Le intossicazioni da funghi nella provincia di Cremona: come prevenirle

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1 Le intossicazioni da funghi nella provincia di Cremona: come prevenirle Cremona, 19/10/2009 Relatori: V. Clasadonte C. Adorni R. Porro Bellini S. Pedrazzani

2 Relazione tenuta dai Tecnici della Prevenzione, Ispettori micologi: Cristiano Adorni Stefano Pedrazzani Riccardo Porro Bellini Alla Conferenza pubblica Intossicazioni da funghi nella provincia di Cremona: come prevenirle organizzata dal Comune di Cremona Cremona, 19 ottobre 2009 ISPETTORATO MICOLOGICO Responsabile Dr. V. Clasadonte

3 SEDI E ORARI DISTRETTO DI CREMONA Via Belgiardino, 2 tel. 0372/ Lunedì dalle 9,00 alle 12,00 Ispettori micologi: ADORNI CRISTIANO PEDRAZZANI STEFANO PORRO BELLINI RICCARDO DISTRETTO DI CREMA Via Meneghezzi, 14 tel. 0373/ Lunedì dalle 9,00 alle 12,00 Ispettori micologi: LOPOPOLO FRANCESCO MAZZURINI ENRICO PIZZACANI ROBERTO E possibile accedere all Ispettorato Micologico in altri giorni e orari, su appuntamento telefonico

4 CASI DI INTOSSICAZIONE 2006 Specie N. casi Sintom. Asintom. Dec. Pleurotus Ostreatus Amanita phalloides P. Ostreatus e C. pallida Boletus Edulis Agrocybe aegerita Lepiota piccola taglia

5 CASI DI INTOSSICAZIONE 2007 Specie N. casi Sintom. Asintom. Dec. Armillaria Mellea Amanita phalloides Omphalotus Olearius 1 3 0

6 ATTIVITA ANNO NUMERO UTENTI FUNGHI ESAMINATI FUNGHI SCARTATI Kg 650 Kg Kg 827 Kg 350

7 L ispettorato micologico nell ambito della tutela della salute pubblica si prefigge l obiettivo di: Prevenire le intossicazioni provocate dal consumo di funghi velenosi che in alcuni casi possono essere mortali.

8 ISPETTORE MICOLOGO colui che per legge: Attua la prevenzione delle intossicazioni Determina la commestibilità di un fungo ESPERTO MICOLOGO studioso dei funghi

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10 LE LEGGI La raccolta dei funghi in Italia è consentita dalla Legge n 352 del 23 agosto 1993 In Regione Lombardia è disciplinata, in particolare, dalla Legge regionale n 31 del 5 dicembre 2008 che stabilisce anche i criteri di autorizzazione, le modalità di raccolta, i divieti e le limitazioni

11 La prevenzione si attua attraverso: 1. Informazione alla popolazioneeducazione sanitaria 2. Controllo gratuito dei funghi spontanei raccolti o ricevuti a qualsiasi titolo. 3. Consulenza sulle modalità di raccolta conservazione preparazione e consumo

12 4. vigilanza sui luoghi di preparazione, somministrazione, deposito e vendita dei funghi, come per tutti gli alimenti. IN CASO D INTOSSICAZIONE 5. consulenza al Pronto Soccorso per determinare i funghi che sono stati ingeriti

13 Il fungo deve diventare un nostro amico e non un nemico mortale; Non vogliamo creare panico nei cittadini, ma renderli coscienti dei pericoli, i funghi tossici e mortali sono presenti anche nei nostri territori

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15 Attenzione a come si raccoglie un fungo!!! I funghi possono avere oltre al cappello ed al gambo, che in genere sono la prima cosa che osserviamo, anche un anello, o una volva, o entrambe le cose. La presenza (o l assenza) di una o tutte queste caratteristiche è spesso la chiave per il riconoscimento corretto di un fungo. Ecco che il recidere il fungo alla base può portare alla perdita della volva (che è una specie di involucro che racchiude dapprima tutto il fungo ed in seguito la parte del gambo più vicina al terreno) e quindi impedire il riconoscimento di un esemplare velenoso.

