Le risposte immunitarie

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "Le risposte immunitarie"

Transcript

1 Immunologia Studia tutti quei fenomeni che si verificano nell organismo in seguito alla penetrazione di un agente estraneo antigene e che vede coinvolto il sistema immunitario; un insieme assai numeroso di cellule: i linfociti e di molecole: gli anticorpi. Compito del sistema immunitario non è soltanto quello di riconoscere l agente estraneo giudicandolo non self cioè diverso dalle proprie strutture, ma anche di conservare la memoria dell avvenuto incontro, così da reagire in maniera più pronta, più efficace e più duratura ad un secondo incontro col medesimo antigene.

2 Le risposte immunitarie Le risposte immunitarie sono di due tipi: umorale e cellulo-mediata Gli antigeni interagiscono con due popolazioni di cellule linfoidi: i linfociti B e i linfociti T. Entrambi derivano dalla cellula staminale del midollo osseo, i primi si differenziano nel midollo osseo, i secondi nel tessuto linfoide del timo. Nei confronti degli antigeni esogeni (batteri o loro prodotti), la risposta immune è di tipo umorale, i protagonisti sono i linfociti B che tramite la cooperazione di specifici linfociti T interagiscono con l antigene attraverso gli anticorpi molecole ad alta capacità combinatoria che si riversano negli umori circolanti Nei confronti degli antigeni endogeni (antigeni presenti all interno di una cellula) La risposta immune è di tipo cellulo-mediata, affidata a particolari popolazioni di linfociti T che agiscono sulla cellula infetta, causandone la distruzione.

3 Gli antigeni Si definiscono antigeni tutte quelle sostanze che, introdotte nell organismo, sono in grado di indurre l attivazione del sistema immunitario con la produzione di anticorpi o con l innesco di una reazione cellulo-mediata e di reagire specificatamente con gli anticorpi di cui hanno indotto la produzione o con le cellule effettrici della risposta immunitaria cellulo-mediata Un antigene risulta definito da due principali funzioni: a) l immunogenicità, cioè la capacità di stimolare il sistema immunitario b) l antigenicità o specificità di combinazione, ossia la capacità di reagire specificatamente con gli anticorpi o con le cellule di cui ha indotto la formazione. Si definisce aptene una sostanza dotata solo della specificità di combinazione, senza però essere in grado di stimolare il sistema immunitario a meno di non venire introdotta insieme ad un veicolo immunogeno.

4 I requisiti dell antigene Perché una sostanza possa definirsi antigene, dotata pertanto di immunogenicità e di antigenicità deve possedere i seguenti requisiti: Estraneità, è un concetto fondamentale per l immunologia che rimanda alla distinzione tra self e non self. Non sempre tuttavia le sostanze estranee sono in grado di stimolare il sistema immunitario e talvolta l organismo reagisce contro i propri costituenti (malattie autoimmunitarie) Peso molecolare perché una sostanza possa essere immunogena deve avere un peso molecolare opportuno (non inferiore a 1000). Il peso molecolare da solo non basta a definire un antigene, ci sono infatti sostanze che pur avendo un alto peso molecolare non sono antigeni. Complessità molecolare è fondamentale che una sostanza unisca ad un opportuno peso molecolare una certa complessità strutturale, infatti sostanze ad alto p. m. ma con una struttura lineare possono essere debolmente o per nulla immunogeni Stato fisico antigeni in forma aggregata meglio degli antigeni solubili Configurazione sterica antigeni in configurazione L

5 Determinanti antigenici (epitopi) I determinanti antigenici o epitopi sono specifiche regioni poste sulla superficie dell antigene la cui configurazione sterica può essere riconosciuta dal sistema immunitario. Il numero di epitopi per molecola, cioè la valenza dell antigene può variare moltissimo. Antigeni come le proteine che possiedono numerosi epitopi diversi sulla superficie appartengono alla classe degli antigeni timo-dipendenti. Essi necessitano di tre tipi di cellule (il linfocito B, il macrofago e i linfociti T helper) per evocare una risposta immunitaria Antigeni per lo più di natura polisaccaridica, che presentano lo stesso epitopo sulla superficie, ripetuto molte volte, sono considerati timo-indipendenti e per indurre la differenziazione del linfocita B a plasmacellula anticorpo produttrice non necessitano del linfocita T helper, ma solamente del linfocita B e del macrofago

6 Fattori che influenzano le risposte immunitarie Dose dell antigene: le migliori risposte immunitarie si ottengono con dosi ottimali Via di somministrazione: le migliori risposte si ottengono utilizzando vie che portano l antigene più direttamente a contatto con il sistema immunitario Specie e ceppo dell animale: la risposta immunitaria varia nell ambito di specie differenti e in ceppi diversi della stessa specie (controllo genetico risposte immuni) Età e sesso: le migliori risposte si hanno nell età adulta (massima funzionalità del sistema immunitario), esiste poi differente risposta nei due sessi per l influenza degli ormoni steroidei Storia immunologica del soggetto: individui che hanno ripetuti contatti con gli antigeni sviluppano risposte più pronte e più efficaci.

7 Anticorpi Sono immunoglobuline specifiche sintetizzate in risposta ad una stimolazione antigenica. Appartengono alla frazione γ globulinica del siero Sottoponendo il siero ad elettroforesi esso si separa in albumina e tre componenti globulinici. Gli anticorpi si trovano nella frazione γ globulinica Poiché, oltre alla frazione γ globulinica, anche altre globuline possono avere funzione anticorpale si è deciso di denominare gli anticorpi: immunoglobuline e di indicarli con la sigla: IgG

8 Struttura degli anticorpi (esperimenti preliminari) Per poter formulare la reale struttura delle immunoglobuline sono state analizzate diverse evidenze sperimentali: 1) Peso molecolare la maggior parte delle molecole ha un peso di ~ dalton 2) Legami disolfurici nella molecola sono presenti da 15 a 20 legami disolfurici 3) Trattamento con agenti sulfidrilici la rottura selettiva dei legami disolfurici con agenti sulfidrilici determina la comparsa di quantità equimolecolari di due catene peptidiche. Uno dei peptidi pesa dalton ed è chiamato catena pesante, l altro dalton ed è chiamato catena leggera Dal momento che la molecola originale pesa dalton è chiaramente formata da due catene pesanti e due catene leggere tenute assieme da legami disolfurici

9 Struttura degli anticorpi (digestione enzimatica con papaina) La digestione con l enzima proteolitico papaina spezza la molecola in due frazioni principali: una frazione (45000 dalton) possiede il sito di legame con l antigene in sigla Fab, l altro frammento può essere cristallizzato e viene chiamato frammento cristallizzabile o FC (50000 dalton). Facendo la somma dei pesi molecolari del Fab e di Fc si deduce che la molecola debba contenere due Fab e un Fc

10 Struttura degli anticorpi (trattamento enzimatico con pepsina) Trattando la molecola anticorpale con l enzima pepsina si ottiene un unico grosso componente ( dalton) più dei piccoli peptidi. Il componente più grande è bivalente, presenta un peso molecolare maggiore rispetto a quello dei frammenti Fab ottenuti con papaina ed è chiamato F(ab ) 2. Il trattamento con agenti sulfidrilici rompe il legame disolfuro tra le catene e origina due strutture monovalenti indicate come Fab

11 Struttura delle immunoglobuline La figura mostra una molecola composta da due catene pesanti (H) di dalton contenenti 440 aminoacidi ciascuna e due catene leggere (L) di dalton (220 aminoacidi) legate insieme da legami disolfuro; a seconda del punto in cui viene spezzata la catena pesante risulteranno due frammenti Fab monovalenti e un frammento Fc, oppure un frammento F(ab ) 2 e alcuni piccoli peptidi. Si può notare che il frammento F(ab ) 2, ottenuto in seguito a digestione con pepsina contiene una quantità maggiore di catene pesanti di quanto non ne contenga il frammento Fab ottenuto attraverso l idrolisi con papaina. La porzione cerchiata della molecola (estremo aminoterminale) rappresenta il sito di legame con l antigene.

12 Classi immunoglobuliniche In generale gli anticorpi hanno p.m dalton e coefficiente di sedimentazione 7 S. Esaminando preparazioni grezze risulta che gli anticorpi hanno pesi molecolari varianti tra e Le immunoglobuline non sono tutte uguali, ma possono essere divise in 5 classi chiamate: IgG, IgM, IgA, IgD, IgE Le differenze antigeniche tra le classi sono localizzate a livello delle loro catene pesanti. Le catene pesanti sono indicate con le lettere greche corrispondenti: gamma, mu, alfa, delta ed epsilon. Gli studi effettuati sulle catene leggere rivelano che ne esistono 2 tipi principali: kappa e lambda presenti in tutte le cinque classi. La regione cardine o cerniera è la zona di massima flessibilità, è ricca di residui di prolina e assicura pertanto l apertura e chiusura dei Fab in seguito al legame con l antigene

13 Classi immunoglobuliniche: IgG Rappresentano più del 70% degli anticorpi umani. Sono formati da 2 catene pesanti (γ) e 2 catene leggere (K o λ). Esaminando la sequenza aminoacidica delle catene leggere si osserva che a cominciare dall estremo NH 2 terminale, metà della sequenza (110 aminoacidi) mostra una variabilità estrema, la seconda metà è invece relativamente costante, queste regioni sono chiamate regione variabile (VL) e regione costante (CL) della catena leggera. Nelle catene pesanti circa 110 aminoacidi della porzione NH 2 terminale sono variabili (VH) mentre la rimanente porzione è costante. Poiché la catena pesante è 2 volte più lunga della catena leggera, la regione costante è 3 volte più lunga rispetto alla corrispondente delle catene leggere (CH1, CH2, CH3). Ogni singola regione o dominio contiene un legame SS e un carboidrato ed è associata a specifiche funzioni (capacità di attraversare la placenta, fissare il complemento, legarsi ai fagociti). Le porzioni variabili della catena leggera e della catena pesante formano i siti attivi, cioè le specifiche regione in grado di riconoscere l antigene.

14 Specificità dell anticorpo La specificità dell anticorpo è funzione della struttura spaziale delle regioni variabili delle catene leggere e delle catene pesanti che complessivamente costituiscono il sito di legame con l antigene Se si confrontano le seguenze aminoacidiche delle regioni variabili di differenti immunoglobuline si trovano zone di alta variabilità. Nelle immuniglobuline umane esistono tre regioni ipervariabili sulla catena leggera e quattro regioni ipervariabili sulla catena pesante E stato dimostrato che queste zone di alta variabilità costituiscono il sito di contatto che lega l anticorpo con il suo antigene, esse sono chiamate: regioni che determinano la complementarietà (CDR)

15 Sottoclassi delle IgG In base alle differenze antigeniche insite nella catena pesante le IgG possono essere suddivise in 4 sottoclassi: IgG1, IgG2, IgG3, IgG4. la ragione per cui queste molecole sono designate come sottoclassi e non come ulteriori classi è dato dal grado di omologia esistente tra i vari tipi antigenici di Ig. Analizzando infatti, le sequenze aminoacidiche delle porzioni costanti delle catene pesanti delle varie sottoclassi si nota che esiste una omologia di più del 90%; mentre invece confrontando le catene pesanti appartenenti a classi differenti, l omologia non supera il 30%. Le IgG1 rappresentano il 59% delle immunoglobuline totali, le IgG2 il 30%, le IgG3 l 8% e infine le IgG4 il 3%. le differenze tra le sottoclassi vanno ricercate in una differente lunghezza della regione cardine che è sensibilmente più lunga per le IgG3 e per le IgG4 il che le rende più suscettibili alle proteasi e di conseguenza più rare.

