STAMPA SOCIATARIA BPM APRILE 2015

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1 STAMPA SOCIATARIA BPM APRILE 2015 Sommario 29 Aprile I dipendenti nei board delle pop - L'iniziativa contribuirebbe a stabilizzare i nuovi assetti di governance e a dare rappresentanza ai lavoratori. Ma nessun ingresso nel capitale, come invece stanno ipotizzando altre sigle sindacali Per il risiko serve una bad bank - L'analisi firmata Bcg-Bernstein suggerisce quattro matrimoni: Ubi- Mps, Bpm-Banco, Bpm-Bper e Bpvi-Veneto Banca. Il rote potrebbe superare il 10%. Per Siena anche l'ipotesi di una scissione Popolari, con le nozze risparmi per un miliardo 27 Aprile Bpm, Ubi, Bper, Veneto Banca. Benvenuti alla fiera delle fusioni tra Popolari 22 Aprile Bpm restituisce 500 milioni di prestiti Tltro Cariverona tifa per il polo veneto - La fondazione vuole inserirsi nel progetto di una superpopolare regionale costruita intorno al Banco, che però potrebbe preferire Pop Milano. La partita va chiusa entro fine anno. Presto nel vivo la partita nomine. Ecco i nuovi padroni delle pop - Acquisti di BlackRock su Banco e Ubi. Dopo il blitz di Renzi spunta il big degli Etf Lyxor (SocGen) Generali primo socio del Creval, mentre in Popolare di Milano si rafforza Intesa, oggi all'1,06%. Banco Popolare, Bpm, Bper. Così Unicredit giudica la riforma Renzi delle Popolari Fusione Banche Popolari: riduzione sportelli, esuberi e nulla ai correntisti 20 Aprile Banco & Bpm. Ecco come sarà la Superpopolare del Nord - Attivi per 170 miliardi, più di sportelli e 10 miliardi di capitalizzazione BPM, BPER e Banco Popolare: ipotesi di fusione e scenari possibili 15 Aprile Banche Popolari: 5 matrimoni in vista 14 Aprile I banchieri popolari iniziano il «risiko». Il Banco punta la Bpm, che però non intende farsi colonizzare. Zonin verso l'addio, ma prima Vicenza vuole Veneto B Popolari alla doppia prova della riforma e delle aggregazioni Popolari, in arrivo gli advisor per le fusioni 13 Aprile Banche popolari, scatta il giorno delle assemblee. Popolare di Milano, gli azionisti approvano il bilancio del 2014 Banco Popolare, Fratta Pasini: «Obiettivo è creare banca di dimensioni adeguate» 1

2 Bpm, Banco, Vicenza. Le banche popolari sono pronte ad aggregarsi 8 Aprile Bpm suona l'adunata per i soci - Confermati gli obiettivi del piano, ora l'istituto è pronto al consolidamento. All'assise prevista un'alta affluenza anche per l'attesa di annunci fuori programma su spa e m&a 7 Aprile Popolari, si muovono i dipendenti - Il progetto, ispirato al modello di Bonomi, potrebbe contribuire alla nascita di un nocciolo duro Terreno fertile in Bpm, Ubi e Banco. Ma prima serve il placet di amministratori e Bankitalia Assonime: voto plurimo per tutti - La legge oggi consente alle società già presenti in borsa di premiare i soci fedeli con una maggiorazione dei diritti di voto, ma vieta l'emissione di categorie di titoli con maggiori poteri rispetto alle ordinarie Ultime assemblee con il voto capitario nelle banche Popolari bruscamente riformate da Matteo Renzi 2 3 Aprile In occasione del 150. BANCA POPOLARE DI MILANO DA AVVIO AL BPM TOUR: IL TAGLIO DEL NASTRO PARTE DA LEGNANO. Arriva francobollo per i 150 anni di BPM Popolari: Citi, Bpm non stara' sola, Banco comprera' banche piu' piccole - Ubi ha la maggiore probabilita' di rimanere stand alone E ora la parola ai soci - Sabato 11 inizieranno le assemblee di bilancio dei principali istituti cooperativi. Previsti i primi interventi sugli statuti e annunci di operazioni straordinarie. A fine marzo il regolamento di Bankitalia Popolari spa, assicurazioni in campo - I dossier possibili: Bper-Unipol banca e Pop. Vicenza-Cattolica 1 Aprile Bpm, ok alle 10 deleghe agli azionisti Bpm, l'advisor dopo l'assemblea - L'operazione prevista tra maggio e giugno. Il candidato favorito resta il Banco con un sistema di governance duale, Castagna ceo, Fratta Pasini e Saviotti alle due presidenze. Popolari, passaggio a Spa con fusioni - Nodo governance cruciale per scegliere la via di una società «terza» Voto capitario light Cambiano le nomine Assemblee con maggioranze «leggere» Aprile I dipendenti nei board delle pop - L'iniziativa contribuirebbe a stabilizzare i nuovi assetti di governance e a dare rappresentanza ai lavoratori. Ma nessun ingresso nel capitale, come invece stanno ipotizzando altre sigle sindacali Per il risiko serve una bad bank - L'analisi firmata Bcg-Bernstein suggerisce quattro matrimoni: Ubi- Mps, Bpm-Banco, Bpm-Bper e Bpvi-Veneto Banca. Il rote potrebbe superare il 10%. Per Siena anche l'ipotesi di una scissione Popolari, con le nozze risparmi per un miliardo I dipendenti nei board delle pop - L'iniziativa contribuirebbe a stabilizzare i nuovi assetti di governance e a dare rappresentanza ai lavoratori. Ma nessun ingresso nel capitale, come invece stanno ipotizzando altre sigle sindacali - MF-MILANO FINANZA mercoledì 29 aprile 2015 I sindacati del credito sono pronti a giocare un ruolo di primo piano nel processo di trasformazione in spa delle banche popolari italiane. È questa la proposta emersa ieri al consiglio nazionale della Fabi, la principale sigla dei bancari guidata dal segretario generale Lando Sileoni. L'idea sarebbe quella di concordare con i vertici degli istituti e con gli 2

3 organi di vigilanza l'inserimento di un rappresentante dei lavoratori (ma non un sindacalista) nei consiglio di amministrazione delle banche, secondo un modello simile a quello applicato in Germania. Con questa mossa i dipendenti entrerebbero attivamente nella governance delle future spa attraverso un percorso lineare e senza strappi con amministratori, azionisti e organi di vigilanza. Un'iniziativa di questo genere potrebbe presentare vantaggi anche agli stessi vertici delle banche, che oggi sono in cerca di alleati con i quali costruire i futuri assetti di governance. Da qualche mese si ragiona per esempio della costituzione di patti e noccioli duri tra gli stakeholder di riferimento per dare stabilità alla vita societaria. La proposta della Fabi non prevede l'ingresso dei dipendenti nel capitale delle future spa né tantomeno l'adesione a patti parasociali con veicoli di nuova costituzione, ma non c'è dubbio che l'ingresso di un rappresentante dei lavoratori nei cda inciderà sui futuri equilibri degli istituti. Del resto anche il clima politico potrebbe essere favorevole a un'iniziativa di questo genere. Il disegno di legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese (recentemente adottato dalla commissione Lavoro del Senato su iniziativa dell'ex ministro Maurizio Sacconi) prevede infatti che il coinvolgimento dei dipendenti nella governance sia legato alla contrattazione aziendale. Se il provvedimento entrasse in vigore, i lavoratori delle popolari riceverebbero un assist di non poco conto. La proposta della Fabi insomma si inserisce con uno spirito nuovo in un dibattito destinato a durare fino alla trasformazione in spa e probabilmente anche oltre, visto che la stabilizzazione sarà impresa complessa e ricca di sorprese. Del resto quella della Fabi non sarebbe l'unica proposta oggetto di dibattito. Come riportato nelle scorse settimane da MF-Milano Finanza un'altra sigla sindacale, la Uilca, starebbe ragionando su una formula diversa cioè la costituzione di un contenitore, nella forma di cooperativa o fondazione, che sia socialmente utile ai dipendenti e che al contempo partecipi alla governance e probabilmente anche all'azionariato della futura spa. L'idea non è nuova, ma riprende un progetto elaborato in tempi non sospetti dalla Fisac-Cgil per la Banca Popolare di Milano, anche se l'idea della Uilca sarebbe quella di estenderlo anche ad altri istituti. Mentre insomma il dibattito entra nel vivo, le banche sono al lavoro per sensibilizzare anche le altre categorie di stakeholder sul tema della futura governance. L'obiettivo principale sarebbe quello di riunire gli azionisti principali (imprenditori, fondazioni e soggetti finanziari) in patti di sindacato in grado di blindare il 10-20% del capitale e sbarrare la strada a eventuali scalatori. Per il risiko serve una bad bank - L'analisi firmata Bcg-Bernstein suggerisce quattro matrimoni: Ubi-Mps, Bpm-Banco, Bpm-Bper e Bpvi-Veneto Banca. Il rote potrebbe superare il 10%. Per Siena anche l'ipotesi di una scissione Quattro matrimoni e una bad bank. Parafrasando una commedia degli anni 90, potrebbe esserci tutto questo nel futuro delle banche popolari italiane in vista della loro trasformazione in spa decisa dal governo. La previsione è contenuta in un rapporto di Boston Consulting Group e Bernstein (società globale di gestione patrimoni e analisi) dedicato alla riforma del settore e presentato ieri, proprio al termine della stagione assembleare. Secondo lo studio, la nuova normativa preannuncia un'ondata di operazioni di consolidamento, che potrebbe rilanciarne la redditività del comparto: le popolari più grandi si aggregheranno, anche per difendersi da possibili offerte ostili, mentre gli istituti stranieri potrebbero a loro volta fare qualche acquisizione mirata dopo che la trasformazione in spa. «Le popolari», ha spiegato Gennaro Casale, partner & managing director di Bcg, «potrebbero aumentare il rote (return on tangible equity, ndr), portandolo da negativo a oltre il 10%, grazie all'effetto combinato di consolidamento settoriale e ripresa economica. I contributi maggiori a tale miglioramento arriverebbero dalla riduzione dei costi tramite la razionalizzazione delle filiali, lo snellimento delle direzioni centrali e l'efficientamento processi operativi». Secondo lo studio, le Popolari dovranno dimostrare un chiaro impegno verso il cambiamento attirando investitori istituzionali per stabilizzare l'azionariato. Inoltre bisognerà dirottare i non performing loans in portafogli non-core o nell'eventuale bad bank di sistema, garantendo maggiore trasparenza e una gestione specializzata di tali asset. Proprio la possibile creazione di una bad bank, secondo lo studio, potrebbe ulteriormente stimolare questo processo. I crediti deteriorati verrebbero infatti rimossi dai bilanci delle banche la maggiore pulizia e i maggiori profitti attesi potrebbero attrarre nuovi investitori. «L'effetto combinato della riforma e della bad bank», ha concluso Casale, «potrebbe essere simile a quello già osservato in Spagna, Irlanda, Svezia: consolidamento settoriale, riduzione del numero di filiali, ritorno delle banche all'utile e maggiore solidità patrimoniale». Il rapporto di Bcg e Bernstein si sofferma anche sulle possibili business combination tra le grandi popolari, confermando sostanzialmente le indiscrezioni che da tempo circolano sul mercato. L'operazione di maggiore portata sarebbe quella tra Ubi Banca e il Monte dei Paschi che darebbe vita a un grande campione regionale. L'operazione potrebbe avvenire sia attraverso una fusione tout court che attraverso una scissione della parte core di Mps (che Ubi acquisirebbe) da quella non core che sarebbe dismessa, potenzialmente a favore di una ipotetica bad bank. Resta poi aperta la possibilità che il gruppo lombardo metta le mani soltanto sulla sola rete ex Antonveneta, ben radicata nel Nordest. Altra operazione citata nello studio è quella tra il Banco Popolare e la Bpm che darebbe vita un leader di mercato nelle regioni più ricche del Paese con un significativo potenziale per generare sinergie di costo. Nel dettaglio i costi operativi potrebbero essere ridotti di milioni e il Cet1 atterrerebbe all'11,7%. In alternativa Piazza Meda potrebbe rispolverare il dossier di un matrimonio con la Popolare dell'emilia Romagna, mentre, tra le non quotate, lo studio dà per favorito un matrimonio tra Bpvi e Veneto Banca grazie «alle forti similitudini culturali tra le due banche e tra le rispettive comunità locali che potrebbero consentire di 3

