Riccardo Francovich a - Stefano Campan b. francovich@unisi.it. campana@unisi.it

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1 SISTEMI INFORMATIVI TERRITORIALI PER I BENI CULTURALI DELLA TOSCANA 1 Strategie, metodi e tecnologie per l analisi, la gestione e il monitoraggio del territorio Riccardo Francovich a - Stefano Campan b a Università of Siena - Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti - Archeologia Medievale - Via Roma 56, Siena francovich@unisi.it b Università of Siena - Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti Archeologia dei Paesaggi - Via Vinzaglio 28, Grosseto campana@unisi.it 1. Introduzione L'interesse per le applicazioni GIS dell Area di Archeologia Medievale è da attribuire a più di trenta anni di intensa attività di ricerca territoriale. Fin dalla sua comparsa il GIS ha costituito per noi uno strumento indispensabile, rivolto a soddisfare concrete esigenze di gestione e analisi di imponenti ed eterogenee moli di dati stratificate negli anni (FRANCOVICH 1990). La nostra prima esperienza applicativa risale al 1993, quando questa tecnologia è stata progressivamente introdotta nei progetti intrapresi dall'insegnamento di Archeologia Medievale dell'università di Siena. Il primo progetto a beneficiare dell'applicazione dei sistemi informativi territoriali è la Carta Archeologica della Provincia di Siena (VALENTI 1998), seguito da innumerevoli altre esperienze di cui riportiamo solo le più significative: nel 1995 il progetto di schedatura dei Siti Fortificati della Toscana (AUGENTI et alii 1997); nel 1998 la schedatura dell'edito archeologico e degli edifici religiosi nel comprensorio regionale (FRANCOVICH, VALENTI 2001); dal 2000 la Carta Archeologica della Provincia di Grosseto (CAMPANA et alii 2006); dal 1995 numerosi scavi avviati dall'area di Archeologica Medievale: Poggibonsi, Miranduolo, Colle Val d'elsa, Castello di Donoratico, Piombino, Montefiesole, Pava, Rocchette Pannocchieschi, Selvena, Castel di Pietra (per una panoramica puntuale si veda, FRANCOVICH, VALENTI 2005); dal 1998 la progettatazione di parchi archeologici: Progetto Parco di Roselle, Progetto Parco di Selvena, Progetto Parco di Castel di Pietra (FRANCOVICH, VALENTI 2005); dal 1998 abbiamo realizzato GIS per la gestione di contesti urbani ed in particolare delle città di Siena, Firenze, Grosseto, Massa Marittima, Fiesole (FRANCOVICH, VALENTI 2005); nel 2005 viengono pubblicati in rete: il WEB GIS del Dizionario Geografico Fisico Storico della Toscana di Emanuele Repetti ( il WEB GIS dell'inventario del patrimonio minerario e mineralogico in Toscana. Aspetti naturalistici e storicoarcheologici ( e il data base del catalogo delle fotografie aeree oblique della Toscana ( In una prima fase di utilizzo della tecnologia GIS ci siamo prevalentemente concentrati sulla ricerca di soluzioni informatiche per i problemi di gestione del dato archeologico (FRANCOVICH 1999). In seguito, a partire dalla seconda metà degli anni 90, abbiamo lavorato intensamente all approfondimento degli strumenti di analisi e delle problematiche di acquisizione del dato. L'interesse è stato quindi rivolto, per così dire, oltre al contenitore dei dati archeologici, che per la sua non neutralità e complessità costituisce un tema costantemente aperto e assolutamente centrale (non si tratta infatti di aspetti prettamente tecnici bensì di scelte e indirizzi culturali), alla discussione sui contenuti e sui prodotti storico-archeologici delle analisi quantitative. Ciò che precede un sistema informativo territoriale, determinandone l oggetto e ciò che segue, condizionandone irrimediabilmente i prodotti. Ma affrontiamo i problemi per gradi. Prima ancora dei contenuti viene l attenzione verso i problemi della qualità dei dati immessi nei sistemi informativi che costituisce un aspetto assolutamente centrale dal quale dipendono necessariamente tutti i risultati successivi (GUAITOLI 1997; QUILICI GIGLI 2001). Qualità significa anzitutto applicazione di metodi, strumenti e standard di accuratezza metrica condivisi sia dalla comunità archeologica sia dagli interlocutori istituzionali addetti alla tutela, pianificazione e valorizzazione dei beni 1 Contributo presentato e pubblicato negli atti del convegno Sistemi informativi per I beni culturali del teritorio. Acquisizione, organizzazione, circolazione, dei dati finalizzati alla conoscenza, gestione e valorizzazione del patrimonio culturale, a cura di Marcello Guaitoli, 31 gennaio 2006 sede centrale del CNR, Roma.

