Politiche abitative a favore degli anziani Premessa: Quali le prospettive

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1 Politiche abitative a favore degli anziani Proposte di politiche abitative a favore degli anziani alla Direzione Genera dell ATER di Roma da parte delle associazioni no profit: Abitare e Anziane e Professione in famiglia Premessa: La capitale registrava una popolazione di al censimento 2011, di cui (21,9%) di età superiore ai 65 anni. Componente anziana destinata a ulteriori, importanti incrementi secondo le previsioni del Centro di Ricerca su Roma, che valuta come gli ultraottantenni nel periodo aumenteranno più del 50% e si concentreranno in particolare nelle zone periferica della capitale. Dati che trovano conferma dallo studio dell'istat sulle previsioni demografiche nazionali da cui emerge un netto e inarrestabile incremento della popolazione anziana (65 anni e oltre), tanto in termini assoluti che relativi. I numeri assoluti dicono che, rispetto agli 11,8 milioni del 2007, gli anziani ammonteranno entro il 2051 a 20,3 milioni nello scenario medio. Gli ultra 64enni, oggi pari al 19,9% del totale (1 anziano ogni 5 residenti), perverranno al 33% nel 2051 (1 anziano ogni tre residenti) di cui circa il 57,3% donne. Nelle previsioni ISTAT cresce, inoltre, in modo soverchiante il numero delle persone molto anziane. I cosiddetti grandi vecchi (85 anni e oltre) passeranno nello scenario medio da 1,3 milioni nel 2007 a 4,8 milioni nel 2051 in valori assoluti e dal 2,3% al 7,8% in termini percentuali. L'indice di dipendenza degli anziani ci dice inoltre che se al 2007 risultavano 30,2 persone di 65 anni e più ogni 100 persone di anni. Nello stesso scenario medio si prevede che l'indice raggiungerà i 44,9 entro il 2031, e i 60,9 entro il Se il precedente è il quadro demografico, da un punto di vista abitativo la condizione degli anziani nella capitale è caratterizzata dai seguenti dati. Su un totale di abitazioni, quelle di proprietà di famiglie (il 70,7%). Di queste (il 40,2%) sono occupate da famiglie con almeno un anziano per un totale di anziani di (il 75,6% della popolazione anziana romana). Il rimanente 24,4% della popolazione anziana romana risiede in abitazioni in affitto private o pubbliche (ignoto il numero esatto) e in altre soluzioni abitative, tra cui l insieme delle case di riposo e Residenze socio assistenziali (ignoto il dato comunale). Nel 38,5% dei casi gli anziani vivono da soli in abitazioni di proprietà, queste sono mediamente superiori a 4 stanze (il 64% dei casi). Sono state costruite per il 12,1% prima del 1946 e per il 32,4% prima del 1961, quindi con una età media superiore ai 50 anni. Il 20,3% è privo di ascensore. Quali le prospettive Come si è detto in prospettiva la percentuale di anziani sul totale della popolazione passerà da un rapporto 1 su cinque ad uno su tre: un terzo dei romani avrà più di 65 anni ed un numero 1

2 sempre crescenti supererà la soglia dei grandi vecchi con più di 85 anni. Questa prospettiva impone una seria riflessione in merito. L'allungamento della vita sta producendo mutamenti profondi nell'organizzazione sociale investendo la condizione esistenziale di un numero crescente di donne e uomini. Una domanda nuova che proviene da tante persone che, superata una certa età, non si rassegnano ad essere considerate residuali ma rivendicano il diritto ad un invecchiamento attivo al fine di poter dare il loro contributo alla collettività. In questa domanda sta il discrimine tra un invecchiamento solo subito, mercificato, eterodiretto, regolato dall esterno, e, all inverso, una possibile prospettiva di autonomia e di realizzazione di sé in un progetto di vita che si proietta oltre l'età lavorativa investendo l'intera collettività. D altro canto l invecchiamento della popolazione presenta anche, a medio e lungo termine, non poche problematicità, soprattutto se tale indicatore si accompagna a bassi tassi di crescita demografica o al peggioramento della situazione economica. In non poche aree urbane risulta in crescita il numero di cittadini anziani in condizioni di indebitamento e di disagio sociale determinate da redditi scarsi, da situazioni abitative poco sostenibili e da condizioni familiari e sociali critiche in particolare nel caso degli anziani che vivono soli. I problemi maggiori sorgono, ovviamente, per gli anziani che necessitano di assistenza a lungo termine, sia nelle strutture, sia a domicilio. Ne consegue la necessità di coniugare il diritto dell anziano a fruire di un sistema integrato di servizi sociali, sanitari e