Workshop n 11 La dimensione non verbale nel trattamento precoce dell autismo: il corpo restituito
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- Graziana Costa
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1 Workshop n 11 La dimensione non verbale nel trattamento precoce dell autismo: il corpo restituito Autori: O. Capirci, S. Cuva, G. Gison, E. Minghelli, P. Venuti
2 Gruppo di lavoro Olga Capirci: ricercatrice CNR Roma dall azione al linguaggio attraverso il gesto Simone Cuva: NPI Università di Trento dal deficit alla risorsa? dialoghi tra clinica e ricerca Ermelinda Minghelli: TNPEE Pompei (NA) configurazioni interattive: dalla difficoltà al senso di efficacia Paola Venuti: Psicologa, Università di Trento l intervento precoce e il coinvolgimento della famiglia Conduce: Giovanna Gison, psicologa, TNPEE, comitato scientifico anupi
3 Precocità d intervento Un programma di intervento precoce creato in un contesto relazionale ricco di interazioni dialogiche ed emotivamente marcate, studiato per fornire adeguati input sociali ed intersoggettivi al bambino può ridurre gli effetti cumulativi a valle delle disfunzioni dell intersoggetività e favorire la maturazione biologica del cervello sociale (Wetherby, 2006, Greenspan, , Rogers, 1991). Muratori et Al., La diagnosi precoce di autismo: dalla ricerca degli indici precoci ai programmi di screening, in Percorsi terapeutici e lavoro di rete, Percorsi 2009.
4 Adeguati input sociale ed intersoggettivi ovvero la costituzione di uno spazio intersoggettivo di senso condiviso o di mutua intelligibilità, i cui livelli sono: - Fenomenologico: caratterizzato dal senso di familiarità e dal sentirsi parte di una stessa comunità sociale (consonanza intenzionale) - Funzionale: rappresentato da routine che permettono la creazione di modelli Sè/altro, attraverso pattern di coerenza, predicibilità e regolarità - Sub-personale: connette una serie di cambiamenti delle stato corporeo permettendoci di comprendere le emozioni provate dall altro (neuroni specchio) e le proprie
5 La presenza dei neuroni specchio fa sì che l osservazione dell azione altrui costituisca una forma di simulazione della stessa. La presenza di un sostrato neuronale condiviso tra agente e osservatore, che sottende sia le azioni dirette verso oggetti che azioni comunicative, costituisce uno spazio di senso intersoggettivo condiviso. Attraverso la simulazione incarnata, il corpo proprio diviene l origine della funzione costitutiva e genetica dell intersoggettività. (Gallese)
6 Criticità Nella realtà evolutiva così come in quella clinica l essenza del comportamento sociale sta nel costante tentativo di aggiustamento al ritmo comportamentale del partner, questo processo sia in termini di efficacia che di inefficacia è sempre regolato al di fuori del piano della consapevolezza. L aspetto fondamentale sta nel fatto che mentre monitoriamo il partner regoliamo il nostro stato interno. AUTOREGOLAZIONE E REGOLAZIONE INTERATTIVA sono processi reciproci e simultanei, e, in condizioni ottimali sono due processi che concorrono a stati di equilibrio dinamico e flessibile.
7 Le integrazioni, cioè gli snodi che ci interessano, stanno tra il muoversi e l esperienza del muoversi, tra la produzione di fonemi e l esperienza del linguaggio, fra il bambino e l ambiente. Per noi, in terapia, è necessario percorrere con i bambini queste non automatiche integrazioni; per farlo, ogni volta, ritorniamo al corpo, al tono, alla postura, al gesto, lo facciamo con il tramite del nostro corpo, dei nostri gesti e con il tono che ad essi si accompagna. E la strada che abbiamo imparato a percorrere, riconoscendo che ne esistono altre, per provare ad interferire con le fissità dei gesti e con la loro inefficacia sul piano comunicativo.
