SAPIENZA Università di Roma Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali. Master in La scienza nella pratica giornalistica A.A.

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1 Master in La scienza nella pratica giornalistica SAPIENZA Università di Roma Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali Master in La scienza nella pratica giornalistica A.A. 2014/2015 Celiachia: com'è cambiata la comunicazione sul tema negli ultimi vent'anni Masterizzando Francesca Buoninconti Docente guida Dr.ssa Paola Roli Direttore Prof. Isabella Saggio Pag. 1

2 Francesca Buoninconti Indice Introduzione.3 Cos è la celiachia.6 Le fonti ufficiali. 15 Il mezzo stampa: i maggiori quotidiani nazionali..24 La moda della dieta gluten free...40 I food blog..49 Il mercato del gluten free Intervista all esperto...78 Conclusioni. 83 Sitografia Bibliografia. 90 Pag 2

3 Master in La scienza nella pratica giornalistica Introduzione La celiachia è una malattia genetica che ha un incidenza sempre maggiore (oggi è presente nell 1% della popolazione mondiale) e la cui unica terapia è attenersi a una dieta senza glutine, vita natural durante. Ma i celiaci non sono gli unici a seguire un alimentazione gluten free : molti altri, sani, lo fanno per moda, per dimagrire o perché si dichiarano sensibili al glutine. Mi interessava perciò analizzare quanto e come si parla, e si è parlato, della malattia e del particolare regime dietetico, per capire come una terapia specifica sia diventata una moda alimentare che negli ultimi anni sta incidendo anche sul mercato. Pertanto lo scopo di questa tesi è quello di analizzare come si è evoluta la comunicazione sulla celiachia negli ultimi vent anni: dal 1995 al Quest arco temporale è stato scelto perché copre i dieci anni precedenti e i dieci successivi all emanazione della Legge 123 del 4 luglio 2005: per l Italia essa costituisce un vero e proprio spartiacque, poiché ha riconosciuto la celiachia come malattia sociale. Visto il limitato spazio concesso, l analisi qui presentata non può essere esaustiva: non comprende, ad esempio, tutti i mezzi di comunicazione, ma ne presenta solo una selezione, escludendo a priori l ambito pubblicitario, radiofonico e televisivo, tutti troppo vasti da analizzare. L unica eccezione per il mezzo televisivo è stata fatta per le web-tv dei quotidiani online, come spiegato in seguito. L attenzione si è dunque concentrata sui principali soggetti che in campo massmediatico producono comunicazione su questo tema; a ciascuno di essi, dopo un primo capitolo introduttivo che chiarisce cos è la celiachia, la sua storia e qual è il percorso diagnostico da seguire promosso dall Associazione Italiana Celiachia (AIC), è stato dedicato un singolo capitolo, secondo un ordine di istituzionalità. Pag. 3

4 Francesca Buoninconti Le prime fonti prese in considerazione sono infatti il Ministero della Salute e l Associazione Italiana Celiachia, che lavorano a stretto contatto. Sono stati analizzati i report annuali istituiti dalla Legge 123/2005, a partire dalla loro prima edizione nel 2007, e il lavoro svolto dall AIC per fornire non solo i giusti protocolli di diagnosi, ma anche un elenco aggiornato di tutti i prodotti alimentari sicuri per i celiaci. Nel capitolo successivo ho esaminato il mezzo stampa, scegliendo i due maggiori quotidiani nazionali per numero di vendite: La Repubblica e Corriere della Sera. Ho così ricercato tutti gli articoli che affrontassero il tema, tenendo conto sia dell edizione cartacea, che di quella online nell arco dei vent anni. Come accennato prima, in questo capitolo sono stati considerati anche i servizi delle web-tv, trattati come articoli online poiché presentavano un incidenza davvero bassa sul totale: 16 servizi di web-tv su un totale di 1605 articoli. In questo capitolo, inoltre, si è riservata attenzione anche agli esempi di comunicazione distorta, spesso legati a fenomeni di costume, trattati però più approfonditamente nel successivo capitolo dedicato alla moda del gluten free, ai vip testimonial, alla demonizzazione del glutine e alla tendenza sempre più diffusa dell adottare una dieta senza glutine, anche senza aver riscontrato problemi di salute all ingestione di questo complesso proteico. Per la comunicazione online e proseguendo sulla scia del fenomeno di costume, ho poi preso in considerazione una fonte particolare, i blog di cucina; i social network (come Facebook, Twitter e soprattutto Instagram, il regno delle foto culinarie) sarebbero stati infatti un campo troppo vasto da indagare. Non ho considerato i blog medici di taglio giornalistico-scientifico, perché mi interessava indagare soprattutto la portata del fenomeno di massa della dieta senza glutine, e quindi non la comunicazione prodotta da specialisti per lettori qualificati, ma quella che pertiene a un ambito mainstream. Per questa ragione non ho considerato i blog di cucina dedicati solo all alimentazione gluten free specifici per i celiaci, ma quelli generalisti, e in particolare i tre più Pag 4

5 Master in La scienza nella pratica giornalistica consultati in Italia: Giallo Zafferano, Mysia, il Cavoletto di Bruxelles. Per ciascuno è stata indagata la proporzione di spazio dedicato alle ricette senza glutine rispetto al totale. E quando possibile sono state intervistate anche le blogger. Per studiare l andamento di mercato dei prodotti gluten free, ho analizzato dapprima il trend generale, e poi ho focalizzando l attenzione su tre marchi italiani: Dr. Schar, marchio specialistico dell alimentazione senza glutine leader nel mercato italiano ed estero; e due marchi generalisti, ma con linee dedicate ai celiaci: la Barilla, la cui tradizionale produzione consiste in pasta che contiene naturalmente glutine, e Amadori, produttore di carni (che non contengono glutine), che presenta una linea senza glutine per carni impanate o insaccati. In particolare, l analisi di mercato ha voluto indagare il trend di crescita del fatturato annuo, e l utilizzo del Marchio Spiga Barrata ideato dall AIC, introdotto nel capitolo della comunicazione istituzionale. Infine, per approfondire alcune questioni emerse dall analisi ho intervistato uno dei massimi esperti di celiachia: il gastroenterologo e Professore ordinario di medicina interna al Policlinico San Matteo, Gino Roberto Corazza, che da anni collabora con il Ministero della Salute. A lui ho chiesto delucidazioni sulla malattia e le sue implicazioni, su alcune informazioni fuorvianti riscontrate negli articoli dei quotidiani, nei blog e in alcune pubblicità. Pag. 5

6 Francesca Buoninconti Cos è la celiachia? La celiachia è il disturbo alimentare più diffuso al mondo. Si tratta di una patologia autoimmune che determina un infiammazione cronica dell intestino tenue con conseguenze anche gravi, scatenata dall ingestione del glutine solo nei soggetti geneticamente predisposti. All assunzione di glutine, infatti, il sistema immunitario non attacca la sostanza, ma l intestino, causando il tipico appiattimento dei villi intestinali. Tipico appiattimento dei villi intestinali nei suoi diversi stadi. Credits: Wikimedia È l unica malattia autoimmune di cui si conosce oltre alla causa ambientale (il glutine) anche quella genetica: devono infatti essere presenti dei geni specifici (DQA1 e DQB1) nel complesso maggiore di istocompatibilità (HLA), che è il responsabile della nostra difesa immunitaria ed è situato sul nostro cromosoma 6. Questi geni codificano per le molecole DQ2 e DQ8: la prima è la più diffusa nei celiaci, infatti è stata osservata nel 90-95% dei casi; la seconda invece è presente solo nel 5% dei malati. La loro assenza nel sangue consente generalmente di escludere la patologia, tranne in rari casi (il 2% dei celiaci infatti non possiede nessuna delle due), mentre la loro presenza non è comunque indice certo di malattia, poiché queste molecole sono presenti anche nel 30% della popolazione sana. In questo caso per ottenere una Pag 6

7 Master in La scienza nella pratica giornalistica diagnosi sicura la loro presenza deve essere associata ai sintomi e ad altre analisi. Inoltre, se in famiglia si ha un celiaco, il rischio di ammalarsi aumenta: il 10% dei familiari di primo grado ne è infatti affetto, con un rischio almeno venti volte maggiore rispetto alla popolazione generale, secondo gli ultimi dati diffusi dal Ministero. Il glutine, elemento scatenante della malattia, è presente nei cereali come frumento, farro, segale, orzo e Kamut ed è un complesso proteico che si origina, a contatto con l acqua e per azione meccanica, dall unione di due proteine insolubili del frumento: la gluteina e la gliadina. Proprio una piccola parte (solo 33 amminoacidi) di quest ultima proteina non riesce a essere digerita e resta nell intestino, dove, nei celiaci, scatena la malattia. Bastano soli 55 milligrammi di glutine perché scoppi la reazione e l intestino inizi a danneggiarsi, impedendo il corretto assorbimento del cibo. Il risultato è uno stato di malnutrizione cronica, che può portare disturbi lievi come crampi, gonfiore addominale e diarrea, ma anche più gravi come perdita di peso, arresto della crescita nei bambini, anemia, stanchezza cronica e depressione, osteoporosi, attacchi epilettici e persino linfoma e adenocarcinoma, due forme di cancro intestinale. A questi sintomi per le donne si aggiungono anche menarca ritardato, amenorrea, menopausa precoce, rischio di infertilità o sterilità, e diversi problemi in gravidanza come aborti spontanei, parti prematuri o scarso accrescimento del feto. Inoltre alla celiachia possono essere collegate una serie di altre patologie autoimmuni, come la dermatite herpetiforme o altre malattie genetiche come la Sindrome di Down e la Sindrome di Turner. Niente a che vedere, quindi, con la sensibilità al glutine non celiaca 1 (SGNC), un nome coniato nel 2011 per una malattia che avrebbe sintomi simili alla celiachia, senza però presentare né la predisposizione genetica, né la tipica atrofia dei villi intestinali e 1 Dall inglese non-celiac gluten sensitivity. Pag. 7

