Utilizzo delle solette propriocettive nel piede piatto dell infanzia studio pilota osservazionale

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1 FACOLTA DI MEDICINA E ODONTOIATRIA Dipartimento di Neurologia e Psichiatria Master di I livello in POSTUROLOGIA Direttore: Prof. F. Fattapposta Utilizzo delle solette propriocettive nel piede piatto dell infanzia studio pilota osservazionale Relatore Dott. Prof. Giuseppe Messina Candidati Stefano Barone Davide Bove Correlatore Dott. Pietro Malfatto Riccardo Di Giovanni Andrea Germani Valerio Macciocchi Fabio Marino Alberto Strangis Alan Toiati a.a. 2015/2016

2 Indice Introduzione Capitolo 1: Il recettore podalico 1.1 Breve descrizione anatomica 1.2 L elica podalica 1.3 Il piede piatto Capitolo 2: Studio pilota osservazionale Conclusioni Bibliografia Sitografia 2

3 Introduzione Le problematiche a livello podalico sono in assoluto fra le condizioni più frequenti che portano i genitori preoccupati a fare visitare i propri bambini, ed è soprattutto il piede piatto dell infanzia che si presenta più frequentemente all osservazione clinica. Il piede di un bambino è normalmente piatto quando assume la stazione eretta ed inizia la deambulazione. Le ossa sono ancora in fase di formazione, è abbondante il tessuto adiposo, lassi i muscoli e i legamenti, cosicché la struttura dell arco plantare è incompleta. Si parla a tal proposito anche di piede piatto valgo-lasso funzionale. Gli stimoli esterni che progressivamente il bambino fornirà al piede con la crescita, prima gattonando, poi stando in piedi, camminando e correndo, contribuiranno in maniera determinante alla buona formazione del sistema podalico. A lungo si è dibattuto sull utilità delle ortesi plantari nel favorire o meno la corretta formazione del piede durante l infanzia. Citando Pisani: "Il piede completa la sua morfologia (morfogenesi) acquisita nel corso dello sviluppo individuale (ontogenesi) sulla scorta delle scelte evolutive della specie (filogenesi) per le informazioni (cibernetica) che riceve dal mondo esterno... forse l' 1-2% dei piedi calcaneo-valghi osservati all'età di 2-3 anni non raggiungerà, a 6-7 anni, il corretto assiamento del calcagno... Il tempo può correggere un valgo calcaneare ai limiti del fisiologico, la calzatura correttiva mai: nel volgere di giorni o settimane è la scarpa a modellarsi sulla forma del piede e mai accade che sia il piede a modellarsi sulla calzatura. Il rischio per questi bambini non è tanto di aver portato una scarpa ortopedica perché avevano i piedi piatti, quanto di avere i piedi piatti perché hanno portato una scarpa ortopedica" (Trattato di chirurgia del piede ). 3

4 Il plantare meccanico classico ha il suo modus operandi nel riallineamento di segmenti deviati, attraverso una semplice stimolazione passiva che non genera risultati duraturi, anzi rischia di perturbare il sistema. Una volta cessato lo stimolo, l effetto finale sarà uguale a quello precedente all applicazione, se non peggiore: una strutturata sorretta in maniera del tutto passiva, tolti i pilastri che la sostengono, è destinata a crollare. L ingombrante elemento, nell intento meccanico di sostegno, inibisce il tono dei muscoli che contribuiscono attivamente a sorreggere la struttura (Fabio Moro). Il modello neurofisiologico, basato sullo studio del tono posturale, ha evidenziato come non esista una linearità matematica nei sistemi biologici. Il matematico Henri Poincaré (1908) nelle sue teorie sulla non linearità sosteneva che in natura esistono sistemi dove piccole differenze nelle condizioni iniziali, generano delle differenze molto grandi nei fenomeni finali. Bourdiol ha rilevato la stessa non linearità anche a livello della pianta del piede nei suoi studi fra gli anni : un minimo rilievo in una soletta, è più efficace di uno spesso cuneo tradizionale. L azione dei rilievi estero-propriocettivi (inferiori a 2 mm di spessore) determina una stimolazione sensoriale riflessa dei muscoli intrinseci del piede e quindi della catena muscolo-connettivale corrispondente, con modulazione del tono dei muscoli stessi e delle tensioni delle fasce e dei legamenti. Non agiamo modificando drasticamente il sistema ma lo informiamo. L informazione veicolata dai recettori podalici è in grado così di riorganizzare e riarmonizzare la postura nel suo complesso. Scopo di questo lavoro sarà dunque quello di verificare l efficacia dell utilizzo delle solette propriocettive nel trattamento del piede piatto infantile. 4

