INDICE SOMMARIO Premessa... XI CAPITOLO I PUNIBILITÀ E NON PUNIBILITÀ IN DIRITTO PENALE 1. L uso generico delle espressioni punibilità e non punibilità nel diritto penale e le posizioni della dottrina che le considerano come categorie concettuali autonome di esclusione della pena o ricollegabili all esistenza o all inesistenza del reato... 1 2. La posizione della dottrina che ricollega l esistenza del reato anche indipendentemente dall applicazione della pena e la diversa teoria che riconnette a quest ultima la qualificazione del fatto come reato. L estraneità della punibilità dalla valutazione degli elementi della fattispecie costitutiva di reato... 4 3. La possibilità di ricondurre la non punibilità a cause di esclusione della pena di carattere processuale o di diritto sostanziale. La mancanza di punibilità per cause oggettive o soggettive di esclusione del reato in relazione alla sussistenza o meno del fatto di reato... 7 4. La distinzione nella dottrina tra cause scriminanti e cause esimenti in relazione all incidenza o meno sull esistenza del reato e la diversa posizione che le assimila sotto questo aspetto con la necessità di considerare quelle oggettive come escludenti l illiceità del fatto... 9 5. La mancanza d illiceità del fatto in relazione alle c.d. scriminanti espresse ed alle scriminanti speciali nella dottrina e l incertezza di un fondamento dommatico che le legittimi... 13 6. La necessità di individuare i criteri ed i limiti di applicazione per la categoria non codificata. L analogo problema per le cause di esclusione d illiceità extrapenali... 15
VI Indice sommario CAPITOLO II LE SOLUZIONI ADOTTATE IN DOTTRINA ED IN GIURISPRUDENZA SULLA COMUNICABILITÀ DELLE CAUSE DI NON PUNIBILITÀ EXTRAPENALI 1. Le recenti decisioni della giurisprudenza sulla inapplicabilità dell art. 2236 c.c. al campo del diritto penale. I contrastanti orientamenti interpretativi avutisi al riguardo... 19 2. Il tentativo di legittimare l applicabilità dell art. 2236 c.c. in ambito penale in base all analogia o alla interpretazione estensiva delle norme c.d. scriminanti. Necessità di reimpostare il problema ed i principi interpretativi validi in ogni settore dell ordinamento... 23 3. Il divieto di infliggere sanzioni tributarie a seguito di silenzioassenso dell amministrazione finanziaria per l interpello speciale ex art. 11 l. 212/00 ed il problema della possibile sopravvivenza di effetti penali... 28 4. L insussistenza di illecito amministrativo per le sanatorie edilizie ex art. 13 della l. 47/85 nonché per l art. 32 del d.l. 269/03, convertito in l. 226/03 e l. 141/04 ed il problema della mancanza di punibilità penale nel corrispondente silenzio legislativo.... 31 CAPITOLO III IL RICORSO ALLE TRADIZIONALI FORME DI INTERPRETAZIONE PER L APPLICABILITÀ IN DIRITTO PENALE DELLE CAUSE DI NON PUNIBILITÀ NON CODIFICATE O EXTRAPENALI 1. L opportunità di una riconsiderazione del problema dell estendibilità delle cause di limitazione o di esclusione della responsabilità all ambito del diritto penale in base alle precedenti soluzioni concettuali in ordine ai limiti del divieto di analogia e di interpretazione estensiva in diritto penale.... 37 2. Necessità di evitare confusioni con altre forme d interpretazione della norma penale. L interpretazione autentica e la sua funzione di controllo del limite applicativo della legge... 39 3. L idoneità dell interpretazione autentica a risolvere i problemi applicativi delle norme extrapenali in sede penale... 40 4. L inadeguatezza del ricorso all interpretazione dottrinale o giurisprudenziale per poter supplire all analogia ed all interpretazione estensiva nel diritto penale al fine di risolvere il problema oggetto dell indagine... 41
