Tendenze del tessuto produttivo e del mercato del lavoro nella provincia di Varese 1
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1 Rapporti e Sintesi rilascia delle sintesi relative ai temi presidiati dal Centro Studi nella sua attività di monitoraggio dell andamento economico Tendenze del tessuto produttivo e del mercato del lavoro nella provincia di Varese 1 a cura di Edoardo Della Torre Le tendenze e le trasformazioni del tessuto produttivo e del mercato del lavoro in provincia di Varese sono state recentemente oggetto di un importante lavoro di ricerca (promosso congiuntamente da Univa, Cgil, Cisl e Uil, finanziato dalla Camera di Commercio di Varese, e realizzato da un ampio gruppo di ricercatori appartenenti a diverse università lombarde) che aveva come obiettivo l analisi delle caratteristiche del mercato del lavoro nella provincia, lo studio delle potenzialità e la previsione di possibili scenari per il futuro. In questo contributo proponiamo i principali risultati e le questioni più rilevanti che sono emerse durante il convegno di presentazione della ricerca. Centro Studi 1 Il contesto produttivo della provincia di Varese L esame dell andamento della attività produttive nel decennio Giuseppe Panzeri Responsabile Maria Grazia De Maglie Macroeconomia e terziario Andrea Fioni Area sociale e mercato del lavoro Edoardo Della Torre Mercato del lavoro Valeria Negri Macroeconomia e industria , ha evidenziato una sostanziale tenuta dell economia varesina, che ha registrato una crescita delle unità locali e del numero degli addetti, come sintesi di un ridimensionamento del settore industriale e di una crescita del terziario. Gli addetti 3 hanno registrato un espansione di circa unità (+2%) e la ricomposizione tra settori produttivi ha portato ad un abbassamento del numero di occupati nell industria manifatturiera dal 54% al 44% del totale (a fronte di un calo medio dal 44 al 36% in Lombardia). Ciononostante il settore industriale continua a caratterizzare il tessuto produttivo di Varese, che si colloca al 10 in Italia per numero di occupati nell industria, mentre il terziario riscontra un incidenza minore rispetto alla media regionale. stud@assolombarda.it Tel. segreteria: Varese, Ville Ponti, 27 giugno L analisi si è avvalsa dei dati Istat dei Censimenti del 1991 e del Secondo quanto rilevato dall Istat, il numero assoluto di occupati in provincia di Varese era pari, nel 2004, a unità. Centro Studi Assolombarda 1
2 Il numero degli occupati nel settore industriale è calato nel decennio in considerazione del 17,6% ( ), e si è registrata una diminuzione nelle unità locali (-1.600). Il ridimensionamento del settore è stato accompagnato da una trasformazione nella composizione interna tra comparti: il tessile-abbigliamento e il metalmeccanico hanno registrato un calo consistente degli addetti, mentre una dinamica positiva si è registrata per la lavorazione della plastica che, nonostante il calo delle unità locali, ha incrementato il numero di occupati del 16%. Maggiori difficoltà emergono per le micro-imprese e per quelle che si occupano della sub-fornitura. La provincia di Varese ha conosciuto una crescita economica più bassa rispetto a quella di altre province lombarde (ad esempio Bergamo e Brescia), probabilmente per ragioni fisiologiche, anche a causa dei processi di ristrutturazione iniziati prima rispetto ad altre zone di più recente industrializzazione: la provincia varesina si troverebbe quindi in una fase di distruzione creatrice, in cui il mercato sta selezionando le imprese e le produzioni in grado di essere competitive. I processi di ristrutturazione hanno però effetti ritardati sulla produttività che, dai dati provvisori dell Istat per il , non sembra per il momento subirne le conseguenze. Nel triennio , inoltre, il valore aggiunto creato nella provincia è cresciuto ad un tasso medio annuo del 4,1% (contro l 1,6% di Milano), segno evidentemente di un rafforzamento di alcune nicchie produttive tecnologicamente avanzate. Dalla ricerca emerge quindi che Varese si trova a meta strada tra due tipologie di sviluppo connesse ai processi di ristrutturazione: uno sviluppo di tipo intensivo, che caratterizza ad esempio Milano, che porta ad una diminuzione del numero degli addetti e ad un innalzamento dei livelli di produttività; e uno di tipo estensivo, diffuso nelle altre province lombarde, in cui il numero degli addetti rimane stabile ma si registrano minor aumenti di produttività. In ultima analisi l industria varesina si trova a dover rispondere ad una sfida verso l eccellenza imposta dal mutato contesto economico globale, cui deve rispondere puntando sulla qualità dei prodotti, sostenendo i comparti con maggiore contenuto di tecnologia, rafforzando le imprese che hanno già raggiunto punte di eccellenza (ad es. aeronautica, meccanica, elettrodomestici, articoli elettrici per la casa), attribuendo un ruolo fondamentale alla ricerca e i servizi di trasporto, e avendo un occhio di riguardo per l intera filiera produttiva del tessile-abbigliamento che, seppur ridimensionato, costituisce da sempre un punto di forza del tessuto produttivo locale. Gli scenari previsti al 2015, infine, segnano un crescita dell 1,9% per l industria e del 2,5% per i servizi, con una conseguente ulteriore diminuzione del peso relativo del settore industriale sul totale dell economia (vedi Figura 1). Figura 1 - Evoluzione prospettica della quota del settore industriale per la provincia di Varese Fonte: previsioni del rapporto Trasformazioni e tendenze del mercato del lavoro in provincia di Varese, Centro Studi Assolombarda 2
