26 febbraio INTERVENTO di Franca Manoukian lavori di gruppo e successiva riunione plenaria. sul tema:

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1 (Progetofinanziatoesostenutodal iniziativacomunitariaequal dagiugno202adicembre204) 26 febbraio 2004 INTERVENTO di Franca Manoukian lavori di gruppo e successiva riunione plenaria sul tema: Capacità di costruire reti nel fare impresa sociale e nel fare mercato COMITATO GENERALE MACRAME 9 INCONTRO 1

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3 Capacità di costruire reti nel fare impresa sociale e nel fare mercato Lavori di gruppo e dibattito successivo LOREDANA ALDEGHERI (Direttrice generale del progetto) Oggi proponiamo un incontro che si aprirà con l introduzione della dott.ssa F. Manoukian e sarà poi seguito da un lavoro di gruppo, con confronto finale in assemblea plenaria. I temi che proponiamo alla riflessione di oggi riguardano due tematiche che negli ultimi anni sono emerse con vigore nell'esperienza cooperativa : 1. un tema riguarda il lavoro di cura per chi fa assistenza alle persone, dai minori, ai portatori di handicap, agli anziani. Si rifletterà sul lavoro di cura e su quali relazioni si instaurano tra cooperative e tra imprese sociali. C'è una cultura della cooperazione tra imprese o scatta inevitabilmente o inconsciamente una cultura legata più alla competizione? Su questo nodo Franca Manoukian farà una breve riflessione e successivamente verrà proposto un lavoro di gruppo, nel quale attraverso le esperienze cercheremo di elaborare questa relazione. 2. un altro tema molto sentito riguarda il rapporto con il mercato che tipo di relazione abbiamo con l'ambiente e il mercato che ci circonda? E una relazione in cui siamo capaci di proporre qualcosa di nostro oppure subiamo e fatichiamo ad orientarci? Anche su questo tema rifletteremo in gruppo partendo proprio dalle nostre esperienze. Maria Rosa Birtele della Cooperativa Infanzia sarà la conduttrice del gruppo sul lavoro di cura e ad Antonio Tesini della Cooperativa Cà Magre, insieme a Cinzia Melograno di Mag 6, condurranno il gruppo che tratterà la tematica riguardante il mercato. Nei gruppi avranno un ruolo di facilitatori e animatori della discussione. Ci troveremo poi alla fine dei lavori per discutere assieme. FRANCA MANOUKIAN (Studio APS) La questione che affrontiamo riguarda la capacità di costruire reti nel fare impresa sociale e nel fare mercato. 3

4 I due temi che ha indicato Loredana Aldegheri sono molto presenti nell esperienza concreta e sono anche centrali rispetto all evoluzione e al consolidamento della nostra rete. Si tratta di due problemi che riguardano in maniera diversa le cooperative che offrono servizi sociali e quelle che realizzano prodotti, però hanno dei punti di connessione. E siccome stiamo parlando di reti e cerchiamo le connessioni, il discorso che vi proporrò cercherà di mettere in luce più le somiglianze che le differenze. Avremo tempo per riflettere sulle differenze nel lavoro di gruppo. Nei precedenti incontri vi proponevo una mia comunicazione iniziale abbastanza lunga e poi seguiva un dibattito. Questa volta abbiamo pensato di inserire i lavori di gruppo perché l idea è che nel gruppo le persone che partecipano diventano protagoniste, portando le proprie riflessioni ed esperienze. Nella prosecuzione del progetto ci sembrava importante sottolineare questo aspetto di sempre maggiore protagonismo. E poi, affrontando queste tematiche, ci sembra particolarmente importante non teorizzare, ma parlare dell esperienza. Oggi ho pensato di mettere a fuoco quattro parole chiave, molto centrali perché sono legate a delle rappresentazioni che ci guidano nei comportamenti. Le parole chiave sono: 1. MERCATO 2. COMPETIZIONE-CONCORRENZA 3. COOPERARE-COOPERAZIONE 4. IMPRESA SOCIALE. Sono parole molto usate e proprio per questo rimandano a delle rappresentazioni fisse e stereotipate; le parole che noi usiamo frequentemente sono parole che hanno molti significati e possono avere tante sfaccettature; però spesso questa complessità di significati si semplifica e alla fine sono proprio le rappresentazioni stereotipate a guidare i nostri giudizi, le decisioni, le iniziative, i comportamenti operativi e le competizioni che attiviamo con gli altri. MERCATO: l idea più diffusa di mercato è quella legata ad una concezione e rappresentazione utilitaristica, che porta a vedere il mercato come incontro tra domanda e offerta, in un ottica in cui la domanda è superiore all offerta e quindi il compratore fa una scelta del prodotto da comprare, principalmente in funzione del prezzo, premettendo come principio che il compratore sia l homo 4

