CONTRIBUTO AI LAVORI DEL PIANO STRATEGICO DEL COMUNE DI PRATO Prato, gennaio 2005
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- Gerardo Massaro
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1 COMITATO DI PRATO COMITATO TERRITORIALE DI PRATO CONTRIBUTO AI LAVORI DEL PIANO STRATEGICO DEL COMUNE DI PRATO Prato, gennaio Il rilancio del locale in chiave globale 2- La rilevanza sociale dell impresa 3- Economia e Internazionalizzazione: il ruolo della Cooperazione 4- Innovazione, Ricerca e Università 5- Marketing territoriale e politica delle infrastrutture 1- Il rilancio del locale in chiave globale Il principio di Sussidiarietà Circolare come nuovo modello di amministrazione: Con la globalizzazione assistiamo ad una diminuzione lenta ma graduale dell'importanza dello Stato nazione a favore della dimensione locale: si valorizza il territorio, o per meglio dire la città, che è un termine che evoca il concetto di cittadinanza. L idea che sta alla base del concetto di Sussidiarietà circolare è che se il territorio locale riprende rilevanza, allora dobbiamo capire che l'amministrazione locale non può più pensare di fare da sola. Vero è che gli Enti locali agivano anche prima, ma questo avveniva sotto l'ombrello protettivo dello Stato, mentre nello scenario prossimo futuro, in cui compaiono prospettive come quella del federalismo, l'ente locale deve provvedere da se medesimo a compiere quello che è chiamato a fare. L'idea è quella di un patto tra ente locale e corpi intermedi. Un patto che richiede un atto di umiltà: nessuno oggi può pensare di farcela da solo e nemmeno può pensare di sostituire l'altro. Non si può accettare l'idea di un Comune che affida a un soggetto la gestione di un servizio e che questo si limiti ad eseguire la convenzione, secondo la vecchia logica che prevede che ci sia un'unica responsabilità dell'ente locale. Occorre esplorare la dimensione del territorio, e interrogarsi su come concretamente mettere in atto la corresponsabilità dell'ente locale e dei soggetti dell economia, i quali dovranno abituarsi ad essere imprenditori e non esecutori di servizi, mentre l'ente pubblico dovrà accettare di delegare quote 1
2 di potere a questi soggetti. che in quanto corresponsabili, non devono più accettare di essere guidati. L auspicio è che l'ambito locale diventi lo spazio fisico e sociale privilegiato in cui mettere in atto nuove esperienze di cittadinanza e di partecipazione. 2- La rilevanza sociale dell impresa L impresa non può sopravvivere e svilupparsi senza legittimazione sociale e la legittimazione oggi non può essere ottenuta se non dimostrando pubblicamente di tenere conto, nella propria attività, dei valori condivisi nell ambiente sociale in cui opera. Pur concordando sulla necessità di favorire gli investimenti produttivi e qui ci pare decisiva la politica di sviluppo del marketing territoriale e di realizzazione delle infrastrutture si ritiene che il cosiddetto sostegno all impresa debba sempre più selezionare gli aspetti connessi alla qualità ed alla eticità della stessa, alla sua capacità di costruire un forte radicamento territoriale e determinare, tramite l attento utilizzo del valore aggiunto prodotto, un riconoscibile ritorno sul territorio. Occorre caratterizzare il prodotto Prato come frutto della messa in pratica di buone regole : da un corretto utilizzo del territorio, all utilizzo esclusivo dei contratti collettivi di lavoro, al rispetto delle regole (sicurezza, fiscalità, certificazioni). Si deve privilegiare e premiare la capacità e la scelta di anteporre lo sviluppo dell impresa alla lucratività individuale ed occorre garantire controlli adeguati per il rispetto di regole omogenee, che valgano per tutte le imprese, siano esse pubbliche, private o a capitale misto. 3- Economia e Internazionalizzazione: il ruolo della Cooperazione Occorre riconoscere il ruolo della cooperazione come significativa componente dell imprenditoria e come prezioso elemento di solidarietà e coesione sociale. L impresa cooperativa, in questi anni, ha rappresentato una componente dinamica e vivace, caratterizzandosi come soggetto in grado di attenuare l impatto delle fasi congiunturali negative, di contribuire alla competitività della nostra economia con un apporto stimato intorno al 10% del PIL - e alla crescita della società civile, in coerenza con la funzione sociale sancita dall articolo 45 della Costituzione. La cooperativa è impresa la cui proprietà - i cooperatori - ha finalità diversa da quella di massimizzare la remunerazione del capitale investito. Le cooperative sono sicuramente un'importante componente della moderna economia di mercato. Svolgono una funzione sociale. Diffondono cultura dell'iniziativa e del mercato in gruppi sociali che altrimenti ne sarebbero esclusi. Sono un fattore potente di 2