assistenziali a garanzia di normali condizioni di vita e la possibilità di restare inserito nel proprio ambiente e contesto socio-culturale offrendoli adeguate condizioni abitative. Gli orientamenti europei e internazionali Dai dati del secondo rapporto sulla condizione abitativa degli anziani in case di proprietà in Italia, curato da Abitare e Anziani, emerge uno scenario in cui, in assenza di politiche lungimiranti, sarà la stessa evoluzione della domanda a spingere verso una diversa visione della condizione abitativa degli anziani. Ed infatti il tema dell abitare, a differenza dell Italia, viene giustamente posto al centro delle riflessioni avviate in molti paesi come vero snodo delle nuove politiche di sostegno alla vecchiaia. Non si tratta solo di progettare nuovi e più numerosi servizi per anziani: nessun paese è oggi in grado di affrontare una crescita costante e potenzialmente illimitata dei servizi sociali e sanitari. Si tratta anche e forse prevalentemente, di realizzare città e case in modo compatibile con le esigenze dell intero arco di vita delle persone, non solo perché certamente più accoglienti per tutti, ma anche perché possono prevenire i rischi di fragilità in vecchiaia, generando una minore domanda sanitaria. Occorre, in sostanza, produrre una nuova offerta abitativa in grado di mettere le persone in condizione di cercare e trovare autonomamente risposte efficaci ai propri bisogni, riducendo le barriere che i più diffusi modelli abitativi e di organizzazione urbana oggi propongono ai soggetti fragili, a causa dell età o di altre disabilità. In tutte le esperienze più recenti si presta una particolare attenzione alla localizzazione dello stabile, alla sua prossimità ai servizi primari (che devono essere raggiungibili anche a piedi), a modelli insediativi che facilitino la relazione fra i residenti e il giusto grado di contatto (ma anche di separazione) con eventuali altri residenti in età e fasi della vita diverse. Si risponde, cioè, ad alcune delle prime e più frequenti richieste delle persone: vivere con altri, trovare sicurezza e rassicurazione, ricevere alcuni servizi senza interferire eccessivamente con il proprio desiderio di indipendenza. Si tende inoltre a caratterizzare gli interventi abitativi per anziani dai tradizionali interventi di housing sociale. Se i normali interventi di edilizia pubblica privilegiano l offerta di alloggi con affitto calmierato, gli interventi più recenti prestano una maggiore attenzione alla qualità 2

3 costruttiva, ai legami con i contesti di vita urbana e all integrazione di servizi accessori, necessari per ampliare l arco temporale di accoglienza sicura di persone in età avanzata. Oltre ad affitti economici, agli anziani residenti viene garantito anche il sostegno di bisogni ulteriori, soddisfatti i quali la necessità di interventi residenziali più specifici si riduce, mentre viene favorita l azione e l efficacia di tutti i servizi di comunità. Negli Stati Uniti, in Canada e Nord Europa sono ormai diffusi questi nuovi modelli d intervento che hanno nella dimensione abitativa il loro minimo comun denominatore. Si tratta spesso di abitazioni singole o raggruppate, dotate di alcuni servizi di base (in genere una portineriareception o operatori con funzioni di primo contatto, servizi di allarme o telesoccorso, monitoraggio e servizi di rassicurazione) e altri fornibili a richiesta (ristorante o preparazione dei pasti, spesa, ritiro della posta, pulizie domestiche, assistenza alla persona). Sono quasi sempre presenti spazi comuni, iniziative di aggregazione e socializzazione, centri benessere e servizi di prevenzione o sostegno alle esigenze sanitarie di base. In Francia l azienda Nexiti, immobiliare leader in Europa con oltre appartamenti gestiti con un particolare interesse verso le cosiddette Residenze seniors (in Francia 20 sono già attive e 50 in realizzazione), è presente anche in Italia con progetti orientati verso la realizzazione di abitazioni per anziani integrate da servizi. In Spagna sono stati avviati interventi simili con programmi di edilizia residenziale pubblica. Il programma delle Vivienda dotacionales di Barcellona, ad esempio, ha permesso la diffusione nella provincia catalana di migliaia di alloggi progettati con logiche innovative. Nei paesi scandinavi, soprattutto in Danimarca e in Olanda, questa nuova offerta abitativa risponde a logiche ancora più avanzate. Le politiche governative favoriscono la diffusione di alloggi per anziani, singoli o raggruppati, privi di barriere architettoniche, ben localizzati e arricchiti da