di tipo «orizzontale» (market-seeking), orientati a servire i mercati esteri; per gli ide di tipo «verticale», caratterizzati dalla frammentazione internazionale dell attività produttiva, sarebbero, invece, i costi del commercio internazionale e dei fattori di produzione a condizionare la localizzazione degli ide (svimez, 2007). Un secondo fattore locale in grado di influenzare il potenziale di attrazione delle regioni è rappresentato dalle economie di agglomerazione: le imprese estere sceglierebbero di localizzare i loro investimenti laddove sono già presenti altre imprese, meglio se estere e se operanti nello stesso settore. Tale risultato non sarebbe, tuttavia, confermato per gli investimenti di tipo greenfield (Basile, 2004). Un terzo fattore che può limitare il potenziale di attrazione è connesso al costo del lavoro per unità di prodotto (clup). È noto che in Italia la manodopera è più costosa di quella presente nei paesi dell Est europeo e che la produttività del lavoro è, al contrario, più bassa rispetto a quella dei paesi europei più avanzati. Le rigidità del costo del lavoro pongono l Italia ed il Mezzogiorno in particolare, nonostante la maggiore disponibilità di manodono come i fattori di attrazione degli ide abbiano un impatto diverso a seconda della tipologia di investimento e delle funzioni aziendali interessate (produzione, commercializzazione, r&s, e così via). 7 È da precisare, tuttavia, che gli investimenti esteri relativi a settori ad alta tecnologia risultano influenzati dalla presenza nell area di altre imprese operanti nello stesso settore: le imprese estere, cioè, punterebbero molto in questi casi sulla possibilità di beneficiare di economie di agglomerazione (si veda Barrios et al., 2006, per il caso dell Irlanda). La specializzazione produttiva dell Italia, prevalentemente incentrata sui settori tradizionali, potrebbe costituire un elemento preliminare di selezione per tale tipologia di investimenti. 39

6 pera dell area in una posizione di debolezza competitiva nei confronti degli altri paesi europei. Infine, tre ulteriori elementi di fondamentale importanza per l attrazione di ide sono rappresentati dalla qualità del capitale umano (generalmente approssimata dal livello di scolarizzazione), dal grado di infrastrutturazione dell area e dall intensità di attività in r&s. Quanto più elevati sono i tre fattori, tanto maggiori saranno il potenziale e la performance di attrazione. Per le regioni meridionali, tuttavia, essi si pongono quali elementi di debolezza, data la scarsa dotazione di infrastrutture (materiali ed immateriali), il ridotto livello di qualità del capitale umano e la pressoché nulla attività di ricerca e sviluppo. Alcune considerazioni finali possono essere fatte in merito alla competizione tra il Mezzogiorno ed i paesi di nuova adesione all Unione Europea per l attrazione di ide in attività di produzione manifatturiera. L allargamento dell ue a 27 paesi ha rappresentato la novità più rilevante in ambito comunitario, per gli evidenti riflessi sulle prospettive di sviluppo di tutti gli Stati europei, non solo in termini di implementazione delle politiche di sostegno, ma anche per gli effetti dell ampliamento del mercato, legati alla concorrenza e alla mobilità di risorse umane e materiali. È riconosciuto che i paesi dell Europa dell Est, grazie ai minori costi della manodopera e agli aiuti comunitari, abbiano attratto un gran numero di ide nella manifattura industriale, mentre nel Mezzogiorno è confluito solo un numero marginale di investimenti. Non a caso, secondo le stime dell unctad, negli ultimi anni gli indicatori di performance e di potenziale di tali paesi hanno raggiunto un livello più elevato. Le politiche di attrazione di ide nel Mezzogiorno non possono quindi più far leva solo su fattori di competitività di costo, ad esempio attraverso una riduzione della tassazione dei profitti e del cuneo fiscale, oppure attraverso incentivi finanziari diretti. Accanto a questi fattori, occorrono politiche di marketing territoriale e di offerta di siti industriali in cui la presenza di capitale umano altamente qualificato e con livelli di istruzione elevata (laurea) rappresenti il principale punto di forza. Bisogna quindi puntare su settori manifatturieri high-tech e non su settori della manifattura tradizionale. 3. le politiche di attrazione degli ide L Italia, dunque, ed il Mezzogiorno in particolare, attraggono pochi ide rispetto al resto d Europa. Su quali fattori è possibile agire per migliorare la competitività nazionale agli occhi degli investitori esteri? Quali sono gli elementi di cui il policy maker dovrebbe tener conto nella formulazione di politiche che possano contribuire a migliorare la performance nazionale di attrazione di ide? Quali sono i principali strumenti previsti dalla legislazione 40

