La durata della vita: 120 anni o più?

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1 POLEMICHE CULTURALI La durata della vita: 120 anni o più? C è chi sostiene la certezza di 1000 anni di vita per l uomo. Intanto i centenari sono, al mondo, svariate centinaia di migliaia. Non ci si può allora distogliere dall urgenza di affrontare il rapido aumento di anziani, per dare loro l assistenza necessaria. Il celebre e controverso genetista inglese Aubrey de Grey, dell Università di Cambridge, è certo della possibilità di poter allungare la vita umana fino a 1000 anni. Sì, si è letto bene: 1000 anni. Punto. E allora andiamo a capo per dissezionare questo annuncio e verificarne la possibilità. Per far questo partiamo dal certo, cioè da quello che è pubblicato sui perché dell invecchiamento dalle riviste più importanti della è professore ordinario di Medicina interna e Geriatria presso l Università Cattolica di Roma, dove dirige il Dipartimento di Scienze gerontologiche, geriatriche e fisiatriche. È presidente della Società italiana di gerontologia e geriatria, membro del Consiglio superiore di sanità ed executive vice-president di InteRai (nonprofit corporation comprendente ricercatori di oltre 20 Paesi, impegnati a migliorare l assistenza agli anziani e l organizzazione dei servizi a essi dedicati). medicina e della biologia mondiale ed è condiviso dai gerontologi più esperti. Il filo logico per verificare l annuncio di de Grey e capirne l eventuale verità ci porta infatti a dover descrivere, sia pure a livello sommario, il processo di invecchiamento della persona. Responsabile numero uno è da molti considerato il corredo genetico, da cui il detto popolare: scegliti genitori anziani e vivrai a lungo. In effetti ci sono numerose ricerche e pubblicazioni di genetisti che fanno pensare a una notevole influenza della genetica sulla durata del ciclo di vita. Questa influenza, emersa peraltro in studi di laboratorio, porta però a chiedersi se è possibile il trasferimento dei risultati sperimentali ottenuti all uomo. Un esempio significativo riguarda il Caenorhabditis elegans, un vermetto la cui longevità semplifico Vita e Pensiero

2 VITA E PENSIERO molto è condizionata dal gene INS-1, analogo al gene IGF-1 che nei mammiferi controlla una via metabolica simile a quella del vermetto. Sulla base di queste prime affermazioni si potrebbe arrivare alla conclusione che un meccanismo pubblico, cioè comune a tutti gli esseri viventi, condizioni la durata della vita anche della specie umana, un affermazione peraltro pubblicata già nel 2002 sull autorevole rivista scientifica «Science». Questa conclusione sembrerebbe così dar ragione ai sostenitori della teoria dell invecchiamento come fenomeno geneticamente programmato. Ma, in una fase successiva, si è constatato che la singola manipolazione di oltre 100 geni ha portato indistintamente a un aumento della longevità nel Caenorhabditis elegans. Questi risultati contrastano con quanto si aspettavano i biogerontologi, cioè che solo un numero limitato di geni target fosse in grado di modulare la longevità. Venendo ora all ambito umano, si può affermare che gli studi sul rapporto tra genoma e longevità hanno sinora evidenziato l esistenza di una relazione piuttosto debole, mentre i dati sui possibili geni responsabili non sono ancora conclusivi. Infatti le ricerche dirette sul rapporto tra geni e longevità nell uomo hanno per ora evidenziato un influenza sicura per un solo gene, l APOE, di cui l allele APOE-2 è lievemente protettivo, mentre l allele 4 ha un modesto effetto negativo sulla durata della vita. Per tutti gli altri geni indagati compresi quelli studiati per la loro analogia con i risultati osservati nei modelli sperimentali non vi è ancora alcuna dimostrazione sicura di una loro influenza sulla longevità dell uomo. Si tratta di studi molto recenti, pubblicati sulla «Nature Review Genetics» nel Dalla genetica, torniamo ora all affermazione iniziale sui genitori. Una prima constatazione è che i figli di genitori longevi sono tendenzialmente più longevi, però questo fenomeno si verifica solo se essi raggiungono un età avanzata: prima dei 70 anni le probabilità di arrivare a un età molto avanzata sono praticamente uguali per i figli di genitori vissuti non oltre i 73 anni e per quelli di genitori centenari. La più convincente ricerca che tenta di chiarire il contributo della genetica all invecchiamento è stata condotta da autori scandinavi e statunitensi su un ampia casistica di gemelli danesi, svedesi e finlandesi nati tra il 1870 e il 1910 e tutti deceduti al momento dello studio. I risultati hanno dimostrato indirettamente l esistenza di una 94

