Associazione Girasole. Il colore del mito.

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1 Il colore del mito. Associazione: Girasole Indirizzo sede legale: Via Romita, 20 Tolentino (Mc) Telefono: Cell.: Fax: Rappresentante legale: Dott.ssa Silvia Cimarelli Note: Proposta all ambito territoriale XVII Matelica San Severino Marche 1

2 CONTESTO Il presente progetto si inserisce nel contesto più vasto degli interventi a sostegno dei diritti degli immigrati, interventi definiti attraverso la L.R. 2 Marzo 1998, n.2 e attuati dal D.G.R. 626 del La presente proposta si inquadra in ciò che nel D.G.R. 626 viene categorizzato come Progetto sperimentale e pilota (Punto 6) ed ulteriormente definito nell allegato A al punto C: o Progetti sperimentali volti all integrazione della seconda generazione di immigrati (figli di stranieri nati in Italia o giunti nel nostro paese nei primi anni di vita). o Interventi rivolti all universo giovanile e non necessariamente all immigrazione, che abbiano come finalità quella di: favorire l incontro e lo scambio tra giovani stranieri ed italiani; sostenere la ricerca e la produzione culturale dei giovani stranieri e italiani (anche nell ambito della ricerca artistica i ambito musicale, narrativo, teatrale ecc ); prevedere l incontro ed il dialogo tra immigrati di prima e seconda generazione e la società italiana. Il contesto più adeguato in cui realizzare gli obiettivi individuati appare essere l ambito educativo. Il territorio a cui si rivolge questo progetto è composto dai seguenti presidi scolastici: San Severino Marche: o Circolo Didattico Luzio o Istituto comprensivo P. Tacchi Venturi Matelica: o Istituto comprensivo E. Mattei (elementari e medie di Matelica ed Esanatoglia) o Circolo didattico Spontini Castelraimondo: o Istituto comprensivo Strampelli (elementari di Pioraco Sefro e Fiuminata) 2

3 RIFERIMENTI TEORICI SULL IDENTITÀ ETNICA E SULL IMMIGRAZIONE È indubbio che la famiglia si trova a svolgere un ruolo fondamentale soprattutto in quella che i sociologi definiscono la fase della socializzazione primaria, e che si compie nei primissimi anni di vita. Nel corso invece della socializzazione secondaria, sono attivi agenti di socializzazione diversi da quelli familiari, che impongono valori, ruoli, ecc., spesso differenti - se non in aperta contrapposizione - da quelli elaborati nella fase precedente. E in questa situazione che assume un ruolo di primo piano la comunità d appartenenza, termine con cui si designa, in genere, un aggregazione sociale, i cui membri non soltanto vivono e svolgono le attività principali in un determinato territorio, ma hanno la consapevolezza di appartenere ad un gruppo unitario e di possedere valori comuni. Il soggetto scopre la propria identità etnica soprattutto quando si trova a vivere in condizioni di mutamento e trasformazione della società, cioè in momenti in cui alcuni aspetti determinanti della sua cultura tradizionale, sono messi a repentaglio da un processo di erosione culturale. Tra le esperienze più diffuse di erosione culturale, si annovera quanto avviene in genere nei processi migratori. Quando gli immigrati si ritrovano in un ambiente straniero e non familiare, caratterizzato da eterogeneità etnica e da diversità culturale, allora individui e gruppi si trovano costretti a nuovi confronti con la propria identità, rafforzando spesso forme di distinzione già fissate e definite, favorendo così l emergere di nuove forme di esclusione e separazione. L identità etnica quindi è una sorta di risorsa a cui l individuo fa riferimento quando ne sente la messa in discussione, o, più correttamente, quando sente il disagio di avere a che fare con la proposta di un altra identità, con valori diversi da quelli che l individuo ha assimilato nel suo processo di socializzazione. In altri termini: scopre la propria identità quando diviene minoranza. Tuttavia, almeno per quanto riguarda la prima generazione, l identità etnica, non appare soltanto l espressione di un atteggiamento difensivo, ma è fortemente simbolica, anche perché viene meno la rivendicazione di uno specifico territorio dove l immigrato chiede di poter vivere e realizzare appieno la propria etnicità. Inoltre, spesso non è neanche un etnicità riconosciuta (e conosciuta) dalla comunità d arrivo, fatto salvo per ciò che riguarda gli aspetti somatici, il che comporta anche molte difficoltà a riprodurre pratiche e strutture sociali a base etniche, compromettendo significativamente la possibilità di mantenere l identità etnica originaria. Questi elementi sono estremamente importanti per l analisi dell identità etnica dei bambini stranieri o d origine straniera; infatti, molto spesso è questa etnicità senza radici che, nel corso del processo di socializzazione, i genitori propongono come modello. Indubbiamente però si tratta di un modello fortemente ambiguo, perché ambiguo appare il rapporto con il paese d origine (luogo dove la famiglia vuole tornare e dove spesso vivono i parenti, ma anche da dove i genitori sono dovuti andar via), e con il paese d arrivo (il luogo dove si diviene stranieri, ma anche quello in cui è possibile un processo di emancipazione). Così, accanto ad un identità etnica originaria, la famiglia immigrata 3

