Violenza assistita. Associazione Le Onde Onlus

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1 Violenza assistita Associazione Le Onde Onlus

2 DEFINIZIONI DI VIOLENZA ASSISTITA

3 L Esposizione dei bambini alla violenza tra i genitori avviene quando i bambini vedono o ascoltano aggressioni fisiche tra i loro genitori, oppure ne osservano gli effetti (J.Wolak, D. Finkelor, 1997)

4 Il termine genitore deve essere letto in modo più ampio, includendo matrigne e patrigni, conviventi o altre figure a cui si è intimamente legati, o anche i compagni, che da lungo tempo affiancano il genitore.

5 Quando facciamo riferimento ai genitori ( ) non intendiamo escludere altre strutture familiari come le famiglie monogenitoriali. Nessun tipo di famiglia è immune rispetto a questo tipo di violenza.

6 Ogni definizione di violenza assistita deve includere tutte quelle diverse modalità con cui i bambini fanno esperienza di un evento violento. Possono vedere la violenza o essere utilizzati come parte di essa, ma più spesso possono ascoltare eventi violenti e fare esperienza dei loro effetti. (Edleson Jeffrey L., 1996)

7 I bambini possono osservare questa violenza direttamente vedendo il proprio padre (o qualche altra figura che è in rapporto intimo con la madre) minacciare o aggredire la propria madre

8 I bambini possono percepire questo comportamento da un altra stanza dell abitazione come la loro cameretta. I bambini possono essere esposti agli effetti di questa violenza senza sentire o vedere l attuazione di nessun comportamento aggressivo.

9 Situazioni in cui il bambino assiste a violenza domestica possono essere considerate come abuso psicologico del bambino, definito da Garbarino come un attacco concreto da parte dell adulto nei confronti dello sviluppo del sé e della competenza sociale del bambino, una modalità comportamentale psicologicamente distruttiva. (Jaffe P, Wolfe D.A. e Wilson F., 1990)

10 DEFINIZIONE DI VIOLENZA ASSISTITA (COMMISSIONE C.I.S.M.A.I)

11 Per violenza assistita si intende qualsiasi atto di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica compiuta su figure di riferimento o su altre figure significative adulte o minori; di tale violenza il bambino può fare esperienza direttamente (quando avviene nel suo campo percettivo), indirettamente o può percepirne gli effetti.

12 Le modalità con cui i bambini sono esposti alla violenza tra i genitori sono: bambini osservatori passivi (ma non per questo distanziati rispetto a quello che vedono) bambini che partecipano agli scontri tra i genitori a vari livelli bambini bersaglio dell aggressione insieme al genitore aggredito bambini che assistono ad abuso sessuale

13 SINTOMI DEI BAMBINI ESPOSTI ALLA VIOLENZA COMPORTAMENTALI SOCIALI FISICI COGNITIVI EMOTIVI

14 COMPORTAMENTALI Aggressività Irrequietezza Acting-out Immaturità Svogliatezza a scuola

15 SOCIALI Delinquenza Isolamento Rifiuto dei pari Incapacità di empatizzare Scarse competenze sociali

16 FISICI Difficoltà nello sviluppo Insonnia Comportamenti regressivi Disturbi dell alimentazione Scarse competenze motorie Sintomi psicosomatici

17 COGNITIVI Scarso rendimento Ritardo nel linguaggio Ritardo nello sviluppo cognitivo Deficit dell attenzione

18 EMOTIVI Ansia Depressione Senso di impotenza Bassa autostima Rabbia

19 Caratteristiche rilevanti dell esposizione dei bambini alle varie forme di violenza Crescono sostanzialmente con una confusione rispetto al significato di affetto-intimità-violenza; La relazione genitori-figli è distorta; La violenza esperita dal bambino avviene all interno della relazione, diventando rappresentativa di essa.

20 PERCHE L ESPOSIZIONE ALLA VIOLENZA DOMESTICA DANNEGGIA I BAMBINI EFFETTI DIRETTI EFFETTI INDIRETTI

21 Effetti diretti: Lesioni del bambino Problemi psicologici e comportamentali derivati da strategie di adattamento Apprendimento di schemi comportamentali aggressivi (Teoria dell apprendimento Sociale, approccio psicodinamico).

22 Effetti indiretti: Malessere fisico e psichico del genitore aggredito, Esposizione alla rabbia e irritabilità dell aggressore, Modelli educativi inadeguati e/o inconsistenti.

