Parole chiave: estrazione terminologica, CAT tool, Termbase, ROI, Terminology chain.



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Vendesi... parole? Claudia Mariani, Monica Colasante, Pier Paolo Iannici Gruppo di Lavoro coordinato da Luigi Muzii, LUSPIO, Roma, Gruppo di Lavoro coordinato da Luigi Muzii, Roma, claudiamariani82@gmail.com / monicacolasante@libero.it / piannici@libero.com Citation: Mariani, Claudia, Monica Colasante e Pier Paolo Iannici (2009), Vendesi... parole?, mediazioni 7, http://mediazioni.sitlec.unibo.it, ISSN 1974-4382. Parole chiave: estrazione terminologica, CAT tool, Termbase, ROI, Terminology chain. Riassunto: Le società che integrano traduzione e localizzazione all'interno del ciclo produttivo individuano nella terminologia un aspetto di fondamentale importanza. Per questo motivo di seguito si analizza la situazione attuale e le prospettive future nel campo della terminologia. Sarà adottato un approccio pratico, che prende spunto dalle esperienze di studio e di lavoro. Viene fornito un quadro delle risorse disponibili per gli operatori del settore in merito all'uso e alla gestione di supporti terminologici durante l'attività di traduzione. Quali sono gli elementi alla base di un valido impiego della terminologia? Di quali strumenti possono avvalersi traduttori e società di traduzione per ottimizzare il ciclo produttivo? Segue l'analisi dell'evoluzione dei nuovi supporti. Considerati gli investimenti in tecnologia richiesti dalla crescente domanda, le società di traduzione sembrano essersi arrestate ai sistemi attuali, ignorando le nuove esigenze. Tuttavia, ciò non ha impedito lo sviluppo di nuovi standard, che garantiscono maggiore interoperabilità. Quali sono quindi le prospettive di integrazione tra i diversi formati? La conclusione verte sugli aspetti economici. L'ottimizzazione dei costi di traduzione costituisce un aspetto prioritario per singoli e società. La terminologia dovrebbe rappresentare quindi un supporto alla produttività, la cui efficacia deve poter essere valutabile in base a indici economici. 1

1. Introduzione Il Common Sense Advisory 1 ha di recente elaborato un diagramma (vedi Fig. 1) dal quale si evince che nel processo di localizzazione la terminologia è di pertinenza delle figure che si occupano della parte più propriamente linguistica, anziché di chi gestisce il progetto o si occupa dell aspetto tecnico legato alla localizzazione. Figura 1: Processo di localizzazione secondo il Common Sense Advisory (sito Web: http://www.commonsenseadvisory.com) Inoltre, l attività terminologica non è integrata nell esecuzione di un progetto, ma appare come un processo collaterale, esterno, quasi estraneo. È dunque vera la teoria per cui al traduttore interessa servirsi della terminologia, meno molto meno produrla (Muzii 2005). Lo scopo di questo articolo è presentare come viene gestita la terminologia in un progetto di localizzazione e come si possa gestire meglio. 1 Il CSA si autodefinisce come a research and consulting firm specializing in the on- and offline operations driving business globalization, internationalization, translation, and localization (dal sito Web, all indirizzo: http://www.commonsenseadvisory.com). 2

