11 CAP. 1 Comprendere il benessere per potenziare l intervento (Antonella Delle Fave)

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1 Indice 7 Introduzione 11 CAP. 1 Comprendere il benessere per potenziare l intervento (Antonella Delle Fave) 33 CAP. 2 Training per l apprendimento dell ottimismo (Beatrice Corsale e Stefano Marchi) 59 CAP. 3 Il Subjective Well-Being Training (Federico Colombo e Margherita Baruffi ) 91 CAP. 4 La meditazione (Donatella Bielli) 109 CAP. 5 Musicoterapia e benessere psicologico (Giuliano Goldwurm) 129 CAP. 6 Esperienza ottimale e selezione psicologica (Marta Bassi e Antonella Delle Fave)

2 8 Introduzione Da alcuni decenni si è fatta strada nel mondo scientifico un attenzione culturale e di ricerca orientata a sviluppare la qualità della vita e il benessere. Fin dagli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso infatti il tema della qualità della vita ha attirato l interesse di studiosi e operatori di diverse discipline, quali medicina, psicologia, sociologia ed economia. In quegli anni in Italia vi fu il boom economico e contemporaneamente un insieme di rivolgimenti sociali che esplicitamente o implicitamente parlavano di nuovi valori: di salute, benessere, partecipazione e, appunto, qualità della vita. Questo interesse però non è solo degli studiosi, ma contemporaneamente si è esteso alla popolazione in generale. Accanto al benessere oggettivo, materiale, nella nostra società, è cresciuto notevolmente il bisogno di benessere soggettivo, psicologico, e questo si vede dai numerosi articoli che compaiono su quotidiani, riviste e in trasmissioni e interviste sui mass media. Naturalmente più cresce il bisogno nella popolazione (la domanda) più cresce l impegno scientifico su questo tema (l offerta), e viceversa. L insieme di questi eventi è poi sfociato nell organizzazione del movimento della psicologia positiva, formalizzatosi alla fine degli anni Novanta. Lo scopo della psicologia positiva è quello di catalizzare un cambiamento nella psicologia in modo che, accanto allo studio di «come riparare al peggio nella vita», ci sia spazio anche per «tutto ciò che rende la vita meritevole di essere vissuta»: una scienza e una professione per comprendere e costruire

3 8 Psicologia positiva quei fattori che permettono agli individui, alle comunità e alle società di «fiorire» e raggiungere un funzionamento ottimale. In particolare si possono individuare tre aree di studio: a) le emozioni positive (inclusa la felicità); b) i tratti positivi: potenzialità, virtù e abilità (comprese le capacità atletiche); c) le istituzioni positive (come democrazia, famiglia, libertà di informazione). Le istituzioni positive supportano i tratti positivi che a loro volta supportano le emozioni positive. Questi aspetti «positivi» svolgono il loro ruolo tanto nei momenti di benessere quanto in quelli di crisi. Il libro si basa sull esperienza degli autori che da anni operano nel campo della psicologia positiva, e naturalmente su ricerche e interventi condotti anche all estero, particolarmente negli Stati Uniti d America. Nel panorama scientifico italiano è praticamente unico per lo specifico taglio «applicativo» delle varie tecniche presentate per favorire il benessere, oltre che per prevenire l insorgenza di patologia mentale, o di ricadute psicopatologiche. Il capitolo 1 delinea i presupposti teorici e le linee di sviluppo principali della psicologia positiva, nel contesto applicativo del volume. Un introduzione ideale ai modelli e ai costrutti più utili per la promozione del benessere. Il capitolo 2 presenta il training di educazione all ottimismo: un insieme di strumenti operativi, sperimentati e validati, per aiutare le persone a modificare lo stile esplicativo con il fine di favorire uno stile ottimistico, utile per prevenire e contrastare la depressione e aumentare il benessere. La ricerca del benessere psicologico (o se vogliamo, in senso lato della «felicità») è un problema molto antico e una antica aspirazione dell umanità. Il capitolo 3 è dedicato al Subjective Well-Being Training, un metodo per apprendere uno stile di vita che ci renda più felici. Il capitolo 4 approfondisce la meditazione e la sua applicabilità nella promozione del benessere fisico e mentale. Lo scopo principale dell esercizio meditativo è l acquisizione di una maggiore coscienza di sé e della realtà, a cui seguono evidenti effetti positivi sulla gestione della propria mente e della propria vita. Il capitolo 5 ci introduce alla musicoterapia, in cui il mezzo artistico può essere utilizzato per aumentare la sensibilità e la consapevolezza dei propri sentimenti, imparare a gestire le emozioni, e potenziare l autostima nella relazione con gli altri. Infine il capitolo 6 esamina l esperienza ottimale o fl ow, uno stato globalmente positivo e complesso che rappresenta un importante indicatore del buon funzionamento psicologico e presenta implicazioni nel percorso di sviluppo individuale a lungo termine.

