ESEMPI DI ARCHITETTURA

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1 ESEMPI DI ARCHITETTURA 30

2 Direttore Olimpia Niglio Kyoto University, Japan Comitato scientifico Taisuke Kuroda Kanto Gakuin University, Yokohama, Japan Rubén Hernández Molina Universidad Nacional, Bogotá, Colombia Alberto Parducci Università degli Studi di Perugia Pastor Alfonso Sánchez Cruz Universidad Autónoma Benito Juárez de Oaxaca, México Enzo Siviero Univeristà Iuav di Venezia Alberto Sposito Università degli Studi di Palermo Karin Templin University of Cambridge, UK Comitato di redazione Giuseppe De Giovanni Università degli Studi di Palermo Marzia Marandola Sapienza Università di Roma Mabel Matamoros Tuma Instituto Superior Politécnico José A. Echeverría, La Habana, Cuba Alessio Pipinato Università degli Studi di Padova Bruno Pelucca Università degli Studi di Firenze Chiara Visentin Universita degli Studi di Pisa, Campus di Lucca

3 ESEMPI DI ARCHITETTURA La collana editoriale Esempi di Architettura nasce per divulgare pubblicazioni scientifiche edite dal mondo universitario e dai centri di ricerca, che focalizzino l attenzione sulla lettura critica dei proget - ti. Si vuole così creare un luogo per un dibattito culturale su argomenti interdisciplinari con la finalità di approfondire tematiche attinenti a differenti ambiti di studio che vadano dalla storia, al restauro, alla progettazione architettonica e strutturale, all analisi tecnologica, al paesaggio e alla città. Le finalità scientifiche e culturali del progetto EDA trovano le ragioni nel pensiero di Werner Heisenberg Premio Nobel per la Fisica nel È probabilmente vero, in linea di massima, che nella storia del pensiero umano gli sviluppi più fruttuosi si verificano spesso nei punti d interferenza tra diverse linee di pensiero. Queste linee possono avere le loro radici in parti assolutamente diverse della cultura umana, in diversi tempi ed in ambienti culturali diversi o di diverse tradizioni religiose; perciò, se esse veramente si incontrano, cioè, se vengono a trovarsi in rapporti sufficientemente stretti da dare origine ad un effettiva interazione, si può allora sperare che possano seguire nuovi ed interessanti sviluppi.

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5 Francesco Taormina IL VIAGGIO DELLE PIETRE una visita in Israele e l architettura dei vuoti

6 Tutte le immagini provengono dallo studio di Francesco Taormina e sono state elaborate da Alessandro Ciaccio, pp. 89, 90, 105 Andrea Viviani, p. 97 Silvia Pirrera, p. 98. A eccezione delle foto di Alessandro Ciaccio, p. 85 Salvatore Le Moli Ayala, p. 94. Il documento di p. 103 è conservato presso l Archivio di Stato di Palermo. Copyright MMXIV ARACNE editrice int.le S.r.l. www. aracneeditrice.it info@aracneeditrice.it via Quarto Negroni, Ariccia (RM) ISBN I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell Editore. I edizione: dicembre 2014

7 indice Questo viaggio nelle pietre 12 Luigi Ramazzotti Una luna tagliata i n verticale 19 uno 21 due 33 tre 45 quattro 57 cinque 61 sei 71 Progettare per vuoti , un documento 102 regesto delle opere 106 il viaggio delle pietre 7

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9 il viaggio delle pietre

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11 Il volume raccoglie l esperienza di un viaggio, compiuto nell ottobre del 2013 per tenere alcune conferenze in Israele, su invito dell Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv, con la collaborazione della sezione distaccata di Haifa, del Centro di Restauro Città di Roma di Akko e dell architetto David Cassuto, professore presso l Università di Ariel. Le conferenze e la mostra che le ha accompagnate hanno avuto l Alto Patrocinio del Presidente della Repubblica Italiana. L autore è grato agli artefici dell iniziativa, i cui nomi sono riportati tutti nel resoconto del viaggio, e alla loro eccezionale disponibilità, che gli ha permesso di compiere un percorso straordinario di conoscenza di luoghi e cose, abitando temporaneamente una dualità, l opposizione conflittuale che Israele vive e che è metaforicamente rappresentata dalla luna tagliata in verticale con la quale si apre il viaggio, casualmente. È anche grato a Rosamaria Patti, per la sua attenta rilettura dei testi, a Nicolò Bucaria per le preziose informazioni storiche; a Luigi Ramazzotti per aver colto, nel suo saggio di presentazione, aspetti ai quali chi scrive difficilmente pensa, per pudore o forse perché preso da quello stato di feconda ansia che attanaglia gli architetti progettisti e che solo altri progettisti riescono a cogliere, in profondità, per un non troppo strano destino di giochi incrociati. Dario Burgaretta ha gentilmente consentito di pubblicare in anteprima la traduzione di un raro documento siciliano in giudeo-arabo, al quale si devono sotterranee sollecitazioni progettuali. Il libro è dedicato a Maria Gabriella. Francesco Taormina il viaggio delle pietre 11

