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1 «La Sapienza» a Mozia Quarant anni di ricerca archeologica [ ] a cura di Lorenzo Nigro e Gabriele Rossoni Roma 2004

2 «La Sapienza» a Mozia. Quarant anni di ricerca archeologica, Catalogo della mostra, Università di Roma «La Sapienza», Facoltà di Scienze Umanistiche, Museo dell Arte Classica, 27 febbraio - 18 maggio 2004 indice a cura di L. Nigro e G. Rossoni ISBN Copyright 2004 Missione archeologica a Mozia Dipartimento di Scienze Storiche, Archeologiche e Antropologiche dell Antichità Sezione Vicino Oriente - Università di Roma «La Sapienza» Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale dei testi e delle illustrazioni senza l autorizzazione scritta della Missione Archeologica a Mozia. ENTI PROMOTORI Università di Roma «La Sapienza» Facoltà di Scienze Umanistiche Dipartimento di Scienze Storiche Archeologiche e Antropologiche dell Antichità Sezione Vicino Oriente Missione archeologica a Mozia Regione Siciliana Assessorato per i Beni Culturali e Ambientali e la Pubblica Istruzione Soprintendenza Regionale per i Beni Culturali e Ambientali di Trapani Servizio Beni Archeologici Fondazione G. Whitaker - Palermo Ente Morale sotto il patrocinio dell Accademia Nazionale dei Lincei COMITATO SCIENTIFICO Paolo Matthiae - Università di Roma «La Sapienza» Giuseppe Gini - Soprintendente di Trapani Sebastiano Tusa - Direttore del Servizio Beni Archeologici, Soprintendenza di Trapani Maria Giulia Amadasi - Università di Roma «La Sapienza» Lorenzo Nigro - Università di Roma «La Sapienza» Gabriele Rossoni - Università di Roma «La Sapienza» Andrea Carandini - Università di Roma «La Sapienza» Clementina Panella - Università di Roma «La Sapienza» Maria Grazia Picozzi - Università di Roma «La Sapienza» Marcello Barbanera - Università di Roma «La Sapienza» Frances Pinnock - Università degli Studi di Parma Pierfrancesco Vecchio - Soprintendenza di Trapani c.e. Testi di: Lorenzo Nigro, Gabriele Rossoni, Sandra Antonetti, Anna Rita Lisella, Federica Spagnoli, Maria Pamela Toti Planimetrie: Federica Spagnoli Disegni ricostruttivi: Leonardo Di Blasi Ideazione e organizzazione: Missione archeologica a Mozia Diritti fotografici: Soprintendenza di Trapani - Università di Roma «La Sapienza», Dipartimento di Scienze Storiche, Archeologiche e Antropologiche dell Antichità, Missione archeologica a Mozia; alcune foto di A. Ciasca sono state gentilmente concesse da I. Brancoli. Progetto grafico e videoimpaginazione: Giovanna Mathis [giomathis@tiscali.it] Si ringraziano: L Aereonautica Militare, Base aerea del 37 Stormo, Aeroporto Trapani-Birgi, per il supporto offerto in occasione delle riprese aeree dell Isola di Mozia e dello Stagnone di Marsala, in particolare il Maggiore Dario Sinatra; le famiglie Arini, Lombardo, Monteleone, Pace, Pugliese per il sostegno pratico quotidiano fornito sull isola alla Missione; gli operai specializzati della Soprintendenza di Trapani. Saluti introduttivi I G. Gini, P. Matthiae, S. Tusa, C. Panella, M.G. Picozzi Introduzione I L. Nigro 1. Mozia: archeologia di una città 1.1 I Alla scoperta di Mozia: due secoli di ricerca archeologica I G. Rossoni 1.2 I Gli scavi di Antonia Ciasca al Tofet e alle mura ( ) I L. Nigro 1.3 I Nel segno di Antonia Ciasca: struttura e funzionamento della Missione archeologica a Mozia della Sapienza I L. Nigro 2. I primi scavi della missione congiunta della Sapienza e della Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Occidentale 2.1 I Il Tofet I L. Nigro 2.2 I Le mura I G. Rossoni 2.3 I Le necropoli I S. Antonetti 2.4 I Il Santuario del Cappiddazzu I L. Nigro e F. Spagnoli 2.5 I L Abitato centrale I A.R. Lisella 3. Le scoperte della Missione archeologica a Mozia