Giuseppe Capuano. Economista Direzione Generale PMI e Enti Cooperativi Dirigente Div. VIII PMI e Artigianato
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1 Giuseppe Capuano Economista Direzione Generale PMI e Enti Cooperativi Dirigente Div. VIII PMI e Artigianato Bari, 13 febbraio
2 Struttura delle imprese industriali e dei servizi (anno 2011) Dimensioni d impresa (n. addetti) N. imprese attive Composizione % 1-9 (Micro) , (Piccole) , (Medie) ,5 MicroPMI ,9 > 250 (Grandi) ,1 Totale ,0 Fonte: Istat Censimento Industria e servizi,
3 Dimensione media imprese: Italia e Ue27 a confronto (2010) 16,0 14,6 14,0 12,0 10,0 9,0 8,9 9,9 8,0 6,0 4,0 4,0 6,2 4,5 3,3 2,9 5,0 2,6 4,6 Italia Ue27 2,0 0,0 Totale attività non finanziarie Manifatturiero Costruzioni Commercio all'ingrosso e dettaglio Treasporti Attività immobiliari Fonte: elaborazioni Mise su Cambridge Econometrics 3
4 L importanza economica e sociale delle micro, piccole e medie imprese (MicroPMI) nelle economie dell Europa a 27 è stata riconosciuta sia dai singoli Paesi membri che dalle Istituzioni comunitarie Pubblicazione dello Small Business Act (SBA) nel giugno 2008 da parte della Commissione europea Il 4 maggio 2010 in Italia, tra i primi Paesi europei, è stata approvata la Direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri di attuazione dello Small Business Act Il 23 febbraio 2011 la Commissione Ue ha elaborato un Documento di Revisione dello SBA, cui l Italia ha dato un importante contributo 4
5 La Direttiva rappresenta il punto di riferimento per una nuova politica per le MicroPMI italiane Lo SBA delinea una nuova politica produttiva, più attenta alle esigenze delle imprese di piccole dimensioni Tre i principi ispiratori: a) attenzione alle diversità dimensionali; b) alle fasi del ciclo di vita dell impresa; c) al territorio Si tratta di una rivoluzionaria pianificazione per obiettivi che ha inaugurato un new deal delle politiche dedicate alle MicroPMI 5
6 Interventi migliorativi dei fattori interni all'impresa: * aggregazione di impresa, al fine di superare i problemi dovuti alla limitata dimensione aziendale, ma anche per affrontare il problema del trasferimento/successione di impresa; * internazionalizzazione, anche alla luce del fatto che le imprese aperte ai mercati esteri sono quelle più innovative e che presentano performances aziendali migliori; * finanza e credito, favorendo l utilizzo di specifici strumenti finanziari creditizi ed extracreditizi; * innovazione, tramite l introduzione di innovazioni non solo di tipo tecnologico, favorendo anche la formalizzazione delle stesse; * formazione per il consolidamento delle competenze. 6
7 FINANZA E CREDITO Un fattore di criticità che ha pesato fortemente sulle imprese italiane è legato alla decrescente disponibilità di credito a seguito sia della congiuntura negativa che delle politiche di restrizione creditizia adottate da gran parte del sistema bancario in particolare nei confronti delle micro e piccole imprese e delle imprese del Mezzogiorno. Un fenomeno strutturale presente già prima della crisi, che si è ulteriormente accentuato negli ultimi anni. Con la flessione nella dinamica delle vendite, soprattutto rivolte al mercato interno, si è verificato un sensibile ridimensionamento della redditività e della capacità di autofinanziamento di gran parte del nostro sistema produttivo. Il fabbisogno di liquidità delle imprese durante la crisi è riconducibile prevalentemente - e in misura crescente - ad esigenze di capitale circolante o di ristrutturazione del debito, mentre solo in misura ridotta ha riguardato esigenze legate agli investimenti. 7
8 32 Andamento dei prestiti bancari Euro Area Germany Spain Italy France % anno su anno % anno su anno Jan-06 Jan-07 Jan-08 Jan-09 Jan-10 Jan-11 Jan-12 Jan-13 Jan-14 Fonte: Banca Centrale Europea