4 superare la tradizionale rivalità. Popolari, con le nozze risparmi per un miliardo - IL SOLE 24 ORE mercoledì 29 aprile 2015 Massima frammentazione, minima redditività. Solo il round di aggregazioni che porterà con sè la riforma delle popolari potrà consentire al sistema bancario italiano di colmare almeno parte della distanza che lo separa dal resto d Europa. Tira aria di nozze, e secondo gli analisti di Boston Consulting e di Bernstein le più probabili rimangono tre: tra il Banco Popolare e Bpm, tra Ubi e Mps, tra Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Difficile, almeno in una prima fase, ipotizzare operazioni allargate a tre (o più) soggetti: «Sarebbe una prima volta, non c è esempio al mondo di un integrazione di questo genere», taglia corto Gennaro Casale, partner e managing director di Bcg. Ipotesi non nuove, quelle contenute nell ampio studio divulgato ieri, accreditate però da premesse e benefici potenziali che le rendono quanto mai opportune. In pratica: le aggregazioni, per Bcg, sono utili e questi matrimoni s hanno da fare. Il più ambizioso, per dimensioni e sentiment, rimane quello tra Ubi e Mps, progetto ritornato d attualità dopo che il ceo della popolare, Victor Massiah, sabato scorso al termine dell assemblea ha detto che «non si può escludere niente». Nell ipotesi più hard, cioè di una fusione completa tra le due banche (considerata preferibile, da Bcg, rispetto a uno spezzatino tra parte core e non core o allo spin off della reta ex Antonveneta), nascerebbe «un grande campione nazionale», con la rete più estese in Italia (4.110 filiali, di cui a rischio chiusura ) e una quota di mercato tra le prime tre in tutte le regioni. Soprattutto, però, un integrazione consentirebbe risparmi nell ordine dei milioni. Sì, perché dal report emerge chiaramente che le nozze, ad oggi, rappresentano la scorciatoia per la redditività: «Il consolidamento, insieme ad altri fattori, potrebbe condurre a un RoTE del 10,5%, contro il -41,5% del 2014», ricorda ancora Casale, insieme a Garabet Ayvazian di Bernstein. Il dato è d insieme sulle principali 11 popolari, ma tiene conto dei tre merger previsti: oltre a Ubi e Mps, si diceva, si guarda al grande polo veneto composto da Popolare Vicenza e Veneto Banca. Un unione che non scalda (ancora) tutti i cuori, ma che vedrebbe sovrapposizioni limitate in termini di sportelli ( da razionalizzare sui totali) e una riduzione dei costi per milioni l anno, tale da portare il cost-income al 58-60%. Infine, il big deal Banco Popolare-Bpm. Punto di partenza, la compatibilità culturale e forte radicamento in aree ricche, l approdo invece sarebbe una riduzione dei costi operativi pari a milioni. E Bper? L altra grande popolare, stimano gli analisti di Bcg, continua a rappresentare una valida alternativa per Bpm nel caso in cui non vadano in porto le nozze con il banco: insieme, Modena e Milano costituirebbero la quinta banca italiana e «si costituirebbe un importante piattaforma per successivi M&A», a partire da Carige. 27 Aprile Bpm, Ubi, Bper, Veneto Banca. Benvenuti alla fiera delle fusioni tra Popolari Bpm, Ubi, Bper, Veneto Banca. Benvenuti alla fiera delle fusioni tra Popolari - Formiche.net 27/4/2015 l consolidamento tra le Popolari assume contorni sempre più definiti. Lo dicono gli analisti e trapela tra le righe dei bilanci appena approvatii dagli istituti: il processo di M&A è ormai irreversibile e vede alcuni campioni in primo piano. M&A AL VIA, COME COMANDA BCE La Bce ha dato la sua benedizione al processo di consolidamento, avviato sulla carta con la pubblicazione della riforma delle Popolari, che impone a quelle con attivi sopra gli 8 miliardi di trasformarsi entro 18 mesi in Spa. E la Bce darebbe anche indicazioni sulla direzione di queste fusioni. Bper starebbe valutando un operazione con Veneto Banca scriveva Equita Sim a fine marzo per aumentare l`esposizione al nord est, dato che la Bce non gradirebbe una fusione fra Veneto banca e Popolare Vicenza; i contatti fra Bpm e Banco Popolare starebbero proseguendo, mentre Bnp e Crédit Agricole starebbero seguendo più da vicino il dossier Bpm; la Bce vedrebbe favorevolmente un`operazione a tre fra Ubi, Banco popolare e Bpm, con una necessità di ricapitalizzazione da 3-4 miliardi. L AGGREGATORE UBI Da fine marzo la situazione si è evoluta e i contorni delle possibili alleanze si fanno più delineati. Ubi, la seconda tra le Popolari italiane e la quinta in assoluto per impieghi è una banca scrivono gli analisti di Citigroup vista dai mercati come un acquirente assoluto nel processo di consolidamento in atto. Crediamo che sia un ipotesi possibile ma, dato l approccio prudente di questo istituto, non ci aspettiamo deal distruttivi di valore. La banca d affari Usa fa una simulazione con tre scenari diversi: il più probabile è quello di un aggregazione con un soggetto più grande di Ubi, pari al 150% della sua capitalizzazione. Scenario in cui comunque la banca conserva il giudizio buy con target price di 8,6 euro. RIFLETTORI SULL IPOTESI BP-BPM 4

5 Ma l unico istituto più grande di Ubi è Banco Popolare che sta conducendo una campagna su Milano per accaparrarsi Bpm. Durante le assemblee di Banco Popolare e Bpm scrive Giovanni Razzoli, di Equita Sim, in una nota del 13 aprile sono stati fatti riferimenti al processo di consolidamento. In dettaglio, il management di Banco Popolare continua ad auspicare una fusione con Banca Popolare di Milano, operazione che è ritenuta difficile da realizzare ma non impossibile. Da non escludere anche un deal con Ubi; Banca Popolare di Milano sta analizzando le ipotesi ed eventuali fusioni dovrebbero essere realizzate prima del termine previsto per la demutualizzazione. Probabilmente per via della dimensione, è proprio questa la triade su cui si concentra maggiormente l attenzione degli operatori. E c è chi considera l alleanza tra Verona e Milano praticamente cosa già fatta. Se Banco Popolare e Bpm trovassero l accordo ne verrebbe fuori la terza banca italiana, dopo Unicredit e Intesa. Il progetto ha scritto Stefano Righi sul Corriere Economia è ancora nella fase embrionale, ma i contatti ci sono stati. Senza crismi di ufficialità, ma concreti. Anche perché i legami sono già esistenti: il presidente del consiglio di Sorveglianza della Bpm, l ex ministro Dino Piero Giarda è stato per anni amministratore del Banco Popolare e diversi amministratori di allora siedono ancora nel board della banca veronese. Si conoscono bene anche gli amministratori delegati dei due gruppi, Pier Francesco Saviotti (Banco) e Giuseppe Castagna (Bpm), che dovrebbero vedersi entro fine aprile per discutere ancora. ALTRI INDIZI DI FUSIONE VERONA-MILANO Bp non è interessata a un polo del Nord-Est (quindi scartata l ipotesi di M&A con Veneto Banca e Popolare di Vicenza). Bpm invece starebbe valutando, sempre secondo il Corriere Economia, anche Bper come preda, una strada peraltro già tentata e fallita. Però Bper scrive Righi sembra più interessata a muoversi autonomamente verso altre direzioni: il Veneto, la Valtellina. Insomma tra Bp e Bpm sembra davvero l unico matrimonio perfetto. SALTATE LE NOZZE CREVAL-SONDRIO, IN VISTA QUELLE TRA BPER E VENETO BANCA Sembra invece definitivamente saltata l alleanza tra Creval e Sondrio: ceo e presidente della banca valtellinese hanno segnalato di non aver fretta di trasformare il Creval in spa e che le opzioni di aggregazione sono varie scrive Razzoli di Equita Sim ma durante l approvazione dei conti non si è parlato molto di possibile aggregazione con Popolare Sondrio. Quest ultima, che ha pubblicato i conti il 18 aprile e a cui sarebbe interessata anche Bper, che intende rafforzarsi in Lombardia e Veneto, sembra voler perseguire almeno nel breve una strategia stand-alone. Le nozze più probabili in questo gruppo di banche minori restano dunque quelle tra Popolare dell Emilia Romagna e Veneto Banca. Quest ultima ha confermato, secondo quanto riporta Razzoli l obiettivo di trasformazione in Spa entro l estate e la fusione con un altra popolare entro fine anno. Il deal potrebbe anche prevedere un ulteriore manovra di rafforzamento patrimoniale. Sembra perdere di consistenza l ipotesi di fusione con Popolare Vicenza, mentre aumenterebbero le chance di un deal con Bper. 22 Aprile Bpm restituisce 500 milioni di prestiti Tltro Cariverona tifa per il polo veneto - La fondazione vuole inserirsi nel progetto di una superpopolare regionale costruita intorno al Banco, che però potrebbe preferire Pop Milano. La partita va chiusa entro fine anno. Presto nel vivo la partita nomine. Ecco i nuovi padroni delle pop - Acquisti di BlackRock su Banco e Ubi. Dopo il blitz di Renzi spunta il big degli Etf Lyxor (SocGen) Generali primo socio del Creval, mentre in Popolare di Milano si rafforza Intesa, oggi all'1,06%. Banco Popolare, Bpm, Bper. Così Unicredit giudica la riforma Renzi delle Popolari Fusione Banche Popolari: riduzione sportelli, esuberi e nulla ai correntisti Bpm restituisce 500 milioni di prestiti Tltro. - MF-MILANO FINANZA mercoledì 22 aprile 2015 Doppia mossa della Banca Popolare di Milano. L istituto di credito ha chiuso un operazione di riacquisto su alcuni bond fino a un valore nominale di 365 milioni di euro con accettazioni per 358,45 milioni. Domani, invece, Bpm annullerà 500 milioni di euro di prestiti Tltro con scadenza 2017, garantiti dallo Stato. I 500 milioni potevano essere usati come collaterale per le operazioni di rifinanziamento a lungo termine (Ltro) presso la Banca centrale europea. Di fatto la banca sottolinea che tale passività era stata sottoscritta all'emissione dallo stesso istituto e che non è mai stata collocata sul mercato. Secondo una sim milanese, il prezzo di riacquisto dei bond è stato in media pari a 103, ma alcuni analisti non si aspettano impatti sul conto economico perché la perdita in conto capitale dovrebbe essere compensata dalle minori commissioni pagate sui bond garantiti dallo Stato e rimborsati da Bpm (1,5 miliardi di euro rimborsati, di cui 1 miliardo a fine 2014 e 500 milioni rimborsati adesso). Banca Imi conferma oggi il rating buy e il target price di 0,95 euro su Bpm. Gli analisti ritengono moderatamente positivo l impatto sugli introiti da commissione per 3-5 milioni rispettivamente nel 2015 e 2016 (secondo le previsioni), con un effetto invece marginale sulla bottom line nei due anni (circa l 1%). Il titolo ha aperto a Piazza Affari in rialzo dell 1,55% a 0,9145 euro. 5

6 Cariverona tifa per il polo veneto - La fondazione vuole inserirsi nel progetto di una superpopolare regionale costruita intorno al Banco, che però potrebbe preferire Pop Milano. La partita va chiusa entro fine anno. Presto nel vivo la partita nomine. Il Banco Popolare, si sussurra nelle stanze del potere di Verona, è a un bivio. Superate egregiamente le prove degli ultimi anni sotto la regia del consigliere delegato Pier Francesco Saviotti, il gruppo è pronto a crescere per dar vita a quello che si prospetta il terzo polo bancario italiano. I protagonisti della partita giocano ancora a carte ben coperte, ma i rumor parlano di due soluzioni possibili: o un matrimonio con la Popolare di Milano, che sposterebbe il barincentro del nuovo gruppo verso la Lombardia, o una soluzione tutta veneta che coinvolga le due principali banche non quotate, la Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Questa seconda soluzione, va da sé, piace ai soci veronesi del Banco che vedrebbero così garantita la propria centralità nei futuri assetti di governance. Tra questi c'è la Fondazione Cariverona che, complici le recenti disposizioni del protocollo Acri, dovrà presto ridefinire la strategia di investimento. L'ente presieduto da Paolo Biasi dovrà infatti scendere sotto al 2% di Unicredit entro tre anni. Nell'ultimo bilancio disponibile il 3,5% di Piazza Gae Aulenti era iscritto al valore di 2,09 miliardi e rappresentava quasi il 62% dell'attivo della fondazione, contro il 33% fissato dal recente protocollo Acri. Anche se il disimpegno non si prospetta imminente, la scelta di non aderire alla lista per il rinnovo del cda di Unicredit va certamente in questa direzione. In un'ottica di diversificazione, Cariverona potrebbe insomma allontanarsi da Milano per giocare un ruolo da protagonista nel sistema bancario veneto.... E se invece il Banco scegliesse il matrimonio con la Bpm, come oggi appare più probabile? Al momento tra i consiglieri della fondazione si registra una certa perplessità su questa ipotesi, che rischierebbe di penalizzare Verona, ma non si può parlare di una contrarietà vera e propria. Anche perché, guardando ai fondamentali, quella con Piazza Meda potrebbe rivelarsi la combinazione ideale per il Banco. Al momento insomma Cariverona non ha preclusioni e il lavoro per la ridefinizione del portafoglio finanziario potrebbe iniziare già nel mese di maggio. C'è da giurare che l'ente si muoverà con estrema cautela, anche perché gran parte degli organi direttivi sono in scadenza e non potranno essere rinnovati... Ecco i nuovi padroni delle pop - Acquisti di BlackRock su Banco e Ubi. Dopo il blitz di Renzi spunta il big degli Etf Lyxor (SocGen) Generali primo socio del Creval, mentre in Popolare di Milano si rafforza Intesa, oggi all'1,06%. In attesa che si aprano le danze sulle aggregazioni, i vertici delle grandi banche popolari sono al lavoro per costituire noccioli duri di soci che stabilizzino la governance in vista della trasformazione in spa. La partita non sarà semplice, anche perché da qualche anno i grandi azionisti delle cooperative quotate non sono più imprenditori o artigiani, ma colossi della finanza internazionale. La riforma voluta dal governo Renzi ha ulteriormente accresciuto l'appetito di questi soggetti, che oggi sono l'interlocutore imprescindibile per qualunque progetto sulla governance delle popolari. La mappatura di questi soggetti non è impresa semplice, perché molti decidono di restare sotto la soglia rilevante del 2% e dunque possono essere individuati solo al momento dello stacco cedola. In base ai dati Bloomberg, comunque, il soggetto più attivo risulta BlackRock. Negli ultimi mesi il gestore americano ha rastrellato ancora azioni delle due principali banche popolari, Ubi Banca e Banco Popolare, portandosi rispettivamente al 2,47% e al 2,44% dei due istituti. Oggi BlackRock (che fra l'altro può avvalersi dell'esenzione dall'obbligo di comunicare partecipazioni tra il 2 e il 5% del capitale) ha quote significative in tutte le principali banche cooperative, per un valore di mercato complessivo di quasi 500 milioni di euro. A 431 milioni ammonta invece il pacchetto di azioni accumulato da Dimensional Fund Advisors, il gruppo d'investimento di Austin (Texas) oggi azionista di riferimento di quasi tutte le popolari e numero uno in Bper con il 3,17%. Vanguard Group, il terzo più grande fornitore mondiale di Etf con sede a Malvern, in Pennsylvania, ha invece in portafoglio quasi 300 milioni di euro di titoli mentre Norges Bank, la banca centrale della Norvegia, mantiene ben stretta la presa su Banco (2,13%), Bpm (2,05%) e Bper (2,02%). La novità di questi primi mesi dell'anno è rappresentata anche dai blitz di Lyxor, la società d'investimento francese controllata da Société Générale e specializzata in Etf. Il gruppo ha acquisito partecipazioni sotto l'1% in quasi tutte le banche popolari, da Ubi a Banco, da Bpm a Bper, dimostrando un forte interesse per il settore. Così come non è venuto meno l'interesse dei grandi istituti nordeuropei come Deutsche Bank (0,29% di Ubi, 0,24% del Banco e 0,69 di Bper), Ubs (2,97% della Popolare di Sondrio e 0,34% di Ubi) e Credit Suisse (0,32% di Ubi e 0,37% del Banco). Ma anche gli investitori italiani stanno mostrando grande interesse per il comparto delle banche popolari. Dal terzo trimestre 2014 a oggi, per esempio, Intesa Sanpaolo ha guadagnato posizioni nell'azionariato di Bpm diventandone quinto socio all'1,06%. Molto attive sono state anche Generali che, oltre allo 0,85% di Piazza Meda, custodiscono il 2,73% del Credito Valtellinese di cui oggi risultano primo azionista. Ci sono poi i soci fedeli, anzi fedelissimi nonostante il carattere speculativo dell'attività. Tra questi merita senza dubbio una menzione il fondo americano Silchester International Investors, entrato in Ubi nel 2010 con il 2,15% e da allora in costante crescita nell'azionariato fino all'attuale 4,9% che, ai prezzi di mercato, vale 320 milioni di euro e che, da inizio anno, si è apprezzato di quasi il 20%. Tra i fedelissimi non bisogna dimenticare le fondazioni, altri soggetti che nei prossimi mesi potrebbero giocare un ruolo determinante nella definizione della nuova governance. Gli enti Cr Cuneo e Cr Lucca, per esempio, restano ben ancorati a Ubi e Banco Popolare dove detengono rispettivamente il 2,28 e il 2,89%. 6

