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1 LEZIONE LE TECNOLOGIE DIDATTICHE PROF. GIUSEPPE DE SIMONE

2 Indice 1 Nascita delle tecnologie didattiche Tecnologie di processo e tecnologie di prodotto Le tecnologie per la didattica La comunicazione mediata dal computer (CMC) Il posto della tecnologia nella formazione Bibliografia di 18

3 1 Nascita delle tecnologie didattiche. Le tecnologie dell informazione e della comunicazione hanno dato l avvio a numerosi e repentini cambiamenti all interno dei processi di acquisizione, produzione e trasmissione del sapere. Trasformazioni che hanno indotto le istituzioni scolastiche e formative a riorganizzarsi per essere in grado di formare le nuove generazioni, con il chiaro compito di istruirle per permettere loro di muoversi all interno di una nuova società della conoscenza e della comunicazione, che è in continuo evolversi: il sistema educativo, dunque, si trova di fronte a nuove sfide imposte da questi continui cambiamenti. Le prime macchine per insegnare vengono fatte risalire agli anni 20, ad opera di Sidney Pressey, uno psicologo americano, presso l Ohio University; anche se la nascita delle tecnologie didattiche (o educative) può essere ricondotta al 1954, anno in cui Skinner 1 pubblicò il suo articolo The science of learning and the art of teaching 2, definito come atto di nascita della Tecnologia dell Educazione, in cui proponeva un parallellismo tra gli studi di laboratorio sulle modifiche del comportamento degli animali e le pratiche che avrebbero potuto migliorare l educazione. «L istruzione programmata di Skinner, basata sulle leggi dell apprendimento di Torndike e Watson, oltre che sulle macchine per insegnare di Pressey, anticipa culturalmente l innovazione tecnologica del computer» 3. La ricerca tecnologica sul computer incrocia il sentiero della ricerca pedagogica e psicologica: prima teoria di riferimento è il comportamentismo, nato dalle ricerche sul condizionamento, considerato un componente della condotta umana che interagisce con le condotte intellettive. L idea di base era che l apprendimento consistesse nella modifica del comportamento di chi apprende. Ad esempio: imparare a svolgere un esercizio significava passare da un comportamento definibile fallimentare ad un comportamento che può essere definito corretto. Secondo Skinner, tale comportamento corretto è ottenibile fornendo opportuni stimoli; elemento fondamentale affinché ci sia un apprendimento è la presenza di un rinforzo (feedback) 1 Skinner, fu docente di psicologia comportamentale all Università di Harvard, ebbe molta influenza sui tecnologi didattici statunitensi, quasi tutti aderenti al comportamentismo. 2 Cfr. Skinner B. F., The science of learning and the art of teaching, Harvard Education Review, vol 24, Spring Galliani L., Tecnologie didattiche, educazione e società, in Galliani L. (a cura di), Tecnologie informatiche e telematiche, Pensa Multimedia, Lecce 2002, pag di 18

4 positivo; a questo rinforzo deve fare seguito un nuovo stimolo ed una nuova risposta da parte dello studente, fino ad ottenere i comportamenti desiderati. Un simile processo didattico, che non tenga conto delle possibili risposte errate, corrisponde ad una Istruzione Programmata Lineare (IPL). Schema poi sostituito con una Istruzione Programmata Ramificata (IPR), tesa a rendere il processo didattico individualizzato (ossia capace di tenere conto delle diverse risposte) e meno frammentario. Con l introduzione del computer fu facile per gli studiosi presentare l informazione, analizzarne la risposta e selezionare una successiva informazione sulla base della precedente risposta. Questo segnò l inizio del rapporto tra didattica e computer. A partire da questo momento il settore disciplinare vede un rapido sviluppo soprattutto in Inghilterra, dove venne identificato con il termine educational technology, «che inizialmente individuava il complesso di apparecchiature e strumenti utilizzabili a fini formativi in situazioni controllate di insegnamento/apprendimento e, in seguito, anche i materiali strutturati di conoscenza necessari per far funzionare i mezzi tecnici» 4. Una seconda teoria è quella del cognitivismo, secondo cui il cervello è da considerarsi quale elaboratore formale di simboli, alla stregua appunto di un computer. Non è un caso, quindi, che tale prospettiva abbia iniziato a svilupparsi contemporaneamente alla comparsa dei primi elaboratori elettronici, i quali hanno ispirato diverse metafore che ponevano l uomo sul piano della macchina e la mente su quello del software. «Secondo i cognitivisti, tutti i processi mentali possono essere descritti in termini di computazione di rappresentazioni simboliche, così come statuito dalla celebre teoria rappresentazionale della mente (RTM, Representational Theory of Mind). In altre parole, l attività mentale equivale all esecuzione di un algoritmo. Di conseguenza, se ciò che fa il cervello non è altro che elaborare simboli, diventa chiaro come sia di cruciale importanza, nel cognitivismo, il ruolo delle rappresentazioni simboliche» 5. 4 Ivi, pag Ruini F., Un po di storia del cognitivismo e dell intelligenza artificiale, pubblicato sul sito 4 di 18