8 Francesca Buoninconti gli anticorpi specifici. Infatti, secondo gli studi di Peter Gibson 2 la maggior parte delle persone che si dichiarano sensibili al glutine soffrono di un effetto nocebo: se ingeriscono qualcosa che reputano dannoso (anche se non lo è), stanno male davvero. L ultimo studio, condotto nel 2015, da uno dei massimi esperti di celiachia in Italia, Gino Roberto Corazza 3, gastroenterologo dell I.R.C.C.S Policlinico San Matteo di Pavia, conferma che il 95% delle persone che si dichiara sensibile non lo è affatto, ma è semplicemente succube dell effetto nocebo. Per il restante 5%, con tutta probabilità i sintomi non sono imputabili al glutine, ma ad altre componenti del frumento. Proprio per la pletora di sintomi, la celiachia può manifestarsi sotto varie forme catalogate dall Associazione Italiana Celiachia (AIC) in: Celiachia tipica: presenta i classici sintomi (diarrea e forte perdita di peso) ed è facile da individuare Celiachia atipica: sempre più diffusa, si manifesta solo con dolori addominali e sintomi extraintestinali (anemia sideropenica, osteoporosi, dermatite erpetiforme, bassa statura, anoressia) Celiachia silente: asintomatica e difficilmente diagnosticabile, ma diagnosticabile poiché la mucosa intestinale è compromessa Celiachia latente: asintomatica, c è la predisposizione genetica. ma la mucosa intestinale ancora non è compromessa (o non lo è ancora al momento dell esame) 2 Biesiekierski J.R., et al.. Gluten causes gastrointestinal symptoms in subjects without celiac disease: a double-blind randomized placebo-controlled trial. Am. J. Gastroenterol. 2011; 106: Di Sabatino A., et al. Small amounts of gluten in subjects with suspected nonceliac gluten sensitivity: a randomized, double-blind, placebo-controlled, cross-over trial. Clinical Gastroenterology and Hepatology, 2015; Volume 13, Issue 9, Pages Pag 8

9 Master in La scienza nella pratica giornalistica Per diagnosticare la celiachia, si devono eseguire delle analisi mirate, a più livelli, descritte nel Protocollo di Diagnosi e Followup per la celiachia 4. Il primo esame da eseguire è l analisi del sangue, per verificare la presenza degli anticorpi tipici della malattia: gli AGA (anticorpi anti-gliadina di classe IgA e IgG), gli EMA (anticorpi antiendomisio di classe IgA) e i ttg (anticorpi anti-transglutaminasi tissutale di classe IgA). I primi attaccano la gliadina, i secondi l endomisio (ovvero lo strato di tessuto che copre le singole fibre muscolari) dando così una misura dei danni alla mucosa intestinale. I ttg, invece, sono molto simili agli EMA ma più precisi: ricercano l enzima transglutaminasi intestinale, coinvolto nel processo di assimilazione del glutine e prodotto normalmente nell intestino del soggetto sano. Nel caso del celiaco, invece, questo enzima viene riconosciuto come antigene (molecola identificata come estranea o potenzialmente pericolosa dal sistema immunitario) da attaccare. Inoltre, solo gli adulti 5, devono eseguire anche la biopsia duodenale per valutare le lesioni intestinali e l atrofia dei villi. In ogni caso se dopo queste due analisi la diagnosi non è ancora chiara, si procede con il test genetico per verificare che sull HLA vi siano i geni che codificano per DQ2 e DQ8. La celiachia, però, può essere diagnosticata solo se si assume glutine: se il celiaco smette di assumerlo prima di sottoporsi all indagine, i tipici anticorpi non si manifestano e l appiattimento dei villi non si verifica. E a quel punto è impossibile fare una diagnosi. 4 Il Protocollo di Diagnosi e Follow-up per la celiachia, pubblicato sul supplemento della Gazzetta Ufficiale del 7 febbraio 2008, è stato aggiornato e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 19 agosto 2015 (n.191/2015). 5 Con il nuovo Protocollo di Diagnosi e Follow-up per la celiachia pubblicato sulla G. U. n. 191/2015 viene applicato il protocollo ESPGHAN per la diagnosi della malattia in età pediatrica ed adolescenziale, senza ricorrere alla biopsia duodenale. Pag. 9

10 Francesca Buoninconti A B Protocollo di diagnosi nei casi di elevato sospetto (A) e moderato sospetto (B). Credits: AIC L identificazione del rapporto di causa-effetto tra assunzione di glutine e celiachia è un acquisizione molto recente: nel 1950, il pediatra olandese Willem-Karel Dicke 6, lavorando all ospedale di 6 Dicke W.K., Weijers H.A., Van de Kamer J.H An investigation into the injurious constituents of wheat in connection with their action an patients with coeliac disease. Acta Pediatrica 43(3), 1953 pp Pag 10

11 Master in La scienza nella pratica giornalistica Utrecht durante la carestia, notò che lo stato di salute dei bambini celiaci migliorava sensibilmente quando il pane scarseggiava, mentre quando ripresero a consumarlo, il tasso di mortalità tornò ai livelli precedenti. Due anni dopo, nel 1952, fu fatto finalmente il collegamento con il glutine da un gruppo di ricerca di Birmingham 7, in Inghilterra. Nel 1954 fu descritta l atrofia dei villi intestinali e introdotta la biopsia, mentre la componente ereditaria è stata riconosciuta solo nel La celiachia era comunque già conosciuta nel II sec. d.c.: fu il medico Areteo di Cappadocia a usare per primo la parola koiliakos (da koilia, ventre, intestino) per definirla. Il nome è stato poi mantenuto dal pediatra Samuel Gee 9 di Londra, che nel 1887 fu il primo a capire che si poteva curare con una dieta appropriata. In ogni caso la maggior parte degli scienziati fa risalire l identificazione della malattia alla civiltà greco-romana. Il caso più antico di celiachia risale infatti al I secolo d.c. ed è tutto italiano: nel 2009 è stata ritrovato in Maremma dal gastroenterologo Giovanni Gasbarrini 10 lo scheletro di una ragazza di famiglia agiata, ma con evidenti segni di malnutrizione e altri sintomi tipici della celiachia. Le analisi genetiche hanno poi confermato la predisposizione genetica della Ragazza di Cosa, come è stata poi soprannominata. Fino agli anni Ottanta la celiachia è stata considerata una malattia rara, con un caso ogni individui. A partire dal decennio successivo, però, l epidemiologia della celiachia è cambiata radicalmente. Con i nuovi esami diagnostici, l incidenza della celiachia è stata aggiornata e oggi risulta essere l intolleranza 7 Anderson C., et al.. Coeliac disease; gastrointestinal studies and the effect of dietary wheat flour. Lancet, vol. 1, nº 17, 1952, pp Macdonald W., Dobbins W., Rubin C. Studies of the familial nature of celiac sprue using biopsy of the small intestine. N Engl J Med, vol. 272, nº 9, 1965, pp Gee S.J. On the coeliac affection. St Bartholomew's Hospital Report, vol. 24, 1888, pp Gasbarrini G., et al. When was celiac disease born?: the Italian case from the archeologic site of Cosa. J Clin Gastroenterol. 2010; 44: Pag. 11

12 Francesca Buoninconti alimentare più diffusa al mondo: un soggetto ogni cento persone, l 1% della popolazione globale in media. I tassi di incidenza più bassi sono in Germania (0,2%), in Egitto (0,5%) e in Centro America (0,6%), mentre in Svezia e Finlandia si tocca già il 2-3% per arrivare al 5-6% dei Saharawi, la popolazione con la più alta prevalenza di celiachia al mondo. In Italia la percentuale di incidenza è intorno all 1%, si stima quindi che vi siano all incirca celiaci. Ma i numeri dichiarati dal Ministero della Salute parlano chiaro: oggi i celiaci diagnosticati sono solo (per altro quasi il triplo di quelli censiti solo cinque anni fa), quindi circa persone non sanno ancora di essere celiache e si tratta del 73% circa dei malati di questa patologia. Di questi la maggior parte sono donne: si calcola infatti che il rapporto dei pazienti celiaci maschi/femmine sia di 1:2. A oggi non esiste ancora una terapia: l unica soluzione è seguire per tutta la vita una dieta senza glutine, assumendo solo cereali che non lo contengono come riso, mais, miglio, quinoa, amaranto e grano saraceno. Vista la sempre maggior incidenza della malattia, e il suo impatto sanitario ed economico, nel 2005 è stata promulgata la prima legge a tutela esclusivamente dei celiaci: la L. 4 luglio 2005, n. 123 Norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia. È in questo testo che la celiachia viene definita per la prima volta una malattia sociale, ovvero una di quelle malattie ad alta incidenza, che condizionano sia la capacità produttiva lavorativa del singolo, che la vita della collettività. Pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 7 luglio 2005 n. 156, questa legge si pone come obiettivo di migliorare la diagnosi precoce e la prevenzione della malattia attraverso un protocollo nazionale ben definito ( Protocollo diagnosi e Follow-up celiachia del 2008), agevolare l'inserimento dei celiaci nelle attività scolastiche, sportive e lavorative garantendo un accesso sicuro ai servizi di ristorazione collettiva, migliorare l educazione sanitaria della popolazione sulla malattia, provvedere alla preparazione e Pag 12