5 Capitolo 1 Il recettore podalico 1.1 Breve descrizione anatomica Il piede è la struttura anatomica distale dell'arto inferiore. In esso si distinguono la caviglia, che media la continuità con la gamba, il tallone, che costituisce l'estremità posteriore del piede, il metatarso, che costituisce la porzione anteriore del piede, e cinque dita del tutto simili a quelle della mano ma prive dell'abilità prensile a causa dei diversi rapporti che queste prendono con il metatarso. Nella posizione ortostatica, il piede permette di distinguere una superficie inferiore detta pianta o superficie plantare del piede ed una superficie superiore detta dorso del piede. Lo scheletro del piede è costituito dall'articolazione di 26 ossa (28 se si comprendono le ossa sesamoidi costanti del piede). Può essere suddiviso in tre gruppi di ossa: il tarso, il metatarso e le falangi. Il tarso, che contribuisce a formare lo scheletro della caviglia e del tallone e si presenta in due file di ossa. Una, detta fila prossimale o fila posteriore del tarso, è formata dall'astragalo (o talo) e dal calcagno; l'astragalo si articola con la tibia mentre il calcagno, o tallone, è l'osso più grande del tarso. Il calcagno scarica al suolo gran parte del peso del corpo, trasmessogli dall'astragalo sovrastante. Sulla parte posteriore del calcagno si inserisce il tendine d'achille. L'altra fila, detta fila distale o fila anteriore, è formata, procedendo in senso mediolaterale lungo un piano coronale, dalle tre ossa cuneiformi, dall'osso navicolare (osso scafoide del piede) e dall'osso cuboide. 5

6 Il metatarso, che forma la metà anteriore del piede, è costituito da 5 ossa dette ossa metatarsali che fungono da tramite tra il tarso e le falangi che compongono lo scheletro delle dita del piede. Le ossa metatarsali sono ossa lunghe nelle quali si distinguono due epifisi, delle quali una prossimale ed una distale, e una diafisi. Le diafisi delle ossa metatarsali si presentano curve con convessità rivolta verso il dorso del piede e concavità rivolta verso la pianta del piede, contribuendo così, assieme alle ossa del tarso, alla formazione della volta plantare del piede.le due ossa sesamoidi costanti del piede, distinte in mediale e laterale, comprese nei tendini del muscolo flessore breve dell'alluce. Le falangi del piede sono infine 14 piccole ossa lunghe che contribuiscono, analogamente alle falangi della mano, le dita del piede. Fatta eccezione per l'alluce, che come il pollice è formato da due sole falangi, tutte le dita del piede sono formate da tre falangi. La buona funzionalità del piede dipende da numerosi muscoli, alcuni dei quali risiedono, almeno in parte, al di fuori del piede stesso; per questo motivo, gli elementi muscolari del piede vengono distinti in due categorie: i muscoli estrinseci, che hanno origine da un osso della gamba e si inseriscono su un osso del piede, e i muscoli intrinseci, la cui origine e inserzione è totalmente sul piede. I principali rappresentanti dei muscoli estrinseci sono: Tibiale Anteriore, Estensore Lungo delle dita, l'estensore lungo dell Alluce, Peroniero Lungo,Peroniero Breve, Gastrocnemio, Soleo, Flessore Lungo delle dita, Flessore Lungo dell Alluce, Tibiale Posteriore I muscoli intrinseci sono muscoli che nascono e terminano nel piede: Adduttore dell alluce, Flessore breve delle dita, Abduttore del V dito, Accessorio del flessore lungo delle dita, Lombricali, Muscolo flessore breve dell alluce, Abduttore dell alluce, Muscolo Flessore breve del V dito, Opponente del V dito, Muscoli interossei plantari. 6

7 1.2 L elica Podalica Finora si è visto il piede esclusivamente nella sua funzione statica, come struttura portante e fondamentale per il sostegno del peso del corpo. Ma il piede è anche e soprattutto elemento dinamico, indispensabile nell assicurare la locomozione attraverso la sua capacità ritmica di rilassarsi e irrigidirsi adattandosi al terreno su cui camminiamo. Lo studio della biomeccanica ci ha permesso di capire il comportamento podalico durante il cammino, per cui il piede nello svolgere questa funzione viene associato ad un elica a passo variabile. Questo tipo di meccanismo rende possibile ogni forma di adattamento del piede al suolo, tale da poter affermare che la verità del moto specifico dell uomo è nascosto fra le spire di un elica (R. Paparella Treccia). Figura 1. Il piede-elica di Paparella Treccia Nel processo locomotorio, il piede a contatto diretto con la forza gravitaria tramite la reazione dal suolo, ha un ruolo fondamentale, venendo a patti con la gravità: ora è filogravitario, ora è decisamente antigravitario. Nella fase iniziale del passo appoggia sul terreno soltanto parte della superficie del calcagno; con l ampliarsi del contatto si rilassa completamente sotto l azione gravitaria. 7