4 Introduzione 9 Questo libro rappresenta un esempio di psicologia positiva nella cultura italiana e riteniamo che, sia per l aspetto sintetico ed essenziale delle tecniche descritte che per la loro varietà, possa essere una lettura agevole e di particolare utilità per tutti coloro che si occupano di psiche umana e lavorano in ambito educativo e clinico.

5 1 Comprendere il benessere per potenziare l intervento Una visione d insieme sulla psicologia positiva Antonella Delle Fave Bene mai avuto o bene dimenticato? o non esistito ma dava felicità, esso, a desiderarlo? (Luzi, 1985, p. 182) Introduzione Felicità e benessere sono termini elusivi: se ne parla dovunque, ma non ne esistono definizioni esaurienti. In questi ultimi anni si è assistito a un vertiginoso incremento del loro uso e abuso nei contesti più vari: talk-show televisivi, quotidiani e periodici, film, riviste scientifiche, saggi, romanzi e conversazioni al ristorante. Il fenomeno è interdisciplinare: felicità e benessere attirano l attenzione di professionisti e studiosi di filosofia, psicologia, economia, medicina, pedagogia, antropologia e religione. La difficoltà nel definire felicità e benessere dipende essenzialmente dal fatto che non si tratta di termini né culturalmente né psicologicamente neutri. Ogni individuo e ogni gruppo sociale sviluppa una concezione di ciò che è buono e desiderabile in funzione di proprie caratteristiche intrinseche. Occorre inoltre notare che ciò che è buono non corrisponde necessariamente a ciò che è desiderabile, né nella prospettiva individuale

6 12 Psicologia positiva né in quella collettiva. Entrano in gioco in questo convinzioni filosofiche, etiche, religiose, visioni del mondo personali o collettive, valori, significati, aspettative e gerarchie di bisogni. Le diverse tradizioni culturali hanno affrontato il tema della felicità e del benessere secondo prospettive differenti, radicate nei costumi e nelle strutture sociali locali. Inoltre, vi sono fluttuazioni e cambiamenti anche radicali nell approccio a questo tema nel tempo, in corrispondenza con il mutare delle circostanze storiche ed economiche e delle credenze generali. Tutto ciò permette almeno parzialmente di giustificare la confusione e l eterogeneità storica, geografica e culturale delle definizioni di questi termini. A maggior ragione ciò comporta il ricorso in diverse aree, epoche e società a differenti strategie di intervento per promuovere e diffondere il benessere e la felicità. Queste considerazioni sembrerebbero dare per scontato che ogni individuo e ogni gruppo sociale ponga felicità e benessere tra i propri obiettivi prioritari. È effettivamente così? La tradizione filosofica dell Occidente è disseminata di interrogativi in merito, da Socrate sino ai giorni nostri. La stessa osservazione vale per le altre tradizioni: la filosofia indiana e quella cinese hanno posto la felicità umana tra i propri elementi fondamentali. Tutte le grandi religioni, senza esclusione, si sono preoccupate di fornire ai propri fedeli risposte positive ed edificanti ai grandi interrogativi umani sull esistenza del dolore, della morte e del male. Dunque è lecito affermare che il perseguimento del benessere e della felicità sia sotteso a ogni forma di comportamento umano, individuale e collettivo. Proprio questa pervasività però rende i due termini elusivi: essi possono declinarsi variamente in funzione di ambienti, epoche, sistemi di valori, e a livello individuale anche in funzione di circostanze specifiche, di ambiti differenti della vita quotidiana, di condizioni psicologiche transitorie. Ciononostante, in questo libro e in particolare in questo capitolo, che ne è la premessa teorica generale si cercherà di circoscrivere la questione in base a due criteri specifici di interpretazione: l ambito disciplinare e il contesto culturale. In altri termini, ci occuperemo di felicità e benessere nella prospettiva della psicologia, e più in particolare della cosiddetta psicologia scientifica, costruita a partire da ricerche empiriche nel corso del XX secolo all interno della cultura occidentale. Tuttavia, non sarà possibile evitare riferimenti storici alla tradizione filosofica di cui la psicologia è erede: qualsivoglia discorso sulla felicità infatti scaturisce dagli interrogativi più generali sulla natura umana, sul bene e sul destino dell individuo che da sempre permeano lo studio del comportamento.

