ANGELO MERLIN. Vice Presidente Assoreca Università Ca Foscari - Venezia

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1 ANGELO MERLIN Vice Presidente Assoreca Università Ca Foscari - Venezia Modello organizzativo ex d.lgs. 231/01 e responsabilità delle imprese nella gestione dei rifiuti

2 INDICE DELL INTERVENTO 1. Le violazioni alla normativa in materia di rifiuti: alcuni numeri 2. Il rischio penale per gli Enti in materia ambientale 3. Il dovere di auto-organizzazione dell Ente 4. Il modello per dare forma e sostanza al dovere di autoorganizzazione 5. I requisiti contenutistici: un cantiere ancora aperto 6. Conclusioni 2

3 1. LE VIOLAZIONI ALLA NORMATIVA IN MATERIA DI RIFIUTI: ALCUNI NUMERI Le infrazioni relative al ciclo dei rifiuti in Italia nel 2017 Violazioni accertate 7312 Denunce 9584 Arresti 199 Sequestri 2981 Le inchieste per il reato di attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti nel 2017 Numero inchieste Persone arrestate Persone denunciate Aziende coinvolte Fonte: elaborazione Legambiente su dati forze dell ordine e Capitanerie di porto (2017) Il 53,6 % dei procedimenti giudiziari che hanno coinvolgono la responsabilità penale degli Enti, nel periodo , riguarda il reato di gestione illecita di rifiuti - (Report Istat del ) 3

4 2. IL RISCHIO PENALE PER GLI ENTI IN MATERIA AMBIENTALE Gli Enti possono assumere la veste di imputato (art. 35 del d.lgs. 231/01) nei procedimenti penali per responsabilità amministrativa da reato ambientale (art. 25 undecies del d.lgs. 231/01) ed essere condannati alle sanzioni pecuniarie e interdittive previste In questa veste devono difendersi dall accusa di illecito amministrativo ex artt. 6-7 del d.lgs. 231/01 (nel caso abbiano, ex ante, adottato un valido modello organizzativo) oppure devono provare che l illecito penale ambientale non è stato commesso nell interesse o a vantaggio dell Ente (art. 5 comma 1 del d.lgs. 231/01) L Ente non può (art. 8 del d.lgs. 231/01) beneficiare della disciplina estintiva delle contravvenzioni ambientali (riconosciuta dalla Parte VI bis del d.lgs. 152/06 come introdotta dalla L. 68/2015) e di quella prevista dalla normativa generale (art. 162-bis c.p.) 4

5 3. IL DOVERE DI AUTO-ORGANIZZAZIONE DELL ENTE Gli Enti sono gravati da un dovere (adeguatezza degli assetti organizzativi come autentica architrave della governance delle società per azioni) di autoorganizzazione, rivolto alla prevenzione dei reati presupposto contenuti nell art. 25-undecies del d.lgs. 231/01, contraddistinto da due profili: 1. Predisposizione di una griglia capillare di garanti, collocati nelle diverse fasi del processo decisionale e produttivo 2. Predisposizione dei c.d. modelli di prevenzione del rischio reato come supporto materiale del dovere organizzativo. Il modello può essere definito dal punto di vista strutturale-funzionale come un sistema di organizzazione, gestione e controllo di secondo livello, di cui è direttamente onerato l ente. Il traguardo che si prefigge è l effettiva predisposizione, ad opera dei vari garanti individuali, di un adeguato ed efficace sistema di organizzazione, gestione e controllo di primo livello, vale a dire il sistema integrato delle azioni e misure preventive direttamente tarato sul rischio commissione reati ambientali 5

6 4. IL MODELLO PER DARE FORMA E SOSTANZA AL DOVERE DI AUTO-ORGANIZZAZIONE Il modello è unprodotto autocostruito dall ente sotto unduplice profilo: I. Il primo profilo è di natura procedurale: l ente è chiamato a far emergere i rischi-reato (c.d. risk assessment) che può correre per poi costruire un sistema organizzato di riduzione del rischio II. Il secondo profilo è di impronta sostanziale: concerne i contenuti della prevenzione e, perciò, il confezionamento delle cautele. Queste ultime devono possedere tre tipologie di componenti: 6

7 4. (SEGUE) 1. procedimentali in cui la riduzione del rischio è perseguita ed implementata dalle modalità con le quali viene scandita la decisione dell ente evitando la concentrazione delle decisioni nella mani di un unica persona 2. sostanziali relative alle regole di comportamento tipicamente cautelari che, in materia di ambiente non sono sempre agevolmente reperibili in corpi normativi o comunque positivizzati (es. quali metodiche utilizzare per la ricerca delle sostanze pericolose contenute nei rifiuti) 3. di controllo che traducono l esigenza di assicurare l adeguatezza e l effettività della cautela con l adozione di meccanismi di supervisione (es. modalità di controllo utilizzate per verificare le attività trasferite dal produttore di rifiuti ad un laboratorio di analisi) 7

8 5. I REQUISITI CONTENUTISTICI: UN CANTIERE ANCORA APERTO Programmare il governo dei rischi (dopo averli mappati nelle aree di attività o nei processi) indicando le cautele approntate all interno di un sistema formalizzato ed organizzato è ricorrente motivo di pressione per le imprese In assenza di precisi modelli di riferimento vi è, generalmente, una diffusa incertezza in ordine all individuazione di un sistema di prevenzione dotato dei requisiti di idoneità preventiva e di effettività tale da resistere al vaglio del giudice (unico soggetto abilitato a valutare l adeguatezza del modello organizzativo) Anche il legislatore ha colto lo spessore del problema e le disposizioni contenute negli articoli 6 comma 3 del d.lgs. 231/01 (codici di comportamento redatti dalle associazioni rappresentative degli Enti) e 30 del d.lgs. 81/2008 (in materia di salute e sicurezza sul lavoro) ne sono palese dimostrazione 8

9 5. (SEGUE) I codici di comportamento, per la giurisprudenza, non hanno il crisma della incensurabilità, quasi che il giudice fosse vincolato a una sorta di ipse dixit aziendale e/o ministeriale (Cass.pen., Sez.V, 18 dicembre 2013 nr. 4677) in quanto, sostanzialmente, non soddisfano quella sentita necessità di determinatezza In materia ambientale non vi è l analoga disposizione normativa prevista in materia di sicurezza sul lavoro anche se è indubbio che un sistema di gestione ambientale è sicuramente uno strumento operativo finalizzato a gestire i rischi dell impresa che impone, quindi, la verifica continua di se stesso, con l obiettivo di tenere sotto controllo la sua idoneità nel corso del tempo (vedasi, in tal senso, i suggerimenti contenuti nella dispensa n.11/2018 a cura dell Area energia e ambiente di Assolombarda) 9

10 6. CONCLUSIONI I modelli non devono essere solo adottati ma efficacemente attuati rappresentando, così, l espressione di amministratori virtuosi che credono nell utilità del modello al di là del dato patologico del processo penale L efficace attuazione di un modello organizzativo è destinata ad esercitare un ruolo di rilievo sul terreno dell azione complessiva dei meccanismi di compliance con i seguenti vantaggi: 1. diminuzione del rischio di commissione di reati e diminuzione del rischio di provvedimenti cautelari reali (o confisca) o che incidono comunque sull operatività dell impresa 2. corrispondente diminuzione del rischio reputazionale e sanzionatorio 3. salvaguardia dei principi etici e dei principi di sostenibilità 4. possibilità di un migliore rapporto con gli Enti pubblici 5. diffusione della cultura della legalità 10

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