8 Con la suddivisione della struttura in "piede astragalico" e "piede calcaneare", si pone in evidenza la funzione spaziale e gravitaria del piede. Il piede astragalico si articola con la gamba ed è composto dall'astragalo, dallo scafoide, dai tre cuneiformi, dal primo, secondo, terzo metatarso e le corrispondenti dita. Trasmette le sollecitazioni ponderali dalla gamba al piede, ed è per questo motivo considerato la parte mobile del piede, definito quindi come " piede dinamico". Il piede calcaneare comprende il calcagno, il cuboide, il quarto e quinto metatarso con le corrispondenti dita, è denominato "piede statico. La connessione fra piede astragalico e piede calcaneare è realizzata dal legamento a siepe e dall artrodia fra cuboide e terzo cuneiforme con le faccette articolari a geometria elicoidale, che funge pertanto da fulcro per i movimenti di prono-supinazione avampodalici. La funzione combinata di questi due elementi genera durante lo svolgersi del passo un moto retro-avampodalico a geometria elicoidale. Figura 2. Il piede astragalico e calcaneare 8

9 Nella presa di contatto con il terreno le ossa tarso-metatarso si svolgono con moto elicoidale, rilassandosi. In questa fase il piede è filogravitario; non s'oppone alla gravità, ma l utilizza per adattarsi sulla superficie d'appoggio. Il piede è qui principalmente un organo di senso che informa il cervello sulla propria posizione spaziale e sulle caratteristiche della superficie di appoggio. Figura 3. Il piede come organo motorio e di senso Nella fase di propulsione le ossa tarso-metatarso si avvolgono con moto elicoidale, irrigidendosi. Nella propulsione, il piede s oppone attivamente all'azione immobilizzante della gravità. La sua funzione è quindi antigravitaria e si comporta come organo di moto. Questo alternarsi non è casuale ma rispetta la legge che governa il piede, poiché l'efficienza del sistema antigravitario podalico è fondata sul principio dell'alternanza fra rilassamento e irrigidimento. 9

10 Figura 4. L appoggio podalico nel passo Nella biomeccanica del piede il "dispositivo centrale" di controllo della gravità è il complesso articolare periastragalico (retropiede) composto da: 1. articolazione tibio-peroneo-astragalica; 2. articolazione sotto-astragalica posteriore (astragalo-calcaneare) 3. articolazione sotto-astragalica anteriore (astragalo-scafoidea) 4. articolazione medio-tarsica o di Chopart (astragalo-scafoidea + calcaneocuboidea) Figura 5. Il complesso articolare periastragalico 10

11 Si ha una diminuzione della volta e quindi un atteggiamento in pronazione quando le due unità anatomiche, piede astragalico e piede calcaneare, mediate dal complesso periastragalico, determinano un rilassamento e quindi uno srotolamento dell elica ed un aumento del suo passo, con la rotazione all esterno del retropiede e all interno dell avampiede. Si ha un innalzamento della volta e quindi un atteggiamento in supinazione quando le due unità anatomiche, mediate dal complesso periastragalico, determinano un irrigidimento e quindi un riavvolgimento dell elica con conseguente riduzione del suo passo con rotazione all interno del retropiede ed all esterno dell avampiede. L equilibrio e la continua, variabile e ritmica alternanza tra rilassamento ed irrigidimento determina la nostra postura in movimento, concatenando in modo armonioso e sinergico le articolazioni di volta in volta interessate e raggruppate in un unico insieme e perciò in una catena definita come catena cinetica del piede. La catena cinetica del piede è a sua volta compresa all interno della catena cinetica degli arti superiori quando il piede si trova in una catena cinetica chiusa, ossia in appoggio al suolo. Il complesso periastragalico agisce allora come organo di trasmissione e i complessi movimenti triplanari del piede si associano a movimenti obbligati delle articolazioni sovrasegmentarie. Per mezzo di dispositivi di repere, opportunamente applicati sulla gamba e sul piede, si possono osservare le rotazioni intorno all'asse della gamba che si trasferiscono al piede. 11

12 Figura 6. Rotazioni intorno all'asse della gamba che si trasferiscono al piede Alla rotazione interna della gamba corrisponde il rilassamento del piede (A). Alla rotazione esterna della gamba corrisponde l irrigidimento del piede (B). Parliamo invece di catena cinetica aperta quando il piede non è a contatto con il suolo, il complesso periastragalico è in questo caso indipendente dal sistema antigravitario podalico ed il piede è quindi libero di muoversi nei tre piani dello spazio. Nel piede quindi il legame fra senso e moto si esprime con un condizionamento reciproco: il senso dirige il moto e il moto modula il senso. Dai centri nervosi sono elaborati i comandi per l azione motoria dove il piede prende parte come organo di moto. A sua volta però su tali comandi agisce istante per istante l azione dell ambiente dove è predominante la forza di gravità: per mezzo dell attività recettoriale e meccanismi a feedback i centri superiori collocano l azione nel contesto ambientale, controllando la sicurezza e la qualità del movimento. 12

