Prof. Leandro Petrucci_ Glossario Hegel LESSICO E RIEPILOGO

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1 LESSICO E RIEPILOGO Assoluto: Principio e fondamento della filosofia e della realtà. E la totalità del reale o la realtà nella sua totalità, cioè la componente razionale comune al pensiero umano e alla realtà nella sua totalità. Nella riflessione di Hegel l assoluto non è quindi un presupposto fisso e definito una volta per tutte, ma rappresenta la vitalità e la razionalità immanenti al reale e resi evidenti nel corso della storia, che la filosofia ha il compito di mettere in luce. Questo principio è chiamato da H. anche ragione, razionale, idea e soggetto (che sta a indicare che l Assoluto non è qualcosa di statico, ma un principio vivo, agente e autocosciente. Sapere assoluto: La filosofia di Hegel si presenta come sapere assoluto, che si propone di andare oltre il sapere fenomenico di Kant, che riteneva accessibile solo la conoscenza dei fenomeni (ossia degli oggetti che appaiono e non come sono). Hegel rifiuta l idea di un Assoluto che possa essere colto tramite un intuizione intellettuale (Fichte, Schelling) e attribuisce piuttosto alla filosofia la prerogativa di raggiungere un sapere assoluto (cioè la conoscenza della realtà nella sua totalità). Questo è possibile perché pensiero e realtà hanno un identica componente razionale. Il s. a. supera l opposizione kantiana fra soggetto conoscente e oggetto conosciuto, puntando in direzione della conoscenza dell Assoluto, che pone se stesso come condizione da cui tutto dipende: proprio per questo la filosofia, come sapere assoluto, è Assoluto che conosce se stesso. Al contrario di quanto indicato da Kant, l essere (cioè la cosa in sé kantiana) si può dunque comprendere tramite il pensiero. Astratto / concreto: Hegel usa i termini astratto/ concreto in un accezione opposta a quella del senso comune. Il modo in cui i sensi e l intelletto ci mostrano un ente (il modo che al senso comune appare evidente e concreto) è in effetti astratto perché isola l ente; secondo Hegel, una rappresentazione è concreta solo quando coglie la rete di relazioni che costituisce la complessità del reale. In breve, la rappresentazione è concreta quando coglie il particolare come espressione del tutto, cioè dello sviluppo dialettico. Ragione (Vernunft) Hegel intende non la ragione finita dell'individuo, ma la realtà stessa in quanto Idea, ossia in quanto unità fra pensiero ed essere: «La ragione è la certezza della coscienza di essere ogni realtà» (Fen., l, p. 194), «L'autocoscienza, ossia la certezza che le sue determinazioni sono tanto oggettive, determinazioni dell'essenza delle cose, quanto suoi propri pensieri, è la ragione» (Enc., par. 439). Panlogismo (dal gr. pàn, tutto, e lógos, ragione) è un termine coniato dal filosofo tedesco J. E. Erdmann ( ) per indicare la dottrina hegeliana dell'identità fra reale e razionale. Dottrina che fa dell'hegelismo una forma di ottimismo metafisico corroborato dalla teoria dialettica del negativo come momento del farsi del positivo. Infatti il celebre aforisma: Ciò che è razionale è reale; e ciò... afferma che: 1) la razionalità è la sostanza stessa di tutto ciò che esiste e 2) la realtà coincide con il dispiegarsi di una struttura razionale. Critica alla filosofia contemporanea: H. sottolinea i limiti della filosofia contemporanea. A Kant rimprovera di essersi soffermato sull intelletto a discapito della ragione, della quale trascura l attività di superamento delle distinzioni e delle differenze poste dall intelletto; Fichte concepisce questa attività, ma ritiene infinito il movimento di superamento dell opposizione tra io e non-io, che dunque non viene mai meno; formulando l assoluto come unificazione degli opposti fra soggettivooggettivo, Schelling ritiene che l intuizione intellettuale possa realizzare tale unificazione, ma in questo modo annulla tutte le differenze della realtà. 1