5 Negli anni 50 i cognitivisti presero a collaborare con i ricercatori dell intelligenza artificiale, che approfondivano le ricerche iniziate da Touring 6, il quale aveva teorizzato la possibilità di costruire una macchina in grado di computare qualsiasi funzione matematica. La nascita dell informatica, quindi, diede modo agli studiosi del cognitivismo di capire e ricreare artificialmente la mente umana. Un ulteriore teoria a cui si può fare riferimento è quella denominata costruttivismo, sviluppatasi intorno agli anni 70 a partire dal cognitivismo definito di seconda generazione, per soddisfare soprattutto l esigenza di superare il cognitivismo HIP (Human Information Processing) che ha considerato l uomo e i suoi processi cognitivi attraverso la metafora del computer, quale semplice sistema di elaborazione di informazioni. Il costruttivismo pone maggiore enfasi alle strutture regolative del processo di apprendimento, a un utilizzo più strutturato e flessibile delle risorse, alle tecnologie come mezzo per introdurre nuove modalità di apprendimento, alla metacognizione. Verso la fine degli anni 70, l Association for Educational Communication and Technology (USA) ha dato la seguente definizione delle tecnologie didattiche: esse hanno come oggetto processi complessi ed integrati che coinvolgono persone, procedure, idee, mezzi ed organizzazione per l analisi di problemi relativi all apprendimento e per l elaborazione, l implementazione, la valutazione e il controllo di soluzioni a quei problemi in situazioni in cui l apprendimento è finalizzato e controllato. In Italia, l interesse per tale settore si sviluppa molto più tardi, all inizio degli anni 70, crescendo in maniera esponenziale negli ultimi quarant anni, ad opera di Rinaldo Sanna, ideatore e fondatore dell attuale Istituto per le Tecnologie Didattiche del CNR di Genova 7. Infatti, è solo negli anni 90 che si sono avute le prime cattedre di Tecnologia dell Istruzione presso alcune università italiane. Una prima introduzione dei personal computer a scuola si è avuta negli anni 80 8, periodo in cui partirono i piani per attrezzare tutte le istituzioni educative e formative in molti Paesi d Europa: si stava affermando il ruolo formativo delle tecnologie dell informazione e della comunicazione. 6 Turing è autore di ricerche estremamente raffinate e molto profonde sul concetto logico-matematico di calcolabilità: la strumento che egli ha proposto per affrontare il problema è noto oggi col nome di macchina di Turing. Preso da Internet URL: 7 Durante i primi anni 80 fonda la prima biblioteca italiana del software didattico, che raccoglie e rende disponibile i vari pacchetti software, soprattutto quelli in lingua inglese, che sono prevalentemente di tre tipi: 1) i programmi tutoriali; 2) i programmi di tipo esercitativo come drill & practice; 3) il Logo. 5 di 18

