I modelli di crescita all estero delle PMI: il caso del distretto empolese. Andrea Manuelli - manuelli@local-global.it

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1 I modelli di crescita all estero delle PMI: il caso del distretto empolese Andrea Manuelli - manuelli@local-global.it 1

2 RIFLESSIONI GENERALI 2

3 Internazionalizzazione e dimensione di impresa Tradizionalmente, la piccola dimensione rappresenta il principale limite per l internazionalizzazione dell impresa A livello mondiale la piccola impresa ha un ruolo abbastanza marginale negli scambi commerciali internazionali ed ancor di più nei flussi di investimento ed in quelli tecnologici Ma ci sono eccezioni; il caso italiano può infatti essere forse considerato la più importante eccezione nel panorama mondiale 3

4 La piccola impresa e l anomalia dell internazionalizzazione italiana Modello di internazionalizzazione singolare se comparato ad altri paesi (es. D, F, UK, USA, J, ecc.), ovvero fortemente basato sull export (internazionalizzazione commerciale) e poco sugli investimenti diretti esteri Ruolo centrale e trainante della PMI che, al contrario di altri paesi, in Italia rappresenta una fetta importante dell internazionalizzazione, una internazionalizzazione tuttavia prevalentemente orientata sul versante commerciale e poco su quello produttivo Alla base di questa grande ed unica capacità di esportazione della PMI italiana vi è infatti un modello industriale fortemente competitivo (distretto e/o cluster industriale), basato sulla concentrazione territoriale della produzione e su una catena del valore frammentata tra le varie imprese ma territorialmente circoscritta (ovvero non globalizzata) 4

5 RAPPORTO ASSOLUTO TRA EXPORT (1) E IDE (2) PER SETTORE - CONFRONTO TRA L ITALIA ED ALTRI PAESI INDUSTRIALIZZATI GERMANIA GIAPPONE USA ITALIA Alimentare, bevande e tabacco Tessile, cuoio, pelle ed abbigliamento Carta Chimica Carbone e petrolio Gomma Lav. Minerali non metallici Metalli Apparecchiature Meccaniche Apparecchiature Elettriche Veicoli a Motore Altri mezzi di trasporto Manufatti diversi Totale Fonte: United Nations (1986; 1988; 1994; 1995b); Cominotti and Mariotti (1997) (1) migliaia di US$ correnti (2) occupati nelle partecipate all estero 5

6 RAPPORTI EXPORT/IDE NEL 1986 E INDICE DEL VANTAGGIO COMPARATO RIVELATO - PER SETTORE - LOGARITMI NATURALI 5 RAPPORTO NORMALIZZATO EXPORT/IDE N AVI E FERROVIE ATTREZZATURE PER UFFICI APPARECCHI ELETTRICI CARTA LEGNO EDITORIA E STAMPA PRODOTTI IN PLASTICA VETRO y 3 = x R 2 = MANIFATTURE DIVERSE TESSILE ELETTRODOMESTICI PRODOTTI IN METALLO BEVANDE ABBIGLIAMENTO MECCANICA CUOIO, PELLETTERIA E CALZATURE LAVORAZIONE MINERALI N ON METALLIFERI ST RUM ENTI COMPONENTISTICA 0 ELETTRONICA E DI PRECISIONE MECCANICA TELECOMUNICAZIONI PER AUTO ALIMENTARE METALLI GOMMA -1 FILI E CAVI CHIMICA PRODOTTI PETROLIFERI AUTOVEICOLI INDICE DI SPECIALIZZAZIONE (RCA) -2 Fonte: Cominotti and Mariotti (1997), United Nations (1988) 6

7 La stagnazione del modello e le risposte al cambiamento Per cause sia esogene (Paesi emergenti dell Asia, nuove tecnologie, valuta forte, ecc.) che endogene (scarsa propensione all innovazione ed all investimento, invecchiamento della classe imprenditoriale, difficoltà nel passaggio generazionale, ecc.) i distretti e le PMI perdono la loro spinta di crescita, con un declino di competitività e di quote sul commercio mondiale Tra le risposte al cambiamento gli aggiustamenti sul modello di internazionalizzazione sono fondamentali, anche se talvolta contraddicono i punti di forza dello stesso modello industriale finora seguito (es. delocalizzare fasi produttive e interi cicli produttivi dal distretto ad aree con costi più bassi) In ogni caso le risposte non sono univoche ma differenziate nel variegato mondo delle PMI e dei distretti. 7