16 sfatiamo il detto che in pianura non ci sono funghi velenosi e mortali Ci sono ed hanno provocato già molte intossicazioni anche Gravi; l ultima, mortale, è stata causata da funghi raccolti nella nostra provincia nel 2007 a Bagnolo Cremasco.

17 Nel dubbio invitiamo a non consumare i funghi portarli presso l ispettorato micologico il riconoscimento. Si possono consumare tranquillamente i funghi commercializzati coltivati, conservati (secchi sott olio sottaceto, surgelati o comunque confezionati ed etichettati dai quali risulta l avvenuto controllo di un micologo). Si possono acquistare anche quelli spontanei come i porcini o i chiodini, nei negozi o supermercati; sulle cassette deve essere apposto un cartellino con l attestazione dell avvenuto controllo micologico.

18 ANCHE I FUNGHI COMMESTIBILI VANNO CONSUMATI CON ATTENZIONE, IN PARTICOLARE: I chiodini (Armillaria Mellea) si possono consumare solo dopo la cottura ELIMINANDO TUTTA LA PRIMA ACQUA DI BOLLITURA; il fungo crudo contiene una sostanza resinoide termolabile che si scioglie con il calore ed è per questo che è OBBLIGATORIO buttare via la prima acqua di cottura e poi lavarli sotto acqua corrente. Solo dopo tali operazioni si possono consumare o surgelare. Attenzione alle intolleranze personali (Porcini)

19 ALCUNI MODI DI CONSERVARE I FUNGHI Prima di procedere alla conservazione dei funghi bisogna accertarsi che siano sani ben conservati e puliti e, soprattutto, che appartengano a specie sicuramente mangerecce; il loro riconoscimento dopo la conservazione diventa il più delle volte impossibile.

20 Essiccazione dei funghi Non tutte le specie fungine si prestano ad essere essiccate. Durante l essiccazione viene eliminata in gran parte l acqua di vegetazione e si concentrano gli aromi contenuti. Prima di essiccarli, i funghi vanno puliti scrupolosamente, vanno poi affettati regolarmente senza lavarli, esposti, poi, al sole in una cassetta munita di una reticella, ritirati al calar del sole e riesposti il giorno successivo. In mancanza di sole si deve utilizzare un essiccatore familiare che si può trovare normalmente in commercio.

21 Si ricorda che il Coprinus comatus non essicca naturalmente essendo inarrestabile il processo di maturazione anche dopo la raccolta, a meno che si utilizzi un essiccatore ventilato.

22 Funghi Far bollire i funghi tagliati sott olio olio a pezzi regolari per almeno quindici minuti secondo le specie in in 2/3 di aceto bianco e 1/3 di acqua a cui si aggiungerà sale q.b. Si raccomanda di pulire accuratamente i funghi e di attenersi alle quantità consigliate di aceto se si vuole scongiurare il rischio botulino. Prima di immergere i funghi il liquido deve essere già in ebollizione. Scolare e far asciugare i funghi su un canovaccio per diverse ore disponendoli, poi, nei vasi di vetro nei quali avrete già messo una parte dell olio per evitare il più possibile la formazione di bolle d aria. Conservare in luogo fresco e al buio al massimo per dodici mesi. Per aromatizzare i funghi, si possono aggiungere, nel vaso di conservazione, gli aromi, le spezie e

23 Funghi Mettere sul fuoco una sott aceto pentola d acciaio inox con una miscela di aceto e acqua in parti uguali aggiungendo il sale. Appena il liquido bolle gettarvi i funghi e farli cuocere per una quindicina di minuti. Scolarli, levandoli con una schiumarola e deporli in vasi di vetro con chiodi di garofano e foglie d alloro, coprire con aceto di vino bianco precedentemente bollito e raffreddato, coprire infine con un leggero strato d olio d oliva. Tappare e conservare al freddo ed al buio. Volendo, al liquido di bollitura, si possono aggiungere aromi (timo, maggiorana, dragoncello, ecc.)

