LAVORATORIO.IT. La comunicazione non verbale

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1 La comunicazione non verbale La comunicazione non avviene soltanto attraverso le parole o, come abbiamo visto all inizio, il silenzio. Anche i nostri gesti vengono interpretati: infatti, comunichiamo con tutto il nostro corpo, abiti compresi (vedremo in seguito che l abito fa il monaco). Eppure, quando vogliamo comunicare, siamo portati a concentrarci soprattutto sulle parole. Solamente da qualche anno, si è cominciato a porre attenzione anche all aspetto non verbale della comunicazione (CNV: comunicazione non verbale). In realtà, gli studi al riguardo risalgono a più di cinquanta anni fa. E già nel 1972 lo psicologo statunitense Albert Mehrabian era arrivato a sostenere che: 1. il contenuto verbale (il COSA diciamo) incide solamente per il 7% nei confronti dell interlocutore. Ecco un esempio: Come emerge in questo scambio di battute, non è importante il cosa dice Susanita, ma il come : la sua convinzione, i suoi gesti, il suo comportamento, convincono Miguelito che lei lo sta sostenendo, facendo passare in ultimo piano le sue parole. Nicoletta De Col - pagina 9

2 2. il tono della voce incide per il 38%: immaginiamo una persona che spiega le sue esperienze lavorative con voce tremante, oppure con un tono molto basso che si sente appena. Ci viene spontaneo pensare che si tratti una persona emotiva, oppure che non sia sicura di sé. Insomma, facciamo delle inferenze: diamo un significato più profondo alle azioni, attribuiamo aspetti della personalità a chi sta parlando in base al tono della voce. 3. la postura fisica e l espressione del viso incidono per il 55%: se Susanita non fosse stata così incisiva con i suoi gesti, Miguelito non le avrebbe mai creduto, non si sarebbe sentito confortato. Se a un colloquio iniziamo a raccontare una nostra esperienza lavorativa iniziando con ci sono tre aspetti di quel lavoro che mi piacevano, mentre sul tavolo con la nostra mano indichiamo due con indice e medio, si insinuerà un dubbio nelle persona che ci ascolta: due o tre?. Questo perché la nostra comunicazione non verbale incide molto di più di quanto faccia quella verbale. Se stiamo sudando in pieno inverno e diciamo che va tutto bene, difficilmente saremo creduti. Nicoletta De Col - pagina 10

3 Occhio allo stile manipolatorio I teorici della comunicazione hanno capito e spiegato che la maggior parte delle persone si esprime attraverso tre grandi modi di comunicare: aggressivo, passivo e assertivo. E necessario sapere dell esistenza di questi stili, ma non può essere compito di questi appunti approfondirne la conoscenza. Piuttosto, in queste note dedicate in particolare a chi si accinge ad un colloquio di lavoro, ritengo sia opportuno riservare attenzione ad un ulteriore stile, molto sottile e velato, che spesso induce la persone a rispondere come, di fatto, non vorrebbero: lo stile manipolatorio. Eccolo: Vero che sono originale? La risposta è già nella domanda: vero. La risposta non può essere che vero. Se Mafalda dicesse: secondo me non lo sei! la discussione continuerebbe sul fatto che la mamma sia o meno originale, non toccherebbe altri aspetti. Lo stile manipolatorio arriva ad influenzare non soltanto la risposta, ma anche le argomentazioni successive, i comportamenti i pensieri. Ci si trova intrappolati in una conversazione che non si riesce a controllare, in cui si perde il filo e ci si chiede: Da dove è cominciato tutto questo? Nicoletta De Col - pagina 11

4 Ad un colloquio di lavoro, quando una giovane donna conferma di essere felicemente fidanzata, quasi sicuramente si sentirà porre la domanda: Immagino avrà intenzione di fare famiglia. Come appena dimostrato, questa non è una semplice domanda. E una comunicazione sottile: manipolatoria. Perché i selezionatori del personale, bisogna dirlo, sono decisamente esperti nel portare il candidato a parlare di quello che non vorrebbe. Nicoletta De Col - pagina 12

5 Le regole fondamentali della buona comunicazione A chiusura di questa prima parte di appunti dedicati alle dinamiche della comunicazione, ecco le regole che, a mio avviso, dovrebbero essere tenute presenti in ogni fase della ricerca di lavoro, a cominciare dalla realizzazione del curriculum vitae e dalla gestione del colloquio di lavoro. Si tratta di regole apparentemente banali, identificate nel 1975 dal filosofo inglese Paul Grice. Ma credo che valga ancora oggi la pena di tenerle presenti: Massima di qualità: dare informazioni vere e ben fondate; Massima di quantità: dare tutte le informazioni necessarie (essere informativi quanto si richiede, né più né meno); Massima di relazione: dare informazioni utili per gli scopi della conversazione (pertinenza); Massima di maniera: esprimersi in modo chiaro e preciso (evitare ambiguità, disordine ecc.) Cosa succede quando non si osserva qualcuna di queste regole? Ecco un ottimo esempio: Nicoletta De Col - pagina 13

6 Susanita non riesce a contenersi: viola la seconda regola e probabilmente anche la terza, dato che parlerà delle cose più disparate. Al colloquio, per lo stress, meglio evitare una cosa simile: non travolgiamo la persona che ascolta con troppe parole. Nicoletta De Col - pagina 14

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