Tabella 1 - Consistenza caprini nel Mondo e in Europa nel 2000 (dati FAO - Assonapa, rielaborati). N Capi Allevati %

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Transcript:

Nel panorama produttivo del settore lattiero-caseario italiano, i formaggi di origine caprina rappresentano una realtà molto significativa e soprattutto degna di sviluppo. Mentre l allevamento caprino e le sue produzioni sono predominanti in Asia e Africa (Tab. 1), tra i Paesi europei, nell ambito comunitario, solo pochi producono latte caprino ai fini della caseificazione: la Grecia, l Italia e la Francia. L Italia, con poco più di 1.300.000 capi non detiene una quota preponderante di questi animali, ma in termini di produzione lattea trasformabile di ca. 128.000 tonnellate/anno secondo gli ultimi dati Assolatte che si riferiscono al 2002, si pone al secondo posto nella CEE dopo la Francia, che con meno animali produce però più latte (ca. 480.000 tonn./anno nel 2000, secondo dati CNIEL). In termini di produzione formaggera la Francia primeggia nel campo dei formaggi molli di capra (ca. 60.000 tonnellate/anno nel 2000 sempre secondo dati CNIEL, pari a quasi il 3% della produzione casearia francese) tra i quali alcuni rappresentano delle vere specialità conosciute e apprezzate a livello internazionale che alimentano un fiorente mercato. In Italia, nonostante oltre il 75% del latte caprino venga trasformato in formaggio ed il mercato per questo tipo di formaggio sia molto aperto e recettivo, la nostra produzione stenta. Sempre secondo dati Assolatte riferentisi all anno 2002, la produzione totale di formaggi caprini in Italia raggiunge appena le 6.500 tonnellate/anno, ma si tratta certamente di un dato sottostimato, perché i formaggi caprini nazionali, prodotti e consumati soprattutto a livello locale, sfuggono alle rilevazioni statistiche. Secondo dati di stima, non disponendo di dati certi, si può ritenere infatti che da noi la produzione totale di formaggi caprini sfiori le 10-20.000 tonnellate/anno di formaggi di latte di capra puro e le 3-5.000 tonnellate/anno di formaggi caprini misti, ancora consumati a livello locale

XIV Introduzione Tabella 1 - Consistenza caprini nel Mondo e in Europa nel 2000 (dati FAO - Assonapa, rielaborati). N Capi Allevati % Mondo 711.286.000 100,0 Asia 436.366.000 61,4 Africa 219.869.000 30,9 America Nord e Sud 29.464.000 4,1 Oceania 10.200.000 1,4 Europa 15.387.000 2,2 Unione Europea 9.878.000 100,0 Grecia 5.878.000 60,4 Italia 1.347.000 13,8 Francia 1.111.000 11,4 Portogallo 785.000 8,1 Spagna 227.000 2,3 Altri Paesi UE 380.000 4,0 e poco conosciuti, sebbene apprezzati dal grande consumo urbano e capaci di spuntare alla vendita prezzi molto interessanti. I formaggi di latte caprino presentano infatti delle caratteristiche di sapore ed aroma del tutto peculiari, che li rendono, pur nella loro tradizionalità, delle specialità moderne particolarmente apprezzate. Le specialità fresche in particolare, per la mancanza di crosta, il gusto fresco e acidulo, la pasta morbida e spalmabile che li rende adatti anche a preparazioni culinarie, sono particolarmente ricercate dai consumatori. La popolazione caprina italiana, sparsa nelle varie regioni, è costituita da moltissime razze diverse, solo il 35% circa delle quali è a sua volta costituito da razze ufficialmente riconosciute, provviste di libro genealogico e sottoposte a controlli (Tab. 2). Le produzioni unitarie di latte, almeno per le razze controllate, concentrate in un ciclo di lattazione annuale di ca. 200 giorni nei casi migliori, o più breve, sono abbastanza basse, specie se confrontate con le stesse produzioni realizzate dalle me-

XV Tabella 2 - Consistenza e produzioni medie delle principali razze caprine allevate in Italia sottoposte a controlli (dati Assonapa, rielaborati). Razza Consistenza Latte kg/anno Grasso % Proteine % Camosciata 40.000 462 3,22 2,97 Saanen 40.000 519 3,06 2,91 Orobica 4.000 288 2,70 2,61 Garganica 50.000 230 4,30 3,80 Girgentana 1.000 440 3,78 4,36 Jonica 18.000 333 4,00 3,60 Maltese 40.000 303 4,10 4,30 Sarda 250.000 196 5,00 4,50 desime razze in altri Paesi. Per esempio le razze Camosciata e Saanen, che da noi producono mediamente ca. 460 e 520 kg/anno di latte rispettivamente, in Francia, grazie ad una migliore selezione, alimentazione e cura, ne producono mediamente ca. 760 e 700 kg/anno rispettivamente. Dai dati tabellari riportati emergono le notevoli differenze compositive dei latti prodotti dalle diverse razze: si passa da percentuali di grasso e proteine molto basse (Orobica) ad altre particolarmente ricche (Sarda). Chiaro quindi che, anche in funzione della razza e del suo tipo di latte, la caseificazione ed i tipi di prodotto che si possono ottenere (per non parlare delle rese) non potranno essere gli stessi e/o le tecniche di lavorazione dovranno essere adattate. Alcuni latti caprini si possono prestare per produzioni di formaggi consistenti, adatti ad una breve stagionatura, altri chiaramente sono più indicati per produzioni fresche. La nostra produzione casearia caprina è concentrata prevalentemente nel centro-meridione e nelle isole maggiori, ma anche sull arco alpino, cioè in zone altrimenti svantaggiate, ed è rappresentata prevalentemente da formaggi di tipo tradizionale che però conservano una loro indubbia validità e, soprattutto, possono essere modernizzati. L importanza di questo settore è comunque in crescita e si può considerare determinante in una vasta ottica economico-sociale e settoriale in quanto tale settore fornisce produzioni uniche e non eccedentarie a livello comunitario, e quindi non sottoposte a quote o vincoli di sorta. Si tratta dunque di un comparto produttivo valido e da valorizzare: i prodotti non sono in concorrenza con altre produzioni europee e mondiali,

