Globesità: strategia ed interventi. Se ne discute oggi in Senato

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1 CARTELLA STAMPA

2 COMUNICATO STAMPA Globesità: strategia ed interventi. Se ne discute oggi in Senato OBESITÀ E SOVRAPPESO CAUSANO OGNI ANNO 1 MILIONE DI MORTI E 12 MILIONI DI MALATI SOLO IN EUROPA: ISTITUZIONI, MONDO ACCADEMICO E SCIENTIFICO A CONFRONTO PER INDIVIDUARE PROPOSTE E SOLUZIONI ALL EPIDEMIA DEL SECOLO Roma, 6 luglio milioni di soggetti sovrappeso e oltre 5 milioni di obesi in Italia. L impatto dell obesità soprattutto dell obesità grave sui costi sociali nel nostro Paese supera ogni anno gli 8 miliardi di Euro, pari al 6,7% della spesa sanitaria nazionale, escludendo da tali valutazioni costi intangibili altrettanto gravosi, come quelli legati al nucleo sociale dell obeso, alla discriminazione lavorativa, a un più basso rendimento scolastico e, in definitiva, ai conseguenti disagi psicosociali. Ipotizzando inoltre che una persona obesa abbia una vita media attesa pari a 75 anni, un diciottenne obeso, rispetto ad un coetaneo normopeso, ha un costo sociale totale aggiuntivo stimabile in circa Euro. Questi numeri indicano come anche l Italia si trovi a dover gestire un fenomeno allarmante, un epidemia inarrestabile per proporzioni e dimensioni. Dati che dimostrano quanto sia urgente individuare soluzioni capaci di arginare una patologia che non conosce confini, né limiti sociali o demografici, con un quadro che risulta ancora più grave se si considerano le evidenze relative ai più giovani: secondo i recenti dati ISTAT, infatti, l obesità infantile è sempre più diffusa anche nel nostro Paese dove, nella fascia di età tra i 6 e i 17 anni, 1 bambino su 3 è sovrappeso e 1 su 4 è obeso. Temi che vengono affrontati oggi, in occasione del dibattito Globesità: strategia e interventi, promosso dall Associazione Parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione e dall Università degli Studi di Roma Tor Vergata, con l obiettivo di individuare risposte concrete alla diffusione incontrollata dell obesità, soprattutto quella grave, e ai costi ad essa connessi. Questioni sollevate negli ultimi mesi anche da parte dell ONU, dell Organizzazione Mondiale della Sanità e del Consiglio d Europa. Obesità e sovrappeso devono peraltro essere analizzate anche sulla base delle diverse complicanze di cui sono responsabili, tra le quali il diabete di tipo 2, l ipertensione arteriosa e altre patologie dell apparato cardiovascolare, con ulteriori ricadute negative sui sistemi sanitari nazionali dal punto di vista economico e sociale. Uno scenario complesso rispetto al quale è necessaria un azione comune basata su un efficace sistema di alleanze e collaborazioni tra Istituzioni, mondo scientifico e accademico. Primo step in tale direzione è la nascita dell Obesity Expert Group, costituito su iniziativa del Magnifico Rettore dell Università degli Studi di Roma Tor Vergata, per sottoporre proprio alle Istituzioni, proposte, progetti e idee trasformandole in call to action. L obesità è una malattia sociale complessa che necessita dell intervento di tutti gli attori coinvolti in una sfida il cui esito futuro si deciderà proprio in questi anni dichiara il Sen. Antonio Tomassini, Presidente della XII Commissione Igiene e Sanità del Senato della Repubblica e Presidente dell Associazione Parlamentare per la tutela e la promozione del diritto alla prevenzione sulla base della validità degli interventi che verranno proposti e attuati. Per affrontare i problemi legati a questa patologia, bisogna distinguere l obesità arginabile con la prevenzione e un corretto stile di vita dall obesità grave e irreversibile che rende invece indispensabile un approccio multidisciplinare per la sua gestione, continua il Sen. Tomassini. Proprio su tali presupposti sono nati due disegni di legge, unificati poi in un unico provvedimento attualmente in discussione presso la Commissione Igiene e Sanità del Senato conclude il Sen. Tomassini con l obiettivo di promuovere, ad esempio, specifici programmi di informazione nella scuola dell obbligo, percorsi di formazione sull obesità grave per la classe medica e l istituzione di un Osservatorio Nazionale sull Obesità per monitorare l evoluzione dell epidemia. Informazione, prevenzione e diffusione di una maggiore cultura dei corretti stili di vita sono alcune delle soluzioni conosciute e praticabili, ma non sembrano essere sufficienti considerando che, secondo recenti stime, circa 1 milione

