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4 Indice 5 Premessa 9 Introduzione 17 I. Il co-sviluppo e le questioni ad esso legate 21 II. Le associazioni di migranti senegalesi 27 III. Il partenariato tra le associazioni di migranti e gli altri attori dello sviluppo 40 IV. Strumenti metodologici per la realizzazione di un progetto 49 Quadro Logico. Modello di riferimento e indicazioni per la sua formulazione 53 Scheda n 1. Gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio 61 Scheda n 2. La sicurezza e la sovranità alimentare 65 Scheda n 3. La tutela dell ambiente 70 Scheda n 4. Salute materna 73 Scheda n 5. Le peggiori forme di lavoro minorile 75 Bibliografia 77 Sitografia

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6 Premessa Migrazioni internazionali, mondializzazione e sviluppo: sono questi tre temi che concorrono a formare il concetto di co-sviluppo e che hanno spinto due organizzazioni, una italiana e una senegalese - CISV e FONGS a impegnarsi in una riflessione sul ruolo dei migranti, tanto al Nord quanto al Sud del mondo. Questa volontà è basata sulla convinzione che per rispondere alle diverse sfide dello sviluppo è necessario implicare i migranti nelle strategie e nelle azioni verso il Paese d origine e, allo stesso tempo, renderli protagonisti attivi nella società del Paese di destinazione. Per questo, un partenariato tra associazioni, Ong, Enti locali del Nord e del Sud deve essere promosso con l obiettivo di rafforzare le organizzazioni dei migranti, fornire degli strumenti e delle conoscenze adatte a queste sfide, favorire la messa in rete con gli altri attori. In seguito all aumento dei flussi migratori degli ultimi decenni, abbiamo assistito alla creazione e alla strutturazione progressive delle organizzazioni di migranti nei Paesi di destinazione. In Italia, CISV lavora a fianco della comunità senegalese al fine di valorizzare la presenza dei migranti sul territorio di accoglienza, opponendosi alla percezione sempre più diffusa che vede questi ultimi come un problema piuttosto che una risorsa. La Regione nella quale questa organizzazione opera, il Piemonte, conosce dagli anni una forte immigrazione proveniente dal Senegal. Questo fenomeno ha favorito la creazione di associazioni che rappresentano una comunità multietnica e multiconfessionale che ha stabilito e rafforzato dei legami stretti con il tessuto associativo esistente. Questo dinamismo ha condotto CISV a svolgere dei programmi sempre più ambiziosi, che mirano a fornire un appoggio istituzionale alle associazioni, a valorizzare il loro apporto nelle attività di educazione alla mondialità, ad aumentare la partecipazione alle attività di sensibilizzazione, a favorire il rafforzamento delle capacità dei membri, ecc. Questo ruolo di attori in seno alla società civile italiana va di pari passo con la considerazione del migrante in quanto agente dello sviluppo del Paese d origine, approccio ormai riconosciuto dalle organizzazioni internazionali, come dimostrato dalla promozione dell Iniziativa Congiunta dell Unione Europea e delle Nazioni Unite per la migrazione e lo sviluppo. Rispetto a quest ultimo aspetto, le organizzazioni contadine senegalesi, attori fondamentali dello sviluppo locale del territorio, hanno elaborato negli anni passati delle strategie appropriate, prendendo in considerazione gli aspetti socio-economici del-

7 6 MIGRANTI E CO-SVILUPPO IN SENEGAL la questione migratoria. La constatazione che progressivamente le risorse dell emigrazione (detenute e fornite dai giovani migranti) si siano sostituite alle risorse agricole (sotto la gestione dell autorità famigliare) ha spinto FONGS a riflettere sul ruolo che i migranti possono giocare per lo sviluppo della loro comunità d origine, con un attenzione particolare per le zone rurali e sfavorite. L obiettivo di contribuire alla rifondazione della società rurale senegalese attraverso la costruzione di un economia equa e sostenibile che benefici davvero le popolazioni, deve passare necessariamente attraverso la valorizzazione delle opportunità di cui i migranti sono portatori. Per raggiungere questo risultato, le organizzazioni contadine sono tenute ad agire su diversi livelli, che possono essere così riassunti: - livello famigliare, conducendo delle esperienze economiche pilota tra migranti e famiglie d origine, facilitando un buon utilizzo delle rimesse; - livello associativo e comunitario, stimolando delle dinamiche di co-sviluppo tra le comunità di migranti e comunità d origine; - livello nazionale e internazionale, capitalizzando le esperienze e gli insegnamenti per arricchire le politiche legate alla migrazione. CISV e FONGS, organizzazioni capaci di mobilitare competenze ed esperienze diverse ma complementari, hanno intrapreso un percorso che ha al centro del suo interesse la migrazione, le sue dinamiche ed il suo ruolo nello sviluppo dei Paesi, a Nord e Sud del mondo. Questo approccio, che coniuga cooperazione internazionale, sviluppo locale, movimenti di base, si presenta come una vera sfida per gli anni a venire. La situazione economica internazionale, sprofondata in una crisi le cui conseguenze devono ancora essere scoperte interamente, imporrà nuove strategie che dovranno tenere conto del ruolo dei migranti e delle loro associazioni. In quanto attori dello sviluppo, CISV e FONGS considerano fondamentale impegnarsi in questo processo, sperimentando percorsi nuovi per rendere la migrazione una fonte di ricchezza culturale, sociale ed economica per i territori d origine e di destinazione. Il presente documento vuole essere uno strumento che va in questo senso, capace di fornire degli strumenti concreti per l identificazione e la creazione di iniziative e, allo stesso tempo, per rafforzare l idea che i migranti sono una parte di un sistema innovatore che include le organizzazioni contadine, le Ong e le associazioni locali italiane e senegalesi. Piera Gioda e Babacar Diop Presidenti delle Associazioni Cisv e Fongs