8 Internazionalizzazione produttiva Con l inizio degli anni 90 il fenomeno degli investimenti diretti esteri (ide) perde la sua episodicità ed acquista consistenza reale; si tratta di diverse centinaia di imprese, per lo più medie; la motivazione delocalizzativa più che di penetrazione di nuovi mercati prevale in queste operazioni, soprattuto per quanto riguarda i settori maturi e labour-intensive. Se si guarda ai dati sugli ide e sulle imprese partecipate all estero si arriva ad una fortissima sottostima della portata del fenomeno internazionalizzazione produttiva, e questo per vari motivi: 8

9 CRESCITA DELL IDE NEL PERIODO E RAPPORTI EXPORT/IDE NEL PER SETTORI - LOGARITMI NATURALI 4.00 Tasso di crescita composto dell'ide AUTOVEICOLI CHIMICA PRODOTTI PETROLIFERI 3.50 ALIMENTARE 3.00 ELETTRONICA E TELECOMUNICAZIONI 2.50 METALLI CARTA COMPONENTISTICA MECCANICA 2.00 PER AUTO 1.50 APPARECCHI ELETTRICI ABBIGLIAMENTO MECCANICA y = x R 2 = STRUMENTI DI PRECISIONE TESSILE LEGNO ELETTRO- DOMESTICI LAVORAZIONE MINERALI NON METALLIFERI PRODOTTI METALLICI PRODOTTI IN PLASTICA MANIFATTURE DIVERSE VETRO CUOIO, PELLETTERIA E CALZATURE EDITORIA E STAMPA NAVI E FERROVIE Rapporto normalizzato export/ide Fonte: Cominotti and Mariotti (1997), United Nations (1988) 9

10 Internazionalizzazione produttiva Scarsa visibilità (spesso voluta) delle operazioni di investimento all estero da parte delle PMI (soprattutto se implica una delocalizzazione); Intrecciarsi del fenomeno dell internazionalizzazione produttiva delle PMI italiane con quello dell imprenditorialità italiana all estero; Buona parte dell internazionalizzazione produttiva delle PMI (soprattutto delle piccole) avviene senza investimenti diretti esteri (ovvero attraverso forme di internazionalizzazione nonequity ), es. accordi produttivi, subfornitura e conto-terzismo internazionale (solo in parte evidenziata dal traffico di perfezionamento passivo), o anche attraverso accordi o semplici rapporti commerciali (es. importazione di semilavorati) 10

11 Le diverse modalità di internazionalizzazione Grado di controllo Scelte di investimento diretto Scelte di partnership Filiale al 100% Joint venture controllata Partecipazione di minoranza Accordi di trasferimento di tecnologie e know-how Joint venture paritaria Joint venture minoritaria Traffico di perfezionamento passivo Subfornitura internazionale Accordi commerciali (agenti / concessionari / distributori) Import / export Internazionalizzazione mercantile Grado di internazionalizzazione 11

12 Internazionalizzazione commerciale Agire su questo asse è probabilmente la via più promettente di risposta per le piccole imprese; per queste, infatti, un modello più evoluto ed articolato di internazionalizzazione, che integri e comprenda anche l ambito produttivo e che abbia respiro strategico andando oltre la mera delocalizzazione, risulta molto difficile da implementare e da sostenere nel lungo termine Alcuni miglioramenti e mutamenti organizzativi dell attuale modello di internazionalizzazione commerciale sono possibili e possono aiutare molto le PMI nella difesa delle loro posizioni o anche nella ripresa della crescita 12

