Artifici Naturali. L inserimento paesaggistico degli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti nel territorio ravennate

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1 Artifici Naturali L inserimento paesaggistico degli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti nel territorio ravennate

2 Sommario Si ringraziano gli Enti e tutti coloro che, a vario titolo, hanno collaborato all attuazione dei progetti. Regione Emilia - Romagna Provincia di Ravenna Comune di Ravenna Comune di Lugo Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici Consorzio Bonifica della Romagna Occidentale Per il Gruppo Hera: Filippo Brandolini Claudio Dradi Carlo Fiorentini Claudio Galli Marcello Guerrini Flavio Lanzoni Tiziano Mazzoni Massimo Montanari Franco Morigi Raffaele Ossani Paola Piraccini Marco Rambaldi Raoul Ravaglia Roberto Ravelli Per l ideazione e la progettazione di architettura del verde: Studio Gueltrini Stignani Associati di Ravenna Organizzazione e segreteria: Marzia Camerani e Lucia Del Vecchio Ufficio Comunicazione di Hera Ravenna Servizio fotografico: Gian Luca Liverani Grafica e allestimento mostra: Agenzia Image, Ravenna Stampa del catalogo: Tipografia Moderna S.C.P.A. Ravenna I Sindaci di Ravenna e Lugo _ 5 Artifici Naturali _ 7 Filippo Brandolini Presidente Hera Ravenna La costruzione consapevole del paesaggio _ 10 Edoardo Preger Architetto e Urbanista Quella collina tra i campi _ 14 Alessandro Goldoni Giornalista e Scrittore Il progetto _ 19 Stampato su carta riciclata Fedrigoni Freelife Symbol Satin Opportunità per la qualità del territorio _ 21 Antonio Stignani Progettista agronomo Le immagini _ 33 di Gian Luca Liverani 3

3 Prima attraverso Ama, poi con Area, oggi con Hera, Ravenna ha sempre messo a disposizione dei cittadini dei servizi ambientali di elevata qualità. La predisposizione di adeguati impianti atti a soddisfare le esigenze dei ravennati negli anni a venire rappresenta lo sviluppo di una accorta politica di valorizzazione delle politiche ambientali. Ma non basta costruire gli impianti. E anche necessario inserirli nel territorio, renderli compatibili, anche visivamente, con il paesaggio circostante. Di qui nasce il progetto di Hera, avviato a partire dal 2000, di inserimento paesaggistico del comparto impianti di trattamento e smaltimento rifiuti di Ravenna. I risultati sono ben visibili già oggi percorrendo la statale Romea. L obbiettivo di mitigare l impatto con il territorio è stato ottenuto anche sul piano visivo. Hera, in accordo con Comune, Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici, Provincia e Regione, ha colto i nuovi valori che avanzano nella nostra società, come il rispetto per il patrimonio ambientale, la riqualificazione del territorio degradato, elementi che contribuiscono al mantenimento di un elevato standard di qualità della vita. Mi piace, in questa sede, ricordare come nel nostro territorio si stia sempre più diffondendo una cultura tendente al rispetto della qualità ambientale. Accanto a Hera, altri gruppi industriali hanno puntato sulla mitigazione dell impatto visivo ottenendo validi risultati: cito su tutti la centrale Enel di Porto Corsini, riconvertita non solo nel combustibile utilizzato, ma certamente anche nell immagine esterna. Un ulteriore contributo alla qualità del nostro territorio e allo sviluppo sostenibile. Fabrizio Matteucci Sindaco del Comune di Ravenna Stiamo assistendo negli ultimi anni ad un ampia e profonda riflessione sul paesaggio. L evoluzione della legislazione nazionale e regionale in materia paesaggistica ha riconosciuto definitivamente il valore autonomo e specifico della pianificazione paesistica in sintonia con la Convenzione Europea del Paesaggio. La sfida attuale oggi consiste nell integrare le politiche di tutela con le opportunità di trasformazione del territorio. Perché ciò avvenga occorre che il paesaggio, o meglio i diversi paesaggi come nel caso del territorio della Bassa Romagna, siano riletti e riconosciuti nei loro caratteri unificanti così come nella loro articolazione. Dunque le parole che determinano la valorizzazione delle peculiarità del paesaggio sono tutela più capacità progettuale. Questo dibattito sta producendo una maggiore sensibilità e attenzione al paesaggio anche da parte delle amministrazioni locali e degli enti preposti alla gestione del territorio. Una maggiore attenzione che spesso si traduce in azioni concrete e gesti puntuali di recupero e valorizzazione di parti del territorio che non solo hanno subito delle trasformazioni, ma sono state sottoposte a vere e proprie ferite per dare spazio alle esigenze della contemporaneità. E il caso della discarica di Voltana. In tali situazioni è fondamentale mettere in atto una politica ambientale attiva e interattiva potendo agire in un contesto decisionale plurale e collaborativo fra enti, come è avvenuto nel caso specifico fra Hera e il comune di Lugo. A Voltana non si tratta di un semplice intervento di mitigazione attraverso l inserimento di nuove alberature, ma di un vero e proprio progetto di paesaggio ; questo una volta realizzato, costituisce un piccolo esempio di recupero/valorizzazione a garanzia della durata del bene-paesaggio. Il progetto commissionato da Hera, prima di tramutarsi in intervento ha preso in esame le componenti del paesaggio prima vasto e poi locale, individuando i segni e le regole che compongono il linguaggio del 5