13 Master in La scienza nella pratica giornalistica all aggiornamento professionale del personale sanitario. Per la prima volta, inoltre, viene riconosciuto ai celiaci il diritto all'erogazione gratuita di prodotti dietoterapeutici senza glutine. Infine si decreta che il Ministro della Salute presenti al Parlamento con frequenza annuale una relazione di aggiornamento sullo stato delle conoscenze e delle nuove acquisizioni scientifiche sulla malattia. A questa legge fanno seguito altre, di volta in volta inserite nelle relazioni al Parlamento, come il Regolamento CE n.41/2009 relativo alla composizione e all etichettatura dei prodotti alimentari adatti alle persone intolleranti al glutine. Limiti del contenuto di glutine negli alimenti in base al Regolamento 41/2009. Credits: AIC Il regolamento, entrato in vigore in Italia dal primo gennaio 2012, stabilisce che tutti i prodotti commercializzati in Unione Europa con la dicitura senza glutine-gluten free devono garantire il Pag. 13

14 Francesca Buoninconti limite dei 20ppm (parti per milione), l unico sicuro per i celiaci. La presenza di glutine fino a 100ppm è ammessa invece per i prodotti a base di ingredienti depurati dal glutine, ma in tal caso la dicitura obbligatoria è con contenuto di glutine molto basso. Non sono ammessi, invece, prodotti dietetici per i celiaci che abbiamo un contenuto di glutine superiore ai 100ppm. In ogni caso, per il decreto legislativo 111/1992, lo stabilimento produttivo deve essere autorizzato e ogni prodotto controllato, prima di essere inserito nel Registro Nazionale degli Alimenti senza glutine, erogabili dal Sistema Sanitario Nazionale. Come vedremo più in dettaglio nel prossimo capitolo, è anche grazie al lavoro del Ministero della Salute e dell AIC che le garanzie per i celiaci e le leggi a loro tutela negli ultimi anni sono aumentate. Pag 14

15 Master in La scienza nella pratica giornalistica Le fonti ufficiali: Ministero della Salute e Associazione Italiana Celiachia (AIC) Dopo aver illustrato cos è la malattia e qual è il protocollo di diagnosi da seguire, passiamo ad analizzare come si è evoluta la comunicazione sulla celiachia negli ultimi vent anni partendo dai dati ufficiali, ovvero dalla comunicazione istituzionale svolta dal Ministero della Salute di concerto con l Associazione Italiana Celiachia. L AIC, onlus fondata nel 1979 proprio da un gruppo di celiaci, in questi anni si è battuta per diffondere una corretta conoscenza della malattia e migliorare le condizioni di vita dei celiaci. Il duro lavoro di sensibilizzazione delle istituzioni politiche e amministrative è stato ripagato nel 2005, quando la celiachia è stata riconosciuta malattia sociale. La comunicazione istituzionale ministeriale è infatti iniziata proprio a seguito della Legge 123/2005, che ha stabilito che il Ministero della Salute è tenuto a presentare ogni anno un rapporto al Parlamento sullo stato dell arte della malattia celiaca, elaborando i dati ricevuti dalle Regioni e Province Autonome. Pertanto la prima relazione prodotta (ed esaminata qui) è relativa ai dati del 2007, mentre l ultima è del Oltre a definire la malattia, i sintomi, le complicanze e la sua incidenza, la relazione annuale fornisce il numero di malati, regione per regione, divisi per sesso e per età, e fa il punto sulle normative e sulla ripartizione dei fondi di spesa del Sistema Sanitario Nazionale. Inoltre contiene informazioni riguardo lo svolgimento dei corsi di formazione e aggiornamento professionale per ristoratori e albergatori, previsti dalla L. 123/2005. A partire dal 2008, nelle relazioni viene fornito anche l elenco regionale di tutti i presidi sanitari accreditati alla Rete Nazionale per la prevenzione, la diagnosi e la terapia delle malattie rare, istituita con il Decreto Ministeriale 279 del E dal 2011 è stato Pag. 15

16 Francesca Buoninconti inserito anche l aggiornamento del Registro Nazionale dei prodotti senza glutine erogabili dal SSN. Quello che colpisce di più analizzando i resoconti dal 2007 al 2013 è quanto l incidenza della malattia celiaca sia aumentata in questi anni. Nel 2007 il primo rapporto testimoniava la presenza di celiaci diagnosticati, anche se all appello mancavano sei regioni: Trentino, Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Molise e Sicilia. Era già visibile la disparità di incidenza tra i sessi: pazienti maschi e femmine, più del doppio. Inoltre la maggioranza dei celiaci diagnosticati risultava essere adulta (33.429), mentre i bambini celiaci fino ai dieci anni d età erano poco più di seimila. Dopo soli tre anni, nel 2010, i celiaci sul territorio nazionale sono raddoppiati, e all appello non manca nessuna regione. Nel 2013, l ultima relazione presentata al Parlamento dichiara che in Italia i celiaci diagnosticati ammontano a , ma sono solo il 27% dei stimati. Le donne celiache ( ) sono più del doppio degli uomini (47.837), e il rapporto tra i sessi in molte regioni è ormai di 3:1 per le donne. Gli adulti sono , mentre i bambini fino a dieci anni sono Lombardia, Lazio e Campania si confermano le regioni a più alta densità di celiaci, e il 46% della popolazione celiaca risulta distribuita a Nord. I numeri dichiarati dal Ministero, quindi, parlano chiaro: oggi i celiaci diagnosticati sono quasi il triplo di quelli censiti solo 5 anni fa. La percentuale di incremento annuo nei primi anni si aggirava intorno al 30%, e oggi si attesta intorno al 10%: circa diagnosi in più l anno. Ma nonostante aumentino le diagnosi, ben il 73% dei celiaci non sa ancora di esserlo. Per questo sempre più la celiachia assomiglia a un iceberg di cui si conosce solo la punta emersa. Pag 16

17 Master in La scienza nella pratica giornalistica Casi di celiachia Anno diagnosticati Osservando questi dati, viene spontaneo domandarsi se questo incremento sia dovuto ai nuovi mezzi di indagine, o se stia crescendo proprio la frequenza della malattia. Secondo il gastroenterologo Gino Roberto Corazza, l incremento dei casi diagnosticati non è solo legato all evoluzione delle tecniche di diagnosi, ma rispecchia una crescita reale, e anche se le cause dell aumento dell incidenza della malattia restano ancora oscure, ci sono diversi studi che supportano la sua affermazione. Quello Pag. 17

18 Francesca Buoninconti condotto dal gastroenterologo americano Joseph Murray 11 e pubblicato nel 2009, pur riguardando la popolazione americana, è un ottimo esempio: confrontando oltre campioni di sangue dei militari della Warren Air Force Base, effettuati nel 1948, con altrettanti campioni attuali ha scoperto che se negli anni Cinquanta negli Stati Uniti la frequenza della celiachia era di due casi su mille, oggi sono otto su mille. Quadruplicata in cinquant anni. Un risultato confermato nel 2010 con altri campioni, anche dal direttore del Centro per la Celiachia di Boston, l italiano Alessio Fasano 12. C è infine un altro aspetto rilevante: la malattia colpisce per lo più le donne, che sono quasi il triplo degli uomini; ma questo è un dato spiegabile per cause biologiche: di solito le patologie autoimmuni colpiscono maggiormente le donne per motivi genetici e ormonali. Anno Casi di celiachia diagnosticati M F Rubio Tapia A., et al Increased Prevalence and Mortality in Undiagnosed Celiac Disease. Gastroenterology, : Catassi C., et al Natural history of celiac disease autoimmunity in a USA cohort followed since Annals of Medicine, Vol. 42. Pag 18

19 Master in La scienza nella pratica giornalistica La Legge 123/2005, oltre ad aver contribuito ad aumentare l attenzione sulla malattia, ha anche istituito corsi di formazione e aggiornamento professionale specifici rivolti a ristoratori e albergatori, uno strumento fondamentale per la prestazione di servizi di ristorazione senza glutine e previsto ai sensi dell art.5 della legge 123/2005. A partire dal 2007 il numero di corsi è man mano aumentato sensibilmente, fino a quadruplicare nel giro di sei anni. Anno N.Corsi N.Partecipanti Pag. 19

20 Francesca Buoninconti Anche il numero di partecipanti ha subìto la stessa crescita esponenziale: dai quasi operatori coinvolti nel 2007, ai quasi nel Oltre a questi dati numerici, la relazione annuale del Ministero fornisce ai cittadini celiaci un altro importantissimo contributo, in collaborazione con l AIC: l aggiornamento costante del Registro Nazionale dei prodotti senza glutine erogati gratuitamente dal servizio sanitario statale, che comprende solo alimenti senza glutine, o meglio con glutine inferiore a 20 mg/kg, come stabilito dal regolamento 41/2009. Infatti precedentemente, nel 2003, una nota del Ministero aveva già stabilito che l assenza di glutine è assimilabile ai 20 ppm ovvero 20 mg/kg, valore massimo di tolleranza per i prodotti dietetici senza glutine. Standard approvato poi nel 2008 anche dal Codex Alimentarius, il codice istituito negli anni Sessanta, dall Organizzazione per l Alimentazione e l Agricoltura (FAO) e l Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), per garantire una serie di norme di sicurezza in campo alimentare. L unico metodo ufficialmente riconosciuto dal Codex per rilevare questo piccolo quantitativo è la metodica r5 ELISA, metodo Mendez: un saggio immuno-enzimatico che prevede l utilizzo dell anticorpo r5, capace di legarsi alle proteine del glutine. In ogni caso in Italia questi prodotti dietetici restano soggetti alla procedura del decreto legislativo 111/1992, che recepisce la direttiva 89/398/CEE e prevede l autorizzazione dello stabilimento produttivo e la notifica di ogni prodotto da parte del SSN. Infatti, per poter avere dei prodotti idonei al consumo dei celiaci è necessario che le aziende applichino un corretto piano di controllo delle materie prime e del prodotto finito, monitorando costantemente il processo produttivo, gli ambienti di lavoro, le attrezzature, per evitare processi di contaminazione da glutine. Oggi i prodotti inseriti nel Registro sono oltre , tutti contrassegnati dal marchio in foto. 13 Nel 1981 erano un centinaio, secondo i dati dell Associazione Italiana Celiachia (AIC). Pag 20

