13 maggio INTERVENTO di Franca Manoukian lavori di gruppo guidati da Cinzia Melograno e Monica Pedroni e successiva riunione plenaria.

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1 (Progetofinanziatoesostenutodal iniziativacomunitariaequal dagiugno202adicembre204) 13 maggio 2004 INTERVENTO di Franca Manoukian lavori di gruppo guidati da Cinzia Melograno e Monica Pedroni e successiva riunione plenaria sul tema: Cooperative, associazioni e fondazioni IN RETE: orientamenti e pratiche possibili - 1 parte - COMITATO GENERALE MACRAME 10 INCONTRO 1

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3 Cooperative, associazioni e fondazioni IN RETE: orientamenti e pratiche possibili Lavori di gruppo e dibattito successivo LOREDANA ALDEGHERI (Direttrice generale del progetto) Come avete visto dalle note che vi sono state mandate, curate da Franca Manoukian, che oggi introdurrà il Comitato, in questi ultimi due incontri proseguiranno i lavori di gruppo, iniziati nel 9 Comitato Generale Macramé. Ci verrà dato un aiuto metodologico da parte di Cinzia Melograno di Mag 6 e di Monica Pedroni, sempre collegata a Mag 6, che hanno una sapienza nella conduzione dei gruppi, una metodologia e una pedagogia che sappiamo essere importante per tirare fuori al meglio le cose che abbiamo dentro e che a volte faticano ad uscire. Insieme a loro, aiuteranno la conduzione dei due gruppi, Antonio Tesini e Maria Rosa Birtele, che possiedono una lunga esperienza cooperativa. Do ora la parola a Franca Manoukian che introduce la giornata di oggi. FRANCA MANOUKIAN (Studio APS) Volevo ricordare a tutti che oggi ci ritroviamo per una riunione di passaggio dei Comitati Generali Macramè, perché negli incontri fatti fino ad ora, lo sforzo era stato quello di prendere in considerazione in modo particolare alcune questioni cruciali, relative alla costruzione di reti sociali significative. Lo schema, che era stato scelto per questi incontri, era quello di avere in una prima fase un esperto esterno che forniva degli spunti per la riflessione e successivamente le persone che partecipavano erano chiamate a confrontarsi in gruppo, a ripensare ed a esplorare meglio questi contenuti, anche arricchendoli attraverso il confronto e lo scambio. Il progetto Macramè si sta avviando ora alla conclusione e una delle questioni critiche è la possibilità che le acquisizioni che ci sono 3

4 state all interno del percorso diventino pane e vita quotidiana nelle realtà in cui lavorate, ma anche negli enti, associazioni e onlus che hanno fatto parte di questo percorso. La preoccupazione di questi ultimi incontri è di dare radicamento, consistenza e maggiore possibilità di appropriazione da parte di tutti coloro che hanno partecipato, per poterne essere sempre più attori, fautori, promotori e diffusori anche nel proprio contesto operativo. Quindi, abbiamo pensato di dedicare questi ultimi incontri al lavoro di gruppo, grazie all inserimento di Cinzia Melograno e di Monica Pedroni, le quali ci offrirono un importante contributo metodologico, che permetta a questi gruppi di lavorare per raggiungere l obiettivo di radicamento che ci siamo prefissati. Pensiamo che per ciascuno dei due gruppi si possa arrivare, non solo nell incontro di oggi ma anche nei successivi, ad elaborare qualcosa in termini di contenuti, che possono essere utilizzati per la pratica operativa, oltre che essere trasmessi, diffusi o discussi con altri interlocutori nel territorio. Ci si concentrerà quindi sul lavoro di gruppo orientato alla realizzazione di alcuni obiettivi operativi, ma prima vorrei fare una parentesi per spiegare meglio cosa si intende per obiettivi. Quando vengono trattate questioni relative al lavoro di rete, nello spiegare cosa facciamo, abbiamo prima bisogno di capire bene in cosa consiste lo specifico contesto operativo in cui ci muoviamo e poi come deve essere realizzata la rete in tale ambiente. E importante contestualizzare la nostra azione, secondo quella circolarità che abbiamo esplorato in questi incontri, tra ricerca, conoscenza e azione, capendo meglio come siamo collocati nel contesto, che cosa sta succedendo intorno a noi, che cosa sta avvenendo all interno della nostra cooperativa e che possiamo capire meglio come costruire una rete anche attraverso delle azioni. 4

