CONFERENZA DEI SINDACI

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1 CONFERENZA DEI SINDACI DEI COMUNI DEL TERRITORIO DELL AZIENDA ULSS N.20 Manuale del Piano di Zona dei servizi alla persona EXIT CD Piano di Zona dei servizi alla persona ALBAREDO D ADIGE ARCOLE BADIA CALAVENA BELFIORE BOSCOCHIESANUOVA BUTTAPIETRA CALDIERO CASTEL D AZZANO CAZZANO DI TRAMIGNA CERRO VERONESE COLOGNA VENETA COLOGNOLA AI COLLI ERBEZZO GREZZANA ILLASI LAVAGNO MEZZANE DI SOTTO MONTECCHIA DI CROSARA MONTEFORTE D ALPONE PRESSANA RONCÀ ROVERÈ ROVEREDO DI GUÀ S. BONIFACIO S. GIOVANNI ILARIONE S. MAURO DI SALINE S. GIOVANNI LUPATOTO S. MARTINO BUON ALBERGO SELVA DI PROGNO SOAVE TREGNAGO VELO VERONESE VERONA VERONELLA VESTENANUOVA ZIMELLA

2 CONFERENZA DEI SINDACI DEI COMUNI DEL TERRITORIO DELL AZIENDA ULSS N.20 MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA

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4 Indice PRESENTAZIONE 3 PREMESSA 5 1. IL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA Defi nizione Il ciclo di vita del Piano di Zona I principi ispiratori Le fi nalità strategiche I contenuti generali Gli attori della pianifi cazione locale 13 - Il Comune 13 - La Conferenza dei Sindaci 14 - La Regione e le Aziende ULSS 14 - La Provincia 15 - Gli altri soggetti pubblici 15 - Il Terzo Settore 15 - Gli altri soggetti privati 16 - La comunità locale L ambito territoriale IL PROCESSO DI COSTRUZIONE E ATTUAZIONE DEL PIANO DI ZONA Dalla programmazione partecipata alla valutazione Le fasi del Piano di Zona 20 - L iniziativa 20 - L elaborazione della base conoscitiva 21 - L individuazione degli strategici e delle di intervento 22 - L approvazione 23 - L attuazione del Piano di Zona e il sistema informativo 24 - Il monitoraggio, la verifi ca e la valutazione Gli strumenti della pianifi cazione 27 - Gli strumenti della partecipazione 27 - Gli strumenti attuativi Il Piano di Zona e le altre pianifi cazioni IL SISTEMA DELLE REGOLE LOCALI E LA STRUTTURA ORGANIZZATIVA Introduzione Gli aspetti innovativi 31 - La partecipazione 31 - Le relazioni tra i soggetti 33 - Indicazioni di metodo 34 - L articolazione e l organizzazione dei Tavoli 35 ALLEGATI Avviso pubblico 43 Dichiarazione di partecipazione 45 Patto di partecipazione 47 MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 1

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6 Presentazione Compito diffi cile ma entusiasmante quello che deve svolgere chi ha la responsabilità di pensare ed attuare le politiche sociali, perché queste, più di qualunque altra, riguardano direttamente il benessere delle persone. Un benessere non economico ma legato alla dimensione complessiva di vita di ciascuno, al disagio che vive ed alle capacità che possiede, ai bisogni che deve soddisfare e alle risorse che gli sono proprie, alla volontà di migliorarsi e alle potenzialità che è in grado di esprimere. Approcciare il sociale mettendo al centro la persona signifi ca proprio questo, cioè riconoscere che esistono diritti sociali inalienabili di ciascun individuo sui quali fondare il sistema di prevenzione, tutela e promozione e che è a partire da questi che vanno organizzati e gestiti i servizi, gli interventi e i progetti. Un compito diffi cile, dunque, ma sicuramente più realizzabile se alla sua attuazione concorrono tutti i soggetti che compongono la comunità locale, ognuno per la propria parte, con il proprio ruolo e secondo le proprie competenze e conoscenze. Il presente Manuale ha l obiettivo ambizioso di permettere a chiunque lo prenda in mano di comprendere il significato di termini e concetti che spesso appaiono distanti e limitati solo agli addetti ai lavori, quali la pianificazione, la partecipazione, la valutazione. La fi nalità complessiva è non solo di suscitare interesse, ma di aprire nuovi spazi di coinvolgimento e protagonismo, nella convinzione che il modello di welfare di cui una comunità si dota ha senso e può funzionare solo se tutte le persone partecipano pienamente alla sua programmazione e realizzazione. La convinzione è che con questo Manuale si è aperta una strada, che ora merita di essere percorsa. Il Presidente della Conferenza dei Sindaci Paolo Zanotto MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 3

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8 Premessa La Conferenza dei Sindaci dei trentasei Comuni che costituiscono il territorio dell Azienda ULSS n. 20 ha avviato il processo di costruzione del nuovo Piano di Zona dei Servizi alla Persona Si tratta della terza edizione di questo fondamentale atto di pianificazione delle politiche sociali e socio sanitarie, dopo quelle realizzate nel 1999 e per il triennio Nell intento di consolidare le positive esperienze del passato, ma anche con la volontà di dare un signifi cato diverso alla pianifi cazione zonale, la Conferenza dei Sindaci ha posto come presupposto innovativo l elaborazione di un sistema di regole che, all interno della normativa esistente, faccia emergere le specifi cità del territorio locale. Per conseguire questo risultato sono stati avviati due percorsi paralleli. Il primo, di carattere giuridico teso ad evidenziare l intero quadro legislativo di riferimento, è stato realizzato compiendo un analisi delle svariate disposizioni normative sia di rango nazionale (leggi, decreti legislativi, ) che regionale (leggi e deliberazioni) che si sono avvicendate, sovrapposte o affi ancate nel corso del tempo. Il risultato di questa attività, che si è concretizzata in due successivi documenti, uno di ampio respiro sui principali riferimenti normativi connessi alla pianifi cazione zonale, l altro centrato in specifi co sul concetto di Piano di Zona ed organizzato per schede tematiche 1, ha evidenziato gli aspetti vincolanti e, soprattutto, messo in luce ampi spazi di discrezionalità. Il secondo percorso, invece, ha affrontato in modo innovativo anche dal punto di vista metodologico gli aspetti relazionali e organizzativi connessi alla pianificazione zonale. Attraverso una vera e propria ricerca si è giunti alla defi nizione di un Sistema delle Regole 2 che defi nisce a livello locale alcuni aspetti fondamentali per la costruzione del Piano di Zona quali la partecipazione, le relazioni tra i soggetti, l organizzazione dei tavoli. L intero processo ha trovato la sua conclusione nell elaborazione del presente Manuale, 1. Entrambi i documenti sono disponibili presso l Uffi cio del Piano di Zona. 2. Il relativo Rapporto di ricerca per la costruzione del Sistema delle Regole è parimenti disponibile presso l Uffi cio del Piano di Zona. MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 5