7 nazionale a cui le imn estere possono far riferimento? In quanto segue si cercherà di fornire una risposta a queste domande. Nel paragrafo precedente i fattori di debolezza competitiva dell Italia nell attrazione di ide sono stati distinti in fattori a livello nazionale («effetto Paese») e caratteristiche specifiche territoriali. Similmente e riproponendo in chiave positiva alcuni degli elementi discussi in precedenza, è possibile dirigere l intervento pubblico tanto su fattori istituzionali e politiche che interessano l intero territorio nazionale, quanto su fattori locali e politiche regionali di attrazione Interventi di politiche nazionali e regionali di attrazione L inefficienza amministrativa (lentezza della burocrazia, scarsa trasparenza, adozione di meccanismi informali di decisione) può generare un aumento dei costi operativi delle imprese e/o aumentare l incertezza del contesto in cui esse operano, riducendo la profittabilità attesa degli investimenti e scoraggiando l ingresso di investitori stranieri (Basile et al., 2008a). L apparato amministrativo italiano è caratterizzato da regolamentazioni e procedure farraginose, situazione che spesso si rivela più grave nelle regioni meridionali. Nell ottica di porre rimedio a tale inefficienza, da alcuni anni è attivo un processo di semplificazione della Pubblica Amministrazione. Nell ambito di tale processo è attualmente in fase di sperimentazione l applicazione di una procedura grazie alla quale è possibile creare un impresa in pochi giorni 8. Anche il funzionamento del sistema legale e di protezione dei diritti di proprietà, soprattutto di proprietà intellettuale, rappresenta un fattore su cui occorre intervenire per attrarre un maggior numero di investitori esteri. In realtà, la relazione tra il sistema di protezione della proprietà intellettuale ed il numero di ide attratti può essere ambigua (Basile et al., 2006, 2008a): se da una parte un inadeguata protezione legale rende più agevoli le imitazioni e meno profittevole l attività di ricerca per le grandi imprese in un dato paese, dall altra un eccesso di protezione potrebbe indurre le imprese stesse a preferire contratti di licenza agli ide. Da alcune analisi empiriche (Javorcik, 2004; Basile et al., 2006), tuttavia, risulta che tale variabile influenza positivamente il numero di ide presenti in un dato paese. Va da sé che un adeguata tutela 8 Ci si riferisce alla cosiddetta «Comunicazione Unica d Impresa» (o ComUnica), grazie alla quale tutti gli obblighi burocratici delle imprese nei confronti dell Agenzia delle Entrate, dell inps, dell inail e delle Camere di Commercio possono essere assolti rivolgendosi ad un unico canale telematico: il Registro delle Imprese. In questa stessa ottica di semplificazione è stato recentemente convertito in legge un provvedimento che snellisce la procedura di accesso alla Contrattazione programmata, come si dirà in seguito. 41

8 dei diritti di proprietà necessita di un sistema legale efficiente, caratteristica non propriamente ascrivibile al sistema legale-giudiziario italiano. Accanto ai provvedimenti di portata nazionale, in letteratura sono stati suggeriti alcuni specifici interventi di politica regionale che potrebbero, in modo più o meno consistente, aumentare sia il potenziale di attrazione che il numero effettivo di ide nelle regioni meridionali. Una delle proposte avanzate è di adottare un livello differenziato di tassazione dei redditi d impresa. Rendere meno gravosi gli oneri fiscali per le imprese localizzate in aree svantaggiate porterebbe a ridurre i costi e potrebbe rendere più appetibili quelle stesse aree agli occhi degli investitori esteri. Una soluzione simile, tuttavia, risulta da un lato impraticabile, dati i vincoli agli aiuti di stato posti dall Unione Europea: la procedura distorcerebbe le regole della concorrenza 9. Inoltre, in presenza di economie di agglomerazione solo un differenziale di tassazione molto elevato potrebbe indurre un cambiamento nelle convenienze localizzative delle imn. I vantaggi connessi alla riduzione del costo dei fattori produttivi rappresentano una delle ragioni che spingono le imprese estere ad investire in determinate regioni. Così, l elevato tasso di disoccupazione presente nelle regioni meridionali potrebbe indurre a ritenere di disporre di un vantaggio in termini di disponibilità di manodopera da offrire ad un costo più basso. Anche tale strada, tuttavia, non sembra percorribile per due ordini di motivazioni. Innanzitutto, le rigidità che caratterizzano il mercato del lavoro in Italia fanno sì che il costo del lavoro nel Mezzogiorno sia allineato a quello del Centro-Nord. A parità di costo del lavoro, le regioni centro-settentrionali, strutturalmente più avanzate, attraggono maggiori investimenti. Una seconda ragione risiede nel fatto che se fino a qualche anno fa il Sud d Italia aveva un certo potenziale di attrazione di ide nella manifattura industriale grazie all assenza di costi di congestione (Basile, 2004), oggi esso deve fare i conti con la competitività di costo dei paesi di nuova annessione all ue. La concorrenza basata sui costi è inoltre un gioco a somma zero. Non è possibile immaginare una concorrenza fiscale o basata sul costo del lavoro tra le regioni periferiche dell Europa. Dal punto di vista del benessere collettivo e della crescita economica globale dell Unione non ci sarebbe alcun vantaggio. Da un recente lavoro (Basile et al., 2008b) è emerso come il livello di pil pro capite abbia un impatto significativo sull attrazione di ide. È noto che una delle variabili più rilevanti ai fini della crescita economica dunque della crescita del pil pro capite è rappresentata dal capitale umano. Una maggio- 9 È evidente che la regola non sarebbe più stringente se il Mezzogiorno fosse un Paese a sé, come l Irlanda. In considerazione del fatto che i confini nazionali non giocano un ruolo determinante nelle scelte di localizzazione delle imn in Europa (Basile et al., 2008c), l applicazione di questa regola al Mezzogiorno e non anche all Irlanda sembra discutibile. 42