5 economicus, cioè un essere razionale guidato essenzialmente da ragioni utilitaristiche. Quando un area di mercato è satura se ne cerca un altra. Penso che questa sia una visione della società che tende a non esserci più, perché la società in cui viviamo oggi presenta un altra forma di mercato. Dobbiamo considerare che ci troviamo in una società in cui l offerta è superiore alla domanda, e si tratta di un offerta non di beni, ma di servizi. I servizi richiamano l idea che le scelte nell acquisto non sono solo di ordine razionale, ma sono legate a molti fattori per lo più irrazionali, che attengono alla sfera emotiva, che va dalla paura al desiderio di appartenenza, al desiderio di sicurezza e di appartenere a qualcosa. Ci troviamo in un mercato sempre più dinamico, il mercato è qualcosa che si crea e che si costruisce, è un area a cui i produttori si rivolgono, in gran parte costruendola perché si costruisce o si orienta la domanda di servizi. Si sono aperte queste visioni più ampie di mercato e anche per le aziende piccolissime il mercato può essere un mercato globale. Paradossalmente questa grande potenzialità del mercato ha dei limiti intrinseci, perché man mano che cresce la possibilità di sviluppare la vendita di prodotti e servizi, si apre la domanda della sostenibilità dello sviluppo e quindi quanto questo mercato può essere continuamente accresciuto. Volevo aprire alla discussione le seguenti questioni: 1. i limiti e le potenzialità del mercato; 2. se l agire nel mercato non è razionale, allora come leggiamo i fenomeni razionali e irrazionali che guidano i comportamenti degli attori nel mercato? Se i comportamenti sono razionali è facile comprenderli, ma se i comportamenti sono irrazionali, come leggiamo questi fenomeni? 3. ci sono delle analogie e disfunzioni tra imprese che producono beni e imprese che producono servizi, in questo caso gli utilizzatori di questi servizi come scelgono le iniziative? COMPETIZIONE-CONCORRENZA: nel sentire comune si associa competizione a concorrenza, e concorrenza significa gara. In realtà sono parole che hanno un significato diverso: competizione come concorrenza sono parole la cui etimologia esprime l andare insieme verso un obiettivo comune. Normalmente invece si associano alla parola gara, un termine che sembra derivi dalla parola araba incursione. Al contrario le parole competizione e concorrenza mettono in luce il fatto di andare insieme verso qualcosa, anche cercando di trovare una forma di collaborazione o commistione per raggiungere il punto verso il quale si vuole andare. 5

6 C è un teorema che si chiama il Dilemma Del Prigioniero, che mostra come guadagnando meno si può sopravvivere tutti e due, mentre cercando il massimo guadagno si distrugge l altro e si distrugge anche se stessi. Nella società in cui viviamo che è così carica di complessità e ha dei vincoli strutturali consistenti che diventano sempre più visibili (pensa alle questioni dell inquinamento, dell occupazione e dell impiego) la vittoria di qualcuno (per esempio l accaparrarsi da parte di qualcuno della gara o dell appalto) rischia di essere distruttiva di legami sociali; ma oggi possiamo ancora permetterci di distruggere i legami sociali? Possiamo essere certi che l avere grande vantaggio da parte di qualcuno sia sempre un fatto positivo?se le cose vanno male per tutti, vanno male anche per colui per cui le cose apparentemente vanno bene. Il fatto, per esempio, che in un gara di appalto si giochi sulla concorrenza che punta al ribasso dei prezzi, è qualcosa che effettivamente porta dei vantaggi positivi anche a chi abbassando i prezzi ottiene la vittoria della gara? Nel caso dei servizi rivolti agli anziani, ad esempio, il fatto di abbassare i prezzi vuol dire abbassare la qualità dei servizi e soprattutto permettere anche agli amministratori di credere che qualcosa si può sempre comprimere. Questo significa abbassare la qualità della vita collettiva, anche degli stessi anziani a cui è rivolto il servizio, in quanto vengono considerati meno degni di avere una certa qualità del servizio. COOPERARE-COOPERAZIONE: cooperare significa operare con altri per raggiungere un obiettivo comune, sostenersi a vicenda mutuamente. Questa cooperazione e mutualità permette di sviluppare e mantenere collegamenti e legami sociali in maniera sempre più significativa. Cooperare non vuol dire andare d accordo oppure mettersi d accordo ad esempio alcuni Comuni dicono che non possono non dare l appalto alle loro cooperative, ma se le cooperative continuano ad offrire dei servizi di basso livello, perché si deve allora sostenere questa abitudine? In questo modo non andiamo a costruire dei legami sociali, ma a indebolirli e a destabilizzarli; è importante che sia nelle aree profit sia non profit ci sia un attenzione a costruire i legami. IMPRESA SOCIALE: al giorno d oggi anche le imprese profit (piccole e medie aziende) non riescono da sole ad essere forti sul piano innovativo. Come si fa allora a sostenere l innovazione da soli? Tutte le imprese di qualsiasi genere sono sociali, perché hanno un impatto nella società, nel senso che producono ricchezza o la distruggono; l impresa è inoltre intesa come luogo di formazione sociale. 6