nelle campagne 2002 e I Il Kothon I L. Nigro 3.2 I Il Tempio del Kothon (Zona C) I L. Nigro 3.3 I Il Quartiere di Porta Sud I L. Nigro e A.R. Lisella 3.4 I Le pendici occidentali dell Acropoli (Zona D): la Casa del sacello domestico I L. Nigro 3.5 I La Porta Ovest la Fortezza Occidentale (Zona F) I G. Rossoni 4. La copia del Giovane di Mozia nella mostra al Museo dell Arte Classica 4.1 I La copia laser del Giovane di Mozia nella mostra 4.2 I Il Giovane di Mozia I M.P. Toti 5. I pannelli della mostra pag. 4 pag. 11 pag. 15 pag. 16 pag. 20 pag. 30 pag. 37 pag. 38 pag. 46 pag. 52 pag. 56 pag. 62 pag. 67 pag. 68 pag. 72 pag. 78 pag. 84 pag. 90 pag. 95 pag. 96 pag. 98 pag.102

3 saluti introduttivi I Giuseppe Gini saluti introduttivi I Paolo Matthiae La mostra documentaria La Sapienza a Mozia. Quarant anni di ricerca archeologica, illustra i risultati di una collaborazione storica della Soprintendenza di Trapani, iniziata nel 1964 dall allora Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Occidentale e portata avanti con successo per più tre decenni da Vincenzo Tusa e Antonia Ciasca. Si tratta di risultati di grande rilievo scientifico, dei quali la Soprintendenza di Trapani è orgogliosa. Gli scavi della Missione congiunta interessarono il Tofet, le mura, il Santuario del Cappiddazzu, l abitato, con scoperte che hanno segnato la storia degli studi di archeologia fenicio-punica. Ma, soprattutto, la missione fu un esempio di collaborazione scientifica tra Enti, nel rispetto delle reciproche prerogative e con un solo obiettivo comune: la maggiore conoscenza dell archeologia di Mozia. È stato proprio alla luce di tali risultati che la Soprintendenza ha avanzato la proposta di riprendere le attività di esplorazione archeologica a Mozia e una nuova missione, nata dalla collaborazione tra il Direttore del Servizio Scavi, Dott. Sebastiano Tusa e i giovani archeologi della Sapienza ha già portato a risultati sul campo all altezza dei precedenti, con la scoperta della Casa del sacello domestico, del Tempio del Kothon e della Fortezza Occidentale, al lato della Porta Ovest. Mentre desidero esprimere il mio apprezzamento al Magnifico Rettore, Prof. Giuseppe D Ascenzo, al Preside della Facoltà di Scienze Umanistiche, Prof. Paolo Matthiae e al Direttore della Missione, Prof. Lorenzo Nigro, mi rallegro che in tale occasione, inserita nelle celebrazioni per il VII Centenario dell Ateneo romano, sia stato anche possibile incrementare la gipsoteca del Museo dell Arte Classica con la copia del Giovane di Mozia, lo straordinario originale greco oggi in esposizione nel Museo Whitaker sull isola di Mozia, che è uno dei numerosi gioielli che la Soprintendenza di Trapani custodisce. Giuseppe Gini Soprintendente di Trapani Un impresa archeologica che dura da quarant anni, come quella della Missione archeologica a Mozia della Sapienza, con risultati così importanti da influenzare l intero campo di studi dell archeologia fenicio-punica, è il merito non soltanto della dedizione e delle capacità degli studiosi che l hanno avviata e condotta con successo, ai quali la mostra dedica un ampia e meritatissima sezione, ma anche del felice connubio tra le Istituzioni che l hanno promossa e sostenuta, vale a dire l Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali e Pubblica Istruzione della Regione Siciliana, in particolare la Soprintendenza di Trapani (prima del 1987 Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Occidentale), e il Dipartimento di Scienze Storiche, Archeologiche e Antropologiche dell Antichità - Sezione Vicino Oriente (già Istituto di Studi per il Vicino Oriente) dell Università di Roma La Sapienza. Si deve infatti a Vincenzo Tusa ed Antonia Ciasca se oggi possiamo