8 Obiettivo formativo del Workshop Identifichiamo una forte componente corporea nella formazione. Componente che richiede una particolare attenzione al movimento, all azione, ai canali percettivi e alla dimensione non verbale dell interazione. L obiettivo di questo workshop è una formazione teorico-pratica che sia parte di questo processo di integrazione
9 Articolazione del workshop - Olga Capirci - Simone Cuva - Sequenze video: 2 luigi - Esercitazione - Riformulazione teorica - Ermelinda Minghelli - Paola Venuti
10 Osservazione di sequenze video centrate su: - il modo in cui il bambino si orienta/modula rispetto all altro - Il modo in cui il bambino si regola sul piano tonico-emozionale - Il modo in cui il bambino organizza la comunicazione gestuale
11 Orientamento/modulazione Antonio (volto)
12 I segnali di disponibilità a comunicare sono e rimangono non verbali Il sistema visuo-motorio raggiunge la maturità funzionale intorno al terzo mese ( ) l uso dello sguardo costituisce il primo sistema diadico il controllo precoce delle percezioni permette al bambino, entro certi limiti, di regolare il suo stato interno. Dal momento che questa duplice funzione di regolazione delle percezioni e dello stato interno si applica anche agli stimoli sociali, il contatto dello sguardo permette al bambino di regolare istante per istante la quantità di contatto visivo sociale. Di conseguenza il comportamento sociale che si realizza attraverso lo sguardo si trova ad essere in stretta relazione con le prime operazioni difensive e con le modalità di adattamento al rapporto con gli altri. (Stern)
13 Orientamento/modulazione Nicolò (nome) Salvatore (nome) Alfonso (nome)
14 Orientamento/modulazione Rivolgere lo sguardo all altro è un segnale che indica la disponibilità e l intenzione di impegnarsi in un interazione ed è considerato un meccanismo di innesco dei comportamenti sociali Tra il terzo ed il sesto mese di vita il bambino sperimenta il suo primo periodo prolungato di interazione sociale, che coinvolge principalmente il canale visivo e uditivo (giochi faccia a faccia) già in questo periodo si possono individuare diversi comportamenti spaziali e di orientamenti che hanno funzione di segnalazioni differenti, tanto che un sistema di segnalazione maturo è già in funzione all età di sei mesi (Stern)
15 Orientamento/modulazione Christian (corpo) Luigi (corpo) Salvatore (corpo)
16 Effettualità Il bambino è capace precocemente, attraverso la sua modalità motoria di stare la mondo impegnare, animare, gettare verso l altro un ponte non verbale. Sperimenta che le azioni del suo copro hanno effetto sull altro ed ha un repertorio di schemi motori che strutturano di conseguenza il suo campo intersoggettivo (Tronick et al.)
17 I segnali di disponibilità a comunicare sono e rimangono non verbali Diversi esperimenti suggeriscono che compiti come la comprensione delle relazioni spaziali tra gli oggetti, le relazioni spaziali corporee il riconoscimento delle forme di comunicazione non verbali e dei volti vengono codificati in modo non linguistico, in particolare attraverso lo sguardo, l orientamento della testa e del corpo e la distanza. Si tratta di comportamenti di segnalazione che raggiungono la loro maturazione all età di due anni.
18 Attivazione tonico emozionale antonio
19 Attivazione tonico emozionale Il tono muscolare è il canale primario con cui ogni animale reagisce agli eventi esterni, segnale biologico di allarme o sicurezza, di preparazione o di cessazione all azione - video: Marco
20 Attivazione tonico emozionale Il tono può essere allora definito come il principale informatore della relazione del soggetto con il mondo, ciò che trasforma una posizione in una postura, determina l organizzazione e la qualità del movimento e, tramite questo, informa delle connotazione affettive di cui sono stati investiti il tempo e lo spazio (Berti, Comunello e Nicolodi)
21 Attivazione tonico emozionale Per la sua origine biologica e per la sua variazione automatica si è raramente consapevoli del proprio stato tonico e si tende a rispondere in modo simmetrico al tono dell altro. La registrazione e la simulazione dell azione da parte dei neuroni specchio non comportano solo la loro attivazione bensì di tutto il corpo, pronto ad agire. (Berti, Comunello)
22 Organizzazione gestuale Valutare attentamente l uso dei gesti e le capacità combinatorie di gesti e parole, può aiutare a considerare con maggiore precisione i punti di forza di questi bambini, le loro potenzialità e le loro capacità comunicative e cognitive, nonché ad avere informazioni circa la complessità dei contenuti simbolici e comunicativi espressi, al di là delle limitate competenze comunicative
23 Christian Con le immagini
24 Organizzazione gestuale Osterling e Dawson, analizzando video amatoriali di bambini di circa 12 mesi, successivamente diagnosticati come autistici, hanno evidenziato come segni predittivi del disturbo l assenza di gesti di indicazione, la mancata risposta al proprio nome e la minore quantità di sguardi rivolti agli adulti.
25 Organizzazione gestuale Leandro Emanuele
26 Organizzazione gestuale Studi su rapporto gesto/parola evidenziano presenza all età di 16 e 20 mesi di gesti deittici (soprattutto l indicazione) gesti convenzionali (ciao; no) gesti iconici (aereo; pesce) Combinazioni cross-modali Combinazioni di due parole (Iverson, Capirci e Caselli)
27 Organizzazione gestuale salvatore
28 Organizzazione gestuale Esiste una stretta relazione fra gesti e parole anche in bambini con autismo: Quelli che in età prescolare hanno acquisito alcune capacità comunicative non verbali, come l uso dello sguardo e dei gesti comunicativi, sviluppano un linguaggio più avanzato, rispetto ai bambini che presentano maggiori difficoltà comunicative non verbali. (Mundy, Sigman e Kasary)
29 Oggi so che in ogni frase pronunciata c'è l'anima di una domanda, allora temevo che in ogni domanda fosse contenuta una risposta che non sapevo riconoscere. erri de luca
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