Servizio di Psicologia Scolastica SPAZIO ASCOLTO I.C. ASCOLI LA CARICA DEI GENITORI 28 FEBBRAIO 2012

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1 Servizio di Psicologia Scolastica SPAZIO ASCOLTO I.C. ASCOLI LA CARICA DEI GENITORI 28 FEBBRAIO 2012

2 I PROSSIMI INCONTRI 6 MARZO Parlare di affettività e di sessualità con i figli 13 MARZO Bullismo e cyber-bullismo 20 MARZO Internet: amico o nemico? (incontro dibattito tra genitori e figli) 27 MARZO Rapporto famiglia-scuola: risorse e difficoltà

3 LA MOTIVAZIONE Le strategie per motivare mio figlio a studiare

4 LAVORO A GRUPPI Presenza di un adulto Trovare il modo per rendere piacevole la materia Se fai compiti poi puoi uscire Dare obiettivi a breve Minacce Io ci sono, se hai bisogno mi chiami Lo studio è per te,come per me il lavoro Gratificazione quando conoscono la materia 4

5 LAVORO A GRUPPI Appassionarli allo studio, mostrando i vantaggi Curiosità Comprendere la sua difficoltà Condividere la fatica Obiettivi concreti Premi-punizioni 5

6 LAVORO A GRUPPI Motivazione a prepararsi per gli studi successivi(scuole superiori) Metodi tradizionali a scuola mancano nella capacità di stimolare l interesse Motivazione cambia a seconda dell età (difficoltà in seconda media in cui c è crollo della volontà e rifiuto a studiare) 6

7 STUDIARE. Per uno studio efficace è necessaria l attivazione contemporanea di diverse aree: ATTENTIVA (concentrazione) COGNITIVA (selezione, organizzazione e memorizzazione dei dati) MOTIVAZIONALE (presenza di un reale convincimento della necessità di studiare un determinato argomento)

8 PER UNO STUDIO EFFICACE Quattro fattori collegati tra di loro: quando (organizzazione del tempo di studio) come (metodo di studio) che cosa (la qualità dello studio) perché studiare.

9 LA MOTIVAZIONE SI MODIFICA _ in rapporto all età degli studenti _ in relazione al sesso _ al contesto familiare _ allo stile di insegnamento del docente

10 La distinzione fondamentale è quella tra: MOTIVAZIONE INTRINSECA MOTIVAZIONE ESTRINSECA

11 MOTIVAZIONE INTRINSECA Per motivazione intrinseca si intende quella spinta a fare, generata da caratteristiche ed esperienze personali dell individuo.

12 MOTIVAZIONE ESTRINSECA La motivazione estrinseca è quella che si determina in una certa situazione in base a spinte esterne. (es. prendere un buon voto in matematica così da avere il permesso di andare alla festa).

13 La motivazione viene influenzata anche dal nostro stile attributivo.

14 LO STILE ATTRIBUTIVO MOTIVAZIONALE La relazione tra: le attribuzioni causali del successo e dell insuccesso nello svolgimento di vari compiti. gli effetti conseguenti sul piano emotivo-affettivo e comportamentale.

15 LE CAUSE il livello di abilità di cui il soggetto dispone; l impegno che applica al compito; aiuto o non aiuto dall esterno; il livello di difficoltà del compito; la fortuna che i soggetti attribuiscono al risultato delle loro azioni.

16 La classificazione delle possibili cause utilizzate si basa su tre dimensioni principali: - il locus of control: distingue fra cause attribuibili alla persona o a fattori esterni ad essa; - la stabilità nel tempo: chiarisce se una causa è variabile o permanente nel tempo; - il grado di controllo: indica quanto una persona si consideri responsabile delle proprie prestazioni.

17 LOCUS INTERNO INSTABILE CONTROLLABILE IMPEGNO- DISIMPEGNO LOCUS INTERNO STABILE CONTROLLABILE ABILITA - INCAPACITA

18 LOCUS ESTERNO INSTABILE CONTROLLABILE AIUTO-NON AIUTO LOCUS ESTERNO STABILE INCONTROLLABILE FACILITA -DIFFICOLTA LOCUS ESTERNO INSTABILE INCONTROLLABILE FORTUNA-SFORTUNA 18

19 STILE DEPRESSO Il soggetto attribuisce il suo successo a cause esterne e il suo insuccesso alla mancanza di abilità.

20 STILE NEGATORE Il soggetto attribuisce il suo successo all abilità e il suo insuccesso a cause esterne.

21 STILE PEDINA Il soggetto attribuisce il suo successo e il suo insuccesso a cause esterne.

22 STILE ABILE Il soggetto attribuisce il successo all abilità e il suo insuccesso alla mancanza di abilità

23 STILE IMPEGNO STRATEGICO Il soggetto attribuisce il suo successo all impegno e il suo insuccesso alla mancanza di impegno

24 METODO DI STUDIO Qual è il metodo di studio di mio figlio? Può essere migliorato? Come?

25 DOVE STUDIARE Scegliere un ambiente illuminato e tranquillo. Preparare sul tavolo i libri che servono in quel momento. Togliere dalla vista tutte le possibili distrazioni tipo televisione, computer e soprattutto cellulare.