ammirare, nella didascalica esposizione curata dall attuale Missione a Mozia, risultati così ampi e ben documentati: è sempre stato vanto delle missioni nate dalle iniziative di Sabatino Moscati la pubblicazione rapida ed accurata delle scoperte e così è sempre stato per Mozia. Ad un passato così ricco e glorioso corrisponde un presente non meno impegnativo, sia sul piano degli obiettivi scientifici della ricerca, come mostrano i primi significativi risultati conseguiti nell area del Kothon, alle pendici dell Acropoli e alla Porta Ovest, sia sul piano della didattica: oggi alla Missione partecipano numerosi gli studenti del Corso di Studi in Scienze Archeologiche della Facoltà di Scienze Umanistiche. Per tutte queste ragioni, mentre mi rallegro che il VII Centenario del nostro Ateneo abbia potuto includere anche questo importante traguardo della Missione archeologica a Mozia, desidero ringraziare particolarmente l Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali e Pubblica Istruzione della Regione Siciliana e, in particolare la Soprintendenza di Trapani, nelle persone del Soprintendente, Dott. Arch. Giuseppe Gini, e del Direttore del Servizio Beni Archeologici, Dott. Sebastiano Tusa, sia per la generosa e proficua partnership intrapresa con la nostra Università, sia per la possibilità offerta al Museo dell Arte Classica, di arricchirsi della copia del Giovane di Mozia, il capolavoro greco scoperto negli scavi dei colleghi dell Università di Palermo, che è entrato così a far parte di una delle più complete gipsoteche d Europa. Paolo Matthiae Preside della Facoltà di Scienze Umanistiche 4 5

4 introduzione La mostra La Sapienza a Mozia. Quarant anni di ricerca archeologica, , inaugurata il coincidenza con la Seconda Giornata Romana di Studi Moziesi Antonia Ciasca, il 27 febbraio 2004, è un occasione per ripercorrere in modo semplice e documentato il percorso compiuto da una delle imprese scientifiche sorte quattro decadi or sono dall attività febbrile dell allora Istituto di Studi del Vicino Oriente, fondato da Sabatino Moscati, oggi la Sezione Vicino Oriente del Dipartimento di Scienze Storiche Archeologiche e Antropologiche dell Antichità dell Università di Roma La Sapienza. La coincidenza del quarantennale di Mozia con il VII Centenario della Sapienza è particolarmente felice poiché non c è alcun dubbio sul fatto che la qualità dei risultati ottenuti dalla Missione archeologica a Mozia, come dalle altre missioni storiche della Sapienza sorte in quegli anni e portate a fama mondiale da giovani intraprendenti e preparati, si deve principalmente allo sforzo della continuità e del lavoro quotidiano, sempre inquadrato da un metodo rigoroso e da un acuta prospettiva storica, caratteristica questa precipua di tutti gli archeologi romani. Il merito va, dunque, oltre che, ovviamente, ai protagonisti di tali imprese, alla Sapienza, Ateneo capace di sostenere progetti di ricerca ampi e prolungati con generosità e continuità, ma anche ai partners di tali imprese, in questo caso le Autorità scientifiche e amministrative della Regione Siciliana: l Assessorato ai Beni Culturali e Ambientali e Pubblica Istruzione, la Soprintendenza di Trapani e la Fondazione G. Whitaker, che hanno accolto con liberalità e lungimiranza gli studiosi romani e compiuto insieme un percorso di approfondimento e valorizzazione di alta rilevanza scientifica. Quale occasione migliore che la Giornata dedicata alla studiosa che di questa ricerca è stata l artefice, in lunghi anni di lavoro appassionato, per inaugurare la mostra? Quale occasione migliore per accettare la generosa offerta della Soprintendenza di Trapani di arricchire il Museo dell Arte Classica con la copia del Giovane di Mozia? La mostra è un esposizione documentaria rivolta principalmente al pubblico degli studenti del Corso di Studi in Scienze Archeologiche, che ogni giorno godono della ricchezza del Museo dell Arte Classica. Non si tratta quindi solo della presentazione di reperti, ma dei risultati degli scavi in senso ampio, includendo i contesti e la storia stessa della Missione. I visitatori potranno in questo modo conoscere meglio una delle ramificate radici dell archeologia della Sapienza, la cui storia ci sta a cuore perché essa costituisce la nostra identità accademica