13 Nel contesto dei segnali retroattivi di feedback il piede si colloca come organo di senso, rappresentando costantemente l interfaccia fra noi e l ambiente. Si configura così il servomeccanismo antigravitario che rappresenta l espressione dell attività regolatoria del sistema tonico posturale. Tutto ciò rappresenta ovviamente una condizione ideale, auspicabile ma difficilmente realizzabile, soprattutto nella realtà odierna in cui l utilizzo sempre più sproporzionato di calzature incongrue può facilmente alterare questo complesso sistema, andando a ridurre qualitativamente l attività sensoriale e motoria del piede. 13

14 1.3 Il piede piatto Una struttura così complessa corre però il rischio di poter subire variazioni che, seppur minime, ne possano inficiare l intero meccanismo; specie nella società moderna in cui così scarsa attenzione viene dedicata ai nostri piedi, costretti in calzature che ne alterano anatomia, equilibrio e funzione. Una delle alterazioni più comuni che si possono riscontrare ai piedi, specie nei bambini, è il cosiddetto piede piatto. In passato si indicava per piede piatto l abbassamento della volta plantare, specie il crollo interno dell arcata mediale evidente sotto carico. Tale terminologia è tuttora in uso da molti professionisti, tuttavia in virtù delle recenti acquisizioni, specie in ambito posturale, sembra più appropriato parlare di eccesivo svolgimento e geometria elicoidale della struttura podalica, con conseguente maggiore appoggio al suolo. Queste anomalie agiscono negativamente sui recettori gravitari perché non permettono la corretta recezione degli stimoli ambientali. Oltre alla funzione meccanica viene quindi alterata anche la funzione sensoriale podalica. Parlando di piede piatto è bene ricordare che questo può essere causato da diversi fattori eziopatogenetici che possono tramutarsi in diversi quadri clinici. Tuttavia, Il piede piatto-valgo dell infanzia è in assoluto la condizione che più spesso si osserva in clinica e che richiede un intervento terapeutico, meritando per questo una maggiore attenzione. L utilizzo di un podoscopio permette di valutare l appoggio del piede e quindi l entità del piattismo. In condizioni normali la larghezza dell istmo, ossia la zona del mesopiede che poggia sul bordo esterno e unisce il tallone posteriore a quello anteriore, dovrebbe essere pari a circa un terzo rispetto alla larghezza dell avampiede. 14

15 Figura 7. Rappresentazione dell istmo podalico fisiologico Nel piede piatto la superficie dell istmo aumenta fino a due terzi (piede piatto di I grado), può coprire tutta la pianta (piede piatto di II grado) o superare il bordo mediale sporgendo oltre la superficie della pianta (piede piatto di III grado). Figura 8. Rappresentazione dell istmo nel piede piatto di

16 Tale condizione è frequentemente accompagnata da un eccessiva pronazione del calcagno, cioè deviato in valgismo rispetto alla tibia, e la successiva supinazione dell avampiede che determinano il meccanismo di svolgimento dell elica podalica e la conseguente caduta della volta plantare. Queste anomalie agiscono negativamente sui recettori gravitari perché non permettono la corretta recezione degli stimoli ambientali. Oltre alla funzione meccanica viene quindi alterata anche la funzione sensoriale podalica. Il valgismo e la pronazione del retropiede spostano gli assi di pressione verso il margine interno del piede e la testa dell astragalo punta in basso e in dentro. Il triangolo A-B-C nell immagine è quello dove si riversa la forza-peso proveniente dalle strutture sovra podaliche. Figura 9. I tre archi plantari All interno di questo triangolo è possibile individuare un punto D, dove la forza-peso converge prima di dividersi fra le parti della struttura. In un piede fisiologico (PF), trovandosi il punto D all interno del triangolo di carico delle forze, le sollecitazioni si trasferiranno sul tallone, sul 1 e 5 metatarso. 16