9 re qualità del capitale umano si rifletterebbe in livelli più elevati del pil pro capite ed, in ultima istanza, in quote crescenti di investimenti esteri. Oltre a tale effetto indiretto, la disponibilità di manodopera altamente qualificata è di per sé una caratteristica che influenza positivamente le scelte localizzative degli investitori esteri; ciò è particolarmente vero se si tratta di imprese operanti in settori tecnologicamente avanzati. Nelle diverse analisi empiriche la qualità del capitale umano è normalmente approssimata dal grado di scolarizzazione. È noto che il livello di educazione terziaria è più basso in Italia rispetto ai Paesi europei più avanzati e che la qualità del sistema scolastico (in termini di strutture e servizi offerti) è più bassa al Sud rispetto al Nord del Paese. L adozione di misure che possano contribuire a rendere più efficiente il sistema educativo e, in tal modo, migliorare la qualità del capitale umano è indubbiamente un fattore su cui occorre far leva per riuscire ad attrarre un numero maggiore di ide. Uno dei fattori strutturali più rilevanti al fine di innalzare il livello di competitività di un area è rappresentato dalla dotazione infrastrutturale. Le infrastrutture, materiali ed immateriali, rappresentano la possibilità di connessione delle regioni con i mercati esterni. Così, ad esempio, infrastrutture materiali efficienti (strade ed autostrade e vie di comunicazione in generale) contribuiscono alla riduzione dei tempi e dei costi di trasporto, consentono di raggiungere nuovi e più ampi mercati, facilitano gli spostamenti della forza lavoro; il tutto rende più profittevole lo svolgimento dell attività produttiva. Similmente, un efficiente rete di infrastrutture immateriali (ad esempio reti di telecomunicazione) favorisce la diffusione della conoscenza, consente il rapido passaggio delle informazioni tra le imprese e tra queste ultime ed il mercato e/o altri attori istituzionali. Per tutte queste ragioni, i livelli della produttività ed i rendimenti degli investimenti privati e, di conseguenza, la capacità di attrazione di ide appaiono direttamente proporzionali alla dotazione infrastrutturale (Basile et al., 2008a). Nonostante sia ampiamente riconosciuta l importanza delle infrastrutture ai fini dello sviluppo di un area, le regioni meridionali presentano un livello di infrastrutturazione nettamente più basso rispetto a quello del Centro-Nord, divario strutturale che non potrà essere colmato se non nel lungo periodo. Infine, una proposta in linea con la ripetuta necessità di attrarre investimenti in settori ad alta intensità tecnologica è la creazione nel Mezzogiorno di Sistemi Locali Innovativi, cioè Sistemi locali del lavoro (sll) che non competano fra loro sulla base della concorrenza fiscale o del basso costo del lavoro, ma che competano, piuttosto, sulla base dell innovazione. L innovazione è un processo complesso che per poter maturare con successo necessita di un ecosistema adatto, caratterizzato da una dimensione spaziale ristretta, in cui si manifestano particolari economie di agglomerazione basate sulla creazione e sulla condivisione di conoscenze di tipo tecnico-scientifico. Lo sviluppo di 43

10 tali Sistemi locali innovativi richiede, da un lato, il superamento della dicotomia piccola-grande impresa e la massimizzazione delle relazioni verticali tra le stesse: la grande impresa, infatti, è foriera di attività di r&s, di creazione e trasmissione dell innovazione verso le piccole e medie imprese del Sistema locale. In tal modo, l innovazione da bene privato assume la caratteristica di bene pubblico. Dall altro, è necessaria un azione propulsiva dei governi pubblici sia a livello centrale che locale e l affermazione di una logica di network e di stretta sinergia tra imprese, Università e sistema finanziario Incentivi e promozione territoriale A fronte dei molteplici elementi su cui far leva per poter rendere il territorio italiano e quello meridionale, in particolare più appetibile per gli investitori esteri, è stato rilevato come in Italia sia mancata ed in parte sia carente tutt ora una specifica politica destinata all attrazione degli ide (Basile, Giunta 2005). Esiste un ampio ventaglio di incentivi nazionali a cui le imprese possono ricorrere per ottenere un sostegno di diversa natura, dagli incentivi fiscali (crediti d imposta per investimenti, ricerca ed occupazione) agli incentivi finanziari per investimenti industriali, attività di ricerca e sviluppo, formazione del capitale umano. Tuttavia, la maggior parte degli incentivi finanziari contemplati dalla legislazione italiana è diretta a piccole e medie imprese e sembra avere uno scarso impatto sulle grandi (Arnone, 1999) I Contratti di programma e i Contratti di localizzazione Due gli strumenti legislativi espressamente votati all attrazione degli ide: i Contratti di programma ed i Contratti di localizzazione. Il Contratto di programma nasce con la Legge 64/86; nello stesso anno, il cipi con delibera del 16 luglio stabilisce la relativa disciplina 10. Lo strumento arricchisce il già vasto panorama di modalità di incentivazione dello sviluppo, introducendo, però, una novità fondamentale: una procedura di contrattazione tra la Pubblica Amministrazione e le imprese con la quale le parti esplicitamente assumono obblighi giuridicamente vincolanti e l amministrazione ha la possibilità di «orientare» il progetto verso gli obiettivi della politica di incentivazione degli investimenti (map, 2002). Lo scopo principale è quello di favorire, attraverso iniziative di grandi gruppi industriali, nazionali e non, il «riequilibrio tecnologico e produttivo del Mezzogiorno» (Delibera cipi, 16 luglio 1986); Per una disamina ed analisi critica dei Contratti di programma si rimanda a Florio, Giunta (1998; 2002).