8 7 Migranti e co-sviluppo in Senegal è stato realizzato da: CISV - Comunità Impegno Servizio Volontario - è un ONG italiana da 35 anni impegnata nella lotta contro la povertà e per i diritti umani. Opera per favorire l autosviluppo delle comunità locali, in appoggio alle organizzazioni di base. Realizza interventi nei settori della microfinanza rurale, delle risorse idriche, dell agro-zootecnia, dei diritti umani, dell alfabetizzazione e della formazione professionale, dell infanzia e del turismo responsabile in 11 paesi dell Africa e dell America Latina. In Italia svolge attività di educazione nelle scuole e realizza campagne di sensibilizzazione. CISV interviene in Senegal dal 1989 in partenariato con le organizzazioni di base, in particolare con le organizzazioni contadine secondo un approccio di sviluppo locale, facilitando la realizzazione di reti d attori nelle regioni di Louga e Saint Louis. Da alcuni anni CISV ha avviato un laboratorio di cosviluppo affiancando le associazioni di migranti senegalesi in Piemonte per le attività di sviluppo economico e socio culturale nel Paese di origine oltre che per l educazione alla mondialità nel territorio torinese. FONGS - Fédération des ONG au Sénégal - è una federazione di 31 associazioni, ripartite nei 31 dipartimenti del Senegal. Ha per finalità di partecipare alla rifondazione della società rurale senegalese, attraverso la costruzione di un economia redditizia, sostenibile ed equa. Per questo la FONGS vuole essere una forza propositiva e interviene nei settori economico, politico e socio-organizzativo. La FONGS fa parte delle reti del CNCR e del ROPPA e si è orientata sin dalla sua creazione verso la costruzione di un movimento contadino forte e credibile, capace di difendere gli interessi dei rurali a diversi livelli. Nell ambito del partenariato con: ASESCAW - Amicale Socio-Economique Sportive et Culturelle des Agriculteurs du Walo - è una federazione di 176 associazioni di villaggio, ripartite nei dipartimenti di Louga, Saint Louis e Dagana. Tra gli obiettivi dell ASESCAW si possono indicare la formazione morale e intellettuale delle popolazioni alla base e la lotta contro la povertà e tutte le forme di disuguaglianza ed esclusione. Ha avviato numerosi programmi di promozione del mondo rurale e ha sviluppato innovazioni nel campo dell irrigazione, dell approvvigionamento degli input agricoli, del finanziamento agricolo e rurale, della promozione delle donne, della lotta contro l esodo rurale e la gestione delle risorse naturali. È stata alla base della costituzione del movimento contadino senegalese di cui è uno dei punti di riferimento. ARCOIRIS è un associazione multietnica e multiculturale a prevalente composizione femminile e straniera con sede a Quartu Sant Elena, in Sardegna. Si propone di promuovere iniziative nell ambito della solidarietà, della promozione sociale, della cultura, del turismo, dell ambiente e di altri ambiti, nel contesto regionale, nazionale

9 8 MIGRANTI E CO-SVILUPPO IN SENEGAL ed internazionale. In particolare ARCOIRIS promuove studi e iniziative sul fenomeno delle migrazioni e mira a sviluppare le relazioni internazionali e la cooperazione, gli scambi d esperienze, d informazioni e di buone prassi. AST - Associazione dei Senegalesi a Torino - nasce nel 1982 con l intento di unire e tutelare i senegalesi di Torino e Provincia. E un associazione di secondo livello che racchiude e rappresenta tutta la comunità e associazioni senegalesi di Torino senza distinzione di appartenenza etnica, politica e religiosa. La sua mission consiste nel contribuire al miglioramento delle condizioni di vita dei senegalesi di Torino e Provincia e partecipare allo sviluppo socio-economico del Senegal. Realizza attività di: - di promozione della cultura senegalese; - promozione della cittadinanza, del volontariato e dell integrazione; - formazione dei dirigenti delle associazioni di migranti senegalesi del territorio; - partecipazione e promozione di progetti di co-sviluppo.

10 Introduzione La presente pubblicazione è destinata alle associazioni create in Italia da quegli migranti senegalesi che, ormai da diversi decenni, vivono nel nostro Paese e necessitano di maggiori riferimenti al fine di orientarsi meglio all interno di un contesto in piena evoluzione, nel loro Paese d accoglienza e in quello d origine. Il presente documento intende essere uno strumento quanto più possibile pratico, facile da utilizzare da parte di qualsiasi migrante che voglia conoscere il contesto transnazionale in cui si trova, le attuali opportunità di collaborazione con gli enti senegalesi, le potenziali relazioni di partenariato con gli attori statali e non in Senegal, i metodi di identificazione e gestione di iniziative da realizzare nel loro Paese e le principali tematiche che sono al centro del dibattito della cooperazione internazionale. In effetti, l attenzione in Italia e all estero sul tema delle migrazioni è cresciuta notevolmente negli ultimi anni. Nell ambito delle Nazioni Unite si è proceduto alla creazione della Commissione Globale sulle Migrazioni Internazionali e del Forum Globale su Migrazioni e Sviluppo. A livello europeo già il Consiglio di Tampere aveva lanciato nel 1999 un nuovo approccio integrato che, nel 2005, è confluito nell approccio globale sulla migrazione. Un attenzione particolare è oggi posta sugli effetti della migrazione sia sugli Stati d origine che su quelli di destinazione delle migrazioni. Tuttavia, non sembra possibile ritenere a priori che le migrazioni producano effetti positivi per lo sviluppo dei Paesi d origine e per la riduzione della povertà negli stessi. Affinché la migrazione abbia un impatto positivo, diverse variabili devono essere prese in considerazione, come la professionalità degli stessi migranti, ma anche una complessa serie di fattori che includono, tra gli altri, i flussi delle rimesse, dei rientri in patria e l azione delle diaspore. In alcuni ambiti (specie quello della cooperazione internazionale) si è sempre più portati a far emergere soprattutto gli aspetti positivi (dal punto di vista economico, sociale, culturale, demografico e del mercato del lavoro) piuttosto che quelli negativi, (che enfatizzano il brain drain, lo sfruttamento della forza lavoro e l esodo rurale). Appare, quindi, sempre più condivisa l idea che i flussi migratori possano conseguire un triple win 1 per i migranti ma, anche e soprattutto, per gli Stati di destinazioni e per gli Stati d origine. 1 Così come sottolineato dall allora Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan in occasione del High-Level Dialogue of the General Assembly on International Migrations and Development, New York, September 2006.