21 Master in La scienza nella pratica giornalistica A sinistra, il marchio del Ministero della Salute per i prodotti senza glutine, erogabili dal SSN. A destra un esempio riportante il simbolo ministeriale e quello AIC. Fin qui sembrerebbe tutto molto lineare. In realtà, per il regolamento del 2009 la dicitura «senza glutine» è di natura volontaria, perciò qualsiasi prodotto per cui le aziende possano garantire l assenza di glutine può riportare tale dicitura. E ciò dipende esclusivamente dall interesse delle aziende verso il celiaco. Il claim quindi è lecito per tutti i prodotti che subiscono una lavorazione a rischio contaminazione, mentre è espressamente vietato per i prodotti non trasformati e che per loro natura non contengono glutine. Inoltre il Regolamento UE 1169/2011 sull etichettatura degli alimenti e la presenza di allergeni, obbliga le aziende a dichiarare la presenza di glutine solo quando esso compare tra gli ingredienti. Non le obbliga invece a dichiarare un eventuale contaminazione accidentale, perciò l applicazione della dicitura «può contenere tracce di glutine» sulla confezione di un prodotto è lasciata alla libera scelta delle aziende. Le garanzie di chiarezza per i celiaci sono quindi ancora insufficienti, rendendo ancora parzialmente difficile la scelta di alimenti idonei. Proprio per questo, dagli anni Novanta, l AIC ha ideato e messo in atto il Progetto Marchio Spiga Barrata, un simbolo che avrebbe certificato in modo inequivocabile e immediato l assenza di glutine (meno di 20ppm) dai prodotti contrassegnati con tale marchio. Pag. 21

22 Francesca Buoninconti Il marchio Spiga Barrata dell AIC Le aziende hanno aderito e aderiscono volontariamente al progetto, dichiarando i propri prodotti idonei a essere consumati dai celiaci tenendo conto non solo degli ingredienti, ma anche delle possibili contaminazioni involontarie durante tutte le fasi di produzione. L'elenco dei prodotti certificati con Marchio Spiga Barrata viene riportato nel Prontuario AIC, aggiornato e pubblicato annualmente. Oltre ai prodotti specifici, il Prontuario raccoglie anche prodotti che, seppur non pensati specificamente per una dieta particolare, risultano comunque idonei al consumo da parte del soggetto celiaco. A oggi vi sono inseriti più di prodotti, di 600 aziende operanti in tutte le aree del mercato alimentare. L AIC svolge inoltre annualmente analisi a campione sui prodotti inseriti in Prontuario, effettuando il dosaggio di glutine con la metodica r5 ELISA stabilita dal Ministero. Infatti, nel tempo le aziende possono modificare la composizione o la lavorazione dei propri prodotti in senso negativo per i celiaci, oppure possono verificarsi contaminazioni accidentali. In ogni caso i produttori hanno l obbligo di informare immediatamente l AIC che pubblica la segnalazione sul suo sito sulla pagina 433 di Televideo Rai 1 e Rai 2, e avvisa in tempo reale a tutte le sedi regionali. Inoltre l AIC fornisce alle aziende anche le linee guida per la gestione del rischio glutine durante tutte le fasi di produzione: dall approvvigionamento delle materie prime al confezionamento dei prodotti finiti. Pag 22

23 Master in La scienza nella pratica giornalistica Oltre al Prontuario, sul sito dell AIC si può trovare anche una catalogazione dei prodotti alimentari immediata, che spesso si incrocia con il Prontuario. Gli alimenti sono suddivisi in: permessi, a rischio e vietati, e sono indicati ognuno da un simbolo. Solo quelli a rischio, già approvati da AIC, sono inseriti nel Prontuario. Le altre due tipologie sono escluse: nel primo caso perché si tratta di cibi naturalmente privi di glutine, e nell ultimo perché sono alimenti del tutto non idonei ai celiaci. In questi anni il Registro nazionale, il Marchio Spiga Barrata e il Prontuario si sono rivelati un utile strumento per facilitare le scelte alimentari ai soggetti a cui veniva diagnosticata la celiachia, tanto che in un recente sondaggio 14 AIC, i 2/3 dei consumatori interpellati privilegia i prodotti che espongono il marchio. Fino a ora, insomma, questa operazione di comunicazione sembra funzionare bene, in modo rigoroso e semplice, offrendo a chi soffre di questa patologia una garanzia di sicurezza. 14 Corposanto C. Sondaggio di gradimento sul Marchio Spiga Barrata e Molinari B. L appeal del Marchio: i risultati del sondaggio di gradimento sul Marchio Spiga Barrata Pag. 23

24 Francesca Buoninconti Il mezzo stampa: i maggiori quotidiani nazionali La comunicazione istituzionale del Ministero e dell AIC raggiunge un pubblico che è già in qualche modo interessato o vicino al problema: celiaci, parenti e amici dei malati, ristoratori, marchi alimentari ecc. C è invece una comunicazione che raggiunge un pubblico più ampio, quindi anche persone che non conoscono la malattia, forse futuri celiaci, o chi per moda segue una dieta gluten free. È quella attuata dai quotidiani, sia cartacei che online. Ho scelto perciò i quotidiani nazionali a più ampia diffusione: Corriere della Sera e la Repubblica, che raggiungono rispettivamente circa e lettori medi giornalieri (dati Audipress). Ho poi calcolato quanti articoli 15 sono stati pubblicati inerenti la malattia celiaca, nell arco dei vent anni a cavallo del 2005, anno di promulgazione della Legge 123/2005. Dal 4 luglio 1995 fino al 4 luglio 2015: visto che l anno è ancora in corso, ci siamo posti come limite i dieci anni esatti dall emissione, per non sceglierne uno in modo arbitrario. Per indagare la comunicazione sulla malattia celiaca ho utilizzato alcuni termini chiave: celiachia, glutine e gluten free / gluten-free. Il primo, celiachia, appartiene all ambito medico, mentre glutine e gluten free, sono riferibili al campo alimentare, e questa distinzione tornerà utile in un secondo momento, per illustrare la crescente tendenza ad adottare una dieta senza glutine per i motivi più disparati. Ho escluso gli articoli in cui questi termini chiave erano inseriti in un altro contesto: ad esempio quando la parola glutine veniva usata in senso traslato, come sinonimo di collante : solo per citare un esempio, in un articolo di cronaca politica viene specificato che 15 Vista la sempre maggiore attenzione riservata al web da parte dei media e della stampa, abbiamo tenuto conto sia delle edizioni cartacee sia delle rispettive edizioni online. Se lo stesso articolo è stato pubblicato in entrambe le versioni, è stato contato una sola volta. Pag 24

25 Master in La scienza nella pratica giornalistica un partito di destra «sembra aver ritrovato un nuovo glutine nello scontento» 16. Casi come questo dimostrano comunque quanto ormai anche solo la parola sia entrata nell uso comune. Ho invece preso in considerazione esempi di vera e propria comunicazione distorta sulla celiachia, a cui dedicheremo la parte finale di questo capitolo Anche se ho escluso dalle analisi i mezzi radiofonici e televisivi, ho comunque tenuto conto delle Web-Tv di entrambi i quotidiani. Tale scelta è stata fatta poiché questi servizi erano comunque associati a titoli e articoli in cui comparivano le parole identificate, erano legati ai quotidiani analizzati e soprattutto presentavano un incidenza davvero bassa sul totale 17. Abbiamo condotto prima un analisi quantitativa, globale e annua, e poi un analisi qualitativa, classificando gli articoli in base alla tipologia dei contenuti espressi. In totale, nei vent anni considerati, in entrambi i quotidiani sono stati prodotti articoli sul tema. A un primo sguardo, facendo un totale generale senza distinzioni tra testate e mezzi di diffusione, come si può vedere dal grafico 1 c è una forte discrepanza tra il numero totale di articoli prodotti sul tema nei dieci anni prima del 2005 e dopo: prima sono solo 264 (di cui 138 pubblicati dal Corriere della Sera e 126 da la Repubblica), circa un quinto di quelli prodotti dopo il 2005, pari a 1336 (di cui 629 sul primo quotidiano e 707 sul secondo). Un trend che spiega la maggiore attenzione riservata alla malattia dopo che è stata identificata come patologia sociale, ma che è dovuto anche ad altri fattori, come vedremo. 16 Fini che sberla! An spizzata in città di Giuseppe Pullara, pubblicato l 11 ottobre 2003 sul Corriere della Sera 17 I servizi delle web.tv considerati rappresentano solo l 1% del totale: 16 servizi su un totale di articoli. Pag. 25