24 Funghi congelati I funghi interi, prima di essere congelati, vanno puliti bene senza lavarli, scegliendo esemplari giovani o di media taglia e non troppo maturi. Metterli in sacchetti per surgelati, chiuderli bene e conservarli nel freezer per un massimo di dodici mesi. Al momento dell uso levarli dal sacchetto, lavarli rapidamente in acqua fredda, affettarli mentre sono ancora un po duri e cuocerli come si preferisce. Per le specie fungine quali l'armillaria mellea (chiodino) è indispensabile, prima del congelamento, effettuare la pre-bollitura. La pre-bollitura è la bollitura effettuata, in pentola senza coperchio, per almeno 20 minuti dal momento dell'ebollizione, alla quale deve seguire un'accurata scolatura dei funghi. L'acqua di bollitura non deve essere utilizzata in nessun caso.

25 NON FIDIAMOCI DEI PRATICONI O MEGLIO DEI FALSI ESPERTI Non esiste un metodo codificato, empirico basato su una sola caratteristica per stabilire la commestibilità di un fungo COLORE ODORE SAPORE Etc.

26 Necessità di classificare E necessario riconoscere i funghi determinandone il genere e la specie (cognome e nome); solo dopo si può affermare se un fungo è commestibile o velenoso. CHI AFFERMA CHE UN FUNGO E COMMESTIBILE PER UNA CARATTERISTICA MA NON CONOSCE IL NOME E IL COGNOME NON E UN ESPERTO

27 Infatti se guardiamo alle affermazioni che spesso i falsi esperti spacciano per verità: non emana cattivo odore ha un sapore gradevole, l oggetto d argento non è annerito lo hanno mangiato le lumache tagliandolo non è diventato blu il prezzemolo è rimasto verde.. quindi si può mangiare notiamo che tutte queste affermazioni calzano a pennello per la AMANITA PHALLOYDES, uno dei funghi KILLER per eccellenza

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29 Le lumache mangiano i funghi velenosi, noi non possiamo

30 Il personale degli ispettorati micologici interviene anche nelle fasi di commercializzazione dei funghi sia spontanei che coltivati tramite: il rilascio, previo superamento di un esame da sostenere presso l ASL, degli attestati di idoneità alla commercializzazione dei funghi; la certificazioni di commestibilità dei funghi spontanei freschi destinati alla

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32 controllo delle lavorazioni e del confezionamento dei funghi nelle imprese autorizzate; interventi di vigilanza ispettiva sulla produzione, commercializzazione, vendita e somministrazione dei funghi freschi, secchi e conservati; interventi formativi ed educativi diretti agli operatori del settore ortofrutticolo e della ristorazione.

33 Rispetto della Natura e Modalità di raccolta

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36 Le intossicazioni derivanti dall ingestione dei funghi provocano SINDROMI la cui gravità dipende dalla LATENZA (tempo che intercorre tra l assunzione e la comparsa dei sintomi): SINDROMI a LUNGA LATENZA (inizio sintomi da 4 ore a 20 giorni) SINDROMI A BREVE LATENZA (inizio sintomi entro le 4 ore)

37 SINDROMI a LUNGA LATENZA ( da 4 ore a 20 giorni)

38 Sindrome falloidea e parafalloidea La più pericolosa e causa della maggior parte dei decessi. Specie responsabili : Amanita phalloides, A. verna, A. virosa, Galerina marginata, Conocybe filaris, Lepiota helveola, L. josserandii e sicuramente numerose altre piccole Lepiota delle Sez. Ovisporeae e Lilaceae ; sono inoltre fortemente sospette le specie affini a quelle citate. Latenza dalle 7 alle ore (quando non ingerita in commistione con altre specie). Principali sintomi: I fase, disturbi gastrointestinali (nausea, vomito alimentare poi biliare, diarrea), disidratazione con conseguente ipotensione, sete intensa, dolori addominali; II fase, apparente miglioramento; III fase, insufficienza epatica acuta e comparsa di ittero,talvolta grave, disidratazione con insufficienza renale funzionale, sopore, coma e possibile decesso. In ogni caso, in conseguenza dell insufficienza epatica acuta, il fegato potrà essere irreversibilmente compromesso, fino a necessitare di trapianto.