6 Con i programmi di videoscrittura, gli spreadsheet e la familiarizzazione con gli elementi di base dell informatica si andava così affermando il ruolo formativo delle tecnologie dell istruzione e della comunicazione. Negli anni 90, con l avvento dell ipertestualità e della multimedialità, a seguito del secondo Piano Nazionale Informatica, si ha una grande svolta: il computer diventa lo strumento multimediale per eccellenza, rivoluzionando così la metodologia dell insegnamento e superando il modello classico della lezione frontale. Dal 2000 ad oggi, le Tecnologie dell Informazione e della Comunicazione hanno avuto un espansione capillare in tutti gli ambiti del sistema scolastico e formativo italiano. I programmi maggiormente utilizzati nella scuola italiana, riguardano gli strumenti di produttività personale come Word ed Excel, oltre che strumenti più complessi come le applicazioni di connessione di rete, le opere multimediali su CD-ROM, i software per la realizzazione di pagine web dinamiche e le avanguardie scolastiche portate da Linux e dal software open source. La scuola, dunque, deve farsi carico di dare una sufficiente formazione in riferimento alle competenze linguistiche ed informatiche, considerando il fatto che tali competenze costituiscono validi strumenti anche per un migliore apprendimento di altre discipline. Questo può avvenire se si mettono a disposizione dei discenti nozioni approfondite degli aspetti strumentali, sul computer, su internet, sulle differenze tra ambienti di programmazione, sui sistemi per la gestione dei dati, ecc. «Sul piano dei concetti e delle metodologie la formazione potrebbe girare intorno a quelle che sono le funzioni dello strumento tecnologico: - organizzare informazioni, dati e conoscenze; - calcolare e risolvere algoritmicamente problemi; - comunicare e creare nuove forme di comunicazione; - esplorare domini di conoscenze e favorire la produzione di congetture. 8 Nel nelle scuole italiane ci sono circa computer, di cui oltre nella scuola superiore; in particolare quelle ad indirizzo tecnico o professionale, più ricche, cominciano ad adibire le aule a laboratori informatici. Una diffusione massiccia è impedita anche dai requisiti troppo tecnici che i primi computer richiedono. Per questo cominciano ad essere organizzati i primi corsi di alfabetizzazione informatica per docenti, soprattutto di discipline tecnico-scientifiche. Corsi volti a far comprendere che cosa sia un computer attraverso la conoscenza della sua struttura interna, il funzionamento del suo sistema operativo e il modo in cui può essere realizzato un programma per mezzo di un linguaggio di programmazione, come ad esempio il linguaggio Basic e quello Pascal. ( 6 di 18

7 L articolazione nelle quattro aree consente di sviluppare consapevolezza sia della forte interazione tra conoscenze dichiarative e procedurali, sia delle azioni di tipo esperienziale improntate alla manualità e alla manipolazione di oggetti materiali o digitali, sia dei processi di astrazione, concettualizzazione e modellizzazione» 9. L ICT, non è da considerarsi soltanto quale semplice materia di apprendimento, ma soprattutto come mezzo per costruire metodi innovativi di insegnamento e apprendimento. Sul piano legislativo sono stati adottati vari provvedimenti al fine di regolamentare la disciplina del settore didattico-tecnologico: il decreto Moratti-Stanca del 17 aprile 2003, il quale istituisce le università telematiche, definendo le procedure e i criteri di accreditamento dei corsi di studio a distanza; la legge 296 del 27 dicembre 2006, la quale prevede l istituzione dell Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell Autonomia Scolastica, definendo funzioni e articolazione della struttura, con sede a Firenze, assegnandole i ruoli prima detenuti dall Istituto Nazionale di Documentazione per la Ricerca Educativa (Indire) e dagli Istituti Regionaliu di Ricerca Educativa (Irre). 9 Tagliagambe S., L introduzione delle tecnologie dell informazione e della comunicazione nell insegnamento scolastico, TDmagazine, n 3, Edizioni Menabò, Ortona 2001, pp di 18

