L OSSERVAZIONE DEL GIOCO NELLA SCUOLA D INFANZIA: UNA TECNICA DI OSSERVAZIONE DEL GIOCO SPONTANEO.
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1 FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE Corso di Laurea in Scienze dell Educazione PROVA FINALE L OSSERVAZIONE DEL GIOCO NELLA SCUOLA D INFANZIA: UNA TECNICA DI OSSERVAZIONE DEL GIOCO SPONTANEO. LAUREANDA RELATORE Martina Zancai Prof. Pizzi Marco Anno Accademico
2 INTRODUZIONE Un bambino che non gioca non è un bambino. (Pablo Neruda) Il più delle volte non diamo alle azioni più banali l importanza che meritano perché le diamo per scontate e non ci soffermiamo a chiederci il perché avvengano. Dobbiamo imparare a pensare che nulla è scontato, nemmeno il gioco di un bambino. Questa citazione sicuramente racchiude in sé tutta l essenza del mio elaborato. Proprio partendo da questo pensiero ho voluto analizzare quali siano le caratteristiche che fanno si che il gioco sia uno strumento così indispensabile per un corretto sviluppo del bambino. Nel primo capitolo tratterò tre tra i più importanti teorici della psicologia: Piaget, Vygotskij e Winnicott, con una particolare attenzione alle diverse peculiarità che attribuiscono al gioco nello sviluppo del bambino. Piaget analizza il gioco sostanzialmente come indicatore delle diverse fasi dello sviluppo del bambino e come mezzo per la costruzione di schemi mentali. Vygotskij invece ne sottolinea l importanza come elemento di congiunzione tra individuo ed ambiente, poiché il bambino nel suo gioco e nel suo apprendimento è influenzato dalla società e dal suo ambiente di origine. L ambiente poi influisce sull apprendimento e, di conseguenza anche sullo sviluppo, nell incontro con l altro: è proprio da questo incontro che si verrà a creare quella zona di sviluppo prossimale che permetterà al bambino, tramite la guida di persone più esperte di lui, di crescere ed imparare cose nuove. Infine viene presentata la visione di un altro importante autore, Winnicott che conferisce al gioco il potere di diventare qualcosa di altro, di più 3
3 profondo: Winnicott parla infatti di giocattoli come oggetti transizionali, capaci di aiutare il bambino a superare le sue ansie e frustrazioni. È proprio dal concetto di oggetto transizionale che il gioco diventa qualsiasi cosa di cui il bambino abbia bisogno. Infine, verranno esposte le sei caratteristiche che compongono il gioco visto attraverso gli occhi della psicologia. Nel secondo capitolo analizzerò come il gioco sia fondamentale per lo sviluppo del bambino, con espliciti riferimenti ai teorici trattati nel primo capitolo, ed in particolare, come contribuisca allo sviluppo affettivo, cognitivo e sociale del bambino stesso, nonché quali tipologie di gioco contribuiscono allo sviluppo di queste tre aree. Verrà poi evidenziata la differenza esistente tra l esplorazione ed il gioco del bambino, due momenti estremamente importanti nello sviluppo ma molto diversi tra di loro. Successivamente, procedendo a pari passo con lo sviluppo del bambino, verranno affrontate due modalità di gioco: il gioco simbolico ed il gioco con regole. Entrambi rappresentano due momenti fondamentali nello sviluppo del bambino, il primo perché indica il momento in cui il bambino si libera dai vincoli funzionali degli oggetti stessi e soprattutto nel corso del quale inizierà a manifestarsi il gioco del far finta di tramite cui il bambino può diventare chiunque voglia e ogni posto in cui gioca si può facilmente trasformare, con la sua immaginazione, in qualcos altro. Il gioco simbolico inoltre porta con se le prime forme di volontà di giocare insieme all altro e, di conseguenza, di relazione con l altro. Queste relazioni con l altro, che iniziano nel gioco simbolico, continuano e si fanno via via sempre più complesse nel gioco con regole. Questa tipologia di gioco non è più libera come la precedente ma ha delle regole alla base che il bambino deve seguire e rispettare e, inoltre, a differenza di tutte le altre 4
