Bergamo, 6 giugno Misurare e gestire il rischio di credito: lo stato dell'arte e le implicazioni delle nuove normative

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1 Bergamo, 6 giugno 2002 Misurare e gestire il rischio di credito: lo stato dell'arte e le implicazioni delle nuove normative Pierpaolo Grippa Banca d Italia Misurare e gestire il rischio di credito: lo stato dell'arte e le implicazioni delle nuove normative Rischio di credito e ciclo creditizio Regolamentazione bancaria Evoluzione dell operatività Evoluzione delle metodologie Evoluzione della regolamentazione Nuovo Accordo sul Capitale Implicazioni per il sistema creditizio e per l economia

2 Rischio di credito e ciclo creditizio Ciclo economico e ciclo creditizio l'aumento delle insolvenze, che si osserva di solito durante le fasi recessive, è generalmente l'effetto differito di un'assunzione eccessiva di rischi avvenuta durante la fase espansiva, dovuta, fra l'altro, a: eccessivo ottimismo degli investitori e degli intermediari, rilassamento delle condizioni per la concessione di credito, mispricing dei prestiti (applicazione di tassi insufficienti a coprire le perdite attese e a remunerare adeguatamente il rischio), valutazione imprudente dei collateral Rischio di credito e ciclo creditizio L esperienza italiana nella prima metà degli anni 90 esplosione degli impieghi fino alla prima metà del 92 debolezza congiunturale dal 1990 attacchi speculativi dell estate 92 e uscita dallo SME peggioramento delle aspettative recessione ( )

3 Rischio di credito e ciclo creditizio 4% 3% 2% 1% 0% -1% -2% -3% % 20% 15% 10% 5% -4% ciclo var % impieghi residenti 0% Rischio di credito e ciclo creditizio L andamento degli impieghi nel L emergere del problema sofferenze Gli impatti sui conti economici delle banche

4 Rischio di credito e ciclo creditizio Prime 20 banche: composizione del portafoglio crediti a imprese Simulazione dinamica - Qualità del portafoglio per classe di rischio CeBi 100% 80% % imprese 60% 40% 20% investment grade speculative grade % Anno Rischio di credito e ciclo creditizio Prime 20 Simulazione banche: composizione dinamica: del qualità portafoglio del portafoglio crediti a imprese per classe di rischio CeBi 100% % crediti 80% 60% 40% 20% investment grade speculative grade %

5 Rischio di credito e ciclo creditizio Variazione Prime 20 banche: degli tasso impieghi di crescita alle imprese dei crediti alle del imprese campione per categoria di rischio 25% 20% Var. % investment grade Var. % speculative PIL 15% 10% 5% 0% -5% % Rischio di credito e ciclo creditizio -4% -3% -2% -1% 0% 1% 2% 3% Ciclo economico (scostamento del PIL dal suo valore tendenziale) e tasso di decadimento dei prestiti % 4.00% 3.50% 3.00% 2.50% 2.00% 1.50% 4% ciclo tasso di decadimento 1.00%

6 Rischio di credito e ciclo creditizio 5% Rettifiche, riprese di valore e accantonamenti su crediti in % del risultato di gestione e tasso di decadimento dei prestiti 60% 4% 50% 3% 2% 1% 40% 30% 20% 10% rettifiche (in % del ris. gestione) tasso di decadimento 0% % Rischio di credito e ciclo creditizio Posizioni in sofferenza chiuse nel corso del 1999: distribuzione per anno di passaggio a sofferenza N posizioni ANNO

7 Regolamentazione bancaria Le ragioni della regolamentazione Rientra nei compiti dell imprenditore bancario il presidio dei rischi che la banca affronta Alla Vigilanza spetta verificare che: vi sia consapevolezza dei rischi assunti: comprensione capacità di misurare visione prospettica vi siano regole certificate e documentabili per l assunzione dei rischi vi siano risorse tecniche e professionali adeguate per la misurazione dei rischi e per la loro gestione attiva vi sia una dotazione patrimoniale adeguata per sostenere le eventuali perdite Regolamentazione bancaria L Accordo sul Capitale (1988) Obiettivi: rafforzamento della base patrimoniale delle banche garantire una maggiore stabilità al sistema finanziario internazionale raggiungimento di un grado minimo di armonizzazione fra le regole sui requisiti patrimoniali applicate alle banche nei diversi paesi industrializzati ( level playing field ) ridurre le differenze nelle "regole del gioco"

