René Descartes
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- Irma Berardi
- 6 anni fa
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1 Razionalismo VS Empirismo Fondatore della filosofia moderna e del razionalismo. Allo studio nel collegio dei Gesuiti, che non gli dà un orientamento sicuro, preferisce la lettura del gran libro del mondo. 4 Nel 68 si stabilisce in Olanda; nel 6 rinuncia alla pubblicazione de Il mondo o Trattato sulla luce Visse bene chi ben si nascose
2 Fra 6 e 67 pubblica alcuni risultati parziali, in forma anonima, a cui premette il Discorso sul metodo Nel 649, accetta l invito della regina Cristina di Svezia, a Stoccolma, ma nell inverno dell anno successivo muore.
3 L ambizione totalizzante del metodo richiedeva di essere giustificata... Ma in che modo? Una esposizione ampia della giustificazione i verrà pubblicata nel 64: Meditazioni di filosofia prima intorno all esistenza di Dio e all immortalità dell anima Se il metodo doveva fondare ogni disciplina scientifica, nessuna di esse poteva davvero fondarlo! 4 Il Discorso sul metodo, curiosamente, non inizia con l esposizione del metodo stesso, ma con una strana premessa.
4 Il buon senso è tra tutte le cose quella meglio distribuita [ ] la facoltà di giudicare bene e di distinguere il vero dal falso nel che consiste propriamente ciò che esi chiama abuon senso so e ragione è per natura a eguale e in tutti gli uomini, e che perciò la diversità delle nostre opinioni non dipende dal fatto che gli uni siano più ragionevoli degli altri, ma semplicemente dal fatto che conduciamo i nostri pensieri per vie diverse, e non consideriamo le stesse cose. Non è sufficiente infatti essere dotati di buon ingegno, ma saperlo applicare bene. Le anime più grandi sono capaci dei maggiori vizi come delle maggiori virtù, e coloro che procedono molto lentamente, se seguono sempre il giusto cammino, possono percorrere un tragitto assai più lungo di quelli che corrono, ma se ne allontanano.
5 Sin qui pare una storia vecchia, già sentita L uomo è per natura un animale razionale, diceva Aristotele... Bisogna seguire ciò che è comune: il logos, diceva ancor prima Eraclito.
6 Cartesio, insomma, è qui molto rassicurante o ottimista... Ed è qui che la filosofia moderna e la scienza prendono le mosse L istituzione di un logos, una ragione universale a tutti comune che, per questo, è in grado di discernere oggettivamente ciò che è vero da ciò che è falso. fl È solo davanti all occhio di questa ragione universale, come dice il filosofo Carlo Sini, che il mondo può assumere il nostro senso di mondo oggettivo, fatto cioè di cose misurabili e fenomeni verificabili.
7 [ ] per quanto riguarda la ragione o il buon senso, essendo essa l unica qualità che ci rende uomini e ci distingue dalle bestie, voglio credere che essa sia tutta intera in ciascun uomo [ ]. Ma in questo Discorso sarò ben lieto di indicare quali siano i sentieri da me battuti, e di rappresentarvi la mia vita come in un quadro, perché ciascuno possa giudicarne e perché io, apprendendo dalla voce pubblica quello che gli altri ne avranno pensato, possa avere un nuovo mezzo per istruirmi, mezzo che aggiungerò a quelli di cui solitamente mi servo. Il mio scopo dunque non è di insegnare qui il metodo che ciascuno deve seguire per ben condurre la propria ragione, ma semplicemente di far vedere in che modo ho cercato di condurre la mia.
8 Ecco che il Discorso è un opera autobiografica: come Agostino e Abelardo, Cartesio ci parla di sé. Fa mostra di umiltà! Non pretende di dirci quale metodo dobbiamo seguire, ma solo di raccontarci quale abbia seguito lui, in modo che noi si possa valutarlo... Cartesio, naturalmente, non era affatto modesto. Era, anzi, del tutto convinto della piena validità delle sue idee.