Indice sommario VII 5. L utilizzo dell interpretazione estensiva nella prassi giurisprudenziale per aggirare il divieto di analogia in diritto penale. Necessità di una corretta determinazione ed ambito di applicabilità di tale criterio interpretativo.... 43 6. L interpretazione estensiva come forma circoscritta alle espressioni interne alla norma e perciò distinta dall analogia: opportunità di una riconsiderazione dei rispettivi campi di applicazione... 45 CAPITOLO IV IL PROBLEMA DEL RICORSO ALL ANALOGIA PER LE LEGGI PENALI 1. La natura del procedimento logico per analogia come effetto di probabilità e non di certezza del risultato: la distinzione tra analogia legis ed analogia iuris... 49 2. La conformità del risultato dell interpretazione per analogia alla ratio legis come attività creativa consentita entro determinati limiti normativi... 51 3. Il ricorso all analogia legato alla ratio della norma ed al suo scopo per evitarne applicazioni arbitrarie pur nei limiti della legittimità consentita... 53 4. Perplessità di una distinzione tra interpretazione analogica ed analogia: la necessità del rispetto della ratio legis anche come salvaguardia da una confusione con l interpretazione evolutiva... 55 5. La distinzione tra analogia iuris ed analogia legis legata solo ad un modo di procedere dell interprete nel rispetto della ratio della norma da non confondersi con il ricorso ai principi generali del diritto... 57 6. Il divieto di analogia in diritto penale riconducibile all art. 5 cost., all art. 1 c.p. e all art. 14 delle Preleggi come espressione del principio di certezza del diritto insopprimibile nel diritto penale.... 59 CAPITOLO V LA DIVERSITÀ TRA INTERPRETAZIONE ESTENSIVA ED ANALOGIA NEL DIRITTO PENALE 1. L interpretazione letterale e quella estensiva come forme esegetiche della norma nel rispetto della volontà del legislatore e della certezza del diritto. Il problema della differenza tra interpretazione estensiva ed analogia legis... 63
VIII Indice sommario 2. L interpretazione estensiva come forma diversa dall analogia legis figura abituale nella giurisprudenza quale auto-integrazione dei principi generali del diritto... 65 3. La distinzione tra interpretazione estensiva ed analogia, secondo parte della dottrina, vanificata dall identità di esse nell ampliamento del contenuto della norma e legittimata solo da un sofisma verbale.... 67 4. L attività interpretativa come espressione di canoni logici con funzione conoscitiva. L esclusione di ogni ermeneutica creativa delle norme giuridiche penali sia per l analogia che per una tale forma di interpretazione estensiva... 69 5. Il divieto di analogia per l art. 14 delle disposizioni preliminari al codice civile. Il diverso significato di riserva di legge contenuto nell art. 25 Cost. e nell art. 1 c.p. La possibilità di estensione normativa del divieto all interpretazione estensiva... 71 6. Il divieto d interpretazione estensiva come possibilità di risalire a norme inespresse per le norme incriminatrici penali anche secondo l art. 1 c.p. Le diverse conclusioni nell ambito di una ermeneutica fondata sull ampliamento del significato logico e letterale della norma. Il problema di una sua ammissibilità per le c.d. scriminanti espresse o tacite... 72 CAPITOLO VI IL PROBLEMA DELL APPLICABILITÀ ALLE C.D. ESIMENTI ESPRESSE E TACITE DELL ANALOGIA O DELL INTERPRETAZIONE ESTENSIVA 1. L inapplicabilità dell analogia per le norme incriminatrici in base all art. 14 delle disposizioni preliminari al codice civile ed il preteso fondamento di una possibile analogia in bonam partem per le c.d. scriminanti... 77 2. Il concetto di eccezionalità di una norma legato ad un criterio di relazione derogatoria rispetto alla norma base per situazioni anormali o contingenti di riferimento... 80 3. Il divieto di analogia per tutte le norme penali eccezionali prevedenti cause di esclusione del reato o della pena o limitative dei principi generali di responsabilità, in base all art. 14 disposizioni preliminari al codice civile... 83 4. L applicabilità dell analogia per la dottrina che non ritiene le cause di non punibilità del reato come leggi eccezionali. La