11 10 MIGRANTI E CO-SVILUPPO IN SENEGAL Da anni, ormai, si riconosce l importanza della dimensione esterna della politica migratoria europea per governare in maniera efficace i flussi migratori 2. Questa tendenza è particolarmente percepibile sia a livello dei singoli Stati, che a livello comunitario. In particolare, a partire dall entrata in vigore del Trattato di Amsterdam, nel 1999, il dibattito politico europeo volto a conciliare le politiche migratorie con le politiche di sviluppo ha conosciuto una profonda evoluzione. Il Consiglio europeo straordinario di Tampere, tenutosi nell ottobre del 1999, ha rappresentato la prima occasione a livello europeo in cui capi di Stato e di governo si sono confrontati sul tema. In questo Consiglio prevaleva ancora l idea che la migrazione economica (distinta da quella forzata, provocata da conflitti, persecuzioni o disastri ambientali) rappresentasse essenzialmente una conseguenza della povertà. Ne derivava che la cooperazione allo sviluppo poteva servire ad affrontare le root causes della migrazione, riducendo così la pressione migratoria. Tuttavia, nell arco di meno di dieci anni, le idee su cui si fondava la politica migratoria europea sono profondamente cambiate. Il root causes approach è stato progressivamente abbandonato a favore della tesi del migration hump, secondo la quale lo sviluppo (nelle sue fasi iniziali) non riduce, ma piuttosto favorisce la crescita dei flussi migratori. È solo nel lungo periodo e quando i differenziali di sviluppo si riducono significativamente che i flussi decrescono. Questo non significa, tuttavia, un abbandono definitivo da parte della politica europea del root causes approach. Infatti, così come dichiarato anche nelle conclusioni del Consiglio europeo di Siviglia del giugno 2002, tale approccio resta valido, ma esclusivamente come argomento di lungo periodo. Se si analizzano, inoltre, i documenti della Commissione europea sono individuabili tre punti di vista: il primo prevede che il controllo della migrazione non debba pervadere l intera politica di sviluppo della Commissione. Il secondo approccio consiste nel considerare le quote d immigrazione legale uno strumento di mobilità per ridurre le pressioni migratorie illegali. In terzo luogo la Commissione considera la mobilità come una essenziale risorsa per lo sviluppo e a tal proposito incoraggia la previsione di politiche che stimolino quanto più possibile la circolarità della migrazione. La comunicazione della Commissione sul rapporto tra migrazioni e sviluppo del settembre appare fondata sulla consapevolezza della stretta relazione tra mobilità (interna e internazionale) delle persone e sviluppo socio-economico. In questa prospettiva, l obiettivo del binomio tra politiche migratorie e politiche di cooperazione non è più quello di ridurre la pressione migratoria, ma piuttosto quello di massimizzare l impatto positivo delle migrazioni sia negli Stati di provenienza che in quelli di destinazione. La comunicazione (collegata ad una proposta di direttiva) propone partenariati fra l Unione Europea e i Paesi terzi interessati a cooperare alla lotta contro la migrazione 2 L approccio globale europeo in campo migratorio prevede lo sviluppo e l applicazione di iniziative congiunte che non consistano esclusivamente in pattugliamenti del Mediterraneo, ma anche in attive politiche finalizzate allo sviluppo di nuovi approcci in materia di migrazione, sia legale che clandestina e alla costruzione di reti transnazionali di cooperazione con i Paesi dai quali provengono i flussi migratori. 3 Commissione Europea, Migrazione e sviluppo: orientamenti concreti, 2005.