8 2 Tecnologie di processo e tecnologie di prodotto10. «Una delle più importanti sfide, oltre che chance, della scuola è quella di partecipare direttamente attraverso le Tecnologie dell Informazione (che trattano conoscenze e saperi) e della Comunicazione (che trattano linguaggi e relazioni sociali) ai processi di produzione della cultura e non solo della sua trasmissione alle nuove generazioni. Due diversi paradigmi culturali e scientifici, uno informazionale e uno relazionale, reggono rispettivamente le tecnologie dell Informazione, in quanto tecnologie di prodotto, e le tecnologie della Comunicazione in quanto tecnologie di processo, e ne spiegano lo sviluppo attraverso le metamorfosi della multimedialità, dell interattività e della loro amplificazione sociale attraverso Internet (virtualità). Educazione e istruzione si traducono in azioni formative finalizzate (strategie, metodi, tecniche) ad aiutare i soggetti ad organizzare, sviluppare, riflettere sul proprio apprendimento. Gli ambienti formativi integrati sono segnati dalle dinamiche didattiche che relazionano i processi di informazione (organizzazione scientifico-disciplinare dei saperi) con i processi di conoscenza (ricezione, esplorazione, contestualizzazione) e con i processi dell apprendimento (paradigmi: cognitivista, interazionista, costruttivista)» 11. Le tecnologie di processo possono essere classificate rispetto a sei categorie di discorsiazioni pedagogico-educative che qualificano i processi di insegnamento-apprendimento, ma tale classificazione può essere soltanto descrittiva delle dinamiche di uso. «Le sei categorie sono le seguenti: 1. Analisi delle organizzazioni formative, in quanto sistemi, e delle loro interrelazioni con i più ampi sistemi socio-politici ed economico-produttivi, per una esaustiva determinazione dei fini educativi e dei bisogni formativi e delle qualità dei servizi erogati; 10 Cfr.Galliani L., Tecnologie informatiche e telematiche, op. cit., pp Cfr. Galliani L., Metodologie integrate (in aula, in rete, sul campo) per la formazione continua degli insegnanti, 8 di 18

9 2. Progettazione didattica e programmazione educativa, per una definizione sistematica degli obiettivi formativi e dei curricoli di studio, per una pianificazione delle risorse umane e materiali; 3. Produzione dei materiali-media didattici necessari alla costruzione-realizzazione di esperienze di apprendimento nelle loro varie fasi o momenti funzionali (motivazione, informazione, esercitazioni, ricerca, ecc.) sia da parte dei docenti che degli allievi; 4. Gestione o conduzione delle dinamiche comunicative, secondo diversi metodi di interazione e di tecniche di animazione, con particolare riferimento agli stili di direzione (atti linguistici performativi soprattutto di natura assertiva) e alle differenziazioni individuali degli stili cognitivi e di apprendimento; 5. Valutazione come dimensione formale nella rappresentazione dei processi e nei flussi dei comportamenti dell insegnare e dell apprendere, secondo criteri di giudizio interni (rapporto mezzi-risultati in termini di conoscenze-abilità-competenze) ed esterni (rapporto finalità del sistema-risultati) e secondo strumenti differenziati di rilevazione, elaborazione, interpretazione, comunicazione delle informazioni; 6. Sviluppo e quindi ricerca, sperimentazione, implementazione di nuovi modelli educativi e di nuovi ambienti formativi, con evidenziazione dei criteri e delle procedure di trasferibilità dai livelli progettuali e prototipali ai livelli diffusivi su larga scala.» 12 Tale classificazione risulta, dunque, essere semplicemente descrittiva, rinviando alle scienze pedagogiche i criteri normativi. La classificazione delle tecnologie di prodotto, diversamente, «risulta essere flessibile rispetto alla morfologia dell hardware e dipendente dalle configurazioni applicative che le tecnologie assumono nei vasti contesti produttivi, sociali e culturali» 13. Questo perché, basandosi su un criterio tecnologico, non è possibile stabilire delle rigide tipologie e tantomeno delle classi di prodotti, in quanto sarebbero resi superati in tempi brevi dalla continua innovazione. Innovazione che rende praticamente inutile la produzione di griglie. 12 Galliani L., Tecnologie informatiche e telematiche, op. cit., pag Ivi, pag di 18