2 Coscienza: E lo spirito nella sua forma elementare, caratterizzato da intuizione e rappresentazione. La coscienza si riferisce ad un oggetto esterno e ha come suoi momenti la coscienza sensibile (relazione immediata con l oggetto e certezza immediata di esso), la percezione e l intelletto. Autocoscienza: E la coscienza divenuta consapevole di sé. L a. mette in luce la tendenza a superare l alterità degli oggetti e a riportarli all attività dell io. L a. cerca quindi una certezza nella propria individualità, nella propria interiorità e nella propria libertà. Coscienza infelice: Nella Fenomenologia dello Spirito, è l autocoscienza scissa tra una consapevolezza di sé come essere finito e dominato da appetiti sensibili e l dea di un essere puro e immutabile. E caratterizzata dalla rinuncia a sé, propria dell ascetismo cristiano. Idea: E l assoluto ancora astratto e non ancora concretizzatosi come natura e spirito. L idea, perciò, concerne lo sviluppo della logica: scienza generale che coglie le strutture portanti del reale a prescindere dalla loro concretizzazione nella realtà. L' «Idea pura» (Enc., par. 19) o «Idea in sé e per sé» (Enc., par. 18) accezione ristretta del termine generale di Idea è l'assoluto considerato in se stesso, cioè a prescindere dalla sua concreta realizzazione nella natura e nello spirito. In altre parole, l'idea «pura», oggetto specifico della Logica, si identifica con il programma o l'ossatura logico-razionale della realtà. N.B. In questa accezione ristretta, il termine hegeliano tende ad avvicinarsi alla concezione tradizionale dell'idea come archetipo o modello del mondo. Tant'è vero che Hegel parla talora dell'idea pura come del «mondo delle essenzialità semplici, liberate da ogni concrezione sensibile». Ovviamente, nel caso di Hegel, il modello archetipo dei mondo non è trascendente il mondo (come avviene nella metafisica platonico-cristiana), bensì immanente ad esso. La Natura (Natur) è l'idea «fuor di sé» o l'idea «nella forma dell'esser altro» (Enc., par. 247), ossia l'estrinsecazione alienata dell'idea nelle realtà spazio-temporali del mondo. E quindi l idea nella forma del suo essere altro o della sua esteriorità. A differenza del concetto, la natura non mostra libertà alcuna, ma è mera accidentalità e necessità. La natura dev essere considerata come un sistema che si sviluppa per gradi (natura meccanica e fisica, organica e spirituale) e, benché si apriva di libertà, in essa si rende evidente la sapienza di Dio (cioè dello spirito) Lo Spirito (Geist) o l Idea che ritorna in sé : è l'idea che, dopo essersi alienata nella Natura, torna presso di sé nell'uomo: «lo spirito è essenzialmente questo: che, fuori dal suo esser altro e con il superamento di quest'esser altro, perviene a se stesso mediante la negazione della negazione» (Fil. Rel.). E poiché l'assoluto è «Risultato», in quanto «soltanto alla fine esso è quel che è in verità», Hegel vede nello Spirito il senso ultimo dell'assoluto: «l'assoluto è lo spirito: questa è la più alta definizione dell'assoluto» (Enc., par. 384). E la forma più alta di manifestazione dell assoluto nella realtà. L individuo, dopo essersi contrapposto alla natura e alla società, scopre di essere unito agli altri in un unità sostanziale, che si manifesta nelle istituzioni e nella storia. Quando quindi questo termine è in relazione al mondo della natura, esso sta ad indicare il mondo umano, in cui è presente una razionalità più elevata rispetto a quella della natura (che si manifesta in tutte le realizzazioni dell uomo, come la famiglia, la società e la politica). Grazie a questa maggiore razionalità lo spirito si identifica di fatto con l Assoluto: è il manifestarsi dell Assoluto nella realtà. In sé (An sich) e Per sé (Für sich). Con il termine «in sé» Hegel intende, in generale, ciò che è astratto, immediato, implicito, possibile, privo di sviluppo e di relazioni, inconsapevole ecc. Al contrario, con il termine «per sé» intende ciò che è concreto, mediato, esplicito, attuale, effettuale, relazionato, consapevole ecc. Talora, l'in sé viene fatto corrispondere al primo momento della dialettica (la tesi), il per sé al secondo momento (l'antitesi) e l'in sé - per sé al terzo momento (la 2