4 trasmette ai propri figli queste aspettative, che influenzano significativamente la formazione dell identità di bambine e bambini. D altra parte, soprattutto nella fase della socializzazione secondaria, i ragazzi e le ragazze entrano in contatto con altre proposte d identità provenienti dalla comunità d arrivo, anch esse basate sull elemento etnico. I bambini e le bambine, quindi, nel corso della loro socializzazione, devono confrontarsi con diverse ipotesi d identità etnica: quella originaria, quella del paese d arrivo, quella che nel paese d arrivo è ritenuta l etnicità presente nel paese di partenza, quella che la famiglia ritiene essere l etnicità del paese d immigrazione. Ovviamente queste diverse proposte poggiano su differenti legami relazionali e ciò è importante per comprendere i motivi che possono determinare l adesione o meno alle proposte prospettate. Di fatto, però, ogni scelta, se non adeguatamente mediata e gestita, rischia di compromettere seriamente il processo di integrazione del bambino e della bambina stranieri. E forse per queste constatazioni che in genere gli studiosi definiscono la seconda generazione di immigrati, la generazione del "sacrificio", quella cioè che paga maggiormente i costi psicologici dell immigrazione, senza riuscire ad ottenerne i benefici, come invece avviene per la terza e soprattutto per la quarta generazione. L'ipotesi di fondo fin qui sostenuta - ipotesi condivisa praticamente da tutti gli studiosi che si sono occupati dell argomento - è che i bambini stranieri o d origine straniera sono sottoposti ad un duplice processo di acculturazione e socializzazione che determina, tra l altro, una lacerazione dell Io, diviso tra istanze culturali (e affettive) in conflitto: quella di cui sono portatori i genitori e quella del paese d'arrivo. Se una condizione analoga è possibile riscontrarla anche in gran parte dei coetanei italiani o d origine italiana, nel caso del minore straniero o d origine straniera la contrapposizione tra famiglia e società in cui vive è spesso un contrasto e uno scontro tra due mondi nettamente diversi (per lingua, cultura, valori, ecc.), tra i quali la comunicazione e lo scambio sono minimi, oppure eccessivamente segnati da reciproci pregiudizi. Al minore è affidato il difficile compito di mediare tra questi due mondi lontani. In questa realtà, il minore straniero o d origine straniera tenta di ricomporre le lacerazioni che si trova a vivere, adottando una delle quattro soluzioni che qui di seguito verranno esposte in modo sintetico: 1. Resistenza Culturale La prima soluzione può essere definita come la resistenza culturale: il termine resistenza sta proprio a sottolineare l atteggiamento assunto dallo straniero nei confronti della società d arrivo e il suo tentativo di fare riferimento, prevalentemente o esclusivamente, alla cultura e all identità etnica originaria proposta dai propri genitori. Possono essere molteplici i fattori che determinano la soluzione della resistenza culturale. Tuttavia è probabile che la resistenza culturale più che una scelta sia un "obbligo" legato alle difficoltà che l adolescente incontra nella società. 4

