Antichi ortaggi del Piemonte Salvaguardia, recupero dall erosione genetica e valorizzazione a cura di Michele Baudino Francesca Costamagna Sandro Frati CReSO Consorzio Ricerca e Sperimentazione per l Ortofrutticoltura piemontese
L orticoltura piemontese e il recupero delle varietà locali L orticoltura accompagna da secoli la storia rurale del Piemonte, dapprima come attività familiare per l autoconsumo diventando ben presto attività imprenditoriale. Prime esperienze di coltivazione risalgono agli inizi del 900 con coltivazioni di pieno campo. Nelle diverse aree geografiche si intensificarono, nei primi decenni del secolo scorso, attività di selezione di nuove cultivar più produttive ed adatte ai vari ambienti pedoclimatici del Piemonte. A partire dagli anni 60 si registrò un trasferimento della produzione di ortaggi dal pieno campo all ambiente protetto con positivi riscontri sui calendari di maturazione e diversificazione delle produzioni. Contestualmente, accanto agli ecotipi locali, si registra, in questi decenni, la diffusione in tutto l areale piemontese di nuove cultivar destinate in alcuni casi a soppiantare quelle autoctone.
L orticoltura piemontese nel 2012
L importanza attuale del comparto orticolo Si stimano investimenti medi annui di oltre 15.500 ettari con una produzione che sfiora le 350.000 tonnellate. Le aree maggiormente interessate sono le province di Alessandria (orticoltura di pieno campo, patata, pomodoro da industria, cipolla, melone, ortaggi a foglia); Cuneo, Torino ed Asti con produzioni sia in tunnel che pieno campo (fagiolo, asparago, brassicacee, sedano, patata e zucchino in pieno campo, cetrioli, solanacee ed ortaggi a foglia in tunnel) e Vercelli (fagiolo, asparago e zucchino). I diversi sistemi di gestione delle coltivazioni hanno ampliato significativamente i periodi di commercializzazione ed il prodotto locale è presente sul mercato per tutti i mesi dell anno.
La salvaguardia della biodiversità L avvento delle cultivar ibride (caratterizzate da una spiccata produttività e da tolleranze nei confronti delle avversità) ha determinato, inesorabilmente, la riduzione di impiego degli ecotipi locali. Di conseguenza si è evidenziata una perdita di variabilità genetica (perdita di alcune caratteristiche acquisite attraverso il lento adattamento selettivo ad opera di una secolare antropizzazione). I vecchi ecotipi locali (landrace) adattati nel tempo al loro ambiente, le cultivar commerciali ormai obsolete, le linee impiegate nelle attività di breeding e ora scartate costituiscono un prezioso patrimonio di variabilità genetica che deve essere custodito. La raccolta, caratterizzazione e conservazione delle risorse genetiche è pertanto di particolare importanza per il mantenimento della biodiversità
La conservazione delle risorse genetiche Può essere effettuata in situ (nella sede in cui il materiale è ancora coltivato) oppure ex situ (coltivando il materiale in un ambiente diverso dall areale originario o conservandolo all interno di Banche del Germoplasma). Attualmente le banche del germoplasma nel mondo sono oltre 1.300; in Europa se ne contano 150. Presso il DIVAPRA, settore Genetica Agraria dell Università di Torino, è stata istituita nel 1976 una Banca del Germoplasma per la conservazione di antichi ecotipi e cultivar piemontesi di specie ortive ( in particolare peperone e fagiolo anche se, attualmente sono stati inseriti nuclei di seme di cardo, porro, sedano, aglio, cipolla e melanzana). La conservazione del materiale genetico avviene mantenendo nuclei di seme selezionati, disidratati (3-5% di acqua) e sigillati all interno di sacchetti multistrato in alluminio e polietilene alla temperatura di 18 C.
Cella di conservazione delle sementi presso DIVAPRA Genetica Agraria Torino
Le attività messe in campo dalla Regione Piemonte Sul finire degli anni 90 venne effettuata una prima verifica con raccolta e caratterizzazione del germoplasma locale (Quaderni di Piemonte Agricoltura 6/1995 Germoplasma Ortofrutticolo del Piemonte) affidandolo al servizio tecnico di Piemonte Asprofrut in collaborazione con il DIVAPRA Genetica Agraria di Torino. L indagine condotta a livello regionale consentì di individuare 30 accessioni. Queste furono caratterizzate fenotipicamente, furono raccolte le informazioni sulla tecnica colturale a cui seguì il reperimento di piccoli nuclei di semente depositata nella Banca del Germoplasma.