5 La prematura scomparsa di Antonia Ciasca ha costretto nel passato un impresa che è ancora viva, sia perché i risultati del lavoro di Antonia possono e debbono essere ancora apprezzati, sia perché essa è ripresa proprio con l intenzione di seguirne le orme. Il presente catalogo, che come la mostra non è una presentazione di opere, ma di scavi, vuole essere quindi una semplice riproposizione dei materiali dei pannelli, offrendo anche una sintesi aggiornata e necessariamente divulgativa sui risultati delle ricerche moziesi. Esso riprende la suddivisione in sezioni dell esposizione: la prima è dedicata alla storia della ricerca archeologica a Mozia, mettendo in evidenza il contributo portato dalla Missione congiunta della Sapienza e della Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Occidentale alla conoscenza dell archeologia di Mozia e dell archeologia fenicio-punica in generale; segue una presentazione della struttura e dell organizzazione della Missione attuale. La seconda sezione presenta i ritrovamenti effettuati dalla Missione storica nei diversi cantieri oggetto delle ricerche in ordine cronologico: dal Tofet alle mura, dal Santuario del Cappiddazzu all abitato. La terza parte illustra le scoperte effettuate nelle ultime due campagne nei nuovi cantieri di scavo: la Zona C Il Kohon, la Zona D Le pendici occidentali dell Acropoli e la Zona F La Porta Ovest. Infine, una quarta sezione è dedicata al Giovane di Mozia, la statua scoperta dalla Missione dell Università di Palermo, per illustrare la straordinaria acquisizione della copia del prezioso originale greco al Museo dell Arte Classica. La replica, realizzata con una tecnica d avanguardia partendo da una scansione laser del monumento, si inserisce infatti molto opportunamente nella collezione di calchi greci del Museo dell Arte Classica e bisogna essere quindi veramente grati all Assessorato Regionale ai Beni Culturali e Ambientali e Pubblica Istruzione e alla Soprintendenza di Trapani per il permesso accordato all Università La Sapienza di effettuare tale riproduzione. il Magnifico Rettore, Prof. Giuseppe D Ascenzo; il Preside della Facoltà di Scienze Umanistiche e nostro Maestro, Prof. Paolo Matthiae; il Direttore del Dipartimento Scienze Storiche, Archeologiche e Antropologiche dell Antichità, Prof.ssa Clementina Panella; il Presidente del Corso di Studi in Scienze Archeologiche, Prof. Giovanni Colonna e il Direttore del Museo dell Arte Classica, Prof.ssa Maria Grazia Picozzi, e a quelle dell Assessorato Regionale Siciliano per i Beni Culturali e Ambientali, in particolare il Dott. Giuseppe Grado e il Dott. Marco Salerno, alla Soprintendenza di Trapani, rappresentata dal Soprintendente Dott. Arch. Giuseppe Gini e dal Direttore del Servizio Beni Archeologici, Prof. Sebastiano Tusa, in primo luogo desidero ringraziare il Prof. Vincenzo Tusa, artefice con Antonia Ciasca della prima straordinaria stagione di ricerche a Mozia. Un caloroso ringraziamento per la disponibilità sempre manifestata nei riguardi della Missione va al Presidente della Fondazione G. Whitaker, Avv. Aldo Scimè, al Segretario, Dott.ssa Maria Enza Carollo, e a tutto il personale della