4 Artifici naturali di Filippo Brandolini / Presidente Hera Ravenna territorio della bassa Romagna e più specificatamente dell area posta fra Belricetto, Fusignano e Alfonsine, dove è collocata la discarica. I nuovi filari introdotti non sono stati posti in maniera casuale ma seguono quelle stesse regole storiche ancora presenti e capaci di riaffermare un identità locale. Quando si agisce nel solco di questa evoluzione culturale e urbanistica, si sostiene lo sviluppo locale, perché la trasformazione concorre alla valorizzazione del territorio. Gli studiosi sostengono che il territorio nel momento in cui viene percepito è paesaggio. Abituati a percorrerlo più che a viverlo, il territorio si espone restituendoci delle visioni ; attraverso il racconto dei suoi caratteri e la sua storia, ci comunica indirettamente il suo stato di salute. Quando la valutazione sul paesaggio è condivisa da una comunità insediata, allora ciò mostra che c è senso di appartenenza e identità. E così che si può arrivare al governo virtuoso del territorio, con il contributo reciproco di pubblico e privato. La cognizione del territorio attraverso la percezione di un buon paesaggio, può favorire politiche di governo e sviluppo locale basate su comportamenti individuali e collettivi attenti alla qualità, che è ricchezza per una comunità. Il paesaggio non è solo qualcosa da osservare, ma è anche la scena della vita individuale e collettiva delle persone. Il paesaggio della contemporaneità accoglie elementi impattanti come infrastrutture, edifici, fabbriche, che sono parte rilevante della vita di oggi. La nostra scommessa sta anche in questo: tenere assieme le necessità di oggi salvaguardando quegli elementi come trame, linee, percorsi, filari, colture, che costituiscono il DNA del paesaggio. In questo modo si conserva la visione paesistica, si può parlare di sviluppo sostenibile, di politica per l ambiente e il territorio. Gli interventi realizzati a Voltana tendono a questo. Come amministrazione comunale ne auspichiamo degli altri. Raffaele Cortesi Sindaco del Comune di Lugo Teresa Chiauzzi Dirigente Settore Urbanistica del Comune di Lugo Disporre di una adeguata dotazione impiantistica per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti rappresenta per un territorio un esigenza insopprimibile. Gestire correttamente i rifiuti significa infatti sottrarre al territorio potenziali fonti incontrollate di inquinamento, tutelare l ambiente, contribuire a mantenere elevata la qualità della convivenza civile e della vita nonché assecondare lo sviluppo economico e sociale, sostenere con credibilità l offerta turistica, valorizzando l accoglienza e le peculiarità del territorio stesso. Gli impianti di trattamento, che sono parte del più complesso sistema integrato di gestione dei rifiuti, nel quale rientrano ad esempio attività fondamentali quali la raccolta differenziata o la produzione di compost, sono infrastrutture indispensabili, al pari, ad esempio, di quelle energetiche o viarie. La consapevolezza di ciò è emersa sempre più a partire dagli anni 70/ 80, quando quello dei rifiuti ha cominciato a divenire un problema di dimensioni rilevanti, tanto che in quel periodo sono stati emanati i primi provvedimenti legislativi che in maniera organica hanno cominciato ad occuparsene. A partire da quegli anni la gestione stessa dei rifiuti è stata oggetto di continui processi di potenziamento ed innovazione di servizi ed impianti, passando sostanzialmente da una situazione in cui il rifiuto veniva raccolto per essere conferito in una discarica, all attuale ciclo integrato, in cui le modalità della raccolta sono molteplici e la discarica rimane un impianto indispensabile, anche se sempre più residuale nell utilizzo, tutto al fine di perseguire importanti obbiettivi ambientali quali il recupero di materia e di energia dai rifiuti. Nel contempo sono sempre più aumentate l attenzione e la sensibilità di cittadini e istituzioni nei confronti delle problematiche inerenti i rifiuti, tanto che le fasi di individuazione dei siti ove collocare discariche o altri impianti di trattamento non si esauriscono negli enti e negli organi istituzionali, in cui si effettuano le scelte pianificatorie, urbanistiche e si completano gli iter autorizzativi, ma richiedono un intenso e trasparente confronto con le popolazioni residenti. Si tratta di situazioni ormai sempre più ricorrenti, solitamente documentate dagli organi di informazione, che sovente si traducono in riluttanza, contrarietà manifesta o addirittura opposizione pregiudiziale, che ora si è soliti definire con il termine sindrome nimby, acronimo inglese che sta per not in my backyard, vale a dire non nel mio cortile, non vicino a casa mia. Queste attenzione e sensibilità, quanto mai giuste e opportune in una democrazia evoluta, quando sono alla base di una volontà non preconcetta di negare, bensì di capire, conoscere e quindi eventualmente contribuire al miglioramento dell impianto proposto e al controllo degli effetti dallo stesso prodotto una volta avviatone l esercizio, possono rappresentare un importante stimolo a fare meglio e di più. Per tutti i soggetti coinvolti a vario titolo, tutto ciò è sprone a non limitarsi ad operare secondo pur validi, ma asettici, standard progettuali prestabiliti, ma piuttosto perseguire, anche in funzione delle peculiarità del territorio di insediamento, le scelte tecnologiche più innovative e a minor impatto ambientale, sistemi di controllo ancor più rigorosi, scelte 7