23 LE REAZIONI DEI BAMBINI CRESCIUTI IN FAMIGLIE VIOLENTE SONO VARIE

24 possono sentirsi responsabili dell abuso su se stessi e/o su altri membri; possono manifestare uno stato di ansia cronica e/o di depressione; si sentono in colpa perché non hanno fermato l abuso; dolore per il senso di incertezza e di colpa;

25 paura dell abbandono (imparano che le persone che li/le amano li/le abbandonano); bisogno di attenzioni eccessive da parte degli adulti ( si aggrappano ); paura costante per la loro incolumità personale; Sentimenti di imbarazzo e vergogna; preoccupazione per il futuro;

26 comportamenti aggressivi, difficoltà a gestire la rabbia, disobbedienza; abilità cognitive e risultati scolastici ridotti; difficoltà nel risolvere problemi legati alla loro vita sociale; lo sviluppo della personalità viene compromesso nei vari stadi, i/le bambini/e non sono in grado di dare fiducia agli altri, in specie gli adulti.

27 I bambini maschi che crescono in famiglie violente, da adulti, hanno una probabilità 1000 volte più alta di abusare delle partner rispetto a quelli che crescono in famiglie non violente.

28 La violenza è un comportamento appreso (è può essere disimparato).

29 I/LE BAMBINI CHE ASSISTONO ALLA VIOLENZA IN FAMIGLIA IMPARANO: Che chi ti ama è anche colui che ti picchia, per cui tu puoi picchiare coloro che ami; Che esiste una gerarchia nel sistema familiare in cui chi è più giovane e/o debole è più vulnerabile i/le bambini/e non hanno la possibilità di vincere in tale sistema; A rispettare la violenza e ad usarla quando possono prevalere all interno della gerarchia; A venire a patti con il sistema violento spesso reagendo in maniera disadattiva.

30 La dominanza fisica diventa un valore Assistere alla violenza e averne esperienza in casa propria stabilisce il diritto morale di picchiare coloro che amiamo

31 Di conseguenza, se altri modi per far valere le propri ragioni, affrontare lo stress, o esprimere se stessi non funzionano, è permessa la violenza.

32 Inoltre i minori imparano: A controllare le emozioni poiché gli è stato insegnato che esprimere le proprie sensazioni ed emozioni, a esclusione della rabbia, vuol dire essere deboli Che è facile farla franca usando la violenza contro donne e bambini Stereotipi di genere : (ad es. che i veri uomini sono grandi e rudi e che le donne sono piccole e deboli).

33 Questo porta a perpetuare la violenza nelle coppie di tenagers: Colpevolizzando la partner per i propri problemi e le difficoltà nella relazione di coppia Rifiutando di assumersi la responsabilità per il proprio comportamento Minimizzando il comportamento abusivo messo in atto Non chiedendo aiuto quando si sentono in difficoltà (non credono che un adulto possa avere a cuore il loro interesse) Mostrando cinismo rispetto al futuro. Non tollerano di essere lasciati.

34 Fattori che determinano l estensione dell impatto della violenza domestica

35 Età e livello evolutivo I livelli di comprensione e la capacità di far fronte è diversa in funzione dell età e del livello di sviluppo del/lla bambino/a.

36 Bambini/e fino ai 5 anni di età Fino ai 5 anni i/le bambini/e possono essere esposti alla violenza tra i genitori e sono particolarmente vulnerabili rispetto a questa esposizione. I/le bambini/e sono consapevoli degli stati emotivi altrui in età precoce e possono essere disturbati dalla rabbia e dalla confusione delle famiglie violente.

37 I/le bambini/e piccoli/e, per far fronte ad eventi confusivi e terrificanti sono dipendenti dalle figure di riferimento per spiegazioni e rassicurazioni. Se le madri sono depresse e/o impossibilitate a fornire cure appropriate, i/e bambini/e tendono a mostrare problemi comportamentali ed emotivi.

38 Quando diventano più grandi i/le bambini/e cercano di comprendere gli eventi che accadono intorno a loro, hanno bisogno di adulti con cui parlare delle loro esperienze e che possano aiutarli a chiarire e spiegare cosa hanno visto.

39 Se i/le bambini/e non possono farlo, si esprimono attraverso degli acting-out, comportandosi di frequente in modo aggressivo, probabilmente per allontanare l aggressione che è nel loro pensiero (Davies, 1991).