7 Nell impresa sono sempre presenti due aspetti: un primo legato alla dinamicità e un secondo legato alla staticità, infatti in francese e in italiano la parola impresa è legata ai termini intraprendere, imprendere, apprendere; si tratta di un aspetto legato al movimento, alla dinamicità. In tedesco e in inglese invece impresa si dice firm, che significa fermo e stabile. Non c è impresa se non c è innovazione, rischio e spirito di avventura e questo è vero anche per le imprese sociali, ma allo stesso tempo l impresa non esiste se non c è consolidamento, permanenza e stabilità. Queste dimensioni sono quelle con cui ogni impresa si rapporta con il contesto più ampio in cui è collegata; ma come si pone l impresa in questo contesto? L impresa rischia nel cercare nuove interazioni e nuove collocazioni? Ora si farà un lavoro di gruppo, si discuterà sugli interrogativi proposti, il primo tema riguarda il lavoro di cura: come le imprese sociali si comportano nei confronti delle gare di appalto che rappresentano spesso un vincolo e un limite; il secondo tema riguarda il rapporto con il mercato, come le cooperative sociali riescono a costruirsi un mercato che non faccia leva solo sulla qualità dei prodotti, ma anche sulla bontà sociale di quello che si produce; attualmente si parla di certificazione sociale per le grandi imprese profit, ma chi è depositario di questi valori come può presentarli e farli valere nel mercato? LAVORO DI GRUPPO SULLE SEGUENTI TEMATICHE: 1. LAVORI DI CURA: COMPETERE O COOPERARE TRA IMPRESE SOCIALI DEL TERRITORIO? 2. SIAMO ORIENTATI AL MERCATO O ORIENTATI DAL MERCATO NEL QUOTIDIANO DELLE NOSTRE IMPRESE SOCIALI? 7

8 RIUNIONE PLENARIA FINALE MARIA ROSA BIRTELE (Cooperativa Sociale L Infanzia) conduttrice del primo gruppo: Siamo partiti col raccontare alcune esperienze di collaborazione tra imprese sociali: una prima esperienza riguarda un associazione che in seguito a difficoltà (conseguenti a tagli economici dell U.L.S.S. di riferimento) si è incontrata con altre cooperative e associazioni ed insieme hanno affrontato la problematica, creando una rete che si è rivelata importante per superare questo momento di difficoltà. Un altra esperienza ha visto due cooperative coinvolte nella stessa gara di appalto; si è tentata una forma di collaborazione ma si sono verificate delle difficoltà nel tenere distinte e compartecipi le due cooperative; quindi si è scelto di lasciare alla cooperativa presente sul territorio la possibilità di partecipare alla gara di appalto e acquisire il servizio. Una cooperativa ha fatto un passo indietro. E stato un passaggio un po difficoltoso, ma si sono pensate altre forme diverse di collaborazione tra le due cooperative da attuarsi nel futuro. Nel rapporto con l amministrazione pubblica una cooperativa ha portato la sua esperienza dicendo che quando si entra in una relazione di dialogo è possibile anche avere dei riscontri più positivi. E emerso con forza la necessità di essere radicati nel territorio, perché permette alle associazioni e cooperative di portare avanti con migliori risultati il loro lavoro. Lavoro di cura e territorio sono due parole che si legano e si intrecciano nell azione quotidiana del lavoro Nel nostro gruppo vi era la presenza di un dirigente comunale e abbiamo parlato del grosso dilemma delle gare di appalto che stritola le cooperative e le costringe ad essere esecutrici di servizi che non rispondono sempre a caratteristiche di qualità. E emerso il discorso della sussidiarietà tra Comune e cooperative/associazioni; l ente pubblico non dovrebbe creare questa forte competizione tra imprese sociali ma creare una sussidiarietà tra il Comune stesso e le imprese sociali. Il volontariato è una risorsa, ma si pone la questione di quanto e come il volontariato può intersecarsi con l azione delle imprese sociali. L ente pubblico spesso si sente esentato dall offrire certi servizi perché trova delle realtà di volontariato che offrono proprio quei servizi, che invece dovrebbero essere garantiti dall ente pubblico. E giusto il riconoscimento sia economico che di valore a queste realtà. 8