26 QUANDO STUDIARE - primo pomeriggio ( ): poco adatto alla concentrazione, meglio dedicarlo ad esercizi, esercitazioni, materie più facili o quelle preferite. - seconda parte e tardo pomeriggio( ): si presta bene allo studio vero e proprio - sera: è favorevole al lavoro di revisione e ripasso.

27 ORGANIZZAZIONE DEL TEMPO minuti di STUDIO 5-10 minuti di PAUSA minuti di STUDIO

28 UNA PROPOSTA DI METODO DI STUDIO LETTURA DI ESPLORAZIONE Scorsa preliminare per individuare i contenuti da studiare (paragrafi,capitoli), sfogliare il testo, leggere le didascalie e grafici. FARSI DOMANDE Provare a farsi delle domande sul testo appena letto. In questo modo si può: 1) Individuare le fasi successive di studio 2) Richiamare conoscenze precedenti

29 LETTURA VELOCE Prima lettura del materiale senza sottolineatura del materiale e annotazioni. LETTURA CON SOTTOLINEATURE E NOTE Lettura con scopo di approfondimento e riflessione sui contenuti. Sottolineare solo i concetti più importanti. Scrivere qualche nota in margine.

30 RIELABORAZIONE ATTRAVERSO APPUNTI, SCHEMI, MAPPE, TABELLE, RIASSUNTINI Adottare il metodo che sembra più utile per schematizzare le notizie e collegarle tra di loro.

31 RIPETIZIONE Ripetere il materiale per verificare la conoscenza di quanto studiato. La prima volta si può tenere sotto gli occhi gli appunti o gli schemi, mentre le volte successive si deve riuscirci senza. Provare a dare le risposte alle domande che hai fatto all inizio.

32 RIPASSO Riprendere il materiale allo scopo di fissare i concetti principali. Ricordarsi che già dopo un ora la memoria perde circa il 50 % delle cose studiate.

33 L ALLEATO PIÙ PREZIOSO: LA MEMORIA La memoria è: EMOTIVA VISIVA ASSOCIATIVA

34 Tra le tecniche verbali ci sono: - La rima: tra le più note possiamo citare Trenta giorni a novembre che ci aiuta a ricordare il numero dei giorni in ogni mese dell anno. - L acronimo: è una parola artificiale, le cui lettere componenti fungono da suggerimento per il recupero di altre parole. Sigle che incontriamo quotidianamente sono acronimi, ad esempio CEE, AVIS, ENEL, S.P.A - L acrostico: è una frase in cui le prime lettere di ogni parola che la compone fungono da suggerimento per il recupero di altre informazioni. MA CON GRAN PENA LE RECA GIU

35 Tra le tecniche visive ci sono: - La storia: è un racconto inventato dotato di significato in cui le parole da ricordare sono collegate tra di loro per mezzo della trama. Le parole da ricordare devono riferirsi a oggetti concreti. - Le associazioni visive: consistono nel creare delle catene di parole. Nella prima fase si costruisce una vivida immagine di ogni parola da apprendere, poi si lega la prima parola alla seconda, la seconda alla terza

36 Tra i sistemi di tipo visivo ci sono: - La mnemotecnica dei loci: si scelgono dei luoghi famigliari e li si memorizza in modo accurato. I luoghi devono essere memorizzati secondo una sequenza fissa. Successivamente, si deve creare un immagine interattiva tra la parola ed il luogo. Per recuperare le informazioni, sarà sufficiente ripercorrere mentalmente i luoghi rievocando il materiale associato.

37 PER APPROFONDIRE... Antonietti A., Il diario del mio apprendimento,ed.erickson,2007 Cornoldi C., Imparare a studiare 2, Ed.Erickson, 1993 Ravazzolo C.,De Beni R. Stili attributivi motivazionali,ed.erickson,2005 Su Internet cercare TECNICHE DI MEMORIA o MNEMOTECNICHE 37

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