VALUTAZIONE DELLE AZIENDE METODO PATRIMONIALE COMPLESSO.
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- Lucia Gioia
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1 VALUTAZIONE DELLE AZIENDE METODO PATRIMONIALE COMPLESSO
2 Metodo Patrimoniale complesso I metodi patrimoniali complessi sommano al valore del patrimonio netto rettificato (K ) il valore dei beni immateriali non contabilizzati, aventi e non aventi valore di mercato: W = K + BINC (beni immateriali non contabilizzati) i principali elementi a cui solitamente si fa riferimento sono i seguenti: - organizzazione umana; - abilità del manager; - capacità del capitale umano; Secondo diversi autori tali elementi sono quelli che determinano il vero successo competitivo dell'impresa, e quindi non considerarli porterebbe a non determinare il vero valore dell'impresa. Nel valutare i beni immateriali non contabilizzati occorre seguire delle semplici regole: a) devono essere individuati autonomamente evitando duplicazioni. Ad esempio, se si valuta il capitale umano di una azienda e contestualmente si valuta la rete di vendita della stessa non è possibile sommare le due quantità ottenute. Infatti nel valore della rete di vendita vi sarà anche il valore attribuito ai soggetti che operano nella rete di vendita; b) individuare un metodo di valutazione che risponda alle caratteristiche di obiettività, neutralità, razionalità e stabilità.
3 QUALI CARATTERISTICHE DEVE AVERE UN BENE IMMATERIALE PER POTER ESSERE VALUTATO? Secondo Brugger 1 deve presentare 3 requisiti: 1. deve essere stato oggetto di costo e utilità differita nel tempo; 2. deve poter essere venduto e, quindi, deve essere un qualcosa che è possibile scorporare dall'azienda; 3. sia misurabile. Molte tecniche utilizzate per stimare i beni immateriali portano a una valutazione qualitativa ma non quantitativa. Presupposto ciò, supponendo che tali requisiti esistano, i beni materiali possono essere: - strutturali: intendiamo tutti quei beni che sono frutto di relazioni interne e che permettono all'azienda di operare sul mercato. Ad esempio il capitale umano e i brevetti; - non strutturali: intendiamo tutti quei beni che sono individuati dalle relazioni tra l'azienda e il mercato, ossia che danno all'impresa visibilità. Ad esempio il marchio; nel prosieguo andremo a considerare i metodi per valutare: - il marchio - il capitale umano Per quanto riguarda quest'ultimo si consideri che il capitale umano non presenta, in realtà, tutte le condizioni per poter essere considerato un bene immateriale valutabile in quanto non presenta la condizione di "trasferibilità". Una azienda, infatti, non può vendere il proprio capitale umano. Nonostante ciò rappresenta un elemento centrale all'interno dell'azienda. 1 G. Brugger, la valutazione dei beni immateriali legati al marketing ed alla tecnologia, in Finanza Marketing e Produzione, n.1, pag. 33, 1989
4 Marchio Il metodo della società interbrand Il marchio normalmente viene valutato tramite la tecnica ideata dalla società INTERBRAND che prevede il calcolo di un moltiplicatore costituito dagli elementi che, secondo la suddetta società, guidano il valore di un marchio (DRIVEN VALUE). Gli elementi compresi nel moltiplicatore sono: 1. la leadership, intesa come la forza di essere percepito dal mercato; 2. stabilità: vista qual è la forza del marchio occorre vedere come questa si ripercuote nella fedeltà dei consumatori al marchio; 3. il ruolo del marchio all'interno del mercato e le caratteristiche di quest'ultimo in termini di barriere all'entrata; 4. supporto: la quantità di spese pubblicitarie utilizzate per supportare il marchio; 5. trend: l'evoluzione del mercato nella quale opera l'impresa; 6. internazionalità, ossia il grado di penetrazione del marchio a livello geografico; 7. protezione, il grado di protezione dal punto di vista legale di cui gode il marchio. Queste sono le sette categorie che secondo INTERBRAND guidano il valore del marchio. A ognuna di queste si attribuisce un punteggio che varia da zero a 25. Successivamente si calcola la media dei punteggi attribuiti a ciascuna categoria che andrà a costituire il moltiplicatore del marchio (M). Il moltiplicatore sarà moltiplicato per un reddito operativo atteso differenziale pari a: Reddito operativo differenziale = RO impresa RO impresa unbranded il valore del marchio sarà: Valore marchio = Reddito operativo differenziale (M)