7 Banco Popolare, Bpm, Bper. Così Unicredit giudica la riforma Renzi delle Popolari - Formiche.net, Non ci sono rilievi critici, anzi, nel giudizio che si rileva dal position paper di Unicredit elaborato dalla direzione Affari istituzionali del gruppo creditizio sulla riforma del governo che riguarda le banche popolari. Il documento, che passa in rassegna in maniera approfondita, le principali politiche, riforme e interventi del governo Renzi a sostegno della crescita si sofferma tra l altro anche sul decreto trasformato in legge che impone entro 18 mesi alle maggiori dieci banche popolari la trasformazione in società per azioni, abbandonando dunque la governance basata sul voto capitario. IL RISIKO - La riforma del governo ha da un lato provocato malumori e sbuffi ai vertici di Assopopolari e nel contempo ha prodotto la disponibilità dei capi azienda delle banche interessate a individuare fattori positivi dell azione del governo. Come, in primis, l accelerazione su progetti di fusioni e acquisizioni, come quelle di cui si parla in questi giorni. Così mentre non si placano le polemiche sull intervento intrusivo del governo, che secondo alcuni osservatori è a rischio costituzionalità, oltre che a rischio ricorsi perché la Bce non è stata consultata preventivamente sul provvedimento, si apre uno scenario in cui le fondazioni bancarie in progressiva uscita dalle maggiori banche possano decidere di investire nei principali istituti popolari in fase di riconfigurazione azionaria con l abbandono del principio di una testa un voto. FINI DEL GOVERNO - Il governo Renzi, si legge nel paper della banca presieduta da Giuseppe Vita e guidata dall ad, Federico Ghizzoni, si è mosso in sintonia con gli intendimenti del Fondo monetario, della Banca d Italia e della Bce. L obiettivo, è scritto, è quello di rafforzare il sistema bancario, aumentandone la capitalizzazione. GLI EFFETTI POSITIVI DEL DECRETO - La prima conseguenza del provvedimento, secondo il documento, sarà quella di accelerare le aggregazioni tra le banche popolari e forse anche con le operazioni di fusione con altre banche commerciali, come Monte dei Paschi di Siena e Carige. Fusione Banche Popolari: riduzione sportelli, esuberi e nulla ai correntisti - Bergamonews, 22 Aprile 2015 La trasformazione delle Banche Popolari da società cooperative a Spa, voluta dal Governo Renzi, interessa dieci istituti di credito che vantano un attivo sopra gli otto miliardi di euro. In queste settimane si stanno svolgendo le assemblee ordinarie in cui si approva il bilancio e si fanno ipotesi di fusioni. Le Popolari sono costrette ad aggregarsi per rimanere competitive su un mercato che è sempre più globale e che richiede la capacità di fare economie di scala in un periodo nel quale per gli istituti di credito è difficile guadagnare con i tassi bassi. Sullo sfondo ci sono ipotesi di fusione, alcune date ormai per certe, come la Banca Popolare di Vicenza che dovrebbe fondersi con Veneto Banca per costituire un grande polo bancario del Nord Est. Poi c'è la corte serrata alla Banca Popolare di Milano, contesa perché ha il cuore nella città della Borsa e per le buone condizioni di salute della banca. C'è chi ipotizza anche un grande accorpamento tra Ubi Banca, Banco Popolare (che ha incorporato il Credito Bergamasco), la Banca Popolare dell'emilia Romagna e Banca Popolare di Milano, oltre alla Banca Popolare di Sondrio. Nascerebbe un colosso bancario accomunato dagli stessi valori mutualistici, ma sarebbe una mannaia per la sovrapposizione di filiali e per i troppi dipendenti. Basti pensare che Ubi, Banco Popolare, Bper e Bpm che sono le popolari più grandi contano unite sportelli per lo più concentrati al Nord Italia per gestire un attivo di circa 355 miliardi di euro. Ora è facile capire che queste fusioni porterebbero a tagli delle filiali e consistenti esuberi, se si pensa che Unicredit e Intesa Sanpaolo che hanno rispettivamente 844 e 646 miliardi di attivo con un rete di circa 4mila sportelli a testa. C'è da aggiungere anche un dettaglio, nella fusioni tra diverse banche si scontrano anche contratti differenti e sovrapposizioni di ruoli che darebbero vita ad un riassestamento non indifferente. Oltre alla perdita di legame con il territorio. Se si aggregassero le quattro più grandi popolari, i vertici sarebbero pronti ad abdicare il ruolo di sede di territori come Bergamo, Verona, Milano e Modena? Un no chiaro e senza appelli alle fusioni è arrivato sabato scorso dall'assemblea della Banca Popolare di Sondrio. In questi anni non abbiamo comprato banche, o reti di costosissimi sportelli, nessuna aggregazione. Siamo stati una banca controcorrente ha rimarcato da Bormio il consigliere delegato Mario Alberto Pedranzini. E la tentazione di andare controcorrente alletta anche le altre banche. Infine, c'è una domanda che agita i soci: in questa ottimizzazione dei costi in caso di fusioni tra popolari, quanto ricaderà sui correntisti? La risposta è di Elio Lannutti, presidente Adusbef: "In Italia in media paghiamo i conti correnti 200 euro all'anno in più che nel resto dell'europa. La musica non è cambiata con le grandi aggregazioni degli anni passati. Perché dovrebbe farlo ora?". 7

8 20 Aprile Banco & Bpm. Ecco come sarà la Superpopolare del Nord - Attivi per 170 miliardi, più di sportelli e 10 miliardi di capitalizzazione BPM, BPER e Banco Popolare: ipotesi di fusione e scenari possibili Banco & Bpm. Ecco come sarà la Superpopolare del Nord - Attivi per 170 miliardi, più di sportelli e 10 miliardi di capitalizzazione - CORRIERE ECONOMIA lunedì 20 aprile 2015 L affascinante idea di unire il Banco Popolare e la Banca Popolare di Milano, sta delineando i propri contorni. L obiettivo è industrialmente ambizioso, si verrebbe a creare una banca che emergerebbe in Italia subito dopo i due colossi Unicredit e Intesa, con una presenza importante in alcune regioni strategiche dal punto di vista industriale ed economico: Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte, Lombardia, Veneto. Contatti - Il progetto è ancora nella fase embrionale, ma i contatti ci sono stati. Senza crismi di ufficialità, ma concreti. Le parti, infatti, si conoscono da tempo. Il presidente del consiglio di Sorveglianza della Bpm, l ex ministro Dino Piero Giarda è stato per anni amministratore del Banco Popolare e diversi amministratori di allora siedono ancora nel board della banca veronese. Si conoscono bene anche gli amministratori delegati dei due gruppi, Pier Francesco Saviotti (Banco) e Giuseppe Castagna (Bpm), che hanno lavorato assieme nella vecchia Comit e si sono ritrovati in Intesa Sanpaolo quando Saviotti rientrò alla banca di Piazza Scala. In particolare, sembra che Castagna e Saviotti si siano visti nelle scorse settimane a Milano e, incrociando le agende, abbiano fissato un nuovo appuntamento entro la fine del mese di aprile. Risvolti industriali - Il progetto, come detto, ha risvolti industriali importanti. Sommando algebricamente i dati di bilancio allo scorso 31 dicembre, si otterrebbe un gruppo con 170 miliardi di attivi, 10 miliardi di capitalizzazione borsistica (ai depressi valori di oggi), 120 miliardi di raccolta diretta, e oltre 110 miliardi di crediti verso la clientela. Numeri da terza banca italiana, con ampio margine di vantaggio sulle quarte (Ubi e Monte dei Paschi, che peraltro sembra stiano studiando un loro progetto comune). Certo, sono anche numeri che andrebbero depurati da alcune sovrapposizioni, ma la dimensione del progetto incontra il favore sia delle autorità italiane che della vigilanza europea, oltre a interessanti opportunità di sviluppo. Non mancano, però, gli ostacoli. La Popolare di Milano, ad esempio, non vorrebbe rinunciare alla sede sotto la Madonnina. Difficile contrastare una simile posizione. Per quanto il Banco Popolare sia oggi nettamente più grande, come confermano i numeri di bilancio, la centralità della città lombarda rispetto ai territori coperti, oltre al ruolo di «capitale economica», non concedono chance alle possibili istanze veronesi. Vanno quindi ricercati dei nuovi equilibri. La governance, dovrebbe riposizionare i pesi, considerando anche le dotazioni di capitale delle due banche, non solamente la dimensione delle strutture e non dimenticando neppure che Pier Francesco Saviotti ha già annunciato che la sua straordinaria avventura al Banco Popolare si concluderà definitivamente con l approvazione del bilancio 2016, nella primavera Così per il Banco, la Milano appare essere la prima opzione. Al momento l unica. A Verona han fatto capire di non essere interessati a un polo del Nordest con Veneto Banca e Popolare di Vicenza: vogliono una aggregazione forte, che dia vita, come si sussurra nei corridoi della sede di Piazza Nogara, a «una gran bella banca». Creazione di valore - L unico vero pre-requisito da soddisfare appare proprio questo: che da una futura aggregazione la banca esca con una struttura solida, ambiziosa, di livello nazionale. Il tempo degli interventi di salvataggio, da Novara a Lodi a Italease, è scaduto. Oggi, sia Saviotti che il presidente Carlo Fratta Pasini appaiono orientati a un atteggiamento aggressivo nei confronti dei mercati e la prossima trimestrale dovrebbe sottolinearlo, anche perché dopo la pesante perdita del 2014 dovrebbero emergere i benefici della fusione di Italease (85 milioni) a cui poi affiancare i 150 milioni di euro derivanti dalla cessione dell Icbp. Quindi, da Verona, nessun interesse nei confronti delle banche più piccole: si pensa in grande, a una aggregazione che crei valore, che non sia penalizzante per i conti, né per la reputazione degli istituti coinvolti. Bpm è oggi il partner ideale. Visioni lombarde - E Milano? A una parte del board della Bpm interessa esplorare l ipotesi di aggregazione con la Bper, la Popolare dell Emilia-Romagna guidata da Alessandro Vandelli. Il matrimonio stava già per celebrarsi qualche anno fa, ai tempi della presidenza milanese di Roberto Mazzotta. Naufragò all ultimo, per il colpo di coda dei sindacati interni. Riproporlo oggi è interessante dal punto di vista industriale, ma assai meno dell ipotesi Banco. Anche perché la Bper sembra più interessata a muoversi autonomamente verso altre direzioni: il Veneto, la Valtellina. A rigor di governance sembra poi che il boccino sia oggi in mano al consiglio di gestione della PopMilano, quindi al presidente Mario Anolli e all amministratore delegato Castagna. A loro le prossime mosse. Intanto, si avvicina la trimestrale, il cui risultato dovrebbe beneficiare di un portafoglio ricco di titoli di stato ben comprati. BPM, BPER e Banco Popolare: ipotesi di fusione e scenari possibili - Investireoggi, 20 aprile 2015 Secondo alcune indiscrezioni di stampa apparse sul Corriere della Sera, trattative serrate sarebbero in corso tra la Banca Popolare di Milano e il Banco Popolare in vista di una possibile aggregazione. L operazione darebbe vita a un 8