16 Classi immunoglobuliniche (IgM) Hanno un peso molecolare di circa dalton, un coefficiente di sedimentazione di 19 S e sono 5 volte più grandi di una IgG essendo dei pentameri. Ciascuna unità è costituita da due catene pesanti di tipo µ e due catene leggere (K o λ). La catena µ è più pesante della catena γ di una IgG in quanto contiene una regione variabile e 4 regioni costanti (CH1, CH2, CH3, CH4). Una catena peptidica chiamata J lega le 5 unità monomeriche a formare la molecola completa. Le IgM sono i primi anticorpi ad apparire durante la risposta primaria, la loro capacità di legare l antigene è molto alta (possedendo 10 potenziali siti di legame). In forma monomerica le IgM si trovano sulla superficie delle cellule produttrici di anticorpi e dei loro precursori e in tal modo ne regolano la sintesi quando queste cellule incontrano un appropriato antigene.

17 Classi immunoglobuliniche (IgA) Sono presenti come monomero nel siero. Nelle secrezioni mucose (saliva, lacrime, secrezioni nasali) sono presenti come dimero legato da una catena J e stabilizzato da un componente secretorio prodotto dalle cellule epiteliali. Le IgA sono importanti nel conferire resistenza nei confronti delle infezioni delle mucose, neutralizzando gli antigeni di superficie degli agenti infettanti. Comprendono 2 sottoclassi: IgA1 e IgA2 che differiscono per la natura diversa della catena pesante. Le IgA secretorie sono presenti anche nel latte materno e per tale via possono essere trasferite al neonato contribuendo, insieme alle IgG placentari, alla protezione immunitaria passiva del neonato.

18 Classi immunoglobuliniche (IgD) Le IgD rappresentano lo 0,2% circa delle immunoglobuline sieriche Hanno un peso molecolare di dalton, sono composte da due catene leggere e da due catene pesanti note come catene δ che possiedono un p.m. superiore alle catene γ delle IgG. Originariamente si era postulato che tale peso molecolare fosse dovuto alla presenza di un quinto dominio, ma poi si è dimostrato che la lunghezza della catena era causata da una regione cardine più lunga. Questa regione è suscettibile alla rottura da parte delle proteasi, il che spiega la scarsa concentrazione. La maggior parte delle IgD si ritrova a livello della superficie dei linfociti B, dove svolgono una funzione regolatoria nella sintesi di altre classi immunoglobuliniche.

19 Classi immunoglobuliniche (IgE) Le IgE sono presenti nel siero in modesta concentrazione, sono formate da due catene pesanti chiamate ε, dalton più pesanti delle catene γ delle IgG e di conseguenza presentano un ulteriore dominio. Le IgE sono responsabili delle allergie pertanto possono trovarsi negli individui allergici in elevata concentrazione. L ulteriore dominio permette il legame alla superficie delle mastcellule, ciò comporta una reazione che porta alla liberazione di sostanze farmacologicamente attive come istamina e serotonina causa di dilatazione capillare, alterazione della permeabilità e costrizione bronchiale

20 Produzione degli anticorpi: risposta I e II Per risposta primaria si intende la produzione di anticorpi quando un antigene penetra per la prima volta in un organismo. Per risposta secondaria si intende la produzione di anticorpi quando lo stesso antigene penetra per la seconda volta nell organismo. Esiste una sostanziale differenza tra la produzione di anticorpi durante il corso della risposta primaria e durante il corso della risposta secondaria.

21 Andamento cinetico risposta I e II Nel corso della risposta I, gli anticorpi compaiono nel sangue dopo alcuni giorni (fase di latenza) per raggiungere l apice verso la terza settimana e scomparire intorno alla V. Le Ig prodotte per prime sono le IgM sostituite poi dalle IgG. Durante questa fase l organismo produce dei linfociti a lunga vita le cellule della memoria che conservano il ricordo dell incontro con l antigene e sono gli effettori della risposta II. La risposta II è caratterizzata da un periodo di latenza più breve, dall essere evocata da piccole dosi di antigene, dal raggiungimento di livelli anticorpali più elevati e rapidi e che si mantengono più a lungo nel tempo. Gli anticorpi inoltre appartengono alla classe delle IgG e sono prodotti dal differenziamento delle cellule della memoria.

22 Reazione antigene-anticorpo La reazione antigene-anticorpo è quella reazione nella quale un antigene reagisce con l anticorpo corrispondente dando luogo ad un complesso denominato immunocomplesso. La combinazione avviene tra gli epitopi (superficie antigene) e i siti combinatori (anticorpo) La combinazione di un antigene con il rispettivo anticorpo può essere considerata una reazione bimolecolare reversibile accompagnata da una lieve variazione di energia libera, ciò prova che le forze che uniscono l antigene e l anticorpo sono forze di legame deboli quali: -forze di Van der Waals (attrazione reciproca tra atomi) -forze di Coulomb (gruppi ionici con cariche opposte) -legami H (interazioni tra gruppi polari non ionici)

23 Stabilità dell immunocomplesso Poiché le forze che tengono unito l antigene all anticorpo sono di tipo debole, la stabilità dell immunocomplesso dipende dalla formazione di numerosi legami, ciò è possibile solo quando esista notevole coincidenza tra i gruppi reattivi dell antigene e quelli dell anticorpo. Deve pertanto esistere complementarietà tra la configurazione sterica del sito combinatorio dell anticorpo e gli epitopi della molecola antigene. La reazione antigene-anticorpo è una reazione altamente specifica per cui ogni anticorpo si lega esclusivamente al determinante antigenico del quale ha indotto la formazione, discriminandolo anche tra molecole molto simili.

24 Velocità della reazione antigene anticorpo La reazione antigene anticorpo è tra le più rapide reazioni bimolecolari conosciute, considerata la scarsa probabilità che ogni collisione tra antigene e anticorpo possa portare alla formazione dell immunocomplesso. La velocità della reazione antigene anticorpo è influenzata da: TEMPERATURA aumentando la temperatura aumenta la velocità della reazione a causa della maggiore energia cinetica impressa alle particelle dell antigene e dell anticorpo. PH e CONCENTRAZIONE SALINA DEL MEZZO la presenza di ioni nel mezzo neutralizza le cariche elettriche favorendo l incontro tra antigene e anticorpo.

25 Le reazioni sierologiche: presupposti L avvenuta formazione dell immunocomplesso in vitro si accompagna a manifestazioni direttamente apprezzabili ad occhio nudo e pertanto può essere dimostrata. Di conseguenza lo studio della formazione dell immunocomplesso può essere utilizzato nella pratica a scopo diagnostico mediante le cosidette reazioni sierologiche

26 Le reazioni sierologiche La reazione sierologica è quindi una reazione la quale, mettendo a contatto un siero contenente o che si presume possa contenere anticorpi, con un determinato antigene, permette di apprezzare l avvenuta formazione dell immunocomplesso I reagenti delle reazioni sierologiche sono due: il siero a contenuto anticorpale noto o presunto e l antigene. Di questi due reagenti uno deve essere sempre noto. L avvenuta formazione dell immunocomplesso, visivamente apprezzabile, ci identifica automaticamente il parametro incognito.

27 Reazioni sierologiche: tipi di reazioni Le reazioni sierologiche sono ambivalenti, esse permettono: a) disponendo di un antigene noto, di dimostrare in un siero la presenza di anticorpi verso quel determinato antigene. b) disponendo di un siero contenente un anticorpo noto, di dimostrare in un materiale la presenza dell antigene corrispondente. Le manifestazioni macroscopicamente apprezzabili della reazione antigene anticorpo sono: la reazione di precipitazione e la reazione di agglutinazione. Nel primo caso la formazione e la successiva riunione di immunocomplessi si palesa con la formazione di un fine precipitato, nel secondo caso si formerà un agglutinato più grossolano che si deposita al fondo del recipiente. La velocità delle reazioni sarà favorita dai già citati parametri quali: temperatura, presenza di elettroliti, opportuno ph.

28 Reazione di precipitazione La reazione di precipitazione è una reazione sierologica in cui si combinano un antigene macromolecolare solubile con l anticorpo corrispondente e nella quale la formazione dell immunocomplesso si appalesa con la formazione di un precipitato insolubile visibile. Per comprendere le cause che rendono possibile la formazione di un precipitato insolubile a partire da immunocomplessi solubili è necessario esaminare lo svolgimento della reazione in relazione alla concentrazione relativa dei reagenti. Se in una serie di provette si distribuisce una quantità costante di siero immune, cioè contenente anticorpi verso un determinato antigene e si aggiungono quantità crescenti di quell antigene si osserverà che nelle prime provette la quantità di precipitato è scarsa, aumenterà nelle provette centrali per poi tornare a diminuire nelle ultime provette.

29 Curva di precipitazione Riportando in grafico i risultati dell esperimento precedente si otterrà una curva che presenta 3 zone distinte. Una prima (zona di eccesso di anticorpo), in cui la quantità di precipitato è scarsa, una zona in cui si ha il massimo di anticorpo precipitato (zona di equivalenza) e infine, una zona in cui, pur aumentando la quantità di antigene, l anticorpo precipitato anziché rimanere costante diminuisce progressivamente (zona di eccesso di antigene)

30 Curva di precipitazione (interpretazione) Ricercando nel sopranatante delle varie miscele di reazione la presenza di antigene o anticorpo liberi, si evidenzia come nella prima parte della curva ci sia presenza di anticorpi liberi, nella seconda zona non siano presenti ne antigeni ne anticorpi liberi e infine nella terza zona siano presenti solo antigeni liberi. Le prime due fasi della curva sono prevedibili ossia è logico che aumentando la quantità di antigene aumentino gli immuno complessi che precipitano fino a raggiungere la fase di equivalenza con assenza nel sopranatante di antigeni o anticorpi liberi. Meno prevedibile è il comportamento del precipitato nelle provette della terza zona, dove essendo l antigene aggiunto in eccesso rispetto all anticorpo ci si aspetterebbe una quantità di precipitato uguale a quello della zona di equivalenza. Poiché nel sopranatante della terza zona non si ritrovano anticorpi liberi, essi sono tutti legati all antigene pertanto la diminuzione di precipitato non può avere che una spiegazione.

31 Curva di precipitazione: spiegazione La diminuzione del precipitato nella terza zona non può avere che una spiegazione: una parte degli immunocomplessi che si formano in presenza di un eccesso di antigene e in quantità proporzionale, sono formati da immunocomplessi solubili In una miscela formata da anticorpi bivalenti e antigeni multivalenti (molti epitopi) se i reagenti sono in concentrazione elevata essi si riuniscono in immunocomplessi organizzati in reticoli o tralicci tridimensionali in cu le molecole di antigene e anticorpo appaiono alternativamente legate fino a raggiungere la dimensione critica per farle precipitare Aumentando la quantità di antigene nella miscela si formeranno piccoli complessi (una molecola di anticorpo legata a due molecole di antigene) che non potranno incrementare la loro dimensione per l assenza di anticorpo libero, rimanendo quindi in soluzione senza formazione di precipitato.

