Le nonne raccontano: l economia domestica di un tempo
La nonna di Maria Teresa racconta: Subito dopo la guerra è arrivata una forte carestia, non c'era nemmeno molta acqua. Si mangiava pochissimo rispetto ad ora, a volte i genitori rinunciavano al pranzo o alla cena per dar da mangiare ai figli. Non c'erano frigoriferi, quindi si conservava tutto sotto sale, ma in ogni caso erano poche le volte che rimaneva qualcosa. Io lavoravo un piccolo terreno per conto di una signora, una parte del raccolto la portavo a casa per me e la mia famiglia. Si doveva sudare per avere da mangiare. Quando si avvicinava una festa iniziavamo molto tempo prima a raccogliere gli ingredienti per preparare dei dolci. In pochi potevano permettersi il pane e in tanti morivano per la fame. Cercavamo di aiutarci tra noi, dividevamo tutto,tutti avevano fame, ma la vita era quella e nessuno si lamentava. Spreco? Non si sprecava nulla, perché non c'era nulla e mi fa male il cuore a vedere come la gente adesso butta via così tanto e si abbuffi fino a scoppiare quando una parte del mondo soffre la fame, così come la mia generazione l'ha sofferta una volta. A cura di MariaTeresa Barreca
Intervista alle nonne di Adriana Nonna Antonia -Al giorno d'oggi, una delle attività in cui riusciamo meglio è sprecare il cibo, senza tener conto della fortuna di cui godiamo ad averne in abbondanza... ai tuoi tempi era così nonna? -No, ai miei tempi il denaro era poco, di conseguenza la possibilità di poter comprare ai mercati alimentari era bassa e quindi non c'era pericolo di spreco. Con la mia famiglia producevamo tutto autonomamente; avevamo un terreno da cui ricavavamo frutta e verdura, che vendevamo al banco alimentare di nostra proprietà; godevamo di alcuni animali (maiali, galline) dai quali ricavavamo la carne: ad esempio d'inverno macellavamo il maiale per avere scorte in casa per tutto l'anno; facevamo autonomamente anche il pane! Ricordo che, nel quartiere in cui abitavo, la mia mamma era l'unica a preparare il pane e i biscotti di grano, tutti gli altri impastavano pane bianco: io uscivo pazza per il pane bianco e avevo un'amica che invece adorava i biscotti di grano; allora, essendo vicine di casa, ogni volta che i miei genitori
andavano al mercato a lavorare, ci lanciavamo un segnale suonando una campanella e ci scambiavamo questi prodotti. Nel caso in cui avevamo la possibilità di godere di una buona quantità di cibo, essa non andava comunque sprecata perché durante i pasti veniva preparato tutto in maniera razionale. Di solito si preparava un solo piatto, un primo o un secondo, se avanzava qualcosa, non esistendo il frigo, per conservarla al fresco la si metteva sul davanzale della finestra. In quegli anni ci si arrangiava, ma nulla andava perduto.
Nonna Angela -Nonna, ma nel dopoguerra esisteva lo spreco alimentare? In quegli anni producevamo tutto autonomamente, pane, frutta, verdura non si compravano quasi mai e nel caso in cui ciò capitava, si andava ad acquistare direttamente dai produttori. Cercavamo di consumare il cibo di cui godevamo e di conservarlo in vari modi:
Durante i pasti si cucinava in modo razionale per non buttare nulla, e si preparava un solo primo o un solo secondo. A meno che il cibo non fosse del tutto andato a male, non lo si buttava; ad esempio, il pane, considerato sacro dato tutto il lavoro che stava dietro alla sua preparazione, non si buttava mai, eccetto il caso in cui fosse tutto ammuffito! Se, invece, era leggermente ammuffito lo si spolverava e lo si mangiava; nel caso in cui fosse caduto per terra lo si baciava e poi lo si mangiava e, quando lo si mangiava, si tenevano le gambe all'altezza del bacino e ci si metteva sopra un tovagliolo per raccogliere le briciole che cadevano e poi mangiarle. Inoltre il pane era considerato talmente sacro che se c'era la possibilità di darlo agli animali, non lo si dava mai ai maiali, proprio perché essi sono considerati tutt'oggi gli esseri più impuri. Per conservare gli alimenti, si usava il metodo della salatura: gli alimenti venivano messi in contenitori di terracotta, salati e poi conservati in stanze fresche, come le cantine. Non esistendo i frigoriferi, il cibo veniva coperto e posto sulla parte interna del davanzale della finestra, oppure chi poteva permetterselo, ritirava una quantità di cubetti di ghiaccio dai produttori cittadini, Se si possedevano grandi terreni, poteva capitare che il raccolto andasse a male! Neanche in questo caso veniva perso, perché lo si dava agli animali. Ai miei tempi la quantità di cibo era poca, non esisteva proprio l'idea di spreco. A cura di Adriana Calluso