26 Francesca Buoninconti 1 Di questi articoli, 426 sono online e cartacei. La pubblicazione online compare solo a partire dal 2003, con due articoli, e cresce lentamente. Solo negli ultimi anni, a partire dal 2010, il loro numero raggiunge i 50 l anno e nel 2014 sfiora il centinaio. Ovviamente, lo sviluppo tecnologico dei media a cui abbiamo assistito nel ventennio preso in considerazione incide molto sui dati, sebbene rimanga slegato dall interesse per la celiachia: negli ultimi anni, i quotidiani stanno espandendo vistosamente il loro spazio online, riducendo invece sempre più il numero di copie cartacee. Analizzando più nel dettaglio l andamento complessivo (grafico 2), si nota un aumento vertiginoso del numero di articoli negli ultimi vent anni: se nel 1995 ci sono solo 5 articoli in totale, nel 2014 si arriva a 257. Come detto, nell analisi del 2015 il limite temporale dell indagine è il 4 luglio, ma già nei primi mesi si nota Pag 26

27 Master in La scienza nella pratica giornalistica che il numero di articoli è ben In particolare l anno che segna un evidente impennata è il 2010, con 139 articoli, mentre nel 2009 erano meno della metà: I dati appena illustrati riguardano tutti gli articoli genericamente considerati a tema selezionati in base alla presenza di uno o più termini chiave ( celiachia, glutine, gluten free ). Ma ho effettuato anche un ulteriore computo, valutando in ogni singolo articolo la presenza di almeno un occorrenza per ogni termine 19 ; per questo, le analisi di seguito presentate faranno riferimento al numero complessivo di Ciò che mi interessava mettere in rilievo era la discrepanza tra la frequenza di utilizzo dei diversi termini, che corrispondono ad accezioni differenti. Mentre il nome della malattia è legato sempre più all informazione medica, alla prevenzione e ai consigli sulla dieta (che ricordiamo è attualmente l unica terapia), i termini 18 Si noti che il numero di articoli pubblicati nell anno 2005 sul tema è stato diviso precisamente in prima e dopo il 4 luglio Ma nel complesso l anno 2005 mantiene il ritmo di crescita con 55 articoli in totale. 19 Non sono state insomma considerate le occorrenze plurime: ogni termine, pur comparendo più volte nello stesso articolo, è stato computato come 1. Pag. 27

28 Francesca Buoninconti glutine e gluten free sono di pertinenza dell ambito alimentare e rimandano a tutt altro scenario rispetto a quello clinico, un panorama la cui evoluzione è il risultato della crescente mania gluten-free. Come si nota nel grafico 3, c è una netta differenza: nei vent anni analizzati, celiachia compare nei due quotidiani, sia stampati che online, 754 volte, mentre glutine e gluten free compaiono volte: quasi il doppio. Anche in questo caso si vede chiaramente una crescita esponenziale negli ultimi anni, ancor più evidente per il termine glutine/gluten free. Infatti nel 2014, gli articoli in cui compare il temine celiachia sono 113, mentre quelli in cui compare il termine glutine sono 243: più del doppio. Stessa cosa vale per la prima metà del 2015: 80 articoli con celiachia, a fronte dei 216 in cui compare glutine. Nel 1995, erano rispettivamente solo 5 e 9. Possiamo quindi dire che sicuramente la legge 123/2005 ha dato un grande slancio al tema, diventato ancor più presente dal Questa la sintesi dell andamento complessivo. Ma per procedere a un analisi qualitativa, ho indagato anche la tipologia degli argomenti trattati in ciascuno di essi. Tutti gli articoli esaminati sono stati quindi classificati in base all argomento trattato nel testo, secondo cinque categorie: Pag 28

29 Master in La scienza nella pratica giornalistica Ricerca: quelli che trattavano di ricerca e nuove scoperte sulla celiachia Informazione medica: quelli che parlavano di prevenzione, che davano informazioni sulla malattia e sui metodi diagnostici, le rubriche mediche in cui un medico rispondeva alle domande dei lettori Rubriche gastronomiche: quelli che descrivevano alimenti o loro proprietà, promuovevano fiere e sagre, menù particolari, libri e blog di cucina, e tutti quelli che trattavano l apertura di nuovi locali o catene di nuovi locali gluten free Cronaca: quelli inerenti ai fatti di cronaca come decessi, cause legali, sequestro di partite di prodotti scaduti, nuove leggi e disposizioni, trend delle diagnosi di celiaci in Italia Costume: quelli riguardanti vip promotori della dieta gluten free, boom delle vendite di prodotti senza glutine, mode e abitudini a tavola, diete moderne e prodotti cosmetici Nei due grafici che seguono (4 e 5) sono illustrati i risultati: per ognuno dei due termini di riferimento, si può notare la differente distribuzione nel tempo per ogni categoria. Pag. 29

30 Francesca Buoninconti 4 Pag 30

31 Master in La scienza nella pratica giornalistica 5 Pag. 31

32 Francesca Buoninconti La prima cosa che salta all occhio osservando i grafici 4 e 5 è innanzitutto che per il termine celiachia, la categoria più corposa diventa ben presto informazione medica, assestandosi intorno alla trentina di unità a partire dal Al secondo posto, invece, di solito c è la categoria rubriche gastronomiche, rare volte la cronaca. Mentre per il termine glutine, nel 1995 c è una distribuzione equa degli articoli tra le categorie, ma ben presto è sono le rubriche gastronomiche a prendere il sopravvento, arrivando nel 2012 ad assestarsi intorno al centinaio di unità. La seconda categoria più presente, invece, si modifica nel tempo, subendo un evoluzione che possiamo dividere in tre fasi: dal 1995 al 2004 al secondo posto troviamo l informazione medica, cosa che lascia pensare che la parola glutine fosse ancora strettamente collegata alla celiachia. Dal 2005 al 2009, invece, la seconda categoria più presente diventa la cronaca, con numerosi articoli che citano il glutine (e spesso indirettamente la celiachia), talvolta anche a sproposito come vedremo a breve. Infine dal 2010 al 2015, la seconda categoria più presente risulta il costume. Questo, insieme al fatto che effettivamente al glutine siano dedicati il doppio degli articoli rispetto alla celiachia, suggerisce che mentre il nome della malattia resta ovviamente legato all informazione medica (prevenzione, tipologie di test, presidi medici, cos è e cosa non è la celiachia), la parola glutine si lega pian piano ad altri contesti, più rivolti esclusivamente alla dieta, alla mania dell alimentazione gluten free anche per chi non ne ha bisogno, e spesso anche a informazioni errate. I grafici 6 e 7, anch essi riferiti ai due diversi termini, consentono un ulteriore visione di sintesi, accorpando i dati per decenni, quello precedente il 4 luglio 2005 (giorno in cui è stata emanata la legge 123/2005), e quello successivo. Ciò che mettono in risalto è proprio il cambio di tendenza che c è stato, nei vent anni analizzati, nell uso delle due parole principali. Il primo aspetto interessante è che, mentre nei primi dieci anni il peso dei due termini è più o meno lo stesso (218 glutine e 157 Pag 32

33 Master in La scienza nella pratica giornalistica celiachia ), negli ultimi dieci c è stata una vera e propria esplosione dell uso della parola glutine che è usata il doppio delle volte rispetto a celiachia (1.247 contro 598). Per il termine celiachia, nei vent anni esaminati, la categoria predominante resta informazione medica. Al secondo posto, nei primi dieci anni c è rubriche gastronomiche e al terzo cronaca, mentre nel secondo decennio le due categorie si invertono di posizione. Uno scenario che però non cambia di molto la sostanza. Per glutine, invece, al primo posto per vent anni resta la categoria rubriche gastronomiche e al secondo posto troviamo la categoria informazione medica. Al terzo posto, invece, nei primi dieci anni c è la categoria cronaca, mentre negli ultimi dieci è costume, praticamente quasi pari merito con cronaca (sono solo tre gli articoli di differenza). 6 Pag. 33

34 Francesca Buoninconti 7 Negli ultimi dieci anni due tendenze sono degne di nota: il termine celiachia inizia a ricorrere sempre più spesso in articoli di cronaca, dove certo non ci si aspetterebbe di trovarlo; mentre glutine è sempre più presente nella sezione costume che raccoglie articoli sulle mode e le tendenze legate all alimentazione gluten free. Non mancano inoltre esempi di comunicazione distorta sul tema in tre delle cinque categorie, precisamente nelle sezioni cronaca, informazione medica e costume. Per la categoria cronaca la maggior parte degli articoli allarmisti, che presentano informazioni distorte e scorrette sulla celiachia sono articoli di cronaca nera, riportati su entrambi i quotidiani, sia online che cartacei, e riguardano in particolare due casi: la morte a distanza di due anni di due minorenni. Il primo caso risale al luglio , quando una bambina di dieci anni muore per una crisi respiratoria poche ore dopo aver ingerito prima un gelato, e poi una camomilla. Il secondo caso riguarda invece un ragazzo di 20 Oristano, bimba celiaca muore in colonia di Piergiorgio Pinna, pubblicato il 25 luglio 2008 su la Repubblica Pag 34