12 INTRODUZIONE 11 clandestina e offre ad essi opportunità di migrazione legale (come i visti per soggiorni di breve durata). La comunicazione esamina, inoltre, le modalità per facilitare la migrazione circolare, che può sia contribuire a sostenere il fabbisogno europeo di manodopera, che agevolare lo sviluppo dei Paesi d origine ed evitare le ripercussioni negative del brain drain, in quanto i migranti che tornano nel proprio Paese d origine dopo aver lavorato in Europa portano con sé competenze importanti per lo sviluppo locale. Nella comunicazione si prevede assistenza tecnica e/o finanziaria ai Paesi in via di viluppo (PVS) nei settori collegati alla gestione dei flussi migratori. Gli Stati riceventi, in cambio, si impegnano a riammettere i loro cittadini che sono migrati illegalmente e i cittadini di Paesi terzi o apolidi che hanno raggiunto l Unione Europea attraverso il loro territorio. Questi aspetti sono stati ripresi ed approfonditi nella comunicazione successiva del , che sostiene che la politica comune di migrazione europea deve fornire un contesto flessibile che prenda in considerazione le singole situazioni degli Stati membri e deve essere attuata in collaborazione tra gli Stati membri e le Istituzioni dell Unione Europea. La comunicazione prevede 10 principi su cui fondare una politica comune e illustra le azioni necessarie per la loro attuazione. Tali principi mirano a garantire che la migrazione legale contribuisca allo sviluppo socio-economico dell Unione Europea, che le azioni degli Stati membri siano coordinate tra loro, che si rafforzi ulteriormente la cooperazione con i Paesi terzi e che la migrazione illegale e la tratta di persone siano combattute efficacemente. Malgrado l evoluzione della posizione delle Istituzioni comunitarie, l analisi delle prospettive finanziarie fa emergere come la componente di controllo rimanga ancora prevalente. Se si guarda alla ripartizione dei finanziamenti in questo periodo appare con evidenza un aumento delle risorse destinate alla costruzione dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia (nel cui ambito si colloca la dimensione interna della politica migratoria): da 637 milioni di Euro nel 2007 a 1661 milioni di Euro nel I flussi migratori rappresentano oggi certamente una grande opportunità per lo sviluppo non solo dell Unione Europea, ma anche dei Paesi più poveri. Una simile opportunità non può essere colta costruendo barriere intorno all Europa, ma solo attraverso la presa di coscienza del beneficio apportato dai migranti e l applicazione di politiche basate sul binomio migrazione/sviluppo. In Italia, i recenti orientamenti politici in tema di migrazione hanno trovato la loro applicazione giuridica nella legge in vigore (cosiddetta Bossi-Fini 5 ). Prima di entrare nel cuore del tema migrazione/sviluppo è opportuno analizzare alcuni elementi riguardanti il contesto attuale del Senegal. 4 Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni del 17 giugno 2008 Una politica d immigrazione comune per l Europa: principi, azioni e strumenti [COM(2008) 359 def]. 5 Gli assi portanti della legge Bossi-Fini sono i seguenti: l ingresso in Italia per lo straniero è possibile solo se questi dispone di un contratto di lavoro; la durata della carta di soggiorno passa da 3 a 2 anni; l introduzione del reato di clandestinità per il clandestino che ritorna in Italia malgrado una precedente espulsione; l abrogazione della figura dello sponsor, la sanatoria per le persone di servizio irregolari che lavorano presso le famiglie; le impronte digitali per i lavoratori extracomunitari.

13 12 MIGRANTI E CO-SVILUPPO IN SENEGAL A causa della crisi economica mondiale il Senegal conosce attualmente una fase di rallentamento della crescita economica, stimata all 1,7% nel 2009 e al 2,7% nel L economia ha sofferto soprattutto dell aumento dei prezzi mondiali, delle difficoltà del settore energetico e degli arretrati dello Stato nei confronti del settore privato. D altro canto, l economia è stata sostenuta, nel 2009, dalla ripresa delle industrie chimiche del Senegal (ICS) e la ristrutturazione della Senelec (elettricità) grazie all appoggio di finanziatori internazionali. L inflazione resta elevata a causa dell impatto dell aumento dei prezzi dei generi alimentari di prima necessità e del prezzo del petrolio, nonostante le sovvenzioni e le misure fiscali adottate dalle Autorità in questi due settori. Gli indicatori dello sviluppo umano del Paese restano piuttosto bassi (166 su 182 Paesi nel 2009) 7 e più della metà della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà. Il settore primario (14,6% del PIL nel 2006, 50% della popolazione attiva) è sensibile alle condizioni naturali e alla volatilità dei mercati mondiali. Il settore della pesca soffre della rarefazione delle risorse alieutiche. Le attività del settore secondario (21% del PIL) sono basate sull estrazione e la trasformazione dei fosfati, sulla trasformazione agro-alimentare e sul settore delle costruzioni e dell industria del cemento sostenute dagli investimenti immobiliari degli attori della diaspora e dai grandi lavori pubblici (sono in corso, in particolare, la realizzazione dell autostrada Dakar-Diamnadio, l aeroporto Blaise Diagne e la zona economica speciale). Il settore terziario (63,9% del PIL, servizi pubblici inclusi) 8 resta in gran parte informale. Il turismo è toccato dalla forte concorrenza delle altre destinazioni mondiali, mentre quello bancario e assicurativo è particolarmente dinamico e concorrenziale. Nel settore dei trasporti, la compagnia aerea Air Senegal International ha cessato la sua attività a fine aprile 2009, a causa di alcune difficoltà finanziarie. Alcune importanti riforme hanno migliorato nell ultimo periodo il contesto economico: privatizzazioni di imprese pubbliche (in particolare nella filiera agricola e nelle infrastrutture, mentre devono ancora essere finalizzate quella dell elettricità, anche se le nuove capacità produttive sono già state trasferite a privati), sviluppo del partenariato pubblico/privato, semplificazione del codice dei mercati pubblici, creazione di uno sportello che riduce i tempi di attesa amministrativa per la creazione di un impresa, semplificazione delle procedure doganali. Tuttavia, mentre il Senegal aveva acceduto nel novembre 2007 al programma del Fondo Monetario Internazionale (FMI) di sostegno alla politica economica, le missioni del Fondo hanno rilevato uno scarto negativo delle finanze pubbliche, legato soprattutto agli arretrati nei confronti del settore privato. In questo contesto, il secondo rinnovo del programma è stato approvato in condizioni difficili per il FMI nel dicembre Una maggiore protezione contro gli shock esogeni è stata quindi accordata al Senegal. Questo dispositivo ha permesso la mobilitazione di ulteriori fondi della comunità internazionale. L approvazione, nel giugno 2009, del terzo rinnovo del programma in questione ha così permesso l erogazione di tutto il prestito 9. 6 Sito web: 7 Sito web: 8 Sito web: 9 La maggior parte delle informazioni sulla situazione socio-economica del Senegal proviene dal sito:

14 INTRODUZIONE 13 La dipendenza del Senegal verso l estero, in particolare verso l Africa dell Ovest e l Unione Europea, è confermata. Dal 2006 al 2007 il deficit della bilancia commerciale ha continuato a degradarsi, con un aumento del 36%. Questa situazione è da imputare principalmente alla diminuzione delle esportazioni dei prodotti petroliferi ed al forte aumento (+18,6%) delle importazioni, che comprendono soprattutto i prodotti alimentari (+30%), petroliferi e tecnologici. Inoltre, le rimesse dei migranti, che rappresentano più del 10% del PIL, potrebbero ridursi sotto la pressione della crisi economica mondiale. Tuttavia, bisogna ricordare che le rimesse rimangono importanti, rappresentando nel 2007 circa 700 milioni di euro 10. Nel quadro di questo contesto, il mondo rurale merita un attenzione particolare. In linea con i dati che caratterizzano i Paesi in via di sviluppo, il tasso d occupazione nel settore primario resta elevato (circa il 50% della popolazione attiva), ma il settore si presenta con una produttività ed una produzione ancora estremamente deboli. I servizi (educazione, sanità, trasporti, ecc.) sono poco sviluppati e alcuni parametri, quali la speranza di vita alla nascita, il tasso di mortalità infantile o il tasso di analfabetismo sono attualmente critici. Le prospettive per i giovani restano buie, dal momento che la mancanza di opportunità, unitamente al deterioramento delle condizioni ambientali (degradazione dei suoli, siccità, ecc.) rappresentano un forte limite ed una preoccupazione significativa. Queste costituiscono le cause principali di una scelta, spesso obbligata, di cercare altrove migliori condizioni di vita, spesso a migliaia di chilometri dal Paese d origine. Storicamente, il Senegal ha una lunga tradizione di migrazioni internazionali. Molto prima dell Indipendenza, alcuni importanti movimenti migratori hanno avuto luogo tra il Senegal e gli altri Paesi dell Africa dell Ovest e dell Africa Centrale. Alcune esperienze positive di questi migranti, sono state già all epoca all origine di investimenti nel settore immobiliare, della ristorazione e del commercio. Si tratta in questo caso delle prime forme di trasferimento significativo di fondi da parte di migranti senegalesi. Le statistiche sul numero attuale di senegalesi emigrati sono molto variabili da una fonte all altra. Secondo i dati della Banca Mondiale (2008), il numero si elevava a poco più di unità nel 2005, ovverosia circa il 4% della popolazione totale. Questo tasso è due volte superiore a quello della media dell Africa Sub-sahariana, che è del 2,1%. Basandosi sui dati dell Inchiesta senegalese presso le famiglie (ESAM-II, 2001) uno studio recente della Direzione della Previsione e degli Studi Economici (2008) mostra che più di una famiglia su dieci (11%) conta nelle sue fila un migrante. Lo stesso studio rivela che i migranti senegalesi provengono, in proporzioni quasi uguali, da tutte le fasce sociali della popolazione. In effetti, la migrazione internazionale mette in relazione due spazi nazionali che hanno un livello di sviluppo generalmente ineguale. Tuttavia, se i flussi migratori sono regolati dai bisogni congiunturali del mercato del lavoro dei Paesi d accoglienza, le loro determinanti trovano origine nei disequilibri strutturali delle economie dei Paesi d origine. La migrazione può in questo senso essere definita come un meccanismo di aggiustamento dei disequilibri tra l offerta e la domanda di lavoro nelle due realtà che essa mette in contatto. Per questo motivo, l a- 10 Direzione di Previsione e Studi Economici - Ministero dell Economia e delle Finanze del Senegal, Maggio 2008.