5 Nel titolo infatti è stato scritto: orientamenti e pratiche possibili, perché per individuare le pratiche abbiamo bisogno di rivisitare gli orientamenti. Per contestualizzare meglio abbiamo pensato, come l altra volta, di riattivare i due gruppi, uno sul lavoro di cura e l altro sulla produzione di beni. Una questione critica per le imprese sociali che si occupano di lavori di cura è la competizione, la concorrenza. Sono sempre più frequenti le gare di appalto o le situazioni in cui degli enti finanziatori mettono dei bandi sul mercato affinché diverse entità sociali concorrano, per poi scegliere chi andrà a realizzare il servizio. Poteva quindi essere interessante che dei gruppi costruissero tra loro reti, andando a mettere a fuoco degli elementi considerati cardini ed irrinunciabili alla realizzazione di un attività qualitativamente congruente coi servizi che si realizzano. Ciò significa che se ciascuna cooperativa si trova da sola a dover rispondere al bando dell ente pubblico, si trova molto stretta; da una parte da limiti di tipo finanziario (e quindi subisce il criterio dei costi più bassi), e dall altra parte si trova stretta dall altro vincolo che è quello dell appartenenza ideologica, ovvero l ente pubblico dà in appalto i servizi che intende far realizzare a un privato sociale, profit o non profit, che è quello che è più contiguo all area ideologica vicina all amministrazione pubblica. Nessuna delle due modalità garantisce un adeguata qualità dei servizi nei confronti dei soggetti svantaggiati quali disabili, minori, anziani ecc; e soprattutto non si sviluppano legami e reti sociali: c è uno svilimento dei legami sociali, che sono solo collegati alle dimensioni economicistiche. E interessante che ci siano dei gruppi di cooperatori, che coscienti dei contenuti dei servizi che si devono realizzare, mettano in valore i valori, che vanno salvaguardati nella realizzazione del servizio. In particolare, è molto importante che tra questi valori vi sia una forte attenzione all utente e alle relazioni sociali 5

6 circostanti. Dare dei servizi adeguati in situazioni in cui il singolo è portatore di difficoltà, disabilità, menomazioni e incapacità di interagire, significa anche tener presente il contesto famigliare e di vita di queste persone. Adottare una rappresentazione del destinatario del servizio avulso dal contesto, significa innanzitutto sanitarizzare gli interventi, per cui come succede in ospedale, ad esempio, i singoli pazienti non sono considerati soggetti, vengono chiamati con numero del letto oppure della malattia, per esempio la tal persona è un trauma cranico o un infarto ecc. Quindi se non si vuole seguire la strada sopra descritta, per una buona qualità della vita di tutti, è importante fissare dei paletti e dire che nella realizzazione dei servizi, è fondamentale che si abbia ben presente che i destinatari dei servizi sono gli utenti nei loro contesti di vita e che il sistema entro cui queste persone sono inserite, la famiglia o l ambito di relazione, consenta a queste persone di vivere e di sopravvivere. Secondo elemento importante in quest area è dato dal modo di lavorare: si può cercare di dare valore ad un lavoro che è realizzato non per prestazioni staccate l una dall altra (il coordinatore non sa cosa fa l educatore). E importante che le attività svolte per la realizzazione di questi servizi siano attività interconnesse, cioè che si passi da un lavoro per prestazioni (che è quello normalmente utilizzato, quando ciascuno fa il pezzetto che deve fare), ad un lavoro per processi (che richiede forme di coordinazione e di comunicazione). Questo ha dei risvolti grossissimi, perché significa pretendere che nelle convenzioni sia riconosciuta la funzione di coordinamento tra operatori, che sia riconosciuto del tempo per questa funzione. Cosa significa quindi costruire reti nell area del lavoro di cura?una modalità proposta può essere quella di porre alcuni cardini rispetto al modo di vedere gli utenti; alla modalità di lavoro e al collegamento che queste imprese sociali hanno con il contesto più generale, perché tutti questi servizi hanno senso nella misura in cui operano per l integrazione sociale delle persone in difficoltà, 6

7 contro l esclusione, l emarginazione e contenendo il più possibile tutto quello che tende ad escludere chi è in difficoltà nel contesto di vita abituale. Diventa quindi importante che questi servizi che vengono dati in appalto ai privati non privatizzino l handicap o le varie situazioni in difficoltà, ma che la gestione privatistica che per molti aspetti può garantire maggiore qualità, sia finalizzata allo sviluppo dell integrazione sociale. Nei tre incontri si vorrebbe stendere un insieme di linee guida a cui far riferimento quando si tratta di stipulare delle convenzioni o di partecipare a degli appalti. Per quanto riguarda il gruppo relativo alla produzione di beni, il discorso fatto la volta scorsa riguardava la difficoltà nel trovarsi in un contesto generale, in cui tutti i valori sembrano centrati sulla monetarizzazione, sulla spettacolarizzazione, sulla pubblicizzazione delle caratteristiche dei prodotti. In questa situazione come fa ad inserirsi e svilupparsi la produzione di beni che si rifanno a dei valori non congruenti con i valori dominanti nella società? Sto pensando alla produzione di beni con certe caratteristiche di qualità (per esempio i prodotti biologici), ma anche prodotti industriali che vengono realizzati attraverso sinergie, attraverso attività che sviluppano valore sociale, come quello della cooperazione e che creino e non distruggono società. E importante quindi per fortificare queste aree di produzione, promuovere i prodotti in ambiti sempre più ampi della società. Ma come si riesce a far conoscere questi prodotti? Come si riesce a sviluppare un marketing di questi prodotti, che non può seguire le stesse modalità con cui si fa marketing da parte delle grande aziende industriali? Si devono trovare altre forme. Per questo è fondamentale l ascolto. Il marketing viene spesso collegato all ascolto, ma si tratta di un ascolto che viene messo a punto attraverso degli apparecchi auricolari diversi rispetto a quelli con cui si ascolta normalmente, non si privilegia la quantità ma si cercano delle filiere qualitative, si cercano consumatori attenti, 7