7 Comprendere il benessere per potenziare l intervento 13 La psicologia positiva La felicità, il benessere e il funzionamento ottimale rappresentano i concetti chiave del vasto e sfaccettato ambito della psicologia positiva, che ha fornito contributi fortemente innovativi a livello teorico e applicativo (Snyder e Lopez, 2002). Come più volte ribadito dai suoi esponenti, la psicologia positiva non è né un nuovo movimento né un nuovo paradigma, ma può essere meglio definita come una prospettiva specifica di studio e analisi del comportamento umano. Contrapponendosi a un intera tradizione focalizzata su carenze, deficit, patologie e limitazioni dell essere umano nella sua individualità e nella sua dimensione sociale, tale prospettiva privilegia gli aspetti costruttivi, creativi e propositivi di individui e gruppi. In questo senso essa può essere utilizzata per lo studio di meccanismi di base, siano essi cognitivi, emotivi e motivazionali; le sue applicazioni si estendono dall ambito evolutivo a quello occupazionale, dall ambito sociale a quello clinico. L esistenza della psicologia positiva è stata ufficialmente sancita da un numero monografico di «American Psychologist» 1 dieci anni orsono ma numerosi ricercatori attivi in questo ambito si interessavano già da anni, in alcuni casi da decenni, alle componenti costruttive dell individuo e dei gruppi. La scotomizzazione del positivo nel panorama psicologico internazionale è peraltro strettamente connessa alla caratterizzazione occidentale della disciplina. In altri contesti culturali non si è mai posto il problema di distinguere tra psicologia e psicologia positiva, essenzialmente perché non si è mai coltivata una visione negativa e patologica dell uomo e della sua realtà sociale. Al contrario, la psicologia occidentale non ha mai studiato in modo sistematico le caratteristiche degli individui soddisfatti e delle comunità fiorenti; gli psicologi hanno solo una conoscenza frammentaria di ciò che renda la vita meritevole di essere vissuta e di come si possano sviluppare a livello ottimale le potenzialità individuali e collettive. Muovendo da queste considerazioni, la psicologia positiva si prefigge lo scopo di «catalizzare una modificazione dell interesse centrale della psicologia, spostandolo dalla preoccupazione di porre rimedio agli aspetti peggiori della vita alla costruzione anche di qualità positive» (Seligman e Csikszentmihalyi, 2000, p. 5). Per raggiungere questo scopo la psicologia positiva deve articolarsi su più livelli: a) elaborare una visione della «buona vita» fondata su evidenze empiriche, ma anche comprensibile e attrattiva; b) evidenziare comportamenti e interventi che favoriscano il benessere, lo 1 American Psychologist, vol. 55, n. 1, gennaio, 2000.