9 documento approvato dalla Conferenza dei Sindaci, che si pone quale primo tentativo di concretizzare i principi di sussidiarietà, partecipazione ed evidenza pubblica, di gettare le premesse per la costruzione, da parte di tutte le realtà presenti sul territorio, della rete sociale. In questa logica il documento contiene un insieme di regole ed indicazioni che, senza la pretesa di essere esaustive, disciplinano il processo di costruzione e di realizzazione del Piano di Zona e defi niscono, in concreto, un modello specifi co di pianifi cazione zonale partecipata e condivisa. In ultima analisi, il Manuale del Piano di Zona dei Servizi alla Persona intende essere un supporto chiaro e di facile lettura per gli operatori e per tutti coloro, singoli cittadini, famiglie, associazioni, istituzioni, che desiderano approfondire i temi connessi alla pianifi cazione di zona e, nel contempo, ha l ambizione di rappresentare uno stimolo alla rifl essione sulle politiche sociali della comunità locale. 6 MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA

10 Il piano di zona dei servizi alla persona 1.1 Definizione Il Piano di Zona è uno strumento conoscitivo e di pianifi cazione territoriale. Il Piano persegue tre fondamentali: defi nire, organizzare le politiche sociali e socio sanitarie di un ambito territoriale per un periodo di tempo determinato; favorire il riordino e la messa in rete di una pluralità di servizi e interventi che si sono sviluppati nel tempo in modo tale da divenire un vero e proprio sistema ; attuare la programmazione e la progettazione defi nita. Il Piano di Zona è defi nito, infatti, come lo strumento primo e fondamentale con il quale i Comuni che compongono il territorio di una Unità Locale Socio Sanitaria, d intesa con la stessa e con il concorso di altri soggetti che si occupano di servizi sociali, realizzano il sistema integrato di interventi e servizi alla persona. È un sistema rivolto a tutti i cittadini che, mettendo in relazione tra loro le varie politiche e governando in modo unitario i diversi servizi, gli specifi ci interventi e le singole prestazioni, permette di dare una risposta effi cace ai bisogni della persona e della collettività e ottimizza le risorse umane, professionali, organizzative ed economiche. Proprio perché sistema, il Piano di Zona è identifi cato come luogo privilegiato nel quale si opera per la realizzazione di quattro principali politiche di integrazione: istituzionale: tra Comuni appartenenti allo stesso ambito territoriale; inter-istituzionale: tra settori diversi dell Ente pubblico; sociale e socio sanitaria: tra le politiche sociali e le politiche socio sanitarie; comunitaria: tra l Ente pubblico e le varie espressioni della società civile. A partire da questa prospettiva il Piano di Zona, per effetto dell evoluzione normativa che ha subito nel corso del tempo, di una maggiore sensibilità culturale e per le concrete caratteristiche che ha progressivamente assunto, è defi nito oggi come Piano di Zona dei Servizi alla Persona. Infatti, esso si colloca come punto di riferimento generale verso cui convergono innanzitutto le politiche sociali e sanitarie ma anche, in via progressiva, quelle scolastiche, formative ed educative, giovanili, del lavoro, abitative, del tempo libero, ambientali, della mobilità e della comunicazione. Politiche che oggi non si limitano solamente a sostenere e a proteggere l individuo in situazione di disagio o di bisogno, ma che si prefi ggono la promozione della qualità di MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 7

11 vita della persona e quindi, in una parola, del suo benessere personale e sociale. Ed è in questa direzione, in base ai principi di sussidiarietà, partecipazione e solidarietà, che appare necessaria la realizzazione di forme di integrazione tra tutti i soggetti della comunità locale. L obiettivo è di defi nire in modo congiunto e condiviso l attuale sistema di prevenzione, protezione e promozione sociale, di delineare le sue prospettive future, di individuare gli strategici e le, di scegliere le modalità di concreta realizzazione. Il tutto nella piena coscienza che il Piano è uno strumento vivo e dinamico da gestire sulla base delle effettive capacità, risorse e potenzialità del territorio. 1.2 Il ciclo di vita del Piano di Zona Il Piano di Zona ha una durata triennale. Tuttavia, essendo un processo continuo orientato al miglioramento, il Piano può essere articolato per singole annualità allo scopo di rispondere meglio alla continua evoluzione della società in termini di governo del territorio, di sviluppo locale e di qualità della vita delle persone. Questa flessibilità viene riassunta nell espressione ciclo di vita del Piano, che 8 si compone di una serie di fasi tra loro strettamente collegate tanto da formare un processo circolare e permanente: la programmazione, che riguarda tutta la costruzione del Piano fi no alla sua approvazione formale; la progettazione, che si traduce nella elaborazione dei progetti, dei servizi e degli interventi per perseguire gli del Piano; la realizzazione delle azioni previste con le forme di gestione e gli strumenti defi - niti nel Piano; il monitoraggio e la verifi ca fi nalizzati a misurare l effi cacia della progettazione e per rilevarne, nel corso della realizzazione ed al termine della stessa, gli eventuali scostamenti dalle previsioni originarie; la valutazione, riferita all intero processo programmatorio, con la fi nalità di migliorare le politiche; la riprogrammazione, che nello stesso tempo chiude e riavvia il ciclo. La particolare attenzione posta di recente sui temi del monitoraggio, della verifi ca e della valutazione conferma che il Piano di Zona non è un processo chiuso e defi nito una volta per tutte con la sua approvazione, ma può essere modifi cato e adeguato an- MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA

12 che nel corso della sua vigenza qualora se ne ravvisi la necessità o l opportunità. 1.3 I principi ispiratori Il Piano di Zona è elaborato e realizzato secondo una pluralità di principi che trovano il loro fondamento nella Costituzione (artt. 2, 3, 38, 97 e 118) e nella legge quadro sui servizi sociali (8 novembre 2000 n. 328), oltre che in altre norme quali le leggi in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso (7 agosto 1990 n. 241) e di riforma della pubblica amministrazione (15 marzo 1997 n. 59). Oltre a rappresentare la base dell attuale sistema di welfare, essi orientano e permeano tutta l attività del Piano che deve svolgersi in coerenza con le fi nalità da questi delineate. Di seguito sono semplicemente elencati i più rilevanti principi che qualificano alla base il processo di pianifi cazione, senza tuttavia alcun tentativo neppure parziale di defi nizione. Appare opportuno, infatti, che per renderli davvero riferimento di tutte le attività previste dal Piano di Zona, il loro contenuto scaturisca dall applicazione concreta e da una successiva lettura partecipata e condivisa da parte di tutti gli attori della comunità locale. In altre parole, si ritiene che, proprio perché principi ispiratori di tutte le politiche sociali e socio sanitarie del territorio, il Piano di Zona debba contenere un azione di sistema che preveda la realizzazione di un percorso orientato in modo specifi co in questa direzione. I principi di riferimento sono: Sussidiarietà Cooperazione Effi cacia Effi cienza Economicità Omogeneità Responsabilità Partecipazione Trasparenza Pubblicità Solidarietà Universalità Equità Integrazione 1.4 Le finalità strategiche Le fi nalità strategiche del Piano di Zona sono essenzialmente suddivisibili in due macro categorie. La prima riguarda in particolare quelle relative alla costruzione delle politiche: MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 9

13 promuovere la partecipazione attiva di tutti i membri della comunità locale; sviluppare forme di responsabilizzazione nella defi nizione delle politiche sociali; avviare una programmazione unitaria all interno di un determinato territorio; defi nire le politiche sociali e socio sanitarie in modo puntuale ed integrato; defi nire gli e le di intervento cui destinare le risorse disponibili; rendere omogenea l offerta di servizi, interventi e prestazioni all interno di una medesima area geografi ca; garantire la libertà di scelta del cittadino nell accesso ai servizi e la personalizzazione dell intervento; prevedere un sistema di rilevazione della qualità e dell effi cacia delle politiche e degli interventi. La seconda categoria in cui è opportuno suddividere le fi nalità del Piano di Zona è riferita, invece, ai processi di governance e si traduce in: valorizzare le iniziative delle persone, dei nuclei familiari, delle forme di auto-aiuto e di solidarietà; analizzare l evoluzione dei bisogni della popolazione sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo; individuare le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili e attivabili sul territorio e garantirne un ottimale utilizzo; raccordare e armonizzare tra loro (ricondurre a sistema) gli interventi e i servizi esistenti mediante forme di gestione fl essibili, adeguate e tra loro complementari; defi nire la ripartizione della spesa tra i soggetti che sono coinvolti nella pianifi - cazione; prevedere iniziative di formazione e di aggiornamento per gli operatori del settore; assolvere ad una generale funzione informativa e comunicativa. 1.5 I contenuti generali Per defi nire i contenuti del Piano di Zona è necessario fare riferimento alle aree di bisogno ed alle prestazioni di carattere sociale o legate all integrazione socio sanitaria identifi cate dalla normativa e riportate in modo schematico nella seguente tabella In generale, per «servizi sociali» si intendono tutte le attività che hanno un contenuto sociale, socio assistenziale e socio educativo. Più semplicemente si fa riferimento ad un universo di servizi, di interventi, di prestazioni e di attività tutti accomunati dalla valorizzazione del singolo individuo e delle formazioni sociali in cui vive o si esprime e dalla 10 MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA

14 Legge n. 328/2000 Piano sociale nazionale misure di contrasto della povertà e di sostegno al reddito familiare servizi di accompagnamento, con particolare riferimento alle persone senza fi ssa dimora; misure economiche per favorire la vita autonoma e la permanenza a domicilio di persone totalmente dipendenti o incapaci di compiere gli atti propri della vita quotidiana; interventi di sostegno per i minori in situazioni di disagio tramite il sostegno al nucleo familiare di origine e l inserimento presso famiglie, persone e strutture comunitarie di accoglienza di tipo familiare e per la promozione dei diritti dell infanzia e dell adolescenza; misure per il sostegno delle responsabilità familiari; misure per favorire l armonizzazione del tempo di lavoro e di cura familiare; misure di sostegno alle donne in diffi coltà; interventi per la piena integrazione delle persone disabili; interventi per le persone anziane e disabili per favorire la permanenza a domicilio; prestazioni integrate di tipo socio educativo per l infanzia e l adolescenza; interventi per contrastare le dipendenze; l informazione e la consulenza alle persone e alle famiglie per favorire la fruizione di servizi e per promuovere iniziative di auto-mutuo aiuto; le misure volte a contrastare la povertà e l esclusione sociale; le misure per favorire l inclusione della popolazione immigrata. MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 11