9 gruppo bancario da 170 miliardi di euro a livello di attivi e con una capitalizzazione di borsa pari a 10 miliardi di euro. La possibile fusione tra le due banche è una delle prospettive che si sono aperte con la riforma delle banche popolari voluta nei mesi scorsi dal governo Renzi. Anche la Banca Popolare dell Emilia Romagna potrebbe essere al centro di interessanti giochi. Il numero uno dell istituto Alessandro Vandelli, infatti, ha affermato che il suo gruppo punta ad essere un soggetto aggregante e ha aggiunto che BPER guarderà ad altri popolari di dimensioni simili o inferiori Questa presa di posizione significa semplicemente che la strada che porterebbe BPER verso Ubi Banca o il Banco Popolare è impercorribile. Ricordiamo che nel fine settimana di è tenuta l assemblea di Banca Popolare dell Emilia Romagna che ha eletto il consiglio di amministrazione per il triennio confermando nel board gli attuali vertici Caselli Ettore e Vandelli Alessandro. Il cda di 7 membri comprende anche Boldrini Giosuè, Cicognani Giulio (indipendente), Gualandri Elisabetta (indipendente) e Masperi Valeriana Maria (indipendente) oltre a Marotta Roberto (indipendente e Consigliere di Minoranza tratto dalla seconda lista presentata). 15 Aprile Banche Popolari: 5 matrimoni in vista Banche Popolari: 5 matrimoni in vista - Panorama 14/4/2015 Da una parte la riforma voluta da Renzi che spinge le Popolari ad abbandonare il principio di mutualità per trasformarsi in Spa e dall'altro la Bce che chiede ulteriori rafforzamenti patrimoniali ai principali istituti di credito italiani. Sono le due condizioni che, a detta di molti osservatori, daranno il via a un risiko bancario che coinvolgerà almeno 10 banche italiane di medio - grandi dimensioni e che porterà a un ulteriore consolidamento del mercato del credito lungo la Penisola. Si parte dalle grandi Popolari del Nord Italia, costrette ad aggregarsi per rimanere competitive su un mercato sempre più globale e che richiede la capacità di fare economie di scala in un periodo in cui per le banche è difficile guadagnare con i tassi bassi, per poi finire in Liguria e nel Centro Italia dove Mps, Carige, Banca Marche e Banca Etruria, banche che riusciranno difficilmente a camminare da sole nei prossimi anni (le ultime due sono commissariate), restano ancora in attesa di un socio - compratore tricolore per evitare di finire in mani straniere. Di seguito le unioni ipotizzate sulla stampa finanziaria nelle scorse settimane. Bpm, la più corteggiata La Popolare che tutti vorrebbero in sposa è quella di Milano, forte della posizione geografica, nel cuore della Lombardia, una delle zone più ricche e produttive d Europa. Guidata dall ex Intesa Sanpaolo Giuseppe Castagna, è la più piccola delle grandi Popolari (dietro UBI, Banco Popolare e Bper). Il pretendente numero uno è il Banco Popolare. L'attuale numero uno dell'istituto veronese, Pier Francesco Saviotti, vede di buon occhio un asse con Milano che porterebbe alla creazione di un istituto fortissimo in tutto il Nord Ovest e con una buona presenza nel Nord Est. L unione tra le Popolari in Veneto Da anni si parla del matrimonio tra la Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che forse convoleranno finalmente a nozze nel Il presidente dell istituto vicentino, il banchiere - viticoltore Gianni Zonin, ha di recente lanciato un appello agli "amici di Montebelluna" ribadendo la necessità di costruire "una grande banca del Veneto". Tra un elenco di quattro possibili partner, stilato da Mediobanca, advisor incaricato dai vicentini per sondare il terreno in vista della trasformazione in Spa, costringendo le Popolari più grandi a trovarsi un partner per aumentare le dimensioni patrimoniali, Veneto Banca è il solo che manterrebbe la centralità del territorio, rispetto a Carige e alle due popolari valtellinesi. Bper in pressing su Unipol Banca La fusione tra Bpm e Banco Popolare, secondo alcuni, potrebbe addirittura diventare a tre, con l ingresso dell emiliana Bper da cui nascerebbe una banca da 230 miliardi di euro in attivi. Tuttavia, dalle parti di Modena si stanno studiando anche altri dossier: Veneto Banca (non tutti gli azionisti dell'istituto di Montebelluna vedono con favore un unione con i vicentini), in vista di una futura espansione nel Nord Est, e Unipol Banca, che andrebbe a rafforzare le relazioni con Unipol, con cui l'istituto ha già avviato una partnership nella bancassurance tramite Arca Vita. Il matrimonio tra le due "big" Per il Banco Popolare c è un altra strada, ben più ambiziosa, oltre a quella dell unione con la milanese Bpm: il matrimonio con l altra grande popolare del Nord, UBI, condizione necessaria per la futura acquisizione del Montepaschi di Siena che rischia di passare in mani straniere. UBI, Banco Popolare e Mps darebbero vita alla terza grande banca italiana con oltre 400 miliardi di euro in attivi, anche se in questo caso sarà difficile trovare un equilibrio tra i vari centri di potere, distribuiti tra Bergamo, Brescia, Verona e Siena. Nozze in Valtellina Un altro matrimonio "chiacchierato" è quello tra le due Popolari della Valtellina, il CreVal e la Popolare di Sondrio. I due istituti dovranno decidersi se mettersi assieme o se, eventualmente, aggregarsi a un altra banca popolare. Mediobanca, in qualità di advisor, ha incluso le due banche valtellinesi nell'elenco delle migliori opzioni strategiche a disposizione della Popolare di Vicenza che è a caccia di partner in vista della trasformazione in spa. 9

10 14 Aprile I banchieri popolari iniziano il «risiko». Il Banco punta la Bpm, che però non intende farsi colonizzare. Zonin verso l'addio, ma prima Vicenza vuole Veneto B Popolari alla doppia prova della riforma e delle aggregazioni Popolari, in arrivo gli advisor per le fusioni I banchieri popolari iniziano il «risiko». Il Banco punta la Bpm, che però non intende farsi colonizzare. Zonin verso l'addio, ma prima Vicenza vuole Veneto B - - Il Giornale 12/4/2015 Subita la disfatta in Parlamento sulla riforma Renzi che le obbliga a diventare spa, le banche popolari prendono posto al tavolo del riassetto. Non si è parlato quasi d'altro ieri alle assemblee di Popolare Milano, Banco Popolare, Popolare Vicenza e Creval, formalmente chiamate ad approvare i bilanci. Un'aggregazione con Milano «non è impossibile», ha ribadito l'ad del Banco, Pier Francesco Saviotti che da mesi definisce «un sogno» questa operazione. Gestita la transizione, il banchiere sarebbe peraltro disposto a passare il timone al capo azienda di Bpm, Giuseppe Castagna. Davanti a un'assemblea gremita (32mila soci presenti, deleghe comprese), il presidente Carlo Fratta Pasini ha fatto il resto, assicurando che il Banco non vuole essere «nè aggregato nè aggregante». L'idea sarebbe creare un spa quotata che faccia da comune cappello, sotto cui far sopravvivere le banche reti con le rispettive strutture commerciali ma senza i costosi cda; uno schema quindi non distante da quello adottato della francese Credit Agricole. Pur in un clima di mezzo disarmo, i piccoli soci e la politica provano però la zampata per indirizzare il processo di aggregazione e predisporre nelle nuove «coop-spa» un nocciolo duro in chiave antiscalata. Non a caso i primi a muovere sono state proprio Milano e Verona. La Fondazione Cariverona di Paolo Biasi si è infatti detta pronta a investire nel Banco «per garantire la stabilità dell'azionariato», e potrebbe essere affiancata da CariLucca, (2,89%). La base di Bpm ha invece partorito un «patto parasociale di preventiva consultazione». L'iniziativa, presentata dall'ex candidato sindaco di Milano per l'ulivo Sandro Antoniazzi, nasce da pensionati e soci non dipendenti, ma la «sacra alleanza» potrebbe estendersi a una parte dei dipendenti così da racimolare almeno il 5% del capitale. Il piano di battaglia è riassunto in un volantino distribuito all'assise (3.976 soci presenti, deleghe comprese): creare una cooperativa cui affidare una quota di minoranza della spa; difendere i soci mutualistici con un cocktail di azioni speciali, limiti ai diritto di voto, posti in Cds e voto plurimo. Alcuni degli storici collettori del consenso di Bpm puntano invece alle piccole aggregazioni, ma c'è un allineamento con il vertice sul fatto che occorre trovare lo sposo velocemente e comunque prima di rinunciare al voto capitario. «Fare prima la spa ci renderebbe più aggredibili rispetto ad offerte ostili», ha avvertito Castagna, mantenendo però le carte coperte: «Esamineremo varie opportunità. A oggi non ci sono stati contatti di nessuno con nessuno». Se la strada maestra Milano-Verona risultasse davvero sbarrata, Bpm potrebbe guardare come primo passo a Carige o al Creval, che però continua a strizzare l'occhio ai vicini di casa della Popolare di Sondrio. Sembra invece aver perduto ulteriore appeal l'idea di riproporre le nozze con Popolare Emilia Romagna, difficoltose dal punto di vista della governance visto che il suo ad Alessandro Vandelli non avrebbe alcuna intenzione da fare da spalla. Tanto che Bper, per non restare isolata, avrebbe aumentato il pressing su Unipol Banca e su Veneto Banca, dove c'è un partito che vuole nuovamente respingere la mano tesa dalla Popolare Vicenza di Gianni Zonin: «Siamo in grado di costruire una grande banca del Veneto, per fare questo il cda ha bisogno di serenità e pazienza», ha ribadito il banchiere-viticoltore. Zonin, alle prese con le critiche dei soci che hanno dovuto accettare di tagliare da 62,5 ai 48 euro il prezzo delle azioni (- 23%),ha anche anticipato che passerà la mano: «Non sarò presidente della spa». Un passaggio storico, ma c'è da scommettere che non sarà il solo tra i «Signori» delle Popolari, perché con la rottamazione del voto capitario finisce un modo di intendere la banca. Negli uffici della Bce non sembra però esserci grande entusiasmo all'idea di un'aggregazione tra i due istituti veneti non quotati, perché entrambi hanno delle debolezze da superare: il direttore generale Samuele Sorato ha già avvertito che Vicenza potrebbe abbinare il salto verso la spa a una nuova ricapitalizzazione, perché molti soci venderanno. Popolari alla doppia prova della riforma e delle aggregazioni - MF-MILANO FINANZA martedì 14 aprile 2014 A latere delle assemblee delle Popolari di sabato 11, è stato rilanciato, in alcuni casi, il tema delle aggregazioni. L'ad del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti ha ipotizzato, per ora solo in via accademica, una concentrazione con altri istituti della specie, in particolare con la Popolare di Milano, il cui ad Giuseppe Castagna, forte del buon risultato d'esercizio, non nasconde l'intenzione di partecipare a questa fase di consolidamento ma ipotizza, per la Bpm, un ruolo di soggetto aggregante. In effetti la fase successiva alla manifestazione di queste aspirazioni o intenti sarà quella della discussione sulle banche aggreganti e su quelle aggregande. In questo processo sono soprattutto coinvolte, stando alle dichiarazioni di esponenti aziendali o alle loro offerte, la Popolare di Vicenza (il cui presidente aveva ben visto per tempo la necessità di un'autoriforma), Veneto banca, Ubi banca, la Popolare dell'emilia, oltre alle due già 10