9 ALFONSO ALFONSI (Centro Servizi Scuola & Famiglia) Mi sento di fare una considerazione come partecipante al primo gruppo: ad un certo punto è emersa una domanda, come fanno le imprese sociali a rendersi competitive rispetto ad altre agenzie più grandi del territorio, quali potrebbero essere le carte che ci possiamo giocare per dimostrare quanto valore hanno i nostri servizi? Si è aperta quindi la questione di come si fa a misurare un servizio vorrei avere il parere della Dott.ssa Manoukian CINZIA MELOGRANO (MAG 6 di Reggio Emilia) conduttrice del secondo gruppo: Nel raccontare l esperienza, ho consigliato a ciascuno di seguire due linee guida: individuare le pratiche creative che hanno permesso di stare nel mercato in maniera originale, e nominare le difficoltà e gli scacchi. Siamo partiti dal racconto di Antonio Tesini che ha raccontato la sua esperienza nel campo dell agricoltura biologica; la pratica che sta seguendo è la vendita diretta, saltando le intermediazioni e creando con i consumatori un rapporto di fiducia; attualmente l 80% della sua produzione viene venduta in questo modo e il restante 20% è entrato nel mercato tradizionale. Gli interventi successivi hanno sviluppato il tema di come, e se, è possibile mettere in comunicazione il mondo non profit con il mondo profit. Alcuni hanno fatto delle riflessioni sul valore del denaro e su come è possibile contaminare il mondo profit con le pratiche del mondo non profit. E stata portata l esperienza di una persona che vive la doppia esperienza di lavorare sia nel mondo profit che nel mondo non profit; qualcuno l ha definita una vita un po schizofrenica divisa tra le ore lavorate in un certo ambiente e il restante tempo libero dedicato al volontariato; è emersa la volontà e la difficoltà quindi di mettere insieme i due piani. Simonetta ci ha raccontato l esperienza della Mag di Verona nell erogare i servizi in cui viene messa in gioco principalmente la relazione. Anche nella Banca di Credito Cooperativo vi è questa doppia valenza, tra l essere orientati al mercato o dal mercato; in particolare gli eventi di questo ultimo periodo hanno spostato completamente la richiesta dell investitore. FRANCA MANOUKIAN (Studio APS) Ho assistito a tratti ai lavori di gruppo e vorrei riportare delle cose interessanti che sono emerse: si è un po ragionato per dicotomie, profit e non profit, ente pubblico e cooperative sociali, sono io che guido o sono guidato da chi dà l appalto, e ancora andiamo a chiedere dei soldi alle aziende profit, che poi sfruttano la manodopera, inquinano l ambiente o licenziano le persone. In queste aree penso sia molto importante non ragionare per dicotomie, perché per muoversi in un contesto sociale è importante avere una visione 9