stessa Fondazione che opera sull Isola di Mozia. Tra i colleghi, oltre ai primi membri della Missione a Mozia, come Maria Giulia Amadasi, Serena Maria Cecchini, Isabella Brancoli e Giovanni Garbini, desidero ringraziare in particolare Andrea Carandini, Andrea Giardina e Mario Liverani, per l appoggio sempre fornito alla Missione. Lorenzo Nigro Ringraziamenti La presentazione al pubblico dei risultati della Missione archeologica a Mozia non può avvenire senza un doveroso ringraziamento alle Istituzioni, ai colleghi e agli amici che hanno reso possibile la ripresa delle attività di ricerca: oltre alle Autorità Accademiche della Sapienza, [Il Magnifico Rettore Prof. Giuseppe D Ascenzo durante l inaugurazione della mostra] 12 13

6 I Alla scoperta di Mozia: due secoli di ricerca archeologica Mozia: archeologia di una città 1.2 I Gli scavi di Antonia Ciasca al Tofet e alle mura ( ) 1.3 I Nel segno di Antonia Ciasca: struttura e funzionamento della Missione archeologica a Mozia della Sapienza

7 MOTYA Mozia: archeologia di una città MOTYA Mozia: archeologia di una città [Fig.3 I Il grande archeologo siciliano Antonino Salinas] [Fig.1 I Rilievo con due leoni che azzannano un toro (probabilmente dalla decorazione scultorea della Porta Nord), rinvenuto nel 1793 dal Barone di Alagna] 1.1 Alla scoperta di Mozia: due secoli di ricerca archeologica [di Gabriele Rossoni] I pionieri dell archeologia moziese Identificata dal viaggiatore e studioso olandese Cluverius già nel 600 con Mozia, l Isola di San Pantaleo, così chiamata dal secolo XII, vide le prime esplorazioni archeologiche verso la fine del XVIII secolo, per iniziativa di Mons. Airoldi, custode delle antichità della Val di Mazara, il quale incaricò il barone Rosario Alagna di condurvi delle ricerche di antichità. Possiamo quindi fissare all anno 1793 l inizio ufficiale dell esplorazione archeologica nell isola di Mozia, quando durante le ricerche patrocinate dal barone Alagna venne rinvenuto il famoso gruppo scultoreo che riproduce due leoni nell atto di azzannare un toro (fig.1), oggi esposto nel Museo Whitaker sull isola. Nell opera, purtroppo fortemente erosa, la cui tematica ricorda le radici più propriamente fenicie della cultura moziese, è stato proposto di riconoscere l elemento decorativo posto a coronamento della Porta Nord. Ed è forse la somiglianza tra quest opera e la scultura che sovrasta la Porta dei Leoni di Micene, che convinse Heinrich Schliemann a sbarcare nell isola per condurvi una campagna di scavo nell ottobre del 1875 su invito dell allora ministro della Pubblica Istruzione. Una presenza tanto prestigiosa quanto fugace, poiché il celeberrimo scopritore di Micene e Troia abbandonò i lavori precipitosamente, dopo meno di una settimana, definendo infruttuosa la sua esperienza. Da Whitaker a Isserlin Trent anni dopo non sarà di questo avviso Joseph Isaac Spatafora Whitaker (fig.2), nobile e colto proprietario dell isola, il quale, a partire dal 1906 fino al 1927, vi condusse la prima serie di scavi sistematici. Mozia e il mondo scientifico devono molto a questo personaggio e alla sua famiglia: il ritrovamento dei maggiori monumenti della città antica risalgono alle sue ricognizioni e gran parte delle ricerche moderne si sono basate sulle sue esplorazioni preliminari. Il taglio decisamente scientifico del metodo di Whitaker portò oltretutto alla creazione sull isola di un museo permanente, precorrendo il moderno concetto di contestualizzazione del reperto archeologico, oltre alla pubblicazione dettagliata dei ritrovamenti all interno di un volume ancora oggi fondamentale per gli archeologi: Motya. A Phoenician Colony in Sicily (Londra 1921). Così scrive Whitaker nell introduzione: Questo lavoro è