Indice sommario IX teoria degli elementi negativi od integrativi del fatto previsti delle norme penali... 85 5. La teoria delle c.d. scriminanti come eccezioni alle norme eccezionali e passibili di applicazione analogica: notazioni critiche... 87 6. Il problema dell inapplicabilità dell analogia considerato riferibile anche alle c.d. scriminanti inespresse o esimenti non codificate.... 89 7. Inadeguatezza della soluzione dei problemi anche per le c.d. scriminanti tacite sia con il ricorso alla interpretazione estensiva che come forma di analogia iuris per la tassatività del riferimento dell art. 14 disp. prelim. al codice civile.... 92 CAPITOLO VII IL REATO COME FATTO ONTOLOGICAMENTE ILLECITO ED I LIMITI DELLA SUA PUNIBILITÀ 1. Il fatto illecito funzionalmente assunto nella norma penale per l applicazione delle conseguenze giuridiche subiettive penali come preliminare ad una corretta nozione d illiceità giuridica penale.... 95 2. La distinzione tra atti e fatti ontologicamente giuridici in relazione agli effetti giuridici subiettivi passivi a questi ultimi ricollegabili... 98 3. L atto ontologicamente giuridico determinato come lecito o doveroso in relazione alle conseguenze giuridiche da esso derivanti e costitutivo di un diritto soggettivo ad agire nel diritto penale per l unitarietà del sistema giuridico... 100 4. Il fatto illecito come essenzialmente giuridico negato dalla teoria dell antigiuridicità: la concezione oggettiva e soggettiva dell antigiuridicità: osservazioni critiche. Il reato come fatto ontologicamente illecito e funzionalmente giuridico... 103 5. Il problema della liceità del comportamento autorizzato dalle norme penali come espressione di una situazione giuridica subiettiva peculiare che non potrebbe essere riconosciuta negli altri rami del diritto... 108 6. L ontologica liceità del fatto come esercizio di una situazione giuridica subiettiva attiva e la sua inidoneità a produrre conseguenze penali. La liceità del comportamento e la sua rilevanza per tutte le norme dell ordinamento con possibili limiti nei diversi settori... 110
X Indice sommario 7. Il reato come comportamento illecito funzionalmente giuridico ma non costitutivo di giudizio di valore e la possibilità per il legislatore di delimitare la liceità del fatto per la salvaguardia degli opposti interessi... 113 8. La non punibilità del fatto nell espressione generale legislativa e la riferibilità alla sua irrilevanza penale ed alle cause di esclusione del reato. La conferma nell art. 119 c.p... 117 CAPITOLO VIII LA RICOLLEGABILITÀ DELL IRRILEVANZA PENALE DEL COMPORTAMENTO ALL ATTO ONTOLOGICAMENTE LECITO E NON ALLA SUA PREVISIONE NORMATIVA 1. La liceità giuridica del comportamento svincolata dalla necessaria sua previsione legislativa nel diritto penale, se determinata nelle altre norme dell ordinamento. La rilevanza delle c.d. esimenti non codificate... 121 2. La natura giuridica delle c.d. esimenti tacite nella dottrina: la riconducibilità all azione socialmente adeguata ed al bilanciamento degli interessi. L inaccoglibilità di tali teorie ed il fondamento nella liceità giuridica determinata negli altri campi del diritto... 124 3. Necessità di distinguere le cause di esclusione dell illiceità del fatto da quelle di esclusione del reato e della pena. L irrilevanza penale della liceità del comportamento non vietato come espressione di un diritto soggettivo ad agire... 129 4. La liceità ontologica dell atto e la irrilevanza penale del fatto nei limiti stabiliti dall art. 2236 c.c. Le diverse conclusioni per l art. 11 della l. 212/00 e per le norme sulle sanatorie edilizie. 130 5. L inoffensività del fatto e la sua irrilevanza penale nei progetti di riforma del codice penale: il progetto di riforma Nordio e della Commissione Pisapia. Le nostre conclusioni sul conseguente riconoscimento dell esclusione dell illiceità penale degli atti ontologicamente leciti considerati in altri rami dell ordinamento... 135 Indice bibliografico... 139