5 2. Assimilazione La seconda soluzione è invece legata al processo di assimilazione: il minore straniero o d'origine straniera aderisce pienamente alla proposta identitaria che gli viene dalla società d'arrivo e rifiuta, anzi rinnega, tutto ciò che ha a che fare con la cultura d'origine. In questo caso l elemento etnico (e lo stesso processo di etnicizzazione) è considerato un residuo temporaneo che ostacola il processo di avvicinamento. In genere adottano questa soluzione i ragazzi nati nel paese d immigrazione o emigrati nei primi anni di vita, per i quali il paese d origine non rappresenta più un significativo legame affettivo. Il problema che spesso accompagna un processo di assimilazione è un acceso conflitto con i genitori, percepiti in genere dai ragazzi come degli sconfitti, dei perdenti, ecc 3. Marginalità La terza soluzione è quella che possiamo definire della marginalità e che in genere è presentata come la condizione più frequente tra i ragazzi stranieri o d origine straniera. Si tratta di ragazzi che vivono fuori, spesso ai margini, sia della cultura d origine sia di quella d arrivo, incapaci a proporre una reale proposta identitaria alternativa. Sono coloro che non si sentono di appartenere ad alcuna delle due culture, che si collocano passivamente tra entrambe, incapaci a scegliere tra l affetto familiare e il fascino dell emancipazione. 4. Doppia Etnicità La quarta soluzione è quella che possiamo definire la doppia etnicità. In genere è il frutto di un lento, ma profondo lavoro, in cui l identità viene formata dal continuo confronto tra i due "mondi", la famiglia e la società d arrivo, confronto che non comporta risoluzioni definitive o estremiste, ma un processo di selezione e adeguamento. In tal modo, il minore riesce ad avere un identità formata dall armonizzazione e integrazione dei valori delle due differenti culture, e soprattutto con un senso di appartenenza duplice. In qualche modo sente di appartenere appieno ad entrambe, ne conosce gli aspetti positivi e negativi. Al fine di tutelare l identità e la diversità etnica e tenendo conto dei tre rischi che si sono ora evidenziati, è possibile prevedere alcuni interventi operativi. Di fondamentale importanza è la creazione di luoghi meticci, soprattutto extrascolastici, dove i minori stranieri e i minori italiani possano incontrarsi alla pari, al fine di approfondire la conoscenza reciproca e di favorire l attività interculturale. Questi luoghi meticci dovrebbero divenire reali laboratori interculturali, dove tentare di trovare momenti di confronto e incontro tra differenti culture. La supervisione delle attività di questi spazi deve essere comunque garantita da specifiche figure professionali il cui obiettivo non è tanto quello di mediare, di raggiungere una sintesi tra le diverse culture, quanto quello di educare ad un metodo di confronto, che non escluda il conflitto e il mantenimento delle diversità. La convinzione è che proprio a seguito dello sviluppo delle diversità etniche venga avviata, finalmente, una maggiore riflessione anche sulle identità di tutti. 5

6 IPOTESI DI LAVORO Al fine di accompagnare il giovane migrante nel difficile processo di definizione della propria etnicità riteniamo utile strutturare un percorso di scambio e di incontro che favorisca la ricerca delle somiglianze come punto dal quale, in un secondo tempo, sia possibile esplorare le differenze. Come detto in precedenza, è indubbio che la famiglia svolge un ruolo fondamentale soprattutto nella fase della socializzazione primaria, e che nel corso della socializzazione secondaria il rischio possa essere quello di un aspro conflitto fra i valori che appartengono al contesto familiare e quelli propri della società di destinazione. Per ridurre i possibili attriti fra questi due mondi ci sembra utile considerare proprio la famiglia di origine, prima che la cultura di appartenenza, come l oggetto di interesse da far dialogare con le rispettive micro culture proprie delle famiglie italiane. La famiglia, intesa come sottocultura, è comprensibile a partire dall analisi dei miti. I miti familiari possono essere visti come leggende private, sono le storie che si tramandano da padre a figlio, che connettono generazioni lontane nel tempo. Il mito familiare è un misto di realtà e invenzione, affonda le sue radici nella narrazione di eventi reali, ma cresce e si sviluppa non su dati oggettivi, ma sul racconto più o meno colorito che dai fatti trae spunto. L elemento mitico è funzionale perché dà voce ai bisogni emotivi, permette di dare un senso alle scelte e ai valori di un gruppo, ma allo stesso tempo influenza in modo significativo le decisioni degli individui: quale partner è più adatto, quale carriera lavorativa, quale stile di vita, ecc Il mito porta con sé, dunque, una distribuzione di ruoli, deleghe e mandati. Spesso le storie che danno colore ad un sottogruppo familiare hanno per protagonisti i nonni, sono loro che nel continuum temporale incarnano i valori che appartengono alla famiglia. Cosa accade quando, come nelle famiglie di immigrati, il rapporto tra la generazione dei nonni e quella dei nipoti è connotato soprattutto dalla distanza? Chi trasmette in tali famiglie la tradizione? Come la generazione dei genitori gestisce l inevitabile sentimento di colpa nei confronti dei parenti abbandonati? Che colore assumono i miti nelle famiglie dove la parte fantastica è sbilanciata a sfavore dei dati oggettivi? Questo progetto si propone di trovare un tempo per dare voce a queste storie; per condividerle con altre, sicuramente diverse nei contenuti, ma molto simili nei vissuti emotivi. Il mito familiare si concretizza e si rafforza nei riti, e questi ultimi a loro volta si confondono, in un rapporto di influenza reciproca, con i riti sociali. Riscoprire il significato della ritualità permette di trovare un punto di contatto tra culture diverse. È infatti innegabile che l aspetto simbolico sia mutevole da cultura a cultura, ma il senso profondo rimane lo stesso. Il rito segna i momenti salienti del ciclo di vita: la nascita, l entrata nell età adulta, la creazione di una nuova famiglia, la separazione dai figli e la morte. 6