11 citate. Qua e là si esprimono malumori verso la presunta riforma degli istituti del settore, ma poi si riflette sulle modalità da adottare per non essere preda di acquisizioni, in particolare dall'estero. In alcune banche si prospetta l'opportunità di promuovere le aggregazioni prima di passare alla trasformazione in spa, in modo da fare leva ancora sul voto capitario o, magari, da compiere un'operazione che veda in sequenza la concentrazione e l'aggregazione. Sotto il profilo giuridico non dovrebbero esservi ostacoli in quanto l'obbligo della trasformazione deve essere soddisfatto in 18 mesi dall'adozione della normativa. Piuttosto, sulle aggregazioni bisognerà tener conto di quanto il Governatore della Banca d'italia Ignazio Visco ha detto in alcuni interventi, sostenendo che verosimilmente si aprirà la strada a una stagione di integrazioni e aggregazioni nel settore delle Popolari, che tra l'altro dovranno accrescere l'innovazione e la capacità di operare nel mercato internazionale. Ma ha pure precisato che esse andranno promosse con cautela, che le concentrazioni sono un mezzo, non un fine, e che i tempi sono generalmente lunghi perché due banche che si aggreghino possano poi dare vita a un istituto unitario nel quale tutte le funzioni (organi, strategie, personale, risorse di qualsiasi tipo) siano effettivamente integrate. Compiuta l'aggregazione, bisogna poi realizzare il soggetto unico di questa operazione. Vanno, poi, dimostrati con i numeri i benefici che si traggono e che si debbono riverberare sui prenditori di credito e sui risparmiatori. Sono passaggi non semplici. In ogni caso l'attuazione della riforma potrà essere integrata con altre scelte non gattopardesche che riguardino le aggregazioni o lo scorporo o ancora la holding postconcentrazione, nonché altri aspetti a latere delle Popolari soggette alla trasformazione, perché mantengano alcuni caratteri di mutualità e solidarietà non confliggenti con la revisione. Sullo scorporo non è da escludere che siano i singoli progetti, che passino il vaglio delle Autorità monetarie, a introdurlo, caso per caso. Ex malo bonum? Da una riforma pessima possono trarsi elementi positivi? È possibile, sempreché non si imbocchi la strada giurisdizionale, che non sarebbe peraltro contestabile e che potrebbe portare anche a una riconsiderazione generale dell'innovazione, così come a un lungo percorso privo di sbocchi nel breve-medio termine. Una gestione intelligente e propositiva della riforma, tuttavia, già di per sé costituirebbe un fattore di avanzamento. Popolari, in arrivo gli advisor per le fusioni - IL SOLE 24 ORE martedì 14 aprile 2014 Advisor in movimento. La stagione del risiko bancario è alle porte, come preannunciato dai principali banchieri nel corso del weekend in occasioni delle assemblee dei soci. Ecco perchè le banche popolari sono ai colloqui preliminari per la selezione delle banche d affari che dovranno aiutare nel processo di consolidamento. Mentre Popolare di Vicenza e Veneto Banca si sono già mosse (assegnando il mandato rispettivamente a Mediobanca e Rothschild), gli altri gruppi del credito sceglieranno gli advisor nei prossimi giorni. In pole position per Bpm c è Piazzetta Cuccia, così come per il Banco Popolare, che potrebbe trovare supporto anche nella banca d affari svizzera Ubs. Bper non ha ancora alzato il velo sulle proprie scelte, ma gli addetti ai lavori guardano a Mediobanca, Citigroup e Jp Morgan. In movimento nel settore anche Lazard, Credit Suisse e Goldman Sachs. All indomani della tornata assembleare del weekend - che ha coinvolto Banco Popolare, Bpm, Popolare Vicenza e Creval - le banche popolari italiane si preparano al risiko del comparto. Agli incontri informali di queste settimane («in questa fase tutti parlano con tutti», ha riconosciuto l ad del Banco Pier Francesco Saviotti), seguiranno ora valutazioni più approfondite. Una volta conclusa la serie di appuntamenti assembleare di aprile «credo che tutti questi contatti dovranno concretizzarsi, trasformarsi in qualcosa di più vero», ha aggiunto il manager al termine dell assemblea di Novara. «Da domani ci dedicheremo ad esaminare tutte le opportunità», gli ha fatto eco l ad di Bpm, Giuseppe Castagna, al termine dell assise dei soci a Milano. Per fidanzarsi serve però un aiutante. Ecco perchè il primo passo per tutti è la scelta degli advisor, i consulenti il cui compito è quello di accompagnare gli istituti nella selezione del partner più adatto. Nei prossimi giorni sia il Banco che Pop Milano alzeranno il velo sulle nomine. E così, nelle prossime settimane, dovrebbero fare gli altri istituti coinvolti nel processo di consolidamento, da Bper a Ubi. Alcune banche, in verità, si sono già mosse, spinte dall urgenza della trasformazione in Spa. Popolare di Vicenza a metà marzo ha individuato in Mediobanca l advisor «per analizzare le opzioni strategiche, considerato lo scenario bancario attuale e prospettico». E così ha fatto anche Veneto Banca, che ha affidato a Rothschild il mandato per esplorare le opportunità del mercato «in vista del probabile consolidamento del settore». Per ora non c è alcuna conferma ufficiale ma in pole position per Piazza Meda, secondo diversi rumors di mercato, rimane Mediobanca, con cui i rapporti sono storicamente consolidati. Analoga la situazione per il Banco, che potrebbe trovare anche l appoggio di Ubs, anche alla luce del rapporto di fiducia che esiste, sin dai tempi della Comit e poi in Merrill Lynch, tra Saviotti e il ceo dell investment bank svizzera Andrea Orcel. In movimento è anche Bper, altro potenziale protagonista del risiko bancario che sta per scattare. A Modena per ora tutto tace, ma non è un mistero che il clima sia buono con Mediobanca, Citigroup e JP Morgan, tre banche d affari che non a caso hanno formato il consorzio di garanzia in occasione dell aumento di capita le da 750 milioni varato lo scorso anno. Va detto che la fase dei colloqui tra popolari e investment bank è ancora in uno stadio preliminare. L intera mappa di corrispondenze potrebbe essere soggetta a cambiamenti anche per evitare possibili sovrapposizioni di advisory tra piazze potenzialmente interessate tra loro. E visto che le prospettive del risiko bancario appaiono ancora fluide, non è da escludere che anche altre banche d affari entrino in partita. In movimento ci sono ad esempio Lazard, Credit Suisse o Goldman Sachs, solo per citarne alcuni, che potrebbero rivelarsi outsider. L attenzione del mercato intanto è 11

12 concentrata sulla seconda tornata assembleare del comparto, prevista per questo fine settimana. Sabato 18 ci saranno le assise dei soci di Banca Popolare dell Emilia Romagna, Banca Popolare di Sondrio e Veneto Banca. Proprio al management dell istituto di Montebelluna toccherà rispondere all invito lanciato sabato scorso dal presidente di PopVi Gianni Zonin, che ha aperto all ipotesi di una fusione tra le due banche popolari non quotate. 13 Aprile Banche popolari, scatta il giorno delle assemblee. Popolare di Milano, gli azionisti approvano il bilancio del 2014 Banco Popolare, Fratta Pasini: «Obiettivo è creare banca di dimensioni adeguate» Bpm, Banco, Vicenza. Le banche popolari sono pronte ad aggregarsi Banche popolari, scatta il giorno delle assemblee. - La Repubblica 11/4/2015 E' stato il giorno delle assemblee per tre banche: Banca popolare di Milano, Popolare di Vicenza e Banco Popolare. Per tutte c'è all'orizzonte la trasformazione in spa, decisa per legge. E per tutte c'è la corsa a guardarsi intorno, per concludere matrimoni che le rendano più grandi e quindi più difficilmente scalabili. Intanto, aver alzato le deleghe a dieci ha già fatto segnare un record di soci a Novara, dove si svolgeva l'assemblea del Banco popolare: tra presenze fisiche e deleghe erano in Partiamo dal Banco popolare (che ha approvato il bilancio con due miliardi di perdita netta): l'ad Pier Francesco Saviotti è tornato a fare avances alla Bpm, considerata un sogno. "Non l'ho mai nascosto - ha detto - non si sa mai, non mettiamo limiti, non è impossibile ma non è facile". Il numero uno del gruppo ha anche detto: "Sono fiducioso che dopo anni di carestia, inizi un periodo di vacche grasse" mentre in assemblea la Fondazione Cariverona si è detta pronta ad investire nella banca per garantire la stabilità dell'azionariato, nel processo di trasformazione in spa. Alla Bpm invece (tornata al dividendo dopo tre anni) il presidente del consiglio di sorveglianza Piero Giarda ha parlato di "scossa elettrica nell'acqua in cui nuotavano" le popolari, riferendosi al terremoto della legge sulla trasformazione in spa. L'amministratore delegato Giuseppe Castagna ha detto che la partita delle aggregazioni comincia ufficialmente adesso: ora che è "finita l'assemblea ci dedicheremo a valutare eventuali opportunità". Dal canto suo Giarda ha sottolineato l'importanza di trasferire i geni della cooperativa nella Spa che nascerà. Infine la Popolare di Vicenza, forse l'assemblea più agitata (alcuni soci si sono lamentati per le lungaggini nella vendita delle azioni). L'obiettivo è la trasformazione in società per azioni entro l'anno ma, ha detto il presidente Gianni Zonin, non sarà lui il presidente della spa. Per quanto riguarda le aggregazioni, continua a guardare a Veneto banca. "Abbiamo dato incarico a Mediobanca - ha detto Zonin - di individuare un partner. Auspico che gli amici di Montebelluna accolgano l'invito poiché siamo in grado di costruire una grande banca del Veneto anche se si tratta di una Spa. Se riusciamo a metterle assieme diventiamo il quinto-sesto istituto bancario italiano". Popolare di Milano, gli azionisti approvano il bilancio del soldionline.it 11/04/2015 L assemblea dei soci della Popolare di Milano ha approvato il bilancio dell esercizio 2014, chiuso con un utile netto consolidato di circa 232 milioni di euro e ha deliberato la distribuzione di un dividendo di 0,022 euro che sarà staccato il 18 maggio. Inoltre, l assemblea ha autorizzato il consiglio di gestione ad acquistare e disporre delle azioni proprie. Il Sole24Ore di domenica 12 aprile ha riportato le dichiarazioni del consigliere delegato della Popolare di Milano, Giuseppe Castagna, in occasione dell'assemblea degli azionisti della banca. Il manager ha aperto le porte a un'eventuale fusione con altri soggetti del settore. Castagna non ha fornito indicazioni puntuali, limitandosi a segnalare la preferenza per un'altra banca popolare. Il Sole24Ore di domenica 12 aprile ha riportato le dichiarazioni dell amministratore delegato del Banco Popolare, Pier Francesco Saviotti, che ha avanzato l'ipotesi di una fusione con altri istituti di credito. Il quotidiano finanziario non esclude una possibile integrazione con la Popolare di Milano, operazione che potrebbe creare il quarto soggetto bancario italiano con circa 175 miliardi di euro di attivi. Banco Popolare, Fratta Pasini: «Obiettivo è creare banca di dimensioni adeguate» Il Sole24Ore 11/4/2015 Aperti al «dialogo» per creare una banca di «dimensioni adeguate» ma senza l'intenzione di «aggregare nessuno». Carlo Fratta Pasini, nel corso dell'assemblea degli azionisti del Banco Popolare in corso a Novara, spiega la linea che l'istituto veronese conta di tenere in una fase come quella attuale, con un risiko bancario oramai alle porte e voci di possibili alleanze tra istituti che si rincorrono giorno dopo giorno. L'obiettivo del Banco, spiega Fratta Pasini ai circa 6600 soci, tra quelli presenti a Novara e collegati nelle sedi di Verona e Lucca (circa 28mila i voti comprensivi delle deleghe), rimane quello creare una banca «di dimensioni adeguate» che però non perda i suoi legami con il territorio in vista della trasformazione in Spa prevista dalla riforma del settore. «Stiamo dialogando con il mondo della banche popolari che ha gli stessi nostri problemi di prospettiva - ha detto 12

13 Fratta - non andiamo in cerca di aggregare nessuno». Non è una questione «di aggreganti e aggregati» ma piuttosto l'intenzione «di capire se ci sono compagni di strada». Per questo, ha aggiunto, il presidente del gruppo bancario, «se c'è qualcuno che condivide questi obiettivi cercheremo di farlo assieme». Da tempo sul mercato si susseguono voci di un possibile merger tra il Banco e Banca Popolare di Milano, anche se non sono esclusi possibili interessamenti del Banco verso il Veneto. Nel corso del suo intervento di presentazione del bilancio, l'a.d. Pier Francesco Saviotti si è invece concentrato sull'andamento gestionale della banca. Rivolgendosi ai soci, il manager ha sottolinato che il primo trimestre 2015 si chiuderà con un utile «largamente positivo». Ecco perché Saviotti si è detto «fiducioso» che dopo «anni di carestia», inizi «un periodo di vacche grasse che possa ripagarvi della fiducia che ci avete sempre dato». PerSaviotti, il 2014 è «lo spartiacque tra un passato incerto e ricco di problemi e un presente indubbiamente più sereno». Bpm, Banco, Vicenza. Le banche popolari sono pronte ad aggregarsi - CorSera 11/04/2015 Le banche popolari sono pronte alle aggregazioni, cercando di salvaguardare lo spirito, il «dna», delle cooperative: vicinanza al cliente e ai territori di riferimento. Lo ripetono i capi azienda e i presidenti degli istituti che hanno tenuto oggi le assemblee per il bilancio come Bpm, Banco Popolare, Popolare di Vicenza, Credito Valtellinese. Oltre diecimila persone fisicamente, e altre decine di migliaia di soci rappresentati per delega, hanno ascoltato nelle varie sedi in sui si tenevano le assise gli orientamenti dei banchieri. «Da domani» si comincerà a discutere seriamente di aggregazioni. Il decreto Renzi che impone alle popolari con oltre 8 miliardi di attivo di trasformarsi in spa entro 18 mesi, ora diventato legge, «ha dato una scossa elettrica nell acqua in cui nuotavano questi istituti», ha esordito il presidente di Bpm, Piero Giarda, in assemblea. «Il decreto vuol cambiare faccia al sistema bancario italiano, è naturale che succeda», perché - ha spiegato - «dietro c è l idea della vigilanza Ue che nel nostro sistema ci siano poche grandi banche e che l ammodernamento del sistema passi dalle aggregazioni». E le novità cominciano già ad emergere: Gianni Zonin ha detto che «non sarà il presidente della spa», quando la Popolare di Vicenza, di cui è lo storico numero uno, avrà abbandonato la forma cooperativa. E, a Verona, la fondazione Cariverona ha ribadito di essere pronta a stabilizzare l azionariato del Banco Popolare anche aumentando l investimento rispetto all attuale 0,5%. Popolare di Milano A Milano partecipazione massiccia, con 2959 soci presenti fisicamente che salgono a 3976, contando le deleghe. La Bpm è il partner potenziale per le altre popolari «perché si trova a Milano» e perché «abbiamo un bilancio in ordine», ha detto il presidente Piero Giarda. «La Bpm si è ricostruita la propria reputazione: abbiamo una situazione patrimoniale guadagnata con una politica coraggiosa nel passato fatta di rettifiche su crediti, aumenti di capitale e poi con la rimozione delle tasse imposte da Bankitalia». Per Giarda ora il tema non è tanto quello del partner quanto «ma se sarà possibile mantenere alcuni dei caratteri della cooperativa e della Banca Popolare di Milano» come il principio di mutualità nei territori, il rilievo dei piccoli azionisti, l attenzione verso le imprese di cui concorriamo nello sviluppo, l interesse per i nostri dipendenti e le loro rappresentanze. «Finora ci siamo concentrati sulla chiusura dell anno. Ora, dopo l assemblea, esamineremo varie opportunità. A oggi non ci sono stati contatti di nessuno con nessuno», ha spiegato Giuseppe Castagna, consigliere delegato dell istituto milanese. «Le studieremo e le analizzeremo per tempo: crescere è importante anche per difendersi». In generale, invece, «non ci sono preclusioni» nei confronti di nessuno, ha detto con riferimento a Pierfrancesco Saviotti, amministratore delegato del Banco Popolare che ha descritto come «un sogno» un matrimonio con la Milano. Sulle tempistiche dell aggregazione, e soprattutto sull eventualità che avvenga prima della trasformazione in Spa «è chiaro che dice Castagna la trasformazione in spa ci renderebbe più aggredibili rispetto a operazioni ostili» quindi «finché c è la possibilità di intavolare trattative non lo faremo». Ad ogni modo, Bpm «definirà con eventuali partner» i passaggi. Ad oggi, la banca non ha nominato advisor per le operazioni strategiche e ritiene «difficile» un aggregazione con una banca straniera ma «ci piacerebbe - spiega Castagna essere parte di un progetto che crei una banca importante, con base a Milano». 8 Aprile Bpm suona l'adunata per i soci - Confermati gli obiettivi del piano, ora l'istituto è pronto al consolidamento. All'assise prevista un'alta affluenza anche per l'attesa di annunci fuori programma su spa e m&a Bpm suona l'adunata per i soci - Confermati gli obiettivi del piano, ora l'istituto è pronto al consolidamento. All'assise prevista un'alta affluenza anche per l'attesa di annunci fuori programma su spa e m&a - MF-MILANO FINANZA mercoledì 8 aprile 2015 I vertici della Banca Popolare di Milano fanno il punto sul lavoro svolto nell'anno della nuova gestione e preparano il terreno per i prossimi obiettivi. È questo il riassunto della lettera che ieri l'istituto di Piazza Meda ha inviato ai soci in vista dell'assemblea di bilancio di sabato prossimo. Il documento, firmato dai presidenti Piero Giarda e Mario Anolli e 13