11 ciò si esplica nella realizzazione di progetti che prevedano investimenti industriali unitamente ad attività di ricerca. Primi soggetti beneficiari dell iniziativa sono, dunque, le grandi imprese. Nel corso del tempo, varie normative sono intervenute a modificare la disciplina del Contratto di programma, scandendo diverse fasi nella vita dello strumento 11. Negli ultimi anni il Contratto di programma è risultato depotenziato rispetto alla sua missione originaria di attrazione di investimenti di grandi imprese. Le trasformazioni a cui è stata soggetta nel tempo tale tipologia contrattuale, infatti, estensione ai consorzi di piccole e medie imprese, ai settori dell industria leggera, del turismo e dell agricoltura sono manifestazioni visibili del favore accordato dai policy maker, attraverso tale strumento, al sostegno delle specializzazioni dimensionali e settoriali che caratterizzano il nostro Paese (Basile, Giunta 2005). Dalle informazioni disponibili risulta che al 2004 siano stati stipulati 61 Contratti di programma per ben 18 miliardi di euro di investimenti, cui è corrisposta una partecipazione attraverso finanziamenti pubblici pari a 8 miliardi di euro ed un occupazione creata pari a 40mila addetti di nuova assunzione. A tali risultati, le imprese estere hanno partecipato per circa il 10 per cento in termini di investimenti e per il 16,5 per cento in termini di nuova occupazione (Basile, Giunta 2005) 12. Il Contratto di programma, dunque, appare uno strumento di incentivazione molto utilizzato dalle imprese e dai consorzi di imprese nazionali. Il limitato numero di analisi relative ai Contratti di programma non ne consente una piena e corretta valutazione. Una recente indagine su un campione di Contratti, coordinata dal Nucleo valutazione del dps, ha messo in luce alcune caratteristiche che hanno consentito di fornire una prima valutazione dell efficacia dello strumento. In particolare, è emerso come tale sistema di incentivazione si sia rivelato «addizionale», cioè capace di influenzare positivamente le decisioni di investimento e talvolta di localizzazione delle imprese; abbia contribuito ad accrescere la dotazione di capitale umano nell area; abbia avuto un impatto positivo sul territorio, soprattutto in termini di occupazione creata. È emerso, anche, tuttavia, che apparentemente gli investimenti delle grandi imprese industriali non abbiano contribuito alla creazione di un indotto, non abbiano «generato fenomeni di addensamento o raffor- 11 L ultimo provvedimento in ordine temporale è rappresentato dal dm del , il cui testo è contenuto nella Legge di conversione n. 133 del Nel Decreto è stabilita la nuova (e, nelle intenzioni, semplificata) procedura per la concessione di agevolazioni relative ai Contratti di programma. 12 Le informazioni relative all utilizzo dello strumento da parte di imprese estere nell ultimo quadriennio si sovrappongono, in qualche misura, a quelle relative al Contratto di localizzazione, di cui si parlerà in seguito. 45

12 zamento della base produttiva nel territorio» (uval-dps, 2006; p. 7). I risultati in termini di attività di ricerca e sviluppo si sono rivelati, infine, inferiori alle aspettative. Oltre al Contratto di programma, le imn interessate ad investire nelle regioni meridionali e che vogliono beneficiare del sostegno pubblico possono far riferimento ad una categoria contrattuale relativamente nuova: il Contratto di localizzazione 13. Rivolto alle imprese estere medio/grandi, nonché imprese italiane controllate da gruppi esteri o trasferite all estero, il nuovo strumento di incentivazione rientra all interno di un più ampio programma di marketing territoriale, avviato formalmente nel 2003 e finalizzato a mettere in evidenza le opportunità di investimento delle aree sottoutilizzate del Mezzogiorno. A tal fine, si fa leva sull offerta di «pacchetti localizzativi» comprensivi non solo delle aree attrezzate per l insediamento, ma anche di un sistema di incentivi finanziari, formativi e per la ricerca, strutturati su misura dei fabbisogni aziendali. Punto di partenza del programma di marketing territoriale è la predisposizione di un offerta di aree per insediamenti produttivi identificate dalle Amministrazioni regionali, differenziate per tipologia ed esigenze dei possibili investitori. Una volta definita l offerta territoriale, l azione viene mirata alla promozione delle aree selezionate facendo leva su specifiche offerte localizzative. L azione di marketing procede attraverso strumenti quali newsletter, focus group, fiere, workshop, web marketing e information desk ed è realizzata sia attraverso la rete di Invitalia 14, sia attraverso le Istituzioni che operano in ambito internazionale (ad esempio, ice, Ambasciate, Camere di Commercio). Il successo dell azione di marketing viene formalizzato attraverso la stipula di un Contratto di localizzazione 15. Al fine di consolidare la presenza dell investitore e, quindi, di prevenire fenomeni di abbandono dell area, sono previsti una serie di servizi all impresa (supporto operativo per la soluzione di questioni amministrative, per la ricerca di partner locali, per l attuazione di programmi di formazione del personale, e così via), sia durante, sia dopo l insediamento (servizi cosiddetti after care). 13 Ricordiamo che il Contratto di programma è applicabile nelle aree sottoutilizzate dell intero territorio nazionale, mentre il Contratto di localizzazione è operativo solo nelle regioni del Mezzogiorno (ad eccezione dell Abruzzo). 14 Invitalia è la nuova e recente denominazione dell Agenzia nazionale per l attrazione degli investimenti e lo sviluppo d impresa SpA., già Sviluppo Italia. 15 II Contratto di localizzazione combina due strumenti previsti dalla normativa italiana in materia di sostegno pubblico agli investimenti industriali: a) il Contratto di programma, attraverso il quale vengono erogate le agevolazioni finanziarie, e b) l Accordo di programma quadro (apq) che rende esecutivo il Contratto di programma in esso inserito. Inoltre, attraverso l apq la Regione interessata può assumere l impegno a realizzare infrastrutture materiali eventualmente necessarie, nonché cofinanziare programmi di ricerca o formazione. 46