13 Internazionalizzazione commerciale Tali miglioramenti nell organizzazione dell area commerciale richiedono tuttavia investimenti, aumenti nei costi di esercizio ed impegno di risorse umane ed organizzative, si ripagano oltre una certa soglia dimensionale; pertanto rimane comunque un certo pessimismo che un modello più efficiente di internazionalizzazione commerciale possa significativamente aiutare le micro-imprese (es. imprese artigiane) la cui capacità di penetrare i mercati esteri si è sempre ed esclusivamente basata sulla competitività dei propri prodotti, più che sull efficienza/efficacia della propria gestione commerciale e rete distributiva (spesso inesistente). 13

14 IL CASO DELLE PMI EMPOLESI (fonte: Progetto Innovazione) 14

15 Le aziende interpellate: i prodotti, le risorse umane 15

16 l export nonostante le dimensioni Forte propensione all export Volumi d affari che non superano i 5 Mil di di fatturato 16

17 L internazionalizzazione: le scelte del circondario empolese-valdelsa Rapporti commerciali, accordi commerciali e investimento diretto estero 17

18 L internazionalizzazione: le scelte del circondario empolese-valdelsa Nessun modello è privilegiato ma cresce la presenza diretta sui mercati attraverso show rooms e negozi propri (4 imprese) I VANTAGGI Accesso facilitato a informazioni su bisogni e preferenze della domanda locale Possibilità di adeguare i prodotti alle esigenze del mercato locale e aumentare il livello di servizio Valorizzazione del marchio GLI SVANTAGGI Elevati costi di avviamento e mantenimento Problemi con importatori locali 18

19 L internazionalizzazione: le scelte del circondario empolese-valdelsa agenti Numerosi i rapporti di agenzia (imprese con agenti plurimandatari) I VANTAGGI GLI SVANTAGGI Limitato investimento iniziale e costi strettamante variabili L agente conosce bene il mercato di sbocco Forte motivazione dell agente (se non vende non guadagna) Contatto indiretto con il mercato Difficoltà di controllo e pericolo di impatto negativo sull immagine aziendale L agente plurimandatario tende a seguire solo i prodotti per lui più remunerativi 19

20 L internazionalizzazione: le scelte del circondario empolese-valdelsa Forte è il ricorso a buyers (8 imprese) e importatori (6 imprese) I VANTAGGI GLI SVANTAGGI Scarso investimento L importatore/ importatore/buyer conosce bene il mercato di sbocco Limitata struttura di vendita Contatto indiretto con il mercato Difficoltà di controllo e pericolo di impatto negativo sull immagine aziendale Riduzione dei margini di profitto 20

21 Strategie di vendita La fiera come strumento di vendita 99 imprese su 10 vi partecipano Una partecipazione massiccia ma in alcuni casi selettiva Obiettivi: non solo vendere ma anche promuoversi Il commercio on line (B2C) business Il to consumer Una strada percorsa da pochi, non una strada per tutti 21

22 Le e due facce della realtà consortile Abbigliamento Il 75 % delle imprese considerate ne fa parte Partecipazione più legata ai costi piuttosto che ai vantaggi Ceramica e vetro-cristalleria 55 imprese su 6 ne fanno parte (tutte quelle del settore vetro-cristallo) Partecipazione legata alle opportunità/servizi offerti 22

23 Le professionalità coinvolte nelle relazioni con l estero Interne (ma solo 2 imprese hanno un vero e proprio direttore commerciale) Il responsabile delle relazioni estere è spesso il titolare e/o ricopre altri ruoli in azienda (vantaggiolimite) Formazione formale fuori dell azienda, una forte componente on the job 4 imprese utilizzano consulenze esterne, principalmente per politiche commerciali e di promozione 23

24 ABBIGLIAMENTO Alcune considerazioni Le imprese del comparto soffrono di maggiore pessimismo e non riescono a mutare le strategie del passato Le nuove strategie basate sulla triade posizionamento strategico, promozione e commercializzazione sono considerate troppo costose 24

25 Alcune considerazioni VETRO-CRISTALLO E CERAMICA Le imprese del comparto sembrano più reattive all attuale fase congiunturale Utilizzano o sono interessate a nuove strategie o iniziative(es., manifestazioni collettive, valorizzazione dell immagine-marchio locale, ecc.) Le problematiche provengono dalla scarsa cooperazione tra imprenditori anche facenti parte dei consorzi 25

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