3 relazione tra genetica e longevità, testando che l ereditarietà è una variante che influisce sulla durata della vita per non oltre il 25%. Quindi, se solo il 25% è l effetto di un influenza genitoriale, il restante 75% da che cosa dipende? Le cause dell invecchiamento Sui settimanali femminili impazza l affermazione che i radicali liberi derivanti dal cosiddetto danno ossidativo, che non è altro che il prodotto del lavoro delle cellule per respirare, siano protagonisti dell invecchiamento a 360, anche se mirabilmente contrastati, così almeno si dichiara, dagli antiossidanti, presenti in tutte le (costosissime ) creme antirughe e pozioni varie pubblicizzate, atte quindi a proteggere il mondo femminile dalla vecchiaia. È tutto vero? Che ruolo hanno lo stress ossidativo e i radicali liberi da questo prodotti nel determinare l invecchiamento? In effetti, molte sono le evidenze a favore del rapporto tra stress ossidativo e longevità: la produzione di radicali liberi avviene, come si è detto, a ogni ossidazione, cioè durante la respirazione cellulare. Quindi si potrebbe dire: ogni volta che una persona respira si avvicina alla propria morte, soprattutto per il danno provocato a livello del Dna e delle membrane cellulari. I radicali liberi sono anche importanti nella genesi di malattie frequenti nella vecchiaia, come le patologie cardiovascolari arteriosclerotiche e il cancro. Occorre puntualizzare però che le cellule posseggono dei meccanismi antiossidanti superossidodismutasi, glutationreduttasi, catalasi che riescono a proteggere dallo stress ossidativo; con l età esse verrebbero però a perdere tale capacità di difesa. Certo è che in modelli sperimentali si aumenta la longevità contrastando i radicali liberi e l esistenza di un rapporto tra radicali liberi e longevità sarebbe anche provata dal fatto che i mammiferi di piccola taglia dotati di un metabolismo ossidativo particolarmente elevato quindi producente una maggior quantità di radicali liberi hanno una durata della vita molto inferiore di quella dei mammiferi di grossa taglia. Si può ancora affermare che la diminuzione del contenuto calorico nella dieta riduce il metabolismo ossidativo e, quindi, la produzione di radicali liberi: di qui la possibilità dell aumento della longevità ottenibile con la restrizione calorica. POLEMICHE CULTURALI 95

4 VITA E PENSIERO Se queste sono le evidenze a favore di un ruolo importante dei radicali liberi nel condizionare il processo di invecchiamento, ve ne sono però altre che dimostrano non essere esclusivo il ruolo giocato dallo stress ossidativo nel condizionare la longevità. La talpa ha una longevità maggiore di 8 volte rispetto a roditori di taglia simile. Malgrado una così forte differenza di aspettativa di vita, uno studio, pubblicato nel 2005 sulla rivista «Mechanisms of Ageing and Development», non è riuscito a dimostrare una qualche differenza nelle capacità cellulari antiossidanti della talpa rispetto ai ratti di identica taglia. Ancora, l attività fisica, che pur comporta un aumento del metabolismo ossidativo, e quindi della produzione di radicali liberi, aumenta l aspettativa di vita sia negli animali sia nell uomo. Dopo geni e radicali liberi, occorre ricordare il sistema neuroimmunoendocrino. L invecchiamento modifica tutte e tre le componenti di tale sistema, determinando così la disregolazione dei sistemi di controllo, cioè la perdita dell equilibrio omeostatico, cui consegue una serie infinita di circoli viziosi. Innumerevoli situazioni tipiche dell età avanzata l aumento dell incidenza e prevalenza delle patologie cronico-degenerative, il deterioramento della funzione fisica, la depressione, il disagio sociale ed economico ecc. sono in grado di condizionare uno stato di stress cronico. Questo spiega come nella senescenza dell uomo e dell animale da esperimento il quadro bioumorale sia caratterizzato da un iperattivazione dell asse ipotalamoipofisi-surrene che porta a un danno dei neuroni dell ippocampo e dei recettori (diminuito numero e ridotta funzione) per i mineralcorticoidi e per i glicorticoidi. Il risultato è la compromissione del feedback del sistema con un ulteriore aumento della liberazione dei glicocorticoidi. Questo complesso di fenomeni, insieme a uno stato proinfiammatorio cronico determinato dalle malattie e dalla disabilità conseguente, è considerato il terzo elemento del mosaico invecchiamento. E finiamo con il quarto determinante dell invecchiamento: il cosiddetto ambiente. Questo porta all osservazione di come si vive e con quali stili di vita, come si gestiscono i fattori di rischio e come li si prevengono e controllano seguendo i precetti della medicina moderna. In questo ambito i risultati possibili sono evidenti: se si fa esercizio fisico si ha minore possibilità di ipertensione, cardiopatia ischemica e ictus; se si controlla regolarmente la pressione si ha la 96