2. Come viene gestita la terminologia Tra la fase di avvio di un progetto di localizzazione e la sua conclusione si possono individuare due processi separati, ma integrabili, di gestione della terminologia. In genere, lo sviluppo della terminologia passa attraverso la preparazione di schede terminologiche e basi terminologiche destinate alla traduzione. Di conseguenza, la corretta applicazione della terminologia fornita si può riscontrare solo al termine del processo di traduzione, e solo allora è possibile integrare la base esistente in funzione di nuovi progetti. Ciò che interessa ai fini dell analisi qui condotta è come farlo: - come garantire l uso appropriato della terminologia in fase di sviluppo? - come garantire un uso adeguato della terminologia nel processo di traduzione? - come integrare l uso della terminologia durante il processo di traduzione? - come riutilizzare la terminologia per progetti futuri? Nel settore della localizzazione, gli ambienti di traduzione 2 sono di uso comune. Si tratta di piattaforme composte da diversi strumenti che si basano essenzialmente su memorie di traduzione e basi terminologiche, il cui scopo è principalmente ridurre i costi e accelerare il processo di traduzione riutilizzando il materiale esistente, e garantire coerenza lessicale, stilistica e di contenuti ai testi tradotti. Spesso, però, gli utenti lamentano scarsa attenzione alla terminologia nei testi di partenza, con casi in cui lo stesso oggetto viene indicato con termini diversi e la conseguente introduzione di gravi inesattezze nella traduzione: si pensi ai danni che la traduzione errata di un componente può provocare nel caso di un apparato elettromedicale. 2 Nella newsletter The Tool Kit, Jost Zetzsche ha introdotto il termine Translation Environment Tool, abbreviato in TEnT (http://www.internationalwriters.com). 3

È ovvio che la presenza di un terminologo nel ciclo di sviluppo del prodotto presenta costi non trascurabili, ma permette di disporre di un elenco di a) termini di uso comune; b) termini solitamente adottati nell ambito del prodotto in questione; c) termini specifici del prodotto in questione. Questi tre elenchi serviranno ai traduttori per produrre un testo coerente. Ma come si può integrare il lavoro del terminologo nel processo di traduzione servendosi degli ambienti di traduzione? Per creare degli elenchi di termini di riferimento che possano garantire la coerenza del testo, esistono degli strumenti di estrazione terminologica, che permettono tale operazione a partire da corpora esistenti, creati in vari formati (.rtf,.html o file esportati con strumenti di traduzione assistita): Figura 2: Esempio di analisi eseguita con uno strumento di estrazione terminologica Lo strumento rileva frequenza e funzione grammaticale dei termini in base alla relativa posizione nel discorso (Fig. 2). Permette anche, per esclusione, di rilevare i termini ignoti e di creare il relativo elenco (Fig. 3). 4

Figura 3: Opzione di individuazione dei termini ignoti È questo, di fatto, il primo passo del processo, quello di sviluppo della terminologia, e prelude al successivo che si può suddividere in due parti: a) verifica della terminologia usata al termine della traduzione; b) uso e ri-uso della terminologia di nuova creazione. Per la prima parte ci si può servire di strumenti in grado di eseguire la verifica, ma questa si può condurre anche con gli stessi strumenti di cui ci si è serviti per sviluppare gli elenchi (vedi Figg. 4 e 7). Al termine della traduzione, è possibile infatti lavorare sui file bilingui, dai quali è possibile estrarre la terminologia nuova per mantenere aggiornati i glossari; ciò comporta un lavoro di compilazione di nuove liste bilingui da poter riutilizzare successivamente. Il risultato di questo lavoro è garantire coerenza lessicale e stilistica al prodotto traduzione, una sorta di marchio di fabbrica. 5

Figura 4: Verifica eseguita su file bilingue Figura 5: Esempio di verifica terminologica eseguita sulla base di un database esistente 6

Figura 6: Risultato della verifica Queste immagini illustrano due esempi di procedura di verifica dell'applicazione della terminologia fornita in precedenza, eseguita con altrettanti strumenti su file bilingui al termine della traduzione. In particolare, nei risultati della figura 6 si registrano tre casi: una traduzione corretta, la mancanza di traduzione e la giusta corrispondenza tra testo di origine e testo di arrivo di un espressione regolare (corretto numero di spazi). Nei casi in cui si è in presenza di errori è possibile tornare al segmento tradotto, indicato a inizio riga. In ogni caso la verifica consiste in un confronto del testo di arrivo con i file preparati prima della traduzione, anche attraverso opzioni ed eccezioni. Questo significa impartire allo strumento istruzioni sotto forma di elenco di corrispondenza tra termine X nella lingua A e termine Y nella lingua B. L obiettivo è ridurre al minimo la discrezionalità del traduttore e migliorare la qualità generale. In un recente articolo sul controllo di qualità, Nathalie De Sutter (2007: 1) propone di usare questi strumenti di controllo fin dall inizio, quando il cliente fornisce le memorie di traduzione, e in varie fasi del progetto, in due modi: 1. analizzando e verificando inesattezze formali delle memorie di traduzione; 7