15 14 MIGRANTI E CO-SVILUPPO IN SENEGAL nalisi del fenomeno migratorio e dei suoi effetti deve essere inscritta in un contesto internazionale e nazionale. Allo stesso tempo, è necessario a giusto titolo sottolineare i limiti delle politiche di liberalizzazione commerciale e degli investimenti sostenuti dai Paesi del Nord. Per questo, anche se le politiche migratorie sono restrittive, i flussi legati al lavoro stanno sostituendo quelli dei beni e dei capitali e, cosa ancora più importante, stanno generando la maggior parte di questi attraverso le rimesse degli migranti 11. La relazione tra i Paesi del Nord e del Sud non è caratterizzata da una vera interdipendenza economica (l Africa partecipa solo al 2% degli scambi commerciali mondiali), ma da una dipendenza del Sud dal punto di vista finanziario, tecnologico e commerciale, mentre il Nord dipende dall Africa per l importazione di manodopera. Il problema della perdita di capitale umano è particolarmente significativo per i Paesi africani e il Senegal non è escluso da questo fenomeno. Anche se l Africa dell Ovest rappresenta la prima destinazione dei migranti senegalesi, con il 58% delle partenze, la Francia resta, per ragioni storiche, il Paese d Europa che attira il maggior numero di questi. Tuttavia, le misure restrittive imposte dalla Francia a partire dalla metà degli anni 70 hanno portato all apertura verso nuove destinazioni, come l Italia e la Spagna. La presenza in Italia di popolazioni extracomunitarie è piuttosto recente. Si può affermare che, salvo qualche eccezione, prima della fine degli anni 70 questa era insignificante, sia dal punto di vista quantitativo che dell impatto sulla società di accoglienza. E stato solo alla fine degli anni 80 che la presenza di extracomunitari si è imposta all attenzione dell opinione pubblica ed al governo, che non ha più potuto rinviare la messa in opera di una strategia politica e di una legislazione, sotto la doppia pressione interna e dei partner dell Unione Europea. Questa presenza rappresenta una svolta storica per la penisola italiana, che da Paese d emigrazione per eccellenza, si ritrova ad essere d un tratto Paese d immigrazione. In un primo tempo, di fronte alle cifre avanzate da alcuni, il problema che ci si è posti è stato quello di identificare il numero di migranti e di circoscrivere un fenomeno rimasto (almeno fino all atto di regolarizzazione del giugno 1990) in buona parte clandestino. Ma questa non è stata che la prima di numerose altre questioni. Il dibattito attuale si apre sugli aspetti dell interculturalità e della multietnicità, in una società che malgrado l abitudine alla gestione di differenze interne non indifferenti, non è così abituata al confronto con culture radicalmente diverse. Come è stato ben sottolineato da Ottavia Shmidt di Friedberg, l emigrazione dei senegalesi non ha come ragione principale la fuga da una povertà intollerabile, bensì la ricerca di un miglioramento della propria posizione economica ed esistenziale, difficilmente realizzabile in una società caratterizzata dal sotto-sviluppo. A questa spiegazione se ne associa un altra, più strettamente legata alla storia recente del Paese e del suo ingresso nella modernità, con tutte le complicazioni che ne derivano. Un altra 11 CESPI: Migranti e città: un patto per il cosviluppo, Background Paper per il Comune di Milano in occasione della Conferenza Internazionale L Africa a Milano. Migrazioni e Sviluppo, Milano 4/6 Novembre 2004, 2005.

16 INTRODUZIONE 15 chiave di lettura può essere trovata nella ricerca di una soluzione individuale a una serie di contraddizioni che vive la società senegalese: contraddizione tra tradizioni diverse e culture importate dal colonialismo francese, tra modelli di organizzazione sociale tradizionali e islamici e modelli d importazione occidentale, legate al ruolo della famiglia, dell autorità e dell organizzazione della società in caste 12. In ogni caso, l emigrazione diventa per il giovane senegalese un mezzo per orientare verso un obiettivo concreto le sue ambizioni e le sue energie. In genere, sono i più intraprendenti a partire. In Italia, i migranti senegalesi sono (di cui solo il 21,3 % donne) 13, la prima comunità dell Africa dell Ovest. Il livello d istruzione dei gruppi è abbastanza variabile, mentre la quasi totalità è di religione musulmana. I primi arrivi in Italia risalgono agli anni 80, soprattutto nelle città di Bergamo e Brescia. I modelli abitativi sono generalmente famigliari e comunitari e, di conseguenza, le situazioni di sovrappopolamento abitativo, dovuto al prezzo elevato degli affitti, non sembra solo motivato da cause economiche, ma anche dall esistenza di una solidarietà di gruppo 14. Per quanto riguarda invece l inserimento nel mercato del lavoro, la maggior parte dei senegalesi si sono integrati in modo regolare in molte piccole imprese come saldatori, muratori, operai, meccanici, imbianchini. Molti hanno trovato impiego da soli o grazie ai loro compatrioti con i quali intrattengono relazioni di parentela o di amicizia. Inoltre, è da sottolineare l importanza del lavoro autonomo, specie nel settore del commercio, che a volte si caratterizza per un organizzazione transnazionale. Il commercio ambulante ha vissuto negli ultimi anni un processo di regolarizzazione. Numerosi lavoratori hanno sviluppato un attività commerciale al dettaglio, mentre solo una parte ridotta lavora come grossista. Per quanto riguarda la Regione Piemonte, nel 2008 il numero di residenti senegalesi era di di cui donne, (quinta comunità dopo la Lombardia, l Emilia Romagna, il Veneto e la Toscana). Sempre nel 2008, nella Provincia di Torino si registravano cittadini senegalesi e a Torino erano Senza dubbio, però, i dati ufficiali non rappresentano il fenomeno migratorio senegalese nel suo complesso. La presentazione di questi elementi di contesto, necessari a fornire un quadro di riferimento per gli approfondimenti successivi, introduce al cuore di questo testo, che è strutturato come segue. Nel primo capitolo viene presentato il concetto di co-sviluppo, alcune definizioni e le principali questioni ad esso legate. Volendo affrontare il fenomeno migratorio e le sue conseguenze sul tessuto sociale ed economico del Paese di origine e di destinazione, la letteratura, le politiche e gli attori della cooperazione utilizzano sempre di più (almeno in Europa) il termine co-sviluppo, facendo riferimento alle azioni dei migranti sul territorio d accoglienza in favore della crescita dei due territori, sia di partenza che di arrivo. In effetti, le politiche economiche si basano oggi in molti casi sul- 12 Sito web: 13 CARITAS/MIGRANTES: Immigrazione, Dossier Statistico 2009 XIX Rapporto sull immigrazione. 14 Mbaye Diaw: Le parcours historique-sociale de l immigration sénégalaise en Toscane, Regione Piemonte, Banca Dati sugli Immigrati Stranieri (BDIS), 2008.

