INTERPRETAZIONE GEOMETRICA DI ALCUNI TEOREMI DI ANALISI DIFFERENZIALE VETTORIALE

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INTERPRETAZIONE GEOMETRICA DI ALCUNI TEOREMI DI ANALII DIFFERENZIALE VETTORIALE GEOMETRIC INTERPRETATION OF THE VECTOR DIFFERENTIAL ANALYI THEOREM Alberto acchi PREMEA E' opinione diffusa che ogni teorema, sia esso di Analisi, Geometria o di Teoria dei Numeri, sia nato dalla osservazione di un fenomeno fisico specifico e dalla successiva generalizzazione ed estrapolazione a campi più estesi o a varietà pluridimensionali. Assume allora particolare interesse la illustrazione geometrica di tale fenomeno quale premessa ad una definizione rigorosa del Teorema di riferimento ed alla sua successiva dimostrazione (che non rientrano negli obiettivi del presente scritto.) Il presente scritto ha carattere decisamente divulgativo; la geometrizzazione delle equazioni tende a rendere intuitivi i concetti espressi. ABTRACT Interpretazione ed illustrazione geometrica dei Teoremi della Divergenza, del Gradiente e del Rotore. Interpretation and geometric illustration of Divergence, Gradient and Rotor Theorems TEOREMA DELLA DIVERGENZA ( Teorema di Ostrogradskij ) Il flusso del vettore V attraverso la superficie chiusa coincide con l'integrale della divergenza di V svolto nel volume W di cui la superficie è frontiera. Alcune premesse utili: W V dw= V ds (1.1) - la definizione di Divergenza di un campo vettoriale V è ; ( V ) Div V = ( ) ( V ) ( ) ( V z) ( z) = V - così come la derivata prima Df( 0 ) della funzione f() fornisce una indicazione dell'andamento locale della funzione stessa ( Df( 0 ) > 0 indica una andamento locale in crescita e viceversa) la divergenza positiva di un campo vettoriale indica la tendenza a divergere dalle condizioni esistenti nel punto P ( 0, 0,z 0 ). ia V un vettore riferito ad un fenomeno fisico vettoriale Av; in particolare V potrebbe rappresentare il vettore spostamento di un corpo A di massa m all'interno di un volume W ia: V il modulo di V ovvero la misura quantitativa di Av (nel caso particolare di cui sopra Av verrebbe espresso in kg/m 2 s)

. V la differenza tra i flussi di V entrante ed uscente da uno qualsiasi punto del volume W Ne segue che V dw rappresenta il flusso di V globalmente entrante (od uscente) dal volume W od anche il valore quantitativo di Av ( cioè la massa) entrante (od uscente) dal volume W nel tempo Δt. Il Principio di continuità di Av ( conservazione della massa) garantisce che il valore quantitativo di Av entrante (od uscente) dal volume W attraversi necessariamente la frontiera di W cioè : ( s V ds ) (1.2) TEOREMA DEL ROTORE ( Teorema da Kelvin-tokes) Il flusso del rotore di un campo vettoriale V attraverso una superficie è uguale alla circuitazione di V lungo la frontiera di. V d= V d (2.1) Premessa utile alla interpretazione fisico-geometrica dalla equazione (2.1) è la geometrizzazione dell'operatore Rotore. ia dato un quadrato elementare d d immerso in una corrente fluida di velocità V. ia inoltre (Fig 2.1) V1 = V impone una rotazione antioraria al quadrato V2 = V δv/δ impone una rotazione oraria V4 = V δv /δ impone una rotazione antioraria V3 = V impone una oraria V 1 V 3 V 4 V 2 FIG.2.1