10 Le tecnologie di prodotto devono, tuttavia, rispondere a criteri di classificazione normativa e non solo descrittiva, ma in questo caso ad essere valutato è il software. Dunque, «per costruire una classificazione di significanza pedagogica, occorre costruire un sistema che relazioni la variabile tecnologica (riferita ai media) con la variabile comunicativa (riferita ai linguaggi) e con la variabile funzionale (riferita ai metodi o strategie didatti che)» 14. È possibile evidenziare cinque tipologie di tecnologie di prodotto: 1. Tipografiche, per la realizzazione di materiale cartaceo; 2. Audiovisive, per l elaborazione di prodotti statici, di registrazione, dinamiche; 3. Informatiche, per la produzione e l utilizzo di software; 4. Multimediali, per la lavorazione e l utilizzo di CD-Rom, con software di sviluppo iper-mediale; 5. Telematiche, per l interazione a distanza, attraverso la comunicazione in rete. La distinzione tra tecnologie di processo e tecnologie di prodotto vanno a costituire due versanti, uno più interno, rappresentato dal sistema delle istituzioni formative e delle sue attività, e l altro più esterno, rappresentato dal più ampio sistema socio-culturale, le cui componenti sono molto diverse per strutture, funzioni e finalità, ma la cui interfaccia risiede nelle stesse attività educative. 14 Ibidem. 10 di 18

11 3 Le tecnologie per la didattica. Il termine tecnologie per la didattica, molto diverso dal termine tecnologie didattiche che si riferiscono ad un settore interdisciplinare centrato sui processi didattici, si riferisce a tutte quelle tecnologie che sono, o possono essere, utilizzate nella didattica con una accezione prevalentemente tecnologica, cioè tutti quegli strumenti, hardware o software, che possono essere impiegati per facilitare l'apprendimento da parte degli studenti e l'insegnamento da parte dei professori. «Qualsiasi processo di apprendimento si serve di qualche tecnologia, di qualche strumento didattico. La semplice penna, la scrittura, il libro, la stampa, la lavagna, o anche le tavolette di cera, ecc., sono degli strumenti didattici. Quando parliamo di tecnologie per la didattica, quindi, non dovremmo pensare solo, per esempio, al videoregistratore o al computer» 15. Le tecnologie per la didattica possono essere classificate in base a diversi criteri: un criterio cronologico,elencandoli in ordine di invenzione o introduzione nei processi educativi, distinguendo perciò tra: a) strumenti tradizionali, che includono i quaderni, la lavagna, i libri, le carte geografiche, ecc.; b) strumenti più recenti, non usati molto spesso nei normali processi educativi, quali televisione, cinema, registratori video o audio, proiettori di lucidi o diapositive, ecc.; c) strumenti digitali, computer, CD, reti telematiche, ecc., mezzi sia hardware sia software che la rivoluzione digitale ha introdotto nella nostra vita e che stanno faticosamente entrando anche ora nelle aule scolastiche; un criterio di maggiore o minore diffusione all interno dei processi educativi; un criterio riferito all età dei soggetti che ne dispongono;o un criterio basato sulla loro capacità di accompagnare in modo "naturale" e "graduale" lo sviluppo cognitivo del bambino. «Potremmo allora dividere gli strumenti didattici in quattro gruppi in base ad una progressione logica della comunicazione didattica: 1. il gruppo dei mezzi per comunicazione che prevedono scene cinetiche; 2. il gruppo dei mezzi per comunicazione che prevedono immagini statiche; 3. il gruppo dei mezzi per comunicazione che prevedono testi orali e scritti; 4. il gruppo dei mezzi multimediali. 15 Cfr. Colasanti L., Le Nuove Tecnologie per la Didattica, 11 di 18