8 14 Psicologia positiva sviluppo positivo dell individuo e la prosperità della società; c) identificare quali famiglie favoriscano lo sviluppo ottimale dei bambini, quali ambienti di lavoro supportino la massima soddisfazione dei lavoratori, quali politiche promuovano l impegno civile più elevato e quali strategie possano rendere la vita di ciascun individuo veramente degna di essere vissuta (Seligman e Csikszentmihalyi, 2000, p. 5). È bene segnalare che assai prima dell affermazione della psicologia positiva, anche se in posizione marginale rispetto alla cosiddetta mainstream science, studiosi di varie aree si sono interessati al benessere, alla sua definizione e alla sua misurazione. Ricordiamo ad esempio la psicologia umanistica e in particolare Rogers (1963), che definì il benessere come «funzionamento ottimale». Nello stesso filone si colloca Antonovsky (1979) con l approccio salutogenico: il benessere, inteso come salute nell accezione più ampia del termine, si fonda sulla presenza di capacità positive e di funzionamento a livello emotivo, cognitivo e comportamentale. Si noti che in italiano il vocabolo salute discende etimologicamente dal latino salvus, a sua volta derivato dal sanscrito sarva (integro, tutto). Rimanda quindi a una concezione olistica di benessere come integrità e completezza, anche se nell accezione comune è prevalentemente riferito alle condizioni fisiche. Particolarmente interessante a questo proposito è la posizione dell Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha sviluppato nel tempo interpretazioni sempre più globali del concetto di benessere, identificandolo con la presenza di elementi positivi di funzionamento, e non con la mera assenza di malattia; in virtù della crescente enfasi sulla prevenzione rispetto alla cura, ha inoltre fatto proprio il modello biopsicosociale (Engel, 1977), giungendo alla definizione di salute come condizione di benessere fisico, psicologico e sociale, e per di più da valutarsi a partire dal contesto socioculturale di appartenenza dell individuo (Bickenbach et al., 1999). Ancora più rilevante per l ambito psicologico è la definizione di salute mentale formalizzata recentemente dall OMS: «Uno stato di benessere in cui l individuo realizza le proprie capacità, può gestire adeguatamente le normali situazioni di stress della vita, può lavorare produttivamente ed è in grado di contribuire attivamente alla propria comunità» (OMS, 2004, p. 12). Tale definizione è integralmente riconducibile agli assunti di base della psicologia positiva e ad alcuni dei suoi modelli teorici, di cui si tratterà nelle pagine seguenti. La letteratura scientifica relativa alla psicologia positiva si va espandendo di anno in anno; sono già stati pubblicati numerosi volumi e articoli, sia in prospettiva teorica che applicata; è inoltre presente nel panorama editoriale una rivista specializzata internazionale, il «Journal of Positive Psychology».

9 Comprendere il benessere per potenziare l intervento 15 Attualmente due associazioni internazionali raccolgono studiosi e professionisti impegnati nelle tematiche della psicologia positiva: la International Positive Psychology Association (IPPA) e lo European Network of Positive Psychology (ENPP). Esiste anche un associazione nazionale, la Società Italiana di Psicologia Positiva (SIPP), con sede a Milano. Programmi di formazione postlaurea per psicologi, medici e altri operatori del settore sociale e sanitario si stanno diffondendo in numerose nazioni, compresa l Italia. L esperienza e la valutazione della felicità Come evidenziano Kahneman e Riis (2005) è fondamentale distinguere due dimensioni della felicità: quella esperienziale e quella valutativa. La prima comprende condizioni psicologiche transitorie, quali emozioni positive, situazioni di benessere e di gratificazione, esperienze ottimali, stati di profondo assorbimento, «esperienze di picco». La seconda include valutazioni globali, quali il livello di soddisfazione generale e nei diversi ambiti quotidiani, l attribuzione di importanza e significato all esistenza, la qualità di vita percepita, la percezione di autonomia e di controllo delle proprie azioni e decisioni. Felicità come esperienza La prima dimensione della felicità, quella esperienziale, è in certo senso più accessibile all indagine psicologica. Ogni esperienza infatti ha componenti emotive, cognitive e motivazionali abbastanza ben definite, e che possono essere analizzate singolarmente e nella loro relazione reciproca. È possibile studiare tale dimensione sia in laboratorio che in condizioni naturali. Ad esempio, Barbara Fredrickson (1998; 2001) ha condotto numerose ricerche sulle emozioni positive, utilizzando filmati che ne favorivano l insorgenza ed evidenziando poi i loro effetti benefici sulle prestazioni cognitive. In particolare, ha dimostrato che le emozioni positive facilitano la mobilizzazione delle risorse personali, la pianificazione di obiettivi e l investimento di energie per perseguirli; promuovono inoltre la flessibilità di pensiero e la creatività, nonché il comportamento prosociale e di aiuto. Fredrickson ha sviluppato, a partire da queste evidenze, la broaden-and-build theory. Di fronte a un problema, le emozioni positive ampliano il repertorio cognitivo e comportamentale a disposizione dell individuo (broadening); questo ampliamento della prospettiva cognitiva nell immediato conduce, a lungo termine, alla