5 progettuali ed architettoniche finalizzate ad un corretto ed armonico inserimento nel paesaggio circostante nonchè opere di compensazione. Nei casi dei comparti impiantistici ed in particolare delle discariche in essi ricompresi, siti sulla strada statale Romea, a nord di Ravenna, e a Voltana, nel comune di Lugo, i progettisti hanno dovuto sicuramente affrontare almeno un problema in più, posto dalle caratteristiche geomorfologiche di queste zone, tipicamente di pianura alluvionale di recente formazione, anche antropica, con giacitura per lo più depressa dei terreni, falda superficiale anche affiorante e unici elementi di discontinuità rappresentati dagli argini poderosi del reticolo idrografico pensile. Non trattandosi, come avviene in molte altre situazioni, di zone collinari o di calanchi, semmai con substrati argillosi, si è dovuto realizzare discariche in sopraelevazione, prevedendo complesse ed onerose opere di impermeabilizzazione dei sottofondi. Il risultato finale è dato da enormi corpi che in modo netto e imponente si stagliano nel piatto panorama del paesaggio agricolo che circonda sia il sito di Ravenna che quello di Voltana. Si aggiunga a ciò, per quanto riguarda Ravenna, che la zona di insediamento degli impianti di discarica è soggetta al vincolo paesistico, oltre ad essere limitrofa ad aree di pregio e protezione naturalistica, facenti parte della Stazione Pineta San Vitale e Pialassa Baiona del Parco Regionale del Delta del Po. Questi elementi hanno indotto una riflessione ed uno studio particolari, appunto al di fuori dei consueti canoni progettuali, quando ci si è posti il tema di come affrontare l ingombrante presenza di questi impianti nel paesaggio agricolo circostante e quindi dare risposta alle sollecitazioni che provenivano dalle popolazioni residenti piuttosto che da enti di programmazione e controllo, tra i quali si vuole qui ricordare, per il caso di Ravenna, la Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici, con cui è stata attivata una proficua collaborazione. E risultato subito evidente che era inadeguato, per non dire inutile, l approccio tradizionale di schermatura perimetrale verde, la quale più che nascondere, rende più evidente la presenza artificiale degli impianti. In entrambi i casi, a Ravenna come a Voltana, avvalendosi della collaborazione di esperti nel settore, quali i progettisti dello studio Gueltrini Stignani Associati di Ravenna, si è partiti dall analisi del territorio circostante per definire coerenti azioni volte all inserimento paesaggistico e alla mitigazione visiva del comparto impiantistico, che non potevano quindi esaurirsi perimetralmente allo stesso, ma dovevano necessariamente coinvolgere tanto elementi interni quanto un intorno ampio, per il quale si è dovuta ricercare la collaborazione e la disponibilità anche di soggetti privati. In altre parole non ci si è preoccupati solo dell oggetto in sé, quanto dei punti visuali circostanti all oggetto stesso, per ricostruire, per quanto possibile, una coerenza con il paesaggio circostante. Da qui quindi la piantumazione, lungo carraie o scoli, di filari di alberi e siepi, ricostituendo un elemento tipico del paesaggio rurale, o di fasce boscate, in sostituzione di colture agricole, con l obiettivo di ottenere delle quinte lungo gli assi visuali; da qui la piantumazione a bosco di ampie aree a compensazione ecologica e mitigazione visiva della presenza degli impianti. La forza e la qualità di questi progetti non risiede solo nel loro valore intrinseco, ma anche in altri due elementi altrettanto importanti e decisivi: il primo consiste nell avere sottoposto tali progetti ad un confronto serrato e concertativo con enti e cittadini, il secondo nella loro concretezza, data dalla determinazione e rapidità nella fase attuativa. Le amministrazioni comunali di Ravenna e di Lugo, l amministrazione provinciale, la Regione Emilia-Romagna, che ha contribuito con un finanziamento per il progetto di Voltana, la Soprintendenza per i Beni Ambientali ed Architettonici di Ravenna, il Consorzio di Bonifica della Romagna Occidentale non si sono limitati ad agire secondo procedure burocraticamente formali, ma hanno positivamente assistito alla formazione dei progetti e assecondato la loro realizzazione. Si è trattato di un approccio alla questione se non del tutto inedito, sicuramente poco praticato e diffuso nel nostro paese, tanto più che per gran parte di esso non si pone il problema dell inserimento paesaggistico e della mitigazione visiva degli impianti e delle discariche, causa la loro carenza ed inadeguatezza e talvolta addirittura assenza totale. Questa, peraltro, costituisce una delle cause più importanti della perdurante emergenza rifiuti che riguarda tante regioni, su cui grava l incapacità di compiere scelte coraggiose per dotare adeguatamente un paese, che vuole dirsi moderno, di queste essenziali infrastrutture. Tale contesto generale, purtroppo ben poco confortante, rende ancor più importanti i progetti attuati a Ravenna e Voltana, ragion per cui Hera ha ritenuto opportuno valorizzarli attraverso questa pubblicazione, nell intento, certamente non autocelebrativo, di testimoniare e documentare attività svolte, non per imposizione normativa, bensì per senso etico e con finalità sociale, riflesso tangibile di un sano rapporto di fiducia tra tutti gli enti coinvolti, pubblici e privati, e i singoli cittadini e, infine, perché no, di fornire un contributo di idee ed esperienze a chi si trovasse a dovere affrontare problemi analoghi. Per questa ragione la presente pubblicazione, oltre agli interventi istituzionali e di illustrazione tecnica dei progetti, è stata arricchita raccogliendo le riflessioni di un architetto e urbanista di provata competenza, quale è Edoardo Preger, consulente del Comune di Ravenna per l elaborazione del nuovo strumento di pianificazione urbanistica, nonché i punti di vista non tecnici di due professionisti della comunicazione: l uno ad opera di Gianluca Liverani, il quale offre la sua lettura di tali interventi nel paesaggio attraverso l uso del mezzo fotografico, restituendo al lettore immagini tanto efficaci quanto suggestive, l altro, Alessandro Goldoni, giornalista e saggista, che alterna al resoconto di come questi progetti sono stati sviluppati, spunti narrativi, con i quali, con tono quasi favolistico ed estrema leggerezza racconta il loro senso più profondo, che egli stesso ha percepito girovagando nelle campagne intorno a Ravenna e Voltana. 8 9

6 La costruzione consapevole del paesaggio di Edoardo Preger / Architetto e Urbanista Parto da una constatazione che può sembrare ovvia: gran parte del paesaggio italiano ed europeo, quale oggi lo vediamo, è il frutto delle trasformazioni operate nei secoli dall uomo. Ristrutturazioni radicali pianificate, come le centuriazioni romane o le grandi bonifiche avviate dall epoca rinascimentale fino alla metà del secolo scorso, hanno del tutto modificato i preesistenti assetti naturali. Ma altri processi più graduali e diffusi, come le opere di bonifica montana e dei corsi d acqua in pianura, i terrazzamenti in collina e nelle zone costiere, i riappoderamenti, le trasformazioni colturali, le opere di infrastrutturazione rurale, hanno conformato il volto del paesaggio moderno attraverso processi più lenti e graduali. Anche le grandi pinete ravennati, oggi giustamente protette come patrimonio naturale inalienabile, sono come noto il frutto benemerito dell opera dell uomo. Tale processo di trasformazione, radicale in certe fasi storiche (si pensi solo alla terra strappata al mare in Olanda, o alla palude nel ravennate), molto più lento in altre, è sempre stato legato, almeno fino a pochi decenni fa, all evoluzione del rapporto fra l uomo e la terra: problemi di regimazione idraulica, evoluzione delle tecniche colturali e dei rapporti economici e sociali delle campagne, determinano la trasformazione del paesaggio come processo necessario e in qualche modo naturale. Il concetto di paesaggio, inteso in senso estetico, apparteneva al dominio esclusivo dell arte e della letteratura, e assume significato di bene culturale da tutelare solo a partire dalla fine dell 800, ma limitato almeno fino alla legge Galasso - ai casi straordinari e universalmente riconosciuti. Il problema della tutela globale del paesaggio nasce dal processo di trasformazione dell Italia da paese agricolo a paese industriale prima, e post-industriale negli anni più recenti. Un processo avviato con ritardo, che ha ridisegnato il nostro paese a tappe forzate, senza quella capacità di adattamento culturale, tecnico e legislativo, che altri paesi europei hanno potuto realizzare in un arco di tempo più lungo. Una analoga e ancora più sconvolgente trasformazione avviene oggi sotto i nostri occhi in Cina e in molte altre parti del mondo che stanno uscendo dal sottosviluppo. Il conseguente e tumultuoso processo di urbanizzazione ha dapprima investito le città, con la costruzione delle grandi periferie e delle aree industriali, per poi estendersi alle zone rurali, a partire dalle maggiori direttrici di traffico, favorito dallo sviluppo straordinario della motorizzazione privata e dai costi crescenti delle aree urbane. La reazione a tale sviluppo incontrollato e caotico è stata affidata, in genere con modesti risultati, alla pianificazione urbanistica e ai vincoli di tutela. Le esigenze produttive e infrastrutturali, unite alla diffusione dello sviluppo e alle logiche speculative, hanno finito per travolgere queste fragili barriere normative, soprattutto laddove la proprietà fondiaria era più minuta e meno resistente, e più forti le spinte alla trasformazione. Basti confrontare quanto è accaduto lungo la direttrice della via Emilia, rispetto all area ravennate, caratterizzata da uno sviluppo industriale più concentrato e da un assetto poderale molto più ampio. La stagione recente dei piani urbanistici e territoriali, promossa da una nuova fase le- gislativa regionale, è caratterizzata da una lettura strutturale del territorio, analizzato nelle sue componenti fisiche e ambientali, condizione necessaria per una valutazione più matura e consapevole degli interventi di trasformazione. E il percorso avviato anche con il Piano Strutturale di Ravenna, che è stato articolato per spazi (naturale, rurale, urbano e portuale) e per sistemi (paesaggistico, della mobilità, dei servizi e delle dotazioni del territorio), proprio per riuscire ad interpretare e quindi a governare i processi di trasformazione in modo coerente con i caratteri morfologici e funzionali del territorio. Trasformazioni il cui impatto è stato preliminarmente misurato attraverso una valutazione di sostenibilità ambientale e territoriale (la VALSAT). Alla pianificazione è quindi affidato il compito di descrivere il territorio, per comprenderne le logiche formative e costruire quella base comune di consapevolezza delle condizioni per intervenire, su cui i diversi soggetti che vi operano possono impostare criticamente i progetti di trasformazione. Sull altro versante, quello della progettazione, ormai da tempo le nuove infrastrutture sono sottoposte a procedure di analisi del territorio e di valutazione degli impatti, con la previsione delle eventuali opere di mitigazione, o la ricerca delle soluzioni alternative. Torno così alla considerazione iniziale sul paesaggio costruito dall uomo. Se prima della industrializzazione la sua trasformazione, pianificata o spontanea, non era neppure messa in discussione, in quanto frutto di una necessità nel rapporto fra l uomo e la terra e più in generale fra l uomo e la natura, oggi il processo di trasformazione deve assumere una nuova dimensione culturale, basata sulla consapevolezza dei caratteri e delle logiche strutturanti del territorio e delle conseguenze dirette e indirette di tali interventi. Voglio ricordare una esperienza dei primi anni 80, quella della realizzazione del Canale Emiliano Romagnolo, che ha portato l acqua del Po al territorio romagnolo, attraversando numerose aree centuriate. L attraversamento dei territori dell imolese, del faentino e del forlivese, non aveva creato particolari problemi di impatto, essendo le aree centuriate disposte parallelamente alla via Emilia e quindi al canale stesso. Solo la centuriazione romana di Cesena, una delle più conservate in Europa, è orientata rigorosamente nord sud, e il primo progetto del canale l avrebbe tagliata trasversalmente in modo brutale, come avvenne negli anni 60 con l autostrada. La forte opposizione degli organi di tutela e delle associazioni ambientaliste, si scontrava con la determinazione del mondo agricolo, da decenni impegnato a risolvere la sete delle campagne romagnole, e con la necessità di porre un freno all emungimento delle acque da falde sempre più profonde, una delle prime cause della subsidenza del territorio romagnolo. La valutazione attenta dei punti di vista, apparentemente opposti, ha portato alla soluzione del problema, con la decisiva mediazione del Comune, che ha saputo ben interpretare la sua naturale funzione di rappresentanza dei diversi interessi del territorio. Il canale è stato così riprogettato, adattandolo al disegno della maglia centuriale, con un nuovo e originale tracciato a zig zag, che non solo ha evitato un impatto nel disegno del paesaggio, ma ha ridotto al minimo gli 10 11

