C.R.F. - Università di Tor Vergata Relazione attività svolta in classe

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C.R.F. - Università di Tor Vergata Relazione attività svolta in classe Palmieri Eleonora Relazione per il corso di aggiornamento docenti I ludi geometrici di Leonardo da Vinci Docenti: prof. Franco Ghione e prof. Daniele Pasquazi Scuola in cui si è tenuto l intervento: - I.C. Via Poseidone, Roma - Docente: Prof.ssa Palmieri Eleonora - Classe 2C Argomento dell unità didattica: - Il teorema di Pitagora - Prerequisiti: area delle figure piane, calcolo della radice quadrata (per la formalizzazione finale) Tempi di svolgimento: - 2 ore di attività laboratoriale - 1 ora di lezione frontale per la formalizzazione Competenze: - Confrontare ed analizzare figure geometriche, individuando invarianti e relazioni 1

- Analizzare dati ed interpretarli anche con l ausilio di rappresentazioni grafiche - Comprendere ed usare i linguaggi specifici - Rafforzare un atteggiamento positivo rispetto alla matematica attraverso esperienze significative Obiettivi: - Conoscere l enunciato del teorema di Pitagora - Comprenderne il significato geometrico - Saperlo riconoscere ed applicare a diverse figure geometriche La classe La classe in cui si è svolta l attività è un gruppo di preparazione molto eterogenea, con alunni che tengono comportamenti inadeguati e che si rinforzano a vicenda. E quindi difficile trovare qualcosa che li interessi e li coinvolga. Sono presenti anche alcuni alunni brillanti ma con poca fiducia in se stessi: le loro intuizioni spesso non sono supportate dall impegno costante, determinando risultati altalenanti e comunque generalmente inferiori alle loro possibilità. La scarsa concentrazione rende difficile la realizzazione di attività articolate. Per questo motivo si è scelto di proporre solo la prima parte del percorso proposto, quella sul teorema di Pitagora. L attività si è inserita nel programma della classe ed ha costituito un occasione per presentare l argomento in maniera diversa dalla solita lezione frontale, rendendolo più coinvolgente. Percorso didattico: Prima lezione: L approccio con il tema è stato effettuato partendo da un attività pratica. Ai ragazzi è stata fornita una griglia quadrettata in cui è raffigurato un triangolo rettangolo con cateti da 1 quadretto (vedi figura 1). Gli alunni sono stati invitati a costruire i quadrati sui cateti e sull ipotenusa e poi a colorarli, in modo da confrontare le aree. E stato subito evidente a tutti che l area del quadrato sull ipotenusa risultava doppia rispetto a quelle dei quadrati sui cateti, anche perché hanno facilmente diviso questi ultimi tramite le diagonali. 2

Figura 1: Triangolo rettangolo isoscele 1 x 1 In seguito ho dato loro un triangolo rettangolo con un cateto da 1 quadretto e un cateto da 2 quadretti(vedere figura 2). Figura 2: Triangolo rettangolo 2 x 1 Ho chiesto loro di ripetere il lavoro svolto e qui, ovviamente, sono emerse alcune difficoltà. Alcuni ragazzi non riuscivano a trovare una buona suddivisione dei quadrati sui cateti che permettesse un confronto con quello sull ipotenusa. Alcuni, come Alessio, hanno interpretato male le consegne ed hanno suddiviso in modo anomalo i quadrati (vedere figura 3). 3

Figura 3: Tentativo di Alessio Lavorando in piccoli gruppi sono riusciti a trovare un procedimento opportuno che mostrasse che il quadrato sull ipotenusa aveva area quintupla rispetto al quadrato più piccolo e che effettivamente esso fosse equivalente alla somma degli altri due. In questa occasione mi ha colpito il comportamento di M. un alunno diversamente abile, che ha inizialmente lavorato da solo, trovando molto rapidamente una soluzione per colorare opportunamente i quadrati, e poi si è avvicinato ai compagni in difficoltà per aiutarli. E stato un momento importante per la classe che ha potuto apprezzare le qualità di un alunno che, in altre situazioni, si trova in una condizione di svantaggio rispetto ai compagni, ma che ha un buon intuito facilitato da una visualizzazione concreta. Seconda lezione: Abbiamo proseguito l attività laboratoriale con altri triangoli rettangoli (cateti 1 x 3, 2 x 2), cercando di interpretare i risultati. Visto il successo dell attività in classe, ho assegnato loro per casa alcuni altri casi da esaminare autonomamente. Hanno partecipato volentieri all attività anche due alunni molto particolari, con problemi comportamentali e grandi difficoltà in diverse discipline. Terza lezione: Nella terza lezione abbiamo tirato le somme. Da una discussione in classe è emerso che l area del quadrato sull ipotenusa era data sempre dalla somma delle due aree dei quadrati sui cateti. Siamo passati quindi a formalizzare il teorema nella sua forma geometrica, confrontando questo tipo di approccio con la dimostrazione grafica presente 4

sul libro di testo. Questa fase è stata più problematica del previsto: ad una prima impressione i ragazzi avevano compreso il significato del teorema, ma nella successiva verifica, quando ho chiesto loro di determinare lati, perimetro e area di un triangolo rettangolo, sono emerse molte difficoltà. Ho notato che, nell ottica degli studenti di scuola media, l enunciato del teorema e le formule che ne derivano sono due cose ben distinte e separate. In altre parole, non sono ancora in grado di esprimere in forma algebrica l enunciato e ricavarne dedurre logicamente le formule. C è voluto diverso tempo prima di riuscire a consolidare l apprendimento in maniera più formale, per poi poter applicare il teorema anche a poligoni diversi. Conclusioni La realizzazione di quest attività ha costituito un esperienza interessante. Come precedentemente affermato, il gruppo classe è composto da elementi con buone intuizioni ma la gestione è difficile. Un attività di tipo pratico come quella esposta aiuta i ragazzi a sentirsi partecipi stimolando la loro attenzione e curiosità. Mi ha fatto molto piacere notare il coinvolgimento di tutti gli alunni, anche quelli più problematici. Questo conferma che la scelta dell approccio didattico influisce molto sull apprendimento dei ragazzi e che, proprio nelle situazioni più complesse, bisogna attivare metodologie diverse dalla lezione frontale, che richiedono grande preparazione ma forniscono risultati molto positivi. Ancor di più mi ha colpito il rovesciamento dei ruoli avvenuto con lo studente disabile, che ha spiegato agli altri il suo modo di interpretare il lavoro ed è riuscito a vedere per primo ciò che altri ragazzi normali non riuscivano a scoprire da soli. Questo tipo di attvità si rivela quindi efficace anche nell ottica dell inclusione di alunni con disabilità o disagi. In una eventuale riproposizione futura dovrò sicuramente modificare la formalizzazione, che ha avuto problemi, presentando più casi e guidando meglio gli alunni a generalizzare loro stessi per dedurre l enunciato del teorema e le sue derivazioni algebriche. 5