2. analizzando e verificando la coerenza tra le memorie di traduzione e i glossari forniti. Figura 7: Integrazione dello strumento di controllo nelle fasi del ciclo di produzione A traduzione completata si potrà eseguire la verifica prima descritta. Nell intero processo, tuttavia, il controllo di qualità condotto con questi strumenti riguarda esclusivamente il lessico, perché la creazione di liste terminologiche si basa sul confronto 1 a 1 tra i termini e/o tra i segmenti dei testi di origine e di arrivo, mentre il controllo grammaticale esula dall uso della tecnologia, anzi dal diagramma prospettato dalla De Sutter si evince che debba essere eseguito dal traduttore. 8

3. Come integrare l uso della terminologia nel processo di traduzione? Al crescere delle funzioni, gli strumenti di traduzione hanno finito con il costituire veri e propri ambienti, anche se ad avere maggiore impatto nel processo produttivo restano le memorie di traduzione e le basi terminologiche. Senza di essi e senza un uso appropriato di essi, infatti, si rischia di compromettere l obiettivo di rendere coerenti e coesi i testi tradotti e di contenere i costi di produzione e post-produzione. Se il primo è un obiettivo tipico del fornitore del servizio, il secondo lo è del cliente. Cliente e fornitore, poi, condividono l obiettivo di accelerare l intero processo. Gli strumenti attuali permettono di integrare memorie di traduzione e basi terminologiche, rispecchiando il processo fotografato dallo schema di Common Sense Advisory. Questi strumenti si basano sull approccio segment-oriented, ovvero il frazionamento del testo in segmenti e la memorizzazione all interno della memoria di traduzione; le concordance vengono quindi eseguite avendo come unità minima di riferimento il segmento. Questo tipo di approccio, pur seguendo quello umano, è in realtà rivolto alla macchina, perché il testo viene trattato come pura combinazione di caratteri, come codice. Figura 8: Esempio di ambiente di traduzione string-based: risultati dalla base terminologica e dalla memoria di traduzione 9

Il traduttore, comunque, anche quando la corrispondenza è totale, deve sempre operare una scelta, scelta che ne caratterizza il lavoro, che ne giustifica la remunerazione. Benché i tempi sempre più ristretti con cui è costretto a confrontarsi inducano sempre più spesso il traduttore a interessarsi solo all equivalenza terminologica, poter disporre delle informazioni che una scheda terminologia correttamente compilata può offrire (progetto, cliente, contesto, stato del termine, ecc.) può risultare determinante. Infatti, una base terminologica debitamente compilata comporta sì un maggiore investimento di tempo per l impegno del traduttore, ma garantisce una diminuzione dei costi di post-produzione e il soddisfacimento dei requisiti di dettaglio eventualmente posti dal cliente. In quest ottica, è importante che cliente e traduttore abbiano la stessa consapevolezza dell importanza e della convenienza dell integrazione di una base terminologica. Solo una volta acquisita questa consapevolezza il cliente sarà in grado di formulare requisiti precisi e stringenti che il traduttore dovrà e potrà soddisfare. Attualmente sono disponibili ambienti di traduzione che permettono di visualizzare, più o meno direttamente nell editor, questo tipo di informazioni, una volta creata una base terminologica completa di tutte quelle informazioni utili al processo di traduzione. Figura 9: Navigazione all interno di una base terminologica 10