3 e 100 mila bambini italiani ha problemi di peso e che, senza un intervento radicale, più di 1 milione di giovani con problemi di peso potrebbe vivere dai 10 ai 20 anni in meno rispetto ai coetanei normopeso. Per queste ragioni diventano decisive anche leve come la formazione specifica della classe medica. Esistono attualmente numerose attività di formazione, ma per poter creare figure professionali in grado di valutare in maniera corretta il paziente obeso e individuare la cura più appropriata, si dovranno predisporre percorsi universitari e post-universitari di alta specializzazione, afferma il Prof. Renato Lauro, Magnifico Rettore dell Università degli Studi di Roma di Tor Vergata. Concordo pienamente con quanto affermato dal Sen. Tomassini: obiettivo comune deve essere quello di agire secondo un approccio multidisciplinare che si basi sul potenziamento dei centri di eccellenza esistenti e sulla nascita di nuove strutture capaci di operare in stretto collegamento con la medicina del territorio, favorendo una maggiore omogeneità a livello nazionale, continua il Prof. Lauro il quale conclude: L adozione di questo approccio, soprattutto quando ci si trova di fronte all obesità grave, richiede l impegno di una vera e propria equipe integrata che comprenda l internista o l endocrinologo, il nutrizionista, lo psicologo e il chirurgo, sempre in contatto con il Medico di Medicina Generale che resta il primo punto di contatto con il paziente. Per poter intervenire in modo efficace rispetto all obesità grave sempre più diffusa è necessario inoltre raccogliere le indicazioni provenienti dai ricercatori che dimostrano come in questi casi l unica soluzione sia la chirurgia bariatrica. La chirurgia bariatrica è la tecnica utilizzata per curare in modo specifico l obesità grave, dichiara il Dott. Gianluigi Melotti, Presidente eletto della SIC, Società Italiana di Chirurgia. Esistono interventi di diversa natura tarati sulle caratteristiche del paziente. E opinione ormai consolidata conclude il Dott. Melotti presso tutta la comunità scientifica internazionale che i risultati più concreti e duraturi nel trattamento dell obesità patologica si ottengano attraverso la chirurgia bariatrica con effetti sia sul conseguimento della perdita di peso, sia su una serie di complicanze associate all obesità, come l ipertensione e il diabete di tipo 2. La prevenzione rappresenta senza dubbio, per una malattia a diffusione epidemica, l'intervento più appropriato e più efficace. La famiglia, la scuola, il servizio sanitario nazionale e i media devono essere gli attori principali di questa azione. A livello individuale è importante il costante monitoraggio del proprio peso, dichiara il Prof. Roberto Vettor, Presidente della SIO, Società Italiana dell Obesità. È necessario adottare uno stile di vita più sano, con una alimentazione corretta, senza eccedere mai in calorie ed evitando i grassi animali e gli zuccheri semplici, mangiando molta frutta e verdura e svolgendo quotidianamente attività fisica, se possibile all aperto. Educhiamo i nostri figli, i nostri alunni e i nostri pazienti ad assumere questi atteggiamenti! Naturalmente conclude il Prof. Vettor anche la terapia farmacologica può offrire buoni risultati se accompagnata alla dieta, eccetto che nei casi di obesità grave, per i quali la chirurgia rappresenta un opzione terapeutica ottimale. Sempre e soltanto se, sia prima che dopo l intervento, i pazienti vengono seguiti presso centri altamente specializzati. Obesità e sovrappeso rappresentano dunque patologie in grado di incidere negativamente sulla salute pubblica e sui sistemi sanitari nazionali. Per queste ragioni la triangolazione tra Istituzioni, mondo accademico e scientifico e associazioni dei pazienti si pone quale passaggio vitale per definire e portare avanti strategie ed obiettivi condivisi ed efficaci per combattere questa pandemia. Per ulteriori informazioni: Burson-Marsteller Tel Irma Cordella Mob irma.cordella@bm.com Andrea Bailo Mob andrea.bailo@bm.com

4 I COSTI SOCIALI DELL'OBESITÀ Lo studio, realizzato nel 2009 dalla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa, evidenzia i costi sociali dell obesità attraverso l'elaborazione di dati relativi alla prevalenza della patologia in Italia, negli USA e in Europa e la revisione approfondita di diversi studi internazionali riguardanti tali costi nelle medesime aree geografiche. Nel nostro Paese in particolare è stata registrata una prevalenza della patologia del 9,9% che corrisponde a un numero di obesi di circa 5 milioni di persone (esattamente ) che gravano sullo Stato per più di 8 miliardi di Euro ogni anno, pari a circa il 6,7% della spesa sanitaria pubblica. Se si ipotizza una vita media attesa della persona obesa di 75 anni, l'impatto economico di un diciottenne obeso sulle tasche degli italiani è stimabile complessivamente in circa Euro in più rispetto ad uno non obeso. Mentre le indicazioni riguardanti il costo sociale annuo di una generica persona obesa rivelano un costo di Euro (1.400 Euro di costi sanitari e 300 di costi non