7 espropri, salvaguardando la forma dei poderi, evitando la formazione di relitti di terreno difficilmente coltivabili e mantenendo integro il sistema irriguo e scolante minore. E evidente che si può piegare e nascondere entro certi limiti un canale, mentre è impossibile farlo per tante altre infrastrutture. E tuttavia lo stesso approccio strutturale all analisi del territorio deve guidare anche la progettazione di opere non mimetiche, come è il caso di una strada. Nel passato le grandi opere costituivano elementi positivi di costruzione del paesaggio, basta pensare agli acquedotti romani o ai grandi ponti che hanno caratterizzato tutte le epoche storiche. Una nuova opera non costituisce necessariamente un elemento di impatto negativo, se viene progettata in modo consapevole. Il modo in cui una strada attraversa un territorio non ha, come certa cultura tecnica ci ha portato a credere, una unica soluzione, determinata da un approccio puramente tecnico funzionale o strettamente economico. Ci possono essere diverse soluzioni progettuali, se nelle condizioni di progetto si considera con pari dignità il tema dell inserimento e del rapporto con il territorio attraversato, rispettandone per quanto possibile le logiche costitutive. In certe situazioni si potrà scegliere il viadotto al posto del rilevato, in altre un parziale o totale interramento, e la progettazione del verde di filtro dovrà sposarsi con il disegno minuto del paesaggio agrario, nello stesso tempo proteggendolo e rafforzandolo nel disegno. A Ravenna opere come il by pass sul Candiano e la realizzazione della E 55 costituiscono una grande sfida, da affrontare con la cultura del territorio e con il coraggio dell innovazione tecnica, ricercando la migliore sintesi in progetti di alta qualità. Le esperienze delle grandi infrastrutture ambientali costituiscono un ulteriore capitolo di questo tormentato rapporto con il territorio. Sono ormai numerose le esperienze, anche nel nostro territorio, e certamente quella di Ravenna è stata fra le prime che hanno dimostrato la possibilità di un rapporto virtuoso e non distruttivo fra nuova opera e paesaggio. Mi riferisco al termovalorizzatore, affidato alla sapienza progettuale di un architetto come Boris Podrecca, che ha saputo dare sobrietà ed eleganza ad un volume imponente e isolato, inserendolo nel paesaggio piatto delle grandi bonifiche ravennati, di fronte al profilo della storica pineta di S. Vitale. Un nuovo segno che non deturpa, ma al contrario valorizza la vastità del paesaggio ravennate. Questi grandi impianti costituiscono un elemento caratterizzante del paesaggio, per la loro dimensione, la complessità tecnologica e per la localizzazione in genere isolata nel territorio. Per questo è indispensabile una nuova attenzione alla loro architettura, in quanto diventano elementi costitutivi del paesaggio. Ricordo una bella mostra a Roma delle grandi città europee, dove si confrontavano i nuovi progetti urbani. Erano esposti progetti di parchi, piazze, musei, biblioteche, nuovi insediamenti residenziali o direzionali. Solo Copenhagen presentava come unico progetto il suo nuovo termovalorizzatore, con due altissimi camini bianchi che ridisegnavano lo sky line di fronte alla città; un segno di innovazione coraggiosa, quasi un manifesto della capacità di governo delle contraddizioni urbane. A Ravenna, l innalzamento del corpo della discarica è diventato l occasione per riqualificare le aree circostanti, attraverso interventi di mitigazione e di compensazione. E stato considerato un vasto territorio adiacente, anche perché in un territorio piatto come quello ravennate, un rialzo del terreno di quasi 20 metri assume una rilevanza visuale percepibile da grande distanza. Del paesaggio agricolo sono stati censiti i pochi segni che lo caratterizzano - siepi, filari, alberi isolati, fasce boscate, assieme al disegno dei campi, alla viabilità minore e al sistema scolante - per proporre nuove sistemazioni arboree che svolgono la funzione di filtro e di schermo visivo, contribuendo nello stesso tempo a rafforzare il disegno del paesaggistico preesistente. Infine una specifica attenzione è stata data alla modellazione e all inerbimento del corpo della discarica, che pur rispondendo a precisi requisiti tecnici e gestionali tuttavia è destinata a diventare una nuova forma permanente nel vasto paesaggio delle bonifiche ravennati. Nuove sfide ci attendono, nel segno di un nuovo equilibrio, più maturo e consapevole, nella costruzione del paesaggio. L espansione delle città è destinata gradualmente ad esaurirsi, sostituita da processi di riqualificazione sempre più importanti delle aree dismesse e dei quartieri degradati. Non è invece affatto esaurita la stagione delle infrastrutture, sia di carattere civile (penso ai grandi parchi e ai moderni sistemi di trasporto collettivo), che di carattere industriale e tecnologico. La modernizzazione del paese è una condizione necessaria per continuare a misurarsi con le grandi nazioni europee, per cui dovremo ancora realizzare nuove ferrovie e nuove strade, ampliare i nostri porti, realizzare impianti energetici e di carattere ambientale, ristrutturare, ampliare e a volte realizzare nuove aree industriali, centri di ricerca, aree per la logistica. Lo dovremo fare con grande misura e prudenza, consapevoli che il paesaggio italiano costituisce un grande patrimonio non solo del nostro paese ma dell intera umanità. E una ricchezza che dobbiamo tramandare alle future generazioni, per cui ogni nuova opera necessaria dovrà costituire un più e non un meno nella qualità del nostro paesaggio. E questo è possibile solo se la qualità della progettazione, che è fatta di cultura del territorio, di capacità tecnica, formale e funzionale, assumerà carattere prioritario nel governo del nostro territorio