3 sintesi). N.B. L'uso hegeliano di questi termini non è univoco e tende a mutare a seconda dei contesti. Concetto: Nella fil. Di H. il concetto è il modo specifico attraverso il quale la filosofia coglie l unità tra pensiero ed essere, cioè il sapere assoluto: si tratta di una processualità dialettica e progressiva. Il concetto dialettico non è un genere, una specie o una categoria, ma è il prodotto del divenire stesso dello spirito, divenuto consapevole di sé come della verità di tutto il reale. Essere: E l idea in sé, puro, immediato e indeterminato. E l assoluta indifferenza o identità e costituisce la prima determinazione della logica, quale scienza dell idea in sé. Nulla: E il secondo momento della logica dell essere; identico all essere, in quanto immediato e indeterminato, è la negazione dell essere stesso, che ne viene determinato. Divenire: Rappresenta il terzo momento della logica dell essere. Il divenire costituisce l unità dell essere e del nulla. Tale unità è ancora soltanto astratta, dal momento che si limita a mettere in luce l identità e la diversità tra essere e nulla, ma non la pone ancora come qualcosa di reale ed esistente. Moralità: E il volere libero, nella sua forma puramente soggettiva. Nella moralità la coscienza intuisce sé stessa come principio di un libero agire. Eticità: Il compimento dello spirito oggettivo. Nei Lineamenti di filosofia del diritto H. la definisce come il concetto della libertà divenuto mondo esistente e natura dell autocoscienza. E l unità del volere universale e del volere soggettivo. Lavoro: L attività attraverso la quale si soddisfano i bisogni sensibili. La particolarità dei mezzi e dei bisogni dà luogo alla divisione del lavoro che permette una maggiore facilità e produttività. Allo stesso tempo, il lavoro è circoscritto a una sola abilità, causando la dipendenza incondizionata del singolo individuo dal complesso sociale. Storia: Consiste nel dispiegarsi dello spirito nel tempo, allo stesso modo in cui l idea, in quanto natura, si dispiega nello spazio. Le vicende della storia del mondo sono rappresentate dalla dialettica degli spiriti dei vari popoli particolari. In questo movimento lo spirito diventa spirito del mondo. Il suo sviluppo mostra come lo spirito giunga progressivamente alla coscienza e al volere della verità. Arte: E l intuizione concreta e la rappresentazione dello spirito assoluto cosi come esso è in sé, cioè sotto forma di ideale. Grazie all arte, lo spirito si libera dalle forme del finito e l assoluto viene conciliato con la sfera sensibile e fenomenica. I momenti dell arte sono tre: simbolico (arte orientale), classico (arte greca) e romantico (arte moderna). Società civile Hegel usa l espressione con un significato simile a quello che le si assegna oggi nel linguaggio comune, cioè come insieme delle relazioni economiche, sociali, culturali ecc. che si intrecciano in una società, distinte e talora contrapposte alla sfera della politica e dello Stato. I giusnaturalisti, invece, usavano il termine in un senso esattamente opposto: la società civile era per loro la società ordinata dallo Stato, proprio per questo distinguibile dallo stato di natura. DIALETTICA E FENOMENOLOGIA Dialettica (o movimento dialettico): Il concetto di d., nella tradizione filosofica, ha ricevuto significati diversi, variamente imparentati fra di loro, ma irriducibili l'uno all'altro. In Platone la 3