La nonna di Sharon racconta: Durante il periodo del secondo dopoguerra, molte famiglie, colpite dalla profonda crisi abbattutasi in Italia, si dovettero adattare alle condizioni di povertà e dunque alla scarsità di cibo. Ogni qualvolta in una famiglia avanzava del cibo, le donne riuscivano a conservarlo senza sprecare nulla! Spesso ciò che avanzava a pranzo diventava cena! Non essendo stato ancora inventato il frigorifero, la frutta e tutti gli altri cibi che una famiglia povera di quel tempo poteva permettersi, venivano messi dentro una bacinella di ferro contenente ghiaccio. La carne,invece, era un cibo pregiato che veniva mangiato di rado, soprattutto durante le festività più importanti. Per conservarla bastava metterla sotto sale. Oggi, grazie all evoluzione del mercato, riusciamo a conservare meglio il cibo. Ciò nonostante, molte volte tendiamo a gettarlo trascurando l'importanza che ha nelle nostre vite. A cura di Sharon Marcianò
Il racconto della nonna di Roberta: Ai miei tempi non c'era molto cibo come oggi, perciò, si cucinava poco. Non c'erano soldi per poter fare tanta spesa, quindi si comprava l'essenziale. Inoltre, non c'era il frigo per poter conservare la carne, il pesce e i vari cibi, quindi, quando si uccideva un animale lo si mangiava al massimo entro due giorni. I nostri piatti erano costituiti principalmente dai prodotti del giardino poiché gli unici alimenti che si potevano conservare erano i ceci, i fagioli secchi, le fave, le patate, le olive salate e i sott'oli. Nel caso in cui avanzava cibo, lo si mangiava la sera. Quando rimaneva il pane del giorno precedente, lo si rimetteva in forno per farlo diventare duro per poterlo riutilizzare. A cura di Roberta Fortugno
La nonna di Ilaria racconta: - Nonna,oggi si parla di spreco alimentare per l eccesso di produzione alimentare, ma si parla anche di molti altri sprechi, ma voi una volta come conservavate il cibo? -Una volta di cibo non ce n'era molto e vivevamo di agricoltura e allevamento, quindi diciamo che tutto quello che coltivavamo e allevavamo era difficile che non si consumasse, anche perché era il giusto indispensabile. -Avevate dei metodi per non far sì che il cibo si perdesse? -I metodi erano molti, tutti tradizionali e a mano. Noi vivevamo di agricoltura e allevamento, abitando in un giardino. I soldi non erano molti per comprare altri alimenti, quindi quando dovevamo macellare un maiale, un pollo o un coniglio tutta la carne non la si mangiava in un giorno, se ne consumava solo una parte, l altra la si metteva sotto sale, spargendo sopra un olio particolare, per far si che non
andasse a male e che durasse per tutto l'inverno. Cosi facevamo anche per le verdure: carote, cavolfiori, pomodori, olive ecc... Per la raccolta delle patate funzionava diversamente, le patate seccano subito e quindi noi per non buttarle toglievamo i germogli che spuntavano sopra la buccia della patata, cosi che potessero durare almeno un'altra settimana.quando poi c'èra la raccolta della frutta, la parte del raccolto troppo matura e non commestibile, la davamo agli animali che poi macellavamo o ai gattini del nostro giardino. -Se la pasta o il pane che mangiavate a pranzo avanzavano, li consumavate la sera o li buttavate? -Non si buttava assolutamente nulla. Se magari a pranzo rimaneva un pochino di pasta, anche se ciò si verificava difficilmente, lo mangiavamo la sera. Per quanto riguarda il pane che rimaneva a cena, per evitare che all'indomani si asciugasse e non fosse più commestibile, lo mettevamo nel forno a legna e lo facevamo biscottare, poi lo conservavamo entro degli strofinacci per far si che l'avessimo durante l inverno. -Se ad esempio non avevate un particolare alimento necessario, come facevate? -Di solito avveniva una specie di baratto, ad esempio io stessa e una signora mia vicina, poiché lei aveva le galline, a volte mi dava le uova rimaste e io, in cambio, un po di pane o dell altro. A cura di Ilaria Costantino