32 Stechiometria della reazione antigene anticorpo Nella reazione di precipitazione, la formazione dell immunocomplesso da un punto di vista stechiometrico obbedisce alla legge chimica delle proporzioni multiple e variabili piuttosto che a quella delle proporzioni fisse e costanti. La reazione è infatti condizionata dalla concentrazione relativa dei reagenti, fermo restando che le concentrazioni di antigene e anticorpo debbono essere sufficientemente elevate perché gli immunocomplessi si possano combinare e si possa apprezzare il precipitato. Per tali motivi la reazione di precipitazione è poco utilizzata nella diagnosi delle malattie infettive (necessita di elevate quantità di antigene e anticorpo) ed è poco usata anche per la ricerca di anticorpi nel siero dei soggetti affetti da patologie infettive poiché in questi casi è necessario svelare anche piccole quantità di anticorpi quali si osservano all inizio del processo infettivo.

33 Applicazioni della reazione di precipitazione La reazione di precipitazione viene generalmente utilizzata con tecniche qualitative nella identificazione di antigeni utilizzando sieri preparati in laboratorio ad alto contenuto anticorpale. Le indicazioni principali riguardano: la medicina legale il settore alimentare identificazione degli antigeni di specie in campioni di sangue o sperma) identificazione degli antigeni di specie nelle carni di insaccati Si usa in questi casi la tecnica di precipitazione zonale o Ring test che consiste nello stratificare, in una protetta capillare, l antigene sul siero senza mescolare i reagenti. La reazione positiva è data dalla comparsa di un intorbidamento circolare nella zona di contatto tra i due liquidi.

34 Reazione di agglutinazione Mescolando un siero immune specifico (contenente anticorpi specifici) con antigeni costituiti da elementi cellulari, quali batteri o globuli rossi, si formeranno immunocomplessi che si riuniscono in ammassi voluminosi e visibili ad occhio nudo che sedimentano al fondo della provetta. La reazione di agglutinazione pertanto può essere definita come una reazione sierologica in cui un siero immune o presunto tale viene saggiato con un antigene corpuscolato e nella quale la formazione dell immuno complesso si palesa con la formazione di ammassi voluminosi.

35 Meccanismo della reazione di agglutinazione Il meccanismo che è alla base della formazione degli immunocomplessi nella reazione di agglutinazione è identico a quello che porta alla formazione degli immunocomplessi solubili nella reazione di precipitazione. Ciò che diversifica le due reazioni è dato dalla diversa natura dell antigene (corpuscolato nel primo caso, solubile nel secondo) e il diverso aspetto del sedimento che sarà più grossolano nella reazione di agglutinazione mentre invece nella reazione di precipitazione apparirà più fine. Nella reazione di agglutinazione la natura corpuscolata e le dimensioni più consistenti delle particelle di antigene renderà la formazione e la riunione degli immunocomplessi non solo più facilmente apprezzabili, ma ne renderà possibile la formazione anche in presenza di concentrazioni assolute dei reagenti di gran lunga inferiori rispetto a quelle necessarie per la reazione di precipitazione.

36 Applicazioni della reazione di agglutinazione La reazione di agglutinazione non richiedendo un esatto proporzionamento dei reagenti e per la sua elevata sensibilità a piccole quantità di anticorpi è usata frequentemente per la ricerca, nel siero di soggetti sospetti di infezione, di anticorpi antibatterici reazione di sierodiagnosi. In questo caso la reazione di agglutinazione viene eseguita con tecnica semiquantitativa allo scopo di stabilire la concentrazione o titolo di anticorpi presenti nel siero in esame. Per l esecuzione si mescolano in una serie di provette, diluizioni scalari del siero in esame, con una quantità fissa delle sospensioni batteriche e si indica come titolo agglutinante del siero la massima diluizione alla quale si verifica ancora l agglutinazione. La reazione richiede la presenza di elettroliti la cui funzione è quella di neutralizzare la cariche elettriche ed è favo rita dall agitazione a bassa velocità e dal riscaldamento a 37

37 Applicazioni della reazione di agglutinazione La reazione di agglutinazione è usata anche per l identificazione di antigeni batterici batteriodiagnosi che possono essere presenti in un campione. La reazione si esegue su provetta aggiungendo un anticorpo noto all antigene incognito, l avvenuta formazione e riunione degli immunocomplessi si paleserà con la formazione di un agglutinato di aspetto granuloso o fioccoso. La reazione di agglutinazione è inoltre usata per la determinazione del gruppo sanguigno. In questo caso la reazione si esegue su vetrino, mescolando una goccia di sangue con siero immune specifico e osservando l eventuale comparsa di agglutinazione che sarà evidenziabile entro pochi minuti.

38 Complemento Il complemento (C) è un complesso di diverse proteine: C1, C2..C9 molte delle quali dotate di attività enzimatica, presente nel siero in forma inattiva. Queste proteine possono venir attivate in maniera sequenziale e ordinata con un meccanismo a cascata nel quale i vari componenti si attivano uno di seguito all altro e con un meccanismo, definito inoltre, ad amplificazione che porta alla formazione di numerosi componenti alcuni dei quali biologicamente attivi

39 Vie di attivazione del complemento L attivazione del complemento avviene attraverso due vie: Via classica di attivazione è innescata dal un complesso antigene-anticorpo intervengono tutti i componenti del complemento da C1 a C9 Via alternativa di attivazione è filogeneticamente più antica è indipendente dall immunocomplesso è innescata da sostanze estranee prodotte da batteri o virus compaiono solo alcuni dei componenti della via classica ma sono presenti componenti specifici

40 Finalità biologiche del complemento L attivazione del complemento, sia secondo la via classica che secondo la via alternativa porta alla formazione di un complesso litico capace di provocare un danneggiamento della membrana cellulare che causa la lisi della cellula. Il complemento pertanto completa il compito dell anticorpo il cui ruolo è quello di riconoscere l agente estraneo e di legarsi ad esso; tuttavia è tale interazione, quella con il complemento, che: Determina la lisi delle cellule estranee (per danneggiamento della membrana cellulare) Facilita la fagocitosi dei microrganismi (attraverso la liberazione di frammenti biologicamente attivi) Causa un infiammazione locale (stimolando l attività chemiotattica dei leucociti)

41 Attivazione del complemento (via classica) L attivazione del complemento secondo la via classica consiste in una serie di reazioni ciascuna delle quali attiva la successiva. L evento che innesca tale cascata è rappresentato dalla presenza di un immunocomplesso nel quale l anticorpo deve essere o una IgM o una IgG. L attivazione del complemento, una volta iniziata, porta alla formazione di un complesso litico che altera irreversibilmente le membrane. L attivazione del sistema del complemento potrà avere un effetto diverso a seconda della cellula coinvolta nell immunocomplesso: i batteri Gram- saranno distrutti (presenza della membrana esterna) i batteri Gram+ non possedendo membrana esterna non verranno direttamente lisati ma la liberazione di frammenti attivi a seguito dell attivazione del complemento ne faciliterà la fagocitosi e di conseguenza l eliminazione

42 Via classica: unità di riconoscimento Il primo componente della via classica che viene attivato è il C1; esso è diviso in C1q, C1r, C1s. IL C1q esso è una proteina formata da 3 subunità in forma di dimeri ognuna delle quali possiede tre catene (a,b,c) di 200 aminoacidi, terminanti con una estremità globulare capace di legare l anticorpo a livello degli specifici domini della catena pesante. Una molecola di C1q attraverso le sue 18 catene potrebbe teoricamente legare altrettanti immunocomplessi, in realtà può reagire con un aggregato costituito da un massimo di 13 molecole. L attivazione del C1q attiva i componenti C1r e C1s (presenti come proteasi inattive). In presenza di Ca++ essi si legano al C1q come complesso tetramerico formato da 2 molecole di C1r e 2 molecole di C1s.

43 Via classica: unità di attivazione Il componente C1s attivato, attiva il componente C4 il quale si scinde in C4a (in soluzio ne) e C4b che si lega alla superficie della membrana, contemporaneamente il componente C2 si scinde in C2a e C2b. Il C2b è eliminato mentre C2a si lega al C4b sulla membrana. Questo complesso chiamato C3 convertasi attiva il componente C3 il quale a sua volta si scinde in C3a e C3b. Il C3a è eliminato in soluzione, mentre il C3b si lega alla C3 convertasi formando il composto C4bC2aC3b chiamato C5 convertasi in grado di attivare il componente C5 che sarà scisso in C5a e C5b. C4a C4b

44 Via classica: unità di attacco La scissione di C5 da parte della C5 convertasi è l ultima reazione enzimatica coinvolta nella via classica di attivazione del complemento. L assemblaggio degli altri componenti si svolge spontaneamente. Il C5b attiva il C6 formando C5b-6 e ad esso si aggiungono C7 e C8. Al complesso C5b che presenta già attività litica, si uniscono da una a tre molecole di C9. Due di questi monomeri dimerizzano per formare il complesso finale di attacco del peso di 1,5 milioni di dalton C5 C5 cov. C5a

45 L evento litico Il complesso C5b (1-3) causa la lisi della membrana cellulare. Secondo la teoria del canale di transmembrana il complesso di attacco formerebbe un canale a forma di ciambella attraverso il quale entrerebbe l acqua. Il debole della teoria è che la lisi cellulare non è immediata come tale teoria farebbe supporre, pertanto è stata proposta la teoria dello scompaginamento del doppio strato secondo la quale l evento litico risulta dalla disorganizzazione del doppio strato lipidico, risultato del l effetto simultaneo e cooperativo di più complessi di attacco adiacenti.

46 Via alternativa di attivazione del complemento La via alternativa di attivazione del complemento chiamata anche via della properdina non richiede la presenza di anticorpi specifici per il suo innesco e pertanto determina un meccanismo di resistenza non specifica e più immediata all infezione. L attivazione della via alternativa è mediata da polisaccaridi dell ospite (LPS), o della parete cellulare dei lieviti, da globuli rossi animali e da membrane povere di acido neuraminico. Questa via inoltre non utilizza i componenti C1, C2, C4 che sono i primi reagenti della via classica ma utilizza dei componenti specifici: il fattore B, il fattore D e la properdina (P). Il risultato generale di questa via è lo stesso della via classica: C3 viene frammentato in C3a e C3b, C5 viene scisso in C5a e C5b permettendo la formazione del complesso che attacca la membrana, identico a quello della via classica.

47 Via alternativa: sequenza di reazioni Normalmente nel plasma esistono piccole quantità di C3b per scissione spontanea di C3. Alcune molecole di C3b si legano al fattore B. Questo in presenza del fattore D si scinde in Ba e Bb. Il composto C3bBb stabilizzato dalla properdina continua a scindere altro C3. Quando al C3bBb si attacca altro C3b, la specificità di tale convertasi cambia e diventa capace di agire da C5 convertasi, scindendo il componente C5. A questo punto la sequenza delle reazioni è uguale a quella della via classica. A livello della scissione del C3 le due vie convergono. C9

48 Attività biologica delle sostanze formate durante l attivazione del complemento L attivazione del complemento comporta la scissione di molecole di C3 e C5 e conseguente formazione di molte molecole di C3a, C3b, C5a. Queste sostanze insieme ad altre che si originano dalla cascata complementare sono dotate di attività biologica e contribuiscono ad ampliare la funzioni del complemento. Anafilotossine I componenti C3a e C5a provocano una anafilassi complemento-indotta e determinano un quadro non diverso da quello della classica anafilassi antigene-anticorpo. Sia C3a che C5a si legano alle membrane delle mastcellule e dei basofili causando il rilascio di mediatori farmacologicamente attivi quali l istamina e la serotonina il cui maggiore effetto è l incremento della permeabilità capillare e la costrizione della muscolatura liscia. Tali mediatori contribuiscono all infiammazione locale.