sanitari). Le Regioni che in questi anni hanno registrato i tassi più bassi di prevalenza sono Piemonte, Trentino Alto Adige e Liguria, mentre la Regione più pesante è il Molise, seguito da Puglia e Basilicata. Il complesso delle evidenze emerse dallo studio, connesse all analisi di tutti i costi diretti (sanitari e non sanitari, legati alle cure mediche per il trattamento dell obesità e delle malattie a essa associate), indiretti (come la perdita di produttività dovuta all assenteismo) e intangibili (ad esempio i disagi psicologici, le opportunità perdute e la scarsa qualità della vita) e verificate sulla base di precisi parametri epidemiologici ed economici, mostra dunque quale sia l'impatto della patologia sul tessuto socio-economico italiano, con il coinvolgimento non solo di chi ne soffre, ma anche dei familiari e, indirettamente, dell intera collettività. Per quanto riguarda gli USA, invece, secondo le rilevazioni aggiornate al 2008 del Behavioral Risk Factor Surveillance System dei CDC di Atlanta (Centers for Disease Control and Prevention, il più grande network di controllo della salute pubblica nel mondo), dal 1985 ad oggi si è assistito ad un progressivo e massiccio consolidamento della prevalenza dell obesità negli Usa, che oggi si attesta su valori che vanno dal 18,5% in Colorado a 31,4% in Alabama. Sulla base dei dati suggeriti da EUROSTAT, aggiornati al 2004, è diversa invece la dimensione della patologia in Europa, dove i numeri scendono di circa il 10% e secondo i quali è Malta lo Stato con la più alta percentuale di obesi (23%), seguito dal Regno Unito (22,7%), con la Norvegia che si distingue quale Stato europeo più magro, con una prevalenza del 6,1%. I risultati dello studio descrivono un fenomeno che deve essere analizzato tuttavia considerandone anche le ulteriori drammatiche conseguenze connesse sia al peggioramento della qualità di vita sia a un più elevato tasso di mortalità prematura, costituendo l obesità un fattore di rischio per numerose patologie come il diabete di tipo 2, l ipertensione e l ictus ischemico, l angina e l infarto miocardico acuto, i calcoli biliari, l apnea notturna, l osteoartrite, alcune forme tumorali e l infertilità.

5 Prof. Renato Lauro Magnifico Rettore dell Università degli Studi di Roma Tor Vergata Dott. Gianluigi Melotti Presidente eletto della Società Italiana di Chirurgia (SIC) Prof. Roberto Vettor Presidente della Società Italiana dell Obesità (SIO) Prof. Nicola Basso Presidente della Società Italiana di Chirurgia dell Obesità e delle Malattie Metaboliche (SICOB) Prof. Michele Carruba Direttore del Centro Studi e Ricerche sull Obesità dell Università degli Studi di Milano Prof. Carlo Rotella Prof. Ordinario di Endocrinologia dell Università degli Studi di Firenze Prof. Paolo Sbraccia Prof. Ordinario, Dipartimento di Medicina Interna dell Università degli Studi di Roma Tor Vergata

6 Prof. Renato Lauro Magnifico Rettore dell Università degli Studi di Roma Tor Vergata Quali possono essere le ricadute dell obesità in termini sociali ed economici? In Italia vi sono circa 16 milioni di soggetti sovrappeso e oltre 5 milioni di obesi, un fenomeno a dir poco allarmante che ha raggiunto, anche a livello mondiale, le proporzioni di una vera e propria epidemia. Come testimoniano i recenti dati ISTAT, preoccupano principalmente le evidenze relative all obesità infantile, sempre più diffusa anche nel nostro Paese dove, nella fascia di età tra i 6 e i 17 anni, 1 bambino su 3 è sovrappeso e 1 su 4 è obeso. Da un punto di vista economico l impatto della patologia è altrettanto imponente se si pensa che i costi sociali in Italia, soprattutto dell obesità grave, superano ogni anno gli 8 miliardi di Euro, pari al 6,7% della spesa sanitaria nazionale, esclusi costi intangibili altrettanto gravosi, come quelli legati al nucleo sociale dell obeso, alla discriminazione lavorativa, a un più basso rendimento scolastico e agli ovvi disagi psicosociali. Ipotizzando inoltre che una persona obesa abbia una vita media attesa pari a 75 anni, un diciottenne obeso, rispetto ad un coetaneo normopeso, ha un costo sociale notevolmente superiore. In che modo si può individuare un modello efficace per combattere l epidemia, portando vantaggi a tutto il Sistema Sanitario Nazionale? Per poter gestire tutte le ricadute di una patologia così complessa la situazione è drammatica al punto che già le Istituzioni nazionali e gli Organi internazionali come l ONU, l Organizzazione Mondiale della Sanità, e il Consiglio d Europa se ne stanno occupando si rende necessario e urgente un impegno organizzativo, culturale e normativo tale da poter affrontare in maniera adeguata la multifattorialità dell obesità che è causata da fattori genetici, ambientali e individuali. Solo un approccio multidisciplinare