servizi ma, soprattutto, ben integrati nella normale rete dei servizi di comunità. La riflessione che sostiene questa evoluzione, infatti, privilegia l ipotesi che sia più efficace e efficiente spostare i servizi e facilitare la loro relazione con le persone che ne usufruiscono, piuttosto che costringere gli anziani a muoversi negli ultimi anni della loro esistenza fra servizi residenziali a crescente intensità sanitarie e assistenziale. In ogni caso, anche in questo scenario, è stato dimostrato che un insediamento di abitazioni di buona qualità e con servizi dedicati è sinergico a quello della diffusione di servizi domiciliari ben governati, capillari e flessibili, in grado di rispondere ai bisogni più diffusi dei più anziani: consegne a domicilio, pasti, trasporti, servizi alla persona, servizi sanitari. La base abitativa garantisce solidità ai piani di cura migliorandone anche efficienza e economicità, prevenendo in modo efficace l utilizzo precoce e inappropriato di servizi più complessi e costosi (nonché meno graditi), fra i quali le RSA. In sintesi le politiche dell abitare in una società che invecchia si configurano sempre più come un momento strategico delle politiche di welfare: case adatte, ben integrate nelle città e ben sostenute dai servizi domiciliari e di prossimità di nuova generazione consentono soluzioni gradite alle persone, non impongono separazioni, facilitano i percorsi di vita, propongono soluzioni ragionevoli e amichevoli, i confini fra vita indipendente e vita assistista si fanno più fluidi, i passaggi più tollerabili. Il ruolo dell ATER In considerazione delle finalità istituzionali dell ATER, della sua enorme esperienza e professionalità e tenuto conto del suo rilevante patrimonio abitativo, è fuori di dubbio come essa possa giocare un ruolo centrale nel promuovere politiche abitative attente ai bisogni degli anziani così come precedentemente delineate. Pensiamo altresì che l ATER possa sollecitare il coinvolgimento in questo impegno di tutti quei soggetti pubblici detentori di consistente patrimonio immobiliare quali gli enti di previdenza a partire dall INPS. Questo impegno può avvenire in particolare in quattro direzioni. 3

4 1. Prestando una sempre maggiore attenzione alla qualità del patrimonio già in suo possesso dotandolo, progressivamente, di tutti quei servizi indispensabili per affermare un nuovo modello abitativo sempre più inclusivo. A questo fine proponiamo all ATER di individuare un complesso di residenze in cui sia possibile avviare un processo di riqualificazione sulla base di standards innovativi ispirati alle esperienze precedentemente illustrate. In particolare prevedendo, in estrema sintesi, l eliminazione delle barriere architettoniche, l attivazione di alcuni servizi di base (in genere una portineria-reception o operatori con funzioni di primo contatto, badanti di condominio, servizi di allarme o telesoccorso, monitoraggio e servizi di rassicurazione) e altri fornibili a richiesta (ristorante o preparazione dei pasti, spesa, ritiro della posta, pulizie domestiche, assistenza alla persona). La realizzazione di spazi comuni per iniziative di aggregazione e socializzazione, centri benessere e servizi di prevenzione o sostegno alle esigenze sanitarie di base. L obiettivo è quello sperimentare, a partire da un primo nucleo limitato di residenze, la possibilità di produrre una sorta di effetto domino nel processo di riqualificazione. Il tutto finalizzato anche ad un più razionale uso del patrimonio. Per la messa a punto del programma in base al quale dovrà essere realizzato l intervento sarà opportuno prevedere un apposito gruppo di esperti. 2. Proponendosi come protagonista in quei programmi di trasformazione del patrimonio pubblico in corso ed in cui sono previste quote significative di social housing. Proponiamo che l ATER si candidi alla progettazione, realizzazione e gestione di un complesso di residenze finalizzato al social housing nei programmi di riqualificazione del patrimonio pubblico: in particolare indichiamo il complesso delle ex caserme sito in Via Guido Reni. L obiettivo è quello di realizzare un sistema residenziale integrato progettato ponendo al centro i bisogni degli anziani. In particolare prevedendo, in estrema sintesi, che le abitazioni siano prive di barriere architettoniche, che siano dotate di alcuni servizi di base (in genere una portineria-reception o operatori con funzioni di primo contatto, badanti di condominio, servizi di allarme o telesoccorso, monitoraggio e servizi di rassicurazione) e altri fornibili a richiesta (ristorante o preparazione dei pasti, spesa, ritiro della posta, pulizie domestiche, assistenza alla persona). Prevedendo spazi comuni per iniziative di aggregazione e socializzazione, centri benessere e servizi di prevenzione o sostegno alle esigenze sanitarie di base. Per la messa a punto del programma in base al quale dovrà essere realizzato l intervento sarà opportuno prevedere un apposito gruppo di esperti. 