4 dialettica è la scienza delle idee, che procede secondo il metodo dicotomico. In Aristotele denota il procedimento dimostrativo che parte da premesse probabili, cioè generalmente ammesse. Negli stoici e nei medioevali è sinonimo di logica. Per Kant è l'arte «sofistica» di costruire ragionamenti capziosi, basati su premesse che sembrano probabili, ma che in realtà non lo sono. In Fichte è «la sintesi degli opposti per mezzo della determinazione reciproca». In Hegel la dialettica è, al tempo stesso, la legge di sviluppo della realtà e la legge di comprensione della medesima. Globalmente e sinteticamente considerata, la dialettica consiste nel superamento dei contrasti promosso dalla ragione, il quale avviene secondo un movimento strutturato in: tesi (Idea in sè), antitesi (Idea fuori di sé) e sintesi (Spirito come Idea in sé e per sé), cioè il superamento di entrambe tramite l unificazione in una totalità che non annulla ne annulla le differenze. La d. corrisponde a un processo che eccede dal piano astratto della logica, definendo la dinamica complessiva del reale. Il movimento d. comprende due momenti: quello del togliere e quello del conservare. Ogni posizione particolare (tesi) è infatti negata dalla successiva (antitesi), ma questa negazione non è un azzeramento: quando il secondo momento nega il primo, di fatto lo conserva come elemento necessario allo svolgimento del processo, presupponendo cosi il passaggio a un momento ulteriore che comprende gli opposti e ricompone il conflitto. La verità però non consiste in uno dei tre stadi, ma corrisponde all intero sviluppo dialettico. Hegel denomina questi tre momenti, rispettivamente, «astratto o intellettuale», «dialettico o negativo-razionale», «speculativo o positivo-razionale». Per intelletto Hegel intende un modo di pensare «statico» ed «astratto» che, attenendosi al principio di identità e di non-contraddizione, «immobilizza» gli enti nelle loro determinazioni «rigide» e reciprocamente escludentisi. All'intelletto si contrappone la ragione in senso stretto. Per ragione Hegel intende quel modo di pensare che, fluidificando la fissità e la rigidezza delle determinazioni intellettuali, riesce a cogliere la concretezza vivente del reale. Il sopraccitato momento «dialettico» o «negativo-razionale» consiste appunto nel negare le determinazioni astratte dell'intelletto e nel metterle in rapporto con le determinazioni opposte, mentre il momento «speculativo» o «positivo-razionale» consiste nel cogliere l'unità delle determinazioni opposte ed il positivo che emerge dalla loro composizione sintetica. La ragione speculativa rappresenta quindi l'organo attraverso cui avviene quella risoluzione del finito nell'infinito che rappresenta l'alfa e l'omega della filosofia hegeliana. N.B. «Intelletto, ragione negativa, ragione positiva sono distinzioni che non vanno intese come facoltà mentali diverse. Si tratta, in fondo, della stessa ragione, in differenti fasi o funzioni. L'intelletto non è che la ragione che, dimenticando il suo compito più alto, s'irrigidisce nelle distinzioni...» (G. de Ruggiero). Aufhebung (superamento) è un termine tecnico adoperato da Hegel per indicare il procedimento della dialettica, che abolisce, e nello stesso tempo conserva, ciascuno dei suoi momenti: «La parola superamento, scrive Hegel nella Scienza della logica, ha nella lingua (tedesca) un duplice senso per cui significa da un lato conservare, ritenere, e dall'altro far cessare, metter fine. Il conservare racchiude già in sé il negativo, che qualcosa sia tolto alla sua immediatezza... Così il superato è insieme un conservato il quale ha perduto soltanto la sua