stato iniziato nell anno 1906 e, in ottemperanza alle leggi italiane, sotto la supervisione dello Stato, nella persona del Prof. Antonino Salinas, il defunto famoso direttore del Museo Nazionale di Palermo, mentre la direzione dei lavori è stata affidata al Cav. Giuseppe Lipari Cascio di Marsala, che da anni si è dedicato con zelo e con il più vivo interesse alla ricerca archeologica in questa parte della Sicilia (figg.3-4). Lo stretto rapporto tra i proprietari dell isola e lo Stato Italiano, poi la Regione Siciliana, rimarrà nel tempo indissolubile, anche quando, estinta la famiglia di Joseph Whitaker nel 1971, Mozia fu affidata ad una Fondazione, che si è distinta negli anni per il supporto offerto alle nuove spedizioni archeologiche. L attività archeologica di Whitaker si concentrò su tutto il perimetro orientale e settentrionale dell isola, identificando successivamente le aree della Necropoli, del Tofet e del grande Santuario del Cappiddazzu. L esploratore inglese mise in luce la casa patrizia detta dei Mosaici e, infine, identificò e scavò l impianto di Porta Sud (fig.5) e soprattutto il bacino artificiale del Kothon. Questi ultimi due importanti monumenti sono stati l oggetto principale della seconda grande serie di scavi sistematici scientifici a Mozia, condotti dall archeologo inglese Benedikt S.J. Isserlin (fig.6), direttore di una missione di scavo congiunta delle Università di Leeds, Oxford, Londra e Fairleigh Dickinson (USA). Tra gli anni 1955 e 1970 Isserlin esplorò l impianto delle porte settentrionale e meridionale, ampliò lo scavo del Santuario del Cappiddazzu e, soprattutto, si dedicò per primo in maniera accurata allo studio e all interpretazione del bacino del Kothon, cercando esternamente gli eventuali canali di alimentazione del bacino e svuotandone l imboccatura. Vincenzo Tusa e Antonia Ciasca Dopo qualche anno dall arrivo di Isserlin, e in concomitanza con la fondazione a Roma, alla metà degli anni 60, dell Istituto di Studi per il Vicino Oriente dell Università La Sapienza, l isola di Mozia diventa un vero e proprio laboratorio dell indagine archeologica. Sabatino Moscati, direttore dell Istituto, e Vincenzo Tusa (fig.7), Soprintendente dell allora Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Occidentale, intrapresero una serie di campagne di scavo congiunte che, sotto la direzione scientifica di Antonia Ciasca (fig. 8), hanno portato alla luce monumenti di eccezionale importanza, come l intera area del [Fig.4 I Il cavalier Giuseppe Lipari Cascio, che condusse gli scavi agli inizi del Novecento per conto di Joseph Whitaker] [Fig.2 I Joseph Isaac Spatafora Whitaker, 1900] 16 17

8 MOTYA Mozia: archeologia di una città MOTYA Mozia: archeologia di una città 1.2 Gli scavi di Antonia Ciasca al Tofet e alle mura ( ) [di Lorenzo Nigro] Antonia Ciasca si formò come archeologa alla scuola di Massimo Pallottino, negli scavi del santuario etrusco di Pyrgi, ma, ancora giovanissima, passò a collaborare con Sabatino Moscati, divenendo uno dei primi archeologi dell Istituto di Studi del Vicino Oriente, l Istituto fondato da Moscati per intraprendere nuove ricerche della Sapienza nel Mediterraneo orientale. L attività di ricerca e di scavo di Antonia Ciasca a Mozia inizia nel 1964 grazie alla profiqua collaborazione con Vincenzo Tusa. L archeologia moziese era stata sin dalle imprese di J. Whitaker ( 1.1) uno dei motori propulsori dell archeologia feniciopunica e non è dunque casuale che la prima cattedra in Italia di Antichità Puniche, attivata presso l allora Facoltà di Lettere e Filosofia dell Università La Sapienza, abbia visto la sua giovane titolare passare subito all azione a Mozia. In quell anno la lungimirante liberalità di Vincenzo