10 16 Psicologia positiva costruzione di un repertorio stabile di risorse psicofisiche e comportamentali, utili per l adattamento efficace all ambiente (building). Altri studiosi si sono invece occupati degli aspetti motivazionali della felicità. Ad esempio, come definire la spinta ad agire senza altri fini che il piacere dello svolgimento di un attività intrinsecamente gratificante, liberamente scelta, attraverso la quale si acquisiscono competenze? Edward Deci (1975) adottò l espressione motivazione intrinseca, sottolineandone la derivazione non da carenze e bisogni fisiologici, né da pressioni esterne, ambientali o sociali. Lo sviluppo delle ricerche sull argomento ha permesso di individuare le caratteristiche della motivazione intrinseca e il suo ruolo nel promuovere benessere, sviluppo di competenze e prestazioni di livello elevato. Sulla base di queste evidenze empiriche, Deci e Ryan hanno elaborato un modello interpretativo più ampio, la teoria dell autodeterminazione (Self-Determination Theory o SDT; Ryan e Deci, 2000). Essa contestualizza la dimensione esperienziale della motivazione in una prospettiva più ampia, di cui si riferirà nel paragrafo successivo sulla felicità come valutazione. L esperienza nella sua globalità che include dimensioni emotive, cognitive e motivazionali interagenti tra loro è stata invece l oggetto degli studi di Mihaly Csikszentmihalyi (1975/2000; 1990), che ha identifi cato tra le fl uttuazioni quotidiane dello stato di coscienza l esperienza ottimale, o fl ow; si tratta di una condizione di profonda concentrazione, impegno, gratifi cazione e stato affettivo positivo, le cui caratteristiche sono risultate stabili e ricorrenti (Massimini e Delle Fave, 2000; si veda anche il capitolo 6). La dimensione esperienziale della felicità, oltre a essere abbastanza ben definita nelle sue componenti, si può misurare con una certa precisione attraverso strumenti di rilevazione in tempo reale. Ad esempio il Metodo per il Campionamento dell Esperienza (Experience-Sampling Method, ESM) è una procedura appositamente sviluppata per studiare l esperienza soggettiva nel corso delle varie situazioni del quotidiano, nel momento stesso in cui si verificano (Csikszentmihalyi e Larson, 1987; Hektner, Schmidt e Csikszentmihalyi, 2007; si veda anche il capitolo 6). I partecipanti, dietro sollecitazione di un dispositivo elettronico che manda segnali acustici a orari casuali, forniscono autodescrizioni della situazione esterna e del proprio stato di coscienza «in diretta». L ESM permette pertanto di indagare il quotidiano così come viene soggettivamente percepito nei suoi aspetti contingenti, quali i fattori ambientali e contestuali, e negli aspetti dell esperienza nel suo fluire dinamico. Altri strumenti, più semplici da usare ma che forniscono dati meno fedeli alla fenomenologia dell esperienza, sia da un punto di vista qualitativo che