40 Sono bambini/e attaccati/e alle madri,(attaccamento insicuro, disorganizzato) hanno disturbi del sonno, del rapporto con il cibo, regrediscono nelle funzioni evacuative, mostrano ansia, tristezza, rabbia e problemi nell interazione tra pari e con adulti. Possono diventare esigenti, loquaci, iperattivi Sono inclini a sentirsi responsabili per la violenza tra i genitori a causa dell egocentrismo appropriato alla fase evolutiva e all incapacità di vedere le cose dal punto di vista altrui.

41 Bambini/e dai 6 ai 9 anni. In questa fase i/le bambini/e hanno più risorse per far fronte all esposizione alla violenza. Vi è una comprensione più realistica degli eventi e competenze sociali più evolute.

42 Tuttavia sono ancora molto orientati/e verso le loro famiglie e sono propensi a vedere i loro genitori come esempi di ruolo, dunque possono ad es. ammirare un padre potente ma anche temerlo, preoccuparsi per la madre vittima di violenza ed essere arrabbiati con lei perché vulnerabile.

43 Comportamento aggressivo a casa e a scuola Difficoltà emotive e comportamentali Problemi scolastici Difficoltà con i compagni Depressione, scarsa autostima Isolamento per tenere il segreto.

44 Gli/le adolescenti In questa fase la maggior parte dei/lle ragazzi/e sono in grado di comprendere le prospettive degli altri, arrivano a conclusioni indipendenti sugli eventi e valutano quello che possono o non possono controllare. Possono essere meno timorosi ed ansiosi e sentirsi meno responsabili per i fatti violenti. Alcuni mostreranno tuttavia effetti a lungo termine.

45 I/le bambini/e che crescono in un clima di violenza sono più inclini alla devianza e alla riproposizione di comportamenti violenti. Abuso di alcool e di sostanze stupefacenti, fughe da casa, tentativi di suicidio, ritiro e depressione. In molti casi assumono comportamenti genitoriali nei confronti dei bambini più piccoli della famiglia, assumendosi gravose responsabilità

46 Differenze di genere Maschi: più probabilità di diventare aggressivi (trasmissione intergenerazione della violenza) o di presentare problemi comportamentali Femmine: problemi di depressione, ansia ed in genere disturbi internalizzati.

47 Focus sul bambino Intervenire con le difficoltà di comportamento (aggressività-controllo della rabbia ) e con i problemi emotivi (ansia- depressione ), insegnare l identificazione emotiva, la risoluzione del conflitto, le capacità relazionali salutari, aiuteranno i bambini a stabilire un sistema supportivo salutare da parte dei coetanei Terapia supportiva a carattere ludico per affrontare problemi interpersonali ed interiori Interventi perentori sui deficit scolastici-il successo a scuola può essere un esperienza rafforzante per la loro autostima.

48 Focus sui genitori Aiutare la madre a rinforzare la propria autorevolezza e sostenerla nell esercizio delle funzioni genitoriali Curare la depressione delle donne (migliora la capacità di attaccamento ai/ figli/e e di cogliere i loro bisogni emotivi) Lavoro sui maltrattanti

49

50 Riflessioni sugli interventi Sono necessari interventi a lungo termine per far cessare le situazioni di violenza di genere, oltre che chiari obiettivi a lungo termine per prevenire l effetto a catena nelle generazioni future.

51 Vari autori sottolineano l importanza di affrontare le seguenti tematiche al fine di recuperare il danno subito: Classificare le sensazioni Espressione dei sentimenti Competenza sociale e immagine di sé Attribuzione delle responsabilità rispetto al comportamento violento Comprensione della dannosità della violenza

52 Affrontare la rabbia Capacità di mettersi in salvo e chiedere aiuto Supporto sociale Espressione delle aspettative nei confronti degli adulti

53 Un operatore in qualsiasi ambito che viene in contatto con un membro di una famiglia, deve tener presente la possibilità di fare domande mirate alla rilevazione della violenza domestica.

54 Nel caso in cui emergesse deve offrire informazioni su: Come mantenere la sicurezza Chi contattare per l intervento A chi attribuire la responsabilità della violenza

55 È necessario inoltre: Valutare il livello di paura e di pericolo in cui versano donna e bambino; Comunicare che non è colpa loro, che nessuno merita di essere maltrattato e che possono scegliere di apportare dei cambiamenti.