15 D.Lgs. n. 502/1992 materno infantile; anziani non autosuffi cienti; malati mentali; persone disabili; persone con problemi di dipendenza; persone con patologie a forte impatto sociale (quali hiv); persone nella fase terminale della vita; persone con inabilità o disabilità e conseguenti malattie cronico-degenerative Con riferimento a tale individuazione, la Regione Veneto ha ritenuto di indicare per il triennio le seguenti aree rispetto alle quali procedere nella costruzione, realizzazione e valutazione del Piano di Zona: anziani; fi nalità di prevenire, rimuovere e superare le situazioni di bisogno e di diffi coltà che la persona può incontrare nel corso della propria esistenza, dall infanzia alla vecchiaia. In una concezione moderna dei servizi sociali, alle politiche volte a contrastare il disagio e l emarginazione sociale si affiancano le politiche orientate all agio e cioè a promuovere il benessere dell individuo e della società. Le «prestazioni socio sanitarie» invece sono tutte quelle attività idonee a soddisfare le esigenze di salute della persona che implicano la compresenza di prestazioni sanitarie vere e proprie e di interventi di carattere sociale, di protezione della persona e di supporto. disabili; infanzia/minori e famiglia; giovani; immigrazione; dipendenze; povertà/emarginazione; salute mentale; nomadismo; prostituzione; generale (comprende gli aspetti comuni a più politiche o legati al sistema). Rispetto ad ognuno di questi ambiti tematici, il Piano, nell ambito del suo sviluppo, individua le direttrici di consolidamento e di innovazione, evidenziando in particolare: l analisi e la valutazione dei bisogni della popolazione; la descrizione sull offerta dei servizi; MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 12

16 le di intervento, gli strategici, le azioni; gli strumenti e i mezzi; le modalità organizzative dei servizi ed i requisiti di qualità che ne garantiscano l equa distribuzione, l omogeneità e l uniformità nel territorio; l individuazione, la quantifi cazione e la qualifi cazione delle risorse fi nanziarie, strutturali e professionali necessarie; le modalità di collaborazione e di coordinamento con i soggetti istituzionali, sociali e produttivi; le forme di concertazione con l Azienda ULSS rispetto all area delle prestazioni socio sanitarie ed in particolare per garantire l integrazione tra i servizi sociali dei vari Comuni e i servizi sanitari distrettuali; le azioni locali per lo sviluppo del sistema informativo e per la comunicazione sociale. 1.6 Gli attori della pianificazione locale La legge quadro sui servizi sociali (legge n. 328/2000) indica con chiarezza i soggetti che con ruoli, competenze e responsabilità diverse, sono chiamati a divenire attori della pianifi cazione locale. Si tratta di: Comuni, Regioni e Aziende Unità locali socio sanitarie, Province, Aziende Ospedaliere, Amministrazioni pubbliche e periferiche dello Stato (in particolare del Ministero dell Istruzione, del Lavoro, della Giustizia), Istituzioni di pubblica assistenza e benefi cenza (Ipab), Organismi non lucrativi di utilità sociale (Onlus), Organismi della cooperazione, Associazioni ed Enti di promozione sociale, Fondazioni, Enti di patronato, Organizzazioni di volontariato, Enti riconosciuti dalle Confessioni religiose, Organizzazioni sindacali, Soggetti privati aventi fi nalità di lucro. Il Comune Il Comune è l ente locale che rappresenta la propria comunità, ne cura gli interessi e ne promuove lo sviluppo ed è, nell ordinamento italiano, l ente territoriale più vicino al cittadino. La legge assegna al Comune tutte le funzioni amministrative che riguardano la popolazione e il territorio comunale, in particolare nei servizi alla persona e alla comunità, nell assetto e nell utilizzazione del territorio e nello sviluppo economico. Per tale ragione, il Comune ha la titolarità dei servizi sociali che comporta: la gestione di servizi e l erogazione di prestazioni a favore dei cittadini; il compito di progettare, realizzare e ge- 13 MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA

17 stire la rete dei servizi sociali; il coordinamento degli Enti che operano nell ambito di competenza; il concorso nella defi nizione della programmazione sociale e socio sanitaria delle Regioni; la consultazione dei soggetti presenti nella realtà locale con la fi nalità di formulare proposte per la predisposizione di programmi e per valutare la qualità e l effi cacia dei servizi; la promozione e la valorizzazione delle risorse della collettività locale. Ne discende che è assegnata al Comune, singolo o associato, la titolarità e la responsabilità primaria del Piano di Zona e, di conseguenza, anche una funzione di regia nei confronti dei diversi attori in un ottica di governance. La Conferenza dei Sindaci La Conferenza dei Sindaci è l organismo che rappresenta l associazione di tutti i Comuni che formano il territorio di una Azienda ULSS e che, proprio per questo, diviene titolare del Piano di Zona provvedendo alla sua elaborazione ed attuazione. In generale, la Conferenza permette la formazione di un orientamento comune nelle politiche sociali, socio-sanitarie e sanitari, 14 defi nisce le più importanti pianifi cazioni sia di competenza degli stessi Enti locali associati sia proprie dell Azienda ULSS, svolge un ruolo di indirizzo e di controllo nei confronti della stessa Azienda ULSS rispetto alle attività svolte ed all esame dei principali atti economico-fi nanziari. La Conferenza opera sia direttamente, sia in forma più ristretta, avvalendosi di un apposito organo denominato Esecutivo e costituito dal Presidente e da quattro Sindaci rappresentativi dell articolazione del territorio in Distretti socio sanitari. Accanto alla Conferenza, sono previsti i Comitati dei Sindaci di Distretto o dei Presidenti di Circoscrizione composti dai Sindaci dei Comuni e/o dai Presidenti delle Circoscrizioni di decentramento comunale il cui territorio rientra nell area del Distretto socio sanitario. La Regione e le Aziende ULSS La Regione ha il compito di programmare, indirizzare e coordinare gli interventi sociali, sanitari e socio-sanitari e di verifi carne l attuazione a livello territoriale. In specifi co, la Regione è titolare delle funzioni legislative e amministrative in materia di assistenza sanitaria e ospedaliera e condivide con gli Enti locali la responsabilità della programmazione e dell erogazione degli interventi socio sanitari che costituiscono MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA

18 un livello di integrazione fondamentale da conseguire con il Piano di Zona. Per l esercizio delle proprie funzioni la Regione si avvale delle Aziende ULSS, dotate di personalità giuridica pubblica e autonomia imprenditoriale, che sono attori indispensabili per la pianificazione zonale dal momento che svolgono importanti funzioni per la tutela della salute con particolare riferimento all ambito socio sanitario e sanitario. Le stesse, attraverso la Direzione per i Servizi sociali, collaborano per quanto di competenza all elaborazione del Piano e assicurano il coordinamento e la saldatura tecnica tra il Piano di Zona, a titolarità comunale, e gli specifici piani dell Azienda (Piano Attuativo locale e Programmi delle attività territoriali). La Provincia La Provincia partecipa alla defi nizione e all attuazione del Piano di Zona con le modalità defi nite dalla Regione. Il suo ruolo fa riferimento, in particolare, alla raccolta delle conoscenze e dei dati sui bisogni e sulle risorse disponibili dei Comuni e degli altri soggetti istituzionali presenti nel territorio, alla titolarità degli interventi sociali relativi ai non vedenti, agli audiolesi e ai fi - gli minori riconosciuti dalla sola madre e di importanti funzioni amministrative aventi un rifl esso sociale quali l istruzione secondaria e le politiche del lavoro e della formazione professionale. Gli altri soggetti pubblici Una presenza signifi cativa nella costruzione e nella realizzazione del Piano di Zona è quella di altri soggetti pubblici a partire dalle rispettive competenze e aree di intervento: le Unioni di Comuni e le Comunità montane (forme associative di Enti locali); le Aziende Ospedaliere in quanto presidi sanitari fondamentali; le Amministrazioni periferiche dello Stato che si occupano dell istruzione, delle politiche per il lavoro, della giustizia; le Aziende Pubbliche e le Istituzioni di pubblica Assistenza e Benefi cenza che gestiscono servizi alla persona. Il Terzo Settore La legge n. 328/2000 ha tentato per la prima volta di mettere chiarezza nell ampio e variegato mondo di chi, in forma associata ed organizzata, si occupa a qualsiasi titolo di politiche ed interventi sociali nel proprio territorio e, proprio per questo motivo, è chiamato ad avere un ruolo indispensabile nel processo di pianifi cazione. È il mondo del Terzo Settore, ovvero quell insieme di soggetti che, da un punto di vista generale, hanno alcune caratteristiche minime comuni, quali essere private, avere MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 15

19 una struttura stabile anche se non necessariamente riconosciuta dal punto di vista giuridico, agire nell ottica prevalente di diversi dal profi tto. L elenco, che a distanza di soli pochi anni dall uscita della legge n. 328/2000 appare già riduttivo, è il seguente: organismi non lucrativi di utilità sociale (ONLUS), organismi della cooperazione, associazioni ed enti di promozione sociale, fondazioni, enti di patronato, organizzazioni di volontariato, enti religiosi. Ad esso sicuramente vanno aggiunte le organizzazioni non governative (ONG) impegnate nella cooperazione internazionale, le imprese sociali, gli enti di promozione culturale, artistica e sportiva. Si tratta di un insieme che al suo interno vive di grandi differenze, più che di omogeneità e, proprio dal fare chiarezza tra le diversità di ciascuno rispetto ai compiti ed ai ruoli che può e intende assumersi, appare possibile costruire una partecipazione effettiva nell ambito del Piano di Zona. È necessario, tuttavia, che queste realtà manifestino una esplicita volontà di cooperare e che la stessa si inserisca in modo organico e coerente nelle dinamiche proprie del processo di pianifi cazione. È indispensabile, in altre parole, che la partecipazione sia espressa e responsabile ed 16 assuma dei caratteri certi e formalizzati attraverso un apposito patto di partecipazione che ne defi nisca in un ottica di reciprocità con la Conferenza dei Sindaci, titolare del Piano di Zona, gli impegni e le modalità di attuazione concreta. Gli altri soggetti privati Sempre con riferimento ai soggetti non istituzionali, di sicura innovatività è l apertura che la legge quadro sui servizi sociali propone nei confronti dell estesa area dei mondi imprenditoriale, fi nanziario, delle professioni e delle relative organizzazioni di categoria. L indicazione di fondo è che è opportuno che tali soggetti, per il ruolo da protagonisti che esercitano nella società attuale, contribuiscano attivamente alla costruzione e realizzazione del sistema di welfare locale sia fi nanziando le progettualità e gli interventi, sia agendo in prima persona. È necessario, pertanto, che il processo di pianifi cazione ne consenta e ne valorizzi la partecipazione. Un ruolo fondamentale, infi ne, è rivestito dalle organizzazioni sindacali che, per l osservatorio privilegiato dal quale agiscono rispetto alle dinamiche sociali e per la loro capacità e attitudine al confronto ed alla concertazione, prendono parte pienamente MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA

20 ai processi di pianifi cazione territoriale. Come per il Terzo Settore, appare opportuno che il coinvolgimento responsabile e fattivo di tutti questi soggetti sia espresso tramite l apposito patto di partecipazione. La comunità locale Con riferimento ai soggetti non istituzionali, oltre al Terzo Settore e al mondo imprenditoriale e sindacale, la legge n. 328/2000 indica l individuo, singolo o nelle sue formazioni sociali prima fra tutte la famiglia, come attore rilevante nella defi nizione e nella realizzazione delle politiche sociali e non semplicemente come destinatario degli interventi. Si tratta di un riferimento preciso al ruolo che ciascun cittadino, come componente di una comunità e nel rispetto delle proprie capacità e risorse, deve assumersi all interno del sistema complessivo del welfare locale. È un compito inderogabile che la pianifi cazione territoriale deve promuovere e sostenere nelle forme e con le modalità opportune. 1.7 L ambito territoriale Il Piano di Zona è unico e coincide con l ambito territoriale dei Comuni che costituiscono il territorio dell Azienda ULSS. La Conferenza dei Sindaci, in piena coerenza con le vigenti normative nazionali e regionali, identifi ca la centralità del livello distrettuale come ambito più adeguato per la pianifi cazione e la programmazione, in quanto dimensione privilegiata per l accesso ai servizi sanitari, socio-sanitari, sociali e assistenziali da parte dei cittadini. In coerenza con questa impostazione, la Conferenza prevede l articolazione del Piano di Zona a partire dal livello distrettuale per coniugarlo poi su base sovradistrettuale. Pertanto il Distretto diventa il punto di riferimento per la defi nizione della base conoscitiva, per la lettura dei bisogni, per l indicazione delle in rapporto alle specifi cità del contesto e per l individuazione concreta dei soggetti che partecipano alla costruzione del Piano. Il livello sovradistrettuale, identifi cato nel territorio complessivo dell Azienda ULSS, è invece l ambito di approvazione del Piano di Zona sulla base del risultato del lavoro svolto su base distrettuale, in conformità all esigenza di conseguire una programmazione unitaria che permetta di rendere omogenee le politiche, di sviluppare progettualità trasversali, di superare la frammentarietà locale. MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 17