9 Come un uomo che cammina da solo e nelle tenebre, decisi però di procedere così lentamente e di usare tanta circospezione in ogni circostanza, che se anche avessi fatto dei minimi progressi, avrei tuttavia evitato almeno di cadere [ ].
10 Cartesio si trova, per dir così, in stato di solitudine. La cultura appresa a scuola non gli fornisce supporto adeguato. Cosa fare? Da dove cominciare? Ricostruire l edificio del sapere non è come ricostruire una casa: esso, infatti, non è stato ideato da una sola persona... Occorre, dunque, un metodo. Detto in una sola, ma efficace parola, possiamo affermare che il metodo cartesiano, che è ancora oggi il nostro metodo, il metodo della scienza, consiste nel saper fare punto e a capo o, come si suol dire, nel ricominciare i i i da zero.
11 Se c è una disciplina che si è Occorre un metodo che assommi i vantaggi dilogica, geometria e algebra, mache eviti dimostrata imbattibile nel fissare il loro difetto principale: l astrattezza! premesse ben solide e da lì Il metodo che Cartesio propone vuole procedere con sicurezza, questa è infatti essere, allo stesso tempo, teoretico la matematica. e pratico. Visto che il metodo non è una novità, ma è già di fatto messo in pratica nella matematica, si tratterà tt allora di: ) astrarlo dalle discipline matematiche e formularlo in termini di applicabilità generale; ) giustificare il metodo stesso, e la possibilità della sua universale applicazione, con una ricercametafisicache che loriportialsuofondamento ultimo, cioè all uomocome soggetto pensante o ragione.
12 Le regole del metodo sono quattro Non accogliere mai nulla per vero, se non ciò che conosci essere tale con evidenza. È lacosiddetta regola dell evidenza. evidenza. Dividere ciascuna delle difficoltà da esaminare nel maggior numero di parti possibili e necessarie per meglio risolverla. È la regola dell analisi. Condurre i pensieri ordinatamente, cominciando dagli oggetti più semplici a conoscersi per risalire gradatamente alle conoscenze più complesse. È la regola della sintesi. 4 Fare in ogni caso enumerazioni così complete e revisioni così generali da essere sicurodinon omettere nulla. L enumerazione Lenumerazione controlla l analisi, larevisione e la sintesi. È la regola del controllo.
13 Il metodo appare estremamente semplice: esso, di fatto, insegna a ridurre ogni questione o domanda in un problema. Non è, in effetti, diverso da quello che la maestra ci ha insegnato a seguire affrontando i primi, semplici problemi di geometria. Quelle lunghe catene di ragioni assolutamente semplici e facili, che i geometri [cioè i matematici, ndr] impiegano per pervenire alle loro dimostrazioni più difficili, mi avevano suggerito l idea che tutte le cose accessibili alla conoscenza degli uomini si collegassero tra di loro in quello stesso modo [ ].
14 La matematica non è solo una teoria astratta, essa è la logica del mondo, è la lingua migliore per poter descrivere il funzionamento del mondo (e dell uomo) in tutti i suoi aspetti. La quantità, ovvero la res extensa è, dunque, l unica cosa che realmente esiste là fuori. Solo questa, del resto, è qualcosa di misurabile! Ecco che ogni fenomeno reale è funzione delle cause materialicheloprovocanoe lo e degli effetti che, a sua volta, esso produce. Non c è altro. Del perché qualcosa accada, il metodo non si occupa minimamente.
15 Una volta ridotto il mondo a un Ecco che il metodo, di fatto, non è solo una insieme di fenomeni causalmente teoria dall indubitabile d bil e immenso interdipendenti tramite un successo pratico, ma consiste in una scelta qualche legalismo matematico si etica, in un abito di vita, una decisione che sarà raggiunto tutto ciò che ancora determina il nostro modo di l ingegno umano può scoprire. pensare il mondo e di vivere in esso. Queste regole non hanno in se stesse giustificazione, né le giustifica il fatto chela matematica se ne serve con successo. Cartesio le deve giustificare risalendo alla loro radice, ovvero all uomo come soggettività e ragione. Di questo si occupa la sua opera del 64, le già citate Meditazioni metafisiche.