12 Questa progressione è dettata dall'ipotesi che la conoscenza proceda dal particolare al generale, dal concreto all'astratto, dal semplice al complesso, dalla cinetica alla statica, dagli eventi alle idee. Nel primo gruppo, troviamo quelle tecnologie, come il cinema e la televisione, che riproducono le scene cinetiche dal vivo in tempo reale. In questo gruppo possiamo elencare: televisori, video-registratori, video-proiettori, video-cassette, cine-proiettori, film, documentari, ecc. Sembra che questi mezzi di comunicazione siano quelli che meglio colgano la realtà, le relazioni spazio-temporali tra gli eventi. Ma a ben vedere non sempre sono adatti a riprodurre le idee, le relazioni logiche tra i fatti, a farci comprendere a fondo quello a cui stiamo assistendo. Il secondo gruppo comprende le tecnologie che riproducono in modo statico la realtà. In questo gruppo possiamo inserire i proiettori di diapositive, il disegno, la pittura, la lavagna luminosa, la lavagna d'ardesia, ecc. Ma anche all'interno di questo gruppo possiamo stabilire una progressione dal concreto all'astratto. Al primo posto ci sono le fotografie, poi i disegni dal vero, i quadri, poi il disegno industriale, architettonico, infine gli schemi, i diagrammi. Man mano che andiamo avanti la realtà viene riprodotta in maniera sempre più astratta, vengono messe in luce sempre di più solo le caratteristiche che stanno a cuore al comunicante. Il disegno ideografico ci fa rapidamente entrare nel terzo gruppo quello delle tecnologie che riproducono il linguaggio orale e scritto. Qui il rapporto con la realtà è solo convenzionale, dipendente interamente dalla cultura, è un modo di comunicare molto astratto e sofisticato. In questo gruppo troviamo la lavagna, il libro, il quaderno, i registratori audio, ecc. Nel quarto gruppo ci sono le tecnologie digitali e multimediali, quelle tecnologie che sono in grado, grazie alla codificazione binaria di numeri, testi, immagini, suoni, filmati, di utilizzare in un unico formato tutte le modalità di comunicazione viste finora. In questo gruppo troviamo i computer, i CD, gli ipertesti, le reti telematiche e i vari software» 16. Le nuove tecnologie digitali, dunque, offrono la possibilità di costruire, per i nostri bambini, degli ambienti di apprendimento multimediali e multisensoriali in cui essi possono addestrarsi in una progressiva astrazione. Ambienti in cui le varie modalità di comunicazione possono essere integrate tra loro, producendo qualcosa che non è la semplice somma delle parti. 16 Ibidem. 12 di 18

13 4 La comunicazione mediata dal computer (CMC). Lo sviluppo tecnologico nel campo delle trasmissioni elettroniche ha scaturito una vera e propria rivoluzione nel campo delle comunicazioni. La trasmissione dei dati in formato digitale è riuscita ad abbattere alcuni dei vincoli della comunicazione tradizionale, si parla per questo di Comunicazione Mediata dal Computer (CMC). La CMC è una branca di studi che si occupa di tecnologie, comprendendo tutte le forme di comunicazione rese possibili tramite l utilizzo e, quindi, la mediazione del personal computer (inteso qui nella sua accezione di terminale della rete e punto di accesso alla stessa). Con la Comunicazione Mediata dal Computer cadono alcuni vincoli tradizionali, tra cui quello della compresenza fisica degli attori, per cui si può comunicare indipendentemente dalla condivisione di uno spazio fisico; anche la variabile tempo viene ad essere stravolta: due o più soggetti possono comunicare senza i limiti della simultaneità; inoltre, vengono meno tutti gli aspetti legati alla gestualità, alla postura, alla mimica, al para-verbale, che hanno sempre arricchito la comunicazione verbale dando un notevole contributo alla definizione del senso. L indipendenza dai vincoli spaziali e temporali aumenta le possibilità di fruizione dei servizi informativi, la partecipazione a gruppi di lavoro, la frequenza di corsi, e tanto altro ancora. «La CMC, rispetto a tutte le altre forme di comunicazione, per la prima volta ci mette di fronte a una comunicazione che non avviene in un luogo o tra luoghi diversi, ma che si propone essa stessa come luogo del suo accedere» 17. Da qui, è possibile affermare che le comunità virtuali sono definibili come «comunità di territorio»: i gruppi di persone diventano tali quando interagiscono e stanno insieme abbastanza a lungo da dare vita ad abitudini, usi e convenzioni condivise, in cui ogni singolo membro vive una relazione di interdipendenza per la realizzazione di determinati scopi. La CMC si è tradizionalmente occupata di comunicazione asincrona e sincrona, testuale e grafica mediante i computer connessi alla rete telematica. 17 Cfr. RivoltellaP. C., Costruttivismo e pragmatica della comunicazione on line. Socialità e didattica in Internet, Erickson, Trento di 18