3 coesione sociale e di responsabilità. Esaltano potenzialità e risorse del localismo. Formano e coinvolgono in attività d'impresa ingenti risorse umane. Rendono partecipi dei processi economici persone e gruppi sociali non dotate di capitali. Danno stabilità di impresa e di occupazione, perché le finalità mutualistiche dei cooperatori legano strutturalmente la loro impresa al territorio rendendole esenti dal nomadismo dei capitali finanziari. C è una pressante esigenza del riconoscimento di un ruolo attivo della cooperazione che non può prescindere dalla possibilità di ricorrere al credito agevolato mirato allo sviluppo. Circa le criticità della struttura del sistema produttivo, dobbiamo superare l eccessiva polverizzazione e la sottocapitalizzazione del tessuto imprenditoriale. Occorrono azioni innovative volte alla valorizzazione delle risorse umane, culturali ed ambientali esistenti per rafforzare ed accrescere il sistema produttivo locale e creare nuove occasioni di lavoro. Vero è che il modello industriale toscano ha un basso contenuto manageriale: il modello gestionale tipico delle imprese resta ancora fortemente ancorato alla proprietà, con bassi apporti di manager qualificati, con processi decisionali accentrati e meno orientati a partnership commerciali e industriali. Per superare questi limiti, va favorita una politica di aggregazioni che si sviluppi in un contesto di distretto industriale e di servizi. La Toscana risulta, inoltre, essere poco attrattiva per i manager esterni che temono di uscire dal circuito professionale più importante. Sono oltre 500 le imprese cooperative iscritte nel Registro delle Imprese della Camera di Commercio di Prato: nella classifica delle province per numerosità di cooperative Prato si trova al secondo posto in Toscana. Per quanto riguarda gli addetti, si fa riferimento all archivio statistico REA (repertorio delle notizie economiche e amministrative) ed è aggiornato al 31 dicembre Complessivamente, alla data di riferimento, il numero degli addetti nel sistema cooperativo pratese è vicino alle 4000 unità. Confrontando i dati relativi alla dimensione media delle cooperative toscane con la dimensione media delle imprese non cooperative, si nota che le cooperative sono di fatto mediamente piccole, ma comunque sempre più grandi rispetto alla dimensione media delle altre imprese toscane. Occorre pertanto agire sulle leve utili per affrontare la sfida della competitività come la capitalizzazione e l'accesso al credito per le imprese, anche alla luce dell'entrata in vigore dell'accordo Basilea 2, l'internazionalizzazione delle singole imprese, vale a dire l'accrescere la loro capacità di confrontarsi su un mercato 3
4 globalizzato senza però perdere la loro caratteristica di imprese locali. In questa regione si investe meno di ciò che viene raccolto dal sistema finanziario. Al di là della capacità di risparmio locale, ci sono problemi di funzionamento dei processi di finanziamento alle imprese che rischiano di diventare sempre maggiori a seguito di accordi, fusioni anche di istituti di credito locali in gruppi bancari nazionali in conseguenza del processo di concentrazione, che colloca i centri decisionali molto spesso fuori e al di sopra dei territori su cui maggiormente insistono le attività produttive, con il rischio di indebolire ancora di più il rapporto fiduciario tra imprenditoria e il direttore della Banca locale. Emerge la necessità di far recuperare un ruolo locale al credito: questa funzione potrebbe essere rivestita anche dalle banche di credito cooperativo presenti sul territorio. 4- Innovazione, Ricerca e Università Passando ad analizzare le specifiche problematiche della ricerca e dell innovazione, desta preoccupazione il ritardo di competitività ed il rischio di declino del nostro distretto economico. Il distretto per continuare a competere deve innanzitutto mantenere la propria identità culturale, magari valorizzandola sviluppando le proprie conoscenze. Non vi è dubbio, quindi, che il manifatturiero sia il cardine anche del nostro futuro e che il terziario da solo non possa sostituirsi alla attività produttiva, anche se appaiono riduttive quelle letture che tendono a relegare il terziario ad un semplice ruolo di connessione con il tessile. È fondamentale incentivare e potenziare gli investimenti in ricerca e innovazione, anche con l obiettivo di trasferire l innovazione e le tecnologie alle piccole imprese. L innovazione è la modalità fondamentale attraverso la quale le imprese creano vantaggi concorrenziali e un valore superiore per i consumatori: è lo strumento principale col quale l azienda crea valore per se stessa e per la società. E quindi