39 Amanita phalloides ISPETTORATO MICOLOGICO CAPPELLO (150) mm, emisferico, quindi convesso, infine disteso-appianato; percorso radialmente da fitte e fini fibrille, sovente ricoperto da lembi membranacei bianchi, residui del velo generale; di colore verdastro, verde olivastro, giallo-bruno verdastro, più chiaro all orlo che è liscio. LAMELLE libere, ventricosette, fitte e sottili, piuttosto larghe; bianche. GAMBO (150) mm, progressivamente attenuato verso l apice, caratteristicamente decorato da bande disposte a zig-zag di colore giallo olivastro su fondo bianco; pieno, poi farcito-midolloso; bulboso alla base dove è ricoperto da una Volva a sacco, membranacea, abbastanza sottile, aderente al bulbo ma libera all orlo dove, di norma, è rotta in lacinie, bianca. ANELLO posizionato piuttosto in alto, disposto a gonnellino, abbastanza sottile, bianco, ± persistente. CARNE prima soda, presto molliccia, bianca, appena sfumata di verdastro sotto la cuticola; da subinodora a un poco maleodorante; gli esemplari vetusti olezzano d acqua putrida (acqua di fiori vecchia); sapore non significativo. MICROSCOPIA: spore da largamente ellissoidali a subglobose, 9-11,3 7-9 µm; amiloidi. HABITAT: fin dall estate nei boschi di latifoglie

40 Amanita phalloides Ritrovamento in comune di Offanengo (presenza di circa 100 esemplari in area di 30 mq)

41 Lepiota helveola CAPPELLO mm, consistente, convesso e subumbonato; di colore bruno nella zona discale, ma tendente a divenire crema-bruno o rosa-carnicino verso la periferia; il margine è bianco sporco; cuticola liscia al disco, solamente al margine dissociata in lembi disposti in modo regolare. LAMELLE libere, fitte, da bianche a bianco-crema con leggere sfumature rosate, filo regolare. GAMBO mm, consistente, attenuato verso il basso, quasi radicante. È presente una piccola zona ricoperta di fiocchi, segno di un anello presto obliterato. CARNE bianca, ma rosato-vinosa nella parte inferiore del gambo; odore subnullo. MICROSCOPIA: spore ellissoidali, 8,4-9,6 4,6-5,6 µm; cheilocistidi numerosi e di varia morfologia; rivestimento pileico costituito da peli flosci e flessuosi, a contorno irregolare; non è stata osservata una struttura di base di tipo subimeniforme. HABITAT: specie ruderale e termofila, che predilige il terreno sabbioso a livello

42 Sindrome orellanica Specie responsabili: Cortinarius orellanus, C. speciosissimus, loro varietà e specie affini. Sono inoltre sospetti, come già suggerì R. Tomasi, tutti i Cortinari dalle colorazioni rosse, rosso mattone, fulvastre, arancioni, giallo-verdastre (cfr. Sottogeneri Leprocybe e Dermocybe ), anche se studi recenti parrebbero dimostrare l assenza di orellanina. Latenza : da 4-48 ore fino a 20 giorni, eccezionalmente anche di più. Principali sintomi: I fase (quando presente), disturbi gastrointestinali (nausea, vomito alimentare, diarrea, dolori epigastrici), disidratazione con conseguente ipotensione, sete intensa, dolori addominali; II fase, silente da 3-4 a 20 giorni e più; III fase, insufficienza renale acuta caratterizzata da dolori lombari, sete, crampi muscolari, tremore, aumento e diminuzione della secrezione di urina, nausea, vomito biliare, iperazotemia, uremia, coma e possibile decesso. In ogni caso, in conseguenza dell insufficienza renale acuta, può essere necessaria la dialisi (spesso permanente) o trapianto del rene.