5 possibilità di vivere più a lungo; se si fa il controllo del sangue occulto nelle feci e la colonscopia si abbatte la possibilità di essere affetti dal cancro del colon anche se questo è stato la causa di morte di entrambi i genitori; il controllo del valore PSA nel sangue, insieme alla visita prostatica, diminuisce l incidenza di patologie importanti di questa ghiandola; lo stesso la mammografia ecc. Se ne conclude che la lista degli interventi preventivi e curativi è lunga, così come quella degli stili di vita virtuosi che garantiscono la possibilità di un invecchiamento di successo. I misteri della longevità Torniamo ora ai primi tre elementi considerati geni, stress ossidativo/radicali liberi e sistema neuroimmunoendocrino e vediamo invece che cosa in questi tre settori potrebbe aiutare la longevità umana. Per quanto riguarda i geni, non esiste alcuna possibilità di modificare il nostro patrimonio genetico in chiave di aumento della longevità. Questa affermazione segna la fine di ogni discussione. Per quanto riguarda le terapie antiossidanti, gli studi clinici sulla loro efficacia nel ridurre la mortalità nelle patologie cardiovascolari o nel cancro hanno sinora portato a risultati assolutamente deludenti, come si affermava in uno studio pubblicato sulla famosa rivista medica inglese «Lancet» nel La restrizione calorica nell alimentazione, poi, che si riteneva potesse diminuire lo stress ossidativo cronico, ha determinato effetti secondari, come la comparsa di malnutrizione con tutti i sintomi a questa associati, quali ipotensione, sarcopenia, propensione a malattie infettive, ipogonadismo, osteoporosi, ipotermia, difficoltà nella guarigione delle ferite, depressione. Sulle possibilità terapeutiche e ringiovanitrici delle cellule staminali, sembra poi condivisibile l opinione espressa nella parte finale di una recente review di «Nature» nel 2006, dove l ultimo paragrafo è intitolato Fantasie e realtà attinenti le terapie con le cellule staminali. Riportiamo in particolare «The application of stem-cell therapeutic to delay the ageing process is even more remote. Given the universality of the ageing process and the profound influence of the systemic milieu on cells within tissue, the theoretical basis of such an application is unclear». Nulla! Ma ancora, anche per quanto riguarda le terapie ormonali, i risultati ottenuti sulla spettanza di vita e sul recupero POLEMICHE CULTURALI 97

6 VITA E PENSIERO funzionale dell anziano sono stati sinora completamente deludenti, come si afferma nel «Journal of Gerontology» nel Si era pensato alla possibilità di «una ormonale fontana della giovinezza», che, però, si è rivelata un mito, come tutti i tentativi precedenti di ricerca di un elisir di lunga vita («J Endocrinol Invest», 2005). L ultima delusione in tal senso è rappresentata dai risultati di un trial sul DHEA-S o sul DHEA + testosterone, che a dosi non elevate si sono dimostrati assolutamente inefficaci sui principali fenomeni dell invecchiamento («New England Journal of Medicine», 2006). Per il DHEA vi è la raccomandazione di non utilizzarlo sia negli anziani sani sia in quelli disabili. Infatti gran parte degli studi sulla relazione tra livelli serici di DHEA-S e mortalità e/o disabilità sono stati sinora inconclusivi. Inoltre, la ricerca fatta sulla casistica più ampia (solo donne) ha evidenziato un andamento a U della mortalità in rapporto al livello serico del DHEA-S. Un trattamento con DHEA-S è quindi improponibile per lo meno per quegli anziani che, oltre ad avere un livello elevato di base del DHEA-S, hanno un rischio maggiore di morte associato proprio con l aumento serico dell ormone («Journal of Gerontology», 2006). La terapia sostitutiva ormonale con estrogeni non sempre è risultata priva di effetti collaterali importanti, come nel caso di uno studio sull impiego nella donna anziana degli estrogeni che, pur riducendo il rischio di frattura del femore e di cancro del colon, aumentano il rischio di cancro mammario, di cardiopatia ischemica e di embolia polmonare («Journal of American Medical Association», 2002). Nel commentare i risultati del trial con GH (ormone della crescita) + ormoni sessuali, l editoriale raccomanda che l impiego delle terapie sostitutive ormonali rimanga per ora confinato a studi sperimentali o a ricerche sull uomo per arrivare a evidenze conclusive sinora mancanti. Nuovi progetti di assistenza, per i nuovi anziani Da questo excursus che ha cercato di dare lo stato dell arte della ricerca sui perché e sulle terapie dell invecchiamento, emerge chiaramente che il genetista Audrey de Grey è per lo meno azzardato nelle sue affermazioni. Eppure lo stesso de Grey ha avuto un foltissimo pubblico nell ambito del suo recente intervento alla Settimana della 98