3 2 Il mercato del lavoro Nel decennio , il mercato del lavoro della provincia di Varese ha registrato performance migliori rispetto alla media regionale, in particolare riguardo alla partecipazione femminile e a quella dei lavoratori anziani (55-64 anni); ciononostante, al 2003, i valori raggiunti dai rispettivi tassi di attività rimangano sotto la media UE15 (56,7% contro 61,3% nel caso delle donne, e 27,2% contro 40% nel caso degli anziani). Il rapporto sottolinea come, in un contesto caratterizzato da un progressivo invecchiamento della popolazione e da livelli di disoccupazione molto bassi, le donne e gli anziani costituiscano importanti bacini di manodopera interna che vanno potenziati e resi maggiormente attivi. Anche il tasso di occupazione ha registrato nel decennio di riferimento performance migliori della media regionale, pur rimanendo sotto gli obiettivi europei fissati a Lisbona nel 2000 (Figura 2). Nonostante il ridimensionamento del peso sull occupazione totale (dal 48% nel 1993 al 44% nel 2003), rimane la forte caratterizzazione manifatturiera dell occupazione varesina, che si qualifica anche per un innalzamento del livello di istruzione degli occupati; il terziario aumenta la propria incidenza, ma rimane comunque sotto la media regionale. L aumento di peso del lavoro non-standard coinvolge specialmente i giovani e le donne occupati nel terziario e si caratterizza per una minore involontarietà rispetto quanto registrato in Lombardo; sempre in confronto alle medie regionali, Varese registra anche un maggiore impiego del lavoro a termine (a causa dell intenso ricorso a contratti a causa mista), del lavoro parasubordinato, e del lavoro a tempo parziale. La provincia registra inoltre una bassa incidenza del lavoro sommerso, pari nel 2001 al 4% dell occupazione privata extra-agricola, e concentrato principalmente nel settore dei servizi alla persona e delle costruzioni. La più elevata presenza di stranieri comunitari e la crescente femminilizzazione dei flussi migratori caratterizzano l immigrazione nella provincia di Varese, che, con un valore pari al 3,1% della popolazione in età lavorativa, si colloca al quarto posto per intensità del fenomeno tra le province lombarde. L analisi del mismatch tra domanda e offerta di lavoro evidenzia una domanda di lavoro interessata soprattutto a figure legate al sistema manifatturiero, in particolare agli operai specializzati, a fronte di un offerta che, come detto, presenta livelli di istruzione in costante crescita (aumentano i laureati e le persone in possesso di qualifica professionale e di diploma). Dai dati Excelsior (2004) si ricava un 38% di figure professionali di difficile reperimento, e anche il reclutamento per gli immigrati risulta complicato. Figura 2 - Andamento del tasso di occupazione, Varese vs. Lombardia Centro Studi Assolombarda 3
4 La disoccupazione in provincia di Varese è dunque definibile come frizionale (con valori leggermente sopra al 3% nel 2003), in tendenziale riduzione soprattutto per la componente giovanile, in aumento per la fascia più istruita della forza lavoro e con un gender gap in crescita. Un interessante contributo della ricerca è stata l analisi effettuata sulla forza di lavoro attivabile, definita da coloro che non cercano lavoro ma che sono disposti ad accettarlo o che non hanno svolto una ricerca attiva nel mese precedente alla rilevazione (vedi Figura 3). La categoria dei lavoratori scoraggiati rappresenta il 7,9% della popolazione, sono prevalentemente donne oltre i trent anni, hanno un basso livello di istruzione e il 44% di loro ritiene che sia la famiglia il vincolo maggiore al loro inserimento nel mondo del lavoro. Figura 3 - Le forze di lavoro nella provincia di Varese - Quadro riassuntivo La lettura sociologica La ricerca si è poi servita di un terza fase in cui gli autori hanno cercato di interpretare le evidenze emerse dall analisi quantitativa del mercato del lavoro fornendone una lettura sociologica. I temi più rilevanti che sono stati sollevati riguardano: la terziarizzazione dell economia varesina, che sembra indicare una tendenza verso una maggiore autonomia dall area milanese e presenta elementi favorevoli alla trasformazione e allo sviluppo del settore manifatturiero; la crucialità del ruolo assunto dal capitale umano e dal capitale sociale per lo sviluppo della provincia e i rischi connessi al mismatch tra domanda e offerta di lavoro, ossia la mobilità della forza lavoro più istruita verso altre aree territoriali; la conseguente importanza assunta dal rapporto scuola-lavoro e la necessità ad essa collegata di adottare politiche di orientamento al lavoro verso gli ambiti produttivi e di rafforzare la formazione on the job; la necessità di attivare, formare e utilizzare quei bacini che possono creare occupazione, e in particolare le donne, gli anziani e i giovani; Centro Studi Assolombarda 4
5 il potenziamento delle attività di outplacement e ricollocazione di lavoratori in mobilità, per contrastare il calo dell occupazione della forza lavoro in età centrale; la mancanza di un forte legame di appartenenza dei giovani all area in cui vivono, che risulta essere particolarmente grave per l importanza che ricopre la presenza di un clima di fiducia interno in grado di rendere l area autonoma nell affrontare le sfide in atto. Documento: Ml_26_varese05 Centro Studi Assolombarda 5
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