10 articolata, differenziata, aperta e complicata, altrimenti si trovano delle false strade, e non è detto che siano quelle con cui si riesca realisticamente a lavorare. Ad esempio profit e non profit : molte aziende profit vanno avanti per delle motivazioni non profit, molte piccole e medie aziende non si sono ancora fatte comprare da aziende più grandi, perché vi sono alcuni imprenditori che si sentono la responsabilità di molte famiglie. E importante non fare delle separazioni dicotomiche, anche tra pubblico e privato. Ad esempio quanto viene ancora fatto dagli enti religiosi, è sempre un centro di potere grosso in campo socio-assistenziale; il modello della beneficenza è sempre presente in questi modelli. La beneficenza è fatta in funzione del benefattore per porre rimedio a dei mali che ci sono nel mondo. Nell evoluzione degli ultimi decenni o secoli si è pensato che per costruire una società più simmetrica non basta occuparsi di chi sta male, ma è importante ridurre le disuguaglianze e quindi garantire dei diritti a tutti; se c è qualcuno che sta male, non si deve pensare che c è qualcuno buono che si occupa di lui, ma è importante garantire a tutti la possibilità di partecipare in maniera adeguata alla convivenza sociale. Queste tematiche sono essenziali anche per aiutare profit e non profit a capire che del disagio non se ne occupa solo qualcuno perché ne ha voglia, ma è un dovere civico di tutti noi cittadini, quindi per costruire una società più civile è importante garantire questa distribuzione di opportunità. Si pensava però che fosse solo lo stato ad avere questa funzione di regolazione, attraverso il famoso welfare state, lo stato sociale, ma pian piano si è andato scoprendo che lo stato e la società civile insieme si dovranno occupare di questa regolazione. E da una cooperazione tra amministrazioni degli enti locali e attori sul territorio che nascono delle possibilità di maggiore attenzione ad una redistribuzione delle opportunità, quindi lo stato non è il solo garante. Il territorio diventa importante perché è il luogo in cui queste negoziazioni si possono esplicitare. A livello locale, le articolazioni periferiche dello stato diventano interlocutori che possono avere delle simmetrie con gli attori sociali del territorio. Si può costruire quindi un attenzione reciproca e accomunante a garantire i diritti anche alle persone che hanno delle difficoltà a trovarli garantiti automaticamente. Si è discusso anche sull andare a cercare i soldi, un conto è cercarli per beneficenza, un conto è cercare i soldi chiedendo l elemosina, un altro conto è 10

11 dire che ci troviamo in una situazione in cui a ciascuno di noi è chiesto di dare qualcosa. Ad esempio nei paesi scandinavi si stanno facendo delle sperimentazioni che portano a considerare il servizio militare e civile una specie di patrimonio civico che viene messo a disposizione per sopperire a delle difficoltà che hanno certe aree della società. Non si va a chiedere di dare qualcosa per liberalità. Se si chiede in modo diverso rispetto a quando si domanda l elemosina, si è in una posizione più simmetrica, anzi in un certo senso si fa capire all interlocutore un qualcosa che da solo non riuscirebbe a capire. Vi porto un esempio quando lavoravo con gli operatori dell inserimento lavorativo, avevano sempre il problema che non riuscivano a trovare realtà che volevano inserire soggetti svantaggiati, ma il discorso è un altro cioè abbiamo delle persone che hanno difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro e quindi dobbiamo trovare la possibilità di inserirle e ognuno deve fare la sua parte. A ciascuno conviene fare il proprio pezzo, perché tutte le nostre famiglie abbiano la possibilità di vivere in una società più umana, fatta di persone che si occupano di altre persone in difficoltà. Mi soffermo su queste cose perché quando si parla di fund raising dobbiamo mettere in campo queste cose, il valore simbolico della proposta che facciamo. Non dividere profit e non profit ci consente di interagire con le aree della società profit e non profit che hanno una certa risonanza con questi valori. Io penso che cercare di mettere in pratica certi valori sia essenziale alla realizzazione del mio lavoro, nel momento in cui non riuscissi a fare questo non riuscirei più a lavorare ma come ci si arriva? E una ricerca sempre aperta e sempre incerta: mettere insieme le dimensioni lucrative, aver bisogno di guadagnare anche per il superfluo, farci del bene e star bene è importante; come si mette insieme questo con l affermazione di certi valori? E tutta una questione di ricerca, dobbiamo cercare sul piano elaborativo, cercare di capire che cosa di quello faccio si incrocia con i valori e come lo si può poi indirizzare nel senso di accrescere quel valore.. Io stessa ho la responsabilità delle mia società, lo studio APS di Milano, e devo fare in modo che si sostenga economicamente, ma cerco di realizzare delle attività formative che corrispondano alla società che io cerco di costruire. Non vado a fare formazione laddove mi si chiede di dire alle persone cose che non si avvereranno mai; è capitato un caso in cui avrei dovuto parlare al personale di un azienda di un nuovo piano di riorganizzazione economica che si sarebbe dovuto realizzare il percorso è stato pensato da un consulente esterno che non ha assolutamente coinvolto il personale interno dell azienda se mi viene fatta una proposta di questo tipo io cerco di presentare le mie 11