11 Comprendere il benessere per potenziare l intervento 17 quantitativo, sono i diari e le checklist compilati al termine della giornata, nonché il recente Day Reconstruction Method (DRM; Kahneman et al., 2004). L individuo è invitato a richiamare a distanza di tempo (varie ore dopo, o il giorno successivo per il DRM) gli eventi quotidiani e l esperienza ad essi associata; tali metodi pertanto espongono al rischio di distorsioni retrospettive, notoriamente presenti in qualsiasi ricostruzione basata sulla memoria (Bolger, Davis e Rafaeli, 2003). Felicità come valutazione La dimensione valutativa della felicità è molto più complessa e molto meno definita della prima. Infatti, che cosa si intende per felicità in questa prospettiva? A che cosa pensano le persone, quando viene chiesto loro di stimare il proprio livello di benessere? E, soprattutto, che cosa bisogna chiedere alle persone per avere risposte pertinenti? Per alcuni studiosi valutare la felicità corrisponde a valutare il livello di soddisfazione di vita (Diener, 2000; Veenhoven, 2002). Questo filone di ricerche è stato identificato come la prospettiva edonica in psicologia positiva (Kahneman, Diener e Schwarz, 1999). Gli studi in questo ambito si focalizzano sul piacere, inteso come esperienze e valutazioni della vita favorevoli, che producono emozioni positive e uno stato di benessere soggettivo connesso non solo all edonismo puramente sensoriale, ma anche alla soddisfazione per il perseguimento di obiettivi che la persona considera fonti di esperienze e situazioni gratificanti (Kubovy, 1999). Per altri ricercatori invece la felicità non va intesa necessariamente come piacere: questo approccio è stato definito prospettiva eudemonica (Waterman, 1993). Rispetto alle emozioni positive e alle situazioni piacevoli vengono privilegiati altri fattori: la capacità umana di perseguire obiettivi complessi e significativi per il singolo e la società; la mobilizzazione delle risorse in vista di un aumento delle abilità e dell autonomia individuale; le competenze sociali e il ruolo delle relazioni interpersonali nella promozione del benessere individuale e comunitario (Delle Fave, 2006). La prospettiva eudemonica ha le sue origini nella concezione aristotelica di felicità (o eudemonia) descritta nell Etica Nicomachea come realizzazione della vera natura umana. Secondo Aristotele l uomo è per natura un essere razionale; di conseguenza, il sommo bene si identifica con il pensiero e la ragione, e la costruzione della buona vita passa attraverso la coltivazione della conoscenza e l esercizio di virtù non solo personali, ma anche civiche. L eudemonia comprende infatti la realizzazione di obiettivi individuali ma anche collettivi, legati a quel «bene comune» che pone gli esseri umani in tensione reciproca, e identificabili me-

12 18 Psicologia positiva diante le opportunità offerte dalla società nel cui ambito ciascuno collabora alla costruzione di un progetto condiviso (Nussbaum, 1993). Particolarmente articolata a questo proposito è l elaborazione teorica ed empirica di Carol Ryff, che ha sviluppato il costrutto di benessere psicologico (Ryff e Keyes, 1995). Si tratta di un costrutto complesso, costituito da sei componenti: autonomia, padronanza dell ambiente, accettazione di sé, crescita personale, relazioni sociali positive, scopi di vita. In continuità con Ryff e coerentemente con la prospettiva eudemonica, Corey Keyes (1998) ha sviluppato il complementare costrutto di benessere sociale, che include l accettazione sociale, la realizzazione sociale, il contributo sociale, la coerenza sociale e l integrazione sociale. Più recentemente, Keyes ha proposto una formalizzazione della salute mentale che oltre alla diagnosi condotta secondo i criteri del Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders (DSM) comprende il costrutto di fl ourishing, che potremmo tradurre con «prosperità» o «floridezza». Esso è costituito da 13 dimensioni: le sei componenti del benessere psicologico e le cinque del benessere sociale (cioè del funzionamento ottimale in termini eudemonici), a cui vanno aggiunte le dimensioni edoniche, cioè la prevalenza di stato affettivo positivo e la soddisfazione nei vari ambiti della vita (Keyes, 2005). La valutazione del benessere in questo modello si estende su un continuum di cui il flourishing è un estremo; all estremo opposto si colloca il languishing, la condizione di massimo malessere e di «illanguidimento». Perché un individuo si possa definire flourishing è necessario che almeno sei componenti eudemoniche e una edonica presentino valori elevati. Gli studi di Keyes su campioni rappresentativi della popolazione statunitense hanno evidenziato che la salute mentale, intesa in senso globale e olistico, deriva dalla combinazione tra elevati livelli di flourishing e assenza di sintomi secondo il DSM. Le due dimensioni infatti, benché correlate, non sono sovrapponibili. Ciò avvalora ulteriormente, grazie al supporto incontrovertibile dei dati empirici, l affermazione che la salute e in particolare la salute mentale non è semplicemente assenza di malattia. La dimensione valutativa della felicità viene generalmente misurata con strumenti di rilevazione tradizionali: questionari e scale. Ve ne sono di diverso tipo, e naturalmente indagano costrutti diversi, nei termini descritti sopra: la soddisfazione, il benessere psicologico, il flourishing. Non è quindi scontato che misurino tutti la stessa cosa. Keyes con le sue ricerche ha cercato di fornire una prospettiva unificata della valutazione del benessere a livello di misurazioni empiriche. Tuttavia, la psicologia positiva non è che agli inizi del suo percorso, e l attuale margine di incertezza sulle misurazioni non fa