Tusa, divenuto Soprintendente alle Antichità della Sicilia Occidentale, portò alla nascita della missione congiunta, di cui Antonia Ciasca assunse la direzione per La Sapienza. Antonia Ciasca scelse il Tofet, dove erano ancora visibili i tagli dei sondaggi di J. Whitaker e P. Cintas, per approfondire quanto era di più caratterizzante la cultura punica, il santuario per la sepoltura dei fanciulli incinerati, dando inizio, nello stesso tempo, allo studio archeologico sistematico della città. Secondo la tradizione dell Istituto, lo scavo venne pubblicato con cadenza annuale, con immediatezza e chiarezza encomiabili. I resoconti preliminari consentono di tracciare sinteticamente il percorso di ricerca della studiosa, tutto teso alla ricostruzione della storia di Mozia, suffragata da concreti dati stratigrafici I la prima campagna: scavi al Tofet Lo scavo al Tofet fu intrapreso partendo dal limite settentrionale del Santuario, individuato dalle mura urbiche che corrono lungo la battigia, esponendo un area lunga circa 15 m sull asse nord-sud e 12 m su quello est-ovest a ridosso della trincea scavata da Whitaker. I risultati furono di grande rilievo, con la scoperta dei muri A e B, che costituivano il terrazzamento sul quale probabilmente si trovava un sacello quadrato, fulcro della prima area di culto. Attorno erano numerose urne dello strato V e un deposito di terrecotte votive tra due allineamenti murari (D ed E, fig.1) I la seconda campagna: scavi al Tofet Nella seconda campagna, svoltasi nel mese di maggio del 1965, lo scavo del Tofet fu ampliato con una serie di sondaggi volti a seguire il più possibile l andamento dei muri perimetrali del Santuario (in particolare il limite sud, rappresentato dal muro T1, quello est, dal muro T2); tra i rinvenimenti più significativi della campagna furono le stele allineate ritrovate nelle Trincee e 22 e 14 (fig.2) I la terza campagna: scavi al Tofet Nella terza campagna di scavi, i lavori al Tofet furono concentrati nel settore orientale, delimitato dai muri T1, T2 (fig.3), dalla Trincea 15 e dalla balza che a nord scende verso la spiaggia, dove si era riscontrato un numero notevole di ritrovamenti (stele in particolare), oltre alla presenza delle strutture liminari del Santuario, che potevano offrire importanti dati stratigrafici. È proprio in questa campagna che Antonia Ciasca nota chiaramente la differente stratigrafia del settore dove la roccia è più alta (centro-ovest) e di quello a ridosso del muro T I la quarta campagna: scavi al Tofet Nella quarta campagna l esplorazione fu concentrata nel settore orientale del Tofet, nella fascia compresa tra il muro meridionale (T1) e quelli orientali (T2 e MEA) e settentrionale. Lo scavo ebbe come obiettivo il chia- [Fig.2 I Particolare di un gruppo di stele dalla Trincea 14 del Tofet nel 1965] [Fig.1 I Tofet: particolare del deposito di terrecotte addossate al blocco E nel 1964] 20 21

9 2. I primi scavi della missione congiunta della Sapienza e della Soprintendenza alle Antichità della Sicilia Occidentale 2.1 I Il Tofet 2.2 I Le mura 2.3 I Le necropoli 2.4 I Il Santuario del Cappiddazzu 2.5 I L Abitato centrale

10 I storia degli scavi > I I le scoperte > il Tofet le mura le necropoli alla scoperta di Mozia trent anni a Mozia nel segno di Antonia Ciasca I I i nuovi scavi > il Kothon il Tempio del Kothon le pendici occidentali dell acropoli la Porta Ovest e la Fortezza Occidentale il Santuario del Cappiddazzu il Giovane di Mozia I I il tempio e il giovane > I 5. I pannelli della mostra «La Sapienza» a Mozia. Quarant anni di ricerche archeologiche [ ]

11 Stampa e servizi Via dell Orso 28, Roma Finito di stampare nel mese di luglio

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