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22 Il processo di costruzione e attuazione del piano di zona 2.1 Dalla programmazione partecipata alla valutazione La legge 328/2000 prevede che, per la realizzazione del sistema integrato di interventi e di servizi sociali, si adotti il metodo della pianificazione, dell operatività per progetti, della verifica dei risultati e della valutazione. Si tratta di concetti distinti ma, nello stesso tempo, strettamente collegati perché facenti parte di un unico processo, rispetto al quale appare necessario chiarire alcuni presupposti che ne costituiscono la cornice di riferimento. Il primo è dato dalla normativa vigente: l attribuzione agli Enti locali, singoli o associati nella Conferenza dei Sindaci, della titolarità del Piano di Zona che si evidenzia, in particolare, nella centralità del ruolo svolto nella fase di avvio, decisionale e di approvazione del Piano. Il secondo presupposto è che il Piano di Zona non va concepito in termini riduttivi, come un mero adempimento amministrativo e come un documento-atto da prodursi entro una certa data, ma invece come un processo che si sviluppa progressivamente nel tempo. A differenza di altri strumenti di pianifi cazione, quella sociale non può essere concepita rigidamente, per la pluralità e la diversità degli attori coinvolti, per le svariate interrelazioni che si instaurano, per l attribuzione di senso e di signifi cato che viene data alla lettura dei bisogni della collettività, per le modalità attraverso le quali si snoda l attività decisionale. Il Piano di Zona si fonda pertanto su una logica di tipo incrementale e, cioè, è in grado di leggere costantemente l evoluzione della società e di modifi carsi continuamente. Il terzo elemento è costituito dalla partecipazione, intesa come necessaria presenza di altri soggetti pubblici e di realtà private espressione della volontà e capacità delle famiglie e della comunità di organizzarsi per affrontare e rispondere in prima persona ai bisogni del territorio e, di conseguenza, di partecipare alle scelte di indirizzo e di delle politiche di welfare. Il processo di programmazione si consegue attraverso il coordinamento, l integrazione, la cooperazione e l assunzione di responsabilità tra tutti gli attori coinvolti e, pertanto, ha come presupposto il rispetto dei principi di correttezza, trasparenza, imparzialità e sussidiarietà. In quest ottica, per «programmazione partecipata» si intende: un processo complesso ed articolato; caratterizzato dalla partecipazione di una pluralità di attori; MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 19

23 che mediante la defi nizione di ruoli, funzioni, competenze e responsabilità di ciascuno; e in base ad un determinato metodo di lavoro e assetto organizzativo; consente l assunzione di decisioni comuni; e la realizzazione, anche attraverso strumenti innovativi, delle attività programmate. È evidente, pertanto, che il processo programmatorio va distribuito e governato su almeno tre livelli: un livello politico in termini di collaborazione e concertazione istituzionale; un livello tecnico concernente la valutazione di fattibilità e la defi nizione di scelte concretamente ed organizzativamente realizzabili; un livello sociale inteso come percorso di programmazione partecipata che valorizza le specifi cità di tutti i diversi attori della comunità locale e l apporto che essi possono dare al raggiungimento di risultati di rilevante interesse sociale. Ad ogni livello i diversi soggetti sono chiamati a condividere l analisi dei bisogni e delle risorse, i processi di valutazione, le scelte, le conseguenti responsabilità organizzative, le modalità di verifi ca dell effi cacia. 20 È evidente poi che questi stessi aspetti si rispecchiano anche sull assetto organizzativo che, da un lato, deve tenere conto dei differenti livelli e, nello stesso tempo, mantenere un carattere di relativa semplicità e fattibilità per poter permettere alla struttura organizzativa di essere realmente effi cace e produttiva. 2.2 Le fasi del Piano di Zona Le varie fasi e le relative procedure che caratterizzano il percorso (iter) di costruzione del Piano di Zona dei servizi alla persona sono sinteticamente: l avvio della procedura o fase dell iniziativa; l elaborazione della base conoscitiva ; l individuazione degli strategici e delle di intervento; l approvazione del Piano; la realizzazione del Piano di Zona; il monitoraggio, la verifica e la valutazione. L iniziativa L iniziativa è la fase che apre i lavori avviando uffi cialmente il processo di costruzione del Piano di Zona. Essa spetta al Sindaco, quando l ambito territoriale dell Azienda ULSS coincide con quello di un solo Ente locale, o al Presidente MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA

24 della Conferenza dei Sindaci, in presenza di più Amministrazioni locali, di concerto con il Direttore Generale dell Azienda ULSS che, per questa fi nalità, si avvale del Direttore dei Servizi Sociali. Come già detto, rispetto al territorio locale tale fase è stata preceduta, da un lato, da un percorso di ricerca che ha portato all identifi cazione del sistema di regole e, dall altro, da una parallela analisi delle normative esistenti, i cui esiti complessivi hanno permesso la stesura del presente Manuale. La fase dell iniziativa si caratterizza, pertanto, per la presenza di importanti adempimenti: l adozione, da parte della Conferenza dei Sindaci, del sistema di regole locali che presidiano le fasi di costruzione e di attuazione del Piano di Zona; l apertura uffi ciale dei lavori per la defi - nizione del nuovo Piano di Zona sia mediante apposite sedute degli organi della Conferenza, sia grazie ad uno specifi co avviso pubblico rivolto alla comunità locale per promuovere e defi nire le modalità di partecipazione; la divulgazione del Manuale del Piano di Zona per assicurarne la conoscenza generale; l approntamento di un attività di informazione e di sensibilizzazione culturale atta a creare le premesse e le condizioni di fatto per una effi cace pianifi cazione; la costituzione di un gruppo guida, che si avvale del supporto tecnico dell Uffi cio di Piano, identifi cato nell Esecutivo della Conferenza che ha il compito di governare tutte le azioni necessarie per la predisposizione del Piano, fungendo da regia e promuovendo il coinvolgimento dei soggetti della comunità locale; l adozione di atti di indirizzo da parte dell Esecutivo, di concerto con l Azienda ULSS, che defi niscono le principali linee di processo, le attività, i tempi di realizzazione, le modalità organizzative e gli aspetti metodologici. L elaborazione della base conoscitiva All iniziativa segue una fase intermedia nella quale si elabora la cosiddetta base conoscitiva, che consiste nel reperimento e nell organizzazione sistematica di un ampia serie di dati mediante l utilizzazione di appositi strumenti di rilevazione. I dati da individuare ed analizzare sono relativi: al territorio dal punto di vista geografi co e morfologico e al contesto socio-economico ed ambientale; alla popolazione sia in termini demografi ci (popolazione residente distinta MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 21