12 questo viaggio nelle pietre /Luigi Ramazzotti

13 Un uomo, un paese e l inquietudine dell architettura. Nel segno di una luna tagliata, fugace immagine di un inizio, si apre questo viaggio brevissimo nel tempo, ma dilatato nei percorsi interiori. La fisicità delle cose si intreccia con la ridondanza dei pensieri, che su quelle cose dispongono altrettanti piani ordinati e indipendenti. Le cose si danno nella coscienza del viaggiatore, nella casualità di un imbattersi che stimola domande, generate dal presente ma insieme suggerite da un vissuto anteriore. Un continuo interrogarsi, sempre più incalzante con il procedere della narrazione, che mette in gioco l uomo, ma prima ancora l architetto, entrambi ombre separate di un unico sguardo. Nel procedere della lettura emerge un immagine letteraria, il viaggiatore dallo sguardo divergente, l arciere da un occhio e mezzo di Livsic Benedikt, che solo con mezzo occhio osserva ciò che avviene nei tragitti del quotidiano, mentre dedica il resto delle proprie energie all attività più urgente e continuamente richiamata: quella del progettista. Così un tessuto ordinato di sequenze temporali e di stratificazioni spaziali si unisce alle voci di dentro, suscitando quesiti, esigendo verifiche, ricercando il rinnovarsi del senso delle cose, quando la realtà che inseguiamo non è più quella che si vede. Continuamente oscillante tra il diario di viaggio, nella sua fedele registrazione di eventi e personaggi, e un genere letterario che descrive gli aspetti storici e culturali dei luoghi visitati, lo scritto segue un filo narrativo che scruta i dubbi dell uomo, che qui rivela tutta l inesausta passione di chi ha fatto dell architettura un mestiere e, con deci- il viaggio delle pietre 13

14 14 questo viaggio nelle pietre sione, mette in discussione se stesso, le provvisorie certezze e il lavoro già svolto, alla ricerca di eventuali conferme: che non sono scontate, mai. Le compilazioni descrittive prendono spunto dalla rifigurazione di un tempo soggettivo, dalla particolare condizione dell io narrante. Il racconto che ne discende dà risalto al parallelismo e al contrasto tra il tempo vissuto in una breve sequenza di giorni e il tempo del mondo, che qui si affaccia nelle varianti immaginative del ricordo. Non deve stupire allora la compresenza di innumerevoli registri linguistici. La cronaca minuziosa di un itinerario e degli incontri (aeroporto, volo, figure, personaggi, occasioni di un vissuto quotidiano) si alterna con la scrittura che rammemora, evocando la storia che ai luoghi è intrecciata. Infine il linguaggio si fa più denso, specialistico, chiudendosi nel breve saggio finale sull architettura dei vuoti, che di questo viaggio è la conclusione ma anche l antefatto, il pretesto narrativo. Non a caso lo scritto è ritmato in sette brevi capitoli, ordinati in una sequenza elencale: Uno, Due, Tre mentre l ultimo, a conclusione di questo viaggio nelle pietre, è l unico ad avere un titolo: progettare per vuoti. E qui la scrittura torna a essere quella dell autore che conosco, puntuale e pertinente al contesto disciplinare della composizione. La passione per l architettura, ovvero il testo della conferenza (scritto presumibilmente prima del viaggio in Israele), è del resto il filo conduttore di tutto l impianto discorsivo. L architettura che ri-