17 Nel caso di un piede piatto-valgo (PPV), le forze provenienti dai distretti superiori si orienteranno al di fuori del triangolo di carico, migrando soprattutto sulla parte mediale del piede. Il piede piatto è più frequente nei maschi obesi e decresce esponenzialmente con l età. In rapporto all età distinguiamo: Piede piatto valgo lasso o funzionale dell infanzia Piede piatto valgo insufficiente o essenziale dell adolescenza Piede piatto valgo contratto dell adulto In verità la maggior parte dei piedi piatti appartenenti al secondo e al terzo gruppo non sono altro che l evoluzione peggiorativa di un piede piatto statico dell infanzia, evoluzione che si realizza in una percentuale minore dei casi, mentre nella rimanente parte essa è spontaneamente favorevole, portando ad una guarigione clinica. E soprattutto quindi il piede piatto dell infanzia quello che si presenta più spesso all osservazione clinica. Il piede di un bambino è normalmente piatto quando assume la stazione eretta ed inizia la deambulazione. Le ossa sono ancora in fase di formazione, è abbondante il tessuto adiposo, lassi i muscoli e i legamenti cosicché la struttura dell arco plantare è incompleta. Si parla a tal proposito anche di piede piatto valgo-lasso funzionale. Gli stimoli esterni che progressivamente il bambino fornirà al piede con la crescita, prima gattonando, poi stando in piedi, camminando e correndo, contribuiranno in maniera determinante alla buona formazione dell arco plantare, generalmente entro i 6-7 anni. Il piede piatto lasso dell infanzia decorre asintomatico e si normalizza con la crescita nell 80% dei casi. Si rende evidente solamente sotto carico, mentre in scarico e in punta di piedi la sua morfologia appare del tutto normale. 17

18 E purtroppo ancora frequente osservare l utilizzo di scarpe e solette ortopediche, il cui fine è il tentativo di bilanciare i segmenti ossei attraverso l utilizzo di spessi cunei, talvolta nell ordine di diversi centimetri. I sostegni della volta, così soventemente utilizzati nel piede piatto valgo lasso infantile già a partire da 3-4 anni, sono il mezzo disinformativo per eccellenza che condiziona negativamente lo sviluppo morfogenetico. Citando Pisani: forse l' 1-2% dei piedi calcaneo-valghi osservati all'età di 2-3 anni non raggiungerà, a 6-7 anni, il corretto assiamento del calcagno... Il tempo può correggere un valgo calcaneare ai limiti del fisiologico, la calzatura correttiva mai: nel volgere di giorni o settimane è la scarpa a modellarsi sulla forma del piede e mai accade che sia il piede a modellarsi sulla calzatura. Il rischio per questi bambini non è tanto di aver portato una scarpa ortopedica perché avevano i piedi piatti, quanto di avere i piedi piatti perché hanno portato una scarpa ortopedica" (Trattato di chirurgia del piede). Nel trattamento se si vuole introdurre un informazione nella calzatura di un fanciullo per direzionare la sua ontomorfogenesi, bisogna che questa stia all interno della banda di frequenza dei recettori podalici: fusi neuromuscolari, recettori cutanei ed articolari. In particolare i fusi neuromuscolari presentano due gamme di sensibilità; quando l allungamento muscolare è consistente, nell ordine di qualche millimetro, la loro sensibilità è relativamente; al contrario, nel momento in cui l allungamento muscolare è debole, inferiore a 0,1 millimetro, la sensibilità è nettamente più forte. Il sistema tonico posturale gioca un ruolo in questa ultima gamma di sensibilità fine. Questa fisiologia dei fusi neuromuscolari ci fa capire perché gli elementi propriocettivi collocati sotto la pianta del piede sono di spessore molto modesto, da 1 a 3 millimetri. 18

19 La loro finalità non è quella di sostenere il piede o correggerne la morfologia (piatto, cavo, varo, valgo, ecc), ma quella di stimolare le catene muscolari ipoprogrammate, con un effetto ascendente che dal piede arriva fino al cranio coinvolgendo l intero apparato locomotore. Questi effetti sono ben documentabili a livello clinico e stabilometrico come sarà evidenziato nel prossimo capitolo. 19

20 Capitolo 2 Studio pilota osservazionale Descrizione dello studio Sono stati presi in esame 14 bambini con piede piatto dai 7 ai 12 anni appartenenti al settore giovanile dalla Capitolina Rugby. Nessuno dei ragazzi è stato precedentemente trattato con plantari ortopedici o solette propriocettive. I soggetti in esame sono stati valutati attraverso un controllo posturale strumentale, comprendente: stabilometria, posizione nei quattro piani dello spazio e rappresentazione dell appoggio plantare su podoscopio. Abbiamo, inoltre, somministrato i seguenti test funzionali: Romberg, Fukuda, Pollici ascendenti e rotatori. L' analisi è stata completata dalla valutazione del sistema visivo e dell'apparato stomatognatico, che, nella maggior parte dei casi, è risultato l'interferenza principale. Dei 14 ragazzi, 7 sono stati trattati con l'ausilio della soletta propriocettiva e 7 non trattati. Le stimolazioni da 1 a 3 mm (come evidenziato nell immagine da Vademecum di Posturopodia di Fabio Moro) sono state applicate a livello sottoscafoideo. L elemento sottoscafoideo espleterà la sua azione sul muscolo adduttore dell alluce (entrata della catena ascendente di apertura) e sulla pelle sottostante particolarmente ricca di recettori in questa zona. 20