13 Va da sé che attraverso il programma di marketing territoriale il policy maker non si limita a favorire lo sviluppo locale fornendo un possibile sostegno finanziario alle imprese che sceglieranno una determinata localizzazione, ma propone uno schema collaborativo fra diversi attori istituzionali (Invitalia, Ministeri, regioni ed enti locali) al fine di rendere visibile ed offrire sul mercato il territorio stesso. Le politiche e le iniziative di marketing territoriale hanno, appunto, l obiettivo di contribuire a migliorare la reputazione percepita da parte degli investitori esteri che non sono presenti in una data area o che non hanno ancora una presenza consolidata, rispetto ad un dato territorio. Tale caratteristica avvicina in qualche modo l azione nazionale di attrazione degli ide alle più avanzate e consolidate esperienze di altri Paesi europei, quali l Irlanda, il Galles o la Francia. Elemento chiave dei cosiddetti «pacchetti localizzativi» è il Contratto di localizzazione. In principio, tale strumento dovrebbe garantire all investitore diversi vantaggi: dalla rapidità e certezza dei tempi del processo allo snellimento dell iter burocratico, al rispetto dei tempi di insediamento dell impresa; dalla possibilità di usufruire di contributi a fondo perduto all affiancamento costante in tutte le fasi della procedura; dall impegno alla realizzazione, da parte degli enti locali, di servizi e infrastrutture sul territorio, legati alla realizzazione dell investimento, al sostegno alle attività di ricerca, sviluppo e formazione. Sebbene una valutazione dello strumento sia prematura, dato il ristretto arco temporale di osservazione, non mancano posizioni critiche nei confronti della nuova categoria contrattuale, risultata nei primi quattro anni di operatività scarsamente utilizzata. Tale risultato è stato attribuito alla presenza di più attori istituzionali, nazionali e regionali, elemento che anziché accelerare le procedure avrebbe contribuito all allungamento dei tempi, nonché a rendere meno trasparenti alcune fasi (svimez, 2007). Alla fine del 2007 risultano stipulati, infatti, solo 9 Contratti di localizzazione, per un totale di 350 milioni di euro di investimenti e 140 milioni di agevolazioni 16. Come risulta dalla tabella riportata in appendice, quattro contratti su nove stipulati sono stati stipulati in Puglia, un Contratto in Campania, uno in Calabria, uno in Basilicata, uno in Sicilia ed uno in Sardegna. I contratti stipulati in Calabria e Sicilia interessano settori a ridotto contenuto tecnologico, quali l agroalimentare ed il turismo, mentre i rimanenti prevedono investimenti in settori tecnologicamente più dinamici. 16 Tali dati si riferiscono ai soli contratti conclusi, cioè di cui sono stati stipulati sia gli apq che i Contratti di programma. 47

14 Le Agenzie di sviluppo Accanto al sistema di incentivazione, un ruolo di particolare rilievo per l attrazione degli ide spetta alle Agenzie di sviluppo. Esse hanno assunto una crescente importanza nel panorama degli strumenti necessari ad accompagnare lo sviluppo locale, in particolare da quando è cresciuta la rilevanza dei modelli di sviluppo bottom-up. In tale contesto, le Agenzie sono chiamate a svolgere innanzitutto una funzione informativa, ponendosi come intermediari tra le imprese, il territorio e le Istituzioni; hanno, inoltre, il compito di promuovere le possibilità di investimento ed accompagnare nelle varie fasi le iniziative di realizzazione dello stesso. Diverse sono le Agenzie che operano a livello nazionale e regionale (più presenti nel Centro-Nord) e con compiti diversi per favorire l attrazione di ide nei diversi contesti del territorio nazionale. A livello locale sono operative Aziende speciali delle Camere di Commercio, nonché varie Agenzie di sviluppo regionale e locale. Tra queste ultime figurano esperienze di particolare successo quali l Agenzia per gli investimenti a Torino ed in Piemonte, che ricalca molto i modelli di agenzia presenti in Europa e che è stata la prima agenzia regionale italiana dedicata all attrazione degli investimenti esterni, e l agenzia Invest a Catania, che ha accompagnato il processo di sviluppo del polo catanese, altamente specializzato in settori dell high-tech. A livello nazionale, importante è il ruolo svolto dall Istituto per il Commercio Estero (ice), nonché dall Istituto di Promozione Industriale (ipi). A fronte della presenza di molteplici attori istituzionali e privati che operano per attrarre investimenti e favorire lo sviluppo territoriale, a tutt oggi la principale Agenzia italiana che opera a livello nazionale e si pone come interlocutore unico per gli investitori esteri, è Invitalia. Facendo riferimento alle esperienze di successo maturate in altri paesi europei (Irlanda, Galles, Francia solo per citarne alcune), Invitalia svolge un servizio di «agenzia integrata» 17 (one-stop shop), volta ad accrescere l attrattività e la competitività dei territori, nonché a gestire strumenti agevolativi dedicati alle imprese. All Agenzia è affidata la gestione, in sostanza, di tutta la filiera dell attrazione degli in- 17 La caratteristica fondamentale dell «agenzia integrata» consiste nella capacità di fornire ai potenziali investitori un «sistema integrato di leve», le cui componenti sono: a) disponibilità di aree direttamente ed immediatamente assegnabili, la cui offerta è organizzata secondo i diversi target di investitori e in relazione ai relativi fattori localizzativi; b) garanzia di tempi certi nei percorsi autorizzativi connessi all insediamento e all avvio delle attività; c) disponibilità diretta da parte dell «agenzia» di aiuti finanziari all investimento, configurabili sulle esigenze specifiche degli investitori e attivabili secondo procedure semplificate e tempi certi; d) disponibilità di aiuti alla formazione e alla ricerca, attivabili secondo procedure semplificate e tempi certi; e) offerta di servizi di accompagnamento alla realizzazione dell investimento e alla sua messa a regime. 48