49 Attività biologica di sostanze formate dall attivazione del complemento Fattori chemiotattici Ogni sostanza in grado di attirare i leucociti verso una zona di infiammazione viene considerata un agente chemiotattico. Il fattore Ba (via alternativa) e il C5a, privato di un frammento terminale che ne annulla l azione anafilotossica, sono chemiotattici per PMN e macrofagi, anche il C5b67, parziale complesso litico, ha funzione chemiotattica. Fattori opsonizzanti Il componente C3b è un opsonina, si lega infatti ad aggregati antigeneanticorpo (presenza di recettori per il C3b) mettendoli a contatto con cellule fagocitarie dal momento che anche quest ultime contengono recettori specifici per il C3b.

50 Fagocitosi La fagocitosi è uno dei fondamentali meccanismi di difesa antimicrobica dell organismo, rappresenta l azione con la quale i fagociti trasportano al loro interno entro vacuoli delimitati da membrana, materiale estraneo in particolare batteri. Le cellule impegnate in questo processo di difesa sono chiamate fagociti professionali, sono caratterizzate dalla capacità di accorrere nel luogo di infezione, aderire, inglobare, uccidere e digerire i microrganismi. Possiedono inoltre un recettore per le immunoglobuline (Fc delle IgG) e per il complemento (C3b)

51 Classificazione dei fagociti professionali I fagociti si suddividono in: Fagociti mobili Sono presenti nel sangue e sono capaci di attraversare i vasi e di accorrere nel luogo di infezione. Fagociti fissi Sono presenti a livello dei tessuti, non sono mobili perciò agiscono in sede allorchè il torrente linfatico o ematico porta i batteri a contatto con essi.

52 Fagociti mobili Polimorfonucleati Monociti Attività fagocitaria molto elevata Vengono mobilitati per primi Sono la prima linea di difesa Fagocitano una sola volta Cellule terminali, vita breve Muoiono dopo aver fagocitato Attaccano microrganismi a localizzazione extracellulare Contengono granuli ricchi di idrolasi, lisozima e altri fattori battericidi Attività inferiore rispetto ai PMN Vengono mobilitati dopo i PMN Rappresentano la II via difesa Possono fagocitare più volte Hanno vita più lunga, non sono cellule terminali Attaccano parassiti intracellulari obbligati o facoltativi Hanno attività fagocitaria inducibile con segnali come citochine Contengono granuli equivalenti ai PMN

53 Fagociti fissi e fagociti facoltativi Fagociti fissi Sono costituiti dai macrofagi tissutali (derivazione monocitica) Sono presenti nel connettivo, fegato, polmone, milza, linfonodi etc. Agiscono in sede, sono gli antigeni che, trascinati dal sangue o dalla milza vengono portati a contatto con i macrofagi tissutali. Fagociti facoltativi Sono dotati di attività fagocitaria modesta e occasionale Mancano di recettori per le Ig e complemento Sono rappresentati da: fibroblasti, cellule endoteliali, reticolari e spleniche.

54 Fasi della fagocitosi La fagocitosi è un evento complesso che si può suddividere in 5 stadi. Chemiotassi Opsonizzazione e aderenza Inglobamento e ingestione Uccisione e digestione Esocitosi

55 Chemiotassi La chemiotassi è quel fenomeno per cui cellule mobili quali i PMN e i monociti presenti nel sangue, sono capaci di: 1) avvertire uno stimolo chimico proveniente dal luogo di infezione operato da fattori chemiotattici 2) aderire alle pareti del vaso, 3) attraversarlo con un movimento chiamato diapedesi 4) dirigersi con moto direzionato verso il luogo dell infezione

56 Fattori chemiotattici Le sostanze chemiotattiche sono numerose e possono agire su tutti i fagociti C5a è il più potente fattore chemiotattico derivato dal complemento C567 il parziale complesso litico svolge azione chemiotattica Leukotriene LTB4 è il più potente fattore chemiotattico generato dalla lipoossigenazione dell ac. arachidonico nell anafilassi Ag-Ab e complemento mediata Fattori chemiotattici per eosinofili e neutrofili prodotti da mastcellule e basofili nelle reazioni di ipersensibilità o in seguito ad interazione con anafilotossine nelle reazioni anafilattiche complemento-mediate Formil-metionil peptidi prodotti dagli stessi batteri con azione chemiotattica Il riconoscimento da parte del fagocita di un gradiente di concentrazione della sostanza chemiotattica, rappresenta lo stimolo al movimento direzionato attraverso l interazione con specifici recettori di superficie.

57 Opsonizzazione Opsonizzazione, letteralmente preparo al pasto, è la capacità di fattori sierici chiamati opsonine di depositarsi sulla superficie dei microrganismi rendendoli più suscettibili alla ingestione da parte dei fagociti. La principale opsonina è rappresentata dal C3b originatosi dalla cascata complementare. I batteri possiedono recettori superficiali per il C3b, l opsonizzazione pertanto aumenta l idrofobicità dei microrganismi e ne neutralizza le cariche elettriche superficiali favorendo il contatto con il fagocita Sostanze ad azione antifagocitaria: Capsula (maschera i recettori per il C3b) Proteina M di S. pyogenes (impediscono la fissazione del complemento Proteina A di S. aureus (lega il Fc delle IgG) Tossine citolitiche (azione tossica specifica verso leucociti e macrofagi

58 Fattori che favoriscono la opsonizzazione I fattori che favoriscono la opsonizzazione sono: Anticorpo specifico, Forma con il microrganismo un immunocomplesso che attiva il complemento per via classica Complemento Per attivazione diretta, via alternativa, da parte di sostanze presenti sulla superficie batterica Il batterio in entrambi i casi è ricoperto di C3b, componente che di fatto favorisce la opsonizzazione

59 Ingestione uccisione esocitosi 1)Il batterio opsonizzato viene inglobato tramite pseudopodi e trasportato all interno del fagocita (fagosoma). 2) La cellula viene racchiusa in un vacuolo. 3)Tramite l intervento di microtubuli e microfilamenti tende a fondersi con i granuli del fagocita (fogolisosoma). 4)L ingestione del batterio genera segnali molto potenti che ne determinano l uccisione. 5) Il rilascio degli enzimi contenuti nei granuli può avvenire sia all interno che all esterno dei granuli in quest ultimo caso si possono provocare danni ai tessuti circostanti e generare uno stimolo infiammatorio o di cronicizzazione dell infiammazione.

60 Eventi metabolici correlati alla fagocitosi La presenza del batterio all interno del fagocita innesca una serie di eventi metabolici quali un rapido consumo di ossigeno che viene ridotto ad anione superossido dal NADPH. Il superossido è convertito ad H 2 O 2 dall enzima superossidodismutasi. H 2 O 2 insieme alla mieloperossidasi (presente nei granuli) ossida ioni alogeno generando alogenuri ossidati ad alto potere tossico. All interno del fagosoma unitamente all azione degli enzimi contenuti nei granuli viene pertanto a generarsi un ambiente altamente sfavorevole per la sopravvivenza della grandissima maggioranza dei microrganismi.

61 I vaccini e il concetto di immunità Per immunità si intende la possibilità di un individuo di risultare immune cioè esente da una malattia. Esistono diversi tipi di immunità Immunità naturale di specie, di razza, individuale Attiva da pregresse infezioni naturale Immunità acquisita Passiva passaggio di ab da madre a feto o attraverso il latte artificiale Attiva tramite vaccini Passiva somministrazione di sieri

62 Vaccini I vaccini sono sostanze che introdotte nell organismo sono in grado di conferire una immunità acquisita artificiale attiva. L immunità che consegue alla somministrazione dei vaccini è artificiale in quanto gli agenti delle malattie sono introdotti artificialmente, ma è attiva dal momento che l organismo produce attivamente i fattori di difesa. Con la vaccinazione vengono somministrati gli agenti delle malattie opportunamente modificati e resi apatogeni, si crea pertanto una infezione clinicamente silente ma tale da sollecitare opportunamente i fattori di difesa organici L immunità che consegue alla somministrazione dei vaccini ha durata variabile da vaccini a vaccino e può essere prolungata con le vaccinazioni di richiamo, dosi di vaccino successive al piano base vaccinale, che possono prolungare anche indefinitivamente il periodo di immunità e con stimoli secondari derivanti dalla presenza dei microrganismi nell ambiente.

63 Tipi di vaccini Gli attuali vaccini sono classificabili in 4 categorie: 1) Vaccini a germi inattivati (uccisi). I microrganismi sono trattati cercando di conservare la loro immunogenicità, questi vaccini tuttavia richiedono la somministrazione di alte dosi per ottenere una buona risposta immunitaria, presentano un lungo periodo di latenza prima della comparsa di protezione e necessitano della somministrazione di frequenti dosi di richiamo. 2) Vaccini a germi vivi e attenuati sono costituiti da germi vivi (varianti apatogene) essi provocano una forma attenuata di malattia capace però di conferire una immunità più efficace e di più lunga durata; richiedono dosi inferiori rispetto al vaccino allestito con germi uccisi.

64 Tipi di vaccini 3) Vaccini allestiti con anatossine, le tossine vengono trasformate in prodotti non tossici (anatossine) con formalina allo 0,5% e calore. Il potere tossico viene eliminato senza alterare la struttura antigene. Questi vaccini inducono un forte stato di immunità, mantenuto con opportuni richiami. 4) Vaccini costituiti da componenti strutturali isolate dai microrganismi possono essere costituiti ad es. dai polisaccaridi capsulari; tali vaccini, essendo costituiti da antigeni timo-indipendenti, danno una immunità di breve durata e non prolungabile con la vaccinazioni di richiamo.

65 Impiego dei vaccini L utilizzo fondamentale dei vaccini riguarda la prevenzione delle malattie infettive, essi pertanto hanno un impiego preminentemente profilattico. Malgrado l importante contributo dei vaccini, ancora oggi non è possibile vaccinare contro alcune malattie sia per l incapacità di mettere a punto un efficace vaccino sia per l impossibilità di realizzare una vaccinazione di massa, tuttavia molti vaccini tradizionali sono stati in questi ultimi anni migliorati. Esempi: Colera: vaccino ucciso sostituito con vaccino orale ottenuto con DNA ricom. Pertosse: vaccino ucciso sostituito con tossina geneticamente inattivata Tifo: vaccino ucciso sostituito con mutanti apatogeni (vaccino orale)

66 Requisiti dei vaccini: efficacia e sicurezza Un vaccino deve essere efficace, cioè capace di indurre una buona risposta immunitaria, una protezione duratura con un minimo di inoculazioni di richiamo Un vaccino deve essere sicuro cioè innocuo capace di non provocare effetti collaterali di rilievo Questo scopo sarà raggiunto quanto più il vaccino conterrà antigeni giusti (antigeni specificatamente correlati alla virulenza) e antigeni buoni, (antigeni immunogeni) in grado di sollecitare opportunamente il sistema immunitario.