21 Figura 10. Punti di repere utilizzati per piazzare gli elementi propriocettivi Figura 11. Elemento propriocettivo sottoscafoideo, utilizzato nei casi di iperprogrammazione delle catene di chiusura e quindi nel piede valgo 21

22 Figura 12. Solette utilizzate nello studio pilota, con elemento sottoscafoideo Il lavoro è stato svolto in un arco temporale di circa 3 mesi così suddivisi: 25 Gennaio 1 valutazione; 2 Febbraio consegna delle solette propriocettive ai trattati; 15 Marzo 1 controllo; 19 Aprile 2 controllo. Questi sono i risultati del gruppo oggetto del trattamento: 22

23 M.S. anni 8 Stabilometria Ellisse di oscillazione: 0-35 mm a.p.; 0-20 mm l.l. Frequenza di recupero: picco 12,8 HZ; 1 Valutazione media 2,5 HZ Bilanciamento dei carichi: sx 20,6 kg; dx 25,5 kg Ellisse di oscillazione: 7-24 mm a.p.; 7-24 mm l.l. 1 Controllo Frequenza di recupero: picco 12,5 HZ; media 3,00 HZ Bilanciamento dei carichi: sx 18,1 kg; dx 23,9 kg Ellisse di oscillazione: 0-23 mm a.p.; 5-17 mm l.l. Frequenza di recupero: picco 11,5 HZ; 2 Controllo media 1,00 HZ Bilanciamento dei carichi: sx 18,5 kg; dx 24,4 kg Valutazione nei quattro piani dello spazio Non ci sono cambiamenti sostanziali nei quattro piani dello spazio Podoscopio Modifica dell appoggio plantare: riduzione dell istmo del piede sx Figura 13. Appoggio podalico alla prima valutazione (sx) e al secondo controllo (dx) 23

24 V. R. anni 7 Stabilometria Ellisse di oscillazione: 5-30mm a.p; 0-20 mm l.l. Frequenza di recupero: picco 12,8 HZ; 1 Valutazione media 1,5 HZ Bilanciamento dei carichi: sx 10,3 kg; dx 11,9kg Ellisse di oscillazione: 10-30mm a.p.; 5-25 mm l.l. 1 Controllo Frequenza di recupero: picco 8,73HZ; media 1,7HZ Bilanciamento dei carichi: sx 11,2 kg; dx 11,5 kg Ellisse di oscillazione: 10-30mm a.p.; 5-25 mm l.l. Frequenza di recupero: picco 8,73HZ; 2 Controllo media 1,7HZ Bilanciamento dei carichi: sx 11,2 kg; dx 11,5 kg Valutazione nei quattro piani dello spazio Apertura del cingolo scapolo-omerale Podoscopio Al primo controllo consistente modifica sull'impronta plantare, istmo di superficie nettamente inferiore; al secondo controllo perdiamo una parte dell'adattamento che rimane, comunque, considerevole Figura 14. Appoggio podalico alla prima valutazione (sx) e al secondo controllo (dx) 24

25 V. D. 11 anni Stabilometria Ellisse di oscillazione: 0-25 mm a.p.; 0-20 mm l.l. Frequenza di recupero: picco 12,1 Hz; 1 Valutazione media 4 HZ Bilanciamento dei carichi: sx 27,8 kg; dx 27,2 kg Ellisse di oscillazione: 1-22 mm a.p.; 0-9 mm l.l. 1 Controllo Frequenza di recupero: picco 9,42 HZ; media 2,00 HZ Bilanciamento dei carichi: sx 27,9 kg; dx 28,5 kg Ellisse di oscillazione: 0-12 mm a.p.; 0-12 mm l.l. Frequenza di recupero: picco 21,00 HZ; 2 Controllo media 1,00 HZ Bilanciamento dei carichi: sx 27,5 kg; dx 30,3 kg Valutazione nei quattro piani dello spazio Non si riscontrano cambiamenti sostanziali nei quattro piani dello spazio Podoscopio Diminuzione della superficie dell'istmo in entrambi i piedi; minor valgo-astragalico bilateralmente Figura 15. Appoggio podalico alla prima valutazione (sx) e al secondo controllo (dx) 25

26 A. M. 9 anni Stabilometria Ellisse di oscillazione: 0-30 mm a.p.; 1-8 mm l.l. Frequenza di recupero: picco 14,53 HZ; 1 Valutazione media 2,5 HZ Bilanciamento dei carichi: sx 22,5 kg; dx 18,5 kg Ellisse di oscillazione: 2-25 mm a.p.; 0-12 mm l.l. 1 Controllo Frequenza di recupero: picco 15,9HZ; media 2,00 HZ Bilanciamento dei carichi: sx 19,8 kg; dx 21,8 kg Ellisse di oscillazione: 5-30 mm a.p.; 5-16 mm l.l. Frequenza di recupero: picco 14,57 Hz; 2 Controllo media 2,5 HZ Bilanciamento dei carichi: sx 19,00 kg; dx 21,5 kg Valutazione nei quattro piani dello spazio Non si riscontrano cambiamenti sostanziali nei quattro piani dello spazio Podoscopio Riduzione bilaterale dell'istmo, l'appoggio plantare risulta essere maggiormente fisiologico Figura 16. Appoggio podalico alla prima valutazione (sx) e al secondo controllo (dx) 26