14 La CMC asincrona studia le interazioni poste in essere attraverso l impiego della posta elettronica, dei newsgroup e delle mailing list, ovvero di tutte quelle forme di comunicazione mediata dal computer caratterizzate dal linguaggio testuale, uno ad uno, uno a molti, di carattere privato, semiprivato, pubblico, in assenza di vincoli spaziali e temporali fra gli interlocutori, che avvengono in modalità non simultanea. La CMC sincrona si occupa, invece, delle interazioni che si realizzano attraverso i canali IRC (Internet Relay Chat), l'istant messaging e i MUD, cioè quelle forme di comunicazione mediata dal computer caratterizzate da un linguaggio simile a quello della comunicazione asincrona, ma con la presenza simultanea degli interlocutori. «Inoltre, la CMC studia anche la comunicazione visuale/testuale delle homepage personali, dei siti Internet, dei giochi online. Si interessa, quindi, anche della comunicazione grafica, multimediale, interattiva, ipertestuale e ipermediale che combina elementi testuali del linguaggio verbale e del linguaggio dei segni, i pittogrammi, gli ideogrammi e i simboli grafici, coniugati al linguaggio dei media, e quindi le immagini, fisse e in movimento, i fonogrammi. Per questo, oggi, oltre che le tecnologie e gli ambienti elettronici citati, la CMC si occupa anche delle tecnologie ibride che consentono una comunicazione ad ampia larghezza di banda fra due o più interlocutori. Il focus degli studi più recenti riguarda le forme prevalenti della comunicazione tramite il protocollo TCP/IP, quello della rete Internet, e i protocolli complementari che ne gestiscono i servizi di base, (Http, Ftp, Smtp, Pop3, Imap, Telnet, ecc.), ma anche le forme comunicative di cui il web costituisce un'interfaccia privilegiata, e cioè il blogging, il wiki-writing, i social networks, il social broadcasting, ecc.» Definizione presa dal sito: 14 di 18

15 5 Il posto della tecnologia nella formazione. Il modello classico della trasmissione del sapere sta subendo profondi cambiamenti, un mutamento, definibile come epocale, a cui risponde l'uso educativo delle nuove tecnologie. «La crisi della gerarchia dei saperi, la complessità della conoscenza e l'emergere dell'apprendimento interattivo, il venir meno della centralità del docente come unico mediatore culturale, l'uso quotidiano dei computers e di Internet da parte delle nuove generazioni, l'approccio multimediale alla conoscenza, rappresentano tutti fattori che favoriscono questa nuova interazione tra tecnologia e formazione» 19. Dunque, le tecnologie dell informazione e della comunicazione plasmano la società tutta; la digitalizzazione e la diffusione delle reti globali cambiano i modi in cui la società crea, acquisisce e gestisce le informazioni: le ICT diventano sempre più parte integrante del quotidiano oltre che un importante e indispensabile strumento di lavoro. Le tecnologie non sono più soltanto materia di studio, ma diventano anche mezzo per costruire metodi innovativi di insegnamento e apprendimento. L impiego delle ICT nelle scuole va da un utilizzo come semplice ausilio nell insegnamento/apprendimento, ad uno in cui i media sono tutti collegati in rete dove l apprendimento avviene in ambienti virtuali che superano i normali confini della disciplina. I cambiamenti cui è sottoposta la società e i nuovi ambiti di conoscenza esprimono la forte richiesta di sempre nuove competenze ed abilità, mentre il sistema educativo, sulla cui trasformazione le ICT svolgono un ruolo importante, si concentra su questioni inerenti la motivazione, l autostima, i metodi di apprendimento e le competenze sociali. «Applicare la tecnologia ai sistemi formativi significa introdurre criteri di progettazione, di gestione e di valutazione nei processi di insegnamento-apprendimento, utilizzando i media dell informazione e della comunicazione. 19 Cfr. Stanca L., La formazione e le nuove tecnologie della comunicazione, 26 marzo 2002, Puntata realizzata con gli studenti del Liceo Classico "Orazio" di Roma. 15 di 18