Le attività messe in campo dalla Regione Piemonte Valutato un forte interesse nel mantenimento della biodiversità ed il recupero di vecchi ecotipi autoctoni anche a livello del mondo produttivo tra il 2004 2007 si avviò, nell ambito del progetto CIPE II, un attività dal titolo «Salubrità e qualità di produzioni orticole piemontesi per valorizzarne la tipicità». Il progetto, coordinato da CReSO, con la partecipazione dell Università di Torino, ha preso in esame alcuni ecotipi di particolare interesse quali: porro di Cervere, sedano dorato d Asti, peperone corno di Carmagnola, peperone Cuneo, fagiolo borlotto e Billò e cardo gobbo di Nizza Monferrato e fragola profumata di Tortona In questo progetto, per la prima volta, si è fatto ricorso a tecniche di analisi del DNA che hanno consentito di «misurare» con più precisione la variabilità genetica presente all interno e tra i materiali in studio.
Porro di Cervere
Le attività messe in campo dalla Regione Piemonte Successivamente, tra il 2007 2009, fu finanziato il progetto sementiero «Attività di ricerca finalizzata al miglioramento della qualità delle produzioni orticole tipiche piemontesi e alla valorizzazione del germoplasma locale» Le attività previste nel progetto hanno consentito al CReSO di caratterizzare alcune accessioni locali di porro di Cervere, sedano dorato di Asti, peperone Cuneo, peperone quadrato di Carmagnola e corno di Carmagnola, fagiolo bianco di Bagnasco e cardo gobbo di Nizza Monferrato procedendo poi all iscrizione nel Registro Nazionale delle varietà da conservazione. Nell ambito del progetto, da parte del CRAB di Bibiana, sono stati condotti studi su asparago di Santena e pisello «quarantin» di Casalborgone.
Le attività messe in campo dalla Regione Piemonte Progetto di ricerca «Recupero e caratterizzazione di vecchi ecotipi autoctoni piemontesi di fagiolo da granella» Finanziamento della Regione Piemonte al DIVAPRA Genetica Agraria con partecipazione del CReSO Attività condotta tra il 2008 2011 Valutazione in campo, selezione e caratterizzazione di ecotipi locali di fagiolo borlotto rampicante conservati presso la Banca del Germoplasma per la produzione di granella cerosa; Produzione di nuovi nuclei di seme da reintrodurre nella banca e per la costituzione di nuovi campi di confronto varietale.
Le attività messe in campo dalla Regione Piemonte A partire dalla seconda metà degli anni 90 la Regione Piemonte ha fornito al CReSO risorse economiche finalizzate al miglioramento della qualità delle produzioni orticole piemontesi ed alla valorizzazione di germoplasma locale Sottoprogetto 2: selezione conservativa e valorizzazione di germoplasma locale di peperone, fagiolo rampicante, pomodoro e cipolla. Grazie a questo specifico intervento è stato possibile riprodurre piccoli nuclei di seme da destinare ai produttori piemontesi e mantenere stabile negli anni un attività di selezione
Le fasi dell attività di selezione Abbiamo utilizzato nuclei di seme messi a disposizione dalle singole aziende e/o recuperati all interno della «banca del Germoplasma» Dapprima si è condotta un attività di selezione di tipo «massale» (individuazione annuale degli individui migliori); Si è passati poi alla selezione «pianta-fila» mantenendo separate le singole progenie; Ulteriore impulso alla selezione è venuto dalla disponibilità delle tecniche di biologia molecolare che hanno consentito di quantificare la variabilità genetica.
Dendrogramma di peperone in cui è rappresentata graficamente la distanza genetica tra i diversi materiali. Esempio di analisi dei polimorfismi genetici mediante analisi di un microsatellite
I contenuti della pubblicazione Tipologie autoctone descritte nel volume: peperone (Cuneo, quadrato di Carmagnola, corno di Carmagnola, trottola e tumaticot); fagiolo rampicante da raccolta a secco e cerosa (Billò, Bianco di Bagnasco, Borlotto e fagiolo di Saluggia); sedano dorato d Asti (sel. Giuseppe e Rissone) e sedano rosso di Orbassano; cardo gobbo di Nizza Monferrato; porro (porro di Cervere e porro lungo dolce di Carmagnola); cipolle (dorata e rossa di Castelnuovo Scrivia) e la patata nelle produzioni commerciali ed indicazioni relative alle patate locali (piatlina di Cesana, Pragelato ed Entracque, Trifulot del bür, patata quarantina bianca genovese e quarantina di Entracque). Per ogni prodotto vengono fornite indicazioni relative a: Diffusione delle produzioni a livello piemontese; Proprietà nutrizionali, sensoriali e gastronomiche; Varietà tipiche e lavoro di selezione; Descrizione dei principali ecotipi autoctoni. Indicazioni relative ai Consorzi di Tutela e Valorizzazione che operano nella distribuzione delle produzioni locali.