13 Comprendere il benessere per potenziare l intervento 19 che confermare quanto affermato da Seligman e Csikszentmihalyi (2000): ciò che la distingue da altri approcci allo studio del benessere sono i suoi obiettivi e il suo impegno all uso di metodologie scientifiche. La felicità come processo Un numero cospicuo di ricercatori ha affrontato il problema del benessere e della felicità indirettamente: si è cioè dedicato allo studio delle caratteristiche psicologiche (sotto forma di tratti stabili o di risorse e competenze apprese) che promuovono il benessere e la qualità di vita percepita. Ciò apre un ulteriore prospettiva di analisi: quella della felicità come processo, che si costruisce nel tempo, si modifica nel corso della vita in funzione di eventi ed esperienze, si connette ad aspetti più strutturali dell identità personale (si veda anche il capitolo 3). La felicità in questa prospettiva è il risultato della visione e rappresentazione della realtà, della gerarchia di valori, del significato attribuito agli eventi e all esistenza, delle aspettative e degli obiettivi che caratterizzano ciascun individuo. Non è possibile qui fornire un elenco e tanto meno una descrizione esauriente dei fattori che sono stati identificati come «mattoni» per la costruzione della felicità e del benessere. Per una panoramica più dettagliata dei costrutti di base della psicologia positiva e dei loro ambiti di applicazione si rimanda a Delle Fave (2007a); per un analisi del loro utilizzo nell ambito specifico della salute si veda Delle Fave e Bassi (2007). Ci si limiterà qui a menzionare i costrutti più studiati a livello teorico ed empirico, distinguendoli in base ad aree concettuali di inclusione più generali. Autoregolazione e percezione di opportunità Tra gli elementi cruciali che inducono gli individui a mettere in atto un comportamento o a perseguire un obiettivo spiccano la percezione di controllo sugli eventi e la capacità percepita di ottenere i risultati desiderati attraverso le proprie azioni. Perché la percezione di controllo sia promotrice di benessere e sviluppo, tuttavia, occorre che sia accompagnata dalla percezione di sfide e opportunità ambientali elevate. Infatti, sentirsi in controllo di una situazione può ingenerare disinteresse e noia, laddove l ambiente non fornisca stimoli e opportunità d azione. Viceversa, la capacità di percepire situazioni problematiche e complesse come sfide anziché come minacce e quindi di individuarne possibilità di controllo e gestione attiva pro-