all impresa che viene richiesto il maggiore sforzo per adattarsi al cambiamento e per sfruttarlo nel miglior modo, rinnovando e riorientando la sua attività. Al tempo stesso però è evidente che le possibilità di sviluppo non stanno tanto in una chiave che consenta un improbabile ritorno ad una massiccia produzione tessile, quanto nella capacità di rinnovare quella sorta di patto sociale tra imprese, lavoratori ed istituzioni che ha costituito la base dello sviluppo economico e sociale dell area pratese. Si può così chiamare chiuso un distretto che si ponga sul mercato invocando lacci e laccioli che garantiscano la produzione comunque sia, ed aperto un sistema che anteponga alla conservazione di ciò che c è, l obiettivo di ottimizzare le possibilità di investimento e di lavoro tramite il perseguimento costante della innovazione. 4
5 D altra parte, l impresa non può essere lasciata da sola ad affrontare le sfide dell innovazione. L ambiente esterno deve favorire l azione delle imprese, in particolare di quelle di minor dimensione che hanno sempre più necessità di fattori esterni per innovarsi, come competenze, consulenze, tecnologie brevettate, reti di collaborazione. Un importante ruolo può essere svolto dai consorzi e dalle strutture collettive di acquisto, che possono orientare e facilitare l acquisizione di nuove tecnologie all interno di gruppi di imprese cooperative. Vanno parallelamente portati avanti programmi per la qualificazione innovativa delle imprese e delle reti delle imprese, sostenendo progetti d investimento per l innovazione di processo e di gestione rivolti al miglioramento della produttività, allo sviluppo telematico, alla sicurezza del lavoro, alla qualificazione ambientale e alla migliore gestione energetica. Per disseminare efficacemente l innovazione nell imprenditoria diffusa serve irrobustire il collegamento con la politica della ricerca, promovendo sia l attività di ricerca industriale che il rafforzamento delle relazioni ricerca-piccola impresa. Ciò al fine di migliorare, attraverso il trasferimento tecnologico e la gestione dell innovazione, le possibilità di valorizzazione economica delle conoscenze scientifiche, elevando anche per tale via la competitività non da costi. Per raccordare l imprenditorialità diffusa con i centri di ricerca e l Università, servono politiche pubbliche che promuovano l aggregazione della domanda delle aziende di minor dimensione per renderla compatibile con l offerta: occorre dunque un ponte che metta in collegamento diretto la piccola impresa con la ricerca. Va perseguito con forza l obiettivo del centro per la ricerca di cui si cominciano a vedere le prime concretizzazioni. In effetti, risulta esserci un deficit nella capacità di fare sistema, ossia nella collaborazione ed integrazione tra tutti gli attori chiave dell innovazione e dello sviluppo imprenditoriale: imprese, operatori finanziari, istituzioni accademiche, società di servizi, autorità pubbliche. Si avverte la necessità di iniziare un percorso di incontri con l Università e più in generale con l intero sistema scolastico, per favorire l apertura alle esigenze di trasformazione, sviluppo dell impresa in un contesto di distretto. Altra importante questione riguarda le politiche di sostegno per lo sviluppo delle piccole e medie imprese che sono la fonte principale di reddito e di occupazione nel nostro sistema economico. Si potrebbero immaginare programmi di formazione, di dibattito e di confronto sulla cultura d impresa per una migliore comprensione delle effettive finalità, dei vantaggi, dei possibili limiti e delle logiche di sviluppo del sistema imprenditoriale. Questa attività di comprensione e promozione della cultura d impresa dovrebbe essere fatta con sistematiche iniziative di dibattito e di confronto con esperti 5
6 dell economia e della gestione aziendale e con operatori del mondo delle imprese, insieme a rappresentanti delle istituzioni pubbliche, dei sindacati, del mondo dell Università, per favorire una maggiore conoscenza reciproca e per radicare maggiormente le imprese nel loro territorio e nel loro contesto sociale. Bisogna prendere atto che stiamo assistendo velocemente al passaggio dall Era industriale all Era della Conoscenza e dell Informazione. Per il distretto industriale non sapere gestire questo processo -governo del cambiamento con strutture organizzative e manageriali, risorse umane e capitali adeguati- significa rimanere fuori dalle trasformazioni strutturali dell economia e quindi subire pesanti difficoltà e rischi nel fronteggiare le crescenti pressioni competitive sul mercato interno ed in campo internazionale. 