17 16 MIGRANTI E CO-SVILUPPO IN SENEGAL la convinzione che le risposte alla sfida dello sviluppo dei Paesi del Sud, ma anche di quelli del Nord, possano venire almeno in parte grazie all implicazione dei migranti, attraverso le loro attività e il loro accesso al lavoro. Nel secondo capitolo, verrà invece presentato l associazionismo senegalese, in Italia e in Piemonte in particolare, le sue caratteristiche e le sue implicazioni legate al co-sviluppo. Esse rappresentano degli interlocutori sempre più importanti per le Istituzioni italiane, sia a livello nazionale che locale. Nate generalmente per iniziativa dei membri della comunità senegalese italiana per fornire dei servizi agli affiliati al fine di migliorarne le condizioni di vita, rafforzare la coesione sociale all interno della comunità, salvaguardare la cultura e le tradizioni del Paese d origine, ma anche contribuire attivamente allo sviluppo socio-economico del Senegal. Nel terzo capitolo, sarà sviluppato il concetto di partenariato e presentata una categorizzazione delle sue diverse tipologie, in modo da identificare le relazioni potenziali tra le associazioni di migranti e gli attori senegalesi (cui è dato maggiore risalto) e italiani. In seguito, il quarto capitolo fornirà alcuni elementi metodologici utili ad identificare nuove iniziative progettuali. Verrà presentato il ciclo del progetto, così come alcuni strumenti che possono essere utilizzati al fine di definire e analizzare meglio il contesto, i partner, i beneficiari (DMAP, SWAT, Focus group, Venn, etc.). Verrà anche esposto lo strumento del cosiddetto quadro logico. Per concludere, verranno presentate diverse schede tematiche, che affrontano, seppur brevemente, alcuni temi che sono spesso al centro delle attività di cooperazione allo sviluppo: gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio la sicurezza/sovranità alimentare, le peggiori forme di lavoro minorile, la salute materna e la tutela dell ambiente (acqua, foreste, desertificazione, rifiuti, energie rinnovabili).

18 Primo capitolo Il co-sviluppo e le questioni ad esso legate L inizio del nuovo Millennio ha visto l affermarsi di una nuova modalità di operare nel campo della solidarietà internazionale, che ha fatto emergere la relazione positiva tra migrazione e sviluppo. Gli Obiettivi del Millennio per lo Sviluppo firmati dagli Stati membri dell Organizzazione delle Nazioni Unite hanno istituzionalizzato questo profondo cambiamento. Tenuto conto di questa nuova configurazione, la nozione di co-sviluppo si è diffusa tra i decisori politici, implicando la sua considerazione nella ridefinizione di una politica migratoria concertata. Diverse organizzazioni internazionali hanno apportato la loro definizione di co-sviluppo. Il Segretario Generale dell ONU nel maggio 2006 ci dice: Le migrazioni internazionali costituiscono un mezzo ideale per promuovere il co-sviluppo, cioè il miglioramento coordinato o concertato della situazione economica tanto nelle regioni d origine che in quelle di destinazione, vista la loro complementarietà. Il Consiglio dei Ministri dell Unione Europea del 12 luglio 2007 lo definisce come Ogni azione di sviluppo sociale, economico, culturale e politico dei Paesi d origine fondata su una collaborazione tra i migranti, le loro organizzazioni ed i loro partner, pubblici e privati, sia nei Paesi d origine che d accoglienza. In queste due definizioni appaiono alcuni elementi in comune: - le migrazioni sono favorevoli allo sviluppo. Si assiste quindi ad un riconoscimento istituzionale del ruolo dei migranti nel miglioramento delle condizioni di vita tanto nei Paesi d origine che d accoglienza. - la circolazione nello spazio migratorio, espressione del diritto alla mobilità, è riconosciuta dalle organizzazione internazionali. - uno sguardo più ampio sulle questioni dello sviluppo, sopratutto quello del Sud, per molto tempo dimenticato nei discorsi internazionali. - il migrante rappresenta un interlocutore tra gli attori della società civile e dello Stato permettendo un lavoro in sinergia. Inoltre, l ultimo rapporto del PNUD intitolato Togliere le barriere: mobilità e sviluppo umano dimostra l apporto positivo delle migrazioni nello sviluppo 1. 1 PNUD, Rapporto sullo sviluppo umano, 2009.

