Il supporto psicologico al bambino politraumatizzato e lo stress post- traumatico

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Transcript:

Il supporto psicologico al bambino politraumatizzato e lo stress post- traumatico Dott.ssa Valentina Settimelli, Psicologa Psicoterapeuta Trauma Center Pediatrico Ospedale A. Meyer

COS E UN TRAUMA? Eventi traumatici possono essere: CATASTROFI NATURALI GUERRE INCIDENTI STRADALI CADUTE O FERIMENTI ACCIDENTALI ABUSI e ABUSI SESSUALI GRAVI LUTTI Nel corso del tempo sono state fornite molte definizioni differenti del concetto di trauma. In modo molto generale, possiamo definire il trauma come un'esperienza di particolare gravità che compromette il senso di stabilità e continuità fisica o psichica di una persona.

Secondo l International Society for Traumatic Stress Studies, se si considera l intera popolazione mondiale, un numero di bambini compreso tra il 14 ed il 43% ha vissuto almeno un evento traumatico nella propria vita (ISTSS, 2000).

IL BAMBINO NON E UN ADULTO IN MINIATURA E DAVANTI AL TRAUMA ATTUA UNA SERIE DI REAZIONI E DI COMPORTAMENTI TUTTI SUOI

Recentemente gli studi hanno evidenziato che le reazioni dei bambini ad eventi stressanti possono essere tutt altro che transitorie e avere esiti altamente invalidanti, anche nei soggetti in età prescolare (Yule, 2000) L esperienza traumatica sembra agire quale fattore aspecifico a partire dal quale possono avere origine conseguenze psicopatologiche di diversa natura e severità (Steinberg & Avenevoli, 2000)

In conseguenza al trauma i bambini possono inizialmente mostrare un comportamento agitato o confuso. Possono anche mostrare intensa paura, spossatezza, rabbia, tristezza, orrore o negazione. Possono manifestare comportamenti regressivi (pipi, pollice, paura buio) I bambini che hanno sperimentato un trauma continuativo possono sviluppare una sorta di ottundimento delle emozioni (estraneità, incapacità di provare emozioni) per affievolire o bloccare il dolore e il trauma. Negli adolescenti è più frequente una ansia di separazione con desiderio di parlare dell esperienza, ma difficoltà nel farlo con i genitori e amici. Spesso si manifesta una coscienza della fragilità della vita, sensazione di futuro senza prospettive. Viene messo in dubbio il mondo ipotetico. (Gordon e Wright, 1993)

Possono sviluppare un: Disturbo Post Traumatico da Stress (DPTS, DSM IV) Quadro clinico del DPTS: Deve essere presente un evento ambientale stressante Ci deve essere tendenza a rivivere l evento Evitamento luoghi Sintomi di aumentata attivazione (arousal) Che può essere Acuro/Cronico/Ritardato Numerose ricerche dimostrano infatti che il coinvolgimento di bambini in gravi incidenti può essere motivo di insorgenza di gravi patologie psichiche post traumatiche come il DPTS (Pine e Cohen, 2002)

La letteratura relativa alla prevalenza del DPTS nei bambini e negli adolescenti esposti ad eventi traumatici offre nel complesso una serie di dati non omogenei: le percentuali come per gli adulti oscillano fra il 3 e il 100% (Cohen, 1998) E tale variabilità può essere spiegata in base agli strumenti di misura adottati, alla severità e alla durata dell evento, al tempo trascorso da esso (Cohen, 1998) La percentuale è più elevata negli studi condotti su popolazioni esposte a specifici eventi traumatici: Sintomi di DPTS erano presenti nel 35% di bambini affetti da tumore (Pelcovitz et al, 1998), nel 20-34% di bambini vittime di incidenti stradali (Ehlers et al., 2001), nel 93% di bambini testimoni di violenze domestiche (Kilpatric, 1998)

«Da questi studi si nota l estrema difficoltà a trovare una stima attendibile di DPTS nei bambini e adolescenti. Inoltre c è una considerevole variabilità nelle stime di prevalenza, dovute all età dei soggetti, al tempo trascorso dal trauma, alla metodologia di valutazione, alla versione del DSM usata per la diagnosi» (Yule, 2000)

Assessment del DPTS L assessment del DPTS nell infanzia e nell adolescenza è condotto prevalentemente con specifiche interviste cliniche dirette al bambino e ai genitori. Non esiste ad oggi uno strumento accettato da tutti in grado di fornire una diagnosi precisa o di monitorare il decorso dei sintomi. Inoltre il rischio di non diagnosticare il disturbo è legato al fatto che spesso i genitori tendono a sminuire certi sintomi dei propri figli. D altra parte ci sono molti clinici che eccedono nel far diagnosi di DPTS.