27 B.L. 12 anni Stabilometria Ellisse di oscillazione: 4-21 mm a.p.; 0-13 mm l.l. Frequenza di recupero: picco 11,93HZ; 1 Valutazione media 2,5 HZ Bilanciamento dei carichi: sx 17,6 kg; dx 23,7 kg Ellisse di oscillazione: 3-18 mm a.p.; 2-15 mm l.l. 1 Controllo Frequenza di recupero: picco 12,71 HZ; media 2,3 HZ Bilanciamento dei carichi: sx 17,2 kg; dx 26,5 kg Ellisse di oscillazione: 0-18 mm a.p.; 2-19 mm l.l. Frequenza di recupero: picco 19,28 HZ; 2 Controllo medio 2 HZ media Bilanciamento dei carichi: sx 21,7 kg; dx 22,1 kg Valutazione nei quattro piani dello spazio Non si riscontrano cambiamenti sostanziali nei quattro piani dello spazio. Podoscopio Segnali di apertura bilaterale, con scarico parziale degli alluci Figura 17. Appoggio podalico alla prima valutazione (sx) e al secondo controllo (dx) 27

28 B. A. 9 anni Stabilometria Ellisse di oscillazione: 3-33 mm a.p.; 0-18 mm l.l. Frequenza di recupero: picco 14,5 HZ; 1 Valutazione media 6,00 H Bilanciamento dei carichi: sx 21,5 kg; dx 21,00 kg Ellisse di oscillazione: 3-25 mm a.p.; 3-20 mm l.l. 1 Controllo Frequenza di recupero: picco 14,93 H; media 5,8 HZ Bilanciamento dei carichi: sx 22,00 kg; dx 21,8 kg Ellisse di oscillazione: 2-16 mm a.p.; 0-16 mm l.l Frequenza di recupero: picco 20,00 HZ; 2 Controllo media 4,00 HZ Bilanciamento dei carichi: sx 25,4 kg; dx 19,8 kg Valutazione dei quattro piani dello spazio Sbilanciamento latero-mediale del paziente a favore dello stimolo Podoscopio Apertura bilaterale, con minor superficie dell'istmo Figura 18. Appoggio podalico alla prima valutazione (sx) e al secondo controllo (dx) 28

29 L. C. 10 anni Stabilometria Ellisse di oscillazione: 1-16 mm a.p.; 0-15 mm l.l. Frequenza di recupero: picco 18Hz; 1 Valutazione media 3.6HZ Bilanciamento dei carichi: sx 29,9 kg; dx 32,5kg Ellisse di oscillazione: 0-17mm a.p.; 0-17 mm l.l. 1 Controllo Frequenza di recupero: picco 10.08HZ; media 4,00Hz Bilanciamento dei carichi: sx 26,5 kg; dx 35,4 kg Ellisse di oscillazione: 2-25mm a.p.; mm l.l. 2 Controllo Frequenza di recupero: picco 36,00HZ; media 8HZ Bilanciamento dei carichi: sx 33,3 kg; dx 29,7 kg Valutazione dei quattro piani dello spazio Non si riscontrano cambiamenti sostanziali nei quattro piano dello spazio Podoscopio Non si riscontrano cambiamenti apprezzabili nell'appoggio podalico Figura 19. Appoggio podalico alla prima valutazione (sx) e al secondo controllo (dx) 29

30 Conclusioni Nel gruppo di controllo non vi è nessuna variazione significativa nell' appoggio plantare, in stabilometria e nel posizionamento sui quattro piani dello spazio. Nei 7 soggetti in trattamento, in 6 casi, di cui uno in particolare, si è apprezzato un cambiamento sostanziale nell appoggio plantare, l immagine su podoscopio rileva un piede con appoggio pressoché fisiologico. Nell' analisi stabilometrica in tre casi su sette, un abbassamento delle frequenze di scarico. In due casi, il restringimento cospicuo dell'ellisse di oscillazione. In altri due casi, un bilanciamento dei carichi più equilibrato. Nei quattro piano dello spazio, non ci sono stati rilevabili adattamenti. Come da premessa iniziale, tenendo conto del fatto che il piede, nella maggior parte dei casi studiati, è adattativo ad una problematica discendente, lo studio ha comunque evidenziato nella maggior parte dei casi l'efficacia dell utilizzo della soletta propriocettiva nel trattamento del piede piatto del bambino. I risultati più apprezzabili sono stati raggiunti con i più piccoli, nei quali il piede si è dimostrato maggiormente sensibile allo stimolo. Riteniamo comunque che solo tre mesi di utilizzo della soletta non siano sufficienti a generare e consolidare adattamenti definitivi nel piede. Inoltre, al fine di raggiungere tali obiettivi, sarebbe opportuno, inserire un programma con esercizi chinesiologici e monitorare regolarmente i progressi, cosi da adattare continuamente il protocollo di lavoro. 30