immediatezza ma non perciò è annullato» (pp ). L'Aufhebung allude di conseguenza ad un progresso che ha fatto proprio quello che c'era di vero nei momenti precedenti della tesi e dell'antitesi, portandolo, nel contempo, alla sua migliore e più alta espressione. Contraddizione. A differenza della filosofia tradizionale, che escludeva la contraddizione dall'ambito della realtà e della ragione, Hegel scorge in essa il pungolo o la molla grazie a cui la realtà si sviluppa e dalla tesi si passa all'antitesi. Infatti, secondo Hegel, la proprietà del finito è quella di auto-contraddirsi e quindi di sollecitare la propria risoluzione nell'infinito. La scoperta del valore della contraddizione e del cosiddetto «travaglio del negativo» rappresenta una delle idee più interessanti e storicamente influenti dell'hegelismo. 4

5 Per fenomenologia (dal gr. phainómenon, «fenomeno», «apparenza», e lógos, «discorso», «dottrina») si intende la descrizione o la scienza di ciò che appare. Il termine, che è stato probabilmente coniato nell'ambito della scuola wolfiana, presenta molti significati. Oggigiorno indica il programma della corrente che fa capo ad E. Husserl ( ). In Hegel denota l'apparire progressivo dello spirito a se stesso e fa tutt'uno con il concetto di «fenomenologia dello spirito». Per fenomenologia dello spirito Hegel intende la storia romanzata della coscienza che, dalle sue prime manifestazioni sensibili, giunge ad apparire a se stessa nella sua vera natura, cioè come Coscienza infinita o universale. In questo senso, la fenomenologia dello Spirito coincide con il «divenire della scienza o del sapere» e si configura come la via attraverso la quale il singolo individuo ripercorre i gradi di formazione dello Spirito universale come figure già deposte o tappe di una via già tracciata e spianata. La prima parte della Fenomenologia hegeliana si divide in coscienza, in cui predomina l'attenzione verso l'oggetto, autocoscienza, in cui predomina l'attenzione verso il soggetto, e in ragione, nella quale l'individuo arriva a scorgere l'unità profonda di soggetto ed oggetto, io e mondo, sintetizzando in tal maniera i momenti della coscienza e dell'autocoscienza. Le figure di cui parla la Fenomenologia non sono né entità puramente ideali, né entità puramente storiche, ma entità ideali-e-storiche al tempo stesso, in quanto esprimono delle tappe ideali dello Spirito che hanno trovato una loro esemplificazione tipica nel corso della storia (come è stato osservato da taluni studiosi, Hegel, nella Fenomenologia, ha voluto delineare una filosofia trascendentale della coscienza e, simultaneamente, una storia complessiva dello sviluppo culturale dell'umanità).. Inoltre, le figure rappresentano un materiale eterogeneo che riflette o rimanda ai settori più disparati della vita dello spirito (gnoseologia, società, storia della filosofia, religione, politica ecc.). Coscienza infelice. L'intero ciclo della fenomenologia si può vedere riassunto in una delle sue figure particolari, che non per nulla è diventata la più celebre: quella della coscienza infelice. La coscienza infelice è quella che non sa di essere tutta la realtà e che perciò si ritrova scissa in differenze, opposizioni o conflitti dai quali è internamente dilaniata (come accade nella coscienza religiosa medioevale) e dai quali esce solo tramite «la certezza di essere ogni realtà». LOGICA E FILOSOFIA DELLA NATURA La logica è la scienza dell'idea «pura» o dell'idea «in sé e per sé», cioè lo studio dell'idea considerata nel suo essere implicito e nel suo graduale esplicarsi, ma a prescindere dalla sua concreta realizzazione nella natura e nello spirito. In quanto tale la logica esamina i «concetti» o le «categorie» che formano il programma o l'impalcatura originaria del mondo. Essa si divide in logica