35 Master in La scienza nella pratica giornalistica diciassette anni 21, anche lui morto per shock anafilattico, nel 2010, dopo l ingestione di un gelato. In entrambi i casi, in tutti gli articoli, viene sottolineata la condizione di malattia di soggetti deceduti. Ma non sempre viene esplicitato che le cause del decesso sono altre: la celiachia, infatti, non provoca né shock anafilattico, né crisi respiratorie. In particolare, un articolo 22 su La Repubblica riguardante il caso del 2008, conclude accendendo una miccia: uno scontro di virgolettati tra alcuni medici (non specificati) che «non credono a una crisi causata da questa malattia»; mentre un altro medico (citato e indicato come massimo esperto ) afferma che «la celiachia può anche causare coch anafilattico. Senza cortisone può portare rapidamente alla morte». L intolleranza al glutine ovviamente non genera morte, ma purtroppo si contano sulle dita di una mano gli articoli su questi episodi di cronaca nera che fanno chiarezza su questo punto. Esempi di questo genere, in cui il termine celiachia viene tirato in ballo impropriamente riferendosi a un episodio da cronaca nera, sono i numerosi articoli dedicati, dall ottobre 2009 in poi su entrambi i quotidiani, alla morte di Stefano Cucchi, il quale avrebbe dichiarato di essere «celiaco e non poter mangiare riso, patate e carne per questo motivo» 23. Informazioni non solo sbagliate, ma che non aggiungono prove che chiariscano la dinamica della sua morte per lesioni gravi. L ultimo caso di cronaca nera in cui la celiachia è stata menzionata del tutto fuori contesto è un articolo comparso sempre su la Repubblica, il 21 ottobre : a pochi mesi dall approvazione 21 Ucciso da un gelato al pranzo di famiglia di L. Sp. e Il bimbo celiaco morto per un gelato il ristorante chiede il conto alla famiglia di Antonino Palumbo, pubblicati entrambi il 10 agosto 2010 su la Repubblica 22 Oristano, bimba celiaca muore in colonia di Piergiorgio Pinna, pubblicato il 25 luglio 2008 su la Repubblica 23 Il calvario nel diario della clinica di Carlo Bonini, pubblicato il 14 novembre 2009 su la Repubblica 24 Morti? Voglio sentirlo alla tv di Massimo Lugli, pubblicato il 21 ottobre 2015 su la Repubblica Pag. 35

36 Francesca Buoninconti della legge 123/2005, si fa notare che il quindicenne F. Gavuzzo con gravi disturbi mentali, che ha appena ucciso entrambi i suoi genitori, è celiaco. Quasi a voler sottendere una qualche relazione tra i due fatti. Nella categoria informazione medica, dal 2011, dopo la pubblicazione dei primi paper scientifici sulla non-celiac gluten sensivity, iniziano a comparire su entrambi i quotidiani i primi articoli sull argomento. Tuttavia si riscontrano pesanti storture quando si parla dell origine della celiachia: dagli inizi degli anni Duemila, l insorgenza della malattia viene attribuita addirittura all assunzione di ogm, nello specifico di grano Creso: un grano duro ancora molto diffuso in Italia, ottenuto da un incrocio di un grano duro con una linea mutante del grano Cappelli irradiata. Viene insomma suggerito un collegamento grano-ogm-celiachia, ma sia il Corriere della Sera 25 che la Repubblica 26 non fanno altro che riprendere la stessa diatriba, iniziata con il servizio poco ortodosso del programma televisivo Striscia la Notizia andato in onda l 8 maggio Infine nel 2014 sempre nella categoria informazione medica, la parola glutine compare in alcuni articoli che adducono miglioramenti nei bambini autistici che non consumano glutine. O ancora in altri, che riferiscono un aumento dell insorgenza di intolleranza al glutine nei bambini nati con parto cesareo. Tutte affermazioni che non trovano alcun riscontro scientifico. O ancora nel 2015, sempre su La Repubblica, viene messa in relazione l assunzione di cibo biologico con l assenza di celiachia e allergie. E in alcuni viene nominata anche l allergia al glutine : un errore palese, visto che si tratta invece di un intolleranza. Articoli, questi, che pur con l intenzione di fornire informazione mediche, spesso sconfinano anche nel racconto di mode alimentari o di nuove convinzioni che diventano sempre più popolari. 25 Era vietato parlare degli esperimenti e Spaghetti con grano transgenico di Daniela Monti, pubblicati entrambi il 9 maggio 2001 sul Corriere della Sera 26 Radiazioni a tavola di Tullio Regge, pubblicato il 10 maggio 2011 su la Repubblica Pag 36

37 Master in La scienza nella pratica giornalistica Infine diverse distorsioni o ambiguità comunicative si trovano anche nella categoria costume, soprattutto per il termine glutine. Qui infatti, a partire dal 2002, la parola glutine compare associata ai cosmetici, su entrambi i quotidiani, in articoli che promuovono nuove marche di cosmetici e detergenti gluten free appena immessi sul mercato, implicitamente o esplicitamente dichiarati idonei ai celiaci o per celiaci. L assenza di glutine è in realtà un fattore irrilevante per i consumatori, celiaci e non, in quanto i cosmetici vengono a contatto con la pelle e non vengono ingeriti. Infatti, come specifica l AIC sul suo sito i cosmetici (inclusi anche rossetti e burro di cacao), detergenti e collutori, e in generale tutti i prodotti per uso esterno «non comportano rischi per il celiaco e possono essere utilizzati in tranquillità». Solo un gioco di marketing, quindi, segno di un morboso interesse per l assenza di tale proteina in qualsiasi cosa sia di uso quotidiano, quasi fosse veleno. Tanto che l AIC ha valutato come ingannevole l utilizzo del claim senza glutine sui prodotti cosmetici e nel 2015 ha deciso di impugnare davanti al Tar il provvedimento con il quale l'antitrust aveva invece giudicato non scorretto il comportamento di un'azienda cosmetica che faceva leva sull'assenza di glutine nei propri prodotti per pubblicizzarli. O ancora, nel 2013, il Corriere della Sera 27 racconta di chi vive cibandosi solo di un cocktail speciale, il soylent, sottolineando come questo cocktail sia sano e soprattutto senza glutine: non sia mai che qualche intollerante o sensibile voglia provarlo. Ma c è anche chi, anonimo blogger francese appassionato d arte, nel suo blog Gluten Free Museum 28 ha pazientemente rivisitato molti quadri famosi 29, da Caravaggio a Van Gogh, a scene cinematografiche di Quentin Tarantino, passando per i film d animazione Disney e cartoni come I Simpson, con l intento di 27 Il ragazzo che mangia solo polvere di Elmar Burchia, pubblicato il 17 marzo 2013 sul Corriere della Sera 28 glutenimage.tumblr.com 29 Arte contro le intolleranze: il museo (virtuale) gluten free di Nicola Perilli, pubblicato il 7 aprile 2015 su la Repubblica Pag. 37

38 Francesca Buoninconti eliminare qualsiasi traccia di prodotti contenti glutine. E così spariscono i campi di grano, il pane, la birra, il pan di spagna. Insomma, dalle notizie di cronaca nera in cui la celiachia compare (incongruamente) come dettaglio rilevante, passando per i cosmetici senza glutine, fino ad arrivare a istallazioni d arte virtuali: tutti fenomeni che complessivamente denotano quanto interesse mediatico ci sia sul glutine, tanto da sfruttarlo per qualsiasi pretesto. Alcune immagini tratte da Gluten Free Museum Se da un lato le recensioni di nuovi locali che offrono cibi senza glutine compaiono sempre più spesso sulle pagine dei maggiori quotidiani italiani, facilitando la vita fuori casa dei celiaci, bisogna Pag 38

39 Master in La scienza nella pratica giornalistica stare attenti ai messaggi veicolati. Infatti utilizzando come sinonimi termini medici che indicano patologie differenti, calcando la mano su eventi di cronaca nera, o sulle proprietà nocive del glutine si rischia di trasmettere informazioni scorrette sulla malattia. I lettori, non essendo medici, non sono abbastanza informati sulla malattia, e si rischia così di creare inutili allarmismi. Pag. 39

40 Francesca Buoninconti La moda della dieta gluten free Oltre ai celiaci e ai loro parenti che spesso scelgono di mangiare senza glutine per questioni di praticità e comodità, c è chi si autoprescrive una dieta senza glutine nella convinzione che serva per sentirsi meglio, per dimagrire, o ancora perché «il glutine fa male ed è meglio senza». Oggi il glutine è percepito da molti consumatori come un veleno, un paragone che un secolo fa sarebbe stato impensabile. Basti pensare che nel 1884 uno dei marchi storici italiani, Buitoni, lanciò addirittura la pastina glutinata: una pasta con il 15% di glutine secco in più, definita «il miglior alimento per bambini, ammalati e convalescenti», ma anche per obesi, gottosi, uricemici e diabetici. Una manna, insomma, e soprattutto un «potente attivatore dell intelligenza», tanto che negli anni Trenta anche un altro storico marchio italiano, la Barilla, iniziò a produrre questa tipologia di pasta. Esempi degli scatoli di pasta Buitoni e Barilla ad inizio del Novecento. Fonti: La zuppiera felice e Golinelli Communication Lab Come sappiamo, la rotta si è poi completamente invertita: non solo il glutine non è più attraente, ma è diventato il nemico numero uno, Pag 40