15 vestimenti: dall assistenza pre-investimento, che espleta fornendo informazioni ed analisi strategiche su mercati e settori, vantaggi competitivi dei territori, infrastrutture, normativa, incentivi; al supporto all insediamento, attraverso la fornitura di servizi operativi quali la ricerca di opportunità insediative, gli adempimenti legali-amministrativi, la gestione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione, l assistenza per l accesso agli incentivi, la selezione del personale; al supporto post-insediamento, assicurando alle imprese estere insediate in Italia la risoluzione di problemi amministrativi, nonché l assistenza per la realizzazione di progetti di espansione. Oltre a tale funzione, ad Invitalia è affidato anche il compito di sostenere l innovazione e la crescita industriale del Paese, nonché di valorizzare le potenzialità dei territori. Nonostante gli apprezzabili passi in avanti effettuati da un punto di vista istituzionale, l Italia è in ritardo rispetto ad altri paesi europei nell implementazione e nella gestione delle politiche di attrazione di investimenti esteri attraverso le Agenzie di sviluppo. Appare significativo, a tale riguardo, il confronto sia con esperienze consolidate, quali quelle della Francia e del Regno Unito, sia con iniziative di più recente costituzione (il progetto «Centrope», vedi infra). In particolare, sia la principale agenzia pubblica inglese (uk Trade and Investment), sia l agenzia governativa francese per gli investimenti esteri (Agence Française pour les Investissements Internationaux) operano esclusivamente per l attrazione di ide; ne consegue una elevata specializzazione ed il beneficio di poter concentrare le proprie attività su obiettivi chiari e definiti. Entrambe le Agenzie, inoltre, possono avviare una sorta di procedura concorrenziale tra le diverse regioni interessate ad un potenziale investimento estero: questo meccanismo consente di individuare la proposta più vantaggiosa da presentare all investitore estero e, al contempo, stimola le amministrazioni regionali a presentare pacchetti localizzativi con proposte concrete. Di fondamentale importanza nelle strategie messe in atto dai sistemi istituzionali dei due paesi è l assistenza post-investimento, nell ottica di ottenere il duplice beneficio di i) ridurre in parte il rischio di disinvestimento e incentivare la realizzazione di ulteriori investimenti da parte della stessa impresa e ii) contribuire a migliorare l immagine del Paese grazie alla possibile promozione all estero da parte della stessa impresa investitrice. Un altro aspetto interessante che accomuna le due Agenzie straniere e le distingue da quella italiana è la presenza all estero di funzionari il cui unico compito è quello di ricercare potenziali investitori interessati alle opportunità offerte nel Regno Unito ed in Francia. Il personale presente all estero diviene, così, il primo punto di riferimento per l impresa straniera. Attualmente, l Agenzia britannica ha sedi in 25 paesi esteri, mentre quella francese è presente in 22 diversi paesi. Oltre alle proposte messe in campo dai singoli Stati, è stata recentemente promossa una iniziativa che coinvolge quattro Stati localizzati nel centro del- 49

16 la nuova Europa allargata: Austria, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca. Attraverso il progetto «Centrope Europaregion Mitte» è stata costituita una macroregione nel cuore dell Europa (appunto, la regione cosiddetta «Centrope») che si estende sul territorio di quattro regioni-chiave, una per ciascuno dei Paesi coinvolti. All interno di questa macro area i quattro Stati hanno concentrato una serie di investimenti in infrastrutture, logistica ed attività industriali ed hanno avviato una politica comune di attrazione degli investimenti esteri. L ente di coordinamento interregionale, attraverso un Centro di assistenza agli investitori e i Centri servizi condivisi dei diversi partner, fornisce informazioni specifiche sui settori dell industria e del terziario presenti nella macroregione; fornisce informazioni dettagliate sulle condizioni (imposizione fiscale, livello degli affitti, costo del lavoro, e così via) per l avviamento di nuovi business nell area; fa da tramite fra gli investitori e le Agenzie regionali e nazionali; organizza incontri con le diverse autorità governative e non, a tutti i livelli; assiste gli investitori nell individuazione di potenziali fornitori, partner per lo sviluppo di attività di joint venture o altre forme di cooperazione; supporta le Istituzioni nella definizione di schemi di incentivazione a livello locale. Il funzionamento delle Agenzie di sviluppo in Italia è, dunque, ancora distante dagli standard esistenti nelle realtà europee più avanzate. Per rendere più efficiente l operato di tali Agenzie, sarebbe opportuno dar vita ad un sistema integrato tra Agenzie, Istituzioni nazionali ed Istituzioni locali. Un primo passo verso l integrazione (almeno nelle intenzioni originarie) è stato fatto creando un sistema formativo (il progetto sfide, Sistema Formativo per gli Investimenti Diretti Esteri) attraverso il quale allineare il grado di competenza tra i livelli regionale e nazionale in materia di attrazione degli ide. 4. conclusioni Gli ide rappresentano un importante veicolo di trasmissione dello sviluppo economico. Le dinamiche note della progressione degli ide mettono in evidenza due risultati importanti: 1) che gli investimenti delle imn in Europa sono in continuo aumento grazie al processo di integrazione economica e 2) che l Italia e le regioni meridionali in particolare sono interessate in maniera relativamente marginale da questo fenomeno. A fronte di un «dignitoso» potenziale di attrazione, infatti, gli ide localizzati sul territorio nazionale sono sensibilmente inferiori a quelli che si registrano negli altri Paesi europei. Le cause principali di questa bassa performance vengono identificate in alcuni fattori che agiscono a livello nazionale (efficienza burocratica ed amministrativa, tutela dei diritti di proprietà), unitamente ad alcune caratteristiche specifiche territoriali che deprimono la competitività 50