in questo senso può rappresentare in prospettiva una soluzione concreta. Questo è possibile attraverso il potenziamento dei centri di eccellenza esistenti, la nascita di nuove strutture capaci di operare in stretto collegamento con la medicina del territorio e, soprattutto quando ci si trova di fronte all obesità grave, attraverso la creazione di una vera e propria equipe integrata che comprenda l internista o l endocrinologo, il nutrizionista, lo psicologo e il chirurgo, sempre in contatto con il Medico di Medicina Generale il quale resta il primo punto di contatto con il paziente. Che ruolo ha avuto fino ad ora e che ruolo potrà avere il mondo accademico? Il mondo accademico deve porsi due obiettivi molto importanti che riguardano da una parte il sostegno alla ricerca e dall altra la formazione di figure professionali in grado di valutare in maniera corretta il paziente obeso, individuando la cura più appropriata e ricorrendo, ove necessario, al trattamento chirurgico. Per fare questo si dovranno predisporre percorsi universitari e post-universitari di alta specializzazione che forniscano strumenti e conoscenze indispensabili per offrire risposte di natura terapeutica e di natura riabilitativa. Attività che potranno avere il successo sperato solo se supportate da un azione comune basata sul principio delle alleanze tra Istituzioni, mondo scientifico e accademico, come avvenuto già ad esempio con la nascita dell Obesity Expert Group, costituito su iniziativa dell Università degli Studi di Roma Tor Vergata, per sottoporre proprio alle Istituzioni, proposte, progetti e idee da trasformare in call to action.

7 Dott. Gianluigi Melotti Presidente eletto della Società Italiana di Chirurgia (SIC) Quanto costa oggi al Servizio Sanitario Nazionale un paziente obeso non trattato chirurgicamente? E stato stimato che in Italia l insieme dei costi sociali legati all obesità supera gli 8 miliardi di Euro l anno, pari al 6,7% della spesa sanitaria nazionale. Non solo. Diversi studi hanno evidenziato che, se si ipotizza una vita media attesa della persona obesa di 75 anni, l'impatto economico di un diciottenne obeso sulle tasche degli italiani è stimabile complessivamente in circa Euro, mentre le indicazioni riguardanti il costo sociale annuo di una generica persona obesa rivelano un costo di 1700 Euro (1400 Euro di costi sanitari e 300 di costi non sanitari). Che tipo di cure e di assistenza devono essere assicurate al paziente obeso dopo l intervento? Il follow up va analizzato secondo due diverse prospettive, quella del medico e quella del paziente. Nel primo caso il follow up è indispensabile per garantire il successo della terapia chirurgica dell obesità e la sua durata, considerando la cronicità della patologia di base, deve essere idealmente a tempo indeterminato e illimitato. Certo è che l incidenza del follow up in termini di tempo, spazio e risorse è notevole, come dimostrano alcune stime: ammettendo ad esempio che in un centro si effettuino in un anno 100 interventi e che ciascun paziente esegua in media tre visite di controllo/anno, dopo il primo anno le visite di controllo saranno 300, dopo 5 anni 1500, dopo 8 anni 2400 e così via. In questo senso è necessario pertanto prevedere un organizzazione adeguata (una segreteria dedicata, personale qualificato, spazi idonei) che si basi sul principio della multidisciplinarietà. Per quanto riguarda invece il paziente occorre sottolineare che è essenziale fargli comprendere la necessità di dover iniziare un percorso virtuoso sotto il controllo del medico al quale dovrà rivolgersi per sottoporsi a controlli periodici e rispettare un regime alimentare corretto. Allo stato attuale come pensa che si possano armonizzare i contributi di tutti gli attori coinvolti nella lotta all obesità e in questo contesto che ruolo avranno da qui ai prossimi anni le società scientifiche e la SIC in particolare? E necessario investire in formazione della classe chirurgica e dei Medici di Medicina Generale, così come realizzare un sistema efficiente di medicina del territorio. Non esiste infatti ad oggi una rete omogenea di centri di eccellenza multidisciplinari specializzati nella gestione integrata della cura medico-chirurgica e della riabilitazione dei soggetti obesi. E inoltre essenziale adeguare il sistema di remunerazione DRG relativo al percorso chirurgico dell obesità grave, con l obiettivo di incentivare le strutture sanitarie ad incrementare l offerta di cura. A questi obiettivi lavorerà nei prossimi anni la SIC che auspica anche che la stessa proficua collaborazione tra società scientifiche e Istituzioni di cui il position paper Globesità: Strategia ed interventi è una dimostrazione concreta, possa rappresentare il primo passo di un percorso basato sulle alleanze.