7 Motivazioni La seconda generazione di immigrati, definita anche come la generazione del "sacrificio", è quella che paga maggiormente i costi psicologici dell immigrazione. I bambini stranieri o d origine straniera sono sottoposti ad un duplice processo di acculturazione e socializzazione che determina, tra l altro, una lacerazione dell Io, diviso tra istanze culturali e affettive in conflitto: quella di cui sono portatori i genitori e quella del paese d'arrivo. Al minore è affidato il difficile compito di mediare tra questi due mondi lontani ma, in assenza di aiuto, il rischio di scegliere soluzioni poco funzionali quali la resistenza culturale, l assimilazione o marginalità appare piuttosto elevato. Obiettivi e tematiche Attraverso l analisi dei riti sociali e familiari, la narrazione dei miti e dei personaggi che interpretano le storie e le leggende di ogni sottocultura, favorire il riconoscimento delle somiglianze sostanziali che si nascondono al di là delle differenze evidenziate dai contenuti. Favorire e stimolare l empatia dei ragazzi attraverso l allenamento nel modificare il punto di vista ( giochi di ruolo). Attraverso la narrazione dei miti familiari cercare di rendere comprensibili ai ragazzi le scelte delle generazioni dei genitori e dei nonni. Soprattutto nel caso di ragazzi stranieri è di fondamentale importanza avere un tempo per comprendere i motivi, condivisibili o meno, che hanno spinto i loro genitori a decisioni spesso cariche di dolore e sacrificio. Stimolare la ricerca di informazioni relative alla generazione dei nonni al fine di ricucire, almeno nei ricordi, lo strappo che inevitabilmente è stato provocato dalla migrazione. Programma delle attività sintetico Attraverso la creazione di elaborati (disegni, testi, albero genealogico) da inviare ai nonni, rendere tangibile il legame che unisce le generazioni. Primo contatto con gli istituti scolastici al fine di definire gli spazi dove verranno svolte le attività. Creazione, in accordo con i dirigenti scolastici, del gruppo di studenti e invito di partecipazione ai nonni e alle famiglie straniere ed italiane. Incontro di presentazione con i partecipanti e descrizione del progetto. Raccolta di informazioni sui riti che scandiscono il passaggio tra le diverse 7

8 fasi del ciclo di vita (canti, favole, filastrocche, ninnananne, leggende, ecc ) al fine di analizzarne le similitudini e le differenze nelle diverse culture. Realizzazione di elaborati da spedire, o consegnare, ai nonni lontani come segno rituale della necessità di non interrompere la comunicazione tra le generazioni. Creazione di un albero genealogico, per ogni alunno, da svilupparsi nel corso del progetto. Incontro con nonni italiani e, se possibile, stranieri, con organizzazione di un momento finale di condivisione ( rappresentazione teatrale o semplice festa di chiusura). Attrezzature Tempi Materiali di consumo e cancelleria. 3-4 mesi. Costo operatori * 40 X 50 ore 2000 Cancelleria Organizzazione evento conclusivo e spese di coordinamento 307,36 307,36 Totale 2607,36 * Gli operatori appartengono a diverse categorie professionali (Counselor, Mediatrice familiare, Pedagogista, Psicologo, Psicoterapeuta) e si alterneranno in base alle esigenze relative alle specifiche fasi progettuali. 8

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