Il peperone Ecotipi locali oggi diffusi nel carmagnolese e cuneese, le accessioni Quadrato d Asti e Braghese, descritte nei primi documenti, sono ormai introvabili. Le attività di recupero condotte sui materiali negli anni hanno consentito di migliorare gli aspetti di uniformità di sviluppo vegetativo delle piante, la produttività, la regolarità delle bacche senza perdere le caratteristiche qualitative tipiche delle singole accessioni. Grazie al lavoro di selezione condotte è rinato un nuovo interesse relativamente alla produzione di questa solanacea da parte dei produttori aderenti a Consorzi di Tutela e Valorizzazione.
Il lavoro di selezione condotto all interno delle popolazioni Utilizzo di nuclei di seme aziendali. Coltivazione in ambiente confinato. Selezione dapprima di tipo «massale» poi selezione «progenie pianta-fila». Caratterizzazione con tecniche di biologia molecolare Ottenimento di linee stabili per aspetti fenotipici ( altezza della pianta, colore della bacca ) Selezione annuale di alcune piante rispondenti all ideotipo e produzione di piccoli nuclei di semente Messa a disposizione dei produttori aderenti ai Consorzi di tutela e valorizzazione del seme ottenuto
Trottola Corno di Carmagnola Cuneo Tumaticot Quadrato di Carmagnola
Caratteristiche salienti di questi materiali genetici Elevata adattabilità all ambiente di coltivazione sia in coltura di pieno campo che in tunnel; Elevato spessore della bacca con assenza quasi totale del carattere della piccantezza; Buona aromaticità della polpa; Marcati contenuti in vitamina C, le sfumature di colore indicano elevata presenza di protovitamina A, i flavonoidi e i carotenoidi che contribuiscono a rafforzare le difese dell organismo. Elevata adattabilità ad essere utilizzati nella cucina locale. Alcuni esempi: preparazione di insalate (in particolare il corno di Carmagnola), per conservazione in agrodolce (corno di Carmagnola, trottola e Cuneo), per cottura a forno (Cuneo, trottola, tumaticot), per preparazione di peperonate (quadrato di Carmagnola), per la conservazione in vinacce (tumaticot).
Il fagiolo Documenti storici evidenziano la presenza di coltivazioni di fagioli nel cuneese già all inizio del 1800. Sino agli anni 50 si coltivavano, prevalentemente, ecotipi da raccolta a secco con utilizzo diretto nell alimentazione. A partire dalla seconda metà degli anni 50 si diffondono coltivazioni di fagioli per produzione di granella raccolta allo stato ceroso e, contestualmente, si sviluppa un mercato tra l area cuneese ed il nord Italia. Il fagiolo oggi rappresenta una delle colture più diffuse a livello regionale con oltre 5.000 ettari ed un valore della produzione che supera i 24 ml di. Numerose sono le accessioni locali di fagiolo ancora oggi diffuse e coltivate a livello territoriale. Tra queste citiamo il fagiolo Billò, il Bianco di Bagnasco, i borlotti, il fagiolo Maumese, la Piattella canavesana, il fagiolo Pois, il fagiolo bianco di Spagna e, nell area vercellese, il fagiolo nano di Saluggia.
Caratteristiche salienti di questi materiali genetici Elevata adattabilità degli ecotipi autoctoni e di nuove cultivar commerciali all ambiente di coltivazione con buone rese produttive anche in situazioni ambientali difficili. Per le tipologie a raccolta a maturazione cerosa: caratteristiche dei baccelli con buon contrasto di colore dei tegumenti, granella grande, screziature rosso vivace, elevata resa allo sgrano. Per le tipologie a raccolta a secco: elevate dimensioni della granella, buona produttività, elevati contenuti proteici. Il fagiolo è uno degli ingredienti che meglio caratterizzano la cucina tradizionale piemontese; viene inserito in numerose ricette tra cui la tradizionale «oüla al furn» Importante fonte di proteine (la granella ben si presta ad essere essiccata e conservata nei mesi invernali; è stato, per decenni, un prezioso alimento per il mondo contadino
Caratteristiche salienti di questi materiali genetici Il fagiolo ottenuto negli aerali piemontesi assicura all organismo umano un apporto bilanciato di carboidrati, proteine e fibre. Interessanti sono gli apporti all organismo di Calcio, Fosforo e Potassio Buoni i contenuti vitaminici ( Vitamina A, B 3,B 1,C) Il fagiolo secco, utilizzato prevalentemente nei mesi invernali primaverili, deve essere sottoposto ad idratazione prime dell utilizzo in cucina immergendolo, per alcune ore, nell acqua.
Il recupero di ecotipi autoctoni di fagiolo rampicante Fagiolo «Billò»
Un ringraziamento ai produttori ed ai Consorzi di Tutela, alla Regione Piemonte e a tutti voi per l attenzione.. BUONA LETTURA