RIVISTA BANCARIA ISTITUTO DI CULTURA BANCARIA «FRANCESCO PARRILLO»
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1 RIVISTA BANCARIA MINERVA BANCARIA ISTITUTO DI CULTURA BANCARIA «FRANCESCO PARRILLO» Marzo-Aprile Tariffa Regime Libero:-Poste Italiane S.p.a.-Spedizione in abbonamento Postale-70%-DCB Roma
2 RIVISTA BANCARIA MINERVA BANCARIA ANNO LXVI (NUOVA SERIE) MARZO-APRILE 2010 N. 2 SOMMARIO G. PARRILLO I Rating Interni alla prova di Basilea 3» 3 Saggi C. NARDI SPILLER Strategie monetarie eterodosse di sviluppo economico: dalla Banque d Echange al microcredito» 9 B.S. SERGI YU HSING Response of the long-term interest rate to the goverment deficit in Italy: application of an extended loanable funds model» 37 Rubriche Ancora fragile nel 2009 il sistema bancario degli Stati Uniti (Silvano Carletti)» 53 Bankpedia: Nuove voci pubblicate: DUBAI WORLD (C. Oldani); LA CONVENZIONE DIROMA (L. Lanucara); AZIENDA BIOLOGICA (B. Pancino)» 59 Recensioni A. Malinconico Garanzie e bank lending Basilea 2 e le novità sulla gestione del rischio di credito (Igor Gianfrancesco)» 69 Abstract/Sintesi» 73 Presidente del Comitato Scientifico: Giorgio Di Giorgio Direttore Responsabile: Giovanni Parrillo Comitato di redazione: Eloisa Campioni - Mario Cataldo - Domenico Curcio - Vincenzo Formisano - Pina Murè - Giovanni Scanagatta - Giovanpietro Scotto di Carlo Direzione e redazione: Largo Luigi Antonelli, Roma - Tel Fax e.mail: redazione@rivistabancaria.it Amministrazione: Editrice Minerva Bancaria S.r.l. - Amministratore unico: Roberto Ara - Via Silvio Pellico, Milano - tel. 02/ fax 02/ Spedizione in abbonamento postale - Pubblicazione bimestrale - 50% - Roma ISSN: Econ.Lit
3 Editoriale I RATING INTERNI ALLA PROVA DI BASILEA 3 Alla fine del 2009, a dieci anni dalla proposta iniziale per l accordo di Basilea 2, il Comitato presso la BRI, Banca per i Regolamenti Internazionali, ha avanzato un articolato progetto di modifica del Nuovo Accordo per la regolamentazione del capitale che dovrebbe concretizzarsi nel Le soluzioni individuate mirano a risolvere alcuni problemi evidenziati dall avvio concreto del regime di Basilea 2, ma soprattutto guardano alla crisi finanziaria del , innescata dai mutui sub-prime USA e culminata nel fallimento della Lehman Brothers. La stampa definisce correntemente le modifiche in questione come Basilea 3. Si leggono soprattutto in Italia semplificazioni giornalistiche secondo le quali di fronte alla crisi finanziaria planetaria la regolamentazione ha fallito e anche il sistema dei rating interni proposto da Basilea 2 è superato. In realtà è necessario distinguere. Da un lato vi è la forte necessità di una regolamentazione finanziaria che tenga il passo con l innovazione, disciplini maggiormente le operazioni in derivati, consenta alle autorità monetarie e di vigilanza di avere visione e strumenti adeguati alla complessità del mercato globale. Dall altro ed è questo il tema minore che ci occupa occorre riconoscere che un sistema di rating è comunque uno strumento per la buona gestione dei rischi di credito e che esso al di là degli auspicati vantaggi che può produrre sul fabbisogno patrimoniale delle banche, resi peraltro più incerti dal peggioramento congiunturale è necessario anche per consentire ai Supervisori una migliore valutazione dell effettiva rischiosità dei portafogli bancari. In altre parole, per banche di robuste dimensioni, un sistema di rating interno efficace e adeguatamente controllato all interno della stessa azienda rappresenta un requisito di sana e prudente gestione. Basilea 2, al di là di alcune distorsioni, di un eccessivo tecnicismo, di attese miracolistiche o di facile catastrofismo, è anche e soprattutto un manuale di best practices per la gestione avanzata dei rischi. RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 2/2010 3