8 Quella collina tra i campi di Alessandro Goldoni / Giornalista e Scrittore Osservata dalle prime case del paese, la campagna romagnola attorno a Voltana (Ra), appare piatta come un tavolo da biliardo, se non fosse per un gradino, che a un certo punto innalza per un breve tratto la linea dell orizzonte. L irregolarità, da lontano, ricorda un altopiano africano o un grande argine, ma non siamo in Tanzania e in zona non passa neanche il Po. Forse un miraggio, come quelli che a L ingegno imprime una forma durevole anche alle cose che non avrebbero per sé certe latitudini roventi hanno l effetto di sdoppiare lo ragione di durare (Alessandro Manzoni) skyline di savane e deserti? Avvicinandosi si scopre che no, non c è alcun inganno ottico. L altopiano esiste, anche se si tratta più modestamente di un terrapieno, alto una decina di metri. Fino a qualche tempo fa non era neanche segnato sulle mappe, poi quel fazzoletto di campagna circondato da appezzamenti, poderi e fossi di irrigazione, cominciò a sollevarsi per mano dell uomo. La muntagna l an va miga a Maometto, la ven a ca nostra!, commentò, sarcastico, un agricoltore, davanti alla piccola altura e alla processione quotidiana di camion che vi scaricavano interi rimorchi di terra e altro materiale. In un certo senso era proprio così: luogo, caratteristiche e data di nascita della montagna erano stati pianificati a tavolino. Operazione discarica. Dalla firma di quell atto costitutivo, ogni giorno, nell area, arrivano alcune tonnellate di rifiuti urbani che, dopo un procedimento di selezione, per una parte vengono destinati a essere riciclati, per un altra a essere stoccati nel tarrapieno. Tutto avviene a norma e con rischi ambientali ridotti a zero. Gli effetti dell accumulazione saltarono da subito agli occhi e a poco servì la prima ricrescita d erba sui fianchi brulli a riscattare una tra le tante colline del disonore, come vengono chiamate in Italia le discariche. A Voltana, Belricetto e in altre frazioni del lughese non ci furono marce di protesta, cortei con sindaci e parroci capi-popolo, come in certe zone del Mezzogiorno dove i rifiuti rientrano tra le croniche emergenze e spesso costituiscono reale pericolo per ambiente e salute, però malumore e irritazione, quelli sì. L imperativo anche per gli abitanti di questo lembo di Romagna fu infatti il medesimo già arcinoto a tanti amministratori: cancellare o perlomeno ridimensionare la famigerata collina, calata come un Ufo nel paesaggio. Incontri, tavoli di concertazione tra enti locali e provinciali, assemblee con la cittadinanza...tra la fine degli anni 90 e il primo scorcio del terzo millennio andò in scena il consueto serial di proposte e proteste, fino a quando nel 2003, con il passaggio della gestione rifiuti a Hera Ravenna (holding di servizi frutto della fusione di varie aziende municipalizzate tra cui Area Ravenna e Te.am di Lugo), fu trovata la soluzione. L articolo è d obbligo perchè l intervento adottato per la collina di Voltana proviene dalle stesse menti e dalle medesime sinergìe che hanno operato attorno agli impianti di discarica di Ravenna. Forse, in futuro, si potrà parlare di una esperienza pilota romagnola per la riqualificazione delle aree che ospitano impianti di smaltimento. Protagonisti del piano di riqualificazione ambientale ed inserimento paesaggistico della discarica, approvato dall Amministrazione comunale di Lugo, sono dirigenti e tecnici di Hera, e GSA, studio ravennate di architettura del paesaggio di Antonio Stignani e Paolo Gueltrini, che di quel piano hanno ispirato la filosofia e messo a punto i progetti. La scuola tedesco-romagnola. Stignani e Gueltrini sono due agronomi paesaggisti, con una solida esperienza nella pianificazione del verde urbano e una specializzazione nel design di giardini privati, parchi urbani e campi da golf. A partire dalla pianificazione del verde urbano, la loro attività si è sviluppata grazie alla collaborazione con l architetto paesaggista Andreas Kipar, noto professionista tedesco con studi a Milano e Duisburg. Quando Hera chiese ai due agronomi ravennati di elaborare un progetto per il comparto impianti rifiuti di Ravenna e più recentemente di Lugo, misero a frutto la visione maturata con Kipar e già da lui sperimentata per affrontare le emergenze ambientali ed architettoniche nella ex Germania democratica deturpata da ecomostri urbanistici e industriali. L idea di base è che un intervento di riordino ambientale, per essere duraturo ed efficace, non può fermarsi all oggetto che rovina il paesaggio bensì interessare tutti i punti di vista possibili del comprensorio circostante. Le montagne di rifiuti, allo stesso modo di vecchi complessi industriali o infrastrutturali, non sempre si possono radere al suolo, ma possono essere metabolizzate come elementi del territorio. I maghi del paesaggio Un volto penalizzato da una cicatrice o da un neo, cerca di rinnovarsi con una cosmesi che accenda lo sguardo, ravvivi il sorriso, in modo da distogliere l attenzione da quella irregolarità. Così i prestigiatori effettuano i loro trucchi con l uso di movimenti studiati che attraggono l attenzione dello spettatore facendo scomparire il gesto della magìa. Ebbene, è proprio guardando al territorio come a una fisionomia e a una realtà dinamica, che iniziarono la loro magìa gli architetti verdi Antonio Stignani e Paolo Gueltrini. Arrivando a una constatazione: anche se collocati su zone morfologicamente diverse, sia l impianto rifiuti di Ravenna che quello di Lugo-Voltana, spiccano nel panorama proprio per l assenza di elementi circostanti. Decenni di progresso tecnologico delle macchine agricole e contestualmente l evoluzione imprenditoriale e dimensionale del lavoro agrario (dal piccolo coltivatore all impresa da centinaia di ettari), hanno fatto tabula rasa di alberi, di siepi, di filari. Pensare dunque di nascondere alla vista le discariche e le strutture ed attività umane ad esse collegate (capannoni, movimenti di camion) con un semplice tocco di maquillage, magari un sipario di pioppi, sarebbe stato un esercizio inutile, una foglia di fico su un mastodonte. Si trattava piuttosto di far emergere l intero paesaggio circostante, riaccendere e valorizzare l anima di quel territorio. Un compito, questo, che non ha richiesto particolari effetti speciali ma, al contrario, numerosi e variegati effetti naturali. Messa a punto una prima ipotesi di intervento, dirigenti e tecnici di Hera e progettisti di Gsa, si sono più volte incontrati con rappresentanti della cittadinanza per la sua illustrazione e per raccogliere indicazioni e suggerimenti, con i quali andare alla definizione conclusiva del progetto. Stignani e i suoi collaboratori hanno effettuato una serie di sopralluoghi nelle aree interessate per studiare prospettive e visuali delle due colline, da diversi punti di osservazione, riportando le considerazioni sulla carta e individuando le tappe di lavoro. Oggi il frutto di quest attività preliminare costituisce una sorta di programma in tre punti