3. Facilitando il diffondersi di esperienze nuove di coabitazione assistita nella modalità casa famiglia. E ragionevole immaginare una molteplicità di soluzioni che tengano adeguatamente conto al tempo stesso di esigenze, aspirazioni e possibilità. Occorre uscire dalla condizione per la quale le sole soluzioni praticate sembrano essere quella al domicilio con grandi difficoltà delle famiglie non solo economiche, ma di convivenza spesso con grande sacrificio per chi si assume il ruolo di caregiver o badante, oppure la RSA con difficoltà economiche anche più rilevanti. Si può sperimentare e diffondere la soluzione casa famiglia nella quale possano convivere 5-6 anziani per gran parte autosufficienti con 2-3 badanti che li accudiscono con alle spalle la rete di una cooperativa che possa organizzare una condizione di coordinamento-direzione e il supporto di altre competenze delle quali le coop sociali già dispongono in quanto erogano servizi a domicilio 4

5 per conto dei comuni. La cosa può stare in piedi se si promuovono adeguate innovazioni normative contrattuali e di legge. Anche per la condizione delle stesse badanti si avrebbe un progresso rispetto alla attuale prigionia nella abitazione dell assistito. Per molti anziani sarebbe l uscita da condizioni di isolamento che in troppi casi si traducono in abbandono. 4. Ponendosi come punto di riferimento per i programmi di riqualificazione del patrimonio abitativo privato offrendo servizi di orientamento. Come si è rilevato con il rapporto AeA le case degli anziani sono mediamente vetuste, con ambienti e impianti vecchi, spesso fuori norma in materia di sicurezza e certamente caratterizzate dalla presenza di barriere architettoniche. Si impone, quindi, con assoluta priorità un programma finalizzato a interventi per l'adeguamento delle abitazioni degli anziani (barriere architettoniche, domotica, consumi energetici, ecc.). A questo fine proponiamo che l ATER attivi una attività di SPORTELLO come strumento capace di venire incontro alla domanda di adeguamento delle condizioni abitative degli anziani derivanti dall avanzare dell età, da problemi di salute e di solitudine, da situazioni di disagio economico, tali da comportare difficoltà nella gestione dell ambiente domestico e della vita quotidiana. Situazioni che potrebbero trovare soluzione nel poter disporre di un supporto domiciliare competente e affidabile. L'idea di fondo è di realizzare un punto d'ascolto territoriale (gli uffici territoriali dell ATER) per far incontrare la domanda di supporto alla domiciliarietà degli anziani (e non solo) legata all'abitare e l'offerta di soluzioni disponibili nello stesso contesto, con il contributo delle istituzioni, delle associazioni del volontariato che operano nel territorio e della rete dei servizi. Lo sportello dovrà essere in grado di offrire un servizio di consulenza integrato in merito ai bisogni emergenti delle persone anziane nel territorio in materia di architettura, ingegneria elettronica, domotica, legale, amministrativa, sociale, medico, infermieristico, fisioterapia, ecc. Servizi che solitamente sono forniti a caro prezzo da soggetti distinti e non coordinati. Ambiti specifici di consulenza dovranno essere quelli relativi: a) alle esigenze di adeguamento degli ambienti domestici per migliorarne l'accessibilità e la fruibilità (come eliminare le barriere architettoniche, rendere accessibile il bagno, ampliare gli spazi di circolazione, ecc.); b) al supporto tecnico per la selezione di attrezzature e tecnologie per la sicurezza in casa e la prevenzione di incidenti domestici (per evitare fughe di gas, allagamenti, chiamate di emergenza per cadute, ecc.); c) al sostegno all avvio di processi di gestione virtuosa di energia, acqua, rifiuti, acquisti collettivi, spazi condominiali, condivisione di attrezzature e oggetti dismessi d) alle facilitazioni fiscali e contributi per gli adattamenti dell'ambiente domestico (barriere architettoniche, tecnologie e attrezzature); e) all assistenza legale per l'adeguamento di abitazioni in affitto; f) al sostegno socio-assistenziale alla domiciliarietà. 5

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