4 GIOVANNI PARRILLO Nel 1999, la proposta per un Nuovo accordo sul capitale per le banche italiane - in un sistema che si stava modernizzando e concentrando - è stata un modo per introdurre strumenti avanzati di risk management. Nel nostro paese l introduzione massiccia di sistemi di rating per le imprese, assieme a strumenti di scoring per i mutui e gli altri prodotti destinati alle famiglie, ha prodotto sicuramente un innalzamento delle capacità di gestione dei rischi. E in effetti, il tasso di decadimento dei nuovi prestiti si è attestato su livelli dell 1% fin quasi alla fine del decennio trascorso, come si dà conto nelle Relazioni della Banca d Italia. Come in tutti i progressi, lo sviluppo di nuovi strumenti per gestire il rischio di credito non è stato privo di distorsioni. Soprattutto questo non è, da solo, la panacea per consentire alle banche di superare una crisi economica impegnativa come quella attuale. I dati di chiusura del 2009, secondo il comunicato Istat di marzo, mostrano una variazione del prodotto interno lordo che tocca un minino ultradecennale (-5,1%) mentre la disoccupazione a gennaio ha toccato il tasso dell 8,6%. Le ripercussioni sulla qualità del credito sono pesanti, come riporta il Bollettino Economico della Banca d Italia (aprile 2010), dopo un picco nel terzo trimestre 2009 (2,2%), nel quarto trimestre il tasso di decadimento sulle sofferenze rettificate si è attestato all 1,8%, un valore comunque doppio rispetto al livello medio 2007 e Inoltre, l incidenza degli altri crediti deteriorati (scaduti e sconfinati, ristrutturati e incagli) è aumentata, rispetto ad un anno prima, dal 4,7 al 7,7 per cento. Siamo di fronte ad una profonda crisi della qualità del credito, che potrebbe diventare anche più acuta nel 2010, proprio per il classico sfasamento temporale fra ciclo economico e sofferenze. In questa situazione, occorrono nervi saldi e capacità di guardare oltre la crisi: è necessario comprendere meglio le prospettive di medio termine delle imprese. Passiamo dalla visione complessiva agli strumenti. L approccio italiano ai sistemi di rating ha privilegiato i modelli statistici, grazie anche alla eccellente disponibilità di dati e serie storiche fornita dalle Centrale dei rischi. Nelle fasi iniziali gli aspetti qualitativi, difficili da modellizzare, costosi da raccogliere, impegnativi da monitorare, hanno avuto un ruolo minore. Non a caso il capo della Vigilanza, in un suo recente intervento 1 ha ribadito 1 MIELI S. (2009) Fare credito in tempi di crisi, intervento al Convegno ABI Accesso al credito e garanzie per le imprese: garantire lo sviluppo, crescere nella stabilità. Roma, 15 dicembre EDITORIALE
5 I RATING INTERNI ALLA PROVA DI BASILEA 3 la necessità che i sistemi di rating incorporino tutta l informazione disponibile e che la prevalenza delle PMI in Italia rende determinante il ruolo degli aspetti qualitativi. A questo scopo, le informazioni qualitative, quando non sono catturate efficacemente o tempestivamente dai modelli, devono essere inserite facendo ricorso all override, cioè ad una modifica del rating automatico da parte di esperti all uopo designati, in posizione di indipendenza da chi ha obiettivi di business o poteri di deliberare il credito. Appunto, l override è lo strumento che il quadro regolamentare prevede a tutela della necessaria flessibilità del sistema di rating e del suo tempestivo aggiornamento. Più di recente, il Governatore della Banca d Italia, all assemblea annuale del Forex e delle altre associazioni professionali delle banche, è tornato sull argomento, segnalando il rischio che i bilanci del nostro annus horribilis vengano inseriti in modo massiccio nei sistemi di rating proprio quando la congiuntura avrà iniziato - come tutti speriamo - a dare qualche segnale positivo 2. Si rafforzerebbe così la deprecata prociclicità dei sistemi di rating, per di più con un lag temporale, causato dalla lentezza della disponibilità degli elementi informativi che compongono il rating, che è tanto più negativo quanto - dapprima - rende insensibili i rating ai segnali di peggioramento congiunturale e - poi - ne scarica tutti assieme gli effetti negativi. Il monito della Banca d Italia è anche, ovviamente, per rinnovi dei fidi più tempestivi e analiticamente robusti e per politiche incentivanti equilibrate. Il punto centrale rimane tuttavia sempre lo stesso: fare bene credito richiede alla banche autonomia di giudizio e - con i dovuti meccanismi di controllo - anche la capacità di discostarsi dalle indicazioni automatiche per valorizzare il patrimonio informativo. Il richiamo delle autorità di vigilanza è forte: la difficoltà e i ritardi con cui vengono elaborate le informazioni qualitative pone il problema del rapporto fra efficienza allocativa ed efficienza operativa. Nelle parole di Mieli, c è il rischio che gli strumenti statistico - quantitativi siano interpretati non come 2 DRAGHI, M. (2010), Intervento al convegno