56 CONVINZIONI DISFUNZIONALI Persistono molte convinzioni disfunzionali che ostacolano la capacità degli operatori di creare interventi efficaci rispetto al problema della violenza intrafamiliare. Ad esempio: l abuso ai minori è un problema isolato da altri problemi familiari

57 Si dice: l abuso ai minori è un problema isolato rispetto ad altri problemi familiare R E L T A quando una donna vive in un ambiente abusivo, c è una buona ragione per sospettare che i bambini in quella situazione si trovino in grave pericolo di trascuratezza, di abuso emotivo, fisico e sessuale.

58 AVVIENE CHE : Si dice che : Una donna maltrattata è sempre in grado di proteggere i figli Il bambino corre pericolo minore perché la donna è il bersaglio principale la gran parte delle donne abusate non può proteggere i propri figli. Dopo aver subito per molti anni abusi psicofisici, diventano dipendenti emotivamente ed economicamente dai loro abusanti La maggior parte di loro hanno una bassa autostima Molte diventano clinicamente depresse Molte perdono la capacità di amare, prendersi cura, proteggere

59 In realtà avviene che : Possono gradualmente non essere più in grado di prendere anche le decisioni più semplici per il loro futuro Perdono la speranza e la fiducia in loro stesse, l autodeterminazione e la volontà di scappare In alcuni casi, ricorrono all abuso di sostanze per anestetizzare il dolore; Perdono la capacità di giudizio e di discriminazione necessari per prendersi cura e proteggere i loro figli

60 Possibilità d intervento? In genere, nei casi di violenza domestica, è meglio tenere madre e figli insieme, provvedere alla propria incolumità e ospitalità, insegnando alla madre una genitorialità più salutare oltre che capacità di adattamento più soddisfacenti.

61 Programma Daphne Dal silenzio alla parola Violenza assistita da bambini/e e strumenti d intervento

62 Descrizione del progetto Motivazione al progetto Sempre più richieste di aiuto arrivano al nostro Centro da parte delle scuole del quartiere Tribunali - Castellammare per casi di maltrattamenti fisici e psicologici sulle mamme di alunni, che inevitabilmente si ripercuotono sul benessere e sullo sviluppo del/la bambino/a. (Si tratta di un quartiere a rischio di Palermo dove risiedono abitanti, con condizioni socio economiche di forte disagio.)

63 L indagine precedente In quest area si era già realizzata un indagine sulla percezione del fenomeno della violenza nel contesto delle attività previste nel progetto Rete antiviolenza fra le città URBAN Italia ; ricerca che ha sviluppato una conoscenza approfondita sul territorio e sulla percezione del fenomeno da parte di operatori sociali, sanitari, delle forze dell ordine e degli educatori.

64 Dall indagine si è evidenziata un alta percezione sulla diffusione della violenza contro le donne, ma anche un silenzio pressoché totale sull argomento, tranne che per le situazioni più drammatiche che emergono a partire dai racconti dei bambini e delle bambine che frequentano le scuole del quartiere ed i centri sociali presenti nell area. Dopo avere realizzato alcuni incontri con gi attori sociali che operano nel quartiere e con la Rete Interistituzionale contro la violenza alle donne ( AUSL 6, Questura di Palermo, Arma dei Carabinieri, Tribunale dei Minorenni, Prefettura, GOIAM, Servizi Sociali Territoriali del Comune di Palermo, Provveditorato agli Studi di Palermo, Tribunale Ordinario) da noi coordinata, abbiamo deciso di presentare un progetto nell ambito del programma Daphne.

65 Abbiamo scelto di lavorare con il personale scolastico e dei centro ludico-sociali per aiutare i bambini e le bambine a dare voce al loro vissuto, permettendo di avvicinare le madri o le sorelle che subiscono violenza per aiutarle a costruire uno scenario di protezione per sé e per i bambini. A tal fine abbiamo utilizzato, tarandolo sulla nostra realtà, il pacchetto educativo messo a punto da Leeds Animation Workshop, attraverso il progetto Daphne JHA/98DAF/035.

66 Il progetto è realizzato nell arco di un anno a Palermo, in Italia ed a Caen in Francia, con la collaborazione dell organismo di Leeds nella fase iniziale, nel monitoraggio e per la comparazione dei risultati ottenuti nell esperienza. L impegno dei partners è di sperimentare il modello di intervento in questo progetto e di moltiplicarne i risultati attraverso la riproduzione delle azioni e l utilizzo del pacchetto pedagogico in altri quartieri e scuole delle città coinvolte.