17 delle realtà locali (qualità del capitale umano, dotazione infrastrutturale, e così via). Nel presente lavoro, dopo aver brevemente richiamato gli elementi di debolezza del «sistema Italia» ed i principali fattori su cui sarebbe auspicabile intervenire per migliorare la capacità di attrazione di ide, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno, sono stati descritti i principali strumenti di agevolazione finanziaria e di sostegno agli investimenti delle imprese estere. Tra questi ultimi, un attenzione particolare è stata dedicata ai Contratti di programma ed ai Contratti di localizzazione, nonché alle Agenzie di sviluppo, organismi (pubblici e privati) che operano a diversi livelli territoriali. È possibile affermare che fino ad oggi l assenza di una politica nazionale espressamente votata all attrazione di ide contrariamente a quanto rilevato in altri contesti europei ha ridotto notevolmente l efficacia degli strumenti esistenti. È emblematico, a tale riguardo, come i Contratti di programma, nati per favorire gli investimenti delle grandi imprese manifatturiere nelle aree sottoutilizzate, vengano oggi largamente utilizzati da consorzi di piccole e medie imprese operanti nell industria leggera tradizionale, nei servizi o nel turismo. I Contratti di localizzazione, rivolti alle sole grandi imprese estere o a capitale estero, dovrebbero in qualche modo compensare il depotenziamento cui sono stati soggetti nel tempo i Contratti di programma. I primi risultati, tuttavia, sono poco soddisfacenti. L Italia appare lontana dall Europa anche per quanto riguarda i soggetti attivi (le Agenzie di sviluppo) preposti non solo a favorire l insediamento di imprenditoria a capitale estero nel Paese, ma anche a creare le condizioni che evitino il disinvestimento da parte delle imprese. Il relativamente giovane apparato di Agenzie di sviluppo italiane è costituito da alcune efficienti realtà locali (ad esempio, in Piemonte ed in Sicilia) e da Agenzie nazionali che tradiscono una certa difficoltà a portare avanti efficacemente il ruolo loro attribuito. Appare lecito chiedersi, a questo punto, cosa si dovrebbe fare per rendere più efficace ed efficiente il sistema di policy esistente ai fini dell attrazione di ide. Alcuni suggerimenti, generalizzabili all intero sistema di incentivazione, possono esser tratti dal Policy Framework for Investment (oecd, 2003), in cui sono dettati alcuni principi che dovrebbero caratterizzare le politiche di sviluppo degli investimenti. Il primo principio fa riferimento alla coerenza delle politiche: i diversi ambiti di regolamentazione (diritto di proprietà, tassazione, barriere all entrata, ecc.) devono essere tali da non generare effetti distorsivi in virtù dei quali gli effetti di una politica possano essere annullati dagli effetti di un altra. In base al secondo principio, la formulazione e l implementazione delle politiche che si intendono adottare deve seguire un approccio basato sulla trasparenza. Ciò rende possibile la riduzione dell incertezza e dei rischi per gli investitori, limita i costi di transazione connessi alla realizzazio- 51

18 ne dell investimento e facilita il dialogo pubblico/privato. Il terzo principio è relativo all implementazione di un continuo processo di monitoraggio e valutazione degli impatti delle politiche relative allo sviluppo degli investimenti. Solo in tal modo, infatti, è possibile adottare interventi correttivi laddove le misure di sostegno si rivelino inefficaci. È bene ricordare, infine, che gli interventi di politica industriale volti a favorire l attrazione di ide dovrebbero sempre essere coerenti con le altre strategie di sviluppo locale al fine di evitare effetti di spiazzamento e scoraggiamento dell imprenditorialità locale. Sarebbe auspicabile, dunque, l adozione di una visione d insieme delle politiche di sostegno allo sviluppo che assicuri un maggiore coordinamento fra le stesse, nonché una maggiore interazione fra i diversi livelli istituzionali coinvolti in tale processo. Lo stesso operato delle varie Agenzie regionali, se non adeguatamente coordinato, rischia di tradursi in una accesa competizione tra le regioni. 52