8 Prof. Roberto Vettor Presidente della Società Italiana dell Obesità (SIO) Cosa significa gestire un paziente obeso? Nella pratica clinica quotidiana non esiste l obesità, ma il paziente obeso. Gestire un paziente obeso significa quindi conoscerne le caratteristiche individuali e, dopo un accurata anamnesi e un indagine clinica approfondita, calibrare le cure proprio sulle peculiarità cliniche individuali, scegliendo una terapia dietetica o comportamentale o una terapia farmacologica per l obesità e per le sue complicanze, oppure, nei casi di obesità grave, prendere in considerazione il trattamento chirurgico. Bisogna ribadire con forza che la prevenzione è il solo modo con cui possiamo affrontare e risolvere il problema dell obesità, attraverso il controllo costante del peso corporeo e definendo lo stile di vita più appropriato a tal fine con un alimentazione corretta, senza eccedere mai in calorie ed evitando i grassi animali e gli zuccheri semplici, mangiando più frutta e verdura e svolgendo più attività fisica, possibilmente con cadenza quotidiana e all aperto. Quali sono le difficoltà principali nel convincere l obeso, soprattutto grave, che la patologia va affrontata in modo costante e puntuale? L obesità è una malattia cronica a eziologia multifattoriale: fattori genetici, ambientali e individuali concorrono a determinare un alterazione del bilancio tra introito calorico e dispendio energetico, con il conseguente accumulo di tessuto adiposo in eccesso e lo sviluppo di una serie di malattie metaboliche e cardiovascolari associate. La difficoltà maggiore consiste nel convincere quei pazienti obesi che mostrano una resistenza culturale, emotiva o psicologica rispetto ad un cambiamento radicale delle errate abitudini di vita, supportandoli con una serie di colloqui motivazionali mirati. Nel trattamento dell obesità, infatti, le richieste di cambiamento dello stile di vita sono profonde e difficili da ottenersi per il semplice fatto che gli errori sono spesso radicati nei comportamenti socio- culturali e ricevono purtroppo conferme e rinforzi dalla pubblicità e più in generale da alcuni modelli proposti dai media. Oltre alla restrizione calorica, occorre introdurre un attività fisica di bassa intensità e di lunga durata da eseguirsi quotidianamente. L esecuzione di un percorso di questo tipo corrisponde, di fatto, a un cambiamento radicale dello stile di vita del paziente che va mantenuto anche dopo il raggiungimento del peso desiderabile, pena un nuovo aumento di peso. Solo l accostarsi al paziente e seguirlo costantemente nel tempo può portare a qualche risultato, senza dimenticare ad esempio che le precedenti delusioni per tentativi mai seguiti da successo o la recidiva dopo brevi ed effimeri risultati sono elementi che ostacolano un ulteriore approccio terapeutico. La presenza infine di messaggi e indirizzi terapeutici fuorvianti operati da non specialisti del settore o da centri per l obesità con mission più estetiche che mediche spesso arrecano danni irreversibili. Qual è la strategia seguita in questi anni dalla SIO? La SIO è sicuramente tra le società più innovative in Italia sotto il profilo della proposizione scientifica, clinica e formativa nel campo specifico. Il nostro auspicio è che l attività della Società possa in breve tempo individuare delle soluzioni in grado di contribuire a limitare l espansione pandemica dell obesità e ridurre, al tempo stesso, le complicanze e le sofferenze che ne derivano per milioni di persone in Italia e nel mondo. Nei prossimi anni la SIO, i suoi soci, le società affiliate e le federazioni a cui aderisce, dovranno affrontare il difficile compito di continuare a svolgere la propria missione in un mondo sempre più complesso, nel quale la collaborazione e le alleanze sono prerequisiti fondamentali per avere successo. Assieme ci proponiamo di riscrivere le Linee Guida per l obesità definendo i nuovi standard di cura. Dedicheremo una parte rilevante della nostra attività alle iniziative di formazione per tutte le figure professionali coinvolte nella gestione dell obesità. Collaboreremo con i media, nel promuovere un adeguata e corretta informazione sull obesità e le sue complicanze e, per avviare questo processo, ci siamo proposti di identificare i centri di eccellenza clinica e della ricerca in Italia attraverso l applicazione di criteri riconosciuti a livello internazionale. Da essi dovrà emergere una ulteriore spinta per la ricerca, la prevenzione, l educazione e le terapie innovative per l obesità in Italia.