19 18 MIGRANTI E CO-SVILUPPO IN SENEGAL Il rapporto indica che i migranti svolgono un ruolo cruciale nel sistema economico nazionale dei territori d accoglienza. La loro presenza stimola il mercato del lavoro, alimentando principalmente i fondi per le pensioni in Paesi in cui la popolazione sta invecchiando. Acquistano competenze linguistiche, tecniche ed alcuni di loro conoscono una vera mobilità sociale. Le migrazioni hanno un ruolo importante anche nel miglioramento delle condizioni di vita dei loro Paesi d origine. Innanzitutto, contribuiscono al loro all arricchimento economico, culturale e sociale, di cui costituiscono spesso il primo sostegno attraverso il trasferimento di denaro, di competenze e di saperi. In effetti, l apporto delle rimesse permette di concretizzare progetti nel campo dell educazione o della salute, per esempio attraverso la creazione di scuole o di centri sanitari. La circolazione delle informazioni e degli uomini permette lo scambio di idee ed esperienze favorevoli ad un progressivo cambiamento delle mentalità, ad una più grande apertura culturale. Nina Glick Schiller, Linda Bash e Cristina Blanc-Szanton propongono una definizione del transnazionalismo nel loro libro Toward a Transnational Perspective on Migration, definiamo il transnazionalismo come il processo grazie al quale i migranti lavorano e mantengono relazioni sociali multiple e creano quindi legami tra la società d origine e quella in cui s installano. Chiamiamo questo processo transnazionalismo per insistere sul fatto che numerosi migranti costruiscono oggi delle sfere sociali che attraversano le frontiere geografiche, culturali e politiche tradizionali. Un elemento essenziale del transnazionalismo è la molteplicità delle partecipazioni dei migranti nello stesso tempo nel Paese d accoglienza e nel Paese d origine 2. La nozione di co-sviluppo permette di uscire dallo schema dominante/dominato, da una visione euro-centrica dello sviluppo, dove è sempre il Nord che porta il suo aiuto al Sud, nell immaginario collettivo, povero, senza risorse né conoscenze. Bisogna quindi cambiare prospettiva, invertire la tendenza, capire che la visione del Nord deve essere incrociata con quella del Sud, che il migrante può essere portatore di competenze, di cambiamenti e di idee per favorire lo scambio di pratiche e di esperienze. Il migrante deve essere legittimato nei dialoghi tra politiche pubbliche di sviluppo. Il termine co-sviluppo pertanto sottolinea l idea di uno sviluppo condiviso che implica sviluppo qui e là 3. Una politica di co-sviluppo intende poggiare su un lavoro collettivo e dinamico tra diversi attori come le strutture istituzionali, associative ed economiche, ma spinge sopratutto la partecipazione attiva del migrante come attore cosciente dello sviluppo. La partecipazione attiva del migrante allo sviluppo del proprio Paese d origine è la conditio sine qua non della solidità dell edificio stesso 4. Una vera presa di coscienza del ruolo dei migranti come attori civili rivela la volontà di aprire altre strade allo sviluppo del sistema economico globale al di là delle 2 Glick Schiller, Nina, Linda Basch and Cristina Szanton Blanc, Toward a Transnational Perspective on Migration, New York Academy of Sciences, New York, Charef Mohamed, Gonin Patrick, Emigrés-immigrés dans le développement local, ed. Sud Contact, Sami Nair, Rapport de bilan et d orientation sur la politique de co-développement liée aux flux migratoires, 1997.

20 IL CO-SVILUPPO E LE QUESTIONI AD ESSO LEGATE 19 frontiere. Le organizzazioni della solidarietà internazionale delle migrazioni (OSIM) ne sono l espressione. Le associazioni di migranti si moltiplicano, diventano più visibili al Nord, vogliono avere un ruolo di trasformazione sociale della loro società d origine e definiscono il co-sviluppo attraverso le loro azioni, come appropriazione di territori molteplici (Paese d accoglienza, Paese d origine, Paese di transito) grazie alla loro capacità di circolare e ad effettuare un movimento permanente tra qui e là 5. Come abbiamo visto, il co-sviluppo implica diversi attori su un doppio spazio: - nel Paese d origine: la popolazione, rappresentata dalle diverse organizzazioni presenti, mette in luce i bisogni espressi nel campo dello sviluppo. Gli Enti locali al Sud, definiscono e orientano gli obiettivi dello sviluppo portati dalle associazioni di migranti, includendo le popolazioni implicate nelle scelte economiche, sociali e culturali; - nel Paese d accoglienza: gli attori della società civile (le associazioni ma anche le ong), sono capaci di fornire un appoggio in termini di formazione, di rinforzo delle capacità d organizzazione e di formalizzazione di un progetto di sviluppo 6. Le associazioni di migranti si trovano al centro del doppio spazio e permettono di creare e sviluppare il legame tra gli Enti locali e le comunità in senso territoriale (decision makers, associazioni, ecc.), gli attori impegnati nello sviluppo al Nord e al Sud. E importante sottolineare che il co-sviluppo esiste ed è praticato da quando le migrazioni esistono, tuttavia il suo utilizzo da parte delle politiche, come strumento di controllo dei flussi migratori, rappresenta un reale pericolo in una logica di sviluppo sostenibile. Il co-sviluppo deve significare una forma di sviluppo per il quale il migrante ha il diritto di parlare e di agire nell ambito degli attori e dei partner che vi operano. Abdelmalek Sayad, direttore di ricerca al CNRS di Parigi (Centre National de la Recherche Scientifique), utilizza l espressione di doppia assenza e di doppia presenza. Circa la doppia assenza né qui, né là Sayad sostiene che l assenza laggiù è legata alla pressione nel Paese d origine di compensare la sua assenza attraverso l invio di rimesse e l assenza qui ai fenomeni di esclusione e di discriminazione. Sayad afferma che il migrante rivela anche una doppia presenza: come cittadino qui, attraverso la rivendicazione dei diritti, la creazione di associazioni di migranti e laggiù attraverso l invio di rimesse, la circolazione delle idee, la formazione e l informazione. In effetti, i migrati praticano parecchi territori di vita 7. Vediamo in questo modo come il co-sviluppo sia un concetto complesso, in particolare a causa della molteplicità degli attori che intervengono su questa tematica. In primo luogo gli Stati, che fanno le politiche e prendono le decisioni, gli Enti locali che 5 Atti del colloquio internazionale: Migrations et développement: enjeux et pièges du co-développement, Patrick Gonin, Geografo, laboratorio di ricerca Migrinter (Poitiers - Francia) specializzato nello studio delle migrazioni internazionali. 6 Sito internet: 7 Sayad Abdelmalek, La Double Absence. Des illusions de l émigré aux souffrances de l immigré, le Seuil, Paris, 1999.

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