16 Le tre innovazioni didattiche, a cui sono state progressivamente sottoposti i sistemi formativi a causa dell introduzione del computer o dell utilizzo di Internet, risiedono: - nella costruzione sociale off-line e on-line di ambienti didattici tecnologici che, rapportandosi direttamente con gli allievi, propongono una nuova dimensione dell interattività, non più legata alla tradizionale comunicazione interpersonale/bilaterale insegnante-allievo o mediatizzata audiovisivo/allievo; - nell utilizzazione integrata di linguaggi analogici e digitali (testuali, orali, grafici, iconici, musicali, audiovisivi) e di media scripto-audio-video-matici nella progettazionegestione-valutazione dei processi istruttivi e nella costruzione di messaggi-testi comunicativi ed espressivi; - nell accesso alle informazioni e ai contenuti del sapere in tempo reale, attraverso percorsi differenziati e autonomi, resi possibili dalle scelte individuali fra i siti e i links dell organizzazione reticolare» 20. Sulla base di quanto detto, anche il computer e internet vanno smitizzati, superando la convinzione secondo cui senza di essi non sembra possibile si possa più comunicare né studiare né lavorare, finanche amare e vivere. 20 Cfr. Galliani L., Tecnologie informatiche e telematiche, op. cit., pag di 18

17 Bibliografia AECT Task Force, The definition of Educational Technology, Association For Educational Communications and Technology, D.C Bonaiuto, M. (a cura di), Conversazioni virtuali. Come le nuove tecnologie cambiano il nostro modo di comunicare con gli altri, Guerini e Associati, Calvani A., Rete, comunità e conoscenza, Erickson, Trento Ciotti F., Tecnologia e trasmissione del sapere: verso la biblioteca digitale, Intervento tenuto al Convegno «Internet: Ricerca e/o Didattica», Bologna, Dipartimento di Italianistica, 27 novembre 1996; rivisto dall'autore nel Ferraris M., Olimpo G., L evoluzione delle tecnologie didattiche, La Scuola Se, vol. 3, n 2, Fragnito R., La rete della didattica, Pensa Multimedia, Lecce Galliani L., Metodologie integrate (in aula, in rete, sul campo) per la formazione continua degli insegnanti, Galliani L., Tecnologie didattiche, educazione e società, in Galliani L. (a cura di), Tecnologie informatiche e telematiche, Pensa Multimedia, Lecce Greenfield P., Mente e media, Armando Edizioni, Roma Hokanson B., Hooper S., Computers as cognitive media: examining the potential of computers in education, Computers in human behavior, September 2000, Vol 16, n 5. Maragliano R., Tecnologie e saperi, TDmagazine, n 1, Edizioni Menabò, Ortona Margiotta U., Educazione e formazione nella società della conoscenza, TDmagazine, n 1, Edizioni Menabò, Ortona Midoro V., Il museo delle Tecnologie Didattiche, in Midoro V. G. Olimpo e Persico D. (a cura di), TDmagazine, Edizioni Menabò, Ortona Olimpo G., Nascita e sviluppo delle Tecnologie Didattiche, TDmagazine Pressey S., A Simple Apparatus which gives tests and scores and teaches in Teaching Machines and Programmed Learning, Lumsdane A.A. and Glaser R. eds, N.E.A. Washington di 18

18 RivoltellaP. C., Costruttivismo e pragmatica della comunicazione on line. Socialità e didattica in Internet, Erickson, Trento Rotta M., Ranieri M., E-Tutor: identità e competenze, Erickson, Trento Roversi, A. "Introduzione alla comunicazione mediata dal computer", Il Mulino, Saettler P., A history of Instructional Technology, McGraw Hill, New York Sanna R., Bozzo E., Gemma A., PROMIX 2, An Audiovisual Display System for Educational Purposes, Rapporto Tecnico CNR-ITD, Genova Skinner B. F., The science of learning and the art of teaching, Harvard Education Review, vol 24, Spring Stanca L., La formazione e le nuove tecnologie della comunicazione, 26 marzo 2002, Puntata realizzata con gli studenti del Liceo Classico "Orazio" di Roma. Tagliagambe S., L introduzione delle tecnologie dell informazione e della comunicazione nell insegnamento scolastico, TDmagazine Il concetto di Pedagogia. 18 di 18

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