8 Regolamentazione bancaria L Accordo sul Capitale (1988) Ponderazioni dell attivo 0% Cassa Esposizione verso governi e banche centrali OCSE 20% Esposizione verso enti pubblici di paesi OCSE Esposizione verso banche dei paesi OCSE 50% Crediti ipotecari verso privati a fini abitativi (mutui) 100% Restanti esposizioni (crediti verso privati) Il requisito patrimoniale è pari all 8% delle attività ponderate per il rischio Evoluzione dell operatività Anni 90 Innovazione finanziaria Ulteriore sviluppo degli strumenti derivati Nascita del mercato dei derivati creditizi Diffusione in Europa delle cartolarizzazioni Instabilità dei mercati Rischio-paese (Messico, Sud-Est Asiatico, Russia, Argentina) Crisi di singoli intermediari, talora con potenziale impatto sistemico (Barings, LTCM, Enron)

9 Evoluzione dell operatività Innovazione finanziaria 50,000 Crescita del mercato degli Interest Rate Derivatives (nozionale in miliardi di $) 40,000 30,000 20,000 10, Fonte: JP Morgan Evoluzione dell operatività Innovazione finanziaria 2,000 Crescita del mercato dei Credit Derivatives (nozionale in miliardi di $) 1,500 1, Fonte: JP Morgan

10 Evoluzione dell operatività Innovazione finanziaria Le cartolarizzazioni con rating Moody s nel mondo Evoluzione dell operatività Innovazione finanziaria Le cartolarizzazioni con rating Moody s in Europa

11 Evoluzione dell operatività Instabilità dei mercati L evoluzione dei mercati finanziari negli ultimi 30 anni ha messo chiaramente in luce quanto l instabilità sia endemica e richieda di essere gestita Le risposte a questa esigenza sono arrivate in gran parte dagli stessi mercati, in cui si sono via via affermati nuovi strumenti per la trasformazione, il riassemblamento ed il trasferimento dei rischi e operatori capaci di confezionarli Pre-requisito essenziale di tale attività è la capacità di conoscere i rischi e di misurarli La misurabilità dei rischi ha ricevuto un impulso formidabile dal notevole progresso dei modelli teorici e dalla disponibilità crescente di potenza elaborativa e trasmissiva Evoluzione delle metodologie Rischi di mercato Dalle semplici misure di sensitività permettono di determinare la reazione degli strumenti finanziari alle variazioni dei fattori di rischio non danno un peso probabilistico agli scenari ipotizzati ai modelli di Valore A Rischio (VaR) calcolano la distribuzione di probabilità delle perdite permettono di impostare su basi più solide la capital allocation, la fissazione dei limiti, la misurazione delle performance I modelli VaR sono stati resi popolari da J.P. Morgan con la pubblicazione, nel 1994, della metodologia RiskMetrics

12 Evoluzione delle metodologie I modelli VaR Il Value at Risk (VaR) è una misura sintetica del rischio cui è esposto un portafoglio di attività finanziarie per effetto delle possibili oscillazioni di variabili finanziarie rilevanti (fattori di rischio) quali tassi d interesse, tassi di cambio, indici azionari, ecc. L output del VaR è un numero: l importo che un dato portafoglio è verosimile possa perdere in un certo arco di tempo ad un dato livello di confidenza (massima perdita potenziale); ad esempio se il livello di confidenza è 1% e l arco di tempo è 1 giorno, ci si aspetta che, mediamente, le perdite effettive del portafoglio superino il livello indicato dal VaR solo un giorno ogni 100 Evoluzione delle metodologie La logica dei modelli VaR 5% µ σ µ+σ -3,30-1,65 0 1,65 3,30

13 Evoluzione delle metodologie Evoluzione della regolamentazione Requisiti patrimoniali sui rischi di mercato Con l emendamento del 1996 all Accordo sul Capitale vengono introdotti requisiti patrimoniali a fronte dei rischi di tasso, di cambio e azionario del portafoglio di negoziazione delle banche Per la prima volta viene anche data alle banche la possibilità di calcolare gli assorbimenti patrimoniali sulla base dei propri modelli interni (basati essenzialmente sul VaR), subordinatamente alla validazione da parte delle autorità di vigilanza è un profondo cambiamento delle regole e dello stile della vigilanza