12 motivazioni e perplessità, spiegando che la riorganizzazione non si realizzerà attraverso la modalità che mi è stata proposta Ma come è possibile tenere insieme l impegno forte a portare a casa il denaro necessario e l affermazione di certi valori importanti? Non è facile perché non posso perdere il cliente, è sempre una scommessa, si deve trovare il modo giusto per trasmettere quello che si vuole dare si devono trovare delle sintesi creative. Renderci competitivi per dimostrare un valore è come farci riconoscere la specificità, che è legata a un modo di fare le cose, su cui è importante trovare la corrispondenza dell interlocutore. In questo caso la funzione dell ente pubblico deve essere propositiva e non solo distributiva. Nel lavoro di gruppo si diceva che vi sono delle cooperative che lavorano bene (che bisogna premiare) e altre meno; secondo me lavorano bene le cooperative che stanno cercando di rinnovarsi, per esempio nell area dell handicap o minori è importante che i servizi che vengono dati in convenzione, le cooperative si devono prendere cura delle famiglie, perché per chi sta male le famiglie sono importanti, in quanto sono in contatto con tutto il contesto locale e diffondono una cultura dei servizi. Ci dobbiamo porre al di fuori dall ottica di fare del bene e cercare di costruire delle reti e dei legami sociali; in questo senso penso che l ente pubblico possa avere una funzione propulsiva ad esempio nel sostenere dei progetti che abbiano questa attenzione alle famiglie. ALFONSO ALFONSI (Centro Servizi Scuola & Famiglia) Vorrei portare la mia esperienza, penso sia importante attivare il pensiero all interno delle cooperative sull organizzazione e sulla gestione del gruppo; vengo da una riorganizzazione recente della mia cooperativa e si è visto che lavorando su questo aspetto si andava poi a giocare un ruolo forte con gli interlocutori. RENATA BORANGA (Associazione A.R.C.A.D) Il nostro dare con generosità ci rende ricchi, il guadagno è certo sia sul piano interiore ma anche nella credibilità e nei legami sociali. FRANCA MANOUKIAN (Studio APS) Io aggiungerei un dare intelligente, un dare finalizzato non un dare per dare perché consuma; in questo caso sai che quello che dai viene appreso; il 12

13 rischio è che quello che dai vada sprecato e ci si consuma perché non si ha un ritorno. ALFONSO ALFONSI (Centro Servizi Scuola & Famiglia) Intelligenza significa anche saper fare delle distinzioni, e dare intelligente per me significa quando si distingue il fatto di dare per un bisogno personale e quando distinguo il dare per un bisogno funzionale a qualcosa di esterno. CINZIA MELOGRANO (Mag 6 di Reggio Emilia) Io penso sempre ad una reciprocità, non al fatto di stare in una logica di compromesso, e anche nella capacità di scegliere i contesti dove giocare e inserirsi. Penso che nel caso di Francesca, che ci ha raccontato nel gruppo - di essere andata a presentare un progetto formativo sulla finanza etica ad un professore della facoltà di Economia di Verona, che si è rivelato molto lontano dalle tematiche che lei proponeva, vi sia stato uno spreco di energie. In quel caso mettersi in gioco non è servito. E importante capire quando è il caso di mettersi in gioco e quando è il caso di non giocarsi, perché ha senso fare dell altro. La scelta è anche capire dove spendersi. FRANCA MANOUKIAN (Studio APS) Nelle situazioni in cui ho trovato delle chiusure mi è servito dirmi che non sono stata capace di aprire inventivamente qualche altra strada FRANCESCA FELTRIN (Mag Verona) Ci sono sicuramente degli ambienti inavvicinabili che portano via un sacco di energie, ma non lo sai a priori. Quindi a mio parere vale la pena comunque cercare il confronto con l esterno mantenendo la propria coerenza. FRANCA MANOUKIAN (Studio APS) Per me la situazione della signoria è importante, il farsi delle domande, comprendere che non si è riusciti a capire qual era l appiglio o la strada da seguire Se si riesce a mantenere nel tempo il modo di porsi, questo è molto arricchente, ci si costruisce un immagine, e si viene cercati perché si ha mantenuto una linea e dei valori. Questa è una cosa che dà un risultato di ritorno. C:\Documents and Settings\prog_2\Desktop\Macramè 9.doc 13

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