67 Vaccino ideale e prospettive future Il vaccino ideale è quel vaccino capace di provocare una efficace risposta protettiva, senza effetti collaterali, deve essere chimicamente stabile, di basso costo e di facile somministrazione. I recenti progressi hanno messo a disposizione nuove strategie per la produzione dei vaccini: 1) Vaccini a DNA, il DNA contenente i geni dei fattori di virulenza vengono introdotti nell organismo e fagocitati inducendo la risposta protettiva 2) Clonazione di DNA ricombinante per la sintesi in cellule lievito di antigeni che inducono una risposta immune proteggente 3) Sintesi chimica di proteine e polipeptidi che mimano i principali antigeni dei microrganismi 4) Costruzione mediante ingegneria genetica di microrganismi mutanti non patogeni 5) Produzione di anticorpi monoclonali mimanti i determinanti superficiali delle proteine di superficie dei microrganismi patogeni

68 Vaccini antivirali Sono usati per la prevenzione delle patologie virali. Sono di due tipi: Vaccini allestiti con virus inattivati Devono essere somministrati in elevata quantità per avere una efficace risposta Vaccini allestiti con virus attenuati o mutanti virali Possono essere somministrati in piccola quantità dal momento che sono vivi; producono uno stimolo antigenico maggiore

69 Prospettive future Per i vaccini virali come per i vaccini batterici, la direttrice fondamentale è quella intesa a isolare e purificare la componenti virali responsabili della immunogenicità e di allestire vaccini usando quanto possibile antigeni prodotti per sintesi o ottenuti in forma pura I vaccini antivirali disponibili in Italia sono: Vaccino antipoliomelitico Vaccino antiepatite B Vaccino antimorbillo Vaccino antiparotite Vaccino antirosolia Vaccino antiinfluenzale Vaccino antirabbico

70 Le vaccinazioni in Italia Obbligatorie Poliomelite, tetano, difterite, epatite B Consigliate Morbillo, pertosse, parotite, Haemophilus influenzae tipo B, rosolia (sesso femminile) Previste per alcune categorie Tifo, tubercolosi, rabbia, varicella Utili in talune circostanze Influenza Abolite vaiolo

71 Immunizzazione passiva: sieri immuni L immunizzazione passiva consiste nella somministrazione di sieri immuni cioè contenenti anticorpi contro un determinato batterio o una data tossina, a scopo terapeutico Tale tecnica, mette immediatamente a disposizione dell organismo gli anticorpi di cui ha bisogno e serve a contrastare un infezione già in atto; i sieri possono avere un applicazione oltre che terapeutica anche profilattica quando si abbia ragione di ritenere che un individuo è esposto ad un rischio imminente di malattia Attualmente la disponibilità di farmaci antibatterici ha ridotto l impiego della sieroterapia nelle infezioni, pur tuttavia, l immunizzazione passiva rimane un presidio fondamentale nelle infezioni da germi esotossici, dove la terapia è rivolta ad impedire il legame tossina-cellula cosa che è ottenibile esclusivamente con l anticorpo specifico

72 Produzione di sieri immuni e durata dell immunità I sieri immuni vengono allestiti in animali di grossa taglia sottoposti a trattamento immunizzante con gli antigeni nei confronti dei quali si desidera ottenere produzione di anticorpi, quindi salassati quando il livello anticorpale è massimo. I sieri animali, contenendo tracce di proteine eterologhe, possono causare reazioni di ipersensibilità anche assai gravi. Oggi si impiegano preparazioni di γ globuline iperimmuni ottenute da volontari umani che si sono vaccinati e il cui sangue ha un contenuto anticorpale specifico assai alto. Le preparazioni di gamma globuline umane hanno il vantaggio, rispetto ai sieri animali di non dar luogo a fenomeni allergici. In entrambi i casi, l immunità che consegue è di breve durata (il tempo richiesto dagli anticorpi per venir metabolizzati cioè giorni)

Regione cerniera monomero regione cerniera

Regione cerniera monomero regione cerniera Regione cerniera Tutte le Ig, sia quelle secrete che quelle presenti sulla membrana plasmatica dei linfociti B, sono costituite da quattro catene proteiche, due pesanti (H, da heavy, in rosso nel disegno)

Dettagli

Le Ig sono glicoproteine costituite da 4 catene polipeptidiche:

Le Ig sono glicoproteine costituite da 4 catene polipeptidiche: Struttura delle Ig Le Ig sono glicoproteine costituite da 4 catene polipeptidiche: 2 catene pesanti H (heavy( heavy) di P.M. 50.000 D, formate da c/a 450 amminoacidi 2 catene leggere L (light) Di P.M.

Dettagli

Tipi di immunità acquisita. www.uniroma2.it/didattica/immunotlb

Tipi di immunità acquisita. www.uniroma2.it/didattica/immunotlb Tipi di immunità acquisita Caratteristiche dell immunità acquisita Espansione clonale Fasi della risposta immunitaria acquisita Specificità, memoria, risoluzione delle risposte immunitarie acquisite Immunità

Dettagli

Università di Roma Tor Vergata - Corso di Laurea in Scienze Biologiche - Immunologia Molecolare - dott. Claudio PIOLI - a.a.

Università di Roma Tor Vergata - Corso di Laurea in Scienze Biologiche - Immunologia Molecolare - dott. Claudio PIOLI - a.a. Anticorpi generalità Riconoscimento antigene Anticorpi Molecole MHC Recettore per l Ag dei linfociti T (TCR) Anticorpi riconoscono diversi tipi di strutture antigeniche macromolecole proteine, lipidi,

Dettagli

La parte Fc delle Ig regola la vita media delle Ig, e quindi la quantità di Ig presenti in circolo e nei tessuti.

La parte Fc delle Ig regola la vita media delle Ig, e quindi la quantità di Ig presenti in circolo e nei tessuti. La parte dell Ig che non lega l antigene (la parte Fc, viola chiaro nel disegno) è responsabile delle funzioni effettrici dell Ig e quindi ne determina l attività biologica. Quando un Ig ha legato un antigene,

Dettagli

Classi e sottoclassi di anticorpi

Classi e sottoclassi di anticorpi Classi e sottoclassi di anticorpi Anticorpi: classi e sottoclassi In base alla catena pesante gli anticorpi sono divisi in classi e sottoclassi Classi o isotipi IgA, IgD, IgE, IgG, IgM Sottoclassi IgA1

Dettagli

Laboratorio di Tecniche Microscopiche AA 2007-2008 Lezione 12 Marzo 2008 Ore 15-16

Laboratorio di Tecniche Microscopiche AA 2007-2008 Lezione 12 Marzo 2008 Ore 15-16 Laboratorio di Tecniche Microscopiche AA 2007-2008 Lezione 12 Marzo 2008 Ore 15-16 L'immunoistochimica e' una tecnica ampiamente utilizzata per l'identificazione e la localizzazione di costituenti cellulari

Dettagli

Energia nelle reazioni chimiche. Lezioni d'autore di Giorgio Benedetti

Energia nelle reazioni chimiche. Lezioni d'autore di Giorgio Benedetti Energia nelle reazioni chimiche Lezioni d'autore di Giorgio Benedetti VIDEO Introduzione (I) L energia chimica è dovuta al particolare arrangiamento degli atomi nei composti chimici e le varie forme di

Dettagli

Elettroforesi. Elettroforesi: processo per cui molecole cariche si separano in un campo elettrico a causa della loro diversa mobilita.

Elettroforesi. Elettroforesi: processo per cui molecole cariche si separano in un campo elettrico a causa della loro diversa mobilita. Elettroforesi Elettroforesi: processo per cui molecole cariche si separano in un campo elettrico a causa della loro diversa mobilita. A qualunque ph diverso dal pi le proteine hanno una carica netta quindi,

Dettagli

Le Biomolecole I parte. Lezioni d'autore di Giorgio Benedetti

Le Biomolecole I parte. Lezioni d'autore di Giorgio Benedetti Le Biomolecole I parte Lezioni d'autore di Giorgio Benedetti LE BIOMOLECOLE Le biomolecole, presenti in tutti gli esseri viventi, sono molecole composte principalmente da carbonio, idrogeno, azoto e ossigeno.

Dettagli

Una proteina qualsiasi assume costantemente un unica conformazione ben definita, cui è legata la sua azione biologica.

Una proteina qualsiasi assume costantemente un unica conformazione ben definita, cui è legata la sua azione biologica. Concanavalina A Emoglobina subunità Trioso fosfato isomerasi Una proteina qualsiasi assume costantemente un unica conformazione ben definita, cui è legata la sua azione biologica. 1 La conformazione è

Dettagli

Corso di. Dott.ssa Donatella Cocca

Corso di. Dott.ssa Donatella Cocca Corso di Statistica medica e applicata Dott.ssa Donatella Cocca 1 a Lezione Cos'è la statistica? Come in tutta la ricerca scientifica sperimentale, anche nelle scienze mediche e biologiche è indispensabile

Dettagli

Verifica. Tutto il quaderno di lavoro. Riferimento. Gli studenti svolgono la verifica. Compito. Foglio di esercizio Soluzione.

Verifica. Tutto il quaderno di lavoro. Riferimento. Gli studenti svolgono la verifica. Compito. Foglio di esercizio Soluzione. Livello 2 07 / Il sangue Informazione per gli insegnanti 1/6 Riferimento Tutto il quaderno di lavoro Compito Gli studenti svolgono la verifica. Materiale Soluzione Forma sociale Lavoro individuale Tempo

Dettagli

LA MOLE : UN UNITA DI MISURA FONDAMENTALE PER LA CHIMICA

LA MOLE : UN UNITA DI MISURA FONDAMENTALE PER LA CHIMICA LA MOLE : UN UNITA DI MISURA FONDAMENTALE PER LA CHIMICA Poiché è impossibile contare o pesare gli atomi o le molecole che formano una qualsiasi sostanza chimica, si ricorre alla grandezza detta quantità

Dettagli

INFIAMMAZIONE. L infiammazione è strettamente connessa con i processi riparativi! l agente di malattia e pone le basi per la

INFIAMMAZIONE. L infiammazione è strettamente connessa con i processi riparativi! l agente di malattia e pone le basi per la INFIAMMAZIONE Risposta protettiva che ha lo scopo di eliminare sia la causa iniziale del danno cellulare (es. microbi, tossine etc), sia i detriti cellulari e le cellule necrotiche che compaiono a seguito

Dettagli

KIR EVOLUZIONE RAPIDA E DIVERSIFICATA DEI RECETTORI DELL IMMUNITA INNATA E ADATTATIVA

KIR EVOLUZIONE RAPIDA E DIVERSIFICATA DEI RECETTORI DELL IMMUNITA INNATA E ADATTATIVA KIR EVOLUZIONE RAPIDA E DIVERSIFICATA DEI RECETTORI DELL IMMUNITA INNATA E ADATTATIVA C.Vilches, P. Parham Natural Killer Cellule di origine linfoide la cui funzione è lisare le cellule infettate da virus

Dettagli

Verifica. Tutto il materiale informativo per gli studenti. Riferimento. Gli studenti svolgono la verifica. Compito. Foglio di esercizio Soluzione

Verifica. Tutto il materiale informativo per gli studenti. Riferimento. Gli studenti svolgono la verifica. Compito. Foglio di esercizio Soluzione Livello 1 07 / Il sangue Informazione per gli insegnanti 1/5 Riferimento Tutto il materiale informativo per gli studenti Compito Gli studenti svolgono la verifica. Materiale Soluzione Forma sociale Lavoro

Dettagli

INTERVENTO DI CLAUDIA RICCARDI PLASMAPROMETEO - Dipartimento di Fisica Università degli Studi di Milano - Bicocca

INTERVENTO DI CLAUDIA RICCARDI PLASMAPROMETEO - Dipartimento di Fisica Università degli Studi di Milano - Bicocca INTERVENTO DI CLAUDIA RICCARDI PLASMAPROMETEO - Dipartimento di Fisica Università degli Studi di Milano - Bicocca La ricerca come strumento per lo sviluppo aziendale: sinergia tra università e industria

Dettagli

Proteine integrali di membrana legate sul versante esterno a gruppi di carboidrati. Formati da diverse subunità che circoscrivono un poro acquoso che

Proteine integrali di membrana legate sul versante esterno a gruppi di carboidrati. Formati da diverse subunità che circoscrivono un poro acquoso che Canali ionici Proteine integrali di membrana legate sul versante esterno a gruppi di carboidrati. Formati da diverse subunità che circoscrivono un poro acquoso che permette il passaggio selettivo di ioni.