L integrazione di memorie di traduzione e basi terminologiche, contestuale e non solo strumentale, può offrire concreti vantaggi pratici ed economici. Il traduttore può infatti disporre di tutte le informazioni di cui necessita in un unico ambiente e può aggiornare la base terminologica parallelamente all avanzamento del progetto, anche nelle parti che solitamente trascura. Figura 10: Esempio di ambiente di traduzione string-based: risultati dalla base terminologica Nel TM Survey 2006, Elina Lagoudaki (2006: 33) conferma che i traduttori manifestano il desiderio di lavorare in un ambiente di traduzione singolo in grado di offrire tutti gli strumenti utili e necessari allo svolgimento del processo traduttivo. Inoltre, i traduttori vorrebbero uno strumento in grado di fornire maggiori informazioni sul contesto da cui provengono i vari risultati offerti dalle memorie di traduzione o dalle basi terminologiche. Negli ultimi anni sta emergendo un nuovo tipo di approccio alle memorie di traduzione corpus-based. Si tratta, di fatto, della prima vera applicazione della linguistica computazionale alla traduzione. I nuovi ambienti abbandonano il concetto di segmento e portano la memoria di traduzione a livello di testo. Le memorie di questi nuovi ambienti sono composte 11

da coppie di testi memorizzati come unità finite. L approccio non è più informatico, ma linguistico: grazie a motori linguistici integrati, è possibile eseguire concordance a livello di chunk, ovvero porzioni di testo riconosciute nella loro funzione all interno di una frase, operazione possibile grazie ad algoritmi che consentono di analizzare e identificare le categorie grammaticali delle singole parole per poi raggrupparle, ad esempio, in gruppi nominali e gruppi verbali. I risultati di una concordance vengono quindi visualizzati all'interno del testo originale e sono quindi contestuali; il traduttore ha la possibilità di scegliere tra tutte o quasi le sezioni pertinenti del bitext, in base a un contesto molto più ampio rispetto a quello offerto dai comuni ambienti di traduzione. Figura 11: Esempio di ambiente di traduzione corpus-based Peraltro, in questi nuovi strumenti il processo di allineamento è automatico e il rischio di allineamenti errati è pressoché nullo. Durante l allineamento è possibile anche effettuare un estrazione terminologica dalle coppie di testi per creare una base terminologica ad hoc per il progetto. 12

In questi strumenti è possibile una reale integrazione della terminologia nel processo di traduzione. L approccio corpus-based e la possibilità di formare interattivamente una base terminologica permettono di operare scelte su base contestuale, anche in modo automatico, non limitando i risultati a una corrispondenza uno a uno tra termini e con informazioni di contesto limitate. 4. Come misurare i benefici economici provenienti da una corretta gestione dell attività terminologica? Il volume e la continuità degli investimenti tecnologici necessari a far fronte alle sempre più avanzate esigenze dei clienti sembrano far preferire ai language service provider di indugiare sull esistente. Del resto, l attività di traduzione non appartiene al core business dei clienti ed è concepita come uno degli ultimi anelli, se non l ultimo, della supply chain in cui spesso si accumulano ritardi e non se ne accettano di ulteriori. Inoltre, la pratica comune di definire la traduzione come un servizio che può essere acquistato a parola ha effetti disastrosi sulla percezione del valore del prodotto finale e dell intero processo di traduzione, vanificandolo: non potendo riscontrare in un servizio di traduzione un particolare valore aggiunto che lo differenzi dagli altri, il cliente è messo in condizione di valutarlo sulla base dell unica metrica oggettiva che ha a disposizione, il prezzo a parola. Questa visione, associata alle politiche di controllo dei costi, induce il cliente a ritenere che la traduzione sia un costo da abbattere e non un investimento di cui misurare il rendimento. Da qui la tendenza, da parte degli attori della terminology chain (cliente, language service provider e traduttori) a svincolarsi dalla responsabilità di condurre attività terminologica, percepita come parte del processo di traduzione e, seppur valore aggiunto, anche come ulteriore fattore di lievitazione dei costi. Si tratta di una limitazione grave che ostacola la possibilità di valutare i benefici 13