9 6,0 6,0 5,0 5,0 % 4,0 4,0 % 3,0 3,0 2,0 Germany Spain Italy Euro area France 2,0 1,0 1,0 Jan-06 Jan-07 Jan-08 Jan-09 Jan-10 Jan-11 Jan-12 Jan-13 Jan-14 Fonte: Banca Centrale Europea 9
10 Ad oggi in Italia, per ogni 100 di investimenti ben 92 provengono da finanziamenti bancari e solo 8 si reperiscono sul mercato obbligazionario (fonte: S&P). Ciò è dovuto al fatto che la quasi totalità delle nostre imprese, soprattutto a causa della loro limitata dimensione (ma anche per problemi di tipo culturale e informativo) vede nel sistema bancario l unico interlocutore. Altra criticità presente sul mercato finanziario italiano è la limitata dimensione del mercato mobiliare e di quello azionario in particolare, con un deficit strutturale rispetto a tutte le principali economie europee. Nonostante i miglioramenti, il ritardo della Borsa di Milano è testimoniato: - dal modesto numero di società quotate: a fine 2013 erano 290 le società quotate sul Mercato Telematico Azionario e 36 su AIM Italia (a fine 2012 in UK erano quotate 1009 società, in Francia 528, in Germania 757; l AIM UK quotava, a fine 2012, 870 società); -sia dal peso sul PIL della capitalizzazione complessiva (28,1% a fine 2013). Nonostante i prodotti offerti da Borsa Italiana dedicati alle PMI (STAR, AIM, Progetto Elite), le PMI rappresentano una percentuale del listino modesta rispetto al peso che queste hanno nel tessuto produttivo italiano e comunque inferiore alla percentuale media europea. 10
11 Inoltre, nonostante il 2013 abbia visto segnali positivi nel mercato italiano del private equity e del venture capital, con un incremento sia del numero di operazioni sia dell ammontare investito (al giugno 2013 sono state 161 le nuove operazioni - erano 147 a giugno 2012-, di cui nel Mezzogiorno 33, il 20,9% del totale, in aumento rispetto alle 19,1%, del primo semestre 2012; Fonte AIFI), è ancora troppo poco rispetto alle potenzialità dello strumento. Infatti, rispetto alle potenzialità del mercato (i potenziali capitali che potrebbero essere investiti nel settore sono circa 6-7 miliardi di euro), per assenza di opportunità generate soprattutto da limiti culturali e mancanza di informazioni adeguate, molti dei capitali finanziano attività presenti all estero. La conseguenza è che l Italia è esportatore netto di capitali con conseguente espoliazione del risparmio nazionale. 11
12 Nel prossimo futuro la situazione cambierà e, secondo molti analisti, assisteremo ad una grande rivoluzione del credito : un processo che se ben indirizzato dal MISE (anche attraverso i Mini-bond ed il venture capital) potrà creare un mercato alternativo a quello bancario per un valore pari a miliardi di, portando il finanziamento bancario al 70-80% del totale contro il 92% attuale. La strategia del MISE per le piccole-medie imprese: accompagnare i processi volti a promuovere una minore dipendenza dal solo canale di finanziamento rappresentato dal credito bancario, a favore di misure complementari di accesso al credito come l emissione di Mini-bond, il Venture capital o la quotazione in Borsa, soprattutto per le piccole imprese di fascia alta o cosiddetta Middle class di impresa (imprese che esportano, che operano in rete, che producono prodotti di nicchia anche ad elevato contenuto tecnologico, anche se spesso posizionate in settori maturi) e per le medie imprese. 12
13 I Mini-bond Al fine di favorire l accesso diretto al mercato dei capitali da parte delle PMI, il Decreto Sviluppo n. 83/2012 ha introdotto alcune norme che agevolano l emissione di strumenti di debito da parte di società non quotate, chiamati comunemente Mini-bond per l importo più limitato delle emissioni rispetto a quelle già esistenti sul mercato. Successivamente il DL Sviluppo bis n. 179/2013 e il DL Destinazione Italia n. 145/2013 hanno modificato ulteriormente la materia. (i) (ii) (iii) In concreto, le principali novità normative introdotte sono le seguenti: l eliminazione dei limiti legali che impedivano alle società non quotate di emettere obbligazioni per un ammontare superiore al doppio del capitale sociale (ex art 2412 c.c.); l allineamento del trattamento fiscale per emittenti quotati e non quotati che emettono obbligazioni quotate (deducibilità degli interessi passivi a tassi di mercato ed esenzione della ritenuta alla fonte sui proventi per gli investitori); la deducibilità delle spese di emissione nell esercizio in cui sono state sostenute. 13