16 La prima meditazione Già da qualche tempo mi sono accorto che sin dai primi anni [di vita] avevo accolto come vere una quantità di opinioni false e che perciò tutte le costruzioni da me fatte su principi così mal sicuri non potevano essere che molto dubbie e incerte. Occorreva quindi che incominciassi seriamente una volta nella mia vita a disfarmi di tutte le opinioni accettate fino allora e ricostruissi tutto dalle fondamenta [ ].
17 Trovareilfondamentodelmetodoè, per Cartesio, possibile solo con una critica di tutto il sapere già dato. Se in questo modo si giunge ad un Bisogna sospendere l assenso ad ogni principio di cui non si riesce a dubitare, conoscenza comunemente accettata, questo sarà ritenuto saldissimo e tale da dubitare di tutto econsiderare almeno poter fondare tutte le altre conoscenze. temporaneamente come falso tutto ciò su cui il dubbio è possibile. Ma vediamo con quale ordine Cartesio procede su questa strada del dubbio...
18 Si può, e quindi si deve dubitare delle conoscenze sensibili, sia perchéa volte i sensi ingannano, sia perché occorrono nei sogni conoscenze simili a quelle della veglia, senza che vi sia un sicuro criterio di distinzione. Almeno il sapere più astratto, quello matematico, pare sottrarsi al dubbio... Ma, in qualche modo, anche questo potrebbe essere illusorio! i Si potrebbe per esempio supporre, fintanto che non si sa qualcosa di certo sulla nostra origine, che l uomo sia stato creato da un genio maligno il quale gli fa credere evidente ciò che invece è falso e assurdo.
19 Il dubbio, giunto a questi estremi, si definisce dubbio iperbolico Occorre, comunque, ricordare che il dubbio iperbolico è un dubbio metodico e non un dubbio reale! Come potrebbe, del resto, quello che è stato uno dei più importanti matematici dell epoca moderna... Dubitare proprio della matematica!?
20 La seconda meditazione Nella prima meditazione Cartesio ha, per dir così, ripulito completamente la lavagna della mente umana. lo scopo è di vedere se ci sia qualcosa in grado di resistere a tale radicale cancellazione. Cosa rimane? Semplice: rimane colui il quale ha cancellato la lavagna, il soggetto pensante! Ecco cosa scrive Cartesio:
21 Io dunque, almeno, non sono forse qualche cosa? Ma io ho già negato di avere alcun senso ed alcun corpo. Io esisto tuttavia [ ]. Io esistevo senza dubbio, semi sono convinto di qualcosa, o solamente seho pensato qualcosa. [ ] Bisogna infine concludere e tener fermo questa proposizione: io sono, io esisto, è necessariamente vera tutte le volte che la pronuncio o che la concepisco nel mio spirito. ii
22 Ed ecco che, proprio nel carattere radicale di questo dubbio, si presenta il principio di una prima certezza. Infatti, anche solo per ingannarmi o essere ingannato, debbo esistere! Se, poi, è vero che non posso affermare la mia esistenza corporea (dubitando dei sensi!), posso almeno dire che esisto in quanto essere pensante: è il famoso ego cogito, ego sum (o, nella forma più nota, cogito ergo sum ). Su questa certezza originaria e necessaria deve essere fondata ogni altra conoscenza. Il principio di Cartesio ripete il movimento di pensiero che già c era in Agostino, come avrete notato, ma il problema è un altro... È pur vero che anche Cartesio parlerà àfra poco di Dio, ma sappiamo bene come i suoi veri interessi siano ben altri!
23 Ecco, per Cartesio, che cos è l anima umana: res cogitans, puro pensiero! Questa è, a suo avviso, l ultima essenza dell umano: la ragione. La cosa non può stupirci: già a suo tempo abbiamo veduto come per Cartesio essa sia a tutti comune... Se ricordate per Agostino ma, in generale, per tutto il pensiero cristiano l uomo non è certo solo pensiero, ragione, ma anche altre cose: volontà, amore, tensione spirituale verso Dio... Tutto questo è, da qui in avanti, inessenziale! Di fronte a quest uomo ridotto a pura mente ecco comparire, come in uno specchio, il mondo oggettivo della scienza, perfetto come l Iperuranio platonico.