La rotazione complessiva netta del quadrato è quindi: (V 1 V 2 ) (V 3 - V 4 ) = [V - (V- δv/δ) ]- [V - ( V δv/δ)] = ( V ) ( ) ( V ) ( ) (2.2) Passando da uno spazio bidimensionale ad uno tridimensionale, cioè sostituendo il quadrato con un cubo elementare e riportando la relazione soprascritta ai piani z ed z si ottiene: Rot V= ( ( V ) ( ) ( V ) ( )) i ( ( V ) ( z ) ( V z) ( )) j ( ( V Z ) ( ) ( V ) ( z )) k (2.3) Rot V rappresenta la componente rotativa dello spostamento locale di un campo vettoriale dove il vettore rotazione risulta normale al piano del disegno (FIG.2.1). L circuitazione del vettore V lungo la linea l è dato dal prodotto scalare: V. d l cos α essendo α l'angolo tra V e d l Con riferimento al quadrato elementare d.d di FIG.2.1 ed imponendo una circolazione antioraria lungo il suo perimetro si ha: V 1. d. cos 0 = V 1. d.= V d V 3.. d cos π = - V 3.d = - V d V 2. d. cos π = - V 2 d = - (V 1 - ( V 1 ) ( ) )d = -V d V 4. d cos0 = V 4 d = ( V 3 ( V 3 ) ( ) ) d = V d ( V ) ( ) ( V ) ( ) per cui la circolazione lungo il percorso chiuso costituito dal perimetro del quadrato elementare è: (V 1 - V 2 ) (V 3 V 4 ) = [V d - (V d - ( V ) d)] [V ( ) - ( V ( V ) ( V ) = d - d (2.4) ( ) ( ) ( V ) ( ) La (2.4) corrisponde alla definizione di Rot V riferita al quadrato elementare dd come da (2.2); è pertanto lecito affermare che: la circuitazione di V lungo il perimetro di un quadrato elementare corrisponde al Rot di V riferito al medesimo quadrato. d)] d d

ia una superficie generica suddivisibile in quadrati elementari d d d dd FIG.2.2. FIG.2.3 In FIG.2.3 è mostrato come il contributo alla circuitazione dei lati adiacenti di quadrati elementari affiancati sia nullo; in tale modo la circuitazione sul perimetro di quadrati elementari affiancati risulta equivalente alla somma della circuitazione dei singoli quadrati elementari. Estendendo all'intero perimetro di si ottiene: Circuitazione di V su = V d Analogamente la somma delle superfici d.d dei singoli quadrati elementari corrisponde alla superficie ( FIG.2.2) e quindi: V d= V d TEOREMA DEL GRADIENTE (Corollario del teorema di tokes) L'integrale secondo una generica linea λ di un campo vettoriale K, rappresentato come gradiente di un campo scalare φ, è ottenibile quale differenza tra i valori di φ agli estremi della curva su cui si è svolta l'integrazione. φ( q) φ ( p)= φdλ (3.1) λ Dove q e p sono gli estremi di integrazione del tratto λ.

Ne segue che per un campo conservativo il lavoro sviluppato da una forza F è indipendente dal percorso λ e dipende unicamente dai suoi estremi. i consideri un corpo M di massa m soggetto all'azione di un capo gravitazionale di accelerazione g; M risulterà soggetto ad un campo vettoriale di forza F di componenti cartesiane F= (F=0; F = mg; Fz = 0) Il lavoro di F secondo una generica curva λ è: L = F. d λ prodotto scalare ossia: L = λ F. d λ iano dλ; dλ; dλz le componenti cartesiane di dλ da cui: Geometricamente: dl = F. λ F. λ F z.. λ z = F λ essendo F = F z = 0 A (q) d λ dλ dλ dλ dλ dλ dλ Appare evidente come: B (p) (B ( p)) d λ =A B ( A( q)) = AB = B d λ A ossia il lavoro del campo vettoriale F dipende unicamente dagli estremi e non dalla geometria del percorso. BIBLIOGRAFIA Georg Joos, Ira M. Freeman. Theoretical Phsics. Courier Dover Publications, 1987 R.G. Lerner, G.L. Trigg, Encclopaedia of Phsics, 2nd, VHC publishers, 1994 M. Hazewinkel, "A tutorial introduction to differentiable manifolds and calculus on manifolds" W. chiehlen (ed.) Williamson, Richard and Trotter, Hale. (2004). Multivariable Mathematics, Fourth Edition, p. 374. Pearson Education, Inc.