9 Prof. Nicola Basso Presidente della Società Italiana di Chirurgia dell Obesità e delle Malattie Metaboliche (SICOB) Quali sono le caratteristiche del paziente obeso candidato ad un intervento di chirurgia bariatrica? E fondamentale innanzitutto precisare che la chirurgia bariatrica è la chirurgia che interviene per curare gli obesi gravi, cioè quei pazienti che hanno un BMI (Body Mass Index - Indice di Massa Corporea) superiore a 40 Kg/m2 oppure superiore a 35 Kg/m2 in caso di compresenza di un altra patologia, come ad esempio ipertensione arteriosa, sindrome delle apnee notturne, diabete di tipo 2, malattie osteoarticolari invalidanti. Non possono essere eletti a questa chirurgia salvavita i pazienti con disturbi cognitivi o mentali gravi, disturbi del comportamento alimentare, dipendenza da alcol e droghe e che non abbiano ricevuto valutazione medica multidisciplinare preliminare. Una precisazione merita inoltre il quadro relativo ai pazienti diabetici, rispetto ai quali è importante sottolineare come anche l American Diabetes Association (ADA) e la Società Italiana di Diabetologia abbiano inserito il capitolo relativo alla chirurgia bariatrica nei propri Standard di cura, con alcune raccomandazioni tra le quali ad esempio che la chirurgia dovrebbe essere presa in considerazione in pazienti con un BMI superiore a 35 Kg e diabete di tipo 2, soprattutto se il raggiungimento di un buon controllo metabolico risulta difficoltoso con lo stile di vita e/o con la terapia farmacologica. Qual è oggi il livello di accessibilità alla terapia chirurgica? In Italia su oltre 5 milioni di obesi solo lo 0,1% viene sottoposto ad intervento chirurgico. Una delle cause principali di questo fenomeno attiene certamente alla difficoltà di accesso alle strutture e alla difficoltà delle strutture stesse a sopportare il carico notevole e crescente dei costi degli interventi per obesità. Bisogna inoltre considerare che molti degli obesi gravi sono anche diabetici, ipertesi, affetti da apnee notturne e necessitano di terapia intensiva post-operatoria. E auspicabile quindi in un ottica di un approccio multidisciplinare, il potenziamento dei centri già esistenti e la promozione di nuovi centri su più larga scala con maggiore omogeneità sul territorio nazionale, per ottenere quei risultati che già oggi è possibile riscontrare in alcuni casi specifici come quelli legati alla risoluzione del diabete di tipo 2: numerose evidenze presenti in letteratura dimostrano infatti - sebbene siano necessari ulteriori studi clinici per confermare se la risoluzione rappresenti una semplice remissione o la vera cura della patologia che il diabete di tipo 2 viene risolto nella maggioranza dei pazienti obesi sottoposti ad interventi di chirurgia bariatrica, in funzione dell intervento eseguito. Quali sono le principali tecniche di chirurgia bariatrica? E utile sottolineare che gli interventi di chirurgia bariatrica si effettuano sempre sulla base delle caratteristiche specifiche del paziente e per questo esistono tipologie diverse di intervento per meccanismo d azione e tecnica chirurgica: le tecniche restrittive che riducono la capacità dello stomaco e rallentano il passaggio degli alimenti senza modificarne la digestione, come ad esempio il bendaggio gastrico; le tecniche miste, restrittive e malassorbitive, che riducono le dimensioni dello stomaco e diminuiscono l assimilazione di alcuni alimenti da parte dell organismo, grazie ad un corto circuito tra una parte dello stomaco e l intestino; infine le tecniche che modificano i fattori ormonali dai quali dipendono le sensazioni della sazietà e dell appetito, come ad esempio la sleeve gastrectomy.

