La Filiera del latte d asina in Piemonte: situazione attuale, criticità e proposte di intervento da parte del mondo produttivo

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1 La Filiera del latte d asina in Piemonte: situazione attuale, criticità e proposte di intervento da parte del mondo produttivo Contributo a cura di: Gandolfo Barbarino (Direzione Sanità, Regione Piemonte), Laura Cavallarin (ISPA CNR), M. Silvia Gennero (IZS) Situazione attuale La domanda di latte d asina, destinato principalmente all alimentazione di pazienti pediatrici allergici alle proteine del latte vaccino, è cresciuta nel tempo a partire dal 2007, stimolando la nascita di allevamenti di asine da latte nel territorio piemontese, nelle province di Torino e di Cuneo. Le aziende attualmente registrate per la produzione di latte crudo d asina destinato al consumo umano sono localizzate in numero di 4 nella provincia di Torino e di 4 nella provincia di Cuneo, per un totale di circa animali in lattazione. La diffusione del latte d asina in Italia è avvenuto anche grazie agli studi realizzati su questo alimento negli ultimi 10 anni, tra cui quelli condotti dall ISPA CNR, in collaborazione con l Ospedale Infantile Regina Margherita di Torino, che hanno dimostrato come il latte d asina sia un alimento con caratteristiche di elevata tollerabilità, palatabilità e adeguatezza nutrizionale per bambini che presentano allergie alle proteine del latte vaccino (Monti et al., 2007; Bertino et al., 2010; Gastaldi et al. 2010, Monti et al., 2012). In seguito alla nascita di attività di allevamento di asine da latte, nel 2012 la Direzione Sanità della Regione Piemonte ha istituito un Gruppo di lavoro che ha avuto il compito di stilare 1

2 le Linee guida regionali per la produzione di latte d asina destinato al consumo umano (Regione Piemonte, D.D. 461 del 17/06/2013), costituito da esperti appartenenti a diversi enti (Regione Piemonte, Universita di Torino, CNR, Città della Scienza e della Salute di Torino, Istituto Zooprofilattico Sperimentale) per colmare una lacuna normativa esistente a livello nazionale. I primi approfondimenti tecnico scientifici effettuati nel corso delle attività del gruppo di lavoro regionale hanno consentito di evidenziare una serie di criticità, relative alle modalità di gestione e ai limiti produttivi di questa filiera, che, invece, se opportunamente coadiuvata, potrà costituire un importante risorsa nel panorama delle produzioni agro zootecniche piemontesi. Purtroppo solo una una minima percentuale dei bambini allergici al latte bovino utilizza il latte d asina come alimento sostitutivo, a causa dell ancora scarsa conoscenza, sia in ambiente medico che famigliare, delle proprietà di questo alimento e, soprattutto, a causa del suo attuale costo. Gli asini, storicamente utilizzati come animali da lavoro, non sono stati oggetto di studio al fine di migliorarne la capacità di produrre latte. Data la scarsa produzione delle asine (circa 1 l/giorno per animale), il latte d asina arriva quindi ad avere costi molto elevati (circa 15 /l al consumatore). Inoltre, il latte d asina piemontese è risultato, alle prime indagini, particolarmente basso nel suo contenuto in grassi, aspetto che può compromettere il valore nutrizionale complessivo del prodotto. Il latte prodotto dall azienda é attualmente venduto crudo direttamente ai consumatori finali (principalmente soggetti di età pediatrica allergici al latte vaccino) o ad aziende del settore cosmetico. La deperibilità legata alla vendita a crudo limita, al momento, la commercializzazione di questo prodotto e, di conseguenza, le possibilità di sviluppo aziendali. Sarebbe quindi auspicabile riuscire ad intervenire sui fattori che influenzano la produzione per poter individuare le opportune strategie gestionali che consentano di migliorare quali quantitativamente le produzioni di latte d asina, anche alla luce del fatto che non sono sinora state condotte sperimentazioni a questo scopo, ne a livello nazionale né internazionale. Inoltre, alla base di una più sicura, efficiente e remunerativa commercializzazione del latte d asina si rende necessario, da parte delle aziende produttrici, di individuare soluzioni che ne estendano la shelf life, rendendone possibile sia il trasporto sia il consumo dopo diversi giorni dalla mungitura. Tuttavia, dalla letteratura non è possibile, a tutt oggi, evincere le indicazioni necessarie ad aumentare la produzione di latte d asina e a migliorarne la composizione, né, tantomeno, relative agli effetti di trattamenti termici sul latte di asina. Infine, appare essenziale verificare che il miglioramento delle produzioni sia realizzato nel rispetto del benessere animale. E attualmente in corso un progetto integrato finanziato all interno del settimo Programma Quadro di ricerca e sviluppo tecnologico dell UE finalizzato ad individuare indicatori di benessere misurati direttamente sugli animali, equini inclusi, cui alcuni allevamenti piemontesi prenderanno parte. 2