14 Evoluzione dell operatività Rischi di credito I limiti della normativa del 1988 sui rischi di credito... mancata gradazione dei coefficienti di ponderazione in relazione all'effettiva rischiosità del prenditore invariabilità dei coefficienti rispetto alle mutevoli condizioni economiche assenza di un chiaro e ben definito quadro teorico di riferimento. vengono sfruttati dagli operatori per minimizzare gli assorbimenti patrimoniali (c.d. arbitraggio regolamentare ): le banche sono incentivate a cedere (ad es. mediante cartolarizzazioni) le posizioni meno rischiose (per le quali il requisito patrimoniale sovrastima il rischio) e ad assumere quelle più rischiose (per le quali è richiesto un assorbimento patrimoniale relativamente contenuto) Evoluzione delle metodologie Rischi di credito Dalla gestione del credito di tipo tradizionale... valutazioni del merito creditizio dicotomiche basate su processi valutativi poco formalizzati, poco quantitativi, poco standardizzati peso rilevante agli aspetti patrimoniali ad una gestione basata sulla misurazione del rischio... si diffondono i sistemi di rating interni vengono sviluppati i modelli di portafoglio (VaR) per il rischio di credito: CreditMetrics (J.P. Morgan) CreditRisk+ (Credit Suisse) CreditPortfolioView (McKinsey) Portfolio Manager (KMV)

15 Evoluzione delle metodologie I modelli di CreditVaR Misurano la distribuzione di probabilità delle perdite che un portafoglio di attività può generare entro un dato orizzonte temporale ( metrica comune al VaR per i rischi di mercato) Utilizzi: calcolo del capitale a rischio complessivo calcolo del capitale a rischio per singole posizioni e/o sottoportafogli accantonamenti/svalutazioni allocazione del capitale pricing limiti operativi misurazione della performance aggiustata per il rischio Evoluzione delle metodologie Distribuzione di probabilità delle perdite ad un anno sul portafoglio crediti di una banca 3,50% 3,00% perdita attesa 2,50% 2,00% 1,50 perdita inattesa 95 perc. 1,00 0,50% 5% 0,00% mln. euro

16 Evoluzione delle metodologie Gli ingredienti dei modelli CreditVaR Per calcolare la perdita attesa del portafoglio è sufficiente conoscere la perdita attesa di ciascuna posizione: N Eloss = Eloss [ P] [ i] i= 1 Per calcolare la perdita attesa di ogni posizione occorre: Valore (nominale o di mercato) del prestito (V) Scadenza del prestito (T) Rating della controparte Probabilità di default (collegata al rating) (PD) Tasso di esposizione al default (EAD) Tasso di perdita in caso di default (LGD) Evoluzione delle metodologie Gli ingredienti dei modelli CreditVaR Per calcolare la perdita inattesa del portafoglio non è sufficiente conoscere la perdita inattesa di ciascuna posizione Per calcolare la perdita inattesa del portafoglio (da cui poi ricavare quelle individuali) è necessario conoscere: V, T, rating, LGD, EAD e flussi di cassa di ogni posizione PD (a seconda del rating) e sua volatilità volatilità di LGD e EAD per ogni posizione granularità del portafoglio (concentrazione su singoli nomi) diversificazione del portafoglio (concentrazione per settori/aree)

17 Evoluzione delle metodologie Gli ingredienti dei modelli CreditVaR LGD caratteristica del debitore e dell operazione Scadenza e flussi caratteristica dell operazione Rating caratteristica del debitore EAD caratteristica dell operazione Probabilità di default Diversificazione correlazione della posizione con il restodel portafoglio Granularità dimensione relativa della posizione rispetto al portafoglio perdita inattesa Evoluzione delle metodologie Gli ingredienti dei modelli CreditVaR Definizione di rating: classificazione, su scala ordinale, del merito di credito di un soggetto affidato o da affidare, sulla base di tutte le informazioni ragionevolmente accessibili