10 Prof. Michele Carruba Direttore del Centro Studi e Ricerche sull Obesità dell Università degli Studi di Milano Quanto costa l obesità al nostro Paese? Il paziente obeso ha un peso notevole sulla società e sui bilanci del Sistema Sanitario Nazionale. Considerando ad esempio la popolazione italiana obesa e in sovrappeso, essa ha un costo di 28,2 miliardi di Euro cui vanno aggiunti circa 12 miliardi di Euro per i costi sociali connessi alla patologia (tra i quali assenteismo, minor rendimento, invalidità, ecc.) e costi intangibili di difficile quantificazione. Basti pensare che il solo consumo di farmaci è aumentato in media di 10 volte rispetto al cittadino normopeso, onere che è interamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale, poiché il paziente obeso ha diritto all esenzione totale. Qual è la strada da percorrere per ridurre tali costi? Si deve pensare che, con interventi di natura terapeutica, si potrebbero ottenere dei livelli di risparmio tanto più significativi quanto più precoci saranno gli interventi stessi. E stato stimato ad esempio che per ogni paziente obeso la perdita di 7 Kg di peso consentirebbe un risparmio di 390 Euro/anno solamente in farmaci antidiabetici ed antiipertensivi, mentre con una maggiore diffusione della chirurgia bariatrica si potrebbe garantire una cura definitiva nel 60-80% dei casi, migliorandone la qualità di vita e riducendo al tempo stesso l impatto dei costi socio-sanitari. Non è da trascurare inoltre il fattore riguardante i DRG: attualmente gli interventi di chirurgia bariatrica sono equiparati, in termini di rimborso, ad interventi di diversa tipologia, durata, ricoveri e impiego o meno di protesi. Si tratta quindi di un aspetto migliorabile sul quale lavorare da qui ai prossimi mesi. Infine, elemento sempre fondamentale ai fini del risparmio, è la diffusione di una maggiore cultura della prevenzione: basti pensare che l obesità, oggi, è il secondo rischio prevenibile per la salute dopo il fumo e che sarebbero sufficienti misure di incentivazione dell attività fisica e una maggiore educazione alimentare, soprattutto nelle scuole. Ritiene che l Italia sia pronta per attuare un modello innovativo e moderno idoneo a combattere le obesità, considerando che ad oggi in quasi tutti i Paesi occidentali non si è ancora riusciti a intervenire in modo veramente efficace? Credo di sì, considerando che l Italia vanta diversi primati a livello mondiale: innanzitutto la longevità legata anche alle nostre tradizioni alimentari (tema a cui è stata dedicata l EXPO Milano 2015); l efficienza del nostro SSN; la ricerca scientifica che in questo ambito è, nonostante la scarsità dei finanziamenti, la più produttiva del mondo. Tale obiettivo si può raggiungere proprio grazie a iniziative come l Obesity Expert Group che vuole farsi promotore di progetti mirati a diffondere il concetto di multidisciplinarietà attraverso sinergie e azioni comuni che coinvolgano, come nella giornata di oggi, Istituzioni, mondo accademico e mondo scientifico.

11 Prof. Carlo Rotella Prof. Ordinario di Endocrinologia dell Università degli Studi di Firenze È complicato tracciare l identikit del paziente obeso? Si tratta di un processo ordinario, ma estremamente delicato, perché un anamnesi puntuale rappresenta la parte più delicata del procedimento di fenotipizzazione del paziente - ovvero il suo inquadramento clinico - che, se non realizzata in modo adeguato, può certamente pregiudicare le decisioni e gli investimenti terapeutici fino a quel momento compiuti. Sono molti i fattori che vanno analizzati: quello familiare che deve evidenziare in maniera esaustiva l eventuale presenza di precedenti di obesità, di diabete di tipo 2, di ipertensione arteriosa e di iperlipoproteinemie nei parenti di primo grado (in taluni casi anche di secondo grado); quello legato ai disordini del comportamento alimentare; quello che riguarda la valutazione della presenza di ansia, depressione e di ogni altra patologia di natura psichiatrica. In ogni caso, nell ambito dell inquadramento clinico del paziente obeso, il metodo scientifico più corretto e pratico per evidenziare quantitativamente l eccesso ponderale è rappresentato dal calcolo del BMI (Body Mass Index Indice di Massa Corporea), assieme alla misurazione della circonferenza della vita. Attualmente ci sono centri specializzati per la cura dell obesità? Come sono strutturati? Esistono centri specializzati per la cura delle obesità in alcuni dei Paesi maggiormente coinvolti da questo fenomeno epidemico tra i quali soprattutto quelli ad elevato sviluppo economico-sociale. Tuttavia ancora molto si può fare in questo senso. E fondamentale, per poter fronteggiare in modo efficace questa patologia, porre al centro il paziente obeso e creare un sistema di