Decisione N. 617 del 28 gennaio 2015

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1 COLLEGIO DI MILANO composto dai signori: (MI) LAPERTOSA (MI) LUCCHINI GUASTALLA (MI) ORLANDI Presidente Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dalla Banca d'italia (MI) SANTORO Membro designato da Associazione rappresentativa degli intermediari (MI) VELLUZZI Membro designato da Associazione rappresentativa dei clienti Relatore LUCCHINI GUASTALLA EMANUELE Nella seduta del 11/12/2014 dopo aver esaminato: - il ricorso e la documentazione allegata - le controdeduzioni dell intermediario e la relativa documentazione - la relazione della Segreteria tecnica FATTO La ricorrente chiede la liquidazione di un libretto di deposito in conto corrente e di un libretto di deposito a risparmio, oltre interessi e rivalutazione monetaria sulle somme depositate. Più precisamente, la ricorrente, riordinando la documentazione del padre, deceduto nel 2004, ha trovato: un libretto di risparmio aperto in data 31/10/1939, con evidenza di un credito di Lire 2.739,00 al 19/7/1943; un libretto di conto corrente aperto in data 10/3/1961, con evidenza di un saldo a credito di Lire ,00 al 29/5/1963. Poiché in corrispondenza delle ultime date non risulta alcuna chiusura dei sopra indicati rapporti, la ricorrente ha ritenuto che gli importi documentati non siano mai stati liquidati al padre e, pertanto, ha chiesto che le siano liquidati con rivalutazione monetaria e interessi. L intermediario ha riscontrato il reclamo, inoltrato dalla ricorrente il 6/9/13, affermando che negli archivi non risultava alcun rapporto contrattuale intestato al padre della ricorrente. Pag. 2/6

2 Con ricorso protocollato il 18/3/2014, la ricorrente ha chiesto al Collegio la liquidazione, oltre interessi e rivalutazione monetaria, dei due libretti, uno di conto corrente, l altro di deposito. Nelle proprie controdeduzioni, presentate il 5/5/2014, l intermediario resistente ha formulato un eccezione d inammissibilità fondata sul proprio difetto di legittimazione passiva, poiché il rapporto in contestazione non è pervenuto affatto a sé a seguito delle vicende societarie che hanno interessato l intermediario emittente. Nel merito, l intermediario ha rilevato che la ricorrente, in qualità di unico erede del padre, ha chiesto la liquidazione del capitale apparentemente portato da un conto corrente e da un deposito a risparmio a suo tempo accesi presso altro intermediario, ormai cessato. A fronte del reclamo inoltrato dalla ricorrente il 6/9/13, l intermediario convenuto ha effettuato una verifica circa le risultanze di rapporti in capo al padre della ricorrente. Tali verifiche hanno avuto esito negativo, "evidentemente trattandosi di rapporti estinti ormai da molti decenni e quanto al libretto ammortato da oltre un decennio. In linea generale, l intermediario ha osservato che il decorso di un significativo lasso di tempo (nella specie 60/70 anni) dall ultimo utilizzo dei libretti non consente alcuna verifica circa la riferibilità a ex personale della banca delle sigle di volta in volta apposte sui c.d. libretti antichi. Ciò influirebbe sulla possibilità di tali libretti di costituire prova non solo della quantificazione del credito verso la banca, ma anche della sua stessa esistenza. Ha richiamato altresì la tempistica decennale dell obbligo di conservazione delle scritture contabili ex art c.c. Ciò premesso, l intermediario pone l accento sulla distinzione tra il libretto di conto corrente e il libretto di risparmio. Il primo, ai sensi della normativa all epoca operante, non costituirebbe prova del credito vantato dall intestatario (art. 10 n.b.u. che all epoca regolava tali libretti), in ragione del fatto che i prelievi potevano essere effettuati (come espressamente previsto dall art. 6 n.b.u.) anche mediante assegni e altri ordini di pagamento, che potevano non venire annotati nel libretto. Il libretto di conto corrente non attribuirebbe, quindi, alcun diritto a disporre del credito esistente presso la banca né prova della sua esistenza. Quanto al libretto di risparmio, l intermediario ha affermato che lo stesso è già stato, e da lungo tempo, ammortato e quindi estinto. Inoltre, l obbligo del depositario sarebbe tipicamente un debito di valuta il cui adempimento si eseguirebbe, in conformità al principio nominalistico, ai sensi dell art c.c. L applicazione di tale principio comporterebbe, dunque, che l obbligazione si estingua mediante pagamento in moneta per importo pari all ammontare nominale del debito, gravando così sul creditore il rischio del deprezzamento della valuta. Essendo il credito vantato dalla ricorrente di tipo restitutorio e non risarcitorio, nessuna rivalutazione sarebbe dovuta. La richiesta di corresponsione degli interessi non sarebbe fondata in quanto l art. 9, delle condizioni contrattuali riportate sul libretto, prevede che: le somme iscritte sui libretti che da trent anni non siano stati presentati all Istituto per alcuna operazione, col compiersi del trentennio cessano di produrre interessi. Inoltre, il credito relativo agli interessi sarebbe prescritto ex art comma 4 c.c. Alla luce di quanto sopra, l intermediario sarebbe normativamente tenuto a riconoscere alla ricorrente, a proposito del libretto di risparmio, l importo nominale risultante sullo stesso e pari a Lire 27,29 e non Lire 2.739,00 come ipotizzato dalla ricorrente. Ciò nonostante, l intermediario, in sede di controdeduzioni, ha dichiarato la propria disponibilità al riconoscimento di Euro 10,00 (importo ben superiore a quanto Pag. 3/6