14 dal consigliere delegato Giuseppe Castagna, arriva insomma alla vigilia di un appuntamento molto atteso, sia per l'imminente trasformazione in società per azioni sia per la possibilità di operazioni di m&a. L'assemblea potrebbe essere l'occasione ideale per fare il punto su questi processi e c'è chi ritiene probabili annunci fuori programma. Ecco perché all'evento è attesa un'affluenza superiore alla media, con gruppi organizzati di soci in arrivo da tutta Italia. La lettera di ieri è stata insomma un ulteriore elemento per tenere alta l'attenzione sulle mosse di Piazza Meda. Il documento conferma «gli ambiziosi obiettivi contenuti nel piano industriale» e la volontà «di consolidare il nostro posizionamento di rilievo nel panorama delle banche italiane. Nel corso degli ultimi anni», continua la lettera, «nonostante la complessa congiuntura economica nazionale e internazionale, il gruppo Bpm ha saputo rafforzare i propri fondamentali di bilancio attraverso l'aumento dei livelli di copertura dei crediti problematici, l'ottimizzazione della gestione della liquidità e l'azzeramento degli avviamenti». In particolare, «i risultati del gruppo Bpm evidenziano in primis l'ottimo livello di patrimonializzazione, rafforzato dall'aumento di capitale da 500 milioni di euro concluso con successo nel corso del Inoltre, proseguiva il documento, «nello scorso anno abbiamo ottenuto l'integrale rimozione da parte di Banca d'italia della penalizzazione sul capitale che ci era stata imposta (i cosiddetti add-on), ciò grazie agli sforzi messi in atto dalle valide risorse professionali della Banca per risolvere le criticità rilevate nel 2011 dalla stessa Autorità di Vigilanza». Giarda, Anolli e Castagna hanno poi citato «gli importanti test europei del comprehensive assessment», che «hanno dimostrato che Bpm è una banca solida e in grado di reggere gli esami complessi condotti dalla Bce». Secondo gli amministratori, insomma, la banca «è risultata una delle migliori banche italiane, registrando un'eccedenza patrimoniale di oltre 700 milioni». Se questo è il bilancio delle iniziative prese sinora, l'attenzione dei soci è tutta concentrata sulle prossime mosse della banca. L'intenzione di Castagna sembra quella di muoversi speditamente verso i nuovi assetti di governance, senza lasciar trascorrere i diciotto mesi previsti dalla legge. «La Bpm non aspetterà i 18 mesi previsti dalla legge per la trasformazione in spa», aveva spiegato il consigliere delegato qualche settimana fa a margine dell'esecutivo Abi. Il cambio di governance potrebbe procedere di pari passo con l'aggregazione se è vero che, come anticipato da MFMilano Finanza, subito dopo l'assemblea l'istituto potrebbe nominare l'advisor per il matrimonio. Il candidato favorito è il Banco Popolare che, fondendosi con la Bpm, darebbe vita al terzo polo dell'industria bancaria italiana e al campione nella categoria delle popolari. Da fine 2013 l'operazione è uno dei gossip preferiti di Piazza Affari e i rumor (mai smentiti) hanno ripreso quota con forza nelle ultime settimane, in concomitanza con il varo della riforma Renzi- Padoan. Anche perché, da un punto di vista industriale, un'aggregazione sull'asse Milano-Verona avrebbe senso. Non manca, comunque, qualche sostenitore di un'aggregazione tra Piazza Meda e la Bper. I due gruppi si conoscono da tempo, almeno da quando nel 2007 la fusione sfumò sul filo del traguardo. Una riedizione di quel progetto appare complessa, soprattutto per difficoltà relative alla governance. Per Bper potrebbe risultare più interessante spostare l'attenzione su Carige o su Veneto Banca, a patto che Montebelluna ridimensioni il prezzo delle proprie azioni portandole a valori di mercato. 7 Aprile Popolari, si muovono i dipendenti - Il progetto, ispirato al modello di Bonomi, potrebbe contribuire alla nascita di un nocciolo duro Terreno fertile in Bpm, Ubi e Banco. Ma prima serve il placet di amministratori e Bankitalia Assonime: voto plurimo per tutti - La legge oggi consente alle società già presenti in borsa di premiare i soci fedeli con una maggiorazione dei diritti di voto, ma vieta l'emissione di categorie di titoli con maggiori poteri rispetto alle ordinarie Ultime assemblee con il voto capitario nelle banche Popolari bruscamente riformate da Matteo Renzi Popolari, si muovono i dipendenti - Il progetto, ispirato al modello di Bonomi, potrebbe contribuire alla nascita di un nocciolo duro Terreno fertile in Bpm, Ubi e Banco. Ma prima serve il placet di amministratori e Bankitalia - MF-MILANO FINANZA martedì 07 aprile 2015 I dipendenti-soci sono stati tra gli stakeholder fondamentali delle banche popolari. In alcuni casi il contributo dato agli assetti di governo è stato determinante, anche se la Banca d'italia ne ha criticato le ingerenze eccessive, come accaduto in passato alla Popolare di Milano. Oggi la riforma RenziPadoan rischia di mettere in discussione questo storico legame, ragion per cui c'è chi sta studiando nuove forme di partecipazione, in linea con il modello delle società per azioni. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, in alcuni istituti gruppi organizzati di dipendenti e sigle sindacali interne sarebbero intenzionati a prendere parte al riassetto societario. L'idea allo studio sarebbe quella di dar vita a un contenitore, magari nella forma di cooperativa, che sia eticamente e socialmente utile ai dipendenti e 14

15 che partecipi all'azionariato della futura spa. Si tratterebbe insomma di una riedizione del progetto elaborato per la Banca Popolare di Milano sotto la presidenza di Andrea Bonomi, a cui oggi molti in Piazza Meda guardano con un pizzico di rimpianto. Oggi la discussione su un progetto di questo genere potrebbe trovare terreno fertile anche in altri gruppi, da Ubi Banca alla Banca Popolare dell'emilia Romagna, passando anche per il Banco Popolare dove storicamente il peso dei dipendenti è sempre stato piuttosto limitato. Il tema della partecipazione dei dipendenti al governo societario del resto è molto caro ad alcune sigle sindacali, ed è recentemente tornato in auge nel dibattito parlamentare. Il disegno di legge sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese (recentemente adottato dalla commissione Lavoro del Senato su iniziativa dell'ex ministro Maurizio Sacconi) prevede infatti che il coinvolgimento dei dipendenti nella governance sia legato alla contrattazione aziendale. Se il provvedimento entrasse in vigore, i lavoratori delle popolari riceverebbero insomma un assist di non poco conto. Tanto più che «l'aggregato dipendente» potrebbe contribuire alla costituzione di quello zoccolo duro di azionisti su cui si fonderà la governance delle future società per azioni. «È certo che il coinvolgimento diretto dei dipendenti nel processo di trasformazione delle popolari sarebbe utile e necessario», spiega a MFMilano Finanza Agostino Megale, segretario generale della Fisac-Cgil, sulla stessa lunghezza d'onda di Giulio Romani, numero uno della Fiba-Cisl: «Saremo in prima fila in questa partita. Un coinvolgimento diretto dei lavoratori potrebbe creare la coesione necessaria per affrontare la trasformazione e le tappe successive senza tensioni e rotture». Al momento comunque sul tema non ci sarebbe ancora una posizione unitaria a livello nazionale, e anzi in alcuni ambienti regnerebbe un certo scetticismo sull'esito dell'iniziativa. I dubbi non sono legati soltanto alla traduzione pratica del progetto, ma anche alla disponibilità di amministratori, soci esterni e organi di vigilanza ad avallare un'iniziativa senza dubbio insolita per una società quotata. Di certo nei prossimi mesi le ambizioni dei dipendenti-soci potrebbero giocare un ruolo determinante nel definire la governance delle ex popolari. Già oggi, alla vigilia delle assemblee di bilancio, la priorità per gli amministratori è soprattutto quella di stabilizzare la governance, raccogliendo gli azionisti forti attorno a noccioli duri il più possibile stabili nel tempo. Un'operazione che potrebbe procedere in parallelo con l'individuazione di partner con cui convolare a nozze durante o subito dopo la trasformazione in società per azioni. Una governance stabile potrebbe infatti rivelarsi doppiamente vantaggiosa per gli attuali amministratori delle popolari. Se infatti da un lato patti di voto o di blocco delle quote potrebbero sbarrare la strada agli eventuali scalatori, dall'altra una base di azionisti amici potrebbe favorire soluzioni di continuità al vertice. Nella maggior parte degli istituti infatti la trasformazione in spa sarà accompagnata dalla nomina di un nuovo consiglio di amministrazione, con conseguenze potenzialmente assai destabilizzanti per i gruppi di potere che hanno finora guidato le popolari. Con l'abolizione del sistema del voto capitario e senza una salda presa sui grandi azionisti, gli attuali gruppi dirigenti rischiano insomma di essere spazzati via. Per ovviare a questi rischi le grandi manovre sarebbero già cominciate, soprattutto nelle popolari di dimensioni maggiori. I contatti tra i grandi soci sarebbero in corso già da qualche settimana e interesserebbero principalmente imprenditori, grandi famiglie, dipendenti, ex dipendenti, soggetti finanziari e qualche fondazione di origine bancaria come la Cariverona (sul Banco Popolare ) o l'ente Banco di Sardegna (per la Bper). Assonime: voto plurimo per tutti - La legge oggi consente alle società già presenti in borsa di premiare i soci fedeli con una maggiorazione dei diritti di voto, ma vieta l'emissione di categorie di titoli con maggiori poteri rispetto alle ordinarie Andare oltre lo strumento della maggiorazione dei diritti di voto per gli azionisti delle società quotate che mantengono il possesso dei titoli per almeno due anni e consentire anche alle aziende già presenti in borsa di avvalersi delle azioni a voto plurimo previste invece per le società non quotate (o che si quoteranno dopo l'entrata in vigore della riforma). È questo il suggerimento che arriva da Assonime, l'associazione fra le società per azioni italiane presieduta da Maurizio Sella e guidata dal direttore generale Stefano Micossi, contenuto in una circolare di prossima pubblicazione intitolata «Le azioni a voto plurimo e a voto maggiorato». Nella sua disamina sulla riforma introdotta dal decreto legge del 24 giugno 2014 (il cosiddetto decreto competitività), che ha modificato l'articolo 2351 del codice civile e l'articolo 127-quinquies del Tuf, Assonime fa notare come siano stati introdotti due strumenti per consentire il potenziamento dei diritti di voto: il primo rivolto alle società non quotate, ovvero le azioni a voto plurimo; il secondo rivolto alle società non quotate, il voto maggiorato. Nel primo caso le aziende non presenti sul listino hanno la possibilità di prevedere in via statutaria la creazione di azioni con diritto di voto plurimo, fino a un massimo di tre voti per ciascuna azione. Nel secondo caso, invece, alle società già quotate è consentito di attribuire un voto maggiorato, fino a un massimo di due, per ciascuna azione appartenuta al medesimo soggetto per almeno due anni. Le società quotate, dunque, non possono emettere azioni a voto plurimo. Tuttavia nel caso in cui una società oggi non quotata che ha fatto ricorso alle azioni a voto plurimo decidesse di andare in borsa, tali azioni speciali emesse prima della quotazione non sarebbero convertite in ordinarie e manterrebbero le loro caratteristiche anche dopo lo sbarco sul listino. 15