5- Marketing territoriale e politica delle infrastrutture Il vantaggio relativo della Toscana su variabili socio ambientali potrebbe essere un elemento realmente differenziale se la nostra regione sapesse offrire contemporaneamente una ancora migliore qualità della vita e interessanti opportunità economiche così da divenire elemento attrattivo per capitali e risorse umane e, quindi, favorire la crescita economica delle imprese che vi operano. Una grande sfida per il distretto è quella di puntare ad una forte integrazione tra innovazione tecnologica e qualità territoriale ed ambientale, per accrescere il potenziale innovativo e la capacità di differenziazione nei mercati internazionali. In una logica di marketing territoriale: - Si deve puntare a creare un prodotto Prato capace di dare risposte adeguate alle esigenze di sviluppo e innovazione. In questa logica il soggetto pubblico deve porsi la primaria esigenza di creare strutture adeguate: spazi polivalenti, nuova capacità recettiva, logistica, risposta alle esigenze di mobilità locali e non, possibilità di sviluppare l immagine turistica del proprio territorio al fine di attrarre nuovi capitali e risorse umane necessarie per lo sviluppo. - Per il 2 macrolotto occorre vagliare le possibilità di intervento indirizzate a creare le condizioni di un insediamento meno oneroso, anche attraverso una parziale revisione della destinazione delle aree. - Con riferimento al piano integrato della mobilità urbana (PUM): sviluppo del trasporto pubblico locale; incremento del servizio Lam nella logica della riduzione delle emissioni inquinanti così come previsto dal protocollo di Kyoto; integrazione sosta mobilità in una logica di razionalizzazione delle risorse disponibili. Prato, inserita nel cuore dell area vasta o metropolitana, deve assumere un ruolo rilevante 6
7 e propositivo per lo sviluppo del trasporto integrato in tutta l area vasta Firenze- Prato-Pistoia. - Piano dei rifiuti: è necessario approntare un piano volto alla acquisizione della autonomia della nostra area e capace di ottenere produzione di energia a costo contenuto per le aziende ed i cittadini. Alla luce di quanto detto, è importante fare in modo che la dotazione infrastrutturale sia all altezza delle aspirazioni di crescita per lo sviluppo del distretto e dell area metropolitana. In particolare, richiamiamo l attenzione su: Collegamenti ferroviari - la nuova linea ad alta velocità e le conseguenze per il distretto - i collegamenti regionali in rapporto alla mobilità del lavoro - il declassamento della Prato- Bologna come occasione di sviluppo della Val Bisenzio - Metropolitana di superficie FI-PO-PT Collegamenti viari - bretella Prato Signa - seconda tangenziale - sottopassi declassata, sottopasso o sovrappasso via Roma/Asse delle industrie, raddoppio declassata tratto Soccorso/via Nenni - collegamento Lucca Modena - completamento della Perfetti Ricasoli - A11 e SGC FI-PI-LI: la soddisfazione del traffico da e per la costa tirrenica ed il nodo della tratta Prato- Firenze Collegamenti aerei - L aeroporto è asse portante per lo sviluppo della provincia attuale e futuro: occorre una netta posizione del distretto circa l ammodernamento di Peretola ed il ruolo dello scalo pisano. Nel contesto di sviluppo del prodotto Prato turistico è necessario trovare insieme a Firenze forme di accordo con compagnie aeree low-cost che consentano la destinazione di flussi internazionali turistici anche sul nostro territorio. Logistica - Interporto: ormai sono maturi i tempi per trasferire lo scalo merci dentro l Interporto quale condizione di sviluppo dello stesso. - piccola distribuzione: le piattaforme di interscambio, un sistema ecologico per le forniture giornaliere - più in generale, le aree di sosta e di scambio per l autotrasporto. 7
8 Inoltre, si ritiene utile acquisire dati, anche finalizzando così quelli già esistenti, volti a dare conto di quale sia la situazione dei siti produttivi, dato che ad oggi non ci risulta disponibile. Questo materiale è indispensabile sia per formulare concrete politiche di promozione della nostra area, che per favorire scelte di investimento, diversificazione produttiva, rivisitazione delle scelte urbanistiche. A titolo di esempio, si propone qui di seguito una prima classificazione, ferma la disponibilità a collaborare alla realizzazione della ricerca. - aree a destinazione produttiva e inutilizzate - aree a destinazione produttiva in attesa di concessione - aree a destinazione produttiva con edifici in corso di realizzazione - edifici a destinazione produttiva disponibili sul mercato - edifici con attività produttiva in corso - edifici con attività produttiva sottoutilizzati - edifici con attività produttiva dismessi per Confcooperative Filippo Bettarini per Legacoop Giuseppe Maroso 8
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