24 Queste argomentazioni cartesiane vennero criticate già dai contemporanei e, in effetti, la sua operazione è filosoficamente piuttosto ingenua. Qui, di fatto, al rigore della filosofia Cartesio antepone la fondazione del dlmetodo della scienza, ovvero ciò che più gli interessa. Vediamo solo un paio di significative obiezioni... Obiezione Alcuni lo accusarono di circolo vizioso, affermando che se il principio del cogito viene accettato perché evidente, allora la regola dell evidenza risulta anteriore al cogito stesso. Ma se è così, come può il cogito giustificare, fondare il metodo? Cartesio si difese da questa obiezione, ma in modo davvero poco convincente...
25 Obiezione : Thomas Hobbes Cartesio avrebbe ragione nel dire che l io, in quanto pensa, esiste, ma avrebbe torto nel pretendere di pronunciarsi sul come esso esista, definendolo uno spirito, un anima. In ciò Cartesio sarebbe simile a chi dicesse: Io sto passeggiando, quindi sono una passeggiata. In effetti, suggerisce Hobbes, il quid pensante potrebbe benissimo essere una parte del corpo, il cervello, e non una pura sostanza spirituale, la res cogitans. Cartesio ribatte anche a Hobbes: ancora una volta, in modo poco convincente...
26 Ma bando alle critiche: continuiamo a seguire Cartesio nel suo discorso! Il principio del cogito non mi rende sicuro se non della mia propria esistenza. Ciò che primariamente e certamente esiste è l io, la cosa pensante, ma su tutto il resto continua a gravare il dubbio! Ecco come se la cava Cartesio: io sono un essere pensante che ha idee, sono sicuro che queste esistono nel mio pensiero, ma non so se a queste idee corrispondano realtà effettive fuori di me o meno. L it di i t t it l i iit it Le cose percepite dai sensi certamente esistono nel mio spirito, ma esistono anche fuori di me?
27 Cartesio, per rispondere a questa domanda, divide in tre categorie tutte le idee: quelle che sembrano essere innate in me, quelle che mi sembrano estranee o venute dal di fuori, avventizie, e quelle formate o trovate da me stesso, fattizie. Allaprima classe corrispondono le idee di Dio, di verità, di pensiero ; Alla seconda le idee delle cose naturali ; Alla terza le idee delle cose chimeriche o inventate. Ora, per scoprire se a qualcuna di queste idee corrisponda una realtà esterna non c è altro da fare che chiedersi la possibile causa di esse. ) Le idee che rappresentano uomini e cose naturali non hanno nulla di così perfetto che non possa essere stato inventato da me. ) Ma è difficile supporre che io possa aver creato l idea di Dio.
28 La causa dell idea di una sostanza infinita non posso essere io, che sono una sostanza finita. Questa causa deve essere una sostanza infinita e deve pertanto essere ammessa come esistente. Questa è la prima prova dell esistenza di Dio fornita da Cartesio: simile, come avrete notato, alla prova ontologica di Anselmo! In secondo luogo l esistenza di Dio si può dimostrare anche a partire dalla mia natura evidentemente imperfetta, come dimostra il fatto che dubito. Ma se fossi causa di me stesso mi sarei dato tutte le perfezioni che concepisco e che sono appunto contenute nell idea di Dio. È chiaro, dunque, che non posso essermi creato da solo e che non può avermi creato che Dio, il quale mi ha creato finito pur dandomi l idea dell infinito. Questa è la seconda dimostrazione dell'esistenza di Dio.