43 Sindrome orellanica Principale Specie responsabili: Cortinarius orellanus CAPPELLO mm, carnoso, inizialmente campanulato-convesso, poi piano-convesso, alla fine disteso, gibboso o con largo umbone centrale, il margine involuto poi diritto, un po lobato, la cuticola asciutta, non igrofana, opaca, sericea, densamente fibrilloso-feltrata o squamulosa, bruno rossiccio aranciato, bruno ramato. LAMELLE adnato-smarginate, piuttosto spaziate, larghe, panciute, bruno ocraceo, bruno rossiccio aranciato poi rossiccio rugginoso per le spore, con il filo eroso, giallastro delle facce. GAMBO mm, piuttosto slanciato, cilindrico ma spesso attenuato alla base, più o meno flessuoso, pieno, sodo, giallo citrino, rossiccio arancio al centro, decorato longitudinalmente da fibrille concolori. CARNE soda, non igrofana, ocracea, sfumato di rossiccio, con odore rafanoide e sapore acidulo. MICROSCOPIA: spore ellissoidali-amigdaliformi, 10-12,5 5,5-6,5 µm, densamente ricoperte da fini verruche. Epicute filamentosa, con pigmento incrostante. HABITAT: isolato o gregario, soprattutto sotto querce, ma anche sotto faggi e noccioli; non

44 Sindrome paxillica Specie responsabili : Paxillus involutus e, verosimilmente, Paxillus rubicundulus (= P. filamentosus ). Latenza : da 1 a 9 ore e più, talvolta soltanto a seguito di ingestioni successive ravvicinate. Principali sintomi: fase I, eventuali manifestazione gastrointestinale, nausea, vomito, diarrea e dolori intestinali; fase II, crisi emolitica, ittero, emoglobinuria, oliguria, grave anemia, collasso, è possibile anche una forma anafilattica ed enterica; Spesso il quadro si conclude con la morte. A Paxillus involutus veniva attribuita in passato una grave tossicità allo stato crudo, ma veniva accreditata una buona commestibilità da cotto.

45 Sindrome paxillica Principale Specie responsabili : Paxillus involutus CAPPELLO (150) mm, convesso poi appianato, alla fine concavo ed imbutiforme; orlo lungamente involuto, poi incurvato verso il basso, acuto, tardivamente disteso, talvolta lobato; superficie minutamente feltrata, secca, opaca, talora screpolato-fessurata specialmente all orlo a tempo secco, vischiosa a tempo umido; di colore bruno-ocra, bruno-fulvo, cannella, con marcati riflessi olivastri; superficie lentamente di colore bruno rossastro sordido se traumatizzata. LAMELLE arcuato-decorrenti al gambo, fitte, poco sviluppate in altezza, anastomosate in modo molteplice specialmente presso l inserzione con il gambo, di colore ocra pallido, poi brunastre con riflesso oliva, al tocco o in seguito a traumi lentamente di un bruno tabacco sordido; facilmente separabili in blocco dalla carne del cappello. GAMBO mm, cilindraceo, un po ingrossato verso l alto, incurvato verso la base, eccentrico; superficie fibrillosa, subconcolore al cappello, su toni ocra, poi brunastri; bruno rossastro cupo alla manipolazione o per traumi. CARNE compatta, succosa, di colore ocra pallido, cuoio, lentamente bruno rossiccio sordido al taglio; odore debole, gradevole, sapore appena amarognolo acidulo. MICROSCOPIA : spore ellissoidali, di colore brunastro ocraceo al MS, 7-9,5 4,4-5,5 µm; cuticola del cappello costituita da ife cilindracee, organizzate in un tricoderma subparallelo presto prostrato in una cutis; pigmento intracellulare. Sporata di colore bruno ruggine. HABITAT: ubiquitario, a gruppi numerosi in boschi umidi di latifoglie e di conifere, anche in parchi. Dall estate al tardo

46 Sindrome giromitrica Specie responsabili : Gyromitra esculenta e altre congeneri. Latenza : da 6 a 24 ore e più. Principali sintomi: (quando presenti), disturbi gastrointestinali (nausea, vomito alimentare poi biliare, diarrea), cefalea, disidratazione, dispnea; successivamente interessamento epato-renale con comparsa di ittero e insufficienza epatica. Possono inoltre presentarsi emolisi, disturbi neuropsichici (irrequietezza, agitazione psicomotoria, delirio), disturbi visivi, arresto cardiaco e morte.