25 in fasce di età) sia sotto l aspetto sanitario-epidemiologico (dati sullo stato di salute); alla mappatura dell offerta sociale e cioè dei servizi, degli interventi e dei progetti presenti sul territorio; alle risorse economiche attivate anche in termini di spesa storica o consolidata. Questa rilevazione permette sia di evidenziare lo stato attuale di una comunità locale riferita al territorio di appartenenza, sia di mettere in luce alcune possibili linee di sviluppo per il futuro, poiché consente una lettura dei dati in senso sia quantitativo che qualitativo. Essendo poi condotta anche in funzione delle aree tematiche in cui si articola concretamente il Piano di Zona, consente di rendere evidenti, da un lato, i bisogni sociali prioritari o emergenti, espressi o potenziali e, dall altro, le risposte e le risorse messe in atto sotto forma di servizi pubblici e privati, di interventi del volontariato, di azioni informali o di auto-aiuto. Il risultato di questa fase è un primo documento di lavoro, che si può considerare come una fotografi a dell esistente, intesa come scenario attuale sulla cui base gli attori della pianifi cazione defi niranno i contenuti sostanziali del Piano. 22 L individuazione degli strategici e delle di intervento È la fase più importante della pianifi cazione, nella quale si defi niscono i contenuti veri e propri del Piano ed il cui punto di partenza è costituito dall analisi in senso critico e costruttivo dei dati contenuti nella base conoscitiva, con un attenzione particolare per il rapporto tra bisogni rilevati e offerta di servizi. Tuttavia, il principio di riferimento è che la pianifi cazione va orientata mettendo al centro la persona in tutte le sue dimensioni di vita, non solo pertanto rispetto ai bisogni che esprime ed alle potenzialità e risorse che possiede, bensì nella reale tutela e promozione dei diritti sociali di cui è portatrice. L attuazione di tale principio rende necessario spostarsi da una logica di cura e assistenza ad una di prevenzione e promozione del benessere di ciascuno, ovvero dal parametro dello stare male a quello dello stare bene e, proprio in quest ottica, il Piano di Zona si orienta ad essere centrato non più sui servizi ma sulla persona. È in questa fase, quindi, che si realizza il primo e forse più importante momento della partecipazione di tutti gli attori della comunità locale, perché proprio con la defi nizione degli strategici e delle si MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA

26 indica, in sostanza, dove si vuole arrivare e con quali mezzi si intende compiere il percorso. Per tali motivi è una fase che si basa sull esito di delicate valutazioni: tra punti di forza e di debolezza del sistema locale di welfare; tra la messa in rete e il consolidamento dell esistente e la creazione di nuovi servizi o interventi; tra bisogni-offerta di servizi-risorse disponibili. In relazione a tutti questi aspetti vengono individuati: gli fondamentali e le strategiche sia sotto l aspetto della risposta ai bisogni individuati sia in termini di orientamento e di miglioramento del sistema di offerta ; i risultati che si intendono conseguire per il mantenimento e il miglioramento della qualità della vita degli individui e lo sviluppo ulteriore del sistema locale di welfare; le azioni, gli interventi e i servizi da garantire, da consolidare o da attivare; i tempi e le modalità di realizzazione; i soggetti responsabili; le risorse economiche da impiegarsi; la predeterminazione degli indicatori e le modalità concrete di monitoraggio e di verifi ca; i processi di valutazione. Con il Piano di Zona si determina, in estrema sintesi, il tipo, la qualità e l ampiezza del sistema di prevenzione, tutela e promozione sociale che si intende conseguire a livello locale, indicandone anche i tempi e le modalità di realizzazione. Occorre tenere presente che la pianifi cazione zonale deve assicurare la presenza di determinati servizi e livelli essenziali di assistenza sanitaria e sociale previsti dallo stesso legislatore e tenere conto delle d ambito fi ssate dalla programmazione regionale. Infi ne, la programmazione zonale è vincolata, sebbene non limitata, alle risorse fi - nanziarie provenienti dal fondo nazionale e regionale per le politiche sociali, dagli Enti locali (Comuni, Unioni di Comuni, Comunità montane, Province), dalle Aziende ULSS, dalle quote di compartecipazione al costo dei servizi degli utenti e da quelle aggiuntive rese disponibili da altri soggetti pubblici o privati (Ipab, Fondazioni, Organizzazioni del Terzo Settore, altre formazioni sociali). L approvazione Una volta redatta la proposta di Piano, co- MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 23