19 Appendice Tab. 1. Contratti di localizzazione. Stato di attuazione al 31 dicembre (milioni di euro) Iniziativa Regione Settore apq Contratto di programma Erogazioni nel 2006 Erogazioni nel 2007 Data stipula Valore investimento complessivo Contributo Stato Data stipula Contributo Stato Risorse private Denso Campania Componentistica 02/08/ , /08/ ,2 8 Thermal Systems 3 auto In & Out SpA 3 Puglia Call center 06/07/2007 1,9 1 06/07/ ,9 Transcom Worldwide SpA 3 Puglia Call center 27/12/2007 2,9 1,5 27/12/2007 1,5 1,4 Tecnologie diesel e sistemi frenanti SpA tdit (Gruppo Bosch) 3 Puglia Automotive 27/12/ ,4 29,1 27/12/ ,1 60,3 Centro studi componenti per veicoli SpA cvit (Gruppo Bosch) 3 Puglia Automotive 27/12/ ,5 11,4 27/12/ ,4 16,1 13/11/ , /11/ ,7 Helesi Srl 3 Basilicata Contenitori plastici Vegitalia SpA 3 Calabria Agroalimentare 11/02/ ,3 07/07/ ,3 17,7 7,2 Donnafugata Resort Srl 3 Sicilia Turismo 02/08/ ,5 19,4 2 23/11/ ,6 24,2 6,2 Porto industriale di Cagliari SpA cict 3 Sardegna Logistica 27/12/ ,6 21,8 27/12/ ,8 38,8 Totale 348,9 139,5 138,7 207,6 13,4 13,7 Note: 1 Sono considerati solo i contratti di localizzazione che hanno concluso l intero iter entro il 31 dicembre L importo delle risorse pubbliche dell apq differisce da quello del Contratto di programma in quanto i documenti non sono stati predisposti e sottoscritti contestualmente. In particolare il Contratto di programma, sottoscritto successivamente all apq, ha determinato un contributo pubblico inferiore. 3 L apq non prevede la realizzazione di opere pubbliche complementari. Il totale dell investimento corrisponde quindi al solo Contratto di programma collegato alla iniziativa di localizzazione. Fonte: Rapporto annuale 2007 del Dipartimento per le Politiche di Sviluppo e di Coesione sugli interventi nelle aree sottoutilizzate (Tav. aiii.6.h, p. 254).

20 Riferimenti bibliografici Arnone M. (1999), Indicatori di attrattività degli investimenti, sistemi di incentivi e agenzie di sviluppo, Collana Sintesi, 17, Milano, Istituto regionale di Ricerca della Lombardia. Barrios S., Görg H., Strobl E. (2006), Multinationals Location Choice, Agglomeration Economies, and Public Incentives, in «International Regional Science Review», 29, 1, pp Basile R. (2004), Acquisition versus greenfield investment: the location of foreign manufacturers in Italy, in «Regional Science and Urban Economics», 34, 1, 20, pp Basile R., Benfratello L., Castellani D. (2008a), Le determinanti della localizzazione delle imprese multinazionali: l attrattività dell Italia nel contesto europeo, in Rondi L., Silva F. (a cura di), Prove di Cambiamento nel Sistema Produttivo Italiano, Bologna, Il Mulino. Basile R., Benfratello L., Castellani D. (2008b), L attrattività del Mezzogiorno agli investimenti esteri, in Barba Navaretti G.B. (a cura di), Le imprese e il mercato internazionale: quali prospettive per il Mezzogiorno italiano, Bologna, Il Mulino. Basile R., Castellani D., Zanfei A. (2008c), Location Choices of Multinational Firms in Europe: the Role of eu Cohesion Policy, in «Journal of International Economics», 74, 2, pp Basile R., Benfratello L., Castellani D. (2006), Attracting Foreign Direct Investments in Europe: are Italian Regions Doomed?, in Malagarini M., Piga G. (a cura di), Capital Accumulation, Productivity and Growth. Monitorino Italy 2005, Palgrave Macmillan. Basile R., Giunta A. (2005), La Localizzazione degli Investimenti Diretti Esteri in Italia: Vincoli Istituzionali, Mezzogiorno e Politiche di Attrazione, in «Rivista economica del Mezzogiorno», 14, 4, pp Bronzini R. (2007), fdi inflows, Agglomeration and Host Country Firms Size: Evidence from Italy, in «Regional Studies», 41, 7, pp De Propis L., Driffield N., Menghinello S. (2005), Local Industrial Systems and the Location of fdi in Italy, in «International Journal of the Economics of Business», 12, 1, pp Florio M., Giunta A. (2002), L esperienza dei contratti di programma: una valutazione a metà percorso, in «l industria», 2, pp Florio M., Giunta A. (1998), I contratti di programma : una valutazione preliminare, in «Economia Pubblica», 6, pp Hanson H.G. (2001), Should Countries Promote Foreign Direct Investment?, G-24 Discussion paper, 9, febbraio. Javorcik B. (2004), The composition of foreign direct investment and protection of intellectual property rights: Evidence from transition economies, in «European Economic Review», 48, 1, pp Mariotti S., Piscitello L. (1994), Le determinanti dei differenziali di attrazione territoriale degli investimenti diretti esteri in Italia, in «l industria», 2, pp map Ministero delle Attività Produttive (2002), Relazione sugli interventi di sostegno alle attività economiche e produttive. Indagine sui contratti di programma, Roma. oecd (2003), Policy Framework for Investment, Parigi. Rodrick D. (2004), Industrial Policy for the First Twenty-First Century, Discussion Paper Series, Centre for Economic Policy Research, 4. p svimez (vari anni), Rapporto svimez sull economia del Mezzogiorno, Bologna, Il Mulino. unctad (vari anni), World Investment Report, New York, United Nations. uval-dps (2006), Analisi di efficacia economico-sociale dei Contratti di Programma, Relazione per il cipe, Roma.

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