67 Obiettivi del progetto Potenziare le risorse dei bambini e delle testimoni di violenza familiare ed aiutare le loro madri a costruire scenari di protezione per sé e per i figli e le figlie. Approfondire, attraverso uno studio a campione, la conoscenza della percezione del fenomeno della violenza all interno della famiglia da parte di operatori scolastici e sociali, la loro sensibilizzazione sul tema ed infine aiutare le donne a costruire scenari di protezione per sé e per i/le propri/e bambini/e.

68 Strumento : il pacchetto messo a punto nel progetto Daphne JHA/98/DAF/035, tradotto e proposto come spunto di partenza per laboratori coni bambini per rompere il silenzio ed iniziare un lavoro con le donne che subiscono violenza.

69 I FASE Organizzazione del Progetto II Fase Formazione degli operatori socio-pedagogici. III Fase Attivita con i /le Bambini/e IV Fase Valutazione e diffusione dei risultati Attività trasversali

70 I fase : il progetto si é avviato attraverso le seguenti azioni: INDAGINE STUDIO SUL FENOMENO ADATTAMENTO DEL PACCHETTO PEDAGOGICO LAW.

71 INDAGINE - STUDIO SUL FENOMENO I momento Elaborazione del questionario e della griglia di interviste per l indagine sulla percezione della violenza da parte del personale scolastico e degli operatori sociali che lavorano coni bambini e le bambine in una scuola elementare di Palermo e nelle due scuole primarie di Caen coinvolte nell iniziativa. Somministrazione del questionario e delle interviste. Elaborazione dei dati ricavati. Stesura di un rapporto di ricerca.

72 2 Momento: Ricognizione delle metodologie e delle buone pratiche già attive in altri paesi europei (la base di partenza è data dai progetti Daphne e dal material richiesto ad ONG che operano nel settore della prevenzione e dell aiuto ai/alle minori ).

73 ADATTAMENTO DEL PACCHETTO PEDAGOGICO LAW I momento Riunione transnazionale sul pacchetto pedagogico da tradurre e sull esperienza maturata nella diffusione del prodotto a Leeds. Partecipanti: le Onde ed i partner locali di Palermo; CIDF con le educatrici che effettueranno il lavoro. La conduzione è stata di Leeds Animation Workshop. Risultato della riunione sarà la messa a punto della traduzione dei materiali e del modello di intervento da realizzare nella formazione degli operatori.

74 2 momento Traduzione ed adattamento del pacchetto pedagogico di Leeds (video e manuale). Montaggio e produzione delle copie da utilizzare nella sperimentazione.

75 FASE II FORMAZIONE DEGLI OPERATORI SOCIO-PEDAGOGICI. Parteciperanno alla formazione insegnanti, animatori, educatori, operatori volontari. Sono stati realizzati un ciclo di 7 incontri, della durata di h. 3 ciascuno, sui seguenti temi:

76 FORMAZIONE DEGLI OPERATORI SOCIO-PEDAGOGICI. I incontro: Violenza domestica contro le donne (dinamiche e conseguenze della violenza, indicatori, ricerca sulla percezione nel quartiere Tribunali- Castellammare). II incontro: Violenza verso i bambini (forme di violenza, indicatori, fattori di rischio). III incontro: Violenza assistita dai bambini. IV incontro: Le norme di tutela verso i minori e contro la violenza alle donne (quadro legislativo, doveri del pubblico ufficiale).

77 V incontro: I percorsi di intervento contro la violenza alle donne ed ai minori (reti di intervento locale, prassi interistituzionali, procedure di intervento). VI incontro: Presentazione delle attività del progetto ed introduzione al pacchetto pedagogico da utilizzare nella sperimentazione con i bambini e le bambine. VII incontro: Tecniche di animazione da utilizzare nei laboratori con le classi e nelle ludoteche. A Palermo: coinvolti n. 24 insegnanti, 1 operatrice psicopedagogia, 12 animatori, 8 volontari/e. (A Caen si prevedeva il coinvolgimento di n. 10 insegnanti, 3 mediatrici culturali, 10 volontari/e. )