XVI Introduzione Tabella 3 - Aziende lattifere italiane, ovine e vaccine, per livello zonale e per numero di capi aziendali (Fonte elaborazione dati ISTAT). Montagna Collina Pianura N Capi Azienda < 10 10-20 > 20 Az. Latt.Vaccine 74.068 74.141 58.159 500.014 1.210.754 930.987 Az. Latt. Ovine 63.038 90.069 10.053 642.553 1.423.476 6.672.954 sono unici e possono generare un grande mercato, con innegabili vantaggi, non solo economici, ma sociali, considerando l ubicazione prevalentemente montana e meridionale della produzione che, per di più, si svolge normalmente in zone nelle quali agricolture o allevamenti alternativi risultano poco praticabili. Più della metà degli allevamenti da latte italiani, specie gli allevamenti ovi-caprini, ma anche molti allevamenti vaccini, ha una produzione media giornaliera inferiore ai 10 ql di latte, e la maggior parte di questi allevamenti è ubicata in aziende poste in aree montane o collinari, lontane dai maggiori centri di acquisto e trasformazione del latte. Non si dispone di dati precisi relativi alle aziende di allevamento caprino, ma quelli disponibili per gli allevamenti ovini e vaccini, sono illuminanti (Tab. 3). Queste aziende minori, poste in zone svantaggiate, nelle quali il problema del mantenimento del territorio e della presenza umana è prioritario, sono naturalmente vocate alla produzione di latte anche caprino che, qui, assume sovente delle caratteristiche qualitative più elevate che in zone pianeggianti di maggiore produzione. Dagli allevamenti di queste zone è possibile ricavare, anche per le ricche tradizioni casearie caprine che spesso le caratterizzano, pregiati prodotti di trasformazione la cui diffusione, aiutata dalle correnti turistiche nazionali e straniere che sempre più prediligono le nostre zone agricole montane, non dovrebbe incontrare difficoltà. Una soluzione brillante consiste quindi, ove possibile, nella produzione locale di formaggi e latticini, in azienda, per la vendita diretta al consumatore (o via agriturismo, o attraverso spacci aziendali, o tramite la piccola distribuzione locale dei prodotti caratteristici e tipici) mediante produzioni attuate in minicaseifici aziendali dedicati alle produzioni caprine. Questo anche tenendo presente le possibilità di aiuto che le a- ziende possono ricevere tramite strumenti di finanziamento europei e le

XVII varie leggi nazionali e regionali di finanziamento per le comunità montane, le produzioni casearie tradizionali, ecc., queste piccole entità di allevamento e produzione casearia caprina possono fruire. L idea è senz altro valida, tuttavia le tecniche di trasformazione del latte di capra in Italia sono ancora quasi esclusivamente di impostazione artigianale, con scarsa conoscenza della materia prima, delle tecnologie, delle attrezzature e dell igiene necessarie ad una produzione tradizionale, ma moderna, di questi formaggi. Di qui la necessità di preparare un rapido manualetto, destinato soprattutto agli operatori pratici, che dia loro le conoscenze di base sulla materia prima, il latte di capra, sulle nuove procedure che è possibile utilizzare per trasformare il latte secondo la tradizione, ma per nuove vie più moderne e attuali, sul modo di adeguare la produzione alle norme in difesa del consumatore e, infine, sul modo per garantire alle loro produzioni casearie quella costanza delle migliori qualità organolettiche che oggi il consumatore pretende. Anche se la qualità del latte e dei suoi prodotti caseari, siano essi caprini o altro, parte ovviamente dalla scelta, selezione, allevamento e alimentazione degli animali, per i limiti che ci siamo imposti in quest opera, non vogliamo occuparci di questo, suggerendo agli interessati di rivolgersi eventualmente ad altri testi sull allevamento dei caprini, ma ci limiteremo, ricevendo idealmente il latte di capra sulla porta del caseificio aziendale, ad occuparci di esso e della sua trasformazione in tutte le fasi successive, fino al suo confezionamento per la vendita. Questo libretto è quindi soprattutto dedicato ai produttori/caseificatori aziendali di latte di capra che svolgano la loro attività in azienda, in quelli che oggi vengono chiamati minicaseifici aziendali (dei quali si è già parlato e per l organizzazione dei quali, che è valida anche per la trasformazione del latte di capra, si rimanda quindi al volumetto su questo argomento già pubblicato dallo scrivente e citato in bibliografia) per aiutarli nella loro diuturna fatica con alcuni semplici suggerimenti che, ci si augura, possano servire a migliorare un poco la loro già valida produzione.