15 introduzione 15 compone le trame del vissuto, che restituisce in un ordine armonico i legami con le preesistenze, che riannoda i fili che la storia ha scomposto. Il capitolo Uno ci immerge rapidamente nell occasione oggetto, nel pretesto di montaliana memoria dal quale la narrazione ha inizio. Ma insieme ci informa sulle circostanze che quel viaggio hanno reso possibile. La scrittura è misurata, volutamente trattenuta, mentre rinuncia all improbabile piacere del testo, considerato superfluo. I personaggi che danno il sale a questa vicenda (David Cassuto, Maurizio Dessalvi, Carmela Callea), l antefatto costituito dal progetto con il quale Francesco Taormina vince il Concorso per la sistemazione del Porto Piccolo di Siracusa, l occasione generata dal ritrovamento delle lapidi, la sequenza degli intermezzi e degli sguardi che ritmano il volo e l arrivo, la descrizione dei luoghi nello stupore del loro primo apparire, le associazioni ricorrenti che ordinano le emozioni all interno di una personale griglia concettuale tutto questo ci viene descritto con fedele aderenza alla cronaca, come il leale resoconto di un vissuto quotidiano, mentre la scrittura si mantiene aderente al genere letterario del diario di viaggio. Dal capitolo Due, e per i restanti cinque, la narrazione si allontana dall occasione oggetto e si caratterizza per le incursioni frequenti nelle domande, nei pensieri, nei dubbi che appartengono al tempo interiore dell autore; un tempo che si dilata nelle numerose referenze incrociate del suo essere architetto e progettista. La ricapitolazione critica di una breve esperienza in Israele ci presenta allora in tutta la

16 16 questo viaggio nelle pietre sua intensità ciò che il quotidiano ha proposto in maniera piana, scontata, forse banale. Il tempo lineare del vissuto si frantuma nei mille intermezzi della digressione, una tecnica di lavoro, un procedere per la via più lunga interrogandosi, sempre, sul senso e sulle ragioni del fare architettura. La partecipazione interessata e curiosa, che accompagna questo secondo viaggio parallelo e virtuale congiunto al primo, si risolve in un ricco formulario di questioni ancora aperte: le ragioni insediative dei nuclei abitativi, lungo la strada Akko-Tel Aviv, che appaiono «espressione di una capacità di adattamento ai luoghi ottenuto per accostamento tra elementi diversi, non programmati, non codificati»; il carattere del quartiere Bauhaus di Tel Aviv, dove si coglie la banalizzazione del Movimento Moderno perché qui il linguaggio è ridotto a stilemi e tutto diviene «molto formalistico, privo di una vera capacità di comunicare, dovuta anche alla relativa indifferenza della posizione degli edifici rispetto alle strade»; la Gerusalemme moderna dove si scopre una città «molto più italiana di quel che vorrebbe sembrare», dove si coglie il riflesso di un eclettismo diffuso, dove affiorano interessanti riflessioni sui limiti della città, sugli strumenti di controllo della morfologia urbana, sul rapporto tra espressività della forma architettonica e architettura della città Un crescendo di notazioni, riflessioni, giudizi attualizzano i luoghi e la storia nella coscienza dell autore, i cui occhi tentano ora di vedere di là dal velo emotivo che le occorrenze e gli accadimenti ci propongono. A lato dello scritto, in veste ancillare ma certamente non su-

17 introduzione 17 bordinata, alcuni rapidi schizzi completano con efficacia quanto le parole non dicono. Si tratta di una scrittura parallela, affidata alla notazione grafica, che comunica in assoluta autonomia e che va letta insieme al, ma anche in misura indipendente dal testo. Quest accelerazione dialettica si accompagna a una misurata densificazione della scrittura che trova il suo culmine nell ultimo capitolo dove, non a caso, si perde l anonimato dell elencazione numerica, per lasciare spazio a un tema e un nome: progettare per vuoti. Come in un gioco di specchi, dove le immagini rimbalzano, si allontanano e poi ritornano alla fonte, la narrazione s incardina sul problema del vuoto. È questo il filo rosso di un procedimento che sostiene la vocazione operativa del progettista, ma rende anche curioso il viaggiatore che gli è accanto. Entrambi posseduti da una stessa domanda, incentrata sulla natura di ciò che è duraturo e trasmissibile nel fare architettura. La scrittura rientra allora nel canone disciplinare, si fa seria e pertinente poiché, nel gioco linguistico al quale apparteniamo, è lo stesso pensiero che insorge, e prende la forma di un ragionamento compiuto. Allora non è più soltanto il viaggiatore che scrive, ma l architetto che deve rendere conto delle sue scelte. E insieme con lui l uomo, che di fronte alla sovraccarica realtà di quelle lapidi, di fronte al loro urlo muto che ci avverte di un antica presenza nell isola di Ortigia, le dispone con una pietas che non appartiene solo al gesto, ma è figlia di una più faticosa e paziente ricerca che dichiara, in fondo, l amore per il proprio mestiere.