3 effettivamente spettante), subordinatamente all esibizione (in originale e non semplice fotocopia) o restituzione del libretto. L intermediario ha chiesto: in via principale, con riferimento al libretto di risparmio, di dichiarare la cessazione della materia del contendere, prendendo atto dell offerta di pagamento di Euro 10,00 (subordinatamente alla consegna del libretto stesso) e riconoscendone la congruità; con riferimento al libretto di conto corrente, di dichiarare che nulla è dovuto alla ricorrente; il rigetto di qualsiasi richiesta di rivalutazione del capitale. In via subordinata, nella denegata ipotesi di condanna, di subordinare l obbligo di esecuzione della decisione alla riconsegna materiale dell originale del libretto da parte della ricorrente. DIRITTO Prima di esaminare nel merito la controversia, sembra opportuno riportare alcuni aspetti essenziali ai fini della decisione. Consultando il sito internet della Banca di Italia, l intermediario emittente i due libretti è stata incorporata nella banca convenuta il 31/12/2000. Con riferimento al libretto di conto corrente, si deve tener presente che: il libretto stesso è composto da diverse pagine con la seguente sequenza: una pagina in cui sono annotate le somme accreditate in conto corrente (con relativa data), seguita da una pagina con la trascrizione degli assegni pagati e il saldo risultante di volta in volta. La sequenza s interrompe in occasione dell ultima pagina del libretto, che, infatti, riguarda l annotazione di somme a credito. In particolare, l ultima annotazione dell ultima pagina indica un importo di Lire al 29 maggio Alla stessa data, la ricorrente, nel ricorso, afferma risultante un saldo di ,00 Lire. Non sono documentate le condizioni contrattuali che disciplinano il rapporto. L intermediario, richiamando norme bancarie uniformi, rileva che il libretto non può costituire prova del credito dell intestatario in ragione del fatto che i prelevamenti potevano effettuarsi anche mediante assegni e altri ordini di pagamento che potevano non venire annotati nel libretto. L intermediario non formula eccezione di prescrizione, ma si difende con l argomentazione secondo cui il libretto di conto corrente non costituirebbe prova dell esistenza del credito vantato dall intestatario. Con riferimento al libretto di risparmio, si riporta evidenza dell ultima annotazione, per un importo che sembrerebbe pari a 27 Lire e 29 centesimi. La ricorrente, nel ricorso, quantifica una somma di Lire. Pag. 4/6