16 Il divieto per le società già quotate di utilizzare le azioni a voto plurimo è stato introdotto dal legislatore per evitare una eccessiva concentrazione dei diritti di voto in capo ai soci titolari di un frazione ridotta del capitale, da cui deriverebbe un riduzione della contendibilità del controllo. Proprio per questa ragione per le quotate è stato previsto uno strumento, quello della maggiorazione dei diritti di voto, che non è trasmissibile in caso di cessione delle azioni e che pertanto si estingue al momento della vendita dei titoli. «Sotto questo punto di vista», si legge nella circolare di Assonime, «appare allora incoerente il mantenimento delle azioni a voto plurimo emesse prima della quotazione. È infatti evidente come tale previsione consenta di configurare azionisti a voto plurimo di società proprio in vista della successiva quotazione». Nella circolare Assonime prova a smontare le motivazioni che erano state portate per vietare alle società già quotate l'adozione delle azioni a voto plurimo. In primo luogo, sostiene l'associazione, tale divieto sarebbe incoerente con la possibilità attualmente prevista per le società quotate di emettere, accanto ai titoli ordinari, azioni prive del diritto di voto. Non solo; in ottica di corretto funzionamento del mercato dei capitali, «mentre le azioni a voto limitato presentano conseguenze negative in termini di liquidità del titolo ed effetti sui prezzi, questi problemi non si presentano nel caso di emissione di azioni a voto plurimo, che non sono di regola scambiate sui mercati». All'estero, per esempio, negli ordinamenti in cui le azioni a voto plurimo sono consentite anche per le quotate, queste non sono negoziate, mentre lo sono invece le ordinarie. Per queste ragioni Assonime invita dunque il legislatore a ripensare l'attuale normativa: «Sarebbe dunque auspicabile un ripensamento del divieto di emissione delle azioni a voto plurimo nelle società quotate per arrivare a consentire la creazione di classi di azioni a voto plurimo anche per le società quotate, seppure circondato dei temperamenti opportuni». Nella circolare Assonime respinge inoltre le critiche arrivate da una parte del mercato e degli osservatori secondo cui l'introduzione del principio della maggiorazione dei diritti di voto possa essere funzionale al consolidamento di posizioni di controllo esistenti. Secondo l'associazione, infatti, molto dipende dall'attuale configurazione azionaria della società che decide di avvalersi della maggiorazione dei diritti di voto e del modo in cui tale maggiorazione viene introdotta negli statuti. «Le legge», sottolinea Assonime, «definisce gli elementi essenziali dello strumento ma lascia ampi spazi all'autonomia statutaria nella definizione dei contenuti, come per esempio l'entità della maggiorazione o la scelta relativa agli effetti della maggiorazione sui quorum». Ultime assemblee con il voto capitario nelle banche Popolari bruscamente riformate da Matteo Renzi - ITALIA OGGI martedì 07 aprile 2015 Sabato prossimo - fra poco più di 80 ore - va in scena una super-assemblea collettiva. Banco Popolare e Credito Valtellinese, Popolare di Milano e di Vicenza. A stretto giro, nei fine settimana di aprile, sono convocate le assise annuali di Ubi, Popolare Sondrio e Bper: per tutte sarà l'ora dell'anteprima bruscamente decretata dal governo e subito approvata sotto fiducia dal Parlamento. Per l'ultima volta quindi le grandi Popolari metteranno ai voti bilancio con la governance cooperativa: con il voto «per teste», per quanto modernizzato dalla facoltà allargata - per ciascun socio - di intervenire in assemblea con dieci deleghe. Era il percorso (molto) gradualistico intrapreso dalle Popolari ancora fiduciose di poter patteggiare con governo e Bankitalia un'autoriforma di sostanziale continuità. Il colpo di mano di Renzi forse l'unica riforma rottamatoria davvero riuscita in assoluto in un anno di governo - costringerà quasi sicuramente tutte le grandi Popolari a trasformarsi in Spa assai prima dei 18 mesi concessi dall'«investment compact». Probabilmente già prima della fine dell'estate, altre assemblee in sede straordinaria obbligheranno decine di migliaia di soci a far calare il sipario su una forma di governo dell'impresa creditizia che vantava un radicamento plurisecolare in Italia. Liturgie superate e pericolose secondo il decreto-blitz varato a gennaio, sotto la pressione tacita della nuova vigilanza Bce e con l'assenso notarile della Banca d'italia. Giusto o sbagliato, le Popolari hanno saputo far valere ben poco le loro ragioni: anzitutto sottraendosi al ruolo di capri espiatori per il credit crunch, simbolo della grande recessione. E ora. in fondo, sembrano aver ragione quei vertici di Popolari che hanno accettato la sfida della ruvidissima «suasion» del governo. Sia il Banco che la Milano paiono orientati a favorire al più presto la nascita di nuclei di soci stabili: incaricati a loro volta di preparare aggregazioni. L'intervento delle Fondazioni - peraltro già presenti nell'azionariato di varie Popolari - pare scontato: tanto più che la recentissima «autoriforma» negoziata dall'acri con il Tesoro sembra addirittura favorire lo spostamento degli investimenti dalle vecchie «banche conferitarie» (come UniCredit e Intesa Sanpaolo) ai nuclei in cantiere per le Popolari. Le stesse Fondazioni - pur proiettate tradizionalmente su investimenti a medio e lungo termine non potranno discostarsi troppo dall'approccio degli investitori di mercati: quali Popolari hanno ancora margini di crescita nel loro progetto d'impresa? Quali piani d'aggregazione possono rispondere meglio alle attese concentriche di Borse, mercato del credito, governo e authority? 16

17 2 3 Aprile In occasione del 150. BANCA POPOLARE DI MILANO DA AVVIO AL BPM TOUR: IL TAGLIO DEL NASTRO PARTE DA LEGNANO. Arriva francobollo per i 150 anni di BPM Popolari: Citi, Bpm non stara' sola, Banco comprera' banche piu' piccole - Ubi ha la maggiore probabilita' di rimanere stand alone E ora la parola ai soci - Sabato 11 inizieranno le assemblee di bilancio dei principali istituti cooperativi. Previsti i primi interventi sugli statuti e annunci di operazioni straordinarie. A fine marzo il regolamento di Bankitalia Popolari spa, assicurazioni in campo - I dossier possibili: Bper-Unipol banca e Pop. Vicenza-Cattolica BANCA POPOLARE DI MILANO DA AVVIO AL BPM TOUR: IL TAGLIO DEL NASTRO PARTE DA LEGNANO. (mi-lorenteggio.com) Legnano, 31 marzo 2015 E partita oggi a Legnano la prima tappa del BPM TOUR, insieme da 150 anni alla presenza di Dino Piero Giarda, Presidente del Consiglio di Sorveglianza, Mario Anolli, Presidente del Consiglio di Gestione, e Giuseppe Castagna, Consigliere Delegato. L evento si è svolto presso la storica sede dell allora Banca di Legnano, ora agenzia 1201, che rappresenta il più importante polo creditizio del Gruppo BPM dell alto milanese, punto di riferimento del distretto Ovest. Con circa 900 addetti al servizio di oltre 200mila clienti tra privati e realtà imprenditoriali, masse totali di depositi e finanziamenti che arrivano a 11 miliardi di euro, il distretto Ovest è un esempio di come lo stretto legame tra Banca e territorio crei valore per tutti i soggetti coinvolti, favorendo lo sviluppo non solo economico, ma anche sociale, culturale e sportivo. BPM sostiene storicamente, tra gli altri, il Palio di Legnano, la Coppa Bernocchi, la Fondazione Ticino Olona, l Associazione Famiglia Legnanese. Proprio il rapporto con il territorio costituisce il fil rouge che anima il BPM TOUR: un viaggio nelle principali aree di presidio della Banca per celebrare l importante traguardo dei 150 anni e ripercorrere le tappe fondamentali che l hanno portata a diventare uno dei primi gruppi bancari del Paese. Come ha ricordato il prof. Giarda: BPM è nata nel 1865 con l obiettivo di promuovere l accesso al credito delle fasce più deboli della emergente classe di operatori economici e incentivare il processo di sviluppo e di crescita. Dopo 150 anni continuiamo a essere al servizio dei nostri territori, orgogliosi del nostro passato e proiettati al futuro e ai prossimi obiettivi da raggiungere. Il 2014 è stato un anno complicato non solo per BPM, ma per l intero sistema bancario ha proseguito il prof. Anolli Siamo però riusciti ad affrontare con successo le numerose sfide e a chiudere l esercizio con ottimi risultati sia di tipo patrimoniale che economico, così da riposizionare il nome della Banca tra le migliori del Paese. Anche a Legnano, così come avverrà nelle prossime tappe, è stata data voce alle storie di imprese, comunità locali e persone che, grazie anche al supporto della Banca, hanno raggiunto il loro piccolo o grande traguardo, contribuendo a creare valore per sé e per la collettività. Il tour è l occasione per presentare Casa BPM, la prestigiosa Sala delle Colonne della sede di Piazza Meda in pieno centro a Milano, che verrà messa a disposizione delle imprese, delle istituzioni, dei partner dei territori e della clientela per l'organizzazione di eventi, conferenze, presentazioni, convegni e altre iniziative. Casa BPM è il dono che la Banca desidera offrire a tutti coloro che le hanno permesso di giungere a questo importante anniversario: assume quindi un valore simbolico di accoglienza e ospitalità, testimonianza della vicinanza che la Banca ha sempre manifestato nei confronti dei propri stakeholder. Un progetto di BPM per le sue comunità di riferimento, con l obiettivo di contribuire allo sviluppo e alla realizzazione di iniziative meritevoli, in linea con i valori e gli obiettivi di Banca Popolare di Milano. BPM Tour e Casa BPM sono solo alcune delle iniziative che rientrano nel ricco programma di celebrazioni per i 150 anni dichiara il Consigliere Delegato, Giuseppe Castagna - Desideriamo rimettere la Banca al centro dei nostri territori per far sì che continui ad avere un ruolo centrale nella crescita del Paese, così come dal Arriva francobollo per i 150 anni di BPM - Ansa 3/04/2015 Sarà emesso l'11 aprile prossimo il francobollo autoadesivo da 80 centesimi che celebrerà i 150 anni dalla fondazione della Banca Popolare di Milano (BPM). Le Poste Italiane ne hanno diffuso l'immagine: il francobollo raffigura la cupola che caratterizza l'interno del palazzo di piazza Meda che dal 1931 ospita la sede centrale della Banca, nonchè alcuni particolari della facciata esterna. In alto, affiancati, sono presenti i loghi della Banca Popolare di Milano e del 150 anniversario della fondazione. A commento dell'emissione verrà messo in vendita il bollettino illustrativo con un articolo del Prof. Dino Piero Giarda, Presidente del Consiglio di Sorveglianza della BPM. La BPM fu fondata nel 1865 nella forma della società cooperativa a responsabilità limitata per iniziativa di Luigi Luzzati e con la partecipazione di 350 cittadini milanesi. Ancora oggi la presenza di residenti a Milano e provincia rappresenta il 35% degli azionisti (che sono in tutto oltre 113 mila). Nell'esercizio 2014 l'utile netto consolidato del gruppo BPM è salito a 232 milioni di euro 17

18 con una raccolta diretta di 36,8 miliardi di euro. E' una delle grandi ''popolari'' che, in base alla recente riforma, dovrà trasformarsi in ''spa'' Popolari: Citi, Bpm non stara' sola, Banco comprera' banche piu' piccole - Ubi ha la maggiore probabilita' di rimanere stand alone - (Il Sole 24 Ore Radiocor) - Milano, 02 apr 2015 Tra le principali banche popolari italiane, la Banca Popolare di Milano e' quella che ha meno probabilita' di rimanere stand alone nei prossimi mesi. Ne sono convinti gli analisti di Citi, che in un report intitolato "Speed dating prima della stagione delle nozze?" hanno analizzato il probabile consolidamento del settore dopo l'entrata in vigore della legge che impone la trasformazione in spa alle Popolari con asset superiori agli 8 miliardi. Tra le quattro banche popolari esaminate (oltre a Bpm sono Ubi, Banco Popolare e Bper), all'istituto di Piazza Meda viene assegnato soltanto il 10% di probabilita' di rimanere stand alone, mentre una fusione con un istituto grande il 125% di Bpm e' ritenuta probabile al 50% e un'aggregazione con un target di dimensioni pari al 150% dell'istituto e' quotata al 40%. Secondo Citi Bpm quindi si fondera' con un istituto piu' grande. La banca che secondo Citi ha piu' chance di rimanere da sola e' Ubi Banca (30%), per cui comunque un'aggregazione con un target di pari dimensioni e' ritenuta altrettanto verosimile ed e' stimata ancor piu' probabile (40%) la fusione con una banca grande il 150% di Ubi. Per quanto riguarda il Banco Popolare, le probabilita' sono cosi' distribuite: al 25% rimarra' da solo, al 40% acquisira' una banca piu' piccola, grande il 25% del Banco, e al 35% alzera' un po' il target, comprando una banca di dimensioni pari a meta' delle proprie. Quanto infine a Bper, lo scenario stand alone e' ritenuto probabile al 20%, al 50% comprera' una banca poco piu' piccola (grande il 75% di Bper) e al 30% si fondera' con una banca di pari dimensioni o con due banche che insieme hanno le stesse dimensioni di Bper, contemporaneamente o in due fasi successive. E ora la parola ai soci - Sabato 11 inizieranno le assemblee di bilancio dei principali istituti cooperativi. Previsti i primi interventi sugli statuti e annunci di operazioni straordinarie. A fine marzo il regolamento di Bankitalia - MF-MILANO FINANZA venerdì 3 aprile 2015 Concluso l'iter parlamentare la riforma delle banche popolari è pronta a entrare nel vivo. Le assemblee di bilancio di aprile saranno infatti un primo banco di prova per gli istituti cooperativi che si avviano alla trasformazione in spa. Non solo perché all'ordine del giorno ci saranno i primi interventi sugli statuti, ma anche perché gli amministratori potrebbero dettagliare la tabella di marcia e alzare il velo su eventuali aggregazioni. Nel frattempo entro la fine del mese è atteso il regolamento attuativo della Banca d'italia che di fatto darà luce verde per la convocazione delle assemblee straordinarie e il cambio di governance. Ecco allora, giorno per giorno, quali saranno gli appuntamenti principali per l'aprile delle banche popolari. Banca Popolare di Milano. L'istituto di Piazza Meda riunirà l'assemblea sabato 11 a FieraMilanoCity per l'approvazione del bilancio e le prime modifiche statutarie imposte dalla riforma, come l'innalzamento da cinque a dieci delle deleghe di voto. L'appuntamento è molto atteso anche perché proprio Bpm potrebbe aprire le danze del risiko bancario. Anche se la lettera ai soci si sofferma sulla ricorrenza del 150esimo anniversario dalla nascita e sui risultati industriali della banca, l'attenzione sarà focalizzata soprattutto sul possibile annuncio di operazioni straordinarie. Secondo un report di Citi, tra le principali popolari italiane, la Bpm è quella che ha meno chance di rimanere autonoma. «Vista la posizione geografica e la qualità del suo bilancio riteniamo che Bpm sia il partner ideale», spiegano gli analisti di Citi, che scommettono sulla fusione con un istituto più grande. Secondo quanto risulta l'opzione numero uno è da tempo il Banco Popolare, che riunirà l'assemblea sempre sabato 11 a Novara, nel Complesso Sportivo Comunale del Terdoppio. Secondo quanto riportato da MF-Milano Finanza, il nuovo gruppo potrebbe assumere un modello di governance duale, lo stesso attualmente in vigore in Bpm, mentre il Banco è passato al tradizionale nell'autunno del I due board dovrebbero infatti dare piena rappresentanza alle anime del nuovo gruppo, consentendo un'equa ripartizione delle poltrone. Sempre secondo indiscrezioni, la guida operativa potrebbe andare all'attuale consigliere delegato di Bpm, Giuseppe Castagna, mentre le presidenze dei due consigli potrebbero essere affidate a Pier Francesco Saviotti e Carlo Fratta Pasini (rispettivamente amministratore delegato e presidente del Banco). Il terzo appuntamento di sabato 11 è fissata al Polo Fieristico Provinciale di Morbegno (Sondrio) dove si daranno appuntamento i soci del Credito Valtellinese. All'ordine del giorno ci sono alcuni interventi sullo statuto, come l'abbassamento del quorum per le fusioni che dovrebbe favorire le operazioni straordinarie. Già nell'estate scorsa il direttore generale Miro Fiordi, pur senza fare nomi, aveva avanzato l'ipotesi una fusione per la popolare valtellinese. Secondo i più l'opzione numero uno era un matrimonio con la Banca Popolare di Sondrio, che quest'anno riunirà i soci sabato 18 al centro polifunzionale Pentagono di Bormio. Finora il gruppo ha preferito conservare l'indipendenza sotto l'egida del presidente onorario Piero Melazzini. Una scelta che potrebbe spingere il Credito Valtellinese a guardarsi intorno per uscire dalla valle e aggregarsi a uno dei nascenti poli popolari. La strada favorita dagli analisti porta a Milano dove intorno alla Bpm potrebbe nascere una delle due popolari, ma l'ipotesi è tutta da verificare. L'appuntamento principale di sabato 18 sarà l'assemblea della Banca Popolare dell'emilia Romagna che si terrà nelle strutture di Modena Fiere. Oltre ai temi di routine, all'ordine del giorno c'è una riforma statutaria che prevede lo 18