18 Evoluzione delle metodologie Gli ingredienti dei modelli CreditVaR Definizione di sistema di rating insieme strutturato e documentabile di metodologie e processi organizzativi che permettono la classificazione su scala ordinale del merito di credito di un soggetto e che quindi consentono la ripartizione di tutta la clientela in classi differenziate di rischiosità, a cui corrispondono cioè diverse probabilità di insolvenza Evoluzione delle metodologie Gli ingredienti dei modelli CreditVaR Definizione di Probability of Default (PD) stima della probabilità che un debitore non insolvente lo diventi entro un certo orizzonte temporale (tipicamente un anno) in genere viene stimata mediante la frequenza storicamente osservata di default per ogni classe di rating, in rapporto al numero di soggetti non insolventi all inizio del periodo

19 Evoluzione delle metodologie Gli ingredienti dei modelli CreditVaR Definizione di Loss Given Default (LGD) stima della quota non recuperabile di un prestito ad un soggetto divenuto insolvente tipicamente dipende da: grado di subordinazione della posizione patrimonio del debitore garanzie giurisdizione competente procedura di recupero attivata Evoluzione delle metodologie Gli ingredienti dei modelli CreditVaR Tempo t Tempo t+1 Definizione di Exposure At Default (EAD) per le posizioni ad andamento dinamico incerto (ad es. margini disponibili su linee di credito), è la stima di quale potrebbe essere l aumento dell esposizione in caso di default del debitore, ad una certa distanza di tempo dal default (tipicamente un anno)

20 Evoluzione delle metodologie Confronto fra gli assorbimenti patrimoniali del vecchio Accordo e quelli che potrebbero essere generati da un modello interno 35% 30% 25% Modello interno 20% 15% 8% APR 10% 5% 0% AAA AA+ AA AA- A+ A A- BBB+ BBB BBB- BB+ BB BB- B+ B B- CCC+ CCC Classe di rating "Vecchio" standard Evoluzione delle metodologie Utilizzi dei modelli CreditVaR A livello di portafoglio contributo al rischio dei vari settori/aree/segmenti di portafoglio grado di diversificazione raggiunto e potenziale di diversificazione raggiungibile accantonamenti pianificazione A livello di singola posizione calcolo del capitale assorbito fissazione di limiti VaR pricing misurazione delle performance aggiustate per il rischio

21 Evoluzione delle metodologie Utilizzi dei modelli CreditVaR: il pricing dei prestiti Il tasso di interesse applicato al cliente deve coprire: costo della provvista costi operativi di gestione della posizione perdita attesa premio per il rischio Il premio per il rischio può essere calcolato tenendo conto di: capitale assorbito dalla posizione (e quindi ammontare di risorse degli azionisti dedicate ) remunerazione richiesta dagli azionisti (o ROE obiettivo della banca) tasso applicato Evoluzione delle metodologie Utilizzi dei modelli CreditVaR: il pricing dei prestiti Il rischio di selezione avversa Banca X Banca Y - rischiosa clientela + rischiosa

22 Nuovo Accordo sul Capitale La revisione dell Accordo sul Capitale (Basilea II) A giugno 1999 viene pubblicato un primo documento di consultazione La revisione non riguarda né la definizione di capitale, né i requisiti sui rischi di mercato Viene proposta una riformulazione dell impianto regolamentare: Tre pilastri : requisiti patrimoniali minimi processo di controllo prudenziale requisiti di informazione al pubblico Introduzione di un requisito minimo per i rischi operativi Modifica dei requisiti sui rischi creditizi Nuovo Accordo sul Capitale La revisione dell Accordo sul Capitale (Basilea II) Rischi di credito Pur rappresentando concettualmente la risposta più soddisfacente alle carenze del vecchio Accordo, i modelli di portafoglio non sono stati presi in considerazione per: problemi di reperibilità e affidabilità dei dati di input (specialmente le correlazioni) difficoltà di individuare una soddisfacente modalità di validazione e di verifica delle performance dei modelli (il backtesting non è utilizzabile per i rischi di credito)

23 Nuovo Accordo sul Capitale La revisione dell Accordo sul Capitale (Basilea II) Rischi di credito La soluzione individuata dal Comitato consiste di: un metodo standard modificato rispetto a quello attuale un approccio basato sui sistemi di rating interni delle banche, a sua volta composto di: un metodo di base ( foundation ) un metodo avanzato ( advanced ) Nuovo Accordo sul Capitale La revisione dell Accordo sul Capitale (Basilea II) Requisiti patrimoniali minimi Approccio "standard" Approccio "internal ratings" "Foundation" "Advanced"