47 Sindrome giromitrica Principale Specie responsabili : Gyromitra esculenta ASCOCARPO pileato e stipitato, composto da una mitra fertile, fino a 150 mm di diametro, e da un gambo mm. MITRA irregolarmente sferoidale, a volte qua e là appiattita, ± lobata, circonvoluto-cerebriforme, di colore bruno rossiccio. Imenoforo disposto nella parte in vista della mitra, indistinto. Superficie inferiore liscia, sterile, biancastra. Orlo regolare, unito al gambo, fragile nella giunzione. In sezione l interno della mitra si rivela lacunoso, con diaframmi (venature) che partono dalla superficie inferiore e si collegano alla parte alta del gambo. GAMBO irregolarmente cilindrico, ingrossato o compresso in alcuni punti, canalicolato-costolato o lacunoso sia internamente che esternamente, biancastro. CARNE elastica ma ceraceo-cassante, biancastra, con odore e sapore leggeri. MICROSCOPIA: spore ellissoidali, lisce, a parete spessa, di dimensioni 17,5-20 8,8-10,2 µm, a volte con due piccole guttule oleose, spesso con riflesso giallastro al MS, uniseriate nell asco; aschi cilindrico-claviformi, non amiloidi, ottasporici; parafisi sottili, cilindriche, ma leggermente allargate all apice, settate, semplici o bifide. HABITAT: sul terreno umido e sabbioso dei boschi di conifere, o al margine di questi, spesso in vicinanza di ceppi, singola o a piccoli gruppi; abbastanza comune in primavera.

48 SINDROMI a BREVE LATENZA (da subito a 4 ore)

49 Sindrome muscarinica Latenza : da minuti a 4 ore circa. Principali sintomi: disturbi gastrointestinali (nausea, vomito alimentare, diarrea, dolori epigastrici), sudorazione profusa con ipersecrezione di liquidi da naso, bocca e bronchi, disidratazione, tremori, brividi, restringimento della pupilla e rallentamento del ritmo cardiaco, ipotensione e, talvolta, collasso cardiocircolatorio.

50 Sindrome muscarinica Specie responsabili: Clitocybe "gruppo bianche" tra cui, C. cerussata, C. dealbata, e molte altre, numerose Inocybe, tra cui I. asterospora, I. praetervisa, I. geophylla, I. rimosa (= I. fastigiata ), e altre ancora. Clitocybe cerussata Inocybe fastigiata

51 Clitocybe dealbata CAPPELLO mm, convesso o piano-convesso, poi leggermente depresso, con il margine involuto e un po ondulato, non striato per trasparenza. Cuticola igrofana, biancastra ma, sotto lo strato aerifero brillante, brunastro rosato. LAMELLE da adnate a brevemente decorrenti, più o meno fitte, da biancastre a brunastro rosato molto chiaro, con il filo intero, concolore. GAMBO mm, da cilindrico a leggermente ingrossato alla base, farcito, poi fistoloso, bianco per uno strato aerifero-fibrilloso, sotto il quale è concolore al cappello; con la base avvolta in un tomento bianco, dal quale emergono, talvolta, alcuni rizoidi. CARNE igrofana, concolore al cappello, con odore subfarinoso e sapore fungino. SPORATA biancastra o un po crema. MICROSCOPIA: ellissoidali, con base ottusa, 4,5-5,0 2,8-3,5 µm, lisce, non o debolmente cianofile, negli exsiccata prevalentemente singole. Basidi µm, tetrasporici. Trama imenoforale regolare, con ife incolori. Pileipellis con struttura di cutis a ife più o meno intrecciate e diverticolate, con pigmento intracellulare. Fibbie presenti. HABITAT: terricolo, gregario, nei prati, nei campi, nelle radure erbose dei boschi. NOTE - La nostra descrizione di C. dealbata (Sow.: Fr.) Kummer coincide con l interpretazione di D. Lamoure, da qualche autore ricondotta a C. rivulosa (Pers.: Fr.) Kummer. Nell ambito della sezione Candicantes, la nostra specie si fa riconoscere per il rivestimento molto pruinoso, sotto il quale, per detersione, appare il colore brunastro rosato del fondo, per le spore non cianofile, biancastre in massa, e per l habitat graminicolo. Nell interpretazione di M. Moser, C. dealbata avrebbe un cappello sostanzialmente bianco, soffuso di grigiastro.