8 che posseggono già delle dissonanze con la cultura dominante; c è tutta una pluralità di iniziative che sono purtroppo sotterranee, non sono così evidenti o immediatamente percepibili. Ecco quindi perché l ascolto diventa un elemento critico, perché come possiamo promuovere i prodotti se non sappiamo chi ci può ascoltare? Dobbiamo recuperare delle modalità di ascolto più sottili, più mirate, più legate a delle iniziative che si sviluppano in altri contesti che noi non conosciamo, ma che vanno nella stessa direzione in cui noi pensiamo di andare. Come riusciamo a sviluppare nei nostri contesti operativi delle attenzioni e ascolti a questi movimenti che già stanno andando contro corrente e che sono orientati verso altri fronti? Come possiamo costruire collegamenti e modalità attraverso cui troviamo delle sintonie? Quindi riflettiamo sull ascolto, in quali spazi, in quali tempi, in quali modalità e con quali proposte. In conclusione dobbiamo pensare a come possiamo farci riconoscere fornitori privilegiati di certi ambiti sociali che vogliono il nostro prodotto, ma che non sanno che noi lo abbiamo a disposizione. Si vorrebbe anche in questo gruppo arrivare a fissare alcune direttrici a cui far riferimento per promuovere e organizzare delle azioni concrete. NOTA: I LAVORI DI GRUPPO NON VENGONO REGISTRATE RIUNIONE PLENARIA Rino Rigodanzo (Comune di Villafranca): Il lavoro qui è molto significativo, ma vi sono molte difficoltà, Luisella Lugoboni (Rete Lilliput): Mi piace molto il lavoro di gruppo, viene dato spazio a tutti per parlare e per costruire qualcosa insieme, ma alla fine abbiamo bisogno anche di concretizzare. 8

9 Antonio Tesini (Coop agricola Cà Magre) Siamo in una fase di discorsi ancora piuttosto generali, la scommessa è quella di riuscire a concretizzare tutto questo in pratiche che possono essere portate in ciascuna realtà. E un peccato che vi sia solo un funzionario pubblico, si dovrebbero portare fuori da qui le istanze che vengono presentate Si deve creare un dialogo con l ente pubblico. Rino Rigodanzo (Comune di Villafranca): In realtà il diritto è molto flessibile, si fa quello che si vuole e si può fare; il diritto è semplicemente uno strumento. Angiolino Pizzini (Coop agricola Ottomarzo): Mi rendo conto che abbiamo una ricchezza che possiamo mettere sul mercato, vi sono numerose esperienze che lavorano con molta qualità. Spesso faccio fatica a condividere i miei pensieri ed emozioni con altri, le medito personalmente, ma questo non serve a niente. Renata Boranga (Associazione A.R.C.A.D.): Questo patrimonio e questa nuova cultura devono essere portati al di fuori da qui perché noi qui dentro siamo tutti d accordo; si deve smuovere qualcosa. Veronica Mazzi (Coop sociale Tangram): Sento che questi momenti sono molto importanti perché consentono una conoscenza e uno scambio. Orazio Menini (Associazione La Nostra Casa): E importante il discorso della relazione tra persone e dell ascolto. Come è possibile tentare di conciliare questa vita frenetica che ci viene proposta e seguire le persone, avere il tempo di ascoltare le persone che fanno fatica ad esprimersi sento sia un contrasto insanabile. 9

10 Loredana Aldegheri (Coop Mag Servizi): Ringrazio Cinzia Melograno e Monica Pedroni perché ci hanno portato una metodologia che ha permesso un maggior scambio; le invito ad essere presenti nei prossimi incontri, cercheremo di intrecciare gli spunti di Franca Manoukian con i lavori gruppo per arrivare a definire delle linee guida che ci possano essere utili nel nostro lavoro. P.S. Seguono allegati C:\Documents and Settings\prog_2\Desktop\Macramè 10.doc 10

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