9 1) Compensazione: le discariche diventano lo strumento per ridare valore a ciò che l uomo ha impoverito. Il paesaggio sarà dunque ri-naturato con macchie di verde, zone boschive, filari con alberi e arbusti lungo strade e carraie. 2) Mitigazione: si opererà nelle vicinanze della discarica con la creazione di boschi che opportunamente collegati e orientati, renderanno meno visibile il luogo. 3) Riordino: è l intervento diretto sulle colline artificiali (con la compattazione dei fianchi e l inerbimento) per renderle omogenee con il resto del territorio. Primo passo, questo, per un riutilizzo futuro di quei luoghi con finalità completamente diverse. Se si possono riciclare i rifiuti perchè non riciclare anche le discariche? Contributi e nuovo verde. La prima pietra vegetale degli inediti progetti di riqualificazione, quella che riguarda la discarica di Ravenna, viene posta nel marzo 2001 dopo aver avuto il via libera di Hera (allora Area), l approvazione del Comune e il nullaosta della Soprintendenza ai beni ambientali. La seconda, quella relativa alla discarica di Voltana, nell autunno 2003, al termine di un intenso confronto con l amministrazione comunale di Lugo e la cittadinanza. Il calendario dei lavori, prevede rapporti periodici alle amministrazioni ma non solo. La riconversione del paesaggio ha richiesto il coinvolgimento delle realtà sociali ed economiche che proprio su quei territori avevano sempre svolto l attività: aziende agricole, cooperative, coltivatori diretti. A loro vanno specifici contributi comunitari (nell ambito dei patti agroalimentari territoriali previsti dalle recenti disposizioni europee regolamenti comunitari Agenda 2000 n ), ai quali si aggiungono finanziamenti erogati direttamente da Hera. E questo il risarcimento, o meglio l interesse pagato per la rinuncia allo sfruttamento intensivo della campagna: basta dunque con le mono-colture seminative, avanti invece con un utilizzo mirato della terra, con le coltivazioni a frutto, avanti con un quadro della campagna che sembrava sparito per sempre. Non sono soltanto parole d ordine o suggestioni... Arrivando nelle zone oggetto di intervento si viene già colpiti da un effetto cromatico. Attorno alla discarica di Ravenna, il marrone grigio che ha sempre dominato la texture della campagna, arretra, rimpiazzato da un verde modulato in varie tonalità chiaroscure. E il risultato dei primi inserimenti arborei: siepi, filari, boschetti, un patrimonio vegetale ancora giovane ma destinato rapidamente a crescere e a imporsi sulla nudità della terra. Le piante avanzano come una legione inarrestabile. Le prime linee più compatte sono rappresentate dal sottobosco: biancospini, cornioli, sanguinelle, prugnoli e altre specie tra i due e i quattro metri d altezza. Seguono i pini domestici, i lecci, i salici, i pioppi bianchi, (oltre 15 metri). Infine le retrovie, cioè i giganti: filari di pioppi cipressini che superano i venti metri. Oltre 24 mila piante, 4 mila metri di filari e siepi (tra alberi e arbusti) sono state messe a dimora nella vasta area attorno alla discarica ravennate. In soli due anni quasi 170 mila metri quadri di boschi si sono aggiunti alle macchie preesistenti. I rimboschimenti sono stati realizzati con piante di un altezza di 3-3,5 mt (alcune di queste sono state inse- rite con dimensioni notevolmente maggiore rispetto alle altre, al fine di dare una immagine di bosco spontaneo). Una campagna d altri tempi. I nuovi impianti vengono gestiti da Hera ma anche i proprietari dei terreni interessati hanno partecipato al new rule ecologico, riconvertendo le coltivazioni, rinunciando alla meccanica su larga scala e dedicandosi al particulare. E aumentato il verde e con esso il silenzio: i dinosauri mietitrebbia sembrano scomparsi, al loro posto, lungo nuove/antiche carraie bianche, si muovono mezzi più piccoli che sembrano appartenere ad un altro tempo. Affiora un deja vu, un immagine agricola di 50/60 anni fa, il rito nelle aie dell accensione del mitico Landini a testa calda: il riscaldamento con la fiamma azzurra che usciva a pressione dal bruciatore a mano e lambiva la testa; l intervento del meccanico, un archetipo comune in tutte le campagne romagnole ed emiliane: un uomo dai bicipiti esagerati che abbracciava il grande volano del trattore e lo ruotava in un senso e nell altro. E all improvviso quello scoppio sordo e quell anello di fumo che schizzava in aria dal tubo di scappamento. Il volano cominciava a girare e il cuore d acciaio del Landini emetteva quel suo battito lento, solenne, regolare... Spostandosi verso Lugo nell area di Voltana e Belricetto il paesaggio ispira altri ricordi: argini alberati, sotto una neve di primavera, le famose manine raccontate da Fellini in Amarcord. Oppure le biciclette sulle sponde del fiume che appartengono alle pagine di Cesare Zavattini, Giovanni Guareschi, ma anche alle poesie di Olindo Guerrini. Una lezione da seguire. La zona qui si caratterizza per un vasto sistema di canali e fossi che i registi paesaggisti hanno voluto riportare alle origini (ricostruendo anche l antica via Lunga) re-impiantandovi pioppi (che nel periodo della fioritura producono quella lanugine volante simile appunto a neve), frassini, aceri campestri. La cornice verde si estende per oltre tre chilometri e ha già l effetto di mitigare l impatto visivo dei capannoni di selezione e lavorazione dei rifiuti a fianco della discarica. Ma questo è solo il primo tassello di un riordino ambientale che prevede la creazione di un sottobosco pensato a scopo di ripopolazione. Non di uomini ma di animali. Piante e arbusti, infatti, raggiunto un certo livello di crescita, attraverso i terreni coltivati, si collegheranno ai canali d acqua, in un sistema di corridoi ecologici che attireranno varie specie faunistiche: fagiani, lepri, conigli selvatici ed altri piccoli mammiferi che oggi sono spariti dalla campagna. Non c è che da aspettare. Che la natura si riappropri di ciò che il progresso umano le ha sottratto in taluni casi in modo disordinato e sregolato. Intanto un primo evviva è lecito lanciarlo. Nell Italia degli abusi edilizi, delle grandi opere infrastrutturali incompiute (e dissipatrici di denaro), nel paese dei dissesti idrogeologici, delle promesse mancate, le opere naturali di Voltana e Ravenna rappresentano un importante esperienza esportabile. Sono piani riusciti di riassetto del territorio; sono progetti condivisi in un azione pubblico-privata; sono prove tangibili di come dalle scorie dell uomo si può far ripartire la vita, l armonia, la bellezza della natura. Forse il principio primo che nulla si crea e nulla si distrugge può legittimare una volta tanto una variante Nulla si distrugge, qualcosa di buono si crea