31 Bibliografia AA. VV., Anatomia dell uomo, Milano, Edi Ermes, AA. VV., Ortopedia e traumatologia, seconda edizione, Bologna, Monduzzi editore, AA.VV., I muscoli funzioni e test con postura e dolore, Roma, Verduci editore, Bricot B., La riprogrammazione posturale globale, Statipro editore, Busquet L., Le catene muscolari Volume IV, Roma, Marrapese editore, Casolo F., Lineamenti di teoria e metodologia del movimento umano, Milano, Vita e Pensiero, Chetta G., Postura e benessere un approccio di tipo ergonomico, Chiarelli B., Bigazzi R., Sineo L., Lineamenti di antropologia per le scienze motorie, Padova, Piccin, Cilia G., Ceciliani A., Dugnani S., Monti V., Educazione fisica. Le basi scientifiche del controllo e dello sviluppo del movimento, Piccin nuova libraria, Padova. De Col Erio, La Ginnastica Posturale, Roma, Edizioni Mediterranee, Fusco M. A., Testo Atlante di posturologia plantare, Marrapese editore,1998. Gagey P. M., Weber G., Posturologia. Regolazione e perturbazioni della stazione eretta, Roma, Marrapese editore, Goldcher A., Podologie, Elsevier Masson, Guelfi M., Ceccarelli F., Il piede pediatrico, Bologna, Timeo editore, Kapandji I.A., Fisiologia articolare, quinta edizione, Milano, Monduzzi editore, Kurtz L. A., Disturbi della coordinazione motoria, Gardolo (TN), Edizioni Erikson, Lapierre A., La rieducazione fisica, Volume I, Milano, Sperling e Kupfer, Mancini A. Morlacchi C., Clinica Ortopedica, IV edizione, Padova, Piccin, Martinelli E., Rieducazione del piede, Firenze, Firenze University press, Martini F., Nath J., Fondamenti di anatomia e fisiologia, III edizione, Napoli, Edises, McKenzie R. A., Prenditi cura della tua schiena, Spinal publications Italia, Moro F., Podologia non lineare, Roma, Demi Editore, Moro F., Vademecum di Posturopodia, GSC, Nicoletti R., Borghi A. M., Il controllo motorio, Bologna, Il Mulino, Paparella Treccia, L uomo e il suo moto, Roma, Edizioni Verduci, Perciavalle V., Fisiologia umana applicata all attività fisica, Milano, Poletto editore srl, Pisani G., Chirurgia del piede, Torino, Minerva Medica, Pivetta S., Pivetta M., Tecnica della ginnastica medica cinesiterapia dei vizi posturali e 31

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33 Sitografia Pubmed: Aminian G., Safaeepour Z., Farhood M., Pezeshk A., Saeedi H., Majddoleslam B., The effect of prefabbricated and proprioceptive foot orthoses on plantar pressure distribuction in patients with flexible flatfoot during walk, Banwell H., Mackintosh S, Thewlis D., Foot orthoses for adult with flexible pes planus: a systematic review, Christovao T., Neto H., Grecco L., Ferreira L., Moura R., De Souza M., Oliveira C., De OLiveira L., Effect of different insoles on postural balance: a systematic review, Cote K., Brunet M., Gansneder B., Shultz S., Effects of Pronated and supinated foot postures on static and dynamic postural stability, Hawke F.,Rome K., Evans A.M., The relationship between foot posture, age and ankle, lower-limb and whole-body flexibility in healthy children aged 7 to 15 years, Lopez D., Bouza Prego M., Constenla A., Canosa J.L., Casasnovas A., Tajes F., The impact of foot arch height on quality of life in 6-12 years old, Sung P., Zipple J.T., Andraka J.M., Danial P., The konetic and kinematic stability measures in healthy adult subjects with and without flat foot, Tsai L., Yu B., Mercer V., Gross M., Comparison of different structural foot types for measures of standing postural control, Chinesis: F. Scoppa, F. Moro, L'approccio integrato al piede piatto in posturologia, F. Scoppa, R. Capra, M. Gallamini, R. Schiffer, Clinical stabilometry standardization: basic definitions--acquisition interval--sampling frequency,

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