Dettagli

Valutazione dell IG di Frollini tradizionali e preparati con farina con l aggiunta del % di Freno SIGI.

Valutazione dell IG di Frollini tradizionali e preparati con farina con l aggiunta del % di Freno SIGI. Valutazione dell IG di Frollini tradizionali e preparati con farina con l aggiunta del % di Freno SIGI. Premessa L'indice glicemico (IG) di un alimento, definito come l'area sotto la curva (AUC) della

Dettagli

Prof. Tarcisio Niglio LE VACCINAZIONI

Prof. Tarcisio Niglio LE VACCINAZIONI Prof. Tarcisio Niglio Anno Accademico 2012-2013 Corso Triennale in Scienze Infermieristiche III anno 2 semestre LE VACCINAZIONI Troverete copia gratis di queste diapositive nel sito internet: www.tarcisio.net

Dettagli

Ke = ] = Kw = 10 = 10-7 moli/litro, ed in base a quanto avevamo affermato in precedenza: [H + ] = [OH - ] = 10-7 moli/litro.

Ke = ] = Kw = 10 = 10-7 moli/litro, ed in base a quanto avevamo affermato in precedenza: [H + ] = [OH - ] = 10-7 moli/litro. Prodotto ionico dell acqua e ph Prodotto ionico dell acqua L acqua è un elettrolita debolissimo e si dissocia secondo la reazione: H 2 O H + + OH - La costante di equilibrio dell acqua è molto piccola

Dettagli

Il termine connettiviti indica un gruppo di malattie reumatiche, caratterizzate dall infiammazione cronica del tessuto connettivo, ossia di quel

Il termine connettiviti indica un gruppo di malattie reumatiche, caratterizzate dall infiammazione cronica del tessuto connettivo, ossia di quel Il termine connettiviti indica un gruppo di malattie reumatiche, caratterizzate dall infiammazione cronica del tessuto connettivo, ossia di quel complesso tessuto con funzione di riempimento, sostegno

Dettagli

Determinazione della composizione elementare dello ione molecolare. Metodo dell abbondanza isotopica. Misure di massa esatta

Determinazione della composizione elementare dello ione molecolare. Metodo dell abbondanza isotopica. Misure di massa esatta Determinazione della composizione elementare dello ione molecolare Metodo dell abbondanza isotopica Misure di massa esatta PREMESSA: ISOTOPI PICCHI ISOTOPICI Il picco dello ione molecolare è spesso accompagnato

Dettagli

Soluzione dell esercizio del 2 Febbraio 2004

Soluzione dell esercizio del 2 Febbraio 2004 Soluzione dell esercizio del 2 Febbraio 2004 1. Casi d uso I casi d uso sono riportati in Figura 1. Figura 1: Diagramma dei casi d uso. E evidenziato un sotto caso di uso. 2. Modello concettuale Osserviamo

Dettagli

I Papillomavirus sono tutti uguali?

I Papillomavirus sono tutti uguali? Cos è il Papillomavirus? Il Papillomavirus è un microscopico nemico della tua salute. Attento, però, a non sottovalutare la pericolosità di questo microrganismo lungo solo 55 milionesimi di millimetro.

Dettagli

L APPARATO CIRCOLATORIO

L APPARATO CIRCOLATORIO L APPARATO CIRCOLATORIO Tutte le cellule del nostro corpo hanno bisogno di sostanze nutritive e di ossigeno per svolgere le loro funzioni vitali. Così, esiste il sangue, un tessuto fluido che porta in

Dettagli

Elementi di immunologia

Elementi di immunologia Elementi di immunologia La guarigione è una questione di tempo, tuttavia è a volte anche una questione di fatalità Ippocrate, 460-377 a.c. Complesso.. Naturalmente il sistema immunitario è complesso. Se

Dettagli

CALORE. Compie lavoro. Il calore è energia. Temperatura e calore. L energia è la capacità di un corpo di compiere un lavoro

CALORE. Compie lavoro. Il calore è energia. Temperatura e calore. L energia è la capacità di un corpo di compiere un lavoro Cos è il calore? Per rispondere si osservino le seguenti immagini Temperatura e calore Il calore del termosifone fa girare una girandola Il calore del termosifone fa scoppiare un palloncino Il calore del

Dettagli

Il bilanciamento delle reazioni chimiche

Il bilanciamento delle reazioni chimiche 1 Il bilanciamento delle reazioni chimiche Avete visto che gli atomi hanno diversi modi di unirsi l uno all altro. Si può anche iniziare a capire che una reazione chimica non è nient altro che un cambiamento

Dettagli

Tecniche di microscopia

Tecniche di microscopia Tecniche di microscopia I microscopi permettono di vedere l estremamente piccolo I microscopi ottici utilizzano lenti di vetro in grado di deflettere e focalizzare i raggi luminosi per riprodurre le immagini

Dettagli

ANALISI GRUPPO SANGUIGNO E FATTORE Rh CAPILLARE

ANALISI GRUPPO SANGUIGNO E FATTORE Rh CAPILLARE Cod. ID: Data: Paziente: ANALISI GRUPPO SANGUIGNO E FATTORE Rh CAPILLARE Test reagente del Gruppo Sanguigno per test in provetta piastra/vetrino GRUPPO SANGUIGNO COS E IL TEST PER L ANALISI DEL GRUPPO

Dettagli

Mediatore chimico. Recettore. Trasduzione del segnale. Risposta della cellula

Mediatore chimico. Recettore. Trasduzione del segnale. Risposta della cellula Mediatore chimico Recettore Trasduzione del segnale Risposta della cellula I mediatori chimici sono prodotti da cellule specializzate e sono diffusi nell organismo da apparati di distribuzione Sistemi

Dettagli

Funzioni delle proteine del sangue:

Funzioni delle proteine del sangue: PROTEINE DEL SANGUE Funzioni delle proteine del sangue: 1. Funzioni nutrizionali 2. Regolazione dell equilibrio acido base 3. Ripartizione dell acqua nei vari distretti 4. Funzione di trasporto 5. Coagulazione

Dettagli

in Terminazione Neurone Dendriti Soma Fessura sinaptica sinaptica Nucleo dendrite Segmento iniziale Sinapsi inibitoria Segmento mielinico Assone

in Terminazione Neurone Dendriti Soma Fessura sinaptica sinaptica Nucleo dendrite Segmento iniziale Sinapsi inibitoria Segmento mielinico Assone Le funzioni del sistema nervoso si basano sull attività dei neuroni che consiste nel generare, trasmettere ed elaborare informazioni nervose, che dipendono da modificazioni del potenziale di membrana,

Dettagli

La catalasi: un enzima in azione

La catalasi: un enzima in azione Percorso di Didattica laboratoriale La catalasi: un enzima in azione Scuola Secondaria di Secondo Grado IISS - IPSIA E. Majorana Bari Classe IV B Docente: Miralma Serio Organizzatore cognitivo: Le trasformazioni

Dettagli

Farmacodinamica II. Mariapia Vairetti. Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Sezione di Farmacologia e Tossicologia Cellulare e Molecolare

Farmacodinamica II. Mariapia Vairetti. Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Sezione di Farmacologia e Tossicologia Cellulare e Molecolare Farmacodinamica II Mariapia Vairetti Dipartimento di Medicina Interna e Terapia Sezione di Farmacologia e Tossicologia Cellulare e Molecolare Processo di riconoscimento fra farmaco e recettore TIPI DI

Dettagli

LE BIOMOLECOLE DETTE ANCHE MOLECOLE ORGANICHE; CARBOIDRATI PROTEINE. sono ACIDI NUCLEICI. molecole complesse = POLIMERI. formate dall'unione di

LE BIOMOLECOLE DETTE ANCHE MOLECOLE ORGANICHE; CARBOIDRATI PROTEINE. sono ACIDI NUCLEICI. molecole complesse = POLIMERI. formate dall'unione di LE BIOMOLECOLE LE BIOMOLECOLE DETTE ANCHE MOLECOLE ORGANICHE; CARBOIDRATI LE BIOMOLECOLE sono LIPIDI PROTEINE ACIDI NUCLEICI molecole complesse = POLIMERI formate dall'unione di molecole semplici = MONOMERI

Dettagli

Prevenzione delle malattie da infezione

Prevenzione delle malattie da infezione Prevenzione delle malattie da infezione Obiettivi della prevenzione allungare la vita; ridurre l'invalidità (disabilità) 3 livelli di prevenzione Primaria: pre-malattia; adozione di specifiche protezioni,

Dettagli

Analisi sensitività. Strumenti per il supporto alle decisioni nel processo di Valutazione d azienda

Analisi sensitività. Strumenti per il supporto alle decisioni nel processo di Valutazione d azienda Analisi sensitività. Strumenti per il supporto alle decisioni nel processo di Valutazione d azienda Premessa Con l analisi di sensitività il perito valutatore elabora un range di valori invece di un dato

Dettagli

Immunità umorale = immunità mediata dagli anticorpi ADCC

Immunità umorale = immunità mediata dagli anticorpi ADCC Immunità umorale = immunità mediata dagli anticorpi ADCC 1 2 Necessari 2 segnali per attivare i linfociti B Primo segnale: BCR Secondo segnale = - Antigeni timo-dipendenti (TD):. cellule T adiuvanti (T

Dettagli

Legami chimici. Covalente. Legami deboli

Legami chimici. Covalente. Legami deboli Legami chimici Covalente Legami deboli Legame fosfodiesterico Legami deboli Legami idrogeno Interazioni idrofobiche Attrazioni di Van der Waals Legami ionici Studio delle macromolecole Lipidi

Dettagli

Capitolo 2 - Teoria della manutenzione: classificazione ABC e analisi di Pareto

Capitolo 2 - Teoria della manutenzione: classificazione ABC e analisi di Pareto Capitolo 2 - Teoria della manutenzione: classificazione ABC e analisi di Pareto Il presente capitolo continua nell esposizione di alcune basi teoriche della manutenzione. In particolare si tratteranno

Dettagli

VIE DI INTRODUZIONE ED ASSORBIMENTO DEI FARMACI

VIE DI INTRODUZIONE ED ASSORBIMENTO DEI FARMACI VIE DI INTRODUZIONE ED ASSORBIMENTO DEI FARMACI I farmaci possono essere introdotti nell organismo per via enterale e per via parenterale.. Con la somministrazione enterale (enteron = intestino), il farmaco