7 Matematica di Roma. Un pubblico che sembrava essere completamente convinto dall affermazione che basta praticare un «programma combinato di interventi» per correggere le molteplici alterazioni della senescenza. Viene meglio in inglese, «Strategies for Engineered Negligible Senescence» e vuol dire dare GH e cellule staminali per l atrofia cellulare, ablare le cellule non idonee per contrastare la senescenza cellulare, interdire l allungamento dei telomeri per impedire le mutazioni oncogeniche, utilizzare alcune proteine per impedire le mutazioni mitocondriali Ma alcune di queste strategie (il GH o ormone della crescita) si sono dimostrate inefficaci o pericolose, altre (allungamento dei telomeri) sono tecnicamente di là da venire, se mai verranno! Queste non sono però le uniche affermazioni avventate: de Grey non è solo. Anche se in ambito scientifico ancora oggi non vi è alcunché che lo sostenga, basta andare su internet per trovare migliaia di siti sull antiageing medicine che promettono dalle creme alle terapie magiche, dagli impacchi alle fiale di ormone della crescita o di DHEA o di altri intrugli. E la gente comune va dietro a questi pifferai magici, spende cifre imbarazzanti e rinverdisce il mito, non a caso, faustiano. Un concentrato micidiale di imbonimento, pseudoscienza e belle parole che sanno di scienza e rispondono, almeno in apparenza, al comune desiderio di evitare la vecchiaia. E di evitarla nell illusione di una pillola magica o di una tecnologia ipermoderna capace di ritardare, prolungare, cambiare il corso della storia naturale del corpo. E, in fondo, dell anima. L unica cosa certa è che continuiamo a invecchiare con un allungamento dell aspettativa di vita di tre mesi per anno! Questo vuol dire che aumentano le persone centenarie in modo sorprendente: da qualche decina all inizio del XX secolo a oltre oggi in Italia, e a svariate centinaia di migliaia nel mondo. A conferma però delle balordaggini sostenute da de Grey vi sono solo 40, dicasi 40, supercentenari al mondo. Intendendosi per supercentenari coloro che raggiungono i 110 anni. Insomma: il traguardo dei cento anni di durata della vita è possibile per molti; non pensate però di superare i 120 anni! La cosa allora altrettanto certa è che il fenomeno invecchiamento produce straordinarie ricadute sociali: si pone il problema vero di prendersi cura, assistere, gestire questo fenomeno nuovo per la storia POLEMICHE CULTURALI 99

8 VITA E PENSIERO umana, perché si tratta di un invecchiamento di popolazione, non più di qualche fortunato singolo. Le migliaia di centenari vogliono dire milioni di ultraottantenni che in circa il 50% dei casi hanno problemi medici, sociali, relazionali, di non autosufficienza. E non è pensabile continuare a importare badanti siamo al milione sul territorio nazionale che, se sono state un modo geniale di tamponare l emergenza assistenziale in mancanza di risposte anche parziali da parte dello Stato e delle Regioni, oggi però costituiscono loro stesse problema: hanno figli, si sposano, molte sono assai buone e caritatevoli, alcune magari meno ecc. In conclusione, quello che si vuol dire è che l assenza dello Stato e degli organismi pubblici nel riprogrammare il Paese in conseguenza dell invecchiamento della popolazione ha un affinità, anzi si accoppia perfettamente, con le soluzioni individuali e miracoliste degli scienziati come de Grey. È per questo che esiste il desiderio in Italia, nel dibattito sui nuovi partiti, di sentire poco parlare di schieramenti e persone e, al contrario, di sentir definire le cose e i percorsi per non rimanere soffocati dall invecchiamento e, se se ne coglie anche l aspetto dell opportunità, di farne semmai un elemento di propulsione del Paese. Considerato che siamo la nazione Ocse con meno impiegati tra i 55 e i 64 anni e che comunque fino ai 70 gli italiani stanno bene in salute, come affermano le molte ricerche effettuate in tale ambito (Multiscopo Istat, Ilsa Cnr), si può pensare di utilizzare questo segmento cospicuo di popolazione come l unica risorsa naturale in un Paese tradizionalmente privo di risorse naturali. È questo petrolio umano che può iniziare a finanziare la riprogettazione del Paese per garantire ai suoi vecchi una fine di vita rispettabile e decorosa, visto che i miracoli alla de Grey oggi non avvengono ancora, e sono altamente improbabili nel futuro. 100

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