14 20 Psicologia positiva muove sviluppo di abilità, gratificazione personale e in generale benessere in senso eudemonico. Autoregolazione e percezione di opportunità sono il nucleo centrale di vari costrutti che si sono rivelati importanti elementi di promozione del benessere. Innanzitutto occorre citare l autoeffi cacia (Bandura, 1997), cioè la competenza percepita dall individuo in una data situazione. L autoefficacia favorisce il benessere in quanto la fiducia nelle proprie capacità e l aspettativa di risultati positivi promuovono l impegno, la perseveranza di fronte agli ostacoli, la soddisfazione personale nel raggiungimento degli obiettivi. L individuo è quindi in grado di autoregolare il funzionamento personale, attraverso i meccanismi cognitivi delle aspettative e delle convinzioni, che gli permettono di impegnarsi nel perseguimento di obiettivi anche dilazionati nel tempo. Numerosi studi hanno analizzato le modalità di sviluppo dell autoefficacia nel corso della vita e le sue conseguenze sul comportamento, nonché le strategie per supportarla e implementarla in vari ambiti e circostanze quotidiane. Su presupposti analoghi si basa la teoria dell autodeterminazione (SDT; Ryan e Deci, 2000). Come già accennato in precedenza, lo sviluppo della SDT ha permesso di estendere l analisi della motivazione intrinseca dal suo ruolo nel favorire esperienze positive nell immediato alle sue implicazioni per lo sviluppo a lungo termine. Ryan e Deci identificano alla base della motivazione intrinseca tre bisogni psicologici innati, che supportano il funzionamento ottimale e lo sviluppo dell individuo: il bisogno di competenza, il bisogno di autonomia e il bisogno di relazionalità. In particolare i bisogni di autonomia e competenza sono chiaramente connessi all autoregolazione del comportamento e allo sviluppo di capacità. Vari studi hanno dimostrato che un comportamento può essere caratterizzato da motivazione intrinseca solo quando l individuo percepisca di acquisire competenze, di poter agire in autonomia, e di muoversi in un ambiente sicuro e favorevole. Questo ha portato anche all analisi dei fattori ambientali che promuovono la motivazione intrinseca: ad esempio, in ambito scolastico è stato evidenziato che un contesto educativo in cui i tre bisogni fondamentali siano supportati attivamente da familiari e insegnanti favorisce l apprendimento e le prestazioni nello studio (Frederick e Ryan, 1995; Grolnick, Deci e Ryan, 1997). La motivazione intrinseca purtroppo non è reperibile facilmente nelle attività quotidiane. Ciononostante, alla luce del suo ruolo fondamentale nel favorire lo sviluppo e il benessere, all interno della SDT è stato messo a punto un ulteriore modello di analisi delle motivazioni, che tiene conto delle varie situazioni in cui di fatto vivono e agiscono gli esseri umani (Ryan, Kuhl

15 Comprendere il benessere per potenziare l intervento 21 e Deci, 1997) e del livello di autodeterminazione che le attività quotidiane possono offrire. Anche la hardiness (letteralmente «forza d animo»; Maddi, 2002) può rientrare in questo gruppo di fattori. Essa comprende tre caratteristiche psicologiche, che secondo l autore sono tratti stabili di personalità: l impegno, il controllo e la percezione di sfide. Essi permettono di individuare aspetti costruttivi in situazioni altamente stressogene, promuovendo pertanto l adattamento e il benessere. Deve essere infine qui citato l ottimismo, che sarà peraltro trattato ampiamente nel capitolo 2 di questo volume. Esso rappresenta uno dei costrutti più studiati in virtù delle sue conseguenze positive per il benessere psicologico e la salute psicofisica. Due sono le prospettive di interpretazione correnti dell ottimismo: Scheier e Carver (1992) lo considerano una caratteristica generale e stabile della personalità, che influenza la modalità con cui gli individui esperiscono e affrontano i problemi (ottimismo disposizionale). Esso include le aspettative (cioè le possibilità di successo o fallimento percepite nel perseguire un obiettivo) e il valore attribuito all obiettivo, che influisce sull entità delle risorse mobilizzate per il suo perseguimento. Invece, per Buchanan e Seligman (1995), l ottimismo deriva dal processo di attribuzione causale, ed è pertanto passibile di apprendimento: lo stile esplicativo ottimistico si manifesta attraverso l attribuzione degli eventi positivi a cause interne, stabili e pervasive (proprie capacità e risorse), e l attribuzione degli eventi negativi a cause esterne, instabili e circoscritte. In entrambe le prospettive comunque la percezione di capacità e risorse personali sono elementi costitutivi dell ottimismo. Valori, virtù e punti di forza Peterson e Seligman (2004) hanno sviluppato un sistema di classificazione dei tratti positivi degli individui, il Values in Action (VIA), che si contrappone idealmente alla classificazione dei sintomi e dei disturbi mentali (DSM). Essi definiscono la «buona vita» a partire da sei virtù, universalmente riconosciute come valori imprescindibili: saggezza, coraggio, umanità, giustizia, temperanza, trascendenza. Il perseguimento di tali virtù è facilitato da 24 punti di forza del carattere, ossia processi e meccanismi psicologici. Ad esempio, la virtù della saggezza può essere perseguita attraverso la curiosità e l amore per l apprendere, l apertura mentale, la creatività e una visione ampia e prospettica della vita. La tabella 1.1 illustra le virtù, i punti di forza e le loro relazioni reciproche.

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