Dettagli

9. Urti e conservazione della quantità di moto.

9. Urti e conservazione della quantità di moto. 9. Urti e conservazione della quantità di moto. 1 Conservazione dell impulso m1 v1 v2 m2 Prima Consideriamo due punti materiali di massa m 1 e m 2 che si muovono in una dimensione. Supponiamo che i due

Dettagli

Metalli in medicina. L utilizzo dei metalli in medicina ha radici ben antiche. Il ferro ed il

Metalli in medicina. L utilizzo dei metalli in medicina ha radici ben antiche. Il ferro ed il Metalli in medicina L utilizzo dei metalli in medicina ha radici ben antiche. Il ferro ed il rame, per esempio, erano utilizzati nella Grecia antica. Già da secoli il Hg 2+ era utilizzato nel trattamento

Dettagli

LO STATO GASSOSO. Proprietà fisiche dei gas Leggi dei gas Legge dei gas ideali Teoria cinetico-molecolare dei gas Solubilità dei gas nei liquidi

LO STATO GASSOSO. Proprietà fisiche dei gas Leggi dei gas Legge dei gas ideali Teoria cinetico-molecolare dei gas Solubilità dei gas nei liquidi LO STATO GASSOSO Proprietà fisiche dei gas Leggi dei gas Legge dei gas ideali Teoria cinetico-molecolare dei gas Solubilità dei gas nei liquidi STATO GASSOSO Un sistema gassoso è costituito da molecole

Dettagli

Tratto dal libro Come vivere 150 anni Dr. Dimitris Tsoukalas

Tratto dal libro Come vivere 150 anni Dr. Dimitris Tsoukalas 1 Tratto dal libro Come vivere 150 anni Dr. Dimitris Tsoukalas Capitolo 7 Enzimi, le macchine della vita Piccole macchine regolano la funzione del corpo umano in un orchestrazione perfetta e a velocità

Dettagli

Corso di Componenti e Impianti Termotecnici LE RETI DI DISTRIBUZIONE PERDITE DI CARICO LOCALIZZATE

Corso di Componenti e Impianti Termotecnici LE RETI DI DISTRIBUZIONE PERDITE DI CARICO LOCALIZZATE LE RETI DI DISTRIBUZIONE PERDITE DI CARICO LOCALIZZATE 1 PERDITE DI CARICO LOCALIZZATE Sono le perdite di carico (o di pressione) che un fluido, in moto attraverso un condotto, subisce a causa delle resistenze

Dettagli

LA DIAGNOSTICA MOLECOLARE E I TUMORI DEL SANGUE

LA DIAGNOSTICA MOLECOLARE E I TUMORI DEL SANGUE LA DIAGNOSTICA MOLECOLARE E I TUMORI DEL SANGUE UNA NUOVA FRONTIERA NELLA DIAGNOSI DI ALCUNI TUMORI La diagnostica molecolare ha l obiettivo di accertare un ampia varietà di patologie (infettive, oncologiche

Dettagli

CELLULE EUCARIOTICHE

CELLULE EUCARIOTICHE CELLULE EUCARIOTICHE Le cellule eucariotiche sono di maggiori dimensioni, rispetto a quelle procariotiche (almeno 10 volte più grandi) Oltre a: membrana plasmatica, citoplasma, DNA e ribosomi (comuni a

Dettagli

Università degli Studi di Catania Dipartimento di Metodologie Fisiche e Chimiche per l Ingegneria

Università degli Studi di Catania Dipartimento di Metodologie Fisiche e Chimiche per l Ingegneria Università degli Studi di Catania Dipartimento di Metodologie Fisiche e Chimiche per l Ingegneria Corso di laurea in Ingegneria Meccanica Corso di Tecnologie di Chimica Applicata LA CORROSIONE Nei terreni

Dettagli

V= R*I. LEGGE DI OHM Dopo aver illustrato le principali grandezze elettriche è necessario analizzare i legami che vi sono tra di loro.

V= R*I. LEGGE DI OHM Dopo aver illustrato le principali grandezze elettriche è necessario analizzare i legami che vi sono tra di loro. LEGGE DI OHM Dopo aver illustrato le principali grandezze elettriche è necessario analizzare i legami che vi sono tra di loro. PREMESSA: Anche intuitivamente dovrebbe a questo punto essere ormai chiaro

Dettagli

www.zampadicane.it Guida alle Vaccinazioni

www.zampadicane.it Guida alle Vaccinazioni VACCINAZIONI Le vaccinazioni da fare al proprio cane sono parecchie, alcune sono obbligatorie ed alcune facoltative e possono essere consigliate dal veterinario in casi specifici. Vediamo nel dettaglio

Dettagli

Il flusso dell informazione genetica. DNA -->RNA-->Proteine

Il flusso dell informazione genetica. DNA -->RNA-->Proteine Il flusso dell informazione genetica DNA -->RNA-->Proteine Abbiamo visto i principali esperimenti che hanno dimostrato che il DNA è la molecola depositaria dell informazione genetica nella maggior parte

Dettagli

REAZIONI ORGANICHE Variazioni di energia e velocità di reazione

REAZIONI ORGANICHE Variazioni di energia e velocità di reazione REAZIONI ORGANICHE Variazioni di energia e velocità di reazione Abbiamo visto che i composti organici e le loro reazioni possono essere suddivisi in categorie omogenee. Per ottenere la massima razionalizzazione

Dettagli

ESISTONO DUE TIPI DI SECREZIONE

ESISTONO DUE TIPI DI SECREZIONE ESOCITOSI ESISTONO DUE TIPI DI SECREZIONE SECREZIONE COSTITUTIVA (modalità continua): - proteine, glicoproteine e glicolipidi di membrana - proteine, glicoproteine e proteoglicani della matrice extracellulare

Dettagli

Laura Beata Classe 4 B Concorso Sperimento Anch io Silvia Valesano Classe 4 B

Laura Beata Classe 4 B Concorso Sperimento Anch io Silvia Valesano Classe 4 B Laura Beata Classe 4 B Concorso Sperimento Anch io Silvia Valesano Classe 4 B RELAZINI DI LABRATRI (Italiano) Titolo: : Cosa mangiamo veramente? Scopo: 1. Scoprire in quali alimenti ci sono o non ci sono

Dettagli

CORRENTE E TENSIONE ELETTRICA LA CORRENTE ELETTRICA

CORRENTE E TENSIONE ELETTRICA LA CORRENTE ELETTRICA CORRENTE E TENSIONE ELETTRICA La conoscenza delle grandezze elettriche fondamentali (corrente e tensione) è indispensabile per definire lo stato di un circuito elettrico. LA CORRENTE ELETTRICA DEFINIZIONE:

Dettagli

DIFFERENZIAMENTO E COMUNICAZIONE TRA CELLULE - LE CELLULE STAMINALI. www.fisiokinesiterapia.biz

DIFFERENZIAMENTO E COMUNICAZIONE TRA CELLULE - LE CELLULE STAMINALI. www.fisiokinesiterapia.biz DIFFERENZIAMENTO E COMUNICAZIONE TRA CELLULE - LE CELLULE STAMINALI www.fisiokinesiterapia.biz sito dell NIH sulle cellule staminali in genere http://stemcells.nih.gov/info/basics/basics4.asp sito completo

Dettagli

Il sistema monetario

Il sistema monetario Il sistema monetario Premessa: in un sistema economico senza moneta il commercio richiede la doppia coincidenza dei desideri. L esistenza del denaro rende più facili gli scambi. Moneta: insieme di tutti

Dettagli

In entrambe le sezioni vi sono domande a scelta multipla e domande aperte.

In entrambe le sezioni vi sono domande a scelta multipla e domande aperte. Facoltà di Agraria UNIPD Precorso Biologia 2011 Verifica le tue competenze Leggi attentamente il testo e rispondi alle domande che seguono. Le domande sono divise in due sezioni: le domande di competenza

Dettagli

La candela accesa. Descrizione generale. Obiettivi. Sequenza didattica e metodo di lavoro. Esperimenti sulla crescita delle piante

La candela accesa. Descrizione generale. Obiettivi. Sequenza didattica e metodo di lavoro. Esperimenti sulla crescita delle piante Esperimenti sulla crescita delle piante unità didattica 1 La candela accesa Durata 60 minuti Materiali per ciascun gruppo - 1 candela - 1 vaso di vetro - 1 cronometro - 1 cannuccia - fiammiferi - 1 pezzo

Dettagli

Igiene ed autoprotezione

Igiene ed autoprotezione Igiene ed autoprotezione Alessio Riitano Istruttore PSTI Croce Rossa Italiana Recapiti: E-mail: alessio.riitano@gmail.com Web: http://www.aleritty.net Creative Commons BY-NC-SA Obiettivi: Conoscere le

Dettagli

INFEZIONI VIRALI A TRASMISSIONE MATERNO-FETALI

INFEZIONI VIRALI A TRASMISSIONE MATERNO-FETALI INFEZIONI VIRALI A TRASMISSIONE MATERNO-FETALI Alcune malattie infettive ad eziologia virale e andamento benigno nei soggetti immunocompetenti, se sono contratte durante la gravidanza, possono rappresentare

Dettagli

Le proteine. Le proteine sono i mattoncini che costituiscono gli organismi viventi.

Le proteine. Le proteine sono i mattoncini che costituiscono gli organismi viventi. Le proteine Le proteine sono i mattoncini che costituiscono gli organismi viventi. Per avere un idea più precisa, basti pensare che tutti i muscoli del nostro corpo sono composti da filamenti di proteine

Dettagli

I.I.S. A. VOLTA FROSINONE. Seconda prova scritta - Simulazione CHIMICA, MATERIALI E BIOTECNOLOGIE

I.I.S. A. VOLTA FROSINONE. Seconda prova scritta - Simulazione CHIMICA, MATERIALI E BIOTECNOLOGIE Progetto Formazione personale docente per gli Esami di Stato (Interventi formativi di cui al D.M. n. 23/2013 e al D.M. n. 351/2014 USR Lazio) A.S. 2014/2015 Seconda prova scritta - Simulazione Codice e

Dettagli

Il concetto di valore medio in generale

Il concetto di valore medio in generale Il concetto di valore medio in generale Nella statistica descrittiva si distinguono solitamente due tipi di medie: - le medie analitiche, che soddisfano ad una condizione di invarianza e si calcolano tenendo

Dettagli

( x) ( x) 0. Equazioni irrazionali

( x) ( x) 0. Equazioni irrazionali Equazioni irrazionali Definizione: si definisce equazione irrazionale un equazione in cui compaiono uno o più radicali contenenti l incognita. Esempio 7 Ricordiamo quanto visto sulle condizioni di esistenza

Dettagli

Una formula molecolare è una formula chimica che dà l'esatto numero degli atomi di una molecola.