27 struita ed elaborata a partire dalla dimensione territoriale distrettuale e portata a sintesi a livello sovradistrettuale, essa viene sottoposta preliminarmente ai Comitati dei Sindaci di Distretto e all Esecutivo della Conferenza dei Sindaci. Successivamente, il Piano di Zona ed il relativo Accordo di Programma sono approvati formalmente dalla Conferenza dei Sindaci e dal Direttore Generale dell Azienda ULSS che interviene nel procedimento per garantire il recepimento dei contenuti del Piano di Zona negli atti di pianifi cazione propri dell Azienda. La fase di approvazione sancisce la chiusura del procedimento di predisposizione del documento di Piano e va opportunamente supportata da specifi che iniziative di divulgazione e di informazione sui suoi contenuti. Ma non si tratta di una vera conclusione poiché l approvazione segna un momento fondamentale per lo sviluppo del ciclo di vita del Piano stesso. È da questo passaggio formale, infatti, che si articolano le successive fasi della progettazione degli interventi, della loro realizzazione, del monitoraggio, della verifi ca dei risultati, della valutazione e della riprogrammazione. 24 L attuazione del Piano di Zona e il sistema informativo L attuazione del Piano di Zona si sviluppa a partire da ciascuna area tematica di intervento e, in particolare, dai singoli strategici e da ciascuna individuata nel Piano stesso. Si tratta, in questa fase, di defi nire i percorsi operativi e di individuare una serie ordinata di azioni e di progetti che possono connotarsi in termini di salute, quando la loro fi nalità consiste nel soddisfare un determinato bisogno, o in termini di sistema, quando sono indirizzati ad armonizzare, riequilibrare o accrescere la rete e le modalità organizzative complessive del sistema di welfare locale. In particolare, per ogni azione o progetto si identifi cano tutti gli elementi di dettaglio necessari affi nché questa si attui concretamente: i soggetti interessati, la durata e i tempi di realizzazione, i destinatari, le modalità organizzative, le professionalità, le risorse necessarie, i risultati che si intendono conseguire, i criteri per valutare gli effetti prodotti. Appare evidente, quindi, che come per la programmazione anche la realizzazione Piano debba essere frutto dell intervento di pluralità di attori diversi che può anche tradursi, una volta defi nite opportune mo- MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA

28 dalità, in percorsi innovativi di co-progettazione. Un presupposto importante, per conseguire in concreto la realizzazione e l operatività del Piano di Zona dei servizi alla persona, è costituito dalla presenza e dalla qualità degli strumenti di informazione e di comunicazione sociale. Informazione e comunicazione permettono, infatti, di ottemperare ai principi di trasparenza, di evidenza e di pubblicità che devono caratterizzare l attività della pubblica amministrazione, di soddisfare un diffuso e legittimo bisogno di conoscenza da parte dell intera comunità e, soprattutto, di essere il primo supporto per favorire effettivamente la partecipazione rispetto alla programmazione, realizzazione e valutazione delle politiche di welfare. In sintesi il sistema informativo: è espressione di un rapporto aperto e diretto tra cittadini e istituzioni; favorisce l integrazione tra le politiche, la conoscenza ed il dialogo tra gli operatori del settore e lo scambio reciproco di esperienze; favorisce la conoscenza dei fenomeni sociali, facilita la lettura dei bisogni e sostiene il processo decisionale in tutti i livelli di governo; sul piano dell offerta descrive i servizi, gli interventi, i progetti e le attività permettendo, nel medesimo tempo, di far conoscere le opportunità avviate in campo sociale e socio sanitario in un territorio e agevolandone l accesso da parte dei cittadini; acquisisce ed elabora i dati relativi all organizzazione (sedi, strutture operative, risorse umane e strumentali, ) e alle singole tipologie di intervento; permette l effettuazione di analisi e di studi favorendo quindi i processi di monitoraggio e di verifi ca. Ne deriva che la realizzazione di quello che viene defi nito come il sistema informativo dei servizi sociali e socio sanitari costituisce una di intervento del Piano. Ad essa va affi ancata, tuttavia, un ampia attività di comunicazione sociale che, a partire dall analisi delle attuali carenze, sostenga con effi cacia il dialogo costante tra tutti gli attori del territorio locale rispetto alle politiche sociali e socio sanitarie. La sua elaborazione deve avvenire in forma partecipata poiché la comunicazione è necessario che sia espressione delle differenze esistenti tra le realtà della comunità locale, che devono trovare spazi di vero protagonismo. MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA 25

29 Il monitoraggio, la verifica e la valutazione Il monitoraggio, la verifi ca e la valutazione costituiscono momenti fondamentali del processo pianifi catorio soprattutto se, come detto, questo non viene considerato solo come formale documento di sintesi, contenente una serie di dati oggettivi, ma dal punto di vista sostanziale, ovvero come rappresentazione di un processo attraverso il quale i diversi attori di un territorio entrano in relazione tra loro. In coerenza con tale impostazione, la fase valutativa diventa essenziale per rendere vivo e vitale il Piano di Zona e, infatti, è diventata sempre più oggetto di una maggiore attenzione rispetto al passato. Valutazione, tuttavia, è cosa ben diversa dal monitoraggio o dalla verifi ca: valutare signifi ca dare valore cioè è un azione che costruisce signifi cato; verifi care vuol dire fare vero, ovvero accertare se un risultato previsto è stato raggiunto; monitorare si traduce nell accertare il grado di avanzamento di un progetto nel corso della sua realizzazione. La valutazione, pertanto, non si limita a individuare gli errori, a ratifi care l esistente, a capire in modo statico se c è distanza tra quanto stabilito in partenza e quanto ottenuto al termine di una attività, tutti elementi propri della verifi ca. La valutazione è un processo di ricerca che 26 si propone di individuare gli sviluppi futuri tenendo conto sia degli elementi emersi dalla verifi ca sia, soprattutto, di tutti quegli aspetti che non erano prevedibili a priori e che, proprio perché inattesi, costituiscono la vera novità a partire dalla quale sarà possibile riprogrammare. In altre parole, verifi care signifi ca decidere se un azione ha avuto successo o insuccesso rispetto al modello che doveva realizzare andando a ricercare i possibili errori, valutare si traduce nel cogliere i processi che quella azione ha attivato, le relazioni che si sono costituite, i fatti che sono emersi. È per questo che la valutazione del Piano di Zona è un processo articolato che ne segue ogni fase con una metodologia rigorosa e prevede il coinvolgimento attivo di tutti i soggetti che partecipano alla sua costruzione ed alla sua realizzazione. Valutare è un momento trasparente di dialettica, di riconoscimento reciproco, di interazione, di relazione, di rifl essione e di consapevolezza fra gli attori impegnati nel processo di pianifi cazione. Appare signifi cativa, in quest ottica, la recente attenzione dedicata al tema della valutazione dalla stessa Regione Veneto nelle linee guida recentemente approvate, in cui prefi gura un modello rivolto, da un lato, a stimolare gli attori territoriali affi nché avviino MANUALE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI ALLA PERSONA

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