78 FASE III ATTIVITA CON I/LE BAMBINI/E Realizzazione di n. 9 laboratori a Palermo con i bambini e le bambine, così organizzati per Palermo: 3 incontri di h. 3 ciascuno con gruppi di due classi (max. 50 bambini/e) per la fascia di età 8-10 anni, con gruppi di ragazzi/e del quartiere presso le ludoteche per la fascia di età anni, gestiti da n. 3 animatori e da n. 1 psicologa, con la seguente scansione:

79 Modulo 1 I incontro animazione nelle classi o nei gruppi per la presentazione del tema. II incontro visione video ed attivazione alla discussione con l utilizzo di tecniche di animazione. III incontro elaborazione dei contenuti emersi dai bambini attraverso tre modalità espressive: grafico/pittorica, video/fotografica, espressivo/corporea.

80 Modulo 2 Formazione di un gruppo di 30 bambini/e, selezionati all interno delle classi e dei centri, da coinvolgere nell attività di rielaborazione dei materiali prodotti nel modulo precedente. Stage residenziale del gruppo selezionato, della durata di 8 giorni, con animatori ed esperti, per produrre materiali sull esperienza realizzata da presentare, a conclusione del progetto, nella scuola e nel quartiere. Presentazione dei materiali elaborati nella scuola e nel quartiere. In questa fase è prevista la supervisione degli operatori che lavoreranno con i/le bambini/e, attraverso incontri settimanali della durata di h. 2 e verrà condotta da una psicoterapeuta.

81 FASE IV VALUTAZIONE E DIFFUSIONE DEI RISULTATI: Scambio di esperienze e preparazione della conferenza conclusiva a carattere nazionale da tenersi a Palermo con tutti i partner. Elaborazione di materiali e di integrazioni al pacchetto pedagogico di LAW.

82 Predisposizione, stampa ed invio di una brochure sull intervento e sul risultato prodotto, attraverso tutti i partner coinvolti nel progetto sia in Italia, sia in Francia. Inserimento della brochure con una pagina web nel sito della Biblioteca delle donne U.D.I. Consegna del prodotto finale ai partner diretti del progetto (scuola, AUSL 6, Provveditorato agli studi, Comune di Palermo, centri sociali del quartiere, Artemisia, ITER). Conferenza conclusiva a Palermo, che coinvolgerà i partners, i soci del progetto e gli operatori sociopedagogici della città.tema della conferenza sarà: La violenza assistita e gli strumenti pedagogici di intervento. La sua durata sarà di 2 giorni e si prevede una sessione plenaria ed una sessione di lavoro di gruppo condotto da esperti/e.

83 Attività trasversali: 1. Sensibilizzazione attori locali (forze dell ordine e servizi) attraverso 5 incontri della durata di 3 ore distribuiti nelle varie fasi dell intervento a Palermo ed a Caen, condotti da operatrici di accoglienza e da animatori. 2. Consulenza di accoglienza, psicologica e legale agli operatori ed alle donne con problemi di maltrattamento o violenze, segnalate dagli operatori coinvolti, che verrà realizzata dal Centro Accoglienza de Le Onde e da quello del CIDF. 3. Monitoraggio e valutazione interna ed esterna, attraverso schede ed indicatori elaborate ed individuati nella prima riunione transanzionale.

84 PARTNER DEL PROGETTO Coordinatore del progetto: Le Onde centro accoglienza e Casa delle Moire U.D.I. Onlus Partner Europei: Leeds Animation Work (Inghilterra) CIDF di Caen Partner Italiani: Aretmisia. LeNove s.r.l. società di ricerca ITER - Rete di autorità locali e del terzo settore per l innovazione del welfare. Artemisia organismo di donne esperto sul tema della violenza assistita.

85 Partner Locali: Scuola elementare Ferrara Valverde I sicaliani - cooperativa che gestisce la ludoteca del quartiere. Acunamatata - onlus che gestisce un centro di animazione per i minori del quartiere. Immaginaria - associazione che gestisceun centro di animazione per i minori del quartiere. Provveditorato agli studi di Palermo Osservatorio provinciale sulla dispersione scolastica, Area psicopedagogia. GOIAM Gruppi Operativi Interistituzionali contro Abuso e Maltrattamento. Centro Sociale Sant Anna Comune di Palermo. AUSL 6 Servizio Sociale Aziendale Biblioteca delle donne e centro documentazione. UDI Anna Nicolosi Grasso biblioteca riconosciuta dalla Regione Sicilia..

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