Una formula molecolare è una formula chimica che dà l'esatto numero degli atomi di una molecola. Una formula molecolare è una formula chimica che dà l'esatto numero degli atomi di una molecola. La formula empirica e una formula in cui il rappporto tra gli atomi e il piu semplice possibil Acqua Ammoniaca

Dettagli

Relazioni statistiche: regressione e correlazione

Relazioni statistiche: regressione e correlazione Relazioni statistiche: regressione e correlazione È detto studio della connessione lo studio si occupa della ricerca di relazioni fra due variabili statistiche o fra una mutabile e una variabile statistica

Dettagli

Energia e Lavoro. In pratica, si determina la dipendenza dallo spazio invece che dal tempo

Energia e Lavoro. In pratica, si determina la dipendenza dallo spazio invece che dal tempo Energia e Lavoro Finora abbiamo descritto il moto dei corpi (puntiformi) usando le leggi di Newton, tramite le forze; abbiamo scritto l equazione del moto, determinato spostamento e velocità in funzione

Dettagli

IMMUNITA = CAPACITA DI DIFENDERSI (particolarmente sviluppata nei Mammiferi)

IMMUNITA = CAPACITA DI DIFENDERSI (particolarmente sviluppata nei Mammiferi) SISTEMA IMMUNITARIO INSIEME DI ORGANI E CELLULE CHE CONTRIBUISCONO ALLA RISPOSTA IMMUNITARIA: capacità di conoscere le proprie cellule (self) e di riconoscere come estranee le cellule di un altro organismo

Dettagli

Appunti sulla Macchina di Turing. Macchina di Turing

Appunti sulla Macchina di Turing. Macchina di Turing Macchina di Turing Una macchina di Turing è costituita dai seguenti elementi (vedi fig. 1): a) una unità di memoria, detta memoria esterna, consistente in un nastro illimitato in entrambi i sensi e suddiviso

Dettagli

Il mercato mobiliare

Il mercato mobiliare Il mercato mobiliare E il luogo nel quale trovano esecuzione tutte le operazioni aventi per oggetto valori mobiliari, ossia strumenti finanziari così denominati per la loro attitudine a circolare facilmente

Dettagli

Il sistema immunitario

Il sistema immunitario 1 Il sistema immunitario COMPONENTI MOLECOLARI E CELLULARI. Meccanismi e caratteristiche delle risposte immunitarie; Risposte umorali e cellulari; Teoria della selezione clonale; Versatilità, specificità

Dettagli

BS OHSAS 18001: 2007. Occupational. Health. Safety. Assesments. Series

BS OHSAS 18001: 2007. Occupational. Health. Safety. Assesments. Series BS OHSAS 18001: 2007 Occupational Health Safety Assesments Series Prefazione La Norma è stata sviluppata per essere compatibile con le Norme: ISO 9001:2000 (Qualità) ISO 14001:2004 (Ambiente) Dr.ssa Carlotta

Dettagli

DIMENSIONI CRITERI INDICATORI

DIMENSIONI CRITERI INDICATORI Allegato 4 - Manerbio META EDUCATIVA: autonomia in ambito scolastico (classe 4/5 scuola primaria) DIMENSIONI CRITERI INDICATORI GESTIONALE OPERATIVA Uso degli strumenti Conoscere gli strumenti necessari

Dettagli

Acidi e basi. HCl H + + Cl - (acido cloridrico) NaOH Na + + OH - (idrossido di sodio; soda caustica)

Acidi e basi. HCl H + + Cl - (acido cloridrico) NaOH Na + + OH - (idrossido di sodio; soda caustica) Acidi e basi Per capire che cosa sono un acido e una base dal punto di vista chimico, bisogna riferirsi ad alcune proprietà chimiche dell'acqua. L'acqua, sia solida (ghiaccio), liquida o gassosa (vapore

Dettagli

CALCOLO COMBINATORIO

CALCOLO COMBINATORIO CALCOLO COMBINATORIO 1 Modi di formare gruppi di k oggetti presi da n dati 11 disposizioni semplici, permutazioni Dati n oggetti distinti a 1,, a n si chiamano disposizioni semplici di questi oggetti,

Dettagli

TAVOLA DI PROGRAMMAZIONE PER GRUPPI DIDATTICI

TAVOLA DI PROGRAMMAZIONE PER GRUPPI DIDATTICI TAVOLA DI PROGRAMMAZIONE PER GRUPPI DIDATTICI MATERIA: CHIMICA CLASSI: PRIME I II QUADRIMESTRE Competenze Abilità/Capacità Conoscenze* Attività didattica Strumenti Tipologia verifiche Osservare, descrivere

Dettagli

11. Evoluzione del Software

11. Evoluzione del Software 11. Evoluzione del Software Andrea Polini Ingegneria del Software Corso di Laurea in Informatica (Ingegneria del Software) 11. Evoluzione del Software 1 / 21 Evoluzione del Software - generalità Cosa,

Dettagli

Statistica. Lezione 6

Statistica. Lezione 6 Università degli Studi del Piemonte Orientale Corso di Laurea in Infermieristica Corso integrato in Scienze della Prevenzione e dei Servizi sanitari Statistica Lezione 6 a.a 011-01 Dott.ssa Daniela Ferrante

Dettagli

LA CORRENTE ELETTRICA CONTINUA

LA CORRENTE ELETTRICA CONTINUA LA CORRENTE ELETTRICA CONTINUA (Fenomeno, indipendente dal tempo, che si osserva nei corpi conduttori quando le cariche elettriche fluiscono in essi.) Un conduttore metallico è in equilibrio elettrostatico

Dettagli

Elementi di Psicometria con Laboratorio di SPSS 1

Elementi di Psicometria con Laboratorio di SPSS 1 Elementi di Psicometria con Laboratorio di SPSS 1 12-Il t-test per campioni appaiati vers. 1.2 (7 novembre 2014) Germano Rossi 1 germano.rossi@unimib.it 1 Dipartimento di Psicologia, Università di Milano-Bicocca

Dettagli

Prof. Maria Nicola GADALETA

Prof. Maria Nicola GADALETA Prof. Maria Nicola GADALETA Email: m.n.gadaleta@biologia.uniba.it Facoltà di Scienze Biotecnologiche Corso di Laurea in Biotecnologie Sanitarie e Farmaceutiche Biochimica e Biotecnologie Biochimiche DISPENSA

Dettagli

Le PROTEINE sono i biopolimeri maggiormente presenti all interno delle cellule, dal momento che costituiscono dal 40 al 70% del peso a secco.

Le PROTEINE sono i biopolimeri maggiormente presenti all interno delle cellule, dal momento che costituiscono dal 40 al 70% del peso a secco. Le PROTEINE sono i biopolimeri maggiormente presenti all interno delle cellule, dal momento che costituiscono dal 40 al 70% del peso a secco. Svolgono funzioni biologiche di fondamentale importanza e possono

Dettagli

Transitori del primo ordine

Transitori del primo ordine Università di Ferrara Corso di Elettrotecnica Transitori del primo ordine Si consideri il circuito in figura, composto da un generatore ideale di tensione, una resistenza ed una capacità. I tre bipoli

Dettagli

I documenti di www.mistermanager.it. Gli ingredienti per l allenamento per la corsa LE RIPETUTE

I documenti di www.mistermanager.it. Gli ingredienti per l allenamento per la corsa LE RIPETUTE I documenti di www.mistermanager.it Gli ingredienti per l allenamento per la corsa LE RIPETUTE Le Ripetute sono una delle forme di allenamento che caratterizzano i corridori più evoluti, in quanto partono

Dettagli

FARMACODINAMICA RECETTORI ED EFFETTORI

FARMACODINAMICA RECETTORI ED EFFETTORI FARMACODINAMICA I recettori per i farmaci Prof. Renato Bernardini RECETTORI ED EFFETTORI Farmaco (Φαρµακον) = principio attivo Recettore = macromolecole deputate alla trasmissione di un segnale chimico

Dettagli

- Polimeri biodegradabili

- Polimeri biodegradabili POSSIBILI PRODOTTI - Anticorpi - Proteine di interesse farmaceutico - Vaccini edibili - Metaboliti secondari - Polimeri biodegradabili Produzione di Anticorpi SISTEMI DI ESPRESSIONE - Cellule di mammifero

Dettagli

CHE COSA CAMBIA CON LA NUOVA NORMA EUROPEA PER PROFILI IN PVC UNI EN 12608

CHE COSA CAMBIA CON LA NUOVA NORMA EUROPEA PER PROFILI IN PVC UNI EN 12608 COSTRUIRE SERRAMENTI IN PVC CHE COSA CAMBIA CON LA NUOVA NORMA EUROPEA PER PROFILI IN PVC UNI EN 12608 1 La norma europea rivolta alla definizione delle caratteristiche dei profili in PVC per finestre

Dettagli

DENSITA La densità è una grandezza fisica che indica la massa, di una sostanza o di un corpo, contenuta nell unità di volume; è data dal rapporto:

DENSITA La densità è una grandezza fisica che indica la massa, di una sostanza o di un corpo, contenuta nell unità di volume; è data dal rapporto: Richiami di Chimica DENSITA La densità è una grandezza fisica che indica la massa, di una sostanza o di un corpo, contenuta nell unità di volume; è data dal rapporto: d = massa / volume unità di misura

Dettagli

Classificazione dei Sensori. (raccolta di lucidi)

Classificazione dei Sensori. (raccolta di lucidi) Classificazione dei Sensori (raccolta di lucidi) 1 Le grandezze fisiche da rilevare nei processi industriali possono essere di varia natura; generalmente queste quantità sono difficili da trasmettere e

Dettagli

Scuola Media Piancavallo 2

Scuola Media Piancavallo 2 LA CELLULA Una caratteristica di quasi tutti gli esseri viventi è quella di possedere una struttura più o meno complessa in cui parti diverse, gli organi, sono adatte a svolgere funzioni specifiche. Il

Dettagli

Soluzione dell esercizio del 12 Febbraio 2004

Soluzione dell esercizio del 12 Febbraio 2004 Soluzione dell esercizio del 12/2/2004 1 Soluzione dell esercizio del 12 Febbraio 2004 1. Casi d uso I casi d uso sono riportati in Figura 1. Figura 1: Diagramma dei casi d uso. 2. Modello concettuale

Dettagli

Macromolecole Biologiche. I domini (III)

Macromolecole Biologiche. I domini (III) I domini (III) Domini α/β La cross over connection è l unità costitutiva su cui si basa la topologia di 3 tipi di domini α/β osservati nelle proteine: - α/β barrel - motivi ricchi di Leu (fold a ferro

Dettagli

Genova 15 01 14 TIPOLOGIE DI LAMPADE

Genova 15 01 14 TIPOLOGIE DI LAMPADE Genova 15 01 14 TIPOLOGIE DI LAMPADE Le lampade a vapori di mercurio sono sicuramente le sorgenti di radiazione UV più utilizzate nella disinfezione delle acque destinate al consumo umano in quanto offrono

Dettagli

Monossido d azoto NO (Nitric Oxide) Messaggero del segnale cellulare. Molecola regolatoria nel sistema nervoso centrale e periferico

Monossido d azoto NO (Nitric Oxide) Messaggero del segnale cellulare. Molecola regolatoria nel sistema nervoso centrale e periferico Monossido d azoto NO (Nitric Oxide) Ruolo biologico: Messaggero del segnale cellulare Molecola regolatoria nel sistema cardiovascolare Molecola regolatoria nel sistema nervoso centrale e periferico Componente

Dettagli

2. Fisiologia Cellulare Diffusione, Trasporto, Osmosi

2. Fisiologia Cellulare Diffusione, Trasporto, Osmosi 2. Fisiologia Cellulare Diffusione, Trasporto, Osmosi Prof. Carlo Capelli Fisiologia Laurea in Scienze delle attività motorie e sportive Università di Verona Obiettivi Diffusione semplice e mediata da

Dettagli