52 Sindrome panterinica Specie responsabili: Amanita pantherina e A. muscaria, loro varietà e forme; è sospetta A. junquillea (= A. gemmata). Latenza: da minuti a 4 ore circa. Principali sintomi: disturbi neuropsichici (euforia, ebbrezza, collera, stato confusionale), dilatazione e restringimento della pupilla a fasi alterne, mancanza di coordinamento dei movimenti volontari, eccitazione o depressione del sistema nervoso centrale, possibili convulsioni, raramente morte

53 Sindrome panterinica Specie responsabili: Amanita muscaria Amanita pantherina

54 Sindrome psilocibinica e psicotropa Specie responsabili: Pluteus salicinus, Inocybe aeruginascens, numerose specie dei generi Panaeolus e Psilocybe; sono sospette Gymnopilus spectabilis, Mycena pura, sue varietà e specie affini, alcune Stropharia, Conocybe e Cortinarius infractus. Latenza: da 15 minuti a 2 ore circa. Principali sintomi: disturbi gastrointestinali (non sempre manifesti) formicolio, delirio, allucinazioni visive e olfattive, depersonalizzazione, sensazione di sognare (stato onirico), depressione, talvolta agitazione psicomotoria e mania suicida.

55 Sindrome psilocibinica e psicotropa Specie responsabili: Panaeolus spp e ISPETTORATO MICOLOGICO spp; Psilocybe

56 Sindrome coprinica Specie responsabili: Coprinus atramentarius e specie affini; sono sospette Clitocybe clavipes, Boletus luridus e Coprinus micaceus. Latenza: da 2-6 a 48 ore e più, in concomitanza con l assunzione di bevande alcoliche. Principali sintomi: analoghi a quelli prodotti da antabuse: arrossamento della cute (eritema) prevalentemente al viso, collo e cuoio capelluto, tachicardia, ipotensione, vertigini, perdita delle forze, sudorazione e stordimento.

57 Sindrome coprinica Specie responsabili: Coprinus atramentarius e Coprinus micaceus

58 Sindrome gastroenterica Si tratta di intossicazioni di solito passeggere e a conclusione benigna, la cui gravità varia da lievi effetti gastrointestinali a situazioni ben più virulente e gravi ( diarrea profusa, disidratazione fino al collasso cardio circolatorio); responsabili sono una lunga serie di funghi dichiarati "tossici".

59 Sindrome gastroenterica Specie responsabili: Agaricus del gruppo xanthodermus; Hypholoma fasciculare e H. sublateritium Tricholoma pardinum (= tigrinum ), Omphalotus olearius ; Macrolepiota venenata ; Boletus satanas ; Russula e Lactarius Ramaria pallida e R. formosa; tutti gli Scleroderma Molte altre specie sono quanto meno sospette.

60 Agaricus xanthodermus (tossico) ISPETTORATO MICOLOGICO Agaricus campestris (commestibile) E possibile che una persona poco esperta scambi le due specie? Se così non fosse non ci sarebbero le intossicazioni da funghi

61 Hypholoma spp (tossico) Armillaria mellea (commestibile dopo cottura)

62 Intossicazioni analoghe si sono riscontrate anche in seguito al consumo di specie normalmente dichiarate "commestibili": in particolare, Clitocybe nebularis, Armillaria mellea s.l., Macrolepiota del gruppo rhacodes, Leucoagaricus leucothites (= Lepiota naucina) e persino i Boletus del gruppo dell edulis. Mentre per le prime è ormai accertata almeno una tossicità di tipo termolabile, per L. leucothites pare si possa asserire che il fungo, abitudinario di parchi e giardini anche urbani, sia veicolo di una tossicità indotta e assorbita da terreni inquinati. Sconcertano, ma occorre prenderne atto, le problematiche insorte relativamente al consumo dei porcini...

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