19 snellimento del board e il conferimento di maggiori poteri all'ad, Alessandro Vandelli. Anche in questo caso però l'attenzione dei soci potrebbe concentrarsi sulle operazioni straordinarie visto che Bper starebbe guardando in diverse direzioni. Messi da parte i ritorni di fiamma per il dossier Bpm, il gruppo modenese potrebbe puntare il timone o verso la Liguria dove potrebbe aggregarsi con Banca Carige, oppure verso il Nordest dove potrebbe dar vita a un polo allargato a Veneto Banca e Popolare di Vicenza. Su questa seconda opzione pende però l'incognita dei concambi, visto che i titoli dei due istituti non quotati hanno prezzi assai lontani dai correnti valori di borsa del comparto bancario. Proprio di questo tema si potrebbe discutere nel corso dell'assemblea di Veneto Banca che si terrà sempre sabato 18 a Volpago del Montello (Treviso). Secondo fonti vicine alla banca, il cda presieduto da Francesco Favotto potrebbe svalutare drasticamente il prezzo delle azioni, soprattutto alla luce della perdita da 968 milioni incassata nel bilancio Altro tema che potrebbe scaldare la platea di Montebelluna è l'ipotesi di un'integrazione con la Banca Popolare di Vicenza, operazione che darebbe vita a un grande polo bancario del Nord Est con la benedizione della politica e delle istituzioni locali. L'assemblea di Bpvi del resto sembra fissata apposta per consentire un dialogo tra i due istituti, visto che si terrà sabato 11 al Centro Congressi dell'ente Fiera di Vicenza. Nessuno invece ruberà la scena a Ubi Banca che ha dato appuntamento ai soci per sabato 25 aprile alla Nuova Fiera di Bergamo. Secondo gli analisti di Citi, Ubi è la popolare che ha più chance di rimanere da sola nel prossimo round di aggregazioni. Opinione condivisa anche dagli esperti di Equita che ritengono improbabile una fusione tra il gruppo lombardo guidato da Victor Massiah e il Monte dei Paschi, anche se proprio questa è oggi l'ipotesi più gettonata dal mercato. Tra le non quotate invece, per sabato 18 è fissata l'assemblea della Banca Popolare di Bari che sotto la guida dell'amministratore delegato Vincenzo De Bustis ha recentemente concluso l'acquisto della Cassa di Risparmio di Teramo. Popolari spa, assicurazioni in campo - I dossier possibili: Bper-Unipol banca e Pop. Vicenza- Cattolica - IL SOLE 24 ORE venerdì 3 aprile 2015 Non solo le Fondazioni in fase di diversificazione, o i grandi soci privati storicamente presenti nell azionariato. Tra i soggetti che potrebbero entrare a far parte dei nascenti noccioli duri delle Popolari in formato Spa potrebbero esserci anche le assicurazioni. Che sulla carta hanno non soltanto importanti risorse da investire, ma anche l interesse a farlo, visto che le banche restano pur sempre un interlocutore privilegiato in virtù delle possibili sinergie nella distribuzione delle polizze. Per il momento è materia per banche d affari. Le popolari, fresche di riforma e al momento soprattutto affaccendate nell organizzare le imminenti assemblee di bilancio (che devono passare lisce per poter poi affrontare con tutta la calma necessarie le eventuali opzioni straordinarie), al massimo ragionano fra di loro di m&a. Ma c è chi guarda oltre, e così nel mondo dei consulenti in diversi stanno lavorando su possibili sinergie non solo industriali ma anche a livello di partecipazioni: una volta trasformate in Spa, le (ex) popolari, d altronde, avranno tutto l interesse a poter contare su una quota di azionariato stabile, che metta al riparo da ogni possibile sorpresa. È così che anche nelle popolari potrebbe ripetersi una situazione non diversa da quella che si sta verificando nell azionariato di Mps, dove Axa - partner storico della banca, in cui ha una quota del 3,17% - al momento è uno dei pochi soci che a Siena fanno professione di stabilità sul medio-lungo periodo, non a caso nel nuovo board che sarà eletto in assemblea tra due settimane si preparano a inserire cinque consiglieri, quattro in più della rappresentanza attuale. Panni analoghi potrebbero toccare in sorte ad altre compagnie assicurative con le banche popolari. Quali? Un dossier su cui i banchieri d affari si stanno cimentando è quello che vede coinvolte Bper e Unipol: stesso territorio di riferimento, analogo dna cooperativo e - non ultimo - una partnership collaudata in Arca Vita, controllata da Unipol con una quota del 63,39% ma partecipata da Bper (19,67%) e Popolare di Sondrio (14,84%). Tutto questo potrebbe costituire le premesse per un integrazione delle attività bancarie per lo meno tra le prime due; uno scambio di asset a tutti gli effetti che porterebbe in dote a Bper un azionista di peso, più masse e clienti. Al tempo stesso ciò consentirebbe a Unipol di fidelizzare la più importante tra le relazioni bancarie attualmente in essere. L ipotesi, per ora, sarebbe stata sottoposta ai potenziali partner ma non sarebbe ancora finita sul tavolo degli organi: nel caso, se ne riparlerà dopo l assemblea Bper del 18 aprile. Lo stesso schema potrebbe essere ripetuto in altri casi. Meno immediati, forse, di un potenziale asse Bper-Unipol (più Sondrio?) ma su cui si stanno esercitando gli advisor. L interesse, ovviamente, è concetrato soprattutto a Nord-Est: dove c è il Banco Popolare, che tradizionalmente lavora con Aviva (insieme controllano Avipop assicurazioni) oltre che con Unipol, partner in Popolare Vita. Ubi, invece, da tempo viaggia in tandem con Ageas e Bnp Paribas Cardif (con cui ha sciolto la jv nell estate scorsa ma ha rinnovato l accordo per la distribuzione), tuttavia si ritrova nell azionariato Cattolica Assicurazioni, con una quota dello 0,56%. Potrebbe essere la compagnia veronese un azionista stabile? Possibile ma improbabile. Così come in Ubi la compagnia è presente in Veneto Banca (0,95%) e in Popolare di Vicenza (0,46%), e soprattutto con quest ultima i legami sono particolarmente solidi considerato che la banca guidata da Gianni Zonin è il primo azionista con una quota del 15,07%. Infine, la Banca Popolare di Milano: Piazza Meda è socio (di minoranza) dei francesi di Covéa in Bipiemme Vita, e questo sarebbe inevitabilmente il punto di partenza per un potenziale rafforzamento dei rapporti, con implicazioni sull azionariato della banca; anche se la pista, al momento, sembra difficile da battere. 19

20 1 Aprile Bpm, ok alle 10 deleghe agli azionisti Bpm, l'advisor dopo l'assemblea - L'operazione prevista tra maggio e giugno. Il candidato favorito resta il Banco con un sistema di governance duale, Castagna ceo, Fratta Pasini e Saviotti alle due presidenze. Popolari, passaggio a Spa con fusioni - Nodo governance cruciale per scegliere la via di una società «terza» Voto capitario light Cambiano le nomine Assemblee con maggioranze «leggere» Bpm, ok alle 10 deleghe agli azionisti - MF-MILANO FINANZA martedì 31 marzo 2015 Sono sempre più numerose le banche popolari con attivi superiori a 8 miliardi di euro che si adeguano alla legge secondo la quale dovranno presto trasformarsi in spa. Dopo Ubi Banca, anche la Banca popolare di Milano ha deciso di rivedere il numero di deleghe che i soci potranno portare in assemblea. Nell'assemblea convocata per il prossimo aprile 2015 (rispettivamente in prima e seconda convocazione) ogni socio di Bpm potrà avere fino a 10 deleghe (numero minimo previsto dal decreto), contro le cinque massime stabilite dal precedente statuto della banca. Una mossa che segue di pochi giorni quella della banca guidata dal consigliere delegato Victor Massiah che ha di recente modificato lo statuto per permettere ai soci di portare fino a 10 deleghe nell'assemblea convocata per il 25 aprile. Come detto, per le popolari non si tratta di una scelta, ma di un obbligo. Il testo del decreto di gennaio, convertito in legge la scorsa settimana, stabilisce che il numero di deleghe in questa categoria di istituti debba essere compreso tra dieci e venti. Bpm, l'advisor dopo l'assemblea - L'operazione prevista tra maggio e giugno. Il candidato favorito resta il Banco con un sistema di governance duale, Castagna ceo, Fratta Pasini e Saviotti alle due presidenze. MF-MILANO FINANZA mercoledì 01 aprile 2015 Dopo la conversione del decreto Renzi-Padoan, le popolari sono pronte al valzer delle aggregazioni, e la Banca popolare di Milano sembra destinata a giocare il ruolo del jolly. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, subito dopo l'assemblea di bilancio di sabato 11 Piazza Meda dovrebbe nominare l'advisor che la seguirà nel processo di aggregazione. Al momento il lavoro di selezione sarebbe ancora in corso, ma è chiaro che l'istituto si muoverà in tempi rapidi. Se qualche anticipazione potrebbe arrivare già in assemblea (per la quale si prevede un'affluenza consistente), l'intenzione sembra quella di chiudere i giochi tra maggio e giugno, dunque prima della pausa estiva. Il candidato favorito è il Banco Popolare che, fondendosi con la Bpm, darebbe vita al terzo polo dell'industria bancaria italiana e al campione nella categoria delle popolari. Da fine 2013 l'operazione è uno dei gossip preferiti di Piazza Affari e i rumor (mai smentiti) hanno ripreso quota con forza nelle ultime settimane, in concomitanza con il varo della riforma Renzi- Padoan. Anche perché, da un punto di vista industriale, un'aggregazione sull'asse Milano-Verona avrebbe senso. In primo luogo le sovrapposizioni territoriali di sportelli risulterebbero contenute. Le uniche difficoltà potrebbero sorgere nella provincia di Milano, dove storicamente la presenza di Bpm è sempre stata molto forte e dove il Banco conta oggi un'ottantina di sportelli. Nelle altre province lombarde, invece, non dovrebbero presentarsi criticità e, anzi, Verona avrebbe l'opportunità di espandersi in aree oggi poco presidiate come la Brianza, la bergamasca e soprattutto Milano città. Un altro vantaggio potrebbe derivare dal modello commerciale adottato recentemente dalle due popolari. Si tratta del modello hub&spoke, che in sostanza prevede una struttura distributiva flessibile con filiali principali (hub) e altre satellite (spoke). Questo sistema permette di ridurre i costi e aumentare l'efficienza operativa, pur evitando la chiusura di filiali. Se insomma sotto il profilo industriale l'aggregazione dovrebbe funzionare, eventuali intoppi sulla governance potrebbero essere appianati da opportuni accorgimenti. Il nuovo gruppo potrebbe infatti assumere un modello di governance duale, lo stesso attualmente in vigore in Bpm, mentre il Banco è passato al tradizionale nell'autunno del I due board dovrebbero infatti dare piena rappresentanza alle anime del nuovo gruppo, consentendo un'equa ripartizione delle poltrone. Sempre secondo indiscrezioni, la guida operativa potrebbe andare all'attuale consigliere delegato di Bpm, Giuseppe Castagna, mentre le presidenze dei due consigli potrebbero essere affidate a Pier Francesco Saviotti e Carlo Fratta Pasini (rispettivamente amministratore delegato e presidente del Banco). Se insomma il Banco potrebbe essere l'opzione numero uno per la Bpm, non manca qualche sostenitore di un'aggregazione tra Piazza Meda e la Bper. I due gruppi si conoscono da tempo, almeno da quando nel 2007 la fusione sfumò sul filo del traguardo. Una riedizione di quel progetto appare complessa, soprattutto per difficoltà relative alla governance. Per Bper potrebbe risultare più interessante spostare l'attenzione su Carige o su Veneto Banca, a patto che Montebelluna ridimensioni il prezzo delle proprie azioni portandole a valori di mercato. 20

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