interazione tra tutte le strutture sanitarie presenti sul territorio, con i medici di famiglia, i pediatri e gli ospedali. Il centro specializzato ruota intorno a due figure principali, l internista con particolare competenza sull obesità e il chirurgo bariatrico, che devono avvalersi delle competenze di un team multidisciplinare composto da endocrinologo, nutrizionista, psicoterapeuta, psichiatra e dietista. Inoltre è necessaria la collaborazione di altre figure tra le quali ad esempio un cardiologo e uno pneumologo. Accanto agli interventi terapeutici il centro deve offrire percorsi educativi per i familiari, oltre che per il paziente stesso, finalizzati a far comprendere in modo chiaro le cause del problema e come attuare quotidianamente comportamenti idonei a raggiungere gli obiettivi prefissati di comune accordo con il medico. Ritiene che la medicina territoriale possa rappresentare una buona base di partenza per definire un sistema di coordinamento degli interventi e delle azioni finalizzate alla gestione dell obesità? La medicina territoriale ha un ruolo fondamentale. Dobbiamo immaginare un percorso a tappe nel quale il medico di famiglia è il primo punto di contatto con il paziente e quindi colui che può fornire le prime indicazioni diagnostico-terapeutiche ritenute opportune. Immediatamente dopo vi sono gli ambulatori specialistici delle ASL e le strutture ospedaliere con le competenze necessarie per organizzare un assistenza multidisciplinare, come detto in precedenza, grazie alla compresenza di figure specializzate in diverse aree. L azione delle strutture periferiche deve essere coordinata da Centri di Riferimento di quarto livello, che devono essere identificati all interno di Aziende Ospedaliero - Universitarie a livello Regionale.

12 Prof. Paolo Sbraccia Prof. Ordinario, Dipartimento di Medicina Interna dell Università degli Studi di Roma Tor Vergata Ci può chiarire quali sono le finalità che si propone l Expert Group? La creazione dell Obesity Expert Group, costituito su iniziativa del Prof. Renato Lauro, vuole porsi quale porta d accesso verso il futuro della lotta alla patologia, attraverso un confronto continuativo con le Istituzioni a cui verranno proposti progetti e possibili soluzioni per intervenire efficacemente contro l epidemia dell obesità. Lo spirito con cui questa iniziativa ha preso forma si basa sulla medesima filosofia che anima l approccio multidisciplinare, come dimostra la composizione eterogenea dei partecipanti (chirurghi, farmacologi, endocrinologi, nutrizionisti e internisti): agire nella stessa direzione mettendo a fattor comune esperienze e capacità diverse con l unico scopo di fornire risposte concrete a tutti gli attori coinvolti in questa lotta. Perché l obesità va affrontata con un approccio multidisciplinare? Cosa si intende quando ci si riferisce all appropriatezza della cura in tema di obesità? L obesità è una patologia complessa in quanto multifattoriale. La sua insorgenza può essere legata a diverse cause che vanno dalle errate abitudini alimentari, ad una significativa riduzione dell attività fisica quotidiana, a fattori genetici e ambientali. Si tratta di un quadro generale che non può essere affidato ad un solo specialista, soprattutto se si considera che l obesità è in molti casi responsabile dello sviluppo di altre malattie correlate come quelle cardiovascolari, cerebrovascolari, il diabete di tipo 2 e alcuni tipi di tumore. Ciò significa che per intervenire efficacemente è necessaria una equipe multidisciplinare di figure altamente specializzate nella gestione di questa patologia, senza dimenticare il ruolo decisivo del Medico di Medicina Generale che rappresenta il primo punto di contatto con l obeso. Solo un approccio di questo tipo può favorire un appropriatezza della cura basata proprio sull individuazione, caso per caso, delle diverse caratteristiche e quindi esigenze terapeutiche del paziente, ancor di più quando si parla di obesità grave e quindi di interventi di chirurgia bariatrica. Come si può agire per trasformare l approccio multidisciplinare da proposito a strumento concreto? La diffusione di una maggiore cultura dell obesità e una crescente consapevolezza della dimensione della patologia in termini di rischio e di potenziali complicanze devono certamente essere poste al centro delle campagne di informazione rivolte all opinione pubblica. Accanto a questo si dovranno sempre più migliorare gli standard qualitativi di quei centri specializzati in grado di porsi quale punto di riferimento per i pazienti di tutti i livelli, da coloro che sono in sovrappeso fino agli obesi gravi, affinchè nei prossimi anni si riesca a trasformare l epidemia in una patologia gestibile come molte altre.

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