10 Alessandro Goldoni Alessandro Goldoni, bolognese, giornalista e scrittore, ha lavorato a Il Resto del Carlino, L Europeo, Il Corriere della Sera. Ha svolto importanti inchieste di attualità e costume, ha firmato reportages di viaggio ed è stato autore di libri come Di mamma ce n è una sola anzi nove (Sonzogno editore) tradotto anche all estero, Resti in Linea e Millezampe (entrambi editi da Rizzoli). Attualmente vive e lavora a Bologna e collabora con periodici di turismo e natura. il progetto 18 19

11 Opportunità per la qualità del territorio di Antonio Stignani Nel corso dei primi anni del 2000 Hera ha avviato un processo di azioni di qualificazione paesaggistica che hanno coinvolto il territorio delle discariche ravennati, con l obiettivo di mitigare l impatto visivo, di valorizzare la dotazione ecologica e ambientale del paesaggistico agricolo limitrofo, di integrare e connettere le emergenze naturalistiche esistenti. Le aree di discarica sono state studiate su un territorio allargato, coinvolgendo località vicine ai comparti, influenzate anche solo indirettamente dalle attività e dalle visuali della discarica. La compensazione è la prima azione di valorizzazione paesaggistica del territorio estesa su aree agricole in cui la ripetitività delle estese colture specializzate viene interrotta dall introduzione di una nuova naturalità. Rimboschimenti si estendono oltre i confini della discariche per svolgere funzione di margine e schermo, ma al tempo stesso contribuiscono alla rigenerazione di un territorio agricolo più ricco, così come un tempo, di elementi arborei e zone naturali. Il bosco, il filare, i seminativi, composti in diverse forme, costituiscono elementi ecologici importanti nella connessione di sistemi ambientali, indirizzano assi visivi, formano stanze verdi, definiscono zone di filtro. Con questi principi sono stati realizzati presso la Discarica di Ravenna, nuovi impianti arborei estesi fino ai terreni agricoli delimitati dalla Strada Provinciale per S. Alberto (Azienda Agricola Castellanina, Azienda Agricola Carter). Sono stati realizzati oltre metri quadri di rimboschimenti con funzione di margine e filtro visivo, e circa metri di nuovi filari e siepi che contribuiscono a valorizzare il paesaggio coltivato e ad indirizzare visuali, con effetti significativi nella mitigazione del corpo di discarica. L azione di inserimento visivo del comparto Ravennate è stato inoltre abbinato ad un secondo sistema boscato, inteso come un grande cuscinetto verde che avvolge l area produttiva, seguendo l idea di estendere le strutture boschive di valore storico, come la Pineta di S. Vitale e Punte Alberete. Gli interventi di mitigazione sono stati rivolti al completamento e alla gestione dei boschi esistenti; sono stati realizzati circa mq di nuovi impianti boscati al fine di estendere le barriere presistenti (oltre mq) lungo i margini stradali (Statale Romea e Via Guiccioli). Complessivamente sono stati realizzati oltre 20 ettari di nuovi boschi e metri di filari alberati e siepi, mettendo a dimora circa piante. Il terzo livello di azioni di inserimento paesaggistico ha riguardato il riordino del corpo di discarica durante le attività di coltivazione. La sagomatura delle scarpate, con riporto di terreno vegetale, e i successivi inerbimenti consentono di inserire cromaticamente le zone di accumulo mitigandole con il carattere stagionale dell agricoltura, rendendo meno evidente l emergenza lineare del corpo di discarica. Analoghe considerazioni sono state successivamente estese per la discarica di Voltana, dove lo studio ha compreso fra le località di Voltana, Alfonsine, Fusignano, centri minori come Belricetto ed altri nuclei abitati che si attestano sugli assi viari più importanti. Le valutazioni, oltre alle influenze visuali che la discarica manifesta nei confronti delle aree abitate, hanno riguardato le caratteristiche del paesaggio agricolo, delle aree fluviali e dei canali, le aree a maggiore naturalità e le zone costruite

12 Anche in questo caso la mitigazione ambientale e paesaggistica crea l occasione per definire un primo tassello, per avviare un processo di rigenerazione del paesaggio agricolo ormai povero di emergenze naturali. In questo caso la valorizzazione del sistema dei canali e dei fiumi costituiscono l elemento moderatore e strutturante delle azioni di qualificazione paesaggistica. La nuova sistemazione dello Scolo Casale lungo la nuova Via Lunga, realizzata nella primavera del 2005, mettendo a dimora oltre 300 alberi e 1800 arbusti, costituisce un importante intervento di valorizzazione del paesaggio agricolo. Trasformare lo scolo attualmente spoglio, in un canale percorso in parallelo da un filare composto con alberature e arbusti a sviluppo naturale, è l elemento che ispirandosi ai caratteristici canali storici alberati della zona, andrà a mitigare visivamente tutto il territorio compreso tra lo scolo stesso, Voltana e Belricetto. Non solo, ma diventerà anche, col tempo, un corridoio ecologico di riconnessione tra ecosistemi ora interrotti dall agricoltura intensiva. Con la stessa logica si vuole intensificare il sistema di connessione delle aree a maggiore naturalità, favorendo una continuità vegetazionale mediante elementi vegetazionali lineari; in questo senso elementi di grande valore naturalistico ed ecologico esistenti come la Riserva dei tre canali, non può rappresentare un episodio isolato ma deve essere una occasione di continuità con altri elementi esistenti (canale dei Molini) e di progetto (elementi vegetazionali lineari lungo i canali, così come il futuro nodo di un sistema ecologico complesso - Buffer Zone che può essere rappresentato dalla naturalizzazione del corpo di discarica a fine gestione). Nell ambito del corpo di discarica sono state realizzate grandi superfici boscate (estese per oltre metri quadrati con circa nuovi alberi) estesi a ridosso delle zone dei capannoni di lavorazione. Un bosco caratterizzato dalla presenza di aree umide, sfruttando la presenza dei bacini di laminazione, rende possibile la realizzazione di un ecosistema misto, che diventerà, al termine gestione, il nodo della nuova maglia ecologica. Impianto di recupero energetico IRE ( a Nord di Ravenna ) 22 23