3 Mercato potenziale del latte d asina in Piemonte Considerando che i bambini allergici sono circa il 5% dei bambini tra 0 e 2 anni, la popolazione piemontese potenzialmente interessata al consumo di latte d asina è di circa bambini/anno. Considerando un consumo medio giornaliero di 300 ml di latte/bambino, si stima che la domanda di latte d asina per l alimentazione dei bambini intolleranti possa arrivare a litri all anno, in Piemonte. Al momento, considerando le dimensioni aziendali medio piccole (con una ventina di asine in lattazione all anno) degli allevamenti autorizzati alla vendita del latte crudo e una produzione media giornaliera di 10 litri per azienda, si stima che la produzione piemontese attuale possa arrivare a soddisfare meno del 10% della domanda potenziale, con ampi margini di crescita sia per gli allevatori già in produzione, sia per i nuovi. Difficoltà e fabbisogni individuati dagli allevatori della filiera E stato condotto un confronto con gli allevatori, mediante colloqui diretti e/o compilazione di un questionario, da cui sono emersi i seguenti punti critici: 1. La prima, e di gran lunga maggiore, problematica è l enorme difficoltà nel riuscire ad avere una rete di vendita accettabile e stabile. Data la posizione geografica di alcune aziende, situate in un contesti montano/decentrato dalle grandi vie di comunicazione, sono difficili i contatti con il pubblico. 2. Per ovviare a questo, un azienda sita in zona montana, in provincia di Torino, ha deciso di pastorizzare il prodotto, realizzando a Torino un punto di distribuzione e riuscendo ad ottenere la certificazione CE. Nonostante gli ulteriori investimenti, effettuati a proprio totale carico, l allevatore comunque lamenta un assoluta discontinuità nelle vendite anche nel punto vendita di Torino. 3. Per poter effettuare il trasporto del latte pastorizzato, è necessario disporre di un mezzo adeguato. Al fine di contenere le spese nel limite del possibile e senza nuocere al prodotto per ora, il trasporto viene effettuato collegando alla presa di corrente della autovettura un piccolo frigorifero. La soluzione presenta ovviamente dei grossi limiti per quanto riguarda i volumi trasportabili. 4. La qualità del latte pastorizzato, verificata nell ambito alcuni controlli non ufficiali eseguiti dal CNR e dall Università di Torino sul latte pastorizzato ha dimostrato essere non ottimale e certamente è emersa la necessità di un supporto di tipo tecnico 3

4 scientifico al fine di individuare le migliori soluzioni tecnologiche per garantire la qualità chimico microbiologica del prodotto, vista anche la particolare platea di consumatori sensibili, cui principalmente è destinato. 5. Lo sfavorevole rapporto entrate/uscite impedisce di assumere personale, anche parttime. 6. Per quanto riguarda l allevamento degli animali, i produttori constatano: totale assenza di esperienza, nel nord Italia, per quanto riguarda l'allevamento dell'asino (alimentazione, riproduzione, produzione del latte, convivenza con altri animali,) una significativa differenza di produzione lattifera tra i diversi soggetti, indipendentemente dalla razza dell animale e dalla sua età. carenza nei confronti di una reale conoscenza delle qualifiche e delle certificazioni sanitarie necessarie sia a livello di stalla che di singolo soggetto carenza nella tutela degli allevatori che acquistano soggetti (in particolar modo stalloni) da altre regioni per quanto concerne le condizioni sanitarie degli animali e la loro relativa documentazione obbligatoria carenza nella possibilità di cure (mancanza di specializzazione e conoscenze da parte dei medici veterinari ) carenza di farmaci specifici per l'asino Si delinea quindi la necessità dei seguenti interventi fondamentali: a) Formazione e contatti con centri di ricerca per trasferimento di conoscenze Coinvolgimento di figure scientificamente qualificate nel diffondere presso i medici pediatri di base, geriatri ed ortopedici le potenzialità del latte di asina nella prevenzione di alcune patologie e quale coadiuvante nel miglioramento di altre. Organizzazione di incontri con allevatori del sud ltalia, per affinare tecniche di allevamento da loro già ampiamente sperimentate. Organizzazione di corsi di formazione specifici per gli allevatori su problematiche prima individuate. Coinvolgimento in progetti di collaborazione tra azienda e centri di ricerca con il quale, mediante stages di studenti, tirocini di specializzandi o progetti di ricerca poter effettuare un costante percorso di monitoraggio e studio che porti al miglioramento delle caratteristiche del latte e dell individuazione dei fattori vi concorrono. 4