dell'essere, dell'essenza e del concetto. I concetti o le categorie di cui tratta la logica di Hegel non sono pensieri soggettivi, ai quali la realtà rimanga estranea e contrapposta, ma pensieri oggettivi, che esprimono la realtà stessa nella sua essenza. Posizioni del pensiero rispetto all'oggettività. Per evidenziare meglio il suo modo di intendere il rapporto pensiero-essere, concetto-realtà, Hegel, nell'enciclopedia, fa una rassegna delle principali posizioni del pensiero logico rispetto all'oggettività, distinguendo: 1) una posizione di tipo realistico-ingenuo, la quale pensa di conoscere «ciò che gli oggetti veramente sono»; 2) una posizione di tipo empiristico-criticistico, la quale fa della rappresentazione la misura dell'oggettività, riducendo tuttavia la realtà vera delle cose ad una x impenetrabile al pensiero, che, nel caso di 5

6 Kant, prende la forma di una fantomatica «cosa in sé»; 3) una posizione di tipo fideistico, la quale prende la forma di un sapere immediato che pretende di «saltare» (contro ogni scetticismo) dal soggetto all'oggetto, dal finito all'infinito, risolvendosi in una teoria che «si contrappone al filosofare». A tutte queste posizioni Hegel contrappone l'esigenza di un pensiero che non sia astrattamente separato dalla realtà, ma si identifichi con la realtà stessa e come tale risulti speculativamente dimostrabile. L'identità fra logica e metafisica discende dalla posta equazione ragione = realtà. Equazione in virtù di cui lo studio del pensiero (logica) equivale di fatto allo studio dell'essere (metafisica): «La Logica coincide perciò con la Metafisica, con la scienza delle cose poste in pensieri; i quali pensieri perciò appunto si tennero atti ad esprimere le essenze delle cose» (Enc., par. 24). Suddivisioni della logica. Hegel articola la sua logica in tre momenti fondamentali: la dottrina dell'essere, la dottrina dell'essenza e la dottrina del concetto. La dottrina dell'essere parte dall'essere, che è il concetto più povero ed astratto, e studia le categorie di qualità, quantità e misura. La dottrina dell'essenza prende in considerazione l'essenza, che rappresenta l'auto-ripiegarsi e l'auto-riflettersi dell'essere su se medesimo, ovvero quell'essere mediato e approfondito che Hegel definisce come «la verità dell'essere» (Logica, Il, p. 5). La logica dell'essenza studia: a) l'essenza come ragione dell'esistenza; b) il fenomeno; c) la realtà in atto. In essa si mostra come il fenomeno (Erscheinung) non sia mera parvenza, ma la manifestazione o l'apparizione piena e adeguata dell'essenza («l'essenza è quel che esiste», Enc., par. 131) e come la realtà in atto (o «realtà effettiva») sia l'unità dell'essenza e dell'esistenza, cioè dell'interno e dell'esterno. La dottrina del concetto prende in esame il concetto, cioè l'essere, che dopo essersi auto-riflesso nell'essenza, si pone come soggetto o spirito. In altri termini, il concetto di cui parla Hegel non è il concetto dell'intelletto, diverso dalla realtà e opposto ad esso, ma il concetto della ragione, ossia «lo spirito vivente della realtà» (Enc., par. 162). La logica del concetto studia dapprima «il concetto soggettivo» (cioè la soggettività in sé o il concetto quale si manifesta in se stesso, nel giudizio e nel sillogismo), poi «l'oggetto» (cioè la soggettività oggettivata, quale si manifesta negli aspetti o nelle categorie fondamentali della natura) e infine «l'idea» che, come sappiamo, è l'unità di soggettooggetto, ideale e reale, ovvero l'assoluto in atto. La filosofia della natura è quella «considerazione teoretica, e cioè pensante, della natura» (Enc., par. 246) che ha come oggetto di studio l'idea nella sua estrinsecazione spazio-temporale. Essa si divide in meccanica, fisica e fisica organica. 6

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