41 Master in La scienza nella pratica giornalistica perciò attualmente nessuna azienda alimentare oserebbe mettere in orgogliosa evidenza il contenuto di glutine. Anzi, come vedremo nel capitolo successivo, l ambizione prevalente è quella ad apporre il marchio contrario: quello della spiga barrata. Ma quando e come una terapia per una specifica malattia è diventata una delle tante diete in voga, e soprattutto una delle più seguite? Il grano e i cereali sono stati bollati per la prima volta come «alimenti che fanno ingrassare» verso la metà degli anni Settanta dal medico francese Pierre Dukan, lo stesso che, dal 2000, si è fatto promotore di una dieta solo a base proteica per dimagrire velocemente, in seguito alla quale nel 2012 è stato radiato dall ordine. Nel 2001, poi, un altro duro colpo ai cereali è stato inferto dallo scienziato americano Loren Cordain e dalla sua «dieta paleolitica»: un regime alimentare che prevede l eliminazione di quegli alimenti, come il grano, che sono stati introdotti con l avvento dell agricoltura, circa diecimila anni fa. A portare definitivamente il glutine sul banco degli imputati è stato tuttavia il cardiologo statunitense William Davis, nel Nel suo Wheat Belly (La dieta zero grano, Mondadori), arrivato primo nella classifica dei best seller del New York Times, Davis accusa il glutine di una lista enorme di patologie: dall autismo all obesità, dal diabete al cancro, mescola le sue teorie all ossessione per il cibo naturale e all avversità contro gli ogm. Peccato che la letteratura scientifica non convalidi in alcun modo le sue teorie. Tuttavia, come per ogni moda che possa definirsi tale, non bastano scienziati o sedicenti tali a infiammare gli animi: a muovere le masse servono i vip. E così la prima paladina della battaglia al glutine è una famosa attrice americana: Gwyneth Paltrow, che sferra l attacco dalle pagine del suo blog, Goop. Nel 2008, infatti, ha annunciato al mondo di aver rinunciato ai cibi col glutine perché sensibile. Lo stesso destino è toccato ai suoi figli e anche al marito (ora ex) Chris Martin, frontman dei Coldplay. Pag. 41

42 Francesca Buoninconti Gwynet Paltrow in cucina. Credits: Goop Da questo momento in poi, Gwyneth ha intrapreso una vera crociata contro il complesso proteico: non le bastava affermare che senza glutine si sente più in forma e trova beneficio per l intestino come per la pelle, ma si è improvvisamente trasformata nello chef perfetto, sfornando ricette salutari, senza glutine, gustose e sempre diverse. Un patrimonio culinario pubblicato nei due libri Appunti dalla mia cucina (2011) e It s All Good (2013), entrati anche loro nella lista dei best seller del New York Times. E ora non solo è in arrivo il suo terzo libro di ricette, ma anche una linea di cibo gluten free: «3 Green Hearts». Ma la Paltrow non è sola in questa battaglia: negli ultimi anni come lei si sono convertiti l ex Spice Girl Victoria Beckham, gli attori Russel Crowe, Kim Kardashian, Jessica Alba e Jennifer Aniston, le cantanti Hillary Duff, Lady Gaga, fino ad arrivare alla cantante italiana Elisa Toffoli e all ex velina italiana Elisabetta Canalis, dichiaratasi su Twitter nel Pag 42

43 Master in La scienza nella pratica giornalistica In questo mondo sempre più gluten free, sono pochi i vip che ancora resistono apertamente alla dieta senza glutine, come Charlize Theron che nel 2014, ospite al talk show Chelsea Lately condotto dalla comica americana Chelsea Handler, ha dichiarato che tale dieta «è una stronzata», dopo aver assaggiato dei cupcake senza glutine che «sapevano di cartone» («I think the gluten free thing is bullshit. I m sorry. That s just me. It s bullshit. I don t believe in it and I think certain studies now prove that it is bullshit»). Ci sono d altro canto molti vip celiaci che fanno da testimonial per le associazioni che si occupano di celiachia, come il tennista serbo Novak Đoković, o in Italia attori come Daniele Bossari, Gaia De Laurentis e Claudia Koll, registi come Dario Argento, e sportivi come l arbitro Pierluigi Collina e il rugbista della nazionale italiana Martin Castrogiovanni. Raccontano sui quotidiani e agli eventi AIC come hanno scoperto la malattia, qual è stato il percorso di guarigione, che ha permesso loro di recuperare una vita normale, invitando chi sospetta di essere malato a sottoporsi ai controlli prima di auto-prescriversi una dieta senza glutine. Che si tratti di personaggi famosi realmente affetti dalla patologia o di vip che seguono una moda, molte delle persone passate alla dieta gluten free sostengono poi la propria scelta e la causa a colpi Pag. 43

44 Francesca Buoninconti di hashtag #glutenfree. Anche se non analizziamo i social in questa tesi, si calcola che solo su Instagram, il social per eccellenza delle fotografie di cibo, sono più di sei milioni e mezzo i post che riportano questo hashtag. E proprio per cercare di misurare questa tendenza, ho consultato Google Trend, un tool nato nel 2006, che compara diversi termini mostrando graficamente qual è quello più ricercato sul web dal 2004 a oggi, in tutto il mondo o in una data area geografica, restituendo così una rapida analisi sulle tendenze. Google Trend rileva i dati minuto per minuto, basandosi sui 100 miliardi di ricerche fatte ogni mese sul motore di ricerca Google, su Google News e su YouTube, e le restituisce con un indice che va da 0 a 100. Questi numeri, però, non rappresentano il volume di ricerca assoluto, ma quello relativo alla ricerca effettuata, ovvero: se la tale parola rappresenta solo il 5% delle ricerche totali su Google, ma è il punto percentuale più alto raggiunto, allora sul grafico verrà rappresentato con 100. Quindi sul modello delle analisi condotte sui quotidiani ho selezionato due termini: celiachia e senza glutine, il primo per riferirci all ambito medico e il secondo al regime dietetico. Inserendo entrambi i termini in Google Trend, il tool ci ha restituito l andamento delle ricerche. Lo stesso paragone è stato fatto poi con le rispettive traduzioni inglesi dei due termini, per osservare la tendenza nel mondo. Osservando la ricerca condotta con i termini italiani, si nota chiaramente come la celiachia (in blu) abbia avuto un suo picco d interesse dal 2006 al 2008 circa, proprio nei tre anni dopo l emissione della Legge 123/2005. In questo periodo il numero di ricerche che comprendevano questa parola è praticamente raddoppiato, per poi riassestarsi sul livello di interesse precedente. Invece, senza glutine (in rosso) nel 2004 non rientrava ancora in nessuna ricerca, mentre oggi nel 2015 è cercato più del doppio delle volte rispetto alla parola celiachia, raggiungendo così il suo massimo storico. Andando più a fondo nella ricerca condotta con i termini italiani, la parola celiachia oltre che da sola è stata cercata sul web associata Pag 44

45 Master in La scienza nella pratica giornalistica la maggior parte delle volte a: sintomi, glutine, associazione, esami, test e bambini. Insomma, tutte categorie che sicuramente pertengono all ambito medico. Invece senza glutine compare associato solo a termini alimentari ( ricette, pizza, farina, prodotti, pasta, pane, ecc). Facendo invece la stessa ricerca ma con i termini inglesi, possiamo osservare che la tendenza è molto simile a quella italiana, con una prevedibile differenza: per celiac disease non si riscontra un picco nel , perché non essendoci stato a livello internazionale un intervento legislativo paragonabile per incisività a quello svolto in Italia dalla legge del 2005, l interesse sulla malattia è più o meno costante. Per il resto, l interesse per gluten free, già presente prima del 2004, ha avuto un trend di crescita simile a quello del termine senza glutine per l utenza italiana, anche se in lieve calo dal Pag. 45

46 Francesca Buoninconti Anche in questo caso i termini associati a celiac disease e gluten free sono praticamente gli stessi rispetto al panorama italiano. L ossessione gluten free non riguarda solo il cibo, ma anche i farmaci, gli integratori e persino i cosmetici. Anche se i famaci spesso vengono assunti per via orale, i celiaci non corrono nessun rischio e possono assumere tutti quelli presenti sul mercato, poiché il contenuto di glutine rientra comunque nei limiti previsti, come confermato dall Associazione Italiana Celiachia sul suo sito e anche dall Agenzia Italiana per il Farmaco (AIFA). Situazione diversa invece per gli integratori, che non sono farmaci, e vanno valutati caso per caso. Per quanto riguarda i cosmetici, invece, si tratta di una vera e propria ossessione senza senso, in quanto né detergenti né prodotti di bellezza costituiscono un rischio: i celiaci hanno problemi all intestino solo se ingeriscono glutine e non se questo viene a contatto con la pelle, anche se affetti da dermatite erpetiforme. Pertanto l uso di diciture come adatto ai celiaci o senza glutine per promuovere un cosmetico non solo è inutile, ma può essere fonte di allarmismo e confusione, e può spingere un soggetto celiaco o che segue la dieta senza glutine a preferire un prodotto Pag 46

47 Master in La scienza nella pratica giornalistica rispetto a un altro. Infatti l AIC da sempre combatte questa pratica, sconsigliando di riportare indicazioni sull idoneità per i celiaci o l assenza di glutine su confezioni e pubblicità di prodotti non alimentari. Per questo il 4 settembre 2013 l AIC, insieme ad ALES (una società attiva nella commercializzazione di prodotti cosmetici in Italia) aveva denunciato per «pubblicità ingannevole e pratiche commerciali scorrette» l azienda BioNike, che faceva leva sull'assenza di glutine nei propri prodotti di bellezza per reclamizzarli. Il 15 ottobre 2014 è arrivata la sentenza dell Antitrust che giudica non scorretta tale pratica, e così nel gennaio 2015 l AIC ha impugnato davanti al Tar il provvedimento, continuando la sua battaglia. Una delle pubblicità di BioNike ritenute ingannevoli dall AIC. Credits: Farmacia Alliegro Pag. 47