24 Nuovo Accordo sul Capitale La revisione dell Accordo sul Capitale (Basilea II) PARAMETRI Regolamentari Aziendali Probabilità di insolvenza (PD) X (F, A) Esposizione in caso di insolvenza (EAD) X (F) X (A) Tasso di perdita in caso di insolvenza (LGD) X (F) X (A) Ponderazioni ( risk weights ) X (F, A) Correzione per durata X (F) X (A) Correzione per concentrazione X (F, A) (F) = Foundation approach, (A) = Advanced approach Nuovo Accordo sul Capitale La revisione dell Accordo sul Capitale (Basilea II) A seguito dei commenti ricevuti al primo documento di consultazione, il Comitato pubblica a gennaio 2001 un secondo insieme di documenti per la consultazione, in cui le proposte si fanno molto più concrete Vengono modificate le ponderazioni del metodo standard, basate sui rating esterni Viene proposta una curva dei pesi da applicare ai portafogli corporate e retail nell ambito del metodo rating interni

25 Nuovo Accordo sul Capitale La revisione dell Accordo sul Capitale (Basilea II) 50% 40% 30% 20% 10% 0% AAA AA+ AA A+ A A- BBB+ BBB BB+ BB AA- BBB- BB- B+ B B- CCC IRB (gennaio 2001) Vecchio standard Nuovo standard Nuovo Accordo sul Capitale La revisione dell Accordo sul Capitale (Basilea II) Le ponderazioni proposte dal Comitato per il portafoglio corporate vengono criticate per due motivi fondamentali: il grado di correlazione di ogni posizione con il resto del portafoglio è fissato ad un livello unico, sostanzialmente in linea con l evidenza empirica delle grandi imprese USA: quel livello è considerato troppo penalizzante per le PMI i requisiti mostrano un escursione troppo accentuata dalla categoria meno rischiosa a quella più rischiosa (dell ordine di 1 a 50): in caso di peggioramento congiunturale, con deterioramento del merito creditizio della clientela, la pressione sul patrimonio delle potrebbe diventare pericolosa

26 Nuovo Accordo sul Capitale La revisione dell Accordo sul Capitale (Basilea II) A novembre 2001, nell ambito di uno studio di impatto delle nuove regole in cui erano coinvolte le maggiori banche internazionali (comprese alcune italiane), il Comitato introduce due ipotesi di modifica: un grado di correlazione calante al crescere della PD (affronta il problema delle PMI solo nella misura in cui queste sono mediamente più rischiose) un escursione più contenuta dei requisiti (dell ordine di 1 a 30) fra la categoria meno rischiosa e quella più rischiosa Nuovo Accordo sul Capitale La revisione dell Accordo sul Capitale (Basilea II) 50% 40% 30% 20% 10% 0% AAA AA+ AA AA- A+ A A- BBB+ BBB BBB- BB+ BB BB- B+ B IRB (gennaio 2001) IRB (novembre 2001) Vecchio standard Nuovo standard B- CCC

27 Implicazioni per il sistema creditizio e per l economia Il trattamento dei crediti alle PMI La prociclicità La definizione di default La familiarizzazione delle banche e della clientela con i rating Nuovo Accordo sul Capitale Il trattamento dei crediti alle PMI La soluzione proposta a novembre 2001 affronta solo indirettamente il problema della penalizzazione delle PMI Si sta lavorando, anche con il supporto degli studi condotti d alcune grandi banche italiane, ad un ipotesi di modifica delle regole per le ponderazioni: la considerazione esplicita della dimensione dell impresa affidata nella determinazione delle ponderazioni a parità di PD, i crediti alle imprese più piccole comporterebbero un assorbimento patrimoniale inferiore