5 b) Acquisizione attrezzature interventi strutturali aziendali Acquisizione di un liofilizzatore e della relativa attrezzatura di impacchettamento del prodotto ottenuto, allo scopo di utilizzare successivamente il prodotto invenduto il quale, avendo scadenza a tempi lunghi, potrebbe interessare anche mercati lontani senza problemi di trasporto. Acquisizione di un mezzo refrigerato che permetta di ottimizzare i trasporti del prodotto pastorizzato. Acquisizione di macchinari per la pulizia meccanizzata della stalla, di un idropulitrice per il lavaggio di pareti e boxes e di una lavapavimenti per lo sveltimento del lavoro di igienizzazione dei locali di lavorazione. Costruzione in azienda di locali da usare per il soggiorno di tirocinanti e stagisti. Modifiche strutturali dell azienda per permettere alla stessa di adeguarsi alle normative igenico sanitarie per la produzione e vendita di nuovi prodotti (gelati, yogurt a base di latte d asina) C) Comunicazione e azioni indirette Favorire la collaborazione tra le aziende del settore Promuovere campagne pubblicitarie per far conoscere i benefici del latte di asina Favorire l attività di ricerca relativa allo sviluppo di farmaci specifici per asini Nascita e implementazione di un sistema di controllo e sorveglianza sanitaria nei confronti di questa particolare specie ancora poco conosciuta ed allevata nella nostra realtà territoriale. Creazione di un Centro altamente specializzato, in collaborazione tra il CNR, lzs e Dipartimento di Scienze Veterinarie, con il compito specifico di supportare ed aiutare gli allevatori, i medici veterinari ed i consumatori, che possa fungere da punto di riferimento soprattutto per quanto riguarda gli ambiti di nutrizione ed alimentazione, certificazione sanitaria ed analisi, benessere animale, qualità delle produzioni. Promuovere un piano specifico per la valutazione ed il censimento dei soggetti allevati sul nostro territorio regionale nonché un piano di monitoraggio sanitario per le principali patologie contagione e zoonosi che possono colpire gli equidi (ad esempio Morva, Morbo Coitale Maligno). Ciò potrebbe permettere in primis una maggior tutela degli allevatori stessi, quindi un aumento del benessere e degli animali allevati, infine un aumento delle garanzie della tutela del consumatore. 5

6 d) Interventi che esulano dall ambito agro zootecnico, a supporto della produzione e consumo del latte d asina Promozione di studi clinici multicentrici su pazienti allergici, che sostengano i risultati sin qui ottenuti dalla dott.ssa Giovanna Monti (Ambulatorio di Allergologia Pediatrica, Ospedale Regina Margherita) e da ISPA CNR, relativi alla tollerabilità del latte d asina, sinora condotti unicamente a livello della Regione Piemonte, anche con risorse locali. I risultati di questi ultimi sono stati oggetti di pubblicazioni scientifiche internazionali di notevole rilievo e costituiscono il principale riferimento a livello mondiale, a sostegno del consumo del latte d asina. Ulteriori studi su un numero maggiore di pazienti e da condursi in più centri ospedalieri sono, a questo punto, necessari per poter rafforzare le evidenze relative all adeguatezza di impiego di questo alimento per i pazienti allergici al latte vaccino, soprattutto presso la comunità dei medici pediatri e favorirne così un maggior consumo. 6

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