annuale AIAF - ASSIOM ATIC. I modelli statistici di valutazione degli affidati in uso presso le banche utilizzano al momento i dati di bilancio delle imprese riferiti al 2008; dalla primavera cominceranno a elaborare quelli sul 2009 che, se la ripresa prosegue, potrebbero fornire una rappresentazione non più attuale della situazione. Occorre integrare i dati di bilancio con informazioni raccolte localmente, rendere più tempestive le revisioni degli affidamenti, affinare la selezione del merito di credito, prevedere incentivi equilibrati per coloro che gestiscono le relazioni con la clientela. RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 2/2010 5
6 GIOVANNI PARRILLO un ausilio all attività di erogazione del credito, ma come un meccanismo di ingegnerizzazione dei processi produttivi in questo caso si indebolirebbe la capacità di valutare progetti di investimento innovativi il contenimento dei costi andrebbe a pregiudizio della capacità allocativa. Il presidio della capacità allocativa è - come sempre - la questione centrale per le banche commerciali. Gli eccessi della finanza cui abbiamo assistito, l abbandono del principio originate to hold a favore di originate to distribute ha come corollario uno scarso interesse per l ottica di medio periodo, la sola invece adatta alle funzioni di risk management. Le prospettive di crescita e di produrre reddito nel tempo delle imprese, come ci ammonivano i nostri maestri, sono la vera bussola per tenere la rotta in questo difficile momento: chi ha capacità di reddito ha capacità di credito 3. Alla luce di queste considerazioni, qual è il futuro dei sistemi di rating? Siamo di fronte ad una seconda stagione, dopo quella pionieristica dell inizio dello scorso decennio, che ha visto tutte le principali banche italiane impegnate a realizzare e ad affinare modelli interni di valutazione del rischio di credito con metodologie prevalentemente statistico-quantitative. Oggi, come abbiamo visto, va posta maggiore attenzione agli aspetti qualitativi. Altro tema cruciale è quello dell utilizzo di queste misure di rischio. Solo se si è investito molto e si crede a un sistema così complesso se ne può fare il perno dei processi del credito: dalla concessione, al monitoraggio, al recupero. È per questo che le autorità di vigilanza dei vari paesi europei sono tutte ora particolarmente attente ai requisiti di esperienza ; ne richiedono dimostrazioni sempre più robuste; guardano con cautela alle nuove autorizzazioni ai fini del calcolo del requisito patrimoniale; richiedono - perché sia utilizzato anche ai fini del secondo pilastro di Basilea - che vi siano, in una sequenza rafforzativa, un effettivo utilizzo del sistema nei processi del credito, adeguati meccanismi di controllo interni, l autorizzazione per il calcolo del requisito patrimoniale. 3 T. BIANCHI, riferendosi all eredità di Gino Zappa, nella relazione intitolata Sulla lettura dei bilanci bancari, tenuta il 4 aprile 1981 a Venezia alla giornata di studio celebrativa del centenario della nascita dell illustre studioso, scrive: Ma il suo insegnamento resta eccellente e insuperato in un affermazione che è la bandiera della Scuola: chi ha capacità di reddito ha capacità di credito. Oggi, chi ignora le letture dei Maestri, parla di scrutinio dei prestiti bancari in funzione della capacità di rimborso dell azienda sovvenuta. Ma quella capacità riposa su coordinazioni economiche, lucrative e finanziarie, saggiamente scelte e ordinate, sul fatto che all imprenditore sia concessa l alea del successo o dell insuccesso economico. Cfr., L Arte del Banchiere (1989), Edibank. 6 EDITORIALE
7 I RATING INTERNI ALLA PROVA DI BASILEA 3 In conclusione, i sistemi di rating non vanno demonizzati per i loro effetti perversi sul ciclo economico; né vanno additati come fonte del credit crunch. Alla base c è sempre la necessità di una corretta valutazione della capacità di reddito, di cui il rating interno è solo un supporto, per quanto avanzato. Sotto questo punto di vista, è certamente utile, necessario, credere ed investire nello sviluppo, nella manutenzione e nel controllo di un sistema di rating, inteso non come appendice dei requisiti patrimoniali, ma come strumento per una valutazione più efficiente del rischio di credito. Giovanni Parrillo RIVISTA BANCARIA - MINERVA BANCARIA N. 2/2010 7
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