4 tipologie di gioco, il gioco con regole persegue uno scopo ben definito fin dall inizio: competere per vincere. Nel terzo capitolo farò riferimento alle differenze di genere nel gioco ed in particolare come e con cosa preferiscano giocare i bambini piuttosto che le bambine e come questi diversi modi di giocare e di intendere il gioco possano portare alla segregazione di genere. Nell ultimo capitolo, infine, verranno trattate le diverse tecniche osservative impiegate nello studio dei comportamenti infantili. Ho deciso di trattare queste tecniche come base teorica di partenza per esporre l osservazione che ho direttamente eseguito presso un asilo nido, con la pubblicazione dei dati relativi alle modalità di gioco dei bambini con età compresa tra i 15 ed i 36 mesi. La mia osservazione ha avuto come scopo quello di analizzare le diverse tipologie di gioco simbolico e non simbolico che possono essere utilizzate dai bambini in situazioni di gioco libero nonché il loro grado di sofisticazione. In relazione anche a quanto ho potuto osservare presso la scuola d infanzia mi sono interessata ad approfondire il rapporto esistente tra la scuola e la famiglia, i punti di forza che presenta e le criticità che molte volte ci si trova ad affrontare per mantenere questa cooperazione la più serena e costruttiva possibile. Infine, sempre grazie alla mia esperienza diretta, andrò ad analizzare il ruolo dell educatore, un ruolo fondamentale ma impegnativo e non privo di difficoltà. 5
5 CAPITOLO I. L APPROCCIO PSICOLOGICO AL GIOCO I bambini, nel corso della loro infanzia, passano gran parte del loro tempo giocando e non potrebbe essere altrimenti. Questa frase potrebbe sembrare scontata, ma è necessario sottolinearne l importanza. Il gioco, infatti, potrebbe darci l impressione di essere un attività semplice e banale invece, al contrario, riveste un ruolo fondamentale nello sviluppo del bambino e nella formazione della sua personalità: è lo strumento attraverso cui imparerà a conoscere e relazionarsi con il mondo che lo circonda nonché il mezzo primario che gli permetterà di conoscere se stesso e l altro. Molti autori si sono interessati ad analizzare e comprendere in che modo il gioco rivesta un ruolo così importante nello sviluppo del bambino, non senza difficoltà. Come affermano Rubin, Frein e Vandenberg «il gioco pone un dilemma familiare agli psicologi. Al pari di altri fenomeni, può essere definito più facilmente a livello comportamentale che non teorico 1». Le teorie sul rapporto gioco-apprendimento sono numerose e nell impossibilità di ricordarle tutte mi soffermerò su quelle più significative. 1.1 JEAN PIAGET 2 Piaget, partendo dall osservazione diretta sui suoi tre figli, mette in correlazione lo sviluppo ed evoluzione del gioco durante la crescita del bambino con lo sviluppo mentale dello stesso, affermando che «il gioco è lo strumento primario per lo studio del processo cognitivo del bambino, 1 Rubin, Frein, Vandenberg, citazione tratta da Baumgartner E. (2010), Il gioco dei bambini, Carocci, Roma. 2 Piaget Jean, nato nel 1896 a Neuchâtel, Svizzera e morto nel È considerato il fondatore dell'epistemologia genetica, ovvero dello studio sperimentale delle strutture e dei processi cognitivi legati alla costruzione della conoscenza nel corso dello sviluppo. 6
6 nonché lo strumento attraverso cui il bambino apprende e si relaziona con la realtà» 3. Centrale è il concetto di capacità cognitiva, e quindi di intelligenza che, secondo Piaget, ha come base la capacità dell individuo di adattarsi all'ambiente sociale e fisico. L intelligenza si sviluppa in modo dinamico, nella misura in cui i nuovi dati provenienti dall esperienza determinano il costruirsi di strutture cognitive o schemi mentali, sempre più complessi ed articolati, a partire da quelli già esistenti nel bambino. Il costruirsi degli schemi mentali inizia dai riflessi, tramite i quali il bambino ingloba l esperienza e costruisce schemi motori, attraverso i quali l ambiente entra dentro di lui e si ha così la costruzione dello schema mentale. Ma come avviene il processo di adattamento del bambino all ambiente? Secondo l autore attraverso la ricerca dell equilibrio tra due processi fondamentali ed innati che si susseguono durante tutto l arco dello sviluppo: l assimilazione e l accomodamento. L'assimilazione è il processo per cui un elemento nuovo, oggetto o evento che sia, proveniente dall'ambiente esterno, viene inserito in schemi mentali comportamentali o cognitivi già preesistenti nel bambino, senza che l'esperienza cambi tali schemi. Per chiarire meglio possiamo dire che il bambino utilizza, per esempio, un oggetto nuovo per svolgere un attività già nota, che fa parte del suo repertorio motorio. Un esempio che si può facilmente osservare è quando un bambino impara ad afferrare un oggetto e a buttarlo a terra, come lo farà con gli oggetti che conosce lo farà anche se gli viene dato in mano un oggetto nuovo. 3 Piaget J. (1972), La formazione del simbolo, La Nuova Italia, Firenze. 7
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