14 I Mini-bond Parallelamente, Borsa Italiana ha lanciato il nuovo segmento professionale del mercato non regolamentato (Extramot PRO), dedicato alla quotazione di obbligazioni e cambiali finanziarie e creato, appunto, per offrire alle PMI un mercato nazionale flessibile ed efficiente per cogliere le opportunità, non solo fiscali, derivanti dal nuovo quadro normativo. I requisiti di ammissione per le PMI sono meno stringenti di quelli previsti dai mercati regolamentati - ad es. non c è l obbligo di produrre un prospetto informativo approvato da Consob, ma è sufficiente presentare un documento informativo con alcune informazioni essenziali ed aggiornarlo periodicamente - e dunque anche i costi per la quotazione sono accessibili e competitivi. 14
15 I Mini-bond La parte relativa ai Mini-bond è operativa solo da dicembre 2012: sono 26 le aziende che hanno finora utilizzato la norma (però a ben guardare solo in pochi casi le emissioni sono state sfruttate davvero delle PMI). 15
16 I Mini-bond La maggior parte di emissioni quotate all ExtraMOT Pro sono di grande dimensione, addirittura tra i 200 e i 425 milioni (molte società annoverano tra i loro azionisti fondi di private equity). L avvio del mercato è stato sfruttato soprattutto da società large e sofisticate finanziariamente spesso per finanziare operazioni straordinarie o rifinanziare debito bancario esistente. All estremo opposto le altre emissioni per società piccole e con importi tra 1 e 3 milioni. La polarizzazione delle prime emissioni di Mini-bond sembra avere una sua logica in relazione all atteggiamento delle banche: da un lato operazioni di grande volume e di una certa rischiosità, che non potrebbero essere assorbite da una sola banca ma richiederebbero un pool; dall altro piccole imprese disposte a pagare tassi elevati pur di accedere a fonti finanziarie che difficilmente sarebbero messe a disposizione dalle banche sulla base dei bilanci storici. Ad una prima valutazione si nota che mancano all appello le PMI industriali, ossatura del sistema manifatturiero italiano, cioè quel tipo di emittenti a cui il Decreto Sviluppo si rivolgeva. Ci sono 5mila aziende in Italia che potrebbero ambire al mercato dei Mini-bond per finanziare il proprio sviluppo (Il Sole 24 Ore, gennaio 2014) 16
17 I Mini-bond Alla base dello scarso utilizzo dei Mini-bond presso le piccole imprese ci sono soprattutto una scarsa cultura finanziaria (oltre all'atavica diffidenza degli imprenditori ad aprire i libri contabili e i propri progetti di investimento ad advisor e investitori esterni) e il peso degli adempimenti richiesti per emettere e rendere negoziabile un corporate bond su un mercato nazionale o internazionale che, seppure alleggeriti, generano spese fisse che pesano troppo su emissioni piccole. E fondamentale, quindi, continuare a lavorare affinché migliori sempre più l utilizzo dello strumento soprattutto da parte delle imprese di piccole dimensioni e si possa dare ossigeno al sistema produttivo nazionale. Se il 2013 è stato l anno del debutto per i Mini-bond, il 2014 sarà quello dell affermazione di questo strumento finanziario pensato per le PMI. A fronte delle poche emissioni dell anno scorso, se ne attendono infatti quest anno almeno un centinaio. 17
18 GRAZIE PER L ATTENZIONE! Per ulteriori informazioni: giuseppe.capuano@mise.gov.it 18
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