4 Il regolamento contrattuale del libretto di risparmio, riportato sul retro dell intestazione e solo parzialmente leggibile, evidenzia che si tratta di deposito a vista. L intermediario, in sede di controdeduzioni: - invoca una parte dell art. 9 (solo in minima parte leggibile) ai sensi del quale le somme iscritte sui libretti che da trent anni non siano stati presentati all Istituto per alcuna operazione, col compiersi del trentennio cessano di produrre interessi ; - eccepisce la prescrizione del credito per interessi; - esclude la rivalutazione della somma depositata ex art c.c. e si dichiara disponibile al rimborso di Euro 10 ( ben superiore a quanto effettivamente spettante ), dietro consegna del libretto. Ciò chiarito e venendo all esame del merito della presente vertenza, deve anzitutto essere sottolineato, quanto al primo dei rapporti all origine della presente vertenza, che il libretto di conto corrente, in quanto riferito ad un rapporto di conto corrente e non di deposito di risparmio, costituisce un semplice documento informativo ed è pertanto insufficiente ai fini della prova dell esistenza del credito (cfr., in tal senso, le decisioni ABF n. 747/2012, n. 470/2012 e n. 5977/2014). A questo proposito, va, infatti, ricordato che, chi agisce rivendicando un diritto di credito ha l onere, ai sensi dell art c.c., di provare la fonte negoziale o legale del suo diritto. Questo vale tanto più nel caso di specie, in cui l intermediario resistente non ha, neppure indirettamente, riconosciuto l esistenza del titolo vantato dalla ricorrente, ma, anzi, ha negato qualsiasi fondamento fattuale oltreché giuridico alla pretesa vantata dalle ricorrenti. La ricorrente non ha assolto all onere probatorio su di esse gravante. Si sono limitate a produrre, in allegato al ricorso, copia del libretto di conto corrente, in cui sono riportate alcune annotazioni (c.d. mod. 701 ), che, però, non risultano idonee a provare l esistenza del rivendicato diritto di credito. Ora, a differenza di quanto avviene per i libretti di deposito di risparmio, le annotazioni contenute in un libretto di deposito in conto corrente sono idonee ad assumere valenza meramente informativa e di carattere provvisorio, non possedendo la valenza giuridica sufficiente a costituire titolo idoneo a fondare una pretesa del depositante. Quanto al secondo rapporto in questione, relativo ad un libretto di deposito di risparmio, deve anzitutto chiarirsi che i diritti di credito azionati, attenendo ad un contratto di deposito bancario, non si possono ritenere prescritti, aderendo questo Collegio (cfr. decisione n del 2012) all orientamento più recente espresso dalla Corte di Cassazione (con la sentenza 20 gennaio 2012, n. 788), secondo cui il relativo termine non può iniziare a decorrere prima che il depositante avanzi la richiesta di restituzione, ponendo così in essere quel comportamento che rende il credito esigibile e dal quale sorge il corrispondente obbligo della banca. Per il resto, l eccezione di prescrizione degli interessi formulata dall intermediario resistente, unitamente alla previsione del regolamento contrattuale secondo la quale, trascorso un trentennio, le somme depositate cesserebbero di produrre interessi, indurrebbero a concludere nel senso che il valore del capitale reclamato da parte della ricorrente, risulterebbe infimo, posto che il relativo importo non può in alcun modo risultare accresciuto da coefficienti di rivalutazione. In assenza di un offerta formale dell intermediario resistente potrebbe, in astratto, porsi la questione dell abuso del rimedio offerto dal ricorso all Arbitro Bancario Finanziario, così come ribadito in molteplici decisioni anche in adesione a principi generali rinvenibili nella giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell Uomo (cfr. Collegio di Napoli decisioni n del 2012, n. 761 del 2012, n del 2011). Pag. 5/6

5 Avendo, tuttavia, l intermediario resistente offerto una somma che, alla luce di quanto appena illustrato, appare (pur nella sua oggettiva modestia) generosa, ritiene questo Collegio di considerare vincolanti tali dichiarazioni, subordinando, ovviamente il pagamento della somma offerta alla restituzione del libretto di risparmio in questione. PER QUESTI MOTIVI Il Collegio, tenuto conto di quanto dichiarato dalla resistente e considerate tali dichiarazioni quali vincolanti, non accoglie la parte residua del ricorso. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 6/6