48 Francesca Buoninconti Una delle pubblicità ingannevoli che utilizzano il claim senza glutine. Credits: Afterglow Le conseguenze di questa tendenza a demonizzare il glutine e delle derive comunicative connesse sono paradossali: la maggior parte di coloro che seguono una dieta gluten free non dovrebbero farlo, perché non sono celiaci, mentre chi ne avrebbe davvero bisogno spesso non segue un regime alimentare particolare, perché non gli è stata ancora diagnosticata la malattia. Se da un lato i nuovi celiaci diagnosticati troveranno una gamma sempre più ampia di prodotti e di ricette tra cui scegliere, i marchi di prodotti alimentari finiranno col fare meno attenzione a evitare la contaminazione con il glutine, mettendo così a rischio chi celiaco lo è davvero. Inoltre, cosa che invece già si sta verificando, case farmaceutiche, cosmetiche o operanti in altri settori, potrebbero sfruttare la dicitura gluten free e far leva sull ambiguità comunicativa solo per gonfiare i loro interessi, inducendo celiaci poco informati, spaventati, o anche maniaci del senza glutine a comprare i loro prodotti. Questo a discapito di una corretta informazione, e soprattutto di una corretta comunicazione sulla celiachia. Pag 48

49 Master in La scienza nella pratica giornalistica I Food blog Nel multiforme mondo online, la battaglia per affermare che una dieta senza glutine è più sana ed equilibrata parte anche, e soprattutto, dai blog. Quelli di lifestyle curati da vip, ma anche blog di ricette curate da food blogger, che negli ultimi anni sono sempre più numerosi, complici i vari talent, cooking show, programmi di cucina e infine anche Expo Milano Oggi infatti i food blog e food magazine italiani sono oltre trecento, di cui circa una settantina dedicati esclusivamente al cibo senza glutine e ai celiaci. I celiaci, spesso insoddisfatti dei prodotti industriali, hanno trovato sul web suggerimenti per un alternativa più sana e gustosa. Così tra i food blogger si è scatenata una vera battaglia a colpi di ricette e preparazioni che possano soddisfare palato e occhi degli intolleranti. Tra i più cliccati e conosciuti c è La Gaia celiaca, nato nel 2011 a cura di Gaia Pedrolli, insegnante di matematica e fisica, appassionata di cucina e celiaca, che oggi tiene anche una rubrica su D di Repubblica. Oltre a questo anche Noglu s Kitchen il blog di Simona Fiori, che lo ha creato nel 2013 dopo aver scoperto che entrambe le sue bambine erano celiache, e che poi è stato inserito tra i blog del Corriere della Sera nel Anche i blog di cucina sono insomma un altra testimonianza della comunicazione online sulla celiachia, e visto che tra i food blog più noti ce ne sono tantissimi che ospitano al loro interno delle rubriche di ricette per celiaci, ho considerato quelli che rispondessero a due requisiti fondamentali: essere i più consultati in Italia ed essere generalisti, quindi non dedicati solo all alimentazione gluten free, magari aperti da celiaci o da seguaci della dieta senza glutine. Questa scelta è stata dettata dalla curiosità di capire, al netto dei blog specializzati, quanto la crescita dell incidenza della celiachia e dei seguaci della dieta senza glutine avessero influito sulle scelte dei blog culinari, che ovviamente sono un fenomeno recente e, come vedremo, successivo alla legge Pag. 49

50 Francesca Buoninconti 123/2005. Pertanto, in questo caso, la nostra indagine partirà dai rispettivi anni di apertura dei blog. Per comprendere quali fossero i più consultati ho condotto un analisi con Urlmetriche ( verificando quali blog di cucina generalisti avessero il maggior numero di visitatori. Ho così identificato i tre più consultati, elencati in ordine di popolarità: Giallo Zafferano ( Misya.info ( e Il Cavoletto di Bruxelles ( Il primo, Giallo Zafferano è forse il blog di cucina più famoso d Italia, fondato nel 2006 da Sonia Peronaci insieme al marito Francesco Lopes. Per anni consacrato alla BlogFest come miglior blog italiano, rientra infatti nei 200 siti più visitati d Italia e sfiora i sette milioni di visitatori al mese. Sonia Peronaci in cucina. Credits: Chioggia Tv Nel 2009 la società Banzai ha acquistato Giallo Zafferano, portandolo al successo assieme alla sua ideatrice, che nel frattempo ha pubblicato quattro libri per Mondadori, e dal 2013 presenta la trasmissione In cucina con Giallo Zafferano sul canale FoxLife. Pag 50

51 Master in La scienza nella pratica giornalistica Sonia Peronaci, però, nell ottobre del 2015 ha annunciato il suo ritiro dalla direzione di Giallo Zafferano, che oggi ormai è difficilmente considerabile solo un blog, essendo diventato un vero e proprio sito a cui lavora una squadra di 25 persone: attualmente esso costituisce una piattaforma che ospita altri blog, tra cui Il Chicco di Mais, che propone piatti multietnici, sempre senza glutine. In questo caso abbiamo considerato solo il blog originale, escludendo tutti gli altri associati alla piattaforma. Flavia Imperatore autrice di Misya.info. Credits: Napolipost Misya.info, invece, è nato del 2007 per volere della napoletana Flavia Imperatore, in arte Misya, e oggi raccoglie circa visitatori al mese. Dal 2012 il blog è diventato partner ufficiale di Donnamoderna.com per la sezione Food, contribuisce alla rivista cartacea e al canale donnamoderna.tv, e ha dato vita nel 2013 al libro di ricette I menù di Misya, edito da Mondadori. Infine Il Cavoletto di Buxelles, nato nel marzo del 2005, è il blog di Sigrid Verbert, una delle prime e più conosciute food blogger d'italia. Se infatti il primo food blog della storia Chow è nato nel 1997 negli Stati Uniti d America, nel nostro paese il primo è stato proprio Il Cavoletto di Bruxelles, che è ancora oggi Pag. 51

52 Francesca Buoninconti costituisce un punto di riferimento nel settore. Sigrid Verbert è di origine belga e vive tra New York e Roma (dove si è stabilita per dieci anni). È autrice di ben sette libri di cucina, di cui l ultimo è Piccoli gourmet crescono (Mondadori, 2013), ed è stato anche il volto del programma televisivo Il cibo si fa bello su La5. Sigrid Verbert autrice de Il Cavoletto di Bruxelles. Credits: Mediaset Tranne Il Cavoletto, che precede la legge 123/2005 di soli tre mesi, gli altri due blog sono successivi alla sua promulgazione, pertanto la nostra indagine è iniziata dall anno di apertura di ciascuno: il 2007 per Misya.info e il 2009 per Giallo Zafferano. Per ognuno è stata svolta un analisi quantitativa indagando prima il numero di preparazioni presenti in totale e, successivamente, la porzione di spazio dedicato alle ricette senza glutine, per avere una prima idea sull impatto della celiachia e della moda della dieta senza glutine nei blog generalisti. Nello specifico, dopo aver identificato il numero di ricette totali, ho cercato quelle senza glutine per tag e categorie senza glutine o gluten free, operando come per i quotidiani. Nel caso in cui tali tag o categorie fossero assenti, ho verificato manualmente, attraverso le barre di ricerca dei blog, se tra le ricette inserite ce ne fossero di adatte a chi segue una dieta Pag 52

53 Master in La scienza nella pratica giornalistica senza glutine. Come vedremo, Il Cavoletto non presenta nessun tipo di catalogazione, raggruppamento o segnalazione delle ricette senza glutine, neanche Giallo Zafferano possiede un apposita categoria, ma effettuando la ricerca nel sito se ne trova qualcuna. Misya.info, invece, è il blog più attento a quest aspetto tra quelli considerati: possiede una categoria dedicata e molto ampia. Purtroppo non è stato possibile sviluppare la raccolta dati anno per anno, dalla data di fondazione dei blog, poiché i tag e le categorie, quando presenti, sono stati aggiunti in un secondo momento rispetto alla pubblicazione delle preparazioni. Inoltre, proprio per chiedere maggiori informazioni sulle scelte operate nella gestione dei tag e delle categorie e per confrontare i dati, sono state intervistate anche le blogger. Sigrid Verbert e Flavia Imperatore hanno concesso l intervista, mentre da Sonia Peronaci e dalla redazione di Giallo Zafferano non ho ottenuto risposte. Complessivamente, nei tre blog sono presenti ricette. Per quanto riguarda il numero di ricette totali non ci sono grandi differenze tra Giallo Zafferano, che detiene il primato con oltre ricette (di cui 300 videoricette), e il secondo, Misya.info, con ricette (di cui 53 videoricette), mentre Il Cavoletto di Bruxelles, nonostante sia stato fondato per primo, contiene solo ricette, circa la metà di quelle presenti in Giallo Zafferano. Pag. 53

54 Francesca Buoninconti Sin da subito si è rivelata invece molto diversa la catalogazione riservata alle preparazioni senza glutine: nel blog Misya.info le ricette rispondenti ai tag analizzate sono ben 268 e sono state raccolte in una categoria apposita, mentre in Giallo Zafferano sono presenti solo 19 ricette senza glutine, indicate come tali solo nel titolo ma non raccolte in una categoria dedicata. Infine Il Cavoletto di Bruxelles non presenta né una categoria dedicata né un tag specifico, poiché l autrice non si dedica alla cucina senza glutine, come ci ha specificato nell intervista riportata poi. Come mostrato dai grafici, Misya.info presenta la percentuale più alta di preparazioni senza glutine: il 12%, contro l 88% di ricette adatte a tutti. Mentre Giallo Zafferano e Il Cavoletto di Bruxelles hanno proporzioni in realtà molto simili: nel primo abbiamo il 99% di ricette normali (le 19 senza glutine infatti rappresentano solo l 1%) e nel secondo il 100%. Pag 54

55 Master in La scienza nella pratica giornalistica Pag. 55

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