28 Nuovo Accordo sul Capitale La prociclicità Le autorità di vigilanza si domandano se e in che misura la regolamentazione prudenziale tenda ad amplificare le diverse fasi del ciclo economico e finanziario Per valutare questo rischio sono state condotte delle simulazioni di impatto, osservando quale effetto avrebbero avuto le nuove regole sui requisiti patrimoniali se fossero state applicate nel passato Nuovo Accordo sul Capitale La prociclicità Requisiti patrimoniali: simulazione dinamica R e q u i s i t i 8.00% 7.00% 6.00% Documento di gennaio 2001 Nuova proposta (novembre 2001) 5.00%

29 Implicazioni per il sistema creditizio e per l economia La prociclicità manifestazione e assunzione dei rischi l evidenza empirica mostra chiaramente una tendenza dei rischi ad aumentare nelle fasi recessive tuttavia ciò che si osserva nelle fasi recessive è la manifestazione di rischi che, verosimilmente, sono stati assunti in precedenti fasi del ciclo economico nelle fasi espansive, difatti, si osserva un generale rilassamento delle condizioni per la concessione di perstiti nell attuale regolamentazione (requisito dell 8% per tutti, escluse banche e governi) non è insito alcun mecanismo che contrasti questa tendenza Implicazioni per il sistema creditizio e per l economia La prociclicità effetti della regolamentazione proposta è innegabile (e inevitabile) che una regolamentazione più sensibile al rischio porti con sè un certo grado di prociclicità tuttavia, all effetto temporale (aumento della sensibilità al ciclo economico) se ne accompagna uno sezionale : la maggiore sensibilità delle regole ai rischi effettivi costituisce un incentivo ad una più attenta selezione dei progetti da finanziare se migliora la selezione del credito nelle fasi di crescita, tenderà a ridursi l assunzione di rischi eccessivi e la loro manifestazione nelle fasi successive

30 Implicazioni per il sistema creditizio e per l economia La prociclicità come smussare la (potenziale) prociclicità: migliorare la capacità previsiva dei sistemi di rating interni mediante la considerazione, oltre che dei dati storici, di dati previsionali (posizione competitiva di un impresa nel settore di appartenenza, evoluzione attesa del settore, ecc.) incentivare la capacità di di individuare gli effetti di andamenti avversi del quadro economico generale sul portafoglio crediti, quantomeno mediante prove di stress adattare maggiormente gli accantonamenti alla media di lungo periodo dei tassi di perdita (fattore stabilizzatore:i fondi accumulati in fasi di relativa solidità finanziaria permettono di assorbire le perdite nelle fasi critiche ) Implicazioni per il sistema creditizio e per l economia La definizione di default L introduzione di un impianto regolamentare che si basa fortemente sulle probabilità di default stimate internamente dalle banche richiede, ovviamente, un armonizzazione internazionale della definizione di default La questione è ancora dibattuta in seno al Comitato, ma quasi sicuramente fra i criteri definitori rientrerà (come nei documenti di consultazione già pubblicati) il mancato pagamento (e lo sconfinamento persistente) per un numero di giorni compreso fra 90 e 180

31 Implicazioni per il sistema creditizio e per l economia La definizione di default In Italia mancati pagamenti e sconfinamenti per periodi lunghi non sono infrequenti e non sempre sono il sintomo di una situazione di reale difficoltà finanziaria del debitore Ma il caso italiano è abbastanza atipico a livello internazionale se anche venisse accordato un periodo transitorio per tenere conto della nostra particolarità, a regime le banche italiane dovrebbero comunque adottare in pieno la definizione armonizzata Implicazioni per il sistema creditizio e per l economia La definizione di default Il passaggio alla situazione a regime richiederà un cambiamento verso prassi di pagamento più rigorose per tutto il sistema Le banche dovranno trovare la maniera più efficace per rendere partecipe di tale cambiamento la propria clientela ma dovranno anche prevedere reazioni severe nei confronti dei clienti che non si adegueranno alle nuove regole di pagamento

32 Implicazioni per il sistema creditizio e per l economia La familiarizzazione con i rating L introduzione di un sistema di rating comporta un grande cambiamento culturale, che interessa trasversalmente tutta la banca Anche le relazioni con la clientela risentiranno di questa evoluzione Nel medio-lungo periodo le imprese dovranno abituarsi all idea di collaborare con le banche alla formulazione di un giudizio sul proprio merito di credito: se non è vissuta come una minaccia, l assegnazione di un rating può rivelarsi una preziosa opportunità

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