5 ESEMPIO MALBORO: M = 12,1 Andiamo a calcolare il reddito differenziale ebit atteso malboro (3.39 miliardi) Ebit atteso unbranded (0,46 miliardi) = 2,93 Ma 2,93 miliardi sono al lordo delle imposte: 2,93 imposte = 2,93 40% 2,93 = 1,76 miliardi L aliquota del 40% è quella media dei paesi europei. Per cui: W marchio = 1,76 12,1 = 21,26 miliardi Il metodo delle royalties L altro metodo utilizzato per determinare il valore del marchio è quello basato sulle royalties. Con tale metodo si suppone che il marchio sia concesso in licenza, per cui: W marchio = F 1 α (1 + i) + F 2 α (1 + i) F n α (1 + i) n Dove F rappresenta il fatturato dell impresa e alfa la percentuale di royalties, normalmente compresa tra il 5% e il 10%. Si noti come tale formula è limitata a n anni, che rappresentano gli anni in cui normalmente il marchio è concesso in licenza. Qualora si supponga che l impresa abbia per un certo arco temporale un fatturato costante e pari a F si ottiene: W marchio = F 1 a 1 (1 + i)n i
6 Capitale umano Il metodo di Lev Schwartz Secondo tale metodo è possibile stimare il valore del capitale umano rifacendosi alle retribuzioni pagate in media ai dipendenti dal momento in cui è effettata la valutazione a quello della pensione. Per cui: W cap umano = t i=1 retribuzione singolo dipendente (1 + i) t r Dove: - t è l anno di pensionamento (in Italia è a 65 anni) - r è l età di pensionamento (che nel caso del singolo dipendente potrebbe essere anche a 40 anni) Quindi: t r = 65 anni del pensionato In realtà non tutti i dipendenti giungono all età di pensionamento. Al fine di tener conto di tale considerazione la formula può esser riespressa come: W cap umano = ( t i=1 retribuzione singolo dipendente) P(t) (1 + i) t r Dove P(t) rappresenta la probabilità di morte del dipendente. I limiti associati al modello sono rintracciabili nell uso del tasso di congrua remunerazione, alcuni autori utilizzano a tal fine il WACC.
7 Il modello Zanda Quest ultimo parte dall individuazione dei driver che, secondo l autore, influenzano il valore del capitale umano. Tali driver sono: - qualità della ricerca aziendale; - livello della tecnologia impiegata; - complessità aziendale, che dipende dal settore e dalla grandezza dell azienda - stile di direzione del management: che può essere autoritario o partecipativo. A ognuno dei suddetti driver si attribuisce un valore compreso tra 0,33 e 2,5. La media dei valori assunti da ciascuna categoria darà un moltiplicatore (M) che prodotto al costo del lavoro (reperibile nel conto economico) darà il valore del capitale umano: W cap umano = M costo del lavoro Dove, si ricorda: Costo del lavoro = salari e stipendi + oneri sociali + accanton. TFR ESEMPIO: Si consideri l impresa Zeta che si contraddistingue per i seguenti valori attribuiti ai driver del capitale umano: qualità della ricerca 0,5 Tecnologia 0,7 Grado di compl. Gestionale 0,4 Stile direzionale 0,8 E(M) = 0,6
8 Inoltre l azienda si caratterizza per: salari e stipendi 100 Oneri sociali 50 Acc. TFR Per cui: W cap. umano = 200 0,6 = 120 Riprendendo l esempio del precedente paragrafo: W = K + BINC = = La correzione reddituale Anche nel caso del metodo patrimoniale complesso occorre tener conto della correzione reddituale, ossia si dovrà sempre verificare che: R = i (K + BINC) Qualora non fosse così si dovrà andar ad applicare la correzione reddituale (a tal riguardo si veda articolo sul metodo patrimoniale semplice).
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