I maggiori esperti condividono l idea che l assessment del DPTS debba comprendere l intervista diretta al bambino per indagare la sintomatologia e l impatto che l evento traumatico ha avuto sul suo stile di vita (Wolfe et al., 1994) In letteratura esistono una serie di interviste semistrutturate per la valutazione del DPTS nel bambino. Questi sono strumenti utili, attendibili e validi, e fanno si che il bambino a seconda dell età con parole o gioco o disegni sia incoraggiato a raccontare la sua esperienza del trauma, e il clinico potrà indagare le reazioni psicologiche ed emotive del bambino, facendo attenzione all interpretazione che il bambino dà dell evento.

La presa in carico in ogni fase dello sviluppo e la precoce evidenziazione delle difficoltà sono molto più utili- per il bambino la famiglia e la società- di quanto lo possa essere il tentativo di rimediare a una situazione negativa che si protrae nel tempo. (Cohen, 1996)

Diversi autori hanno dimostrato come in situazioni traumatiche la tempestività dell intervento costituisca uno dei più importanti fattori di prevenzione delle conseguenze a breve medio e lungo termine (Keppel, Benson et al, 2002) Il lavoro degli operatori, oltre che tempestivo, dovrebbe essere guidato dalla consapevolezza che risorse individuali, familiari, ambientali ed eventi positivi possono intervenire in qualsiasi momento a mitigare gli esiti di un esperienza traumatica.

Resilienza: capacità degli individui di far fronte in maniera positiva agli evento traumatici, alle pressioni ambientali, non solo resistendo ma riorganizzando positivamente la propria vita. Dopo un trauma è importante agire su questa caratteristica dei bambini, e fare leva quindi sui fattori protettivi interni ed esterni (famiglia, scuola, contesto di vita).

L esperienza di un Trauma Center Pediatrico TEAM MULTIDISCLINARE CON LA PRESENZA COSTANTE DI UNO PSICOLOGO FORMAZIONE, STUDIO e RICERCA NEL CAMPO DEL TRAUMA PEDIATRICO E ASPETTI PSICOLOGICI SIMULAZIONE

LA FAMIGLIA DEL BAMBINO

INSTAURARE UN BUON RAPPORTO CON LA FAMIGLIA, AVERE UNA BUONA COMUNICAZIONE, E MOLTA PAZIENZA. E FONDAMENTALE IL RUOLO DEI GENITORI E DELLA FAMIGLIA

Le possibili situazioni Le possibili soluzioni Bambino, privo di coscienza, e vi è un solo genitore presente che reagisce con aggressività. Completamente nel panico. Bambino è da solo e cosciente poiché nell incidente i genitori sono rimasti feriti. E molto utile non rispondere con aggressività all aggressività In questa situazione è importante assumere un atteggiamento empatico, abbassare il tono della voce e cercare di tranquillizzare il genitore senza fare affermazione irrealistiche In questi casi nell attesa che arrivi un familiare è importante utilizzate le tecniche comunicative e di distrazione affinchè lo stato d animo del bambino non sia troppo carico di agitazione.

COSA FA LO PSICOLOGO.. Lo psicologo deve essere presente in tutto il percorso di cura del bambino dal momento del suo arrivo in ospedale (PS), durante tutto il ricovero, prima di ogni esame o intervento (Reparto), dopo le dimissioni dall ospedale (Followup), rimanendo vicino al bambino e alla sua famiglia in ogni fase da affrontare Giro visite la mattina con i medici e infermieri Consulenze psicologiche con bambini e con le famiglie (genitori, fratelli, nonni ) Presenza in reparto e in ambulatorio di traumatologia Follow up a distanza Formazione medici e infermieri

Posso simpatizzare con qualsiasi cosa tranne che con la sofferenza (O. Wilde)

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