derivanti dalla creazione, dalla gestione e dalla manutenzione della terminologia rispetto ai costi da sostenere. La terminologia è un bene raro, utile e costoso, perché impegna notevoli risorse materiali e umane, ed è comprensibile che l interesse per la sistematizzazione dell attività terminologica si accompagni al desiderio di stimarne almeno i ricavi (Muzii 2005). Ma come si può rendere misurabile l attività terminologica? Attraverso l impiego di indici utilizzati per valutare l efficienza di scelte economiche come il ROI (Return On Investment). Il ROI si esprime come rapporto tra il risultato ottenuto da uno specifico investimento e le risorse impiegate per ottenerlo, in punti percentuali: ROI = profitto investimento x 100 Per questo motivo si presta ad essere oggetto di confronto nello spazio, ad esempio tra imprese operanti nello stesso settore, e nel tempo, come differenza tra risultati storici o previsti di una singola impresa. Inoltre, dal momento che è possibile misurare la variazione dei costi in corrispondenza dei diversi livelli di produzione, allo stesso modo è possibile determinare l efficienza della gestione operativa e, nello specifico, terminologica. I costi in genere vengono classificati secondo due grandi categorie: i costi fissi, che rimangono costanti, entro un limite di capacità produttiva, al variare dei livelli di produzione e i costi variabili che variano in maniera proporzionale al livello di produzione. Contrariamente ai costi variabili, i costi fissi hanno un peso minore al crescere della produzione: sono molto alti quando la produzione è bassa e tendono a ridursi al crescere delle risorse impiegate. 14

Considerando variabili i costi relativi alla gestione terminologica, questi si possono rappresentare sull asse delle ordinate di un diagramma cartesiano, riportando la frequenza d uso di un termine sull asse delle ascisse. Figura 12: Grafico dei costi variabili relativi a una gestione terminologica discontinua Nel caso di attività terminologica discontinua o non centralizzata, i costi aumentano proporzionalmente alla frequenza d uso del termine. L attività terminologica si controlla quindi meglio come costo fisso. In questo caso la sistematica attività terminologica non solo non è un costo, ma può tradursi in un risparmio. La coerenza a livello terminologico non solo denota una coerenza a livello di un organismo o di un azienda, facilitando così la comprensione al loro interno, ma che essa in qualche modo contribuisce all immagine di marca, alla corporate identity dell azienda, e più particolarmente al corporate language. (Pulitano 1996: 29) Occorre pertanto che l attività terminologica esca dall ambito linguistico per essere portata al cliente, perché quando questo comprende di averne utilità è economicamente tardi per farla uscire dall ambito originale. Questo vuol dire che se si rende misurabile il beneficio proveniente dall impiego del prodotto dell attività terminologia all interno di un processo (non solo di quello traduttivo), 15

si riesce a fare leva su un bisogno, inespresso o inesprimibile, dei soggetti della terminology chain: trasmettere informazioni senza incorrere in danni di crescente gravità, tutti diversamente ma concretamente misurabili e valorizzabili. Figura 13: Fasi di sviluppo del prodotto e criticità dei costi di gestione terminologica (basato su Schuetz e Nuebel 1998) Una gestione anticipata della terminologia non solo consente un notevole risparmio di risorse economiche, ma contribuisce ad aggiungere valore al prodotto. Ecco perché dovrebbe iniziare con il suo sviluppo. Bibliografia De Sutter, N. (2007) Automated translation quality control, GALA: The Globalization and Localization Association, http://www.gala-global.org/en/ resources/desutter_automatedtranslationqcontrol.pdf (consultato il 19/05/2009). 16

Lagoudaki, E. (2006) Translation Memories Survey 2006: Users Perceptions around TM Usage, Proceedings of the International Conference Translating and the Computer 28 (Londra, 16-17 novembre 2006), Londra: Aslib. Muzii, L. (2005) La formazione in terminologia. Nuove esigenze formative: dal fare all'usare, in D. Di Fidio (a cura di) Atti del convegno La formazione in terminologia (Portico di Romagna, 29-30 aprile 2005), numero monografico di mediazioni 3, http://www.mediazionionline.it/monografici/muzii_ita.htm. Pulitano, D. (1996) La terminologia, istruzioni per l uso, Il Traduttore Nuovo 1(46): 23-29. Schuetz, J. e R. Nuebel (1998) Multi-Purpose vs. Specific Application: Diagnostic Evaluation of Multilingual Language Technologies, Proceedings of the First International Conference on Language Resources and Evaluation (LREC) (Granada, 28-30 maggio 1998). 17