13 Discarica di Ravenna Inserimento paesaggistico e mitigazione visiva Lo studio del territorio ove sono insediate le attività industriali, è il presupposto per una maggiore qualità del paesaggio, la dove le attività di sfruttamento, agricoltura compresa, hanno modificato e semplificato i caratteri naturalistici dei luoghi. Gli interventi di valorizzazione e mitigazione paesaggistica si estendono oltre i limiti del comparto di discarica, per orientare visuali, creare schermi e rigenerare un territorio agricolo più ricco di elementi arborei e zone ad evoluzione naturale. didascalia, Stazione ecologica didascalia, Ravenna didascalia sud Aree agricole ad indirizzo seminativo estensivo Aree agricole ad indirizzo arboreo (frutteti, vigneti) Boschi, pinete, aree cespugliate Zone umide e percorsi fluviali Interventi di rinaturazione (rimboschimenti siepi e filari) Percorsi potenziali in zone agricole Discarica di Ravenna 24 25

14 Discarica di Ravenna Compensazione, mitigazione e riordino Discarica di Ravenna. Le fasce boscate Compensazione, mitigazione, riordino sono azioni integrate Il sistema boscato di mitigazione viene inteso come un grande che coinvolgono discarica e territorio agricolo limitrofo. Compensazione: gli interventi di rinaturazione contribuiscono cuscinetto verde in continuità con le fasce boscate esistenti della Pineta San Vitale e di Punta Alberete. stralcio planimetrico a valorizzare le aree agricole impoverite attraverso elementi paesaggistici che si riconnettano ai sistemi ambientali naturali. Dati riepilogativi Mitigazione: riguarda la realizzazione di un ampio sistema Complessivamente sono stati realizzati oltre 20 ettari di nuovi boscato, con funzione di margine e filtro visivo, ottenuto boschi e 4000 metri di filari alberati e siepi, mettendo a dimora tramite la gestione e il potenziamento del patrimonio boschivo esistente (pinete e zone umide). circa piante. didascalia, Discarica di didascalia, Ravenna didascalia Riordino: riguarda la gestione del corpo di discarica durante lo svolgimento delle attività di accumulo, per conservare la continuità visiva di forma e colore, rispetto ai toni stagionali dell agricoltura. fasce boscate alberate e siepi particolare sesto d impianto sezione tipologica Discarica di Ravenna 26 27

15 Voltana, Alfonsine, Fusignano. Una nuova rete ecologica didascalia, Impianto didascalia, compostaggio didascalia Voltana (Ra) La valorizzazione dell agricoltura con l inserimento di elementi quali siepi, filari, boschetti e alberature isolate, mitiga l impatto visivo dei luoghi produttivi e potenzia il patrimonio ecologicoambientale di un territorio in gran parte semplificato. Attraverso i nuovi impianti a verde si ricollegheranno gli ecosistemi a maggiore naturalità (corsi fluviali, boschi, vegetazione esistente) con il nucleo centrale rappresentato dall impianto di trasformazione e dal suo intorno rinaturalizzato. Voltana, Alfonsine, Fusignano 28 29

16 Voltana, Alfonsine, Fusignano. Filari e siepi per la valorizzazione del paesaggio agricolo Voltana, Alfonsine, Fusignano. Un evoluzione della naturalità. Gli interventi sul paesaggio riguardano anche l intensificazione I nuovi interventi a verde attraversano la campagna lungo il tracciato dei canali e dei percorsi stradali. La piantumazione della Nuova via Lunga lungo lo scolo Casale, è stata realizzata con filari composti da alberature e da arbusti a sviluppo naturale. Prendendo spunto dai caratteristici canali storici della zona, della presenza di vegetazione arborea lungo il Canale dei Molini di Fusignano e la sistemazione dello Scolo Casale lungo la via Lunga già attuata nella primavera del 2005 con la messa a dimora di oltre 300 alberi e 1800 arbusti. Tali interventi sono stati eseguiti in ottemperanza alle esigenze di manutenzione richieste dal Consorzio di Bonifica. rinaturazione dello scolo Casale: stralcio planimetrico Sezione prospettica l alberatura limiterà l impatto visivo dell impianto di trattamento didascalia, Voltana, Alfonsine, didascalia, Fusignano didascalia rifiuti dai centri urbani di Voltana e Belricetto. progetto: stralcio planimetrico e sezione tipologica progetto: stralcio planimetrico e sezione tipologica integrazione vegetazionale del Canale dei Molini Sezione prospettica Voltana, Alfonsine, Fusignano 30 31

17 Gueltrini Stignani Associati Lo Studio Gueltrini Stignani nasce nel 1990 dall idea dei titolari di occuparsi di progettazione del paesaggio urbano, territoriale e sportivo. Collaborano fin dai primi anni 90 con l architetto paesaggista tedesco Andreas Kipar e l architetto americano Ron Kirby. Con loro sviluppano importanti temi di pianificazione e progettazione del verde, tra cui il Piano del verde del Comune di Ravenna; realizzano parchi e campi da golf tra cui il Golf di Pescara e l espansione del Golf di Modena. L attività professionale viene integrata con servizi forniti ad altri studi di architettura e ingegneria, in Italia e all estero, tra i quali Land srl e Cino Zucchi Architetti di Milano, SGS studi e ricerche di Bologna, La Roche Consultores di Gran Canaria in Spagna, Carr Consultants e Brady Shipman Martins in Irlanda. Dal 1993 sono membri dell AIAPP e dell EFLA, associazioni italiane ed europee di architettura del paesaggio. Esperti e rispettosi della grande tradizione paesaggistica italiana, hanno negli anni maturato una moderna filosofia progettuale, integrata alle varie discipline e professionalità, attenta ogni volta al sito e alla ricerca dell anima del luogo, che fa di ogni progetto un esperienza unica. le immagini 32 33

18 Ravenna Nord 35

19 Ravenna Nord Ravenna Nord 36 37

20 Ravenna Nord Ravenna Nord 38 39

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