29 Ed ecco, alla fine, il colpo di teatro! Una volta riconosciuta l esistenza di Dio, il criterio dell evidenza trova finalmente la sua garanzia! Dio, essendo perfetto, non può ingannarmi. La facoltà di giudizio, che ho ricevuta da Lui, non può essere tale da indurmi in errore, se viene adoperata rettamente. Tutto ciò che appare chiaro ed evidente deve essere vero, perché Dio lo garantisce come tale. Dio è quel terzo termine che ci permette di passare dalla certezza del nostroio alla certezza delle altre evidenze. Anche questa parte del discorso cartesiano è stata assai criticata, e giustamente, ma lasciamo perdere. Chiediamoci solo: se ciò che appare come evidente deve essere vero, allora com è possibile che noi qualche volta o, magari, spesso ci si sbagli?
30 Anche a questo riguardo il responsabile è, secondo Cartesio, Dio. Egli, infatti, mi ha dotato di intelletto, ma anche di volontà. Il problema è che se l intelletto è sempre finito e limitato, non lo stesso può dirsi del volere, che non ha limite alcuno. Ecco che chiunque fra noi può voler accettare come vero qualcosa che non è affatto evidente. Ma se seguissimo sempre il metodo, questo rischio sarebbe evitato!
31 Riassumendo brevemente... vi è la sostanza infinita e perfetta: Dio. Egli ha creato l universo, a sua volta costituito da due tipi di sostanze, ben distinte l una dall altra: Res cogitans cioè l anima pensante umana, che è semplice, inestesa, libera Res extensa cioè la materia, estesa e meccanicamente determinata.
32 Cartesio, insomma, spezza la realtà in due zone distinte, costituendo il famoso dualismo cartesiano Resta evidente un problema: come possono due sostanze così radicalmente diverse fra loro entrare in relazione? In altri termini: come può l anima umana comandare il corpo umano? Per gli animali il problema non si pone: essi, per Cartesio, sono macchine: uguali alla moka per il caffè, solo più complesse. La soluzione da lui proposta per l uomo è piuttosto bizzarra: visto che la ghiandola pineale è l unica parte del cervello a non essere doppia, essa mette in comunicazione le due res.
33 Non parliamo della fisica cartesiana, né della sua matematica. Quest ultima è già stata oggetto dei vostri studi e consiste, in termini generali, nella cosiddetta geometria analitica. Cartesio modificò anche il simbolismo algebrico: incognite con le lettere x, y, z le potenze ad apice il simbolo al posto dell = La fisica cartesiana procedeva in modo esclusivamente deduttivo: non poté dunque avere grandi sviluppi. Fu, ironicamente, chiamata fisica da tavolino da parte di molti illuministi. L immutabilità divina, da cui discendono il principio di inerzia, la naturale tendenza al moto in linea retta e la conservazione del movimento (la nostra quantità di moto) sono, a suo avviso, sufficienti a spiegare nei dettagli quell immensa macchina che l universo è.
34 Nella terza parte del Discorso sul metodo, prima di iniziare col dubbio l analisi metafisica, Cartesio aveva Prima regola obbedire alle leggi e ai stabilito alcune regole di morale costumi del paese, conservando la provvisoria. religione tradizionale e regolandosi in tutto secondo le opinioni più moderate e lontane dagli eccessi. Seconda regola essere il più fermo e risoluto possibile nell azione e di seguire con costanza anche l opinione i piùdubbiosa, una voltache fosse stata t accettata. t Terza regola cercare di vincere se stessi piuttosto che la fortuna e di cambiare i propripensieri più che l ordine lordinedeldel mondo.
35 Non c è niente che ci impedisca di essere contenti tranne il desiderio, il rimpianto o il pentimento: ma se facciamo sempre tutto ciò che ci detta la nostra ragione, non avremo mai alcun motivo di pentirci anche se gli avvenimenti ci mostrino in seguito che ci siamo ingannati senza nostra colpa. [ ] per aver sempre seguito il consiglio della nostra ragione, nulla abbiamo omesso di ciò che era in nostro potere, e che le malattie e gli infortuni non sono meno naturali per l uomo che la prosperità e la salute Con queste premesse, non stupirà sapere che per Cartesio il dominio i delle dll emozioni iè, per l anima, debolezza. Esse non sono di per sé nocive, anzi sono utili, ma l uomo luomo deve dominarle. Tale dominio è lasaggezza saggezza.
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