2 archeologici. Sulla scia delle esperienze condotte dai maggiori centri italiani di eccellenza nella produzione della cartografia archeologica riteniamo possibile affermare l esistenza di uno standard condiviso (sebbene non del tutto privo di inevitabili ma non sostanziali differenze) e quindi delle migliori condizioni per operare sul territorio nazionale (BACT 1997; FRANCOVICH et alii 2001; QUILICI, QUILICI GIGLI 2003). A tale proposito riteniamo che i maggiori problemi sul controllo della qualità dei dati immessi nei GIS sia da attribuire alla frammentazione dei gruppi di ricerca. Gli archeologi responsabili della raccolta dei dati devono partecipare direttamente alla progettazione dei sistemi e alla loro implementazione. Riguardo ai contenuti dei nostri SIT nei primi due decenni di attività dell Area di Archeologia Medievale ci siamo basati prevalentemente sulla ricognizione di superficie e sull analisi allo stereoscopio di fotografie aeree verticali. In altre parole, gruppi di archeologi esplorano sistematicamente campi arati alla ricerca di reperti e materiali tratti in superficie dalle lavorazioni agricole, mentre le aree boschive vengono analizzate per verificare le tracce di complessi antichi sepolti, riconosciuti prevalentemente attraverso la diversa crescita della vegetazione, tramite la lettura stereoscopica di fotografie aeree (FRANCOVICH, VALENTI 2001; GUAITOLI 1999). L attività di ricerca sul territorio regionale dopo quasi trenta anni di attività ammonta a oltre siti archeologici, riferibili ad un periodo compreso fra la preistoria e la prima età moderna, che ci permettono di avere un primo significativo quadro delle forme del popolamento rurale nella lunga durata, a fronte di poche centinaia di siti conosciuti prima del nostro intervento (considerazioni analoghe per la campagna romana in GUAITOLI 1997). Nonostante i risultati acquisiti siano stati quantitativamente sorprendenti, abbiamo ritenuto necessario incrementare gli strumenti di analisi per meglio affrontare la complessità che caratterizza i paesaggi antichi e medievali, con attenzione alle risorse rese disponibili dall innovazione tecnologica e dalla liberalizzazione legislativa dei cieli per la fotografia aerea finalizzata (CAMPANA, FORTE 2001; MUSSON et alii 2005). Il nostro obiettivo principale è interrogare in modo sempre più approfondito un territorio in trasformazione e soggetto a depauperamento progressivo dei depositi archeologici in esso sepolti. Alle ricognizioni di superficie abbiamo quindi affiancato dei sistemi di osservazione remota e nuove tecniche di rilevamento (CAMPANA, FRANCOVICH 2005). In particolare abbiamo deciso di avviare battiture territoriali tramite, foto oblique prese da aerei da turismo, di trattare tramite sistemi digitali le immagini satellitari ad alta risoluzione, di svolgere rilevamenti magnetometrici in corrispondenza delle superfici con testimonianze di frequentazione antropica. Infine sono in corso di sperimentazione altre metodologie analitiche che in futuro potranno far emergere con maggiore incisività le potenzialità della diagnostica non invasiva; tra esse ricordiamo la prospezione geofisica estensiva, con l obiettivo di raggiungere coperture giornaliere pari a 6-10 ettari/giorno: sistema gradiometrico Foerster MULTICAT e il sistema georadar GSSI TERRAVISION ; l analisi geoelettrica (sistemi puntuali finalizzati alla diagnostica di scavo o alla geoarcheologia); la fotogrammetria digitale (in collaborazione con Università di Lecce), ed infine i sistemi aviotrasportati a scansione (Sistema LiDAR, sviluppato in collaborazione con NERC, Airborne Research & Survey Facility, Gran Bretagna). Nei contesti di scavo l applicazione della tecnologia GIS mostra problemi inediti rispetto al territorio (FRANCOVICH et alii 2000). Se, come ovvio si assiste ad una significativa riduzione della scala, la maggiore complessità riguarda il problema della gestione grafica della stratigrafia. Elementi di natura prettamente tridimensionale gestiti tramite uno strumento bidimensionale. Ciò comporta l esigenza di dotarsi di metodi di consultazione dell aspetto verticale del deposito stratigrafico. Un escamotage da considerare temporaneo e non soddisfacente. L alternativa attualmente in corso di sperimentazione presso i nostri laboratori consiste nella realizzazione di GIS tridimensionali. Il primo passo per la realizzazione di un GIS 3D, esattamente come abbiamo visto per i GIS territoriali 2D, consiste nella definizione degli strumenti di acquisizione dei dati che dovranno soddisfare esigenze di qualità, tempi di lavoro, ecc. La soluzione prescelta è stata rivolta alla tecnologia innovativa laser scanner (CAMPANA, FRANCOVICH 2006). Questo strumento va ben oltre le già straordinarie possibilità applicative sperimentate sullo scavo archeologico fornendo nuove soluzioni per il rilievo architettonico dei monumenti e quindi anche per la realizzazione di sistemi informativi territoriali finalizzati allo studio di contesti urbani. A questi ultimi abbiamo applicato soluzioni analoghe a quanto osservato in ambito territoriale, sebbene consapevoli dei problemi connaturati alla stratificazione culturale propria dei centri urbani e quindi maggiormente prossimi alle problematiche evidenziate nei contesti di scavo.

3 Inserire tutti i dati relativi alle indagini territoriali, urbane e stratigrafiche significa doversi confrontare in fase di analisi con moli di dati estremamente consistenti, spesso ingestibili senza il ricorso all uso di metodi quantitativi. L analisi spaziale è lo strumento di cui ci serviamo da quasi un decennio per affrontare il caos di fronte al quale ci troviamo quotidianamente e per dare un senso ad elementi che ci paiono arbitrari. Le analisi servono sostanzialmente a tradurre i pattern spaziali, difficilmente comprensibili poiché troppo complessi da decifrare attraverso l analisi visiva, in un nuovo linguaggio più semplice ed intuitivo (MACCHI 2005). L ultima frontiera dell analisi spaziale da noi in corso di sperimentazione consiste nello studio della maglia insediativa tramite l utilizzo delle reti neurali artificiali, afferenti ai sistemi di intelligenza artificiale e caratterizzate dalla peculiarità di essere efficaci anche utilizzando dati incompleti e campioni casuali. 2. GIS del territorio come strumento di lavoro finalizzato all integrazione di metodi dell indagine, alla condivisione e comunicazione dei dati archeologici Il territorio regionale ha una superficie di circa Km 2, un estensione molto elevata, caratterizzata da una forte variabilità paesaggistica alla quale è da attribuire uno dei principali motivi di disomogeneità nella acquisizione dei dati. All interno del contesto regionale i parametri che definiscono i diversi gradi di visibilità archeologica, terrestre e aerea si intrecciano, producendo spazi connotati da alti e bassi livelli di visibilità, separati da innumerevoli variazioni intermedie. Ad esempio in rapporto all uso del suolo constatiamo che il 50% della Toscana è destinata a bosco. La vegetazione boschiva costituisce, come noto, un grave ostacolo alla ricognizione sul terreno e un pessimo mediatore di evidenze archeologiche osservabili dall alto. Allo stato attuale possiamo affermare quindi che metà del territorio regionale è caratterizzato da un livello di visibilità terrestre e aerea molto basso. In relazione alle caratteristiche pedologiche le province di Siena e Pisa sono particolarmente svantaggiate per la diffusa presenza di suoli argillosi che come noto limitano la manifestazione di tracce tipo cropmark e soilmark e quindi la visibilità aerea. Ormai da più di un quinquennio siamo impegnati nell implementazione di una strategia di ricerca che abbia l obiettivo di limitare la forte influenza che il contesto ha rispetto alla resa archeologica. La strategia è necessariamente flessibile ed aperta, fondata sulla convinzione che solo attraverso l uso Fig.1 Schema riassuntivo del processo di produzione della cartografica archeologica elaborato dall area di Archeologia Medievale dell Università di Siena

4 integrato di un ampia gamma di metodologie di indagine e di tecnologie informatiche sia possibile affrontare i problemi metodologici cui abbiamo accennato, nonché la complessità connaturata allo studio delle dinamiche insediative dei paesaggi pregressi nel lungo periodo (CAMPANA, FRANCOVICH 2005, pp.61-73). L approccio al contesto è concepito come multiscalare, da macro territoriale (regione), a semimicro (bacino idrografico) fino a livelli puntuali (sito), per essere in grado di rispondere con diversi gradi di approfondimento sia alle istanze della tutela sia a singoli problemi storico-archeologici di natura strettamente scientifica. Attualmente siamo impegnati nelle seguenti attività di acquisizione dati (Fig.1) Ricognizione aerea Tra i metodi disponibili per la ricerca territoriale la fotografia aerea obliqua occupa un posto a parte. Consente infatti di raccogliere dati su scala regionale e contestualmente operare analisi puntuali tramite la ripetizione dei voli e la possibilità di variare (sebbene entro certi limiti) il grado di dettaglio. Come noto, in Italia a causa della legislazione in materia di riprese aerofotografiche emessa nel 1939, gli studi di aerofotografia archeologica hanno registrato uno sviluppo orientato esclusivamente verso l uso di prese aerofotogrammetriche. Dal 2000 abbiamo avviato un progetto di ricognizione aerea della Toscana e restituzione grafica georeferenziata al fine di riportare ogni elemento di interesse archeologico nel SIT (CAMPANA, FRANCOVICH 2006). Allo stato attuale abbiamo volato complessivamente per circa 365 ore, documentato 2100 siti archeologici e raccolto una banca dati completamente digitale (o digitalizzata) di fotogrammi. I nostri interessi sono rivolti alla documentazione fotografica non solo di anomalie ma anche dei monumenti medievali (e classici) inseriti nel loro contesto paesaggistico rurale o urbano. Il survey aereo, inoltre, ha un ruolo strategico originale e complementare alle altre tecniche da noi Fig.2 Cropmark individuati nel corso del survey aereo nella provincia di Siena Fig.3 - Repertorio delle caratteristiche delle fattorie e ville romane individuate nella provincia di Grosseto.

5 utilizzate. Il peso della ricognizione per la scoperta di nuovi siti o per l incremento di informazioni nella strategia di studio dei paesaggi, varia a seconda delle condizioni complessive di visibilità (il principio è valido per ogni metodo coinvolto). Nella provincia di Siena ad esempio, che rappresenta senza esitazione la zona meno favorevole della Toscana per la presenza di tracce tipo cropmark, soilmark e microrilevo 2, abbiamo documentato circa 450 siti archeologici con una copertura quasi sistematica dei castelli medievali ma contestualmente abbiamo identificato solo due cropmark (Fig.2). Il ruolo della ricognizione aerea esplorativa in questa provincia è decisamente marginale sebbene i due contesti individuati non fossero stati riconosciuti in precedenza tramite altre tecniche. Agli antipodi della scala della visibilità aerea della Toscana spiccano alcune zone della provincia grossetana. In maremma il ruolo della ricognizione aerea è maggiormente equilibrato tra la documentazione di evidenze monumentali e l identificazione di tracce. Negli ultimi due anni abbiamo concentrato la nostra attenzione in quest area ottenendo risultati incoraggianti soprattutto per le fasi etrusco-romana e medievale. La prima è particolarmente evidente nella valle dell Albegna, nella valle Fig.4 - Paesaggio della valle situata ad ovest di Roselle con riferimenti e particolari di alcune delle tracce più significative d Oro e nella valle dell Ombrone, con tracce pertinenti soprattutto a viabilità e strutture insediativoproduttive tipo villa o fattoria (Fig.3). Ad ovest di Roselle abbiamo un area che ad oggi corrisponde al transetto toscano maggiormente favorevole alla ricognizione aerea. Immediatamente ad ovest della città di Roselle sono visibili tracce di edifici di varie dimensioni, viabilità, partizioni agrarie. In quest area riteniamo vi siano le condizioni di visibilità, conservazione e ricchezza della risorsa archeologica che permetteranno nei prossimi anni al survey aereo di svolgere un ruolo di primo piano per la ricostruzione articolata e stratificata di questa porzione di paesaggio (Fig.4) Immagini da satellite Tra i maggiori limiti delle ricognizioni aeree troviamo la soggettività della documentazione. Infatti questa è del tutto affidata alle capacità e all esperienza dell archeologo che nel corso del volo documenta solo le evidenze che ritiene essere significative. Per superare questo problema è necessario affiancare alla ricognizione aerea una documentazione sinottica che possa essere acquisita nei periodi in cui la visibilità delle tracce è maggiore. Queste ed altre caratteristiche sono rintracciabili nelle immagini dell ultima generazione di satelliti. In circostanze appropriate l informazione acquisita dai satelliti ad alta risoluzione comincia ad essere confrontabile con le riprese aeree verticali a media scala. Il livello di dettaglio delle immagini Ikonos-2 e QuickBird-2 in linea teorica dovrebbe consentire di distinguere elementi con dimensioni minime (larghezza) comprese tra 60 cm e 4 m ed elementi poligonali con superfici di circa m 2. Partendo da queste ipotesi, dal 2000 abbiamo avviato un progetto di sperimentazione e valutazione delle potenzialità archeologiche delle immagini da satellite ad alta risoluzione. Sulla base dell esperienza condotta riteniamo che i motivi di maggiore interesse verso le immagini da satellite ad alta risoluzione debbano essere riconosciuti nelle caratteristiche multispettrali dei dati, nella presenza del canale infrarosso e nella possibilità offerta all utente di pianificare il momento di acquisizione. Se i progressi nella comprensione delle potenzialità delle caratteristiche multispettrali e delle proprietà diagnostiche del canale vicino infrarosso dipendono direttamente dall intensificazione di ricerche 2 Le cause principali sono da attribuire alla dominate argillosa dei suoli per i primi tipi di traccia mentre la visibilità del terzo tipo è compromessa da più di cinquanta anni di arature, movimenti di terreno, impianti/espianti di vigneti, ecc.

6 specifiche, la possibilità di accedere ai dati, sulla base delle esigenze archeologiche, deriva esclusivamente dall implementazione dell industria aerospaziale che allo stato attuale non sembra essere in grado di mantenere i programmi sostenuti in passato (CAMPANA 2004) Fotografia aerea storica La fotografia aerea storica costituisce una fonte irrinunciabile per lo studio del territorio. Le informazioni contenute soprattutto nelle riprese degli anni 30, 40 e 50 mostrano un paesaggio profondamente diverso dalla realtà contemporanea. Sviluppo edilizio, realizzazione di opere infrastrutturali, trasformazioni dell uso del suolo, meccanizzazione dell agricoltura hanno profondamente cambiato il territorio, distruggendo in modo irreparabile o occultando una parte significativa del nostro patrimonio archeologico. Solo attraverso l analisi dettagliata di queste coperture aerofotografiche è possibile recuperare, almeno in parte, la memoria dell esistenza, dell ubicazione e dell articolazione di insediamenti e altre attività antropiche o eventi naturali (PICCARRETA, CERAUDO 2000). Ulteriori Fig.5 Distribuzione nella regione Toscana delle anomalie individuate tramite la lettura allo stereoscopio di fotografie aeree verticali motivi di interesse verso questa fonte sono costituiti dalla rilevanza dell estensione superficiale interessata dalle coperture aeree verticali (in genere quantomeno a scala regionale o provinciale) e dalla ingente quantità di materiale fotografico disponibile, spesso gratuitamente, presso archivi provinciali, regionali, organi militari e collezioni private. L attività in questo settore dell Area di Archeologia Medievale risale alla metà degli anni 80 ad opera di Marcello Cosci. Il lavoro svolto presso il LAP&T può essere ricondotto al proseguimento della lettura allo stereoscopio delle fotografie aeree, all immissione dei dati acquisiti in passato in ambiente informatizzato, alla georeferenziazione e interpretazione tramite restituzione grafica vettoriale ed infine all applicazione a casi di studio di particolare interesse di tecniche fotogrammetriche. Allo stato attuale tutte le anomalie (circa 5500) sono state acquisite in formato digitale e le informazioni descrittive ad esse associate inserite in un apposito data base. Il processo di georeferenziazione e restituzione grafica è invece tuttora in corso e costituisce uno degli obiettivi principali del Progetto finanziato dal MIUR (PRIN 2004) dal titolo, Cartografia finalizzata e sistemi informativi per il patrimonio archeologico del territorio: campioni regionali in Italia e nel bacino del Mediterraneo (Fig.5) LiDAR Nell introduzione abbiamo anticipato che la Carta Archeologica della Toscana è afflitta da una grave limitazione che compromette la nostra capacità di identificare e documentare evidenze archeologiche. Il problema consiste nella difficoltà ad indagare spazi coperti da bosco che in Toscana corrispondono a circa il 50% della regione. Una novità di grande interesse per affrontare questo problema proviene da esperienze condotte negli Stati Uniti e in Gran Bretagna con il sensore aviotrasportato LiDAR (DEVEREUX et alii 2005; SHELL 2005; CRUTCHLEY 2006). Questo sistema consiste in uno scanner laser in grado di rilevare con estrema precisione la morfologia del terreno. In seguito all elaborazione informatica del dato tramite l uso di consolidati algoritmi è possibile rimuovere la vegetazione boschiva e restituire con estremo grado di dettaglio il rilievo non del canopy bensì della superficie sottostante e quindi anche l eventuale presenza di archeologia. Le potenzialità di questo strumento possono risultare assolutamente rivoluzionarie nel processo di cartografia archeologica permettendo di censire prima di qualunque azione

7 invasiva, la risorsa archeologica presente nelle aree boschive e nella migliore delle ipotesi di rivelare veri e propri paesaggi fossili (Fig.6). Potenzialmente un grande impatto sulle opportunità di tutela del territorio ma anche grande impatto scientifico che potrebbe riguardare significative variazioni delle dinamiche insediative di varie fasi della nostra storia. L area di Archeologia Medievale ha maturato una prima esperienza di acquisizione ed elaborazione dei dati LiDAR a partire dall anno 2005, nell ambito del progetto Cultura 2000 (European Landscapes: Past Present and Future), abbiamo eseguito l acquisizione di quattro aree campione nelle province di Siena e Grosseto. Al fine di ridurre i costi abbiamo avviato, alla fine del 2005, una collaborazione per l acquisizione di dati LiDAR con la società Studio Candidi Tommasi (SCT). Riteniamo di grande interessere procedere alla sperimentazione su ampia scala del Fig.6 - Esempio delle potenzialità del sensore LiDAR. In alto a sinistra, foto aerea di un area boschiva nella quale non si riesce ad osservare alcun elemento archeologico; in alto a destra, rilievo LiDAR della medesima zona nella quale non si osservano novità rispetto alla foto aerea; in basso a sinistra, la stessa immagine LiDAR in seguito all applicazione dell algoritmo di rimozione della vegetazione. In questa immagine si osservano chiaramente le opere difensive dell'insediamento; in basso a destra, quale elemento di confronto si presenta il rilievo effettuato direttamente sul terreno (da DEVEREUX et ali 2005). A destra in alto il sensore LiDAR mentre sotto l aereo della Environmental Agency sul quale è installata l attrezzatura. sensore e quindi proponiamo di acquisire complessivamente 300 kmq di superficie boscosa suddivisa in almeno tre aree campione. Gli spazi interessati saranno scelti in base alla tipologia della copertura boschiva (ad esempio macchia mediterranea, bosco misto, bosco di conifere) e in seconda istanza, sulla base della ricchezza ed articolazione del contesto archeologico e culturale Ricognizione archeologica di superficie Come abbiamo avuto modo di presentare nell introduzione il survey costituisce il sistema di individuazione di siti archeologici più redditizio. I progetti di ricognizione di superficie interessano le Carte Archeologiche delle Province di Grosseto, Siena e Livorno. Dal 1999 le concentrazioni di superficie sono sistematicamente rilevate tramite sistemi GPS mentre tutta la documentazione è gestita tramite GIS archeologici dedicati. Tra le novità che la gestione tramite un sistema informativo territoriale comporta vi è la difficoltà di immettere dati acquisiti in passato con strumenti di rilievo e documentazione molto diversi. Nel caso specifico i nostri geodatabase contengono dati acquisiti nell arco dei venti anni precedenti alla disponibilità del GPS (CHAPMAN 2001). Le banche dati contengono inoltre dati acquisiti dalla letteratura archeologica che presentano livelli di accuratezza della localizzazione molto diversi che vanno dall indicazione dell amministrazione comunale, al toponimo della località più vicina, alle

8 Fig.7 Cartografia con evidenze associate a diversi gradi di affidabilità di posizionamento coordinate. Per affrontare tali disparità abbiamo elaborato codici di affidabilità della localizzazione delle evidenze e sono stati individuati due diversi livelli di rappresentatività dei dati (SALZOTTI 2005). In particolare è stata operata una distinzione fra evidenza rilevabile ed evidenza areale. Nel primo caso ci riferiamo a qualunque emergenza della quale sono rilevabili forma e contorni mentre la seconda denuncia l impossibilità di una definizione topografica del sito come nel caso, ad esempio, di località attestate nelle fonti antiche o medievali delle quali non è rimasta alcuna traccia materiale o di rinvenimenti archeologici collocati genericamente con l indicazione di un toponimo di riferimento. Nel GIS queste situazioni vengono indicate con un poligono di forma circolare di dimensioni variabili, regolate dalle caratteristiche della categoria di appartenenza. Per distinguere invece il grado di affidabilità delle localizzazioni cartografiche sono stati riconosciuti 5 diversi livelli (Fig.7), cosi articolati (da meno accurato al più preciso): evidenza genericamente localizzabile (toponimi di località), evidenza localizzabile con precisione approssimativa (rinvenimenti archeologici editi), evidenza localizzabile con precisione media (rotella metrica), localizzazione con precisione strumentale (GPS, distanziometro, stazione totale) Geofisica estensiva In corrispondenza delle superfici con testimonianze di frequentazione antropica individuate in seguito alla ricognizione di superficie ma prive del riscontro di tracce tipo cropmark o soilmark abbiamo deciso di effettuare rilevamenti geofisici. Disporre solo dell evidenza di superficie rappresenta a nostro parere una grave lacuna sia per il processo di ricomposizione del palinsesto informativo sia ai fini della tutela. Rispetto alle nostre esigenze la gradiometria è in grado di soddisfare quello che per noi costituisce un nodo cruciale, indagare superfici consistenti in tempi contenuti. Il nostro obiettivo consiste nell indagine sistematica di tutti i contesti di medio e grandi dimensioni, dal medioevo alla preistoria, riconosciuti durante le campagne di ricognizione. Dal 2003, nel corso del survey della Val d Orcia, abbiamo progressivamente messo a punto un sistema di acquisizione e post-processamento dei dati che ci consente di acquisire ed elaborare misure del gradiente magnetico da uno fino ad un ettaro e mezzo di terreno in Fig.8 In alto il sistema TerraVision in fase di acquisizione trainato da un quad; in basso a sinistra il GPS per la georeferenziazione delle misure; in basso a destra uno dei livelli della restituzione grafica delle misure.

9 una giornata di lavoro, con risoluzione di un metro tra i profili e 50 cm circa lungo gli stessi. Allo stato attuale abbiamo indagato 30 siti per un totale di circa 30 ettari di superficie. La tendenza generale sembra indicare che il grado di dettaglio sia sufficiente per individuare con una buona approssimazione l ubicazione del deposito. L esigenza di acquisire dati geofisici su larga scala ha spinto il nostro laboratorio ad interessarsi a nuovi sistemi di acquisizione dei dati quali il radar GSSI TerraVision e il gradiometro fluxgate MULTICAT. Il sistema TerraVision consiste di 14 antenne radar poste a 12 cm di distanza con inclinazioni diverse, montate su un carrello (Fig.8; FINZI et alii 2005). Il secondo consiste di 4 (fino a 8) sensori fluxgate FEREX con risoluzione di 0,1 nt montati in parallelo su un robusto carrello in vetroresina (CAMPANA 2006). Lo strumento per essere operativo viene trainato da un quad o da una jeep. Questi strumenti oltre a ridurre i tempi di acquisizione per la presenza di un maggior numero di sensori sono stati pensati per poter lavorare in assenza di sistemi di riferimento da impostare sul terreno per il posizionamento delle misure. L esigenza, rispetto ad alcuni metodi geofisici di realizzare griglie di riferimento in fase di acquisizione delle misure, costituisce infatti una delle fasi di lavoro maggiormente dispersive. Questa Fig.9 Il sistema MULTICAT in fase di acquisizione con il relativo sistema di navigazione/georeferenziazione in tempo reale di ogni misura tramite DGPS nuova generazione di sensori è dotata di sistemi di navigazione (ad esempio il software DATAMONITOR del gruppo Foerster) basati su tecnologia DGPS e visualizzazione real time su PC o data logger del percorso effettuato (Fig.9). Questi sistemi, sperimentati direttamente dall area di Archeologia Medievale, rappresentano una ottima soluzione per soddisfare esigenze di acquisizioni estensive, consentendo acquisizioni nell ordine di 6 fino a 10 ettari di dati per giorno di lavoro ovvero da 120 a 200 ettari in un mese di attività. La condizione imprescindibile per gestire tutti i dati territoriali descritti è rappresentata dalla conoscenza della loro posizione rispetto ad un sistema di coordinate geografiche noto. Non soddisfare questa condizione significa non essere in grado di localizzare le informazioni acquisite e quindi immettere nel GIS archeologico le informazioni, rendendo impossibile qualunque tentativo di integrazione delle informazioni e di tutela della risorsa. Sul campo, durante le ricognizioni, per localizzare le aree indagate tramite strumenti geofisici o per determinare la posizione geografica di punti di controllo a terra facciamo uso sistematicamente del sistema GPS differenziale. Riguardo alla immissione nel GIS delle fotografie

10 aeree oblique, se in Italia le ricognizioni aerofotografiche hanno avuto solo uno sviluppo recente, le ricerche sulle prese fotogrammetriche hanno raggiunto livelli altissimi, palesati nell interpretazione contestuale alla restituzione cartografica (PICCARRETA, CERAUDO 2000; GUAITOLI 2003; MUSSON et alii 2005). Sulla falsariga dell esperienza e dei principi che consentono la restituzione di elementi territoriali e archeologi tramite le tecniche fotogrammetriche sono stati sviluppati, da colleghi americani e inglesi, software che permettono la correzione geometrica e la georeferenziazione delle fotografie oblique (PALMER 2005, pp ). La restituzione delle anomalie su base grafica georeferenziata è un processo determinante per lo studio di un territorio. Puntualizziamo di essere consapevoli che questo procedimento è fortemente limitativo rispetto alla restituzione fotogrammetrica poiché esclude la terza dimensione (compromettendo in alcuni casi significativamente l interpretazione) e riduce le possibilità di produzione di cartografia finalizzata che comprenda, oltre alle evidenze di natura prettamente archeologica, anche elementi propri del contesto territoriale. Riteniamo che un ottimo compromesso sia rappresentato da un approccio integrato nel quale la fotogrammetria svolge un ruolo di primo piano nello studio di central place o in situazioni in cui il suo contributo sia indispensabile ai fini della corretta interpretazione e restituzione. Comune alle tecniche speditive e fotogrammetriche (sebbene con tolleranze metriche sensibilmente differenti) è la possibilità in seguito al disegno vettoriale del dato di misurarlo, confrontarlo con altri piani informativi di natura archeologica o altro e di conseguenza svolgere azioni di tutela e monitoraggio. Restituire significa interpretare i dati. Nella pratica il processo avviene tramite il disegno, su un livello informativo dedicato, delle tracce e degli elementi ritenuti di interesse archeologico. La restituzione grafica georeferenziata delle informazioni contenute nelle fotografie aeree oblique e verticali, nelle immagini da satellite ad alta risoluzione, nelle immagini LiDAR, nelle mappe derivate dalle misure geofisiche, consente la sedimentazione negli anni di tutte le discontinuità. La restituzione offre quindi non solo la possibilità di misurare e collocare la singola evidenza bensì di osservare il quadro sinottico della stratificazione degli elementi superstiti di interi sistemi di paesaggi antichi. 3. GIS urbano e GIS di scavo: uno strumento per la gestione della complessità Come nel caso dello studio del territorio il primo passo consiste nel reperimento delle informazioni utili a ricostruire la realtà urbana e nell individuazione delle fonti più appropriate per censirle. La città in termini socioculturali è sinonimo di complessità alla quale in ambito archeologico si affianca per complicare ulteriormente il quadro la diacronia rintracciabile nel sottosuolo e negli edifici pluristratificati. Una carta archeologica rappresentativa della storia urbana deve in primo luogo individuare, catastare e ricomporre un mosaico di fonti eterogenee quali quelle archeologiche, storico

11 artistiche, storico-archivistiche, cartografiche, grandi ristrutturazioni, insomma tutto quanto attesti trasformazioni, ampliamenti o contrazioni del tessuto urbano. Il GIS urbano rappresenta di fatto il terreno di incontro tra GIS territoriale e GIS di scavo. Oltre agli aspetti prettamente topografici (organizzazione delle aree urbanizzate, viabilità, articolazione del tessuto urbano, interventi edilizi), l edito archeologico (rinvenimenti sporadici occasionali, notizie di scavo, ricerche specifiche condotte sulla città, interventi di sterro), le indagini archeologiche non distruttive, le informazioni archivistiche prevede anche gli aspetti fisici del territorio (geologia, morfologia, idrografia, ecc), quelli stratigrafici (US positive, US negative) e le analisi sugli elevati (USM positive, USM negative). Il geodatabase è lo strumento che ci consente di integrare, e quindi far interagire, fonti estremamente eterogenee. Per fare ciò ogni informazione dedotta dalle fonti va tradotta in oggetto grafico caratterizzato da forma, dimensione e collocazione geografica. La fase di acquisizione dati consiste quindi in ricerca delle fonti e traduzione in forma georeferenziata con i relativi attributi. Tralasciamo in questa sede le specifiche caratteristiche e problematiche tecniche emerse nel corso della nostra esperienza in relazione alla gestione tramite GIS di contesti di scavo e urbani per affrontare quello che in questo momento, a nostro parere, Fig.11 Ricostruzione della morfologia del sito di Mirandolo realizzata tramite l acquisizione di punti con stazione totale rappresenta il problema più urgente (NARDINI 2005a; NARDINI 2005b). Se è vero che in più di dieci anni di esperienza diretta abbiamo abbondantemente dimostrato le potenzialità di utilizzo dei sistemi informativi urbani e di scavo, che vanno dalla consultazione e ricerca alla tutela e conservazione del patrimonio storico artistico e archeologico, il dato presente in questi sistemi è riprodotto in modo incompleto (Fig.10). L assenza della terza dimensione in ambito urbano e di scavo è una lacuna che negli Fig.12 Acquisizione 3D delle stratigrafie dello scavo di Miranduolo (SI)

12 ultimi anni abbiamo cercato di colmare. Accanto agli standard di documentazione dello scavo archeologico abbiamo avviato parallelamente la sperimentazione per la realizzazione di un GIS di scavo tridimensionale (PERIPIMENO 2005). Ciò ha comportato dotarsi di un nuovo strumento, il 3D laser scanner, in grado di acquisire le informazioni utili a modellare realisticamente la successione stratigrafica. Non è infatti possibile pensare di utilizzare altri dispositivi quali stazione totale o DGPS a causa del numero ridotto di punti che sono in grado di acquisire (Fig.11). Il laser scanner consente di effettuare questo tipo di rilievi sul campo velocemente e senza ostacolare le normali attività di scavo mettendo a disposizione dell archeologo i dati necessari per riprodurre la complessità delle stratigrafie. Permangono difficoltà nella gestione di questo tipo di scansioni e le possibilità di integrazione con i GIS (Fig.12). Ciononostante riteniamo di essere a un punto di svolta rispetto al problema di partenza che apre opportunità completamente nuove per la gestione, analisi e comunicazione dello scavo archeologico (PERIPIMENO 2006). Fig.13 Dall alto a sinistra: scanner 3D laser iqsun (iqvolution); nuvole di punti dell abbazia di San Galgano; le strutture architettoniche di Montesiepi, senza e con texture; le strutture architettoniche di Palazzo Vecchio a Firenze Lo stesso strumento trova importanti possibilità applicative in ambito soprattutto urbano per il rilievo architettonico (Fig.13). La visione tridimensionale, la via più immediata, semplice e fedele per la rappresentazione della realtà, è in grado di rendere con immediatezza una struttura architettonica, tanto per la creazione di documentazione di interesse specialistico, quanto per la divulgazione verso il grande

13 pubblico. Si aprono in tale direzione una serie di possibili percorsi che vanno dall analisi delle dinamiche di crollo, documentando di anno in anno tali zone e misurandone le variazioni, al raddrizzamento fotogrammetrico delle murature, al restauro virtuale, alla ricostruzione delle strutture ripercorse nelle diverse fasi diacroniche. Sintetizzando, è possibile individuare alcuni aspetti chiave della sperimentazione volta allo sviluppo di una documentazione 3D dello scavo archeologico e delle strutture architettoniche. Questi sono riassumibili brevemente in: restituzione fedele dello scavo/struttura/monumento nelle sue tre dimensioni; eliminazione della soggettività nella rappresentazione planimetrica del deposito stratigrafico; velocità di acquisizione garantita da una periferica laser; misurabilità dello scavo/struttura/monumento nelle sue tre dimensioni spaziali (X,Y,Z); integrazione delle informazioni 3D (scansioni) con le informazioni 2D (planimetrie); georeferenziabilità del rilievo; facilità di lettura del dato tridimensionale; esaustività del rilievo. A differenza del tradizionale rilievo di scavo e architettonico, l utilizzo del laser scanner consente di eliminare la soggettività, riducendo sensibilmente i margini d errore con il fine ultimo di redigere le forme e le proporzioni dell oggetto con un livello di dettaglio tale da non richiedere scelte o selezione delle informazioni a priori, eliminando di fatto astrazioni o limitazioni della realtà. Obiettivo finale sarà quello di giungere ad una registrazione completamente oggettiva del dato, fornendo non un semplice modello di sintesi, denominazione con cui ci si riferisce, di solito, alle rappresentazioni tridimensionali del terreno e delle strutture, ma ad una loro rappresentazione reale e fedele (PERIPIMENO 2006). 4. GIS intrasite e intersite come strumento per la ricomposizione del palinsesto informativo, analisi spaziale e intelligenza artificiale Quanto finora discusso, il data entry e l organizzazione per tematismi, sebbene rappresentino fasi Fig.14 Data entry e forme di consultazione di un tratto della Carta del rischio archeologico per la realizzazione del corridoio di raccordo dell autostrada A12 Cecina-Civitavecchia

14 estremamente complesse e faticose corrispondono solo ad uno step preliminare rispetto all originalità di un GIS. A questo livello di elaborazione dei dati corrisponde il primo e più elementare livello di fruizione di un sistema informativo territoriale. Gli oggetti vengono richiamati a video o definiti attraverso cromatismi secondo una semplice interrogazione degli attributi presenti nelle tabelle direttamente o indirettamente collegate. La semplicità di questo processo non deve comunque travisarne o sottovalutarne l importanza. E proprio grazie alla possibilità di effettuare query più o meno complesse che il GIS può essere definito come standard per la gestione dei dati archeologici (Fig.14). Sono queste prima ancora delle capacità di calcolo matematico-statistiche che lo rendono essenziale per la ricerca archeologica. Si pensi alla drastica riduzione dei tempi nella realizzazione della cartografia diacronica e sincronica di contesti territoriali anche molto ampi oppure nella composizione delle piante di fase, periodo o struttura e alla consultazione immediata delle informazioni stratigrafiche. Ma i SIT offrono livelli di elaborazione ben più raffinati che prevedono l applicazione di funzioni analitiche al contesto in esame, dal territorio all area urbana allo scavo, finalizzati allo studio delle distribuzioni delle entità di nostro interesse (siti, monumenti, reperti). L obiettivo è produrre sistemi di lettura oggettiva delle evidenze e carte di predittività dei fenomeni analizzati (NARDINI 2005a). Il ricorso a procedure automatizzate di lettura del territorio e degli spazi scavati devono essere considerati come un valore aggiunto rispetto alle tradizionali procedure di interpretazione dei dati. I metodi quantitativi non devono essere considerati alternativi ma possono rappresentare un complemento importante nella realizzazione di sintesi storico-archeologiche e socio-economiche di contesti puntuali e territoriali. In base alla nostra esperienza oltre all approccio sopra descritto la condizione imprescindibile per ottenere risultati significativi dall applicazione di metodi statistici è il controllo dell intero processo da parte dell archeologo. Come per tutte le attività di cui abbiamo parlato in precedenza, interpretazione delle foto aeree, ricognizioni aeree, geofisica, ricognizione sul terreno, ecc, il successo dipende in primo luogo dal controllo e dalla partecipazione diretta dell archeologo. Fig.15 - Intelligenza Artificiale e Archeologia del Territorio: Il caso delle Reti Neurali Artificiali per la predittività archeologica Un GIS archeologico ben realizzato costituisce una base dati estremamente ricca che amplia notevolmente la disponibilità nonché la natura del materiale da analizzare. I GIS in commercio sono dotati di strumenti analitici applicabili su un numero potenzialmente infinito di dati. E ad esempio

15 possibile velocizzare analisi di frequenza di distribuzione e percentuali di presenze di reperti rispetto a contesti di scavo, di superficie o addirittura a livello territoriale, dal bacino idrografico, alla regione all ambito nazionale e internazionale. Data la completezza del data entry rispetto ad un contesto generico i SIT possono trattare un vasto numero di dati, valutare molte più combinazioni fra le informazioni inserite, e contestualizzare automaticamente i valori statistici nello spazio di provenienza. I risultati di questi studi hanno costituito negli anni un supporto determinate nelle attività di ricerca e spesso sono diventati un mezzo di comunicazione al pubblico delle conoscenze relative ai diversi luoghi dell indagine (NARDINI 2005a). Fino ad ora abbiamo discusso l applicazione di analisi quantitative che potremmo definire tradizionali ; un approccio che, nella migliore delle ipotesi, può essere utile a comprendere meglio in un determinato periodo l assetto della maglia insediativa. Questi strumenti però poco ci possono dire ad esempio sulle cause che hanno determinato una serie di varianti nella localizzazione degli stessi insediamenti. Fino a poco tempo fa i calcolatori presentavano limiti ritenuti insormontabili, con particolare riferimento all incapacità di andare oltre i concetti di vero/falso (PIAZZALEO 2004; KOSKO 2002). Nell ultimo decennio, dopo aver superato una lunga fase di sperimentazione, il concetto di intelligenza artificiale e le relative applicazioni hanno affiancato in modo sempre più significativo le metodologie di ricerca più avanzate (VERONESI 2003). In particolare le reti neurali artificiali presentano caratteristiche che sembrano adattarsi perfettamente alle applicazioni in campo archeologico (ZUBROW 2003). Tra le prerogative più interessanti per il nostro campo di applicazione vi è la capacità di utilizzare anche dati parziali, incompleti o confusi al fine di individuare le relazioni complesse che intercorrono fra variabili iniziali e risultato finale di un determinato processo. E questa una linea di ricerca in corso di sperimentazione da alcuni anni presso il Laboratorio di Analisi Spaziale e Informatica Applicata all Archeologia (DERAVIGNONE 2005; MACCHI 2005). L applicazione alle problematiche della Topografia Antica, dello scavo archeologico e più in generale dell Archeometria è rivolta alla decodificazione di grandi moli di dati, che per le loro dimensioni impedirebbero la lettura di rapporti sincronici e diacronici esistenti fra territorio ed insediamenti. Le possibilità offerte da questa metodologia permettono inoltre di rappresentare visivamente concetti relativamente astratti che potremmo riassumere nella cosiddetta geografia del potere (Fig.15). Le possibilità offerte dalle reti neurali artificiali potrebbero in tal modo affiancare la ricerca archeologica rivelando scenari in grado di offrire nuovi spunti di approfondimento e di interpretazione. Ringraziamenti Gli autori intendono anzitutto ringraziare gli organizzatori della giornata di studi per averci coinvolti nella discussione su un argomento tanto complesso e stimolante. Il presente contributo rappresenta una breve sintesi dell attività di ricerca condotta presso l Area di Archeologia Medievale in quasi un trentennio. Molti sono i ricercatori e gli studenti che hanno contribuito al coordinamento e allo sviluppo dei progetti citati in particolare ricordiamo il Laboratorio di Archeologia dei Paesaggi e Telerilevamento (LAP&T), il Laboratorio di Informatica Applicata all Archeologia Medievale (LIAAM) e il Laboratorio di Analisi Spaziale e Informatica Applicata all Archeologia (ASIAA). Si ringraziano le Dott.sse Cristina Felici e Mariaelena Ghisleni per la revisione del testo. In ultimo non potremmo mai ringraziare abbastanza gli Aero Club di Firenze e Grosseto con i rispettivi presidenti e piloti, la società di strumenti geofisici GEOSTUDI ASTIER di Livorno per l insostituibile contributo dato alle nostre ricerche e la società Leica Geosystems di Firenze. Bibliografia AUGENTI A., CORTESE M.E., FARINELLI R., FIRMATI M., GOTTARELLI A., L atlante informatizzato dei siti fortificati d altura della Toscana: un progetto in corso di svolgimento, in Sistemi informativi e reti geografiche in archeologia: GIS-INTERNET, a cura di A. Gottarelli, Firenze, pp BACT 1997, Metodologia e di catalogazione dei beni archeologici, Beni Archeologici Conoscenza e tecnologia, Quaderno 1,2, Bari. CAMPANA S. 2004, Le immagini da satellite nell indagine archeologica: stato dell arte, casi di studio, prospettive, in Archeologia Aerea. Studi di Aerotopografia Archeologica, 1, Istituto Poligrafico e

16 Zecca dello Stato, Roma, pp CAMPANA S. 2006, DGPS e mobile GIS per l archeologia dei paesaggi, in CAMPANA S., FRANCOVICH R., Laser scanner e GPS: paesaggi archeologici e tecnologie digitali 1, atti del workshop, 3 marzo 2005 Grosseto, All Insegna del Giglio, Firenze, pp CAMPANA S., FORTE M. (a cura di) 2001, Remote Sensing in Archaeology, a cura di S. Campana, M. Forte, XI Ciclo di Lezioni sulla Ricerca Applicata in Archeologia (Certosa di Pontignano, Siena, 6-11 novembre 1999), Quaderni del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti Sezione Archeologia, n.51-52, Firenze. CAMPANA S., FRANCOVICH R. 2005, Linking remote sensing and infra-site analysis to the reconstruction of rural settlement and landscape patterns, in The Recontruction of Archaeological Landscapes through Digital Technologies, (Roma, 3-5 novembre 2003), Archaeopress BAR International Series 1379, Cambridge, pp CAMPANA S., FRANCOVICH R. (a cura di) 2006, Laser scanner e GPS. Paesaggi archeologici e tecnologie digitali 1, atti del convegno, 3 marzo 2005 Grosseto, All'Insegna del Giglio, Firenze, pp.341. CAMPANA S., FRANCOVICH R. (corso stampa), Progetto Ricognizione Archeologica Aerea della Toscana, in Archeologia Aerea. Studi di Aerotopografia Archeologica, 2, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Roma. CAMPANA S., FRANCOVICH R., VACCARO E., FREZZA B., GHISLENI M. 2005, Il popolamento tardoromano e altomedievale nella bassa valle dell'ombrone. Progetto Carta Archeologica della Provincia di Grosseto, Archeologia Medievale, XXXII. CERAUDO G. 2003, Fotografia aerea: tecniche, applicazioni e fotointerpretazione, in Guaitoli M. 2003, pp CHAPMAN H. 2001, Understanding and using archaeological topographic surveys The Error Conspirancy, in Z. STANCIC, T. VELJANOVSKI, Computing Archaeology for Understanding the Past, Proceedings of CAA 2000 (Ljubljiana 2000), BAR International Series 931, Oxford, Archaeopress, CRUTCHLEY S. 2006, Seeing through the trees: LIDAR and aerial archaeology in England, in GPS e Laserscanner per l archeologia dei paesaggi, atti del I Workshop Paesaggi Archeologici e Tecnologie Digitali, a cura di Campana S., Francovich R., Firenze. DEVEREUX B.J., AMABLE G.S., CROW P., CLIFF A.D. 2005, The potential of airborne lidar for detection of archaeological features under woodland canopies, ANTIQUITY, , pp FINZI E., FRANCESE R.G., MORELLI G. 2005, High-resolution geophysical investigation of the archaeological site Le Pozze in the surroundings of the town of Lonato (Brescia, Northern Italy), in Proceedings of the 6 th International Conference Archaeological Prospection, pp FRANCOVICH R. 1990, Dalla teoria alla ricerca sul campo: il contributo dell informatica all archeologia medievale, Archeologia e Calcolatori, 1, Firenze, pp FRANCOVICH R. 1999, Archeologia Medievale e informatica: dieci anni dopo, Archeologia e Calcolatori, 10, Firenze, pp FRANCOVICH R., NARDINI A., VALENTI M. 2000, La piattaforma GIS dello scavo nella gestione di un area cimiteriale, II Congresso Nazionale di Archeologia, pp FRANCOVICH R., PELLICANÒ A., PASQUINUCCI M. (a cura di), La carta archeologica. Fra ricerca e pianificazione territoriale, Atti del seminario di studi, Regione Toscana Dipartimento delle Politiche Formative e dei Beni Culturali (Firenze, 6-7 maggio 1999), Firenze, pp FRANCOVICH R., VALENTI M. 2001, Cartografia archeologica, indagini sul campo ed informatizzazione. Il contributo senese alla conoscenza ed alla gestione della risorsa culturale del territorio, in R. Francovich, A. Pellicanò, M. Pasquinucci, Firenze, pp FRANCOVICH, VALENTI (a cura di) 2005, Archeologia dei Paesaggi Medievali. Avanzamento di progetto anni , Firenze. GUAITOLI M. 1997, Attività dell Unità operativa Topografia antica, in Metodologie di catalogazione dei beni archeologici, Beni archeologici-conoscenza e tecnologie, Quaderno 1,2, Bari, pp GUAITOLI M. 1999, Nota sulla metodologia del raccolta, della elaborazione e della presentazione dei dati, in TARTARA P., Torreimpietra, Firenze. GUAITOLI M. 2001, I sistemi informativi territoriali in rapporto al patrimonio archeologico, in Problemi della Chora coloniale dall Occidente al Mar Nero